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Autore: LadyOfMischief    17/10/2021    3 recensioni
SEQUEL DI "WHATEVER IT TAKES"
Rey è riuscita a riportare Ben in vita, ma la lotta per libertà della galassia non è ancora finita. Ciò che resta del Primo Ordine, ed i sistemi ancora fedeli ai loro ideali, continua a seminare distruzione e morte minacciando ciò per cui la Resistenza ha lottato.
Per Ben questa è l'occasione per rimediare ai propri errori e dimostrare a tutti quanti che non è più Kylo Ren, ma non sarà un'impresa così facile e nel frattempo lui e Rey impareranno cosa significhi stare realmente insieme.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey, Rose Tico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving What We Love'
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La Ghost [1] era ferma da quelle che sembravano ore nei pressi dell'anello di Kafrene [2] – situato nella fascia di asteroidi da cui predeva il nome – in attesa di tendere un'imboscata al trasporto da commercio Imperiale.
Il piano d'azione era stato discusso a lungo il giorno precedente da Poe e dai quattro volontari che si erano fatti avanti per quella missione, ognuno dei quali aveva suggerito strategie diverse. Appostarsi nei pressi del castello di Maz – o anche solo entrare nell'atmosfera di Takodana – era da escludere, nessuno poteva atterrare sul pianeta o lasciarlo senza superare il blocco che era stato imposto. L'unico modo per poterlo fare era procurarsi i codici, che cambiavano a intervalli regolari di circa mezz'ora, e che neppure Maz avrebbe potuto procurare senza farsi scoprire. Il solo fatto che li contattasse quando era necessario costituiva già un enorme rischio per lei e stava facendo più di quanto loro gli avessero mai chiesto, perciò quell'opzione fu scartata da tutti.
Distruggere il blocco o tentare di forzarlo sarebbe stato un suicidio in piena regola, oltre che da irresponsabili, e se anche l'impresa fosse riuscita c'era una buona probabilità di essere catturati non appena avessero messo piede sulla superficie del pianeta. E cosa sarebbe successo agli abitanti di Takodana in quel caso? Sarebbero stati accusati di sostenere segretamente la Resistenza e condannati per qualcosa di cui non erano nemmeno a conoscenza. Quando Poe aveva bocciato anche quel piano i presenti erano rimasti abbastanza interdetti – incluso Ben – poiché il generale era noto per i suoi piani avventati, ma da quando aveva preso il posto di Leia era diventato più responsabile e faceva tutto ciò che era in suo potere per prevenire ulteriori perdite dopo la battaglia di Exegol.
Dovevano pensare a qualcosa di diverso, perciò avevano ricontrollato un paio di volte la rotta stabilita ed era stato così che Ben aveva suggerito di tendere un'imboscata. Il trasporto sarebbe partito da Takodana, ma prima di raggiungere Corellia avrebbe fatto tappa all'anello di Kafrene per prelevare il coassio [3], un combustibile estremamente costoso quanto pericoloso che si trovava soltanto in mercati come quello o tra le mani di sindacati criminali. Quella era l'occasione migliore per intercettare il trasporto e abbordarlo senza troppe difficoltà, una volta lasciato l'Orlo Esterno il rischio di essere scoperti e catturati sarebbe aumentato esponenzialmente perché Corellia si trovava proprio tra i sistemi del Nucleo, un territorio ormai completamente sotto il controllo del Nuovo Impero e fedele ad esso.
La scelta, quindi, era tra il rischio di farsi catturare o mescolarsi tra contrabbandieri, delinquenti e altri soggetti poco raccomandabili che si aggiravano nella Fascia di Kafrene, ragion per cui tutti avevano occolto – ovviamente – il suggerimento di Ben. Poe aveva commentato con ironia dicendogli che la sua idea fosse degna di quella di un vero contrabbandiere e Ben non aveva potuto fare a meno di pensare a suo padre, cosa che gli stava capitando sempre più spesso. In quell'ultimo anno aveva pensato ogni giorno ad Han, al momento orrendo in cui aveva posto fine alla sua vita, ma da quando era tornato si era ritrovato a pensare ai pochi bei momenti trascorsi con lui e alle storie che gli raccontava in quelle occasioni. Se avesse avuto il coraggio di fare la scelta giusta quando ne aveva avuto la possibilità forse avrebbe preso parte a quelle missioni in compagnia di suo padre e Chewbecca, come sognava di fare da bambino. Un sogno infantile che in parte si era realizzato, dal momento che Chewbecca era uno dei volontari per quella missione, e per cui Ben era infinitamente grato.
Gli altri due volontari erano Jacen e un lasat [4] di mezza età di nome Rysi Thuk, che si occupava spesso di lavori pesante alla base poiché i lasat erano noti per la loro forza e di tanto in tanto svolgeva la mansione di addetto alle comunicazioni. La sua presenza avrebbe fornito loro un vantaggio non da poco, Rysi era abile con le apparecchiature di comunicazione e perciò era anche piuttosto bravo nel creare interferenze radio o disturbare le comunicazioni, cosa che gli aveva fatto guadagnare un posto nell'equipaggio con cui era arrivato ad Ajan Kloss circa due mesi prima.
Anche Poe aveva deciso di prendere parte a quella missione, nonostante ricoprisse il ruolo di generale continuava a prendere parte a operazioni sul campo e Ben nutriva un grande rispetto nei suoi confronti per questa scelta, dimostrando di non essere un codardo come alcuni generali del Primo Ordine con cui aveva avuto a che fare. Non era soltanto una posizione di potere e da cui dare semplicemente ordini senza muovere un dito – per poi prendersi ogni merito – ma era la responsabilità di guidare gli altri, prendere decisioni giuste ed essere disposti anche ad agire in prima persona.
Una volta delineato un piano d'azione avevano cominciato a valutare quale nave prendere, escludendo a priori il Millenium Falcon perché era la nave più riconoscibile della galassia, e Jacen aveva proposto la Ghost. Nel corso degli anni aveva preso parte a numerose battaglie, tra cui quella di Exegol, e possedeva ben quattro stive, oltre a essere ben equipaggiata e in grado di eludere alcuni sensori utilizzati per il rilevamento di navi, grazie a delle modifiche illegali che consentivano alla nave di mandare in tilt i sensori replicando gli effetti delle radiazioni cosmiche.
Se tutto fosse andato secondo il piano – cosa di cui Ben dubitava leggermente – non sarebbero dovuti ricorrere a un tale espediente per una fuga improvvisa, ma era sempre meglio essere prudenti e perciò avevano optato proprio per la Ghost come mezzo di trasporto.

***

La Ghost aveva lasciato la base con un po' d'anticipo rispetto all'orario di partenza del trasporto Imperiale da Takodana, le pattuglie di caccia TIE si erano intensificate nell'Orlo Centrale e perciò la soluzione più prudente per la Resistenza era viaggiare nelle fasce orarie in cui la sicurezza fosse al minimo. Restare in un settore quasi del tutto controllato dal Nuovo Impero stava diventando ogni giorno più rischioso ed era solo una questione di tempo prima che li trovassero, tuttavia quello non era il momento adatto per pensarci.
Le modifiche apportate alla nave avevano garantito un viaggio sicuro, permettendo al gruppo di eludere le poche squadriglie di TIE presenti nel settore ed evitare di ingaggiare uno scontro diretto. Erano giunti in prossimità dello spazioporto dell'anello di Kafrene, ma attraccare e restare lì in attesa avrebbe attirato l'attenzione, in un posto del genere tutti sospettavano di tutti e il fatto che fossero in affari con il Nuovo Impero non giocava a loro favore. L'avidità era più efficace del terrore in certi casi, se qualcuno avesse intuito che fossero membri della Resistenza – o li avesse riconosciuti – non avrebbe di certo esitato a consegnarli alle autorità e riscuotere la ricompensa.
La scelta più logica e sicura era nascondersi tra gli asteroidi più piccoli in prossimità della colonia mineraria e attendere che gli scanner rilevassero il trasporto Imperiale, a quel punto Rysi si sarebbe occupato di compromettere i canali di comunicazione del trasporto servendosi un disturbatore di frequenza miniaturizzato. L'equipaggio non avrebbe avuto modo di inviare richieste d'aiuto per almeno venti minuti, dal momento che quella tecnologia in formato ridotto era stata messa in circolo soltanto da qualche anno e aveva ancora dei limiti.
Ben non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando si erano appostati, ma doveva essere abbastanza per rendere i suoi compagni irrequieti, in particolar modo Poe, che occupava il sedile del co-pilota e continuava a tamburellare con le dita sullo schermo del navicomputer. Jacen, che occupava la postazione da pilota, non era da meno e aveva cominciato a rigirarsi tra le mani una catenina a cui era appesa una medaglietta dorata.
"Siamo sicuri di trovarci nel posto giusto?" chiese improvvisamente Rysi dal sedile posteriore, proprio dietro quello occupato da Jacen. Il lasat aveva già collegato il disturbatore di frequenza all'interfaccia della Ghost prima di partire e aveva trascorso gran parte del tempo in totale silenzio, limitandosi a commenti di circostanza e un paio d'insulti nella propria lingua rivolti al Nuovo Impero, o almeno era ciò che si augurava Ben.
"Più che sicuri, ho controllato la rotta almeno due volte" rispose Jacen.

"È il posto giusto, sono già stato qui altre volte" confermò Poe abbassando lo sguardo sullo schermo del navicomputer, quasi si vergognasse di quell'affermazione.
"Credevo che la Nuova Repubblica non facesse affari qui, è praticamente un mercato nero" commentò Jacen, che smise di giocherellare con la propria catenina.
"Non sono stato qui per conto della Nuova Repubblica...sono stato qui con la mia vecchia banda" ammise Poe "Vendevamo spezia [5] al miglior offerente" quella rivelazione fece calare un silenzio glaciale tra i presenti, Ben poté percepire sconcerto da parte loro e un profondo senso di vergogna da parte di Poe. Era chiaro che il generale non andasse fiero di quella parte del suo passato e capiva perfettamente come ci si sentisse, così come capiva che la Resistenza fosse stata una seconda occasione per ricominciare anche per Poe.
"Per fortuna non siamo qui per rivangare il passato" fu l'intervento inaspettato di Rysi.
Nello stesso istante il computer di bordo emise un suono acuto, cosa che accadeva soltanto quando i sensori rilevavano qualunque nave o mezzo nelle vicinanze e che era già successa due volte da quando si erano appostati.
"Ci siamo, il modello corrisponde a quello che ci ha indicato Maz" li informò Poe.


 



Soltanto pochi mesi prima Rey era del parere che non fosse all'altezza di poter addestrare chiunque e che non avrebbe mai addestrato una nuova generazione di Jedi, ma almeno sul primo punto si era sbagliata. Il fatto che non avesse mai completato il suo addestramento, alla vecchia maniera dei Jedi, non costituiva un ostacolo – come aveva erroneamente creduto – perché l'obiettivo che si erano prefissati sia lei che Ben era quello di dar vita a qualcosa di diverso. Per comprendere a pieno la Forza era necessario esplorarne ogni aspetto anziché limitarsi a studiarne soltanto alcuni, soltanto così chi se ne serviva avrebbe potuto padroneggiarla senza sbilanciarsi verso l'uno o l'altro estremo. Sia i Jedi che i Sith – e chiunque avesse provato a seguirne la scia – avevano commesso l'errore di focalizzarsi soltanto sugli aspetti che si allineavano con le rispettive filosofie, la Forza non aveva un Lato Chiaro o un Lato Oscuro, le persone invece sì ed era proprio quello a fare la differenza.
Rey l'aveva capito quando si era servita dei fulmini per liberare il passaggio che l'avrebbe condotta da Ben, di per sé, quindi, i fulmini generati dalla Forza non erano una manifestazione del Lato Oscuro o un'abilità usata utilizzata per far del male. Adesso capiva quale fosse stato l'errore commesso dalla prima Diade, anche loro avevano considerato la Forza come qualcosa suddiviso in due lati opposti, insegnandone i vari aspetti separatamente e per questo motivo i loro allievi avevano cominciato a propendere per l'uno o l'altro, dando vita ad altri ordini fino ad arrivare ai Jedi e ai Sith.
Questa volte le cose sarebbero andate diversamente, Rey aveva un buon presentimento a riguardo e aveva piena fiducia in ciò che stavano facendo lei e Ben con i loro allievi. Lo stesso non si poteva dire per la situazione politica in cui si trovava la galassia, da un punto di vista pratico non c'era alcuna guerra in atto e i sistemi – anche se in apparenza – si stavano unendo volontariamente al Nuovo Impero. A conti fatti la Resistenza appariva soltanto come un gruppo di estremisti che voleva salvare una galassia che non ne aveva alcun bisogno, ma che, anzi, voleva impedirne la ricostruzione.
Rey sapeva per esperienza che pur di sopravvivere le persone erano disposte a sacrificare la propria libertà o di farsi sfruttare, lei stessa l'aveva sperimentato quando viveva a Jakku, accontentandosi del minimo per andare avanti giorno dopo giorno. Comprendeva perché nessuno si ribellava o si univa alla Resistenza per contrastare l'ascesa del Nuovo Impero, che, per quanto potesse essere un governo rigido, offriva quantomeno una certezza a tutte quelle persone. Cos'aveva da offrire la Resistenza, invece? Potevano restituire libertà alla galassia, far ascoltare la voce di coloro che venivano oppressi, ma persino Rey sapeva che non era sufficiente per formare un governo, quello era un compito che spettava ai politici. I membri del Consiglio erano soltanto una minoranza, una decina di cariche politiche non avrebbero potuto creare un governo solido, se ne avessero avuto la facoltà e le risorse l'avrebbero già fatto quando il Primo Ordine aveva distrutto il cuore della Nuova Repubblica.
Probabilmente era la sua scarsa conoscenza in ambito politico, ma Rey aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di strano nel modo di agire del Consiglio, o meglio, nel non agire. Le uniche missioni approvate ormai erano di rifornimento e recupero di vecchi mezzi da rimettere a nuovo, ma a quale scopo? Inoltre non sembravano preoccuparsi più di tanto del fatto che non ci fosse più nessuno disposto a sostenere la causa – a parte Maz – e che fosse soltanto questione di tempo prima che li trovassero. L'unica cosa che si erano limitati a condividere con Finn e Poe, in quanto generali, era che avessero un piano e che dovessero avere fiducia, senza porre ulteriori domande. Il loro non agire era parte di quel piano o stavano soltanto temporeggiando? C'erano troppe incognite e troppe poche risposte.
Avere segreti sembrava essere la specialità che accomunava tutte le figure politiche, e non solo, cosa che inevitabilmente si sarebbe ritorta contro di loro e chi gli stava vicino. Era già successo nel caso di Leia, che aveva nascosto a tutti le sue vere origini e nel momento in cui la verità era venuta alla luce le era costato ogni cosa, incluso il suo stesso figlio. Era successo con Luke, che non aveva mai raccontato – neppure a sua sorella – cosa fosse successo davvero la notte in cui il tempio era bruciato e lasciando ricadere la colpa unicamente su Ben, cosa che aveva ulteriormente distrutto la loro famiglia. Era successo anche a lei, nascondendo persino a Leia il suo legame con Ben e negando a se stessa i sentimenti che provava per lui, se avesse detto la verità fin da subito le cose sarebbero andate diversamente.
Qualunque fosse il piano del Consiglio non era un buon segno il fatto che non volesse condividerne neppure i dettagli più basilari, forse era pura paranoia, ma Rey ormai aveva imparato a dare ascolto alle proprie sensazioni e, perciò, non riusciva a fidarsi ciecamente. Non era l'unica a pensarla in quella maniera, anche i suoi amici non erano del tutto convinti di quella linea di condotta, ma le uniche risposte che Poe o Finn avevano ottenuto erano state "Abbiate fiducia" e "Saprete tutto a tempo debito", il che era piuttosto vago.
Per il momento Rey aveva deciso di concentrarsi unicamente su ciò che sapeva e continuare a svolgere le proprie attività, suddividendo il proprio tempo tra le lezioni, gli allenamenti con la spada laser – quando le condizioni climatiche lo permettevano – e la traduzione dei testi Jedi, in particolare dell'Aionomica. Per comprendere a pieno il legame che la univa a Ben e quali fossero le capacità che gli conferiva, oltre a quelle di cui erano già a conoscenza, era il volume più indicato poiché conteneva informazioni di varia natura sulla Forza stessa.
Nel corso dei secoli alcune pratiche erano state proibite, come la cura tramite la Forza, altre semplicemente dimenticate e andate perdute insieme ai testi stessi, inoltre non erano tutte accessibili a ogni utilizzatore della Forza. C'erano abilità limitate solo ad alcune specie e persone, come la psicometria [6], che permetteva la "lettura" di oggetti inanimati. Non era esattamente il tipo di informazione che riguardava i legami, tuttavia era stata illuminante e Rey l'aveva trovata un ottimo spunto per una lezione pratica.
Era la prima volta che Rey si trovava a far lezione da sola, anche se forse sarebbe stato il caso di definirla un esperimento perché non sapeva neppure se fosse in grado di utilizzare la psicometria, che a differenza di molte altre abilità non poteva essere appresa con lo studio, e aveva deciso di scoprirlo insieme ai propri allievi. Non era una scelta usuale per una maestra, ma del resto lei adottava sempre metodi inusuali e spiegava i concetti in un modo tutt'altro che accademico, ed era dell'idea che apprendere insieme potesse essere più efficace.
Quel giorno le condizioni climatiche erano le peggiori, come accadeva sempre più di frequente, perciò tenere la lezione nel solito posto era fuori discussione e Rey aveva deciso di farla nel proprio alloggio. Non avevano bisogno di uno spazio ampio per ciò che dovevano fare, tutto ciò di cui c'era bisogno era soltanto qualche vecchio oggetto da cui richiamare l'eco impresso naturalmente nella Forza, ogni oggetto ne aveva uno, alcuni più lieve, altri più marcato.
Trovare qualcosa di adatto allo scopo della lezione non era così difficile, in casa c'erano ancora vecchie cose – come le tazze, le posate e l'arredamento stesso – appartenute ai precedenti inquilini. C'era, però, un fattore notevole da considerare, quegli oggetti erano stati toccati anche da loro e nei testi non era specificato che tipo di eco potesse richiamare chi ricorreva alla psicometria, se qualcuno di loro ci fosse riuscito cos'avrebbe visto o percepito?
Rey e i cinque allievi avevano preso posto nella piccola cucina, dal momento che c'erano soltanto quattro sedie sia Rey che Tya rimasero in piedi, lasciando il posto ai più piccoli. Ognuno di loro aveva già scelto un oggetto da esaminare – quattro tazze dal colore sbiadito, un bicchiere e un cucchiaio – ed erano rimasti in silenzio in attesa d'istruzioni.
"Cosa dobbiamo fare adesso?" chiese Wan, sventolando il cucchiaio a mezz'aria.
"Liberiamo la mente da ogni distrazione e lasciamo che la Forza ci guidi, un eco può manifestarsi attraverso un'immagine, un suono o entrambi" spiegò Rey, almeno su quell'aspetto il libro era stato chiaro ed era un fattore che variava a seconda dell'intensità dell'eco.
"Tutto qui?" chiese Vys con aria scettica, probabilmente aspettandosi qualcosa di più complicato.
"Tutto qui" confermò Rey "E ricordate, non tutti possiedono quest'abilità, se qualcuno di noi non dovesse riuscirci non significa essere incapaci o deboli" ci tenne a precisare, non voleva che i suoi allievi si scoraggiassero o che pensassero di aver fallito, anche se dai propri fallimenti c'era molto da imparare. Non era questo il caso però, non avere una capacità innata non era un fallimento né una mancanza, così come averla non rendeva né migliori né speciali.
"Ma allora perché non possiamo farlo tutti?" intervenne Ellé, la sua era davvero una domanda interessante, purtroppo Rey non aveva una risposta concreta perché era uno dei tanti misteri ancora irrisolti legati alla Forza.
"Non ne sono sicura, ma credo dipenda dal grado di connessione che si ha con la Forza" ammise Rey, forse un giorno qualcuno sarebbe stato in grado di fornire una spiegazione più approfondita in merito, al momento poteva soltanto formulare ipotesi basandosi su ciò che conosceva.
"Da grande sarò io a scoprirlo!" esclamò Wan entusiasta, un'affermazione che fece levare qualche lieve risata tra i suoi compagni e strappò un sorriso a Rey, rincuorata dal fatto che il bambino guardasse a un futuro migliore.
"Vuoi davvero passare la tua vita a studiare? Sembra piuttosto noioso" commentò Kai, la lezione mai cominciata stava prendendo una piega inaspettata, trasformandosi in una conversazione circa il futuro.
"Preferiresti trascorrerla a non far nulla?" replicò Tya sarcastica.
"Non ho detto questo" si giustificò l'altro "Tu cosa vorresti fare?"
"Non lo so ancora, ma voglio vedere posti nuovi" ammise la ragazza, Rey comprendeva come si sentiva, non era sempre una domanda facile a cui rispondere e nel loro caso era ancora più difficile.
A quei ragazzi era stata negata un'infanzia serena e normale, era stata negata la possibilità di vedere cosa ci fosse oltre le mura del centro di addestramento perché alcuni di loro non avevano ancora l'età per prestare servizio sul campo, e coloro che ne avevano avuto la possibilità avevano soltanto assistito a orrori. Da qualche parte, probabilmente, avevano ancora una famiglia di cui non avevano ricordo poiché – stando alla testimonianza di Lando – i bambini venivano rapiti quando avevano a malapena due anni. Era possibile ricondurli a casa, tra le braccia dei propri genitori, qualora l'avessero desiderato? Sembrava un'impresa impossibile e a cui, al momento, non era possibile dare la priorità.
"Un giorno potrete andare ovunque e diventare chi vorrete, anche se adesso sembra difficile" Rey non voleva dar loro false speranze o aspettative, ma credeva davvero in quelle parole, nonostante ci fossero dei momenti in cui la sua speranza vacillava.
"Tu e Ben ci vorrete sempre bene anche se andremo via?" chiese Wan con una nota di tristezza, quella domanda la colse un po' di sorpresa, pur essendo consapevole che sia lui che Anja si erano affezionati particolarmente a loro. Ogni tanto i più grandi del gruppo avevano bisogno di stare per conto proprio e svagarsi anziché badare ai bambini, perciò in quelle occasioni erano loro a farlo.
"Certo che ve ne vorremo" lo rassicurò Rey a nome di entrambi e scompigliandogli un po' i capelli con la mano con cui non stava reggendo la tazza, qualunque cosa riservasse il futuro lei avrebbe sempre avuto a cuore i suoi allievi.
"Perché sembra quasi un addio? Non stiamo per andare via e ci vorrà parecchio tempo prima che le cose tornino alla normalità" intervenne Vys, per avere soltanto diciassette anni si dimostrava molto maturo e si teneva sempre informato sulla situazione politica della galassia.
"Che ne dite se provassimo a mettere in pratica ciò che vi ho spiegato invece di pensare agli addii?" propose Rey, ottenendo un "sì" collettivo in risposta.
Nel momento in cui Rey strinse le proprie dita intorno alla tazza e chiuse gli occhi per concentrarsi accadde qualcosa di stranamente familiare, come quando aveva toccato per la prima volta la spada laser degli Skywalker e il pugnale di Ochi. Proprio come allora vide una breve sequenza di immagini in cui appariva una piccola twi'lek dalla pelle azzurra, la vide mentre raccontava ai genitori e ad un'altra twi'lek più piccola – anche lei dalla pelle azzurra – del pupazzo di neve che voleva realizzare. La scena mutò e Rey vide la piccola aiutare la madre – una twi'lek dalla carnagione verde – a lavare le tazze con cui avevano fatto colazione, facendo schizzare involontariamente l'acqua dappertutto e su sua madre, che si limitò a ridere.
La breve visione s'interruppe riportando Rey alla realtà, era più che sicura che quanto appena verificatosi fosse la stessa cosa che le era successa con la spada e il pugnale, per tutto quel tempo era stata ignara di possedere un'abilità poco diffusa e l'aveva persino utilizzata involontariamente.
"Ci sono riuscito!" l'esclamazione di Kai interruppe il silenzio che era calato nella stanza, facendo riaprire gli occhi a tutti e facendoli voltare verso di lui.
"Che cos'hai visto?" gli chiese Rey.
"Dicci cos'hai visto" disse Ellé nello stesso momento.
"Una famiglia riunita per cena, stavano ridendo ed erano tutti felici" rispose il ragazzo rigirandosi il bicchiere tra le mani "Credevo che le persone fossero infelici ai tempi dell'Impero" aggiunse perplesso.
"Erano insieme, a volte basta quello a rendere felici in tempi difficili" commentò Tya.

 

 

L'idea di dover usare il controllo mentale non entusiasmava Ben, aveva sempre odiato dover ricorrere a quell'abilità o dover insidiarsi nella mente altrui durante gli interrogatori, sapeva fin troppo bene cosa si provasse ad avere qualcuno nella propria mente a confondere le idee e rovistare tra i propri ricordi. Era il motivo per cui avrebbe voluto evitarlo di farlo anche con Rey quando l'aveva conosciuta e aveva tentato di farla parlare volontariamente, ma alla fine l'aveva fatto comunque mosso dal terrore di essere punito da Snoke se avesse fallito, cosa che era successa comunque.
Il suo ruolo in quella missione prevedeva far ricorso a metodi che lui detestava, pur sapendo che questa volta non avrebbe fatto del male a nessuno e che lo stava facendo soltanto per garantire risorse necessarie alla sopravvivenza di chiunque vivesse all'avamposto ribelle. Ben stava cominciando a capire – contrariamente a quanto gli era sempre stato insegnato – che nessuna abilità fosse cattiva o buona per natura, tutto dipendeva da chi la utilizzava e per quale scopo.
Quanto poteva esserci di malvagio, o dannoso, nell'ordinare ai due piloti imperiali di non inviare alcuna richiesta di soccorso e di restare ai propri posti finché lui non gli avesse ordinato il contrario? Eppure una minuscola parte di sé si sentiva in colpa nel farlo perché gli riportava alla mente tutte le volte in cui l'aveva fatto per Snoke.
Ben scosse la testa per allontare quei pensieri mentre percorreva lo stretto e breve corridoio che conduceva alla cabina di pilotaggio, non poteva permettere a quei pensieri di prendere il sopravvento e quella situazione era diversa, usare quel potere avrebbe evitato eventuali scontri.
"Che significa che il sistema di comunicazione non funziona??" una voce maschile, piuttosto infastidita, giunse dalla cabina di pilotaggio, che si trovava qualche metro più avanti.
"Significa proprio questo capitano Zaplyan, non riesco a inviare una richiesta di aiuto e le frequenze sono disturbate!" replicò una seconda voce maschile "E vorrei ricordarle che qualcuno ci ha abbordati, non dovremmo andare a controllare?" si azzardò ad aggiungere quello che, sicuramente, doveva essere il co-pilota. Ben poteva percepire la sua agitazione e timore, in netto contrasto con l'irritazione e nervosismo del suo superiore.
"Ci tengo a ricordarti, Thane, che sono io il capitano e sono io a dare gli ordini, pertanto spetta a te controllare" fu la risposta glaciale del capitano.
"S-sissignore" biascicò il pilota.
Ben aveva ormai raggiunto la porta che separava la cabina dal corridoio e nel momento in cui si aprì si trovò faccia a faccia con un giovane dalla chioma fulva e alto quasi quanto lui, la divisa che indossava era quasi identica a quella in uso dagli ufficiali del Primo Ordine, ma rosso scuro. Il simbolo sul berretto era una chiara fusione di quello dell'Impero e quello del Primo Ordine, con l'aggiunta di un cerchio rosso al centro, una scelta non così originale.
"Torna al tuo posto pilota, non c'è niente da controllare qui fuori" gli ordinò Ben con calma e decisione, senza neppure dargli il tempo di reagire. Il giovane assunse un'espressione confusa e sbatté le palpebre un paio di volte, come se stesse elaborando l'ordine che aveva appena ricevuto.
"Non c'è niente da controllare" ripeté con voce piatta "Tornerò al mio posto" aggiunse prima di voltarsi, Ben approfittò di quel breve lasso di tempo per intrufolarsi nella cabina prima che la porta si richiudesse alle proprie spalle.
Il capitano era seduto al proprio posto intento a cercare di ripristinare le comunicazioni, cosa che non sarebbe riuscito a fare per i prossimi diciotto minuti, e l'unica cosa visibile era il berretto cremisi.
"Va tutto bene, non c'è niente da controllare" lo informò il pilota, sempre con un tono privo di alcuna emozione.
"Che stai blaterando novellino? Ci hanno abbordati e hanno manomesso le comunicazioni!" sbraitò il capitano alzandosi dal sedile, un gesto che sarebbe potuto risultare intimidatorio se non fosse stato alto la metà del suo sottoposto e anche piuttosto esile.
"È come dice lui, va tutto bene e non c'è bisogno che interveniate" s'intromise Ben rivolgendosi al capitano "Restate qui finché le comunicazioni non verranno ripristinate" l'uomo si voltò verso di lui e lo squadrò da capo a piedi, una scena che in altre circostanze sarebbe stata comica data la sua statura, ma in quel momento fu solo una conferma del fatto che il controllo mentale non avesse avuto effetto. Alcuni soggetti erano meno influenzabili di altri, perciò quel trucchetto non funzionava al primo tentativo e a volte bisognava impartire nuovamente l'ordine.
Il capitano si mostrò più coraggioso, o stupido, di quanto Ben si aspettasse ed estrasse una pistola blaster dalla cintura per poi puntargliela contro.
"Ti aspetti davvero prenda ordini da te? Voi delinquenti siete tutti uguali"
"Riponga la pistola capitano, va tutto bene qui e presto potrete ripartire" ritentò Ben con più decisione, l'altro fece esattamente come gli aveva detto e depose l'arma con un'aria confusa.
"Presto ripartiremo" ripeté l'uomo di mezza età.
"Potete tornare ai vostri posti, restateci fino al mio ritorno" ordinò a entrambi, i due obbedirono e andarono a sedersi in silenzio, quasi fossero dei droidi programmati per fare tutto ciò che gli veniva chiesto.
Ben ripercorse il corridoio e raggiunse Poe e Rysi nella stiva per aiutarli con le casse da prelevare, per quanto i lasat avessero una forza fisica superiore a quella degli umani non potevano lasciar fare a Rysi tutto il lavoro.
"L'equipaggio non ci darà problemi, sono soltanto in due" li informò non appena varcò la soglia.
"Non vorrei trovarmi al loro posto, non è piacevole averti nella testa" ironizzò Poe, il fatto che scherzasse sui propri trascorsi era qualcosa che Ben non riusciva a comprendere fino in fondo, lo faceva perché nutriva ancora risentimento nei suoi confronti o perché voleva metterci una pietra sopra?
"Tecnicamente non è la stessa cosa, dare ordini e far dimenticare le cose è meno invasivo" spiegò Ben "Saranno confusi per un po' quando l'effetto svanirà, ma nulla di grave"
"Quindi è come una sbronza mistica?" chiese Rysi mentre sollevava il coperchio di una delle casse più piccole, quel paragone era piuttosto strampalato e Ben non poteva dire quanto fosse accurato perché non aveva mai toccato alcool in vita sua, perciò non ne aveva mai sperimentato gli effetti.
"Suppongo di sì" gli rispose perplesso.
"Meno chiacchiere, più lavoro" dichiarò Poe "Non abbiamo molto tempo"
I tre cominciarono in rassegna le varie casse di metallo, quasi tutte dotate di etichette scritte in aurebesh e perciò non avrebbero sprecato del tempo prezioso a esaminarle una ad una. Chewbecca, invece, attendeva a bordo della Ghost, inginocchiato acccanto al pannello del pavimento da cui erano scesi nel trasporto e che dava direttamente sul pannello del soffitto del trasporto. La maggior parte delle casse conteneva armi, metalli, componenti elettronici e parti meccaniche, alcune scorte mediche e soltanto un paio riportavano l'etichetta con su scritto  [7].
Chiaramente Corellia non mancava di prodotti locali e fonti di sostentamento, quel cibo non era altro che un capriccio riservato alle alte sfere del Nuovo Impero che risiedevano lì, facendosi consegnare prodotti che non erano facilmente reperibili, perciò sottrarre quelle casse non avrebbe arrecato alcun danno alla popolazione.
Ben e Poe lavorarono insieme per prendere le casse una ad una e passarle a Chewbecca, a cui bastò allungare le zampe attraverso il passaggio tra le due navi per prelevare il carico, Rysi invece era forte abbastanza da poterle prendere e sollevarle verso l'alto da solo. Fu un'operazione abbastanza veloce dal momento che ciò di cui avevano bisogno scarseggiava, ma era pur sempre meglio di niente e, molto probabilmente, Maz non sapeva neppure quale fosse il carico del trasporto o il contenuto delle casse.
Il commlink di Poe emise il tipico suono acuto di una comunicazione in arrivo, riecheggiando nella stiva e infrangendo il silenzio.
"Comunicazione di servizio, vi restano soltanto sei minuti prima che le comunicazioni riprendano a funzionare" li informò Jacen in modo scherzoso.
"Grazie per avercelo detto, qui abbiamo quasi finito" gli rispose Poe.
"Sarà meglio che vi sbrighiate" l'apparecchio emise un altro suono e piombò nuovamente il silenzo.
"Solo, credo sia il caso che tu ti occupi di nuovo degli ufficiali, puoi fare in modo che dimentichino tutto?" in risposta Ben si limitò ad annuire, eliminare determinati ricordi era una manipolazione permanente sui soggetti non sensibili alla Forza, ma non provocava nessun tipo di danno fisico per quanto ne sapeva.
Questa volta Ben non ebbe neppure bisogno di procedere in silenzio per raggiungere la cabina di pilotaggio, il capitano e il pilota non si sarebbero mossi dai propri posti finché lui non gli avrebbe ordinato di farlo. La porta, ovviamente, era ancora aperta come l'aveva lasciata e i due ufficiali se ne stavano comodamente seduti a fissare lo schermo del computer di bordo.
Ben si avvicinò a entrambi, che ignorarono la sua presenza e rimasero immobili, erano rimasti così per tutto quel tempo? Eppure non gli aveva ordinato di restare immobili e in completo silenzio.
"Non appena le comunicazioni riprenderanno a funzionare dimenticherete tutto quello che è successo negli ultimi venti minuti, se qualcuno farà domande direte di aver avuto riparare un guasto" gli ordinò pacatamente.
"Dimenticheremo ogni cosa, è stato solo un guasto" ripeterono all'unisono i due, in un modo abbastanza inquietante e innaturale, una cosa non troppo lontana dalla verità poiché quella non era la loro volontà.
"Quando vi accorgerete del carico mancante spiegherete che è stata colpa delle bande locali, si intrufolano sempre a bordo di navi quando non c'è nessuno a bordo" aggiunse Ben, poteva alterare la loro memoria a proprio piacimento, ma non quella di coloro a cui era destinata quella consegna.
"È colpa delle bande, derubano le navi quando non c'è il personale a bordo" ripeterono ancora una volta il capitano e il pilota, con quella giustificazione le possibilità che sospettassero della Resistenza si sarebbero ridotte, almeno per il momento.
Poe stava ancora risalendo dalla scaletta di metallo che conduceva al pannello in alto quando Ben tornò alla stiva, Rysi doveva essere già tornato a bordo della Ghost perché di lui non c'era traccia.
"Giusto in tempo, abbiamo al massimo due minuti per filarcela" gli disse Poe senza neppure voltarsi, proseguendo la propria risalita.
"Ce la faremo" gli assicurò Ben, la Ghost era una nave veloce e ripartire non sarebbe stato affatto un problema.



 

Spazio Autrice:

Dopo tanto tempo sono tornata con questa storia, con un capitolo che potrei definire maledetto a causa di vari problemi tecnici e che ho dovuto riscrivere da zero.
Mancano un paio di capitoli alla fine di questa storia, che avrà un sequel conclusivo (la trilogia sequel della trilogia sequel ahahah) per non fare troppa confusione in questa storia a causa con dei salti temporali.
E sì, è stato confermato che Rey è in grado di usare la psicometria e con ogni probabilità anche Ben perché in una scena di The Rise of Skyalker evoca ricordi toccando la maschera di Vader.


Note:

[1] La Ghost è la nave modificata di Hera Syndulla, la vediamo nella serie animata Star Wars Rebels e funge anche da casa dell'equipaggio.
[2] L'anello di Kafrene fa la sua unica apparizione nei film in Rogue One, è la colonia mineraria e luogo di commercio presso cui Cassian Andor incontra il suo informatore.
[3] Il coassio è già apparso in Solo ed è un carburante altamente instabile, va raffinato in tempi brevi prima che esploda.
[4] I lasat sono la specie a cui appartiene anche Zeb, uno dei protagonisti di Rebels, sono poco più alti degli umani e hanno una pelle grigia-violacea
[5] La spezia è una sostanza illegale da cui si ricavano droghe, anche se con una lavorazione diversa si può sfruttare in ambito medico.
[6] La psicometria, come ho già scritto, è l'abilità di visualizzare ricordi legati ad altre persone semplicemente toccando un oggetto che gli è appartenuto. Quinlan Vos (The Clone Wars) e Cal Kestis (Jedi Fallen Order) sono anch'essi in grado di usare quest'abilità.
[7] Significa food in aurebesh, l'equivalente dell'inglese della lingua principale utilizzata in Star Wars.

p.s. Questo è lo stemma che ho disegnato per il Nuovo Impero

 

   
 
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