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Autore: franweasley    18/10/2021    0 recensioni
[Otis Ejder Krause - Game On]
«È finita nonno?» il piccolo undicenne voltò lo sguardo verso il nonno impaziente di stringere la bella bacchetta tra le dita.
«Quasi.» mormorò l’uomo senza staccare gli occhi dal suo lavoro.
Otis si zittì e osservò il nonno lavorare meticolosamente alle incisioni con uno strumento che aveva sempre affascinato Otis, sin da quando aveva visto il nonno lavorarci la prima volta. Il bambino guardava rapito il nonno ultimare il suo lavoro con grande maestria sperando un giorno di poter diventare bravo come lui.
«Prendi, prova ad agitarla.»
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'The Game On series'
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Nie Genug



 

Bursa, Villa Şahin, 30 giugno 1983

Ad Otis l’importanza che aveva la tradizione nella sua famiglia era stata chiara sin da quando era bambino, non a caso si chiamava Otis Ejder Krause, Otis era un nome tradizionale della famiglia paterna, i Krause, fabbricanti di bacchette tedeschi importantissimi in Europa, Ejder era un nome turco scelto dalla madre per richiamare le origini turche della famiglia materna, i Şahin, una famiglia di fabbricanti di bacchette estremamente importanti in Turchia. Quello che però ad Otis non era stato evidente fin da subito era che il matrimonio dei suoi genitori non era altro che un contratto stipulato dalle due famiglie per unire le tradizioni e i segreti della fabbricazione di bacchette. 

Otis stava giocando a nascondino con i suoi cugini mentre sua madre e sua zia stavano prendendo il the nel salotto della villa dei Şahin a Bursa, la famiglia Krause era infatti in visita dai parenti turchi. Quel pomeriggio suo zio e suo padre erano andati al negozio di bacchette per lavorare su delle bacchette unendo le tecniche tedesche a quelle turche, Mark aveva voluto portare anche il figlio maggiore, Karl, affinché imparasse qualcosa, anche Otis sarebbe voluto andare con loro, ma nella famiglia Krause soltanto il primogenito poteva ereditare l’attività di famiglia e quindi imparare i segreti della fabbricazione di bacchette (differentemente dalla famiglia della madre in cui tutti le conoscenze venivano tramandate a tutti i figli, infatti chiunque lo desiderasse poteva diventare fabbricatore di bacchette), per questo motivo Otis era dovuto rimanere a casa degli zii con la madre. Il bambino, nonostante fosse triste per essere stato escluso aveva accettato la proposta dei cugini di giocare e perciò stava cercando un buon posto per non farsi trovare. Otis si nascose dietro alla porta del soggiorno, da dove si sentivano le voci di sua zia e di sua madre Çağla impegnate in una conversazione in turco fitto. 

«Çağla, çok kıskandım!*» esclamò sua zia.

Otis non era il tipo da origliare, ma non poteva non sentire quello che le due donne dicevano, inoltre non conosceva nemmeno il turco così bene visto che a casa parlavano quasi esclusivamente tedesco, ma riusciva ad intrattenere una conversazione semplice, perciò capì il succo del discorso.

«Sei gelosa? Di chi?» chiese Çağla.

«Sono gelosa di te.» rispose la donna «Sono gelosa del tuo matrimonio, Mark sembra amarti davvero a differenza di mio marito a cui sembra interessare di più la nostra tata che sua moglie.»

«Io e Mark siamo stati fortunati è vero, ma c’è voluto del tempo, fino a che non è nato Karl non credo di aver amato Mark, è stato l’amore per nostro figlio che ci ha insegnato ad amarci.»

«Almeno voi vi siete trovati.» sua zia sbuffò «Io non sono fortunata come te, ormai non parliamo nemmeno, o almeno non più del necessario.»

«Purtroppo non sempre va a finire bene con i contratti di nozze… Sono stata venduta a Mark soltanto per ottenere i segreti dei Krause, non è sempre facile.» sua madre fece una pausa, probabilmente per prendere un sorso di the «Karl è stato una benedizione, la sua nascita ha unito me e Mark e non potrei essere più fiera di lui, sta diventando un ragazzo veramente sveglio e anche Mark è entusiasta di lui, speriamo vivamente che Otis prenda esempio da lui, è un figlio e un fratello perfetto.»

Otis uscì dal suo nascondiglio e si allontanò dal salotto senza sapere bene dove andare, alcune di quelle parole strane in turco non le conosceva nemmeno, ma il senso della conversazione gli era ben chiaro. Di certo non aveva mai considerato la possibilità che i suoi genitori non fossero innamorati e quello lo aveva sconvolto, non poteva dire di essere sorpreso però dal resto della conversazione, aveva sempre saputo che Karl era il figlio preferito di entrambi i genitori, nessuno dei due infatti nascondeva la spiccata preferenza, ma di certo sentirlo uscire dalla bocca di sua madre era tutta un’altra questione, rendeva più reale il fatto che lui non fosse abbastanza. 

«Otis!» urlò suo cugino facendolo saltare sul posto non dandogli il tempo di pensare a quello che aveva appena sentito «Che scemo ti sei fatto trovare per primo, ora tocca a te contare.»


 

* * *

 

Berlino, Gerardegasse, 4 agosto 1987

Il negozio di bacchette dei Krause si trovava a Gerardegasse*, cuore pulsante della Berlino magica, in un bellissimo edificio storico che la famiglia Krause possedeva sin da quando aveva avviato l’attività di famiglia. Sopra alla porta dell’edificio un cartello riportava con caratteri eleganti la scritta “Krause Zauberstäbe*” e una simpatica campanella trillava ogni qualvolta qualcuno apriva la porta accogliendo migliaia di ragazzini in un negozio pieno zeppo di scaffali colmi di bacchette fino al soffitto. Quel giorno però il negozio era chiuso nonostante fosse un martedì: il proprietario, il nonno di Otis, era impegnato nel retro del negozio, nel laboratorio in cui Otis aveva visto fabbricare dal nonno e dal padre moltissime bacchette, nonno e nipote erano chinati sopra all’ultima bacchetta che il signor Krause avrebbe fabbricato in vita sua.

«È finita nonno?» il piccolo undicenne voltò lo sguardo verso il nonno impaziente di stringere la bella bacchetta tra le dita.

«Quasi.» mormorò l’uomo senza staccare gli occhi dal suo lavoro.

Otis si zittì e osservò il nonno lavorare meticolosamente alle incisioni con uno strumento che aveva sempre affascinato Otis, sin da quando aveva visto il nonno lavorarci la prima volta. Il bambino guardava rapito il nonno ultimare il suo lavoro con grande maestria sperando un giorno di poter diventare bravo come lui.

«Prendi, prova ad agitarla.»

Dopo un tempo che all’impaziente bambino sembrò infinito l’uomo gli porse la bellissima bacchetta progettata apposta per lui, Otis, estremamente emozionato, strinse la bacchetta con un sorriso enorme e le diede un colpo di polso, come suo fratello maggiore Karl gli aveva insegnato qualche giorno prima, sprigionando dalla punta dell’oggetto una pioggia di scintille colorate.

«Perfetta.» commentò il nonno facendo una carezza sulla testa del nipote «Ti piace Otis?»

Il bambino annuì ripetutamente continuando a sorridere e il nonno riprese la bacchetta a fatica dato che l’undicenne sembrava non volersene più separare.

«La potrai usare quando sarai a Durmstrang, adesso è meglio se la lasci a me, non c’è cosa più pericolosa di una bacchetta nelle mani di chi non la sa usare, ricordalo sempre.»

«Sì nonno.» rispose ubbidiente il bambino un po’ deluso di non poter tenere la bacchetta.

«Vieni, te la faccio vedere per bene.» il bambino seguì il nonno e si sedette sullo sgabello che l’uomo gli indicò «Betulla nana, corda di cuore di drago, 14 pollici, rigida.» mormorò mentre rigirava la bacchetta tra le mani «La betulla viene dal bosco di casa vostra, è un legno molto raro perché è cresciuta in un villaggio magico e perciò è intrisa di magia. La corda viene dal cuore di un Opaleye degli Antipodi, una specie neozelandese, è uno dei draghi più belli che ci siano al mondo ed è anche molto robusto, non si trovano tante corde di questo drago purtroppo.» Otis seguì la spiegazione del nonno con gli occhi pieni di interesse e stupore «Questa è una bacchetta di grandissimo valore e di ottima fattura, so che saprai sfruttarla al meglio.»

«Grazie nonno.» disse Otis con sincera gratitudine.

L’uomo sorrise, la posò in una confezione blu notte con decorazioni dorate e la consegnò al nipote, poi disse: «Vieni Otis, andiamo a fare merenda adesso.»

L’undicenne afferrò la confezione con delicatezza e sorrise a sua volta, poi annuì e seguì il nonno al piano superiore dove si trovava l’appartamento del fabbricante di bacchette.

 


* * *

 

 

Sassonia, Villa Krause, 16 luglio 1994

Else era una ragazza meravigliosa: bellissima, forte e passionale, o almeno questo era quello che Otis aveva visto in lei sin da quando si erano conosciuti; secondo i suoi amici era anche estremamente egoista e molto antipatica, ma Otis sembrava non notare questo lato del suo carattere, neanche quando lei gli rispondeva malamente o iniziava a urlargli contro senza ragione. Otis era completamente cotto e non riusciva a vedere questo mostro cattivo che si approfittava di lui, come la dipingevano i suoi amici, lui vedeva una ragazza fantastica che per chissà quale miracolo divino aveva scelto di stare con lui e non poteva esserne più grato. Era così preso da Else e dalla loro relazione che, quando aveva avuto l’occasione di invitarla a casa per la prima volta, non vedeva l’ora di presentarla ai suoi familiari e di passare più tempo possibile con lei. Purtroppo l’estate non era mai completamente libera per lui e Karl: i Krause passavano i mesi estivi a lavorare più del solito per poter produrre abbastanza bacchette per tutti i ragazzini che stavano per cominciare il primo anno a Durmstrang e, anche se Otis aveva ospiti, ciò non significava che fosse esonerato dall’aiutare in negozio. Quel giorno era il turno di Otis di aiutare in negozio e il giovane stava lavorando freneticamente affianco al padre dedicandosi alla decorazione di una bellissima bacchetta in noce quando il padre lo richiamò:

«Otis.» il giovane alzò la testa dal suo lavoro rivolgendo un’occhiata al padre «Puoi tornare a casa, se vuoi.»

Otis rivolse uno sguardo all’orologio: «Manca ancora un’ora.» osservò il giovane tornando a dedicarsi agli intagli sulla bacchetta.

«Puoi tornare a casa prima oggi.» rispose il padre «Sfrutta l’occasione per passare un po’ di tempo con Else.»

Otis annuì senza riuscire a nascondere il grosso sorriso, suo padre non gli aveva mai permesso d tornare a casa prima ed era così felice che non gli importava se l’avesse fatto per pietà o per chissà quale ragione. Il ragazzo raccolse le sue cose e si avviò verso casa non vedendo l’ora di riabbracciare la sua bellissima Else, ignorava però che quella giornata, che aveva preso una piega così positiva, sarebbe diventata il giorno peggiore della sua estate. Otis spalancò la porta di casa e il sorriso che aveva accompagnato il suo tragitto verso casa si spense all’improvviso: varcata la porta del soggiorno si trovò davanti una scena che mai avrebbe voluto vedere, suo fratello e la sua ragazza erano mezzi nudi avvinghiati sul divano lasciando poco spazio all’immaginazione. Otis girò sui tacchi e praticamente fuggì dalla stanza sbattendo i piedi a terra e ignorò tutte le grida di Karl che tentava di richiamarlo. Una lacrima gli rigò la guancia, ma Otis la asciugò malamente con la mano ricacciando con forza indietro anche le altre. Varcò la soglia del negozio del padre forzando un’espressione da poker e quando Mark Krause lo scrutò confuso si sentì vacillare, ma usò tutte le sue forze per non cedere davanti a lui.

«Non me la sentivo di lasciarti finire il lavoro da solo.» mormorò il giovane mentre si risistemava nel posto che aveva lasciato libero poco tempo prima.

Mark non disse niente e annuì tornando al suo lavoro e Otis lo imitò sperando di finire il più tardi possibile.

 

 

* * *

 

 

Istanbul, 23 luglio 1994

Soltanto una settimana prima Otis si trovava a casa sua a godersi la migliore estate della sua vita e gli veniva quasi da ridere amaramente se ripensava a come, nel giro di una sera, era passata dall’essere la migliore estate alla peggiore che avesse mai vissuto.

 

Quella sera aveva fatto letteralmente di tutto per tornare a casa il più tardi possibile: aveva detto al padre di sentirsi particolarmente in forma e che avrebbe voluto prendersi avanti sul lavoro del giorno dopo, poi, dopo aver speso circa mezzora in più a lavorare, aveva rotto uno strumento appena prima di finire il lavoro così lui e suo padre avevano speso ulteriore tempo a sistemarlo e poi, quando suo padre aveva finalmente finito aveva rovesciato delle scatole contenenti dei materiali spargendoli per tutto il laboratorio e, dopo aver ricevuto uno sguardo gelido da parte di suo padre, aveva mormorato che avrebbe pulito e poi chiuso lui il negozio, scusandosi ripetutamente per i disastri che aveva combinato. Nonostante avesse sistemato il più lentamente possibile e avesse passato anche del tempo semplicemente seduto in negozio a osservare uno scaffale colmo di bacchette, sapeva che non poteva rimanere lì per sempre e così, dopo essersi fatto forza, era tornato a casa. Else e Karl lo stavano aspettando in soggiorno proprio sul divano che era stato scena dell’incidente di quel pomeriggio e, nonostante Otis avesse mormorato di essere molto stanco e di volersene andare a dormire i due lo avevano preso da parte per parlare. 

«Noi… noi siamo innamorati.» aveva detto Karl senza nemmeno guardarlo negli occhi.

«Mi dispiace tu l’abbia dovuto scoprire così, io…» aveva continuato Else tenendo stretta la mano di suo fratello facendo venire a Otis soltanto voglia di scappare ancora «Io non me la sento di continuare la nostra relazione.»

«Mi dispiace Otis.» aveva aggiunto Karl.

Otis aveva annuito un paio di volte senza nemmeno riuscire a guardarli non sapendo bene chi l’avesse ferito di più: la sua meravigliosa ragazza per cui aveva perso la testa dal quinto anno o il fratello che adorava con tutto il cuore? Era rimasto davanti a loro un momento in totale silenzio e poi era scappato in camera sua chiudendosi la porta alle spalle. Non riusciva a pensare razionalmente e così, invece che lottare per Else o farsi valere, aveva fatto ciò che più era da lui: aveva scritto una lettera a suo cugino in Turchia e poi aveva iniziato a lanciare cose a caso nel baule che solitamente usava per viaggiare certo di stare per scoppiare: non era abbastanza e anche la sua ragazza se n’era accorta preferendo Karl a lui come tutti gli altri.

 

La mattina dopo la tremenda scoperta aveva preso una passaporta per la Turchia e aveva raggiunto il cugino che, anche se con poco preavviso, aveva già preparato una stanza per lui in cui avrebbe potuto passare tutto il tempo che voleva. Otis stava guardando fuori dalla finestra gli edifici di Istanbul con sguardo perso, non si aspettava ovviamente di stare meglio dopo soltanto una settimana, ma sperava almeno che il dolore diminuisse, invece se ne stava lì a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra della sua stanza sentendo lo stesso sdegno che aveva provato quando li aveva visti stretti l’uno all’altra sul divano di casa.

Suo cugino mise la testa dentro alla sua porta: «Otis è ora di andare alla fabbrica, ti aspetto di sotto.»

Otis prese un respiro e forzò un mezzo sorriso: «Sì, arrivo subito.»

Il giovane scrutò un’ultima volta gli edifici fuori della sua finistra, si infilò le scarpe e si apprestò a raggiungere il cugino per andare alla fabbrica di bacchette della famiglia della madre.

 

 

* * *

 

 

*Nie Genug = Mai abbastanza

*Çağla, çok kıskandım!* = Çağla, sono così gelosa!

*Gerardegasse = corrispettivo tedesco di Diagon Alley a Berlino inventato da me. Gerarde gasse in tedesco significa vicolo dritto; dato che Diagon Alley significa letteralmente vicolo diagonale e ho immaginato che il corrispettivo tedesco di Diagon Alley a Berlino potesse avere un nome con un significato simile.

*Krause Zauberstäbe = Bacchette Krause

 

 

* * *

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* * *

 

Buon pomeriggio!

Dopo un'attesa veramente infinita sono riuscita a ultimare e pubblicare anche questa OS, spero sia di vostro gradimento c:

A presto,

fran x

   
 
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