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Autore: eddiefrancesco    18/10/2021    1 recensioni
Costretta a cercare un impiego come dama di compagnia per mantenersi, Juliana è ormai rassegnata a vivere senza amore, quando le innocenti attenzioni di Nick, un caro amico di infanzia incontrato dopo molti anni ad un ballo, le fanno perdere il lavoro.
Per rimediare, il giovane gli offre un matrimonio di convenienza allorché al ricevimento di nozze uno degli invitati viene assassinato, deve aiutare il marito, principale sospettato, a risolvere il mistero.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mrs. Cooper subito dopo le strinse la mano, rivolgendo a Juliana uno sguardo implorante. «Non condannate vostra madre, bambina mia. Era una brava donna. Ha fatto solo quello che doveva. Aveva paura di quell'uomo, temeva le sue visite. Per lei non c'era mai stato un altro al di fuori di vostro padre. Ma se non avesse ceduto a Barre, si sarebbe trovata su una strada, senza i mezzi per mantenere voi e se stessa. Ed era terrorizzata all'idea di quello che avrebbe potuto succedervi.» Juliana sapeva che quello che diceva era vero. Una vedova con una figlia aveva ben poche prospettive. Non avrebbe potuto lavorare nemmeno come governante o come dama di compagnia, con una bambina a carico. Juliana ricordava ancora come le fosse parsa disperata la madre nelle settimane che erano seguite alla morte del padre e il sollievo che aveva provato all'arrivo di Trenton Barre. Aveva pianto, stringendola a sé, e le aveva detto: «Siamo salve, tesoro». Si chiese se in quel momento avesse saputo quale sarebbe stato il prezzo da pagare, o se l'avesse scoperto solo in seguito, dopo che si erano trasferite nella casa di Trenton Barre. «Oh, mio Dio!» ansimo', portandosi le mani al volto. «Tutto quello che ha fatto l'ha fatto per voi» riprese Mrs. Cooper. «Non pensate male di lei, bambina mia.» «No, certo. La colpa era di mio zio, lo sappiamo bene.» le assicurò Nicholas, posando il braccio attorno alle spalle di Juliana. «Grazie per avercelo detto, Mrs. Cooper. Juliana aveva bisogno di sapere. Dobbiamo andare, adesso.» La governante aveva un'espressione preoccupata quando Nicholas si alzò e condusse Juliana fuori dalla stanza. Lei non reagì, limitandosi a seguirlo in silenzio. Nicholas la aiutò a salire a cavallo prima di montare in sella a sua volta e insieme si avviarono verso Lychwood Hall. A Juliana sembrava che quel mattino così luminoso si fosse trasformato in una giornata tetra. Si sentiva in preda a una specie di vertigine e faceva fatica a concentrarsi. Avrebbe voluto piangere, ma trattenne le proprie emozioni, giurando a se stessa che non avrebbe dato sfogo alle lacrime fino a quando non fosse stata sola. Quando furono nei pressi della casa, Nicholas fece rallentare il cavallo e Juliana si adeguo' distrattamente alla sua andatura, la mente che ancora cercava di assimilare ciò che era venuta a sapere sul conto della madre. Le ci volle qualche istante per rendersi conto che Nicholas si stava dirigendo verso la casa dove aveva vissuto da bambina. Si irrigidi', e stava per dire che non voleva andarci, quando all'improvviso, sbucando da una macchia di alberi, si trovò di fronte alla piccola casa della sua infanzia. Tutto era dolorosamente familiare: l'albero dai rami bassi dove sedeva a leggere i suoi libri; il giardino in cui giocava con le bambole, e la finestra della sua stanza, al primo piano dell'edificio, affacciata alla quale aveva passato ore intere. Si rese conto che quello era esattamente il luogo dove voleva essere in quel momento. Rimasero seduti a cavallo per qualche istante, guardandosi intorno. Gli alberi e gli arbusti erano cresciuti a dismisura e le imposte erano chiuse. La casa sembrava abbandonata, e anche se Juliana non aveva mai pensato di essere affezionata a quel luogo, provò una sensazione di tristezza vedendola così. «Avrebbero dovuto mandare qualcuno a occuparsene» disse Nicholas. «Farò tagliare l'erba nel prato e pulire l'interno.» Juliana gli rivolse un tenue sorriso. «Grazie. Immagino che questo posto non sia molto utile.» «Non importa, non voglio vederlo in uno stato di abbandono. Ci sono affezionato.» Juliana lo guardò, leggermente sorpresa. «È qui che mi rifugiavo quando scappavo da quella casa fredda e tetra» le spiegò. «Qui c'eri tu e io venivo per vederti. Mrs. Cooper aveva sempre dei biscotti pronti e me ne dava un piatto. Tua madre era gentile con me. Mi sorrideva e diceva che diventavo ogni giorno più alto. Anche mia madre diceva così.» «Oh, Nicholas!» Impulsivamente Juliana gli prese una mano e la strinse. «Non avevo idea...» Lui le tenne la mano nella propria e riprese: «Immagino che sembra sciocco, ma per me era una specie di rifugio, un luogo dove mi sentivo felice.» «Vorrei che lo fosse stato anche per mia madre» mormorò Juliana. Si voltò a guardarla. «Mi dispiace.» Lei scosse il capo. «Non è colpa tua. È stato Trenton a rovinare le nostre vite. Sono sicura che persino Crandall sarebbe stato una persona migliore se non l'avesse avuto per padre.» Scesero da cavallo e Nicholas legò gli animali al ramo di un albero. La porta della casa si era gonfiata con l'umidità e dovette darle una spallata per aprirla. Dentro si avvertiva un vago odore di stantio. I mobili erano stati coperti con teli di stoffa e formavano delle sagome gibbose nella penombra della stanza. Nicholas spalanco' le finestre e le imposte per lasciar entrare l'aria e la luce, poi fecero un giro per la casa e aprirono anche le altre stanze. Juliana passò le dita sulla tappezzeria del corridoio, pensando alla propria infanzia. «Ho sempre pensato che la mamma fosse triste per la morte di mio padre...che lo piangesse anche dopo tutti quegli anni...» «Era sicuramente così.» volle rassicurarla Nicholas. «Sì, ma solo ora mi rendo conto di quanto deve essere stata infelice la sua vita qui. Sapevo che Trenton non le piaceva, anche se mi diceva di sorridergli e di essere gentile. Sentivo le sue dita che mi stringevano la spalla quando mi conduceva davanti a lui per fare la riverenza. Dev'essere stato terribile... e io me la prendevo con lei perché era sempre triste!» Le lacrime le salirono agli occhi e Juliana non poté trattenerle. Si coprì il viso con le mani, cercando di soffocare i singhiozzi. «Ha fatto tutto questo per me! Si è resa schiava di un uomo che detestava solo perché io potessi avere una casa decente in cui vivere, bei vestiti e un'educazione. E io mi lamentavo perché non rideva e non giocava con me!» «Tua madre ti voleva bene.» Nicholas si avvicinò e la prese tra le braccia, cullandola contro il suo petto. «Ha fatto quello che poteva per te. Voleva renderti felice e so che non vorrebbe che ti sentissi in colpa.» Le accarezzo' la schiena, cercando di confortarla, e Juliana nascose il volto contro la sua spalla, dando sfogo alle lacrime. Piangeva per la madre e per i sacrifici che aveva fatto, ma piangeva anche per la bambina che era stata. Si era sempre sentita sola e aveva rimpianto la madre che Diana era stata prima della morte del padre. A poco a poco i singhiozzi si affievolirono fino a cessare del tutto, ma rimase tra le braccia di Nicholas, assorbendo il calore e il senso di sicurezza che le trasmetteva. Sentiva le sue labbra che le sfioravano i capelli e la sua mano che le accarezzava la schiena. E qualcosa si risvegliò dentro di lei. Un languore sensuale che saliva dal profondo, un desiderio tanto intenso da essere doloroso. Si sentì arrossire di imbarazzo nel provare quelle emozioni, soprattutto perché Nicholas stava solo cercando di confortarla. Ma non poteva negare né mettere a tacere quel desiderio tenero e pulsante che le vibrava dentro. E sapeva che il dolore non era solo fisico, che veniva anche dal vuoto che sentiva nel cuore. Senza riflettere, gli sfiorò il petto con la guancia e il movimento della sua mano si interruppe. Per qualche istante rimasero entrambi immobili, sospesi nell'incertezza. Juliana sentì il respiro di Nicholas farsi più roco e il battito del suo cuore contro la guancia. Poi, lentamente, si scosto' da lui per guardarlo in viso. Il desiderio che vide ardere nei suoi occhi la lasciò senza fiato. Sarebbe stato sbagliato negare quello che provavano entrambi, si disse, e alzandosi in punta di piedi, gli sfiorò le labbra con un bacio.
   
 
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