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Autore: Sophie Ondine    19/10/2021    2 recensioni
I pranzi in famiglia richiedono tempo ed energia. Rin lo sa bene: marito, figlie, cognati, suoceri e nipote tutti sotto lo stesso tetto. Ce la farà a preparare un pranzo degno di questo nome? Certo se poi ci si metteno di mezzo quelle pasticcione di Towa, Setsuna e Moroha, il danno è assicurato.
Seguiremo passo passo i preparativi dalla sera prima fino all'epilogo finale tra fornelli, litigi e imprevisti.
Riuscirà Rin ad arrivare salva fino alla fine della giornata?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6- Stato di emergenza

 Con il viso nascosto tra le mani, Rin cercava di non far vedere le piccole lacrime che le colavano giù dagli occhi. Sapeva che difficilmente avrebbe potuto nascondere gli occhi rossi davanti ai presenti, i quali fissavano la scena in una esibizione di emozioni diverse: Sesshomaru avrebbe voluto spezzare il collo al fratello; Toga, consapevole della possibile rissa che sarebbe scoppiata di lì a breve, aveva dipinta sul volto un’espressione confusa; Inu Kimi ridacchiava dando delle leggere gomitate a Izayoi, la quale avrebbe voluto sotterrarsi per le maniere rozze del figlio; infine le ragazze completavano il quadro con Moroha che canzonava Sesshomaru e Towa e Setsuna in completo silenzio.

-INUYASHA, OSUWARI! - urlò Kagome esasperata tanto quanto Rin.

-Fai pure, tanto ormai il bagno è già rovinato- piagnucolò Rin con il viso sempre affondato tra le mani.

La voce dura di Sesshomaru la fece tremare.

-Si può sapere perché hai dovuto usare Tessaiga qui? – domandò facendo un passo avanti e, sebbene non potesse vederlo, Rin avvertì tutta l’altezza di suo marito sovrastarla.
Capì che non si stava riferendo a lei, perché sentì la mano del demone posarsi sulla spalla come a volerla proteggere e rassicurare. Era con Inuyasha che ce l’aveva.

-Hey, stavo solo aiutando- farfugliò il mezzo demone ancora riverso a terra.

-E come al solito non pensi alle conseguenze- aggiunse Kagome irritata.

Le spalle di Rin iniziarono a muoversi in maniera convulsa e lei non riusciva a controllarsi. Ormai era un fiume in piena e le lacrime scorrevano incontrollate.
Ci teneva così tanto a quel pranzo e per colpa delle sue paranoie aveva rovinato tutto. Se sperava di poter recitare la parte della sofisticata padrona di casa, l’unico risultato che aveva ottenuto era una figura barbina davanti ai suoi ospiti.

Si fece coraggio e poi disse: - Uscite tutti… per favore-

-Sì, abbiamo lasciato solo il povero Hisui! – urlò Towa in aiuto della madre per toglierla dall’imbarazzo.

Pian piano tutti tornarono al piano di sotto, tranne Sesshomaru che rimase fermo di fronte a lei. Rin alzò il viso per guardarlo negli occhi. Anche se ad un occhio normale sembrava la solita espressione neutra, Rin conosceva bene il marito e sapeva che era in realtà in ansia perché non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo.

Fece un respiro profondo e disse: - Per favore, Sesshomaru, vai anche tu. Ho bisogno di ricompormi e stare da sola-

Seppur a malincuore, il demone non potè fare altro che obbedire e se ne andò.
Chiuse la porta e rimase per un attimo fermo. Fu la voce di sua figlia a richiamarlo alla realtà.

-Papà…- lo chiamò Towa.

La testa argentata spuntava dalla cima delle scale. Le sopracciglia erano leggermente aggrottate, come se fosse combattuta per qualcosa.

-Sì? – la incoraggiò lui.

Setsuna era una tipa taciturna come lui e se proprio avesse dovuto confidarsi con qualcuno, avrebbe preferito correre da sua madre. Al contrario, Towa, nonostante fosse caratterialmente identica a Rin, era riuscita fin da piccola a renderlo stranamente loquace. Era una situazione equa e a lui non dispiaceva affatto.

-Penso che devo dirti una cosa… sulla mamma- bisbigliò lei indicando la porta della sua camera e facendogli cenno di seguirlo.

Towa gli ricordava tantissimo Rin negli anni in cui erano fidanzati: prendevano ogni cosa sul serio e creavano tanto mistero per le cose più semplici. Un lato buffo, a pensarci bene.
Entrò nella cameretta e Towa chiuse la porta.
Sesshomaru si sedette un attimo sul letto. Finalmente con sua figlia poteva gettare la maschera e lasciare andare la tensione che avvertiva da quella mattina.

-Io penso di sapere perché la mamma è così strana oggi- esordì guardinga.

Davvero pensava che Rin potesse sentirli attraverso i muri?
Towa gli si avvicinò.

-L’altra sera, quando la zia Kagome è venuta a portare Moroha qui da noi, tu avevi da poco telefonato per dire che ti saresti fermato un giorno in più. La mamma ha fatto finta di nulla al telefono, ma quando la zia è entrata in casa è diventata un fiume in piena-

-Cosa? – la interruppe ansioso

-Fammi finire! – gli ordinò – La mamma ha dato di matto ieri pomeriggio perché era gelosa! –

Sesshomaru era sempre più confuso.

-Gelosa? – era qualcosa che non riusciva a comprendere.

Towa si portò una mano sul viso. Era visibilmente esasperata.

-Papà, mi sembri lo zio quando non afferri al volo le cose- se non si fosse trattato di sua figlia avrebbe eliminato qualsiasi altra persone che si fosse permessa di associarlo ad Inuyasha- La mamma era gelosa della tua ex. Anzi direi che è ancora molto gelosa-

Non aveva senso. Non aveva nessun senso una gelosia del genere. La storia con Kagura era finita anni fa e loro due si erano sposati e avevano due figlie, per di più adolescenti. Quanto ancora doveva passare per farle sparire quella stupida gelosia?
Sentì il corpo minuto di Towa sedersi di fianco a lui.

-Anche se sei un grande demone cane, sei come tutti gli uomini: non capisci niente delle questioni amorose- disse dandogli delle amichevoli pacche sulle spalle.

-Perché, tu ne sai già qualcosa? - ringhiò alla sola idea che qualsiasi essere potesse anche solo avvicinarsi a sua figlia. Già si chiedeva perché non aveva ancora rotto le ossa al figlio del monaco.

Con tutti i ragazzi in circolazione, Setsuna doveva proprio prendersi lui?
Poggiò la mano sulla fronte, esasperato.
Un maschio, ecco perché aveva sempre desiderato un maschio.
Towa, vedendo quella reazione, pensò di aver fatto più che bene a tenere la sua relazione con Riku segreta. Forse tra cinquant’anni suo padre si sarebbe ammorbidito.

-Non stiamo parlando di me ora. E se vuoi saperlo…-

-C’è dell’altro? –

-Sì! Per caso- e Sesshomaru sapeva che non era assolutamente vero- ho sentito la mamma che parlava con la zia Kagome prima del pranzo: le ha detto che per sbaglio le era caduto un orecchino nel lavandino. Penso si riferisse a quello che le hai regalato tu-

Sesshomaru provava un’altalena di emozioni, ma non poteva crederci che casa sua fosse stata demolita per colpa di uno stupido orecchino caduto nel lavandino.

-Penso che non volesse offenderti. In più, se pensi che l'altra sera era in preda ad una crisi di gelosia credo che avesse paura che tu potessi pensare che non tiene alle cose che tu le regali- finì Towa il suo discorso con un leggero battito di mani.

-Perché gli umani sono così contorti? – chiese il demone.

-Non è una questione di esseri umani. È solo che la mamma è una donna e tu resi pur sempre un essere che appartiene al genere maschile. Questa distinzione non risparmia né umani né demoni… e neanche i mezzi demoni-

L’uomo si voltò verso la figlia, che lo guardava con un sorriso stampato in faccia, convinta di aver fatto una buona azione ma non sapeva che la sua mente era nella confusione più totale.
Come avrebbe potuto far stare tranquilla Rin? Non che ce ne fosse bisogno secondo il suo giudizio. Però se lei si sentiva così insicura forse era in parte dipeso da lui. Che non fosse un asso nelle questioni di cuore non era un gran mistero, ma non voleva assolutamente che Rin si facesse prendere da pensieri privi di fondamento.

-Ho capito- disse mentre si rialzava – Ora devo pensare come intimidire il nuovo amico di tua sorella-

Sottolineò la parola amico con un certo astio. Già era impensabile pensare che le sue figlie potessero avere una qualche relazione amorosa, figurarsi vederselo materializzato davanti agli occhi senza alcun preavviso.
Sua moglie sicuramente doveva esserne al corrente e aveva deciso di tenere il segreto di Setsuna. E aveva fatto bene!
Towa guardò il padre con una punta di ansia. Il pensiero volò di nuovo a Riku. Pensò al povero Hisui al piano sotto, preda delle prese in giro di Moroha e agli sguardi glaciali di Setsuna che lo rimproverava silenziosamente per essere cascato nella trappola della cugina.

Hisui era un ragazzo docile e gentile mentre Riku era uno sbruffone e non sapeva cosa volesse dire la parola vergogna.
Se suo padre era infastidito dalla presenza di Hisui, figurarsi come avrebbe potuto prendere l’esistenza del suo di fidanzato. Meglio non pensarci.

Si alzò anche lei e si avviò con padre al piano di sotto.

Nel frattempo, Rin era ancora barricata nella camera patronale alla ricerca di qualcosa da indossare al posto degli indumenti fradici. Pescò un maglione caldo e poi andò ad asciugarsi i capelli. Mentre il getto di aria calda eliminava qualsiasi tracci di acqua dalla lunga chioma di Rin, pensò subito a come stesse prendendo una pessima piega quel pranzo: l’orecchino perso, il bagno completamente distrutto e Setsuna di pessimo umore.

Conosceva troppo bene sua figlia e sapeva che in realtà quello era solo imbarazzo: aveva confessato a lei e Towa la sua relazione con il figlio di Sango e Miroku. Alla notizia Rin reagì euforica: le piaceva Hisui, era un ragazzo responsabile e gentile, perfetto secondo lei per il carattere granitico di Setsuna. Ma aveva anche promesso di non farne parola con Sesshomaru, anzi l’aveva rassicurata dicendole che avrebbe introdotto l’argomento con molta calma.

Ma ora che Moroha si era messa in mezzo, tutti i suoi piani erano andati in fumo.
Sospirò.
Quando constatò che i capelli erano finalmente asciutti prese coraggio e scese.

-Mamma, ti stavamo aspettando- urlò Towa quando intercettò la sua figura.

Gli occhi rossi tradivano l’umore nero che cercava di nascondere dietro ad un tiratissimo sorriso.
Rin preferì non guardare suo marito: ci avrebbe pensato dopo a lui, quando tutti se ne sarebbero andati.

Inu Kimi sentì di dover fare qualcosa: si avvicinò a Rin e le poggiò le mani sulle spalle.

-Nuora, sappi che ammiro molto la tua pazienza dopo questa giornata-

Non proprio le parole più calorose del mondo, ma al momento era stata l’unica a mostrarsi comprensiva così apertamente.

Nel frattempo, Inuyasha si massaggiava il naso, probabilmente Kagome lo aveva steso ancora con un OSUWARI bello deciso. Seduto di fianco alla figlia, osservava di sottecchi Sesshomaru, il quale non staccava gli occhi dal povero Hisui.
Per una volta non se la sentì di stuzzicare il fratellastro con le sue frecciatine. Si sporse verso l’orecchio della figlia e le disse: - Promettimi che aspetterai almeno i vent’anni prima di portarmi a casa qualcuno-

-Papà, tranquillo! Tu sei sempre il numero uno! – e gli buttò le braccia al collo.

Il dolce venne servito.
In qualche modo l’atmosfera si ridistese.
Ad un certo punto, Toga guardò prima Izayoi e poi Inukimi e disse: - bene, credo sia arrivato il momento di farvi un annuncio! –
Era ufficiale: Sesshomaru odiava i pranzi in famiglia!

  
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