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Autore: eddiefrancesco    20/10/2021    1 recensioni
Costretta a cercare un impiego come dama di compagnia per mantenersi, Juliana è ormai rassegnata a vivere senza amore, quando le innocenti attenzioni di Nick, un caro amico di infanzia incontrato dopo molti anni ad un ballo, le fanno perdere il lavoro.
Per rimediare, il giovane gli offre un matrimonio di convenienza allorché al ricevimento di nozze uno degli invitati viene assassinato, deve aiutare il marito, principale sospettato, a risolvere il mistero.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento dal corridoio giunse il rumore di qualcosa che cadeva e Juliana balzo' in piedi, precipitandosi verso la porta: appena fuori dalla stanza trovò una giovane donna in ginocchio, che stava raccogliendo i cocci di un vaso. Alzò lo sguardo quando vide Juliana e lei notò che aveva le lacrime agli occhi. «Mi spiace, signorina... Non volevo» mormorò. «È stato un incidente.» «Stai parlando con Lady Barre» intervenne Lilith, alle spalle di Juliana. «Non rivolgerti a lei chiamandola signorina.» La cameriera avvampo' per l'imbarazzo e si affretto' ad alzarsi in piedi per fare una riverenza a entrambe. «Sono mortificata, signora. Non volevo mancarvi di rispetto. Sono nuova di qui. Puliro' subito» mormorò, guardando Juliana con espressione spaventata e implorante. Pensando che temesse di perdere il lavoro, lei si affretto' a rassicurarla. «Non è successo nulla di grave, non preoccuparti. Prendi una scopa e raccogli i cocci.» le disse in tono gentile. Lilith guardò Juliana inarcando un sopracciglio con aria di disapprovazione. «Hai assunto del nuovo personale, Juliana?» le chiese. «No. Immagino che sia stata la governante. Non mi ha detto niente.» Il silenzio di Lilith era fin troppo eloquente. Era chiaro che giudicava carente la sua autorità sulla servitù. La cameriera, che si stava allontanando, si voltò per dire: «Mrs. Pettibone mi ha assunta stamani. Aveva bisogno urgente di una cameriera per sostituire quella che se n'è andata.» Juliana la guardò, sorpresa. «Chi?» le domandò. «Non ne sono sicura, signora. Ma dev'essere successo all'improvviso.» «Invece di perdere tempo in corridoio a scambiare pettegolezzi con la servitù, faresti meglio a dirle di fare il suo lavoro, Juliana» sbotto' Lilith. A quelle parole, la giovane donna si affretto' ad andarsene. Juliana sentì il rossore affluire alle guance e strinse i pugni. Avrebbe voluto rispondere a Lilith che non erano affari suoi, ma trattenne la propria irritazione pensando che dopo tutto aveva perso il figlio da appena due giorni. «Se vuoi scusarmi, andrò a parlare con Mrs. Pettibone.» disse con la poca pazienza che le rimaneva. «Perché no?» replicò Lilith, voltandole le spalle per rientrare in soggiorno. Seraphina, che era rimasta in disparte fino a quel momento, le rivolse un sorriso imbarazzato e si strinse nelle spalle prima di seguire la madre. Juliana si diresse verso le cucine. Si fidava della competenza di Mrs. Pettibone e non considerava particolarmente preoccupante che avesse assunto una nuova domestica senza informarla, ma non se la sentiva di tornare in soggiorno e sforzarsi di fare conversazione con Lilith, così approfittò dell'occasione per andarsene. Nel corridoio che conduceva alle cucine trovò la governante che stava sgridando la cameriera per aver rotto il vaso. Quando vide Juliana, Mrs. Pettibone congedo' rapidamente la giovane. «Signora, vi prego di perdonarmi se non vi ho consultata riguardo all'assunzione della nuova cameriera» disse, lanciando un'occhiata di disapprovazione alla giovane che si allontanava. «Temo che non abbia molta esperienza, ma non avevo molto tempo.» «Che cosa è successo?» domandò Juliana. «La cameriera nuova mi ha detto che una delle domeniche se ne è andata senza preavviso.» Mrs. Pettibone annuì mentre invitava Juliana a seguirla nel suo salottino personale. «Posso offrirvi un tè, signora?» «Si, grazie.» Juliana scoprì che la prospettiva di una tazza di tè insieme alla governante era più allettante di una conversazione con Lilith. Mrs. Pettibone aprì la porta e diede ordine a una delle cameriere di preparare il tè, quindi tornò da Juliana e sedette di fronte a lei. «Devo farvi le mie scuse, signora. C'è stata parecchia confusione in questi giorni, con i poliziotti che andavano e venivano, interrogando tutti i domestici. E poi Annie Sawyer se n'è andata. Quella sciocchina ha detto di aver paura a restare in questa casa ed è tornata dai suoi.» «Oh, capisco.» Juliana rammento' che la giovane donna che aveva servito la colazione la mattina dopo la morte di Crandall le era parsa particolarmente spaventata. «Mi sembra normale, chiunque sarebbe sconvolto da un omicidio.» rispose Juliana. «Non so di che cosa ci sia da aver paura» replicò Mrs. Pettibone in tono sprezzante. «Non è come se ci fosse un maniaco che si aggira per la campagna massacrando tutti quelli che incontra.» «No» convenne Juliana. «Anch'io sono convinta che l'assassino volesse eliminare solo Crandall.» «È Dio sa se c'erano molte persone che lo odiavano.» La governante si interruppe, come se fosse sconvolta lei stessa per aver espresso ad alta voce quello che pensava. «Mi spiace, signora, non avrei dovuto dirlo...» «Perché no? Non avete detto altro che la verità. È inutile fingere che Crandall fosse un uomo molto popolare.» replicò Juliana. Mrs. Pettibone sospirò. «Triste ma vero. La polizia ha fatto una quantità di domande sul fabbro.» La sua smorfia di disprezzo diceva chiaramente come la pensava al riguardo. «Come se Farrow fosse il tipo da assalire un uomo alle spalle. Ho detto loro che erano in parecchi a volere la morte del signor Crandall e che avrebbero fatto meglio a cercare altrove.» Si strinse nelle spalle. «Ah, ma sono sicura che non è per questo che siete venuta. È a causa del vaso che Cora ha rotto stamani, vero? Vi assicuro che verrà punita e che non accadrà più. L'ho mandata a lavare i pavimenti, dove non può fare altri danni.» «Sono sicura che è soltanto un po' nervosa. Migliorerà quando si sarà abituata alla casa.» disse Juliana in tono conciliante. «Si, certo» convenne Mrs. Pettibone, anche se la sua espressione prometteva ben poche speranze per la povera Cora. Juliana si trattenne ancora qualche minuto davanti a una tazza di tè, discutendo di alcune faccende domestiche. Quando fu certa che la governante si fosse tranquillizzata riguardo all'assunzione della nuova cameriera, la salutò e si diresse con una certa riluttanza verso il soggiorno. Sapeva che, in qualità di padrona di casa, spettava a lei occuparsi di Lilith e Seraphina, ma la cosa non la allettava affatto. C'erano ben poche speranze di sollevare il morale di Mrs. Barre ma se non altro avrebbe potuto aiutare Seraphina a combattere la noia. Tuttavia, mentre girava l'angolo del corridoio, incontrò Nicholas che veniva verso di lei e dimentico' il compito che si era ripromessa. Si sentì sollevare il cuore appena le sorrise. «Nick.» «Juliana.» Le prese entrambe le mani nelle proprie, sorridendo in quel modo che la riempiva di felicità. «Ti stavo cercando.» «Stavo parlando con Mrs. Pettibone a proposito di una nuova domestica.» «Volevo proporti di fare una cavalcata con me.» La attirò più vicina e abbassò la voce mentre aggiungeva: «Voglio restare un po' da solo con te.» Juliana ricambio' il suo sorriso con gli occhi che brillavano di gioia. «Davvero?» «Sì. Ho già dato ordine di sellare i cavalli e il cuoco ha preparato un cestino per il picnic.» L'idea era allettante, pensò Juliana, accettando con gioia. «Vado subito a cambiarmi.» «D'accordo.» Anziché lasciarla andare, Nicholas si avvicinò ancor di più e le sussurro' all'orecchio: «Forse potrei venire con te». Juliana lo guardò e vide il desiderio ardere nei suoi occhi. «Temo che ci metteremmo troppo tempo» rispose in tono scherzoso. «Forse hai ragione» rispose lui con un sorriso. «Potremmo decidere di non uscire del tutto.» Le premette le labbra sulla sommità del capo, sulla fronte e sulle labbra. Juliana sentì il cuore accelerare i battiti e avrebbe voluto gettargli le braccia al collo e baciarlo con passione lì in mezzo al corridoio; ma in quel momento lui si ritrasse, posandole un bacio sul dorso della mano, e la lasciò andare. «È meglio che tu vada» disse, indicando le scale, «altrimenti non partiremo mai.» Juliana si lasciò limitò ad annuire, non fidandosi della propria voce, e salì rapidamente le scale.
   
 
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