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Autore: EcchanEcchan    20/10/2021    4 recensioni
ATTUALMENTE IN PAUSA! I'm back guys! Una piccola AU senza pretese per ricordarci quanto sono belli Inuyasha e Kagome insieme.
Kagome ha venticinque anni e la sua relazione non potrebbe andare peggio di così. Inuyasha di anni ne ha ventisette ed è arrivato a Tokyo per stare vicino alla sua ragazza Kikyo, che ha una migliore amica inspiegabilmente irritante e carina.
Dal testo:
"Inuyasha annuì, senza staccare lo sguardo da Kagome. “E’ carina” pensò mentre la osservava sistemarsi la scollatura del vestito. Pensieri poco casti attraversarono la mente del mezzodemone, mentre si stupiva di sé stesso. Era fidanzato, che diamine!"
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Page 04
 
“Kagome devi imparare a difenderti!” esclamò risoluta la bambina mentre cercava di togliere le foglie rimaste nei capelli dell’amica. “Sango, io non ci riesco proprio” mugolò tra le lacrime “vorrei solo fare amicizia” concluse per poi lasciarsi andare a un pianto disperato.
Kagome aveva cinque anni ed era stata smistata nella sezione dei coniglietti, mentre la sua migliore amica Sango era finita in quella dei gattini. “L’asilo è tremendo!” si lamentò la piccola Ka-chan. Non era mai stata particolarmente timida, specie se poteva contare sulla vicinanza della sua migliore amica; tuttavia quell’anno le maestre avevano giocato sporco, separandole. Sango si era subito adattata, non aveva problemi a farsi rispettare, forte del fatto che la sua famiglia possedesse un dojo molto famoso. Era una piccola guerriera che non si faceva alcuno scrupolo a proteggere i più deboli, come in quel caso.
Kagome, invece, era stata presa di mira da alcuni compagnetti, che non facevano altro che darle il tormento per qualsiasi cosa, a partire dal suo stesso nome. Si divertivano a sbucarle alle spalle cantando la famosa canzoncina dell’uccellino in gabbia o, come quella volta, la spingevano nei cespugli per poi fuggire ridendo. Sapevano che se Sango li avesse presi per loro sarebbe finita.
Alle elementari e alle medie la situazione non era poi così diversa, Kagome era stata costretta a indossare gli occhiali da vista e il suo fisico si era ammorbidito; questo e la sua timidezza erano terreno fertile per le prese in giro degli altri studenti. Le risatine e le battute cessarono solo quando, in seconda media, al gruppo delle due ragazze si aggiunse Kikyo. Nessuno riusciva a spiegarsi come la bellissima nuova arrivata avesse preso in simpatia le due giovani, e per cercare di guadagnarsi la sua amicizia tutti quanti smisero di tormentare Kagome, almeno in apparenza. Iniziò quindi un nuovo periodo della vita della ragazza, le persone iniziarono ad avvicinarla solo per chiederle di mettere una buona parola con Kikyo. Di questo non ne fece mai una colpa all’amica, si limitò sempre a ricacciare indietro le lacrime e sorridere.
Al liceo i giganteschi occhiali tondi sparirono, in favore di lenti a contatto decisamente più discrete e il fisico si snellì, lasciando comunque delle generose forme. Ciò che non mutò fu il carattere di Kagome, sempre timido e poco incline alla vita sociale. Il punto di rottura arrivò quando, una mattina, la ragazza ricevette una dichiarazione d’amore da parte di Akitoki Hojo, un senpai del secondo anno.
Kagome non poteva crederci, finalmente si sentiva un’adolescente come tutte le altre. Certo, le sue migliori amiche avevano ricevuto la corte di molti più ragazzi e sicuramente Hojo non era il suo tipo, ma era troppo felice per badare a certe piccolezze. Peccato che poco dopo la ragazza si ritrovò a origliare la conversazione di un gruppo di ragazzi. Hojo si era dichiarato solo per fare bella figura agli occhi di Kikyo e, magari avere una chance di avvicinarsi a lei.
Sango e Kikyo trovarono Kagome in lacrime nel bagno delle ragazze. “Tesoro lascialo perdere, nemmeno ti piaceva e anche se fosse uscito con te, non lo avrei mai guardato in quel modo.” Disse Kikyo cercando di calmarla.
“Lo so Ki… però ero così contenta, non pensavo arrivassero a tanto per avere la tua attenzione.”
“Per quanto mi riguarda potrebbero anche smetterla, non mi importa nulla di loro… ma dove diavolo… Trovato!” esclamò tirando fuori dalla pochette rosa un rossetto.
Sango dal canto suo ribolliva di rabbia; se fosse stato possibile il pavimento intorno a lei si sarebbe sciolto. Non poteva sopportare che Kagome subisse un simile trattamento, era fragile e sicuramente non se lo meritava. La giovane donna, quel giorno, seduta sulle piastrelle del bagno delle ragazze fece una promessa a se stessa: non avrebbe mai più permesso a Kagome di stare male, anche a costo di farsi odiare e comportarsi come una mamma apprensiva, non avrebbe mai più permesso alle lacrime di solcare il volto della sua migliore amica, avrebbe allontanato da lei ogni possibile sofferenza o situazione spiacevole.
 
Sango, ormai adulta, sorrise amaramente al ricordo di quella promessa. Nonostante i suoi avvertimenti Kagome si era comunque gettata a capofitto in quella bizzarra convivenza e nonostante avesse minacciato Koga almeno tre volte al giorno per tutti quegli anni, lui stava facendo qualcosa alle spalle della sua amica. Non poteva starsene con le mani in mano, ma non poteva nemmeno parlare a Kagome di ciò che aveva visto. Se fosse stato vero, la ragazza ne sarebbe uscita distrutta; ma se fosse stato solo un abbaglio? Sango non voleva far piangere Kagome inutilmente e la avrebbe protetta a qualsiasi costo.
Miroku sentì la sua ragazza mugugnare nervosamente e si mise a sedere, guardandola divertito.
“Ti ho svegliato? Scusami…” sussurrò la ragazza mordicchiandosi le unghie per il nervoso.
“Dovresti dirglielo” sentenziò il ragazzo sistemando il cuscino e rimettendosi a dormire.
Neanche a dirlo, Sango non chiuse occhio per tutta la notte.
 
 
Chi dormiva tranquilla, invece, era Kagome. Il nuovo letto era comodo e il suono del deumidificatore la rilassò così tanto da farla addormentare con il libro che stava leggendo ancora in mano. Subito dopo cena Inuyasha era uscito per andare da Kikyo e non sapeva quando sarebbe tornato, o almeno così aveva detto.
In realtà la sosta a casa della sua fidanzata fu molto breve, giusto una birra e una sigaretta per raccontarle del primo giorno in compagnia di Kagome. Kikyo era morbosamente curiosa di sapere cosa si fossero detti e cosa avessero fatto, non per gelosia o insicurezza, ma per accertarsi che quel testone del suo ragazzo la avesse trattata bene. Gli chiese di rimanere da lei, ma Inuyasha si sentiva a disagio sapendo che nella camera a fianco riposavano i suoceri, ignari della sua presenza. Liquidò la giovane con una scusa per poi dirigersi verso un conbini, arraffò quello che aveva tutta l’aria di un superalcolico in lattina, un pacchetto di sigarette e partì alla volta del Rainbow Bridge. Da lì poteva godere di una vista mozzafiato sulla baia di Tokyo e gli aerei che decollavano e atterravano nel vicino aeroporto. Era un vantaggio che fosse così vicino a casa.
“Bleah, questa roba sa di diserbante” disse schifato dal retrogusto chimico del drink. Trascorse lì molte ore, seduto in macchina a pensare.
Aveva solo undici anni quando, dal quartiere di Minato, si era trasferito a Kyoto con la sua famiglia. Toga, suo padre, era un demone maggiore a capo di un grande studio legale; da lui aveva preso gli occhi ambrati e i capelli argentei. Sua madre, invece, Izayoi, era una donna bellissima, dai lunghi capelli castani e dal viso gentile. Si erano trasferiti per questioni puramente lavorative di suo padre, o almeno così gli avevano detto.
La verità era un’altra, suo fratello Sesshomaru aveva bisogno di un posto dove stare. Sesshomaru era il primo figlio di Toga, avuto da un precedente matrimonio con un altro demone maggiore, Irasue. Essendo un matrimonio di convenienza non era durato poi tanto e i due si erano separati presto.
La donna aveva preferito stare a Kyoto, con il piccolo Sesshomaru, di soli sei anni, mentre Toga aveva preferito spostarsi a Tokyo per concentrarsi sul suo lavoro. Lì aveva conosciuto Izayoi e l’amore li aveva travolti. Erano convolati a nozze dopo solo due mesi dal loro primo incontro e lei era subito rimasta incinta di Inuyasha. Fu quando Sesshomaru compì diciassette anni che Irasue decise di riprendere in mano la sua carriera di modella; dopotutto essendo un demone aveva potuto conservare la sua giovinezza. Sesshomaru si rifiutò di seguire sua madre in giro per il mondo e fu così che Toga, già sentendosi colpevole per aver abbandonato il suo primogenito, decise di spostare la sua vita e la sua nuova famiglia a Kyoto. Voleva dimostrare a suo figlio di essere disposto a tutto per lui. Sesshomaru non accolse troppo bene la nuova moglie di suo padre e quel tappetto con le orecchie strambe che doveva essere suo fratello. Ci volle qualche anno perché i furiosi litigi e le offese appena sussurrate si trasformassero in un tacito accordo di tolleranza reciproca.
Inuyasha prese una grossa boccata di fumo, e sorrise al pensiero della sua infanzia. L’ amore che i suoi genitori gli avevano dato non aveva fine, e anche la convivenza forzata con Sesshomaru aveva avuto qualche momento decente. Tornare a Tokyo gli aveva messo addosso una certa malinconia, si era lasciato convincere da Kikyo ma non ne era mai stato troppo felice. Sapeva che in quella città non avrebbe trovato nulla, se non un posto ben pagato nello studio legale di suo padre.
“Oggi ho fumato troppo” disse a sé stesso contando le poche sigarette rimaste.
 
La mattina dopo Kagome si svegliò presto, aveva voglia di fare una corsetta nel parco vicino casa, lo Shinjuku Gyoen. Si stirò e si guardò intorno cercando di fissare ogni angolo della sua nuova camera. Indossò la sua tenuta da jogging, un biker short nero, un top sportivo bianco e le sue Nike da corsa, legò i capelli in una coda alta e uscì di casa. Avrebbe fatto colazione una volta tornata. Non le era parso di aver sentito Inuyasha rientrare e pensò si fosse fermato a dormire da Kikyo. “Poco male” pensò “avrò la casa tutta per me”.
Il parco era meraviglioso, la vegetazione, seppur imbrunita dalle prime avvisaglie dell’autunno, regalava uno spettacolo mozzafiato. Le prime foglie cadute galleggiavano nel laghetto creando piccole onde. Kagome si beò di quella vista, sorridendo al pensiero di doverci fare l’abitudine quanto prima.
Corse qualche chilometro finchè non vide uno Starbucks. Non era il massimo della salute ma aveva voglia di viziarsi, almeno quella mattina. I giorni successivi sarebbero stati un inferno, aveva accumulato molto lavoro da svolgere per la tesi e non poteva certo rimandare la discussione. Le era sempre piaciuto studiare ma l’università le aveva prosciugato tutte le energie, il suo pensiero fisso era concluderla il prima possibile per poter finalmente iniziare a lavorare e costruire qualcosa di concreto. Prese un Iced Caramel Macchiato e iniziò a sorseggiarlo mentre rientrava a casa.
 
Inuyasha era a pezzi, la gola gli bruciava per tutte le sigarette fumate la notte prima e gli occhi gli si chiudevano a ogni respiro. Era tornato a casa alle quattro del mattino, ma non aveva comunque chiuso occhio, troppi pensieri affollavano la sua testa. Stufo di rigirarsi nel letto decise di andare a fare colazione, forse un caffè e una barretta proteica lo avrebbero aiutato a far funzionare il cervello per qualche ora.
Mentre usciva dalla sua camera, sentì la porta di ingresso aprirsi, istintivamente si girò per controllare. Kagome, decisamente poco vestita e con la coda leggermente sciolta per la corsa, tentava di sfilarsi le scarpe con una mano, mentre nell’altra reggeva un bicchiere di starbucks.
“Oh buongiorno Inuyasha, pensavo avessi dormito da Kikyo” sorrise lei. Inuyasha deglutì rumorosamente, era troppo da sopportare con così poco preavviso. “No… emh… io non…” bofonchiò grattandosi la nuca.
Kagome lo guardò interrogativa. “Se avessi saputo che c’eri anche tu, avrei preso un altro caffè” disse andandosi a sedere in uno degli sgabelli in cucina. “Non importa, non bevo quella robaccia zuccherosa” rispose storcendo il naso. Quel profumo stucchevole di vaniglia gli stava perforando le narici.
“Sempre meglio dell’odore di sigaretta che hai addosso” lo rimbeccò la ragazza. “Non è piacevole da sentire”.
Inuyasha arrossì fino alla punta delle orecchie canine. “Beh sai che c’è? Nemmeno a me piace il tuo odore. Kikyo si che ha un buon profumo!”
“Come se potesse fregarmene di meno” rispose Kagome ormai troppo presa dallo scorrere Instagram.
Inuyasha prese ad armeggiare con la macchina del caffè, tentando di non lasciarsi distrarre dalle gambe nude della ragazza. “Non pensare al suo culo, non pensare al suo culo” ripeteva a se stesso non troppo convinto. “Non immaginarla nuda, non sei un adolescente” pensò ancora, cercando di darsi un contegno.
La sua missione fallì quando Kagome annunciò di star andando a farsi la doccia mentre scioglieva i lunghi capelli ebano.
Inuyasha ringhiò, bevendo il caffè tutto d’un fiato. Era stata una pessima idea la convivenza con quella ragazzina.
 
Nel tardo pomeriggio Kagome, ormai esausta dall’organizzare documenti e bibliografia, pensò di fare una pausa. “Potrei fare una sorpresa a Koga” sorrise. Tuttavia non sentiva il suo ragazzo dal giorno prima; non che fosse particolarmente strano, lui era solito sparire per giorni senza spiegazione. All’inizio Kagome se la prendeva a morte, ma con il tempo ci aveva fatto il callo. Sapeva che Inuyasha e Koga fossero amici, quindi decise di bussare in camera del suo coinquilino per estorcere qualche informazione.
“Avanti” rispose una voce svogliata. Kagome aprì la porta, il ragazzo era sdraiato in modo scomposto sul letto a due piazze, aveva addosso dei pantaloncini sportivi grigi e una canotta nera.
“Dimmi… oh porc… sei orrenda” rise il mezzodemone. Kagome indossava un buffo pigiama extralarge tutto rosa, con degli elefanti marroni, i suoi vecchi occhiali tondi e un paio di pantofole pelose a forma di unicorno, mentre i suoi capelli sembravano un nido. “Coglione!” sbuffò lei.
“Dai ragazzina scherzavo, hai un look… particolare, ecco!”
“Taci imbecille. Sono venuta solo a chiederti se sai dove sia finito Koga, vorrei fargli una visita a sorpresa.”
“Beh, mi auguro che tu decida di cambiarti o farai venire un infarto al lupastro.” Provocò ancora il mezzodemone, ignaro della vena pulsante sulla fronte della ragazza. Mise a freno la lingua solo quando Kagome lo centrò in pieno viso con una delle mega pantofole che indossava.
“Ma sei stupida? Ew ho la bocca piena di peli!” disse mentre sputacchiava peli rosa e azzurri in giro.
“Così impari a tenerla chiusa la prossima volta!” rispose piccata.
“In ogni caso il lupastro ieri mi ha detto che sarebbe andato in ufficio a finire del lavoro arretrato, probabilmente è ancora lì visto che dovevamo berci una birra ma non mi ha fatto sapere niente”
“Bene, grazie” disse la ragazza sbattendo la porta.
 
 
 
 
EE’s corner
Ma ehi bellezze! Come state? Oggi capitolo un po' più lungo, mi sentivo ispirata, anche se sappiamo che durerà poco. Il blocco dello scrittore è sempre dietro l’angolo. Ahi ahi la vecchiaia.
Cooomunque, come promesso cercherò di essere un po' più costante con gli aggiornamenti. Come ho detto l’altra volta, vi prometto che non lascerò questa storia incompiuta. Mi sono voluta concentrare un po' di più sul passato dei nostri protagonisti, anche se avremo modo di vederlo più nel dettaglio nei capitoli futuri.
Un bacetto <3
   
 
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