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Autore: Streganocciola    20/10/2021    2 recensioni
Oh, sì, c'è il seguito.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                     CENERENTOLA 2




C’era una volta una donna, oramai vecchia e sola, con un gatto come unica compagnia. Viveva in un grande castello che le sembrava vuoto in modo tremendo. Quella donna era Cenerentola.


Ella aveva trascorso tanti anni felici con il suo Principe, fino alla sua morte. Da quel momento aveva vissuto come un’eremita. Con il passare degli anni cominciò ad avere nostalgia di certe sensazioni. Sì, insomma… voleva andare a letto con qualche giovanotto. Anche perché la buon anima di suo marito, in quel campo, non aveva mai avuto nulla di principesco


Il desiderio divenne sempre più forte, finché una sera decise di invocare la Fata Madrina. Non sapeva se avrebbe risposto, dopo tutti quegli anni, ma quella apparve quasi subito.


“Fata Madrina! Che bello vederti!”


“Ciao Cenerentola! Scusa, c’era traffico. Come stai?”


“Bene, e tu?”


“Ottimamente. Ma dimmi, cosa vorresti da me?” in realtà era davvero scocciata. Stava per farsi una maschera al bergamotto quando quella rompiscatole l’aveva chiamata.


“Beh, ecco… sono sola da tanto tempo, oramai. E sai, non sono solo i maschi ad avere certe esigenze…”


“Non dire altro!” con uno schiocco di dita Cenerentola tornò giovane e bella. I suoi capelli ora di nuovo d’oro tornarono a danzarle sulle spalle, lucenti e setosi, le guance sbocciarono come rose in primavera. Fece una giravolta, ancora incredula.


Un altro schiocco e il gatto divenne un uomo bellissimo, il più bello che fosse mai esistito nella storia del mondo. Cenerentola lo guardò sbalordita.


“Madrina, grazie!”


“Di nulla, cara, divertiti.” la fata scomparve, ansiosa di tornare alla sua maschera.


L’uomo le si avvicinò, la prese fra le braccia, avvicinò la bocca al suo orecchio e le sussurrò con amore:














“Scommetto che ti sei scordata di avermi fatto castrare, stronza.”
   
 
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