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Autore: ineffable    21/10/2021    0 recensioni
Per Robbie c'è un unico amore che però non è facile, è travagliato e non sa se avrà mai un lieto fine.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono ispirata per Robbie Ross a Michael Sheen perché lo amo follemente e nel film "Wilde" era un patato tenero e Oscar ovviamente è Stephen Fry. I personaggi sia quelli realmenti esistenti che gli attori non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro. Ho preso alcuni fatti realmente accaduti e gli ho uniti con la mia fantasia. 







E' un tiepido pomeriggio quello che ci vede protagonisti di un'entusiasta rimpatriata, Oscar è stato via per due settimane e io non vedevo l'ora tornasse. Sono stato ogni giorno con il pensiero costantemente rivolto a lui e non mi sono mai reso conto del reale motivo, almeno non fino ad ora.
E' bastato un solo sguardo per farmi comprendere tutto, uno sfiorarsi di dita accidentale per capire che quello che ho provato durante la sua assenza è una riconducibile a una sola ragione. Mi sono innamorato di lui.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio volto, lo guardo mentre parla ma questa volta a differenza delle altre non sto prestando attenzione a ciò che dice. Forse perché sono completamente perso, catturato dalla sua stessa esistenza. Uno schiarimento di voce mi riporta velocemente alla realtà.
<< Robbie... Robbie? >> mi richiama con cipiglio divertito, io riesco solo a rendermi conto di quanto bello suona il mio nome pronunciato dalla sue labbra.
Non appena mi rendo conto di ciò che ho pensato arrossisco vistosamente, sento bollire le mie povere guance e sicuramente lui se ne è reso conto. Mi alzo di scatto.
<< S-sto bene >> borbotto.
<< A me non sembra >> si alza anche lui e fa qualche passo verso di me, io indietreggio e inciampo contro il piede del divano rischiando seriamente di cadere, ma due mani forti mi afferrano impedendo il botto.
<< Grazie... >> sussurro timidamente. Da quando sono diventato così insicuro mi domando.
<< Caro sei sicuro di stare bene? >>
<< Sì certo è solo che ho dimenticato di avere un appuntamento importante. Mi dispiace ma ci vediamo presto eh! >>
Non gli concedo nemmeno il tempo di rispondermi che mi fiondo fuori, spero non mi ritenga maleducato ma comunque non è questa la cosa peggiore, ho fatto la figura dell'idiota.
Sospirando mi dirigo verso un piccolo bar, con soltanto l'intento di bere e dimenticare ma poi un pensiero mi folgora facendomi imprecare, ho dimenticato il cappello a casa sua e quindi in un modo o nell'altro devo tornarci, lascio cadere la fronte sul tavolo.
<< Stupido! >> esclamo attirando l'attenzione, non so se è perché sono brillo ma ho scordato che io anche non fosse stato per il cappello a casa di Oscar ci sarei dovuto tornare in ogni caso. Ci abito e non ho soldi per un albergo.
 Decido così di rientrare a tarda notte, la casa è buia, cerco di fare il meno rumore possibile per non svegliare nessuno, cammino in punta di piedi passando per il salone senza rendermi conto della figura in penombra che decide di farmi prendere un infarto e quasi urlare per lo spavento.
<< Ti sei dato alla criminalità Robbie? >> accende finalmente le candele rivelando il suo volto pieno di ilarità, io mi appoggio una mano sul cuore che sta rischiando di esplodermi nel petto. Deglutisco e sorrido nervosamente.
<< Non volevo svegliarvi. >>
Si avvicina con uno strano sguardo sul volto, posa il candelabro sul tavolo e accende il lume.
<< E' molto gentile da parte tua. Allora sei riuscito ad occuparti di quella cosa tanto importante? >> mi domanda e nel suo tono di voce non c'è solo tenerezza ma qualcosa che ancora non riesco a capire.
<< Q-quale cosa? >> lo guardo confuso e balbetto come un idiota.
Si avvicina ulteriormente a me con un sopracciglio alzato e un sorrisetto che non promette nulla di buono, sta rischiando seriamente di farmi perdere l'ultimo briciolo di auto controllo rimastomi in corpo.
 << E' curioso che non te ne ricordi, sei corso via come se ti avesse punto un animale velenoso. Hai bevuto senza di me... Oh Robbie non devi vergognarti...- >>
Da quel punto in poi non riesco più a seguire ciò che dice, mi chiedo solo come faccia a sapere che ho bevuto, poi mi rendo conto di quanto siamo vicini e di quanto con un solo passo potrei annullare la distanza che ci separa, prendo un respiro e faccio per augurargli la buonanotte ma lui mi posa una mano sulla guancia che mi paralizza, lo guardo con un misto di disperazione e desiderio ma anche con tristezza perché so che quello che sto per fare è sbagliato.
Lui è sposato e nemmeno so quanto sia tollerante per certe cose. Ma con la sua mano posata a contatto con la mia pelle la mente mi si annebbia, vedo tutto bianco, mi avvicino e poso le labbra sulle sue, stringo gli occhi per la paura di essere rifiutato, mi aspetto di tutto ma a parte un lieve sussulto lui non fa nulla, rimane fermo, si allontana poco dopo leggermente e mi guarda con i suoi meravigliosi occhi pieni di panico ma c'è anche altro, qualcosa che non riesco a definire.
<< Robbie io non... >> si avvicina di nuovo a me senza terminare la frase e mi bacia, questa volta con più trasporto di prima, le mie labbra si schiudono per chiedere di più e lui non me lo nega, con un gesto di audacità lo tiro sul divano continuando a baciarlo, gli accarezzo i capelli e quando entrambi abbiamo bisogno d'aria ci stacchiamo ed io in quel momento guardandolo con sue labbra lucide, rosse, gli occhi languidi ricolmi di piacere capisco di essere finito e innamorato, follemente innamorato. Sono in imbarazzo totale, non so quale potrebbe essere il comportamento miglio, forse è meglio che me ne vada, così da dargli il tempo di riflettere ed io fare altrettanto.
Mi mordo il labbro inferiore poi mi specchio nei suoi occhi.
<< Forse è meglio se...- >> faccio per alzarmi ma lui mi blocca.
<< Se provi a tirarti indietro adesso giuro che potrei anche ucciderti. >>
Mi lascio sfuggire una risata e lui mi segue a ruota, rimango colpito dalla musicalità della sua voce, poi mi appoggio con la testa sul suo petto e vengo avvolto dalle sue braccia che mi stringono con  leggerezza ed io mi sento fnalmente a casa.
<< Pensavo ti saresti arrabbiato >> mormoro più a me che a lui ma lo stesso mi sente ed io mi sento nuovamente avvampare. A bbassa lo sguardo su di me.
<< Io? >> domanda.
Lo dice quasi ridendo facendomi arrossire.
<< Lo so che tu sei... sei migliore di chiunque altro la fuori. Ma non puoi credere davvero che... >> gesticolo con la mano per fargli capire il mio discorso ma lui sembra non coglierlo, oppure finge, sì perché lo vedo che si sta divertendo da morire a vedermi in difficoltà, sbuffo fingendomi offeso e mi zittisco appogiandomi di nuovo a lui.
<< Sei un caro ragazzo Robbie, davvero molto premuroso >> mi carezza i capelli mentre lo dice ed io lo interrompo.
<< Perché ho la sensazione che stia per arrivare un ma? >>
Sogghigna e mi lascia un delicato bacio sulle labbra, si alza e si avvia verso le scale, una volta arrivato si volta di nuovo verso di me.
<< Buonanotte mio piccolo furtivo ragazzo. >>
Io mi alzo in piedi rosso in viso per l'allusione al mio insuccesso di poco fa.
<< Ma Oscar! >> cerco di fermarlo inutilmente, lui ormai è salito e a me non resta che andare in camera mia. Con il sorriso sulle labbra mi lascio cadere sul letto, non posso credere a quello che è appena successo. Mi appoggio una mano sul cuore, lo sento battere forte, scalpitare quasi come volesse uscirmi dal petto e urlare al mondo la sua felicità, poi però un pensiero adombra il mio viso, che ne sarà di noi domani?  

...

Il mattino seguente scendo in sala da pranzo per la colazione e vi trovo Costance intenta a servirsi un tea, mi esibisco in un timido saluto mentre lei si rivolge a me con un sorriso radioso che si spegne non appena posa lo sguardo sul mio volto.
<< Robbie caro che brutta cera, non ti senti bene? >>
Mi schiarisco la voce e abbasso lo sguardo, odio dover mentire ma non posso fare altro.
<< Non ho dormito molto bene questa notte e a dire il vero non ho nemmeno molto appetito, uscirei a fara una passeggiata. >>
Lei mi sorride teneramente, come una madre premurosa farebbe con suo figlio.
<< Se aspetti un istante Oscar dovrebbe scendere tra poco...- >>  so cosa vuole propormi  perciò non le do il tempo di continuare.
<< Oh no ti ringrazio ma lo annoierei solamente, non sono molto di compagnia questa mattina. >>
Prendo cappello, giacca  e bastone e mi affretto ad uscire, cammino godendomi la leggera brezza autunnale, non mi curo esattamente di dove sto andando, voglio solo non pensare per un po'.
Arrivo al St.James park e mi siedo su una panchina, rimango lì a fissare il lago con le anatre che vi starnazzano dentro, come è semplice la loro vita, sguazzano dentro uno specchio d'acqua dove vi trovano cibo e riparo, lontani dai problemi di noi esseri umani.
Mi lascio cullare da questi pensieri incoerenti e futili, perché pensare a ciò che è stato con Oscar fa troppo male e... Ma cosa vado a pensare, la verità è che sono solo un codardo che fugge dalle sue stesse azioni, sono un ragazzino insicuro e lui così meraviglioso non potrebbe mai amarmi. Sento gli occhi lucidi, me li sfrego con una mano per cacciare via quell'inizio di lacrime, non voglio piangere, e mentre sono perso nelle mie sofferenze qualcuno mi si siede accanto, spero che non sia qualcuno che mi conosce perché non ho proprio voglia di parlare con nessuno ne di spiegare il mio stato di agitazione.
<< Constance mi ha sgridato a causa tua. Si può sapere che le hai detto? >> la figura seduta accanto a me si rivela non altresì che l'unica persona sulla faccia della terra che in questo momento non avrei voluto vedere.
Sussulto e deglutisco, ora è anche arrabbiato con me, un'altra vittoria da aggiungere alla lista. Mi giro lentamente verso di lui ma rimango sorpreso dalla sua espressione, non sembra affatto arrabbiato ma solo... preoccupato?
<< Ho solo detto che non volevo parlare con nessuno e che la mia compagnia ti avrebbe annoiato. Tutto qui, non ho fatto certo riferimento a quella... quella cosa. >>
<< Quella cosa? >> alza un sopracciglio, si gira con il busto più verso di me e mi guarda come quasi non mi riconoscesse.
<< Robbie in fede mia sono certo che tu sei perfettamente capace di esprimerti in maniera molto più articolata di questa. >>
<< Che ti succede? >> mi domanda. Sospiro e guardo la punta delle mie scarpe.
<< Non volevo essere indiscreto. >>
Ridacchia e mi stringe appena il braccio con le sue dita affusolate.
<< Beh credimi che definirla quella cosa è assai molto più indiscreto che chiamarla con il proprio nome. >>
<< Però hai capito cosa intendo >> tiro su col naso e mi volto verso di lui che mi regala uno dei più meravigliosi sorrisi dell'universo.
<< Sì ma cosa c'è che non va? >>
Tipico di lui, alleggerire il problema o fare finta che non esista, ma questa volta c'è ed è enorme.
<< C'è che è sbagliato >> dico freddo, lui deve aver frainteso le mie parole perché lo sguardo che mi rivolge è colmo di delusione così mi affretto a spiegarmi.
<< E' sbagliato perché tu sei sposato Oscar >> lo guardo fisso negli occhi e lui sbuffa una risata, anche se i suoi occhi non stanno ridendo.
<< Ciò che fanno gli uomini nella loro vita privata non è affare delle mogli. >>
Questa poi non doveva dirla, mi alzo su di scatto diventando rosso dalla rabbia, non la sta prendendo sul serio, non sta prendendo seriamente niente di tutto ciò e a dire il vero non so che cosa mi faccia più male di tutta questa storia, so solo che mi sento un idiota, perché probabilmente per lui non ha significato niente e io sto qui a disperarmi sul futuro mentre lui è già col pensiero in chissà quale altra fantasia.
<< Oh ma per piacere! Non rispondermi con una delle tue ora o lo pensi veramente ciò che hai detto? >>
Mi guarda sconcertato.
<< Io non penso mai ciò che dico Robbie caro. >>
 Lo fisso allibito e agito le braccia, la voce mi esce più stridula di quanto non vorrei.
<< Ma fai sul serio!? >> stringo i pugni per evitare di fare una scenata in pubblico, gli volto le spalle e faccio per andarmene quando mi sento tirare per un braccio.
<< Fermati! >> mi avvicina leggermente a lui e mi tira verso la ringhiera che da sul lago, avvicina il viso al mio orecchio provocandomi un brivido lungo la schiena.
<< Noi due non abbiamo futuro se non al riparo da occhi indiscreti >> mi guarda con un espressione di pena sul viso che mi fa stringere il cuore.
<< Se lasciassi mia moglie i riflettori sarebbero puntati su di me. >>
Mi lascio sfuggire una risatina.
<< Lo sono già Oscar se non l'hai notato >> ed è incredibile con che facilità ha fatto svanire la rabbia che provavo, devo essere proprio pazzo per essermi ridotto così, lo guardo sorridere e arrossire appena.
<< Lo so ma in questo caso lo sarebbero in negativo e ci andresti di mezzo anche tu. >>
Annuisco debolmente.
<< Quindi che si fa? >> domando e come al solito non la smette di stupirmi, mi avvolge un braccio intorno alle spalle e la maschera di dolore che avevo visto prima lascia il posto a un sorriso raggiante.
<< Si fa che andiamo a prenderci da bere perché questi discorsi seri e fantasticamente ricchi di melodramma mi hanno annoiato! >>
Lo seguo nella sua ilarità e mi faccio trascinare dovunque lui voglia e mentre camminiamo fianco a fianco sento che questo è il mio posto, per sempre, comunque andranno le cose tra noi.

                                                                                                                                                                                           

                                                                                                                                                                                               ...

E' notte fonda, siamo sul divano da chissà quanto tempo abbracciati, stretti l'uno all'altro mentre ci scambiamo dolci effusioni e carezze, i miei occhi si specchiano nei suoi e sento di avere lo sguardo più innamorato di tutti i tempi, gli bacio di nuovo le labbra e osservo la sua espressione persa ed estasiata, i suoi occhi, ne osservo ogni sfumatura, ogni cambio di colore.
<< Non smettere mai di guardarmi così, ti prego >> gli dico sottovoce, lui mi prende la mano, ne bacia il palmo e mi sorride.
<< E tu non smettere mai di essere così incredibilmente fantastico, come un fiore che rinasce fresco ogni primavera. >>
Sorrido arrossendo.
<< Mi stai chiedendo di non invecchiare? >> lui scuote appena la testa e mi accarezza una guancia.
<< Ti sto chiedendo di rimanere mio per sempre. >>
Lo sguardo che mi rivolge è così pieno di speranza, attende una mia risposta che non tarda ad arrivare, anche se ammetto che un po' mi diverte tenerlo sulle spine, appoggio la testa sulla sua spalla e lui affonda le dita tra i miei capelli.
<< Sono stato tuo dal primo istante in cui ti ho visto, sono nato tuo, sono diventato tuo e morirò tuo >> gli bacio veloce il mento.
<< Non chiedo altro >> sorride prendendomi le mani.
<< Robbie... sono due mesi ormai che viviamo questo giubilio che è nato tra noi  e credimi non potrei desiderare di meglio però...- >>
Alzo le sopracciglia incuriosito e confuso, lo invito a continuare quasi temendo che stia per rifiutarmi. Si schiarisce la voce, arrossisce e mi lancia un sorrisino guardando tutto il mio corpo, io continuo a non capire fin quando un pensiero mi illumina all'improvviso. Che idiota sono!
<< Oh >> dico soltanto causando un cambio di espressione troppo repentino ad Oscar, sicuramente ha interpretato male la mia reazione e il mio mutismo non lo sta aiutanto.
Mi lecco le labbra nervoso e poi lo guardo intensamente.
<< Non potrei essere più felice Oscar se accadesse ma se fino ad ora non ho preso l'iniziativa è soltanto perché non volevo si riducesse tutto al sesso. Non che ci sia qualcosa di male in un rapporto prevalentemente carnale ma io non volevo ti sentissi usato. >>
Non riesco a guardarlo, gli ho lanciato solo un breve sguardo ma poi l'ho spostato altrove, mi vergogno, sono imbarazzato e non voglio lui mi rifiuti. Magari si aspettava da me di ricevere solo il mio corpo - ed io sono pronto a darglielo - ma non voglio nemmeno si stufi di me e potrebbe succedere se continuo a farmi tutti questi problemi da ragazzino.
alla prima cotta.
<< Oh Robbie, tu sei la creatura più splendente e meravigliosamente pura ed io, io folle artista dalle idee strambe ti sto sporcando con i miei peccati >> mi dice questo sollevando il mio mento con due dita costringendomi a guardarlo. Rimango basito, non posso credere che pensi questo di sé. Lui è quello puro e buono, sono io che l'ho indotto in questa strada, se siamo qui adesso è solo perché io non ho saputo trattenermi.
<< Tu non mi stai affatto sporcando, sono stato io ad indurti su questa strada quindi l'unica cosa che ci resta da fare ora è condividere i nostri peccati. >> Mi avvicino al suo viso e lo tiro a me baciandolo, fortunatamente siamo soli in casa e quella stessa notte ci lasciamo andare, prendiamo l'uno il corpo dell'altro fino a consumare la nostra essenza a forza di baci e spinte, carezze e  morsi leggeri.
La notte che ci accompagna assiste muta ai nostri sospiri e ansiti che riecheggiano nella stanza, i suoni melodiosi colpiscono le pareti della camera che a sua volta ce li restituisce, diveniamo un unico groviglio di corpi e lenzuola, con un ultimo bacio ricco di passione mi accascio stremato sul suo corpo, lui mi stringe accarezzandomi la schiena, sorrido beatamente pensando con assoluta certezza che mai nella vità potrò essere più felice di così.
<< A che pensi? >> mi domanda lasciandomi un bacio tra i capelli, continuo ad accarezzargli il petto soffermandomi poi sul suo cuore, mi piace sentirlo battere così forte per me.
<< Sciocchezze. >> 
<< Sei così giovane Robbie non esiste che i tuoi pensieri siano sciocchezze >> sorrido stringendomi più a lui.
<< E tu sei infinitamente buono con me Oscar, troppo. Ma ora dormiamo o altrimenti domattina ci troveranno qui e...- >>
<< Rimarrebbero estasiati dalla poesia dei nostri corpi nudi coperti solo dal manto soffice e delicato di un lenzuolo di lino, chiamerebbero il pittore più famoso per immortalare nella storia la profonda opera d'arte che noi due rappresentiamo. >>
Rido e lo guardo divertito mordendomi il labbro inferiore.
<< Sarebbe un sogno Oscar. >>
<< Lo è. >>
Le settimane seguenti passano senza essere contante, io mi crogiolo nella mia gioia trascurando gli ultimi studi che mi restano da compiere prima di tuffarmi nel noioso mondo degli adulti. Oscar non manca di farmelo notare.
<< Non che mi importi dei titoli ma sarebbe imperdonabile da parte mia lasciare che la tua potenziale genialità sfiorisca a causa mia. >>
<< A dire il vero a causa tua ho perso qualcos'altro. Qualcosa che nessuno potrà più restituirmi >> sorrido in modo malizioso voltandomi verso di lui, il luccichio nei suoi occhi mi da conferma di aver capito, si avvicina a me sinuosamente prendendomi la vita con le mani.
<< Non fare il santarellino so da fonti certe che non lo sei affatto. >> Arrossisco tirandogli piano la camicia.
<< E chi sarebbero queste tue fonti? >> domando alzando un sopracciglio.
<< Sono fonti che un giovanotto per bene non dovrebbe conoscere >> sussurra sulle mie labbra facendomi perdere un battito cardiaco, gli bacio le labbra dolcemente.
 << Io non sono affatto per bene. >>
<< Allora lo ammetti! >> esclama divertito guadagnandosi un leggero pugno sul braccio.
<< Tu non dovresti scrivere? >> gli domando incrociando le braccia ancora fintamente offeso, lo osservo sedersi sul sofà e versarsi da bere muovendo con eleganza quel liquido ambrato all'interno del bicchiere.
<< Dovrei. Ma con te in giro per casa è difficile mantenere la concentrazione. >> Prendo posto accanto a lui guardandolo sbigottito.
<< Non dare la colpa a me io ero qui buono buono quando qualcuno è piombato qui reclamando attenzioni. >>
<< E chi è questa persona? >> mi domanda con un sorriso carico di malizia mentre con le mani tenta di slacciarmi i primi bottoni della camicia, appoggio le mie sopra le sue e le allontano dal mio petto.
<< Qualcuno che se non si mette a scrivere non avrà nemmeno un bacio. >>
<< Oh Robbie sei così criminalmente noioso a volte >> sbuffa contrariato facendomi scappare una risata.
<< Per questo siamo perfetti insieme tu insegni a me come rimanere un fanciullo per tutta la vita e io, sempre se sono in grado di insegnarti qualcosa, ti mostro come certe volte occorre essere maturi. >>
<< E poi magari potrei farti vedere una cosetta >> mi mordo il labbro beandomi della sua reazione prontamente estasiata, si avvicina a me prendendomi il viso tra le mani.
<< Tu sei la perfetta combinazie tra un diavolo tentatore e un angelo paradisiaco e ciò mi manda letterarmente nei matti. >>
<< Il tuo pubblico ti acclama Oscar, non deluderlo. >> Gli sfioro la punta delle dita con le mie e lo lascio tornare al suo lavoro con nel petto la speranza conturbante di ritrovarci questa sera.
Una delle cose che amo fare di più quando siamo insieme è appoggiarmi sullo stipite della porta del suo studio e osservarlo mentre scrive, non si è mai accorto della mia presenza, o almeno io non ho notato nulla, mi piace pensare che lui nonostante si sia accorto di me non dica nulla per non rompere quel momento magico che si crea.
E' così preso quando scrive che sarebbe un enorme peccato intorrompere quella geniale vena creativa così mi limito ad osservarlo in silenzio e ad amarlo in silenzio, perché non so se sapesse il livello del mio amore per lui se mi vorrebbe ancora vicino.
I giorni passano a volte lenti e in alcuni momenti sembra volino via sospinti da una folata di vento, finalmente la sua commedia è pronta ed io naturalmente lo accompagno ad ogni prova e ad ogni spettacolo.
Effettivamente sono quasi sempre con lui e la gente inizia a notarlo e a commentare, una volta è apparsa anche una caricatura di noi due su un giornale dove riportava che il sottoscritto "saltella intorno ad Oscar Wilde come un cagnolino fedele."
Oscar ne ha riso e anche Costance ne è rimasta divertita, ma solo perché non sa la verità, pensa che io stia vicino a lui come se fosse un mentore e un caro amico, io però inizio ad essere preoccupato ed il mio malumore non tarda a palesarsi.
<< Robbie ho bisogno di sgranchirmi e avere una conversazione pacatamente accesa con un certo gentiluomo che si è dato pena di scrivermi una lettera penosamente brutta ma con una grafia eccelsa. Mi ha dato appuntamento questa sera al club, non ho potuto rifiutare, ti andrebbe di accompagnarmi? >>
Alzo il viso verso di lui grattandomi nervosamente i capelli.
<< A dire il vero preferirei riposare >> so che non se la berrà mai, e infatti.
<< Robbie ti stai trasformando in un flaccido signore di mezza età. Sei giovane mio caro dovresti splendere! >>
<< Per questa sera passo. Meglio che la tua brillante conversazione con costui non sia rovinata dal sottoscritto >> provo a giustificarmi in questo modo ma dal suo sguardo noto quella luce di comprensione che mi fa sentire smarrito e insicuro. Si avvicina a me prendendomi le mani nelle sue.
<< Mio piccolo e amabile fiore della notte vuoi dirmi quale pena attanaglia il tuo cuore? >>
Sfilo con delicatezza le mani dalle sue, gesto che mi fa sentire come se avessi del piombo sul cuore e che spezza il suo.
<< Meglio non ci vedano insieme. >>
<< Per quasta sera? >>
<< Per un po' almeno. Oscar ti prego non fare quella faccia. >>
<< Questa il nostro signore mi ha donato quale altra dovrei usare, è un po' sciocco da parte tua chiedermi una cosa del genere. >>
<< Hai capito cosa intendevo. Voglio solo proteggerci. >> Mi avvicino a lui guardandolo con disperazione, sperando che capisca il terrore che mi attanaglia le viscere. Lo prendo per il bavero della giacca e lo tiro verso di me, lui poggia le sue mani sulle mie chiuse e le accarezza delicatamente.
<< Da cosa dobbiamo proteggerci? >>
Deglutisco il magone che prepotente mi è salito in gola, gli occhi sono lucidi colmi di preoccupazione.
<< Dal resto del mondo, o dagli inglesi se preferisci. >>
<< Parlano di noi e la cosa... Oscar io sono sempre con te praticamente, non se la berranno a lungo. La scusa dell'amicizia può durare per un po' ma presto qualcuno potrebbe farsi delle domande. Per questo penso che occorre solo stare un po' lontani così i pettegolezzi si allontaneranno. >>
Scuote la testa e mi allontana appena, a lui non è mai importato cosa si dicesse ma io non sono così coraggioso, non sono come lui malgrado tenti disperatamente di esserlo, lui è migliore di me in centinaia di modi di versi.
<< Robbie >> il suo tono diventa improvvisamente dolce.
<< Presto uno di quegli inglesi con il cappello a cilindro cadrà in un laghetto e la gente avrà di che parlarne per mesi. >>
<< Credi che se ora sparisci improvvisamente nessuno lo noterà? Cominceranno a fare soggezioni anche su quello e a quel punto che farai cambierai paese o ti nasconderai in una soffitta a contare i tuoi giorni? Ti stai esiliando mio caro ed è un esilio del tutto autoimposto, non c'è niente di peggio credimi.  Amo follemente i martiri, trovo che ci sia un che di delizioso nella loro disperazione ma  non permetterò mai che tu...- >>
Non gli lascio terminare la frase che mi fiondo sulle sue labbra divorandole con disperazione stringendo la sua giacca con le dita.
<< Ti amo. >>
<< Ti amo folemente e non riesco a controllare più niente, non riesco a controllare me stesso. Sono perso nell'oblio più nero Oscar e non so se mai ne verrò fuori. >>
Alza lentamente una mano e la posa sulla mia guancia.
<< Vieni con me, il dramma non ti si addice mio caro e ti assicuro che nessuno, nessuno noterà niente. >>
Decido di fidarmi di lui come sempre del resto, ogni parola che dice per me è come acqua che scivola in una caraffa, limpida, piena di bellezza e verità. Passiamo una serata sublime ed io finisco per dimenticare le mie pene lasciandomi cullare dalla purezza della sua voce, ci scambiamo uno sguardo, dura solo un secondo ma è sufficente a percepire tutto l'amore, il rispetto, la devozione che c'è tra noi.



...


<< Vedo come lo guardi. >>
<< Ma di che parli? >>
<< Credi sia stupido per caso? Pensi davvero che non si noti il modo in cui guardi Oscar? >>
<< Non capisco davvero a cosa ti stai riferendo. Lo ammiro è vero ed è un vero amico per me se non il migliore. Cosa c'è di sbagliato in questo? >>
<< Ti distruggerà. Ti spezzerà il cuore in tanti di quei pezzi che non risucirai mai più a rimetterlo insieme. Nemmeno se troverai qualcun altro, nessuno potrà colmare il dolore che ti lascerà. >>
<< Perché mi stai dicendo queste cose? >>
<< Perché ero come te. Prima ancora che tu arrivassi. >>
<< C-con Oscar? >>
<< No. Con un altro uomo. Robbie tu lo ami ma lui no, presto si stancherà di te, troverà un nuovo giocattolo e ti butterà via. >>
<< Io non sono il suo giocattolo. >>
<< Per quanto lui possa tenere a te mio caro ingenuo ragazzo non ti amerà mai, certo ti vorrà bene per sempre e altrettanto ti vorrà nella sua vita ma non più nel modo in cui sei abituato. >>
<< Adesso basta! Non voglio più sentire nulla di queste sciocchezze. Lascia in pace me e lascia in pace Oscar. Non sono più disposto ad ascoltare una parola. >>
<< Come vuoi. Io ti ho avvisato. >>

 


...




Qualche settimana dopo l'uscita della commedia io e Oscar abbiamo deciso di prenderci un periodo di vacanza sulle rive del lago in cui è stata recentemente costruita una graziosa casetta, messa a punto proprio per chi come noi desidera staccare la spina dalla routine quotidiana.
Il luogo è incantevole e i suoi colori dipinti dal tramonto ci accolgono dandoci un benvenuto caloroso, Oscar è estasiato e devo letteralmente trascinarlo in casa a posare la nostra roba.
<< Sembri un fanciullo il giorno di Natale >> esclamo guardandolo con divertimento. Amo vederlo così felice e sereno, passerei ore e ore solo ad ammirarlo in questo stato ma purtroppo per questa sera abbiamo altri piani.
<< Robbie quando arrivano i giovani fratelli Henderson? >>
<< Tra poco più di mezz'ora. Nel frattempo... >> mi mordo le labbra avvicinandomi a lui, lo bacio dolcemente carezzandogli i capelli, lui passa le dita tra i miei facendomi nascere un brivido che arriva fino alla schiena.
<< Potremmo intrattenergi in gualche modo >> sogghigno, lui deglutisce ma scuote appena la testa.
<< Fatico a resisterti ma purtroppo devo mio giovane ragazzo >> sussurra allontanandomi ma continuando a guardarmi con sguardo famelico.
<< Ma certo che devi non vorrai presentarti sgualcito ai nostri commensali >> gli faccio l'occhiolino sorridendo e mi dirigo nella nostra camera a finire di prepararmi.
La serata passa splendidamente, tra risate, discorsi seri o meno, Oscar è straordinario come sempre e i due fratelli sono rimasti rapiti da lui, dal suo modo di fare, di parlare e di lasciare spazio anche a noi di dire la nostra, a fine serata si sono complimentati dicendo "lei è proprio come l'avevano descritto" e Oscar ha risposto "non so se prenderlo come un complimento o meno", dopo di che siamo esplosi tutti in una fragorosa risata ripromettendoci di ripetere la cena prima di tornare a Londra, stavolta indiscutibilmente a casa loro.
<< Non trovi anche tu che siano eccezionali Robbie caro? >>
<< Sì non male, a quanto pare hanno fatto colpo. >>
<< In fede mia non ho mai incontrato due giovani tanto brillanti quanto brutali nell'esprimersi, sono accecato dalla loro bellezza così unica per un essere umano che si vota all'arte. >>
<< E così non ne hai mai incontrati? >>
<< Mai! >>
Alzo gli occhi al cielo e prendo un respiro profondo.
<< Nemmeno uno? >>
<< Nemmeno u... Robbie sei strano questa sera, forse hai esagerato con l'alcol ti ricordi cosa ti dissi tempo fa a proposito di tale, che se as...- >>
<< Sì me lo ricordo ma non ho bevuto troppo, non è questo il problema. >>
<< E allora qual è? >>
Mi avvicino a lui accarezzandogli le guance, gli bacio la fronte, poi le labbra.
<< Fai bei sogni questa notte >> sussurrò sulle sue labbra, lui mi prende le mani tra le sue trattenendomi.
<< Potrei sognare te >> lo dice guardandomi con quei suoi occhi pieni di magia e brillantezza, fatico a non perdermici, sorrido debolmente amareggiato.
<< No questa notte no, non sono io il desiderio delle tue fantasie. >>
Faccio per uscire ma una volta sulla porta lui mi blocca.
 << Ma Robbie... >> non mi volto, deglutisco stringendo l'asse di legno con una mano.
<< Non importa Oscar, davvero. >>
Esco fuori pensando che prendere una boccata d'aria mi farà bene, mi siedo su uno dei gradini  del portico cercando di placare la mente, il venticello mi solletica il viso ma non mi da il sostegno di cui ho bisogno, decido quindi di provare a fumare, di solito ha sempre funzionato ma questa notte no, non può funzionare lo so bene. Mentre sono perso nei miei pensieri sento Oscar sedersi vicino a me, non mi volto, soffio una nuvola di fumo osservandola sfumare tra il blu della notte.
<< Mi rendo conto di essere pesante e noioso. Capirò se non vorrai più avere a che fare con me. >>
<< Io voglio solo capire, questo me lo devi. Siamo venuti qui per passare momenti idilliaci in compagnia del nostro amore e tu ti rintani qui fuori come se fossi un esiliato. Sei ingiusto Robbie. >>
Sbuffo una risata amara e scuoto appena la testa.
<< Del nostro amore? >> mi volto verso di lui che mi guarda confuso.
<< Oscar la verità è che tu non sei innamorato di me, non come io vorrei. Io... sei solo infatuato e presto ti passerà ne sono sicuro ma ti prego non definirlo amore.>>
<< L'infatuazione è una forma d'amore mio caro e come ben sai l'amore ne ha molte di forme. >>
<< No. Voglio dire sì, ma non è la stessa cosa. Io sono... sono follemente, perdutamente innamorato di te. Darei la vita per te. Non vorrei condividerti con nessun altro è questa la differenza! >> agito le braccia per dare enfasi alla frase, lo guardo con disperazione e paura, mi manca il fiato. Appoggio le mani sulle ginocchia sfregando il tessuto dei pantaloni in un segno di nervosismo.
<< Il punto è che io posso anche accettare anzi accetto il modo in cui sei fatto, è anche per questo che ti amo ma tu risucirai a sopportare le mie scenate di gelosia o i miei malumori o...- >> vengo bloccato dalla sua risatina, mi volto a guardarlo fulminandolo con lo sguardo ma anche curioso di sapere che accidenti ha da ridersela tanto.
<< Sembri una giovane mogliettina. >>
<< O ma fanculo! >> mi alzo di scatto per non dargli la soddisfazione di vedermi sorridere, lui si alza e prendendomi per le spalle mi fa voltare, mi stringe in un abbraccio, io appoggio la testa sul suo petto lasciandomi cullare.
<< Non dire parolacce Robbie, le tue labbra non sono fatte per questo linguaggio rozzo e volgare. >>
<< E per cosa sono fatte allora? >> domando seriamente intenzionato a conoscere la risposta.
<< Solo per i baci più belli e candidi, quelli che toccano le tue labbra e le fanno dischiudere come un meraviglioso fiore in primavera. Ma che siano belli è questa la cosa importante, i baci brutti non sono degni di toccare le labbra nemmeno del più reietto degli uomini. >>
<< E per la cronaca puoi essere geloso quanto vuoi, te l'ho giò detto Robbie non esiste che tu sia noioso per il sottoscritto. >> Sorrido sul suo petto accoccolandomi di più a lui .
<< Vedremo quanto durerà, mio raggio di sole >> rido appena pizzicandogli un fianco.
I giorni seguenti passano nella più totale e spensierata allegria e purtroppo con il passare dei soli e delle lune si avvicina il momento in cui dobbiamo fare ritorno a casa. Quella sera per festeggiare la nostra meravigliosa settimana decidiamo di mangiare fuori godendoci la compagnia reciproca e concludiamo con una romantica passeggiata al chiar di luna.
<< Robbie. Robbie! >> dei mugugnii mi arrivano indistinti dal piano di sopra, suoni che presto si trasformano nel mio nome, mi affretto a salire per trovare Oscar ranicchiato sul letto, sudato e con la camicia semi aperta.
<< Si può sapere che succede? >> domando preoccupato avvicinandomi al letto, lui digrigna i denti e fa una smorfia prima di rispondermi.
 << Lo stomaco >> mugugna.
<< Mi fa male da morire, mi si sta dilaniando e squarciando e... e... >> ansima.
<< Non so più parlare Robbie è grave. Deve essere grave per farmi questo. >>
<< Shh sicuramente sarà solo indigestione >> gli accarezzo una mano chinandomi su di lui, gli asciugo la fronte con un fazzoletto.
<< Fa respiri profondi, vuoi che chiamo un medico? Magari ti darà qualcosa per farlo passare più in fretta >> mi guarda con gli occhioni lucidi e sofferenti, annuisce debolmente e poi li chiude. Ha le labbra secche così prima di andare gli faccio bere un po' di acqua, o almeno ci provo visto che sembra di avere a che fare con un bambino.
<< Almeno un sorso. >>
<< Mmm no >> sospiro irritato e gli avvicino di nuovo il bicchiere.
<< Coraggio ti farà bene e poi andrò a chiamare il dottore così ti passerà tutto >> scuote la testa di nuovo.
<< Possibile che riesci ad essere cocciuto anche da malato. >>
Bevo un sorso d'acqua e subito dopo gli poso un bacio delicato con le mie labbra umide, lui mugola sorpreso e apre gli occhi sorpreso.
<< Voglio... essere malato più spesso se queste sono le cure. >>
<< Vado a chiamare il dottore tu fa il bravo >> dico ridacchiando.
Quando il dottore se ne va faccio prendere la medicina ad Oscar con un piccolo trucchetto che usava mia madre con me da piccolo, poi mi siedo sul letto e ci posizioniamo in modo in cui lui possa appoggiare la testa sul mio ventre.
<< Sto morendo Robbie, sono fortunato ad avere un meraviglioso angelo al mio capezzale >> scuoto la testa divertito dalla sua capacità di esasperare qualsiasi cosa quando ci si mette.
<< Non stai morendo, lo ha detto anche il dottore. Non essere così melodrammatico! >>
<< Il dramma fa parte della vita >> alza un braccio verso il mio viso e mi accarezza una guancia con la punta delle dita, io sorrido poi gli prendo la mano, la faccio appoggiare al suo petto stringendola con la mia, gli bacio delicatamente la fronte.
<< Robbie oddio il dolore è così forte! >>
<< Shhh senti cosa faremo >> abbasso il tono di voce per farlo rilassare.
<< Adesso io ti leggerò un meraviglioso libro scritto da un'autore che definire fantastico è riduttivo. Vedrai ti piacerà e ti farà passare tutto >> mi allungo per prendere il libro che poco fa avevo poggiato sul comodino.
<< Chi è questo autore ? >> domanda stringendo i denti.
<< Oh beh un certo Oscar Wilde, non so se lo hai mai sentito nominare. >>
<< In vita mia? Mai. >> Rido riuscendo a  far ridere anche lui poi mi appresto a leggere il suo primo romanzo, lo porto sempre con me, mi è d'ispirazione ed è anche come un porta fortuna e poi credo che sotto sotto ci sia una motivazione molto più romantica che non sto ad esplorare ora.
Il mattino seguente mentre Oscar giace ancora tra le braccia di morfeo io scendo a preparare qualcosa per colazione, poco dopo sento dei rumori e vedo la sua figura spettinata spuntare nella sala, sorrido notando che ha un aspetto decisamente migliore della sera prima.
<< Un cadavere che cammina presto prendete i forconi! >> lo prendo in giro ridendo guadagnandomi un' occhiataccia, è raro che lui si alteri o si indispettisca e quando lo fa è assolutamente adorabile.
<< Non scherzare Robbie sono estremamente sicuro di aver rischiato la vita >> mi avvicino a grandi passi e lo abbraccio dandogli il buongiorno con un dolce bacio.
<< Allora sono stato un bravo infermiere, non si lamenterà con i miei superiori signor Wilde? >>
<< Come potrei, il suo servizio è stato impeccabile sotto ogni punto di vista >> ride e mi lascia un bacio sulla punta del naso, poi prende una fetta di pane e l'addenta.
<< Piano o ti tornerà mal di stomaco >> mi tira per un braccio verso di lui.
<< Sta zitto e baciami dottore. >>



 ...    


Una volta giunti i lunghi mesi invernali mi trovo costretto a partire per un tirocinio dall'azienda presso cui ho trovato lavoro, la mia meta è Parigi a detta di Oscar "troppo romantica per andarci da soli" ma purtroppo lui non ha potuto seguirmi, così passiamo questi lunghi mesi lontani scambiandoci lettere piene di amore e solitudine. Mi manca terribilmente e da quanto scrive anche io manco a lui anche se alcune volte mi chiedo se lui fosse qui, al posto mio, se condurebbe la vita casta che sto conducendo io per lui. In alcuni casi mi lascio soggiogare dalla risposta romantica e ideale che la mia fantasia suggerisce mentre altre volte prende il sopravvento la cruda verità.
E' una Domenica particolarmente fredda di Dicembre che i miei più temuti dubbi vengono sciolti, come mantello di rossa lava su un manto innevato. Sento bussare freneticamente alla porta della mia piccola e umile stanza, mi affretto ad aprire e mi ritrovo una figura ricoperta di neve dalla testa ai piedi, o meglio dal cappello ai piedi.
<< Oh santo cielo! >> sussulto sbigottito mettendomi una mano sulle labbra, la figura avanza di un passo, con quella sciarpa avvolta fino al naso fatico a riconoscerne l'identità, ma è la sua voce a togliere ogni dubbio.
<< Santo non direi... tutta questa neve sembra scesa direttamente dall'inferno. >>
<< Oscar!? >>  esclamo ancora più stupito di prima, lui odia il cattivo tempo, non sopporta di viaggiare in condizioni meteorologiche che non consentono di muoversi liberamente ed ora, invece, eccolo qui davanti alla mia porta, ricoperto di neve e tremante come un gattino randagio sotto la pioggia.
<< In persona mio caro, sempre che ci sia rimasto ancora qualcosa di umano in me sotto lo strato di ghiaccio >> si toglie il cappello e la sciarpa facendo scivolare via i fiocchi accumulati, lo aiuto a togliersi la giacca ancora scioccato dalla sua improvvisa apparizione, mi riscuoto velocemente vedendolo tremare, lo afferro per un braccio e lo trascino davanti al camino, prendo una coperta di lana e gliela avvolgo intorno al corpo e infine preparo qualcosa di bollente da fargli bere, le mie domande possono aspettare, non voglio muoia di ipotermia.
Una volta sistemati mi siedo vicino a lui osservandolo bere a lunghi sorsi il tea bollente, sorrido teneramente e con una mano stringo la sua al disotto del cumulo di coperte.
<< Piano o ti andrà a fuoco la gola >> lui mugola qualcosa di incomprensibile poi mi guarda ancora con le labbra leggermente tremanti.
<< Credimi Robbie solo il fuoco può sciogliere quel che ne è rimasto delle mie interiora in questo momento >> rido e con un braccio cingo le sue spalle.
<< Sempre il solito drammatico >> lui sta per ribattere ma con un bacio freno le sue parole.
<< Ma questa volta credo tu abbia ragione. >>
Gli tolgo la tazzina dalle mani e l'appoggio sul tavolino davanti a noi, il tremolio che scuoteva il suo corpo è quasi del tutto cessato, lo stringo tra le mie braccia felice come non mai di averlo lì con me.
<< Cosa ti porta da queste parti? Voglio dire ci deve essere un motivo per averti spinto fin qui a Parigi. E' forse successo qualcosa? >> domando allarmato, lui mi rivolge uno sguardo intenerito e con un debole sorriso sussura.
<< Tu. >>
Lo guardo non capendo e allora dopo avermi dato un bacio con le sue labbra rese tiepide dal tea mi dice ciò che mai avrei creduto di sentirmi dire, almeno non in questo modo e in questo frangente.
<< Mi mancavi terribilmente Robbie, ogni giorno era come un macigno che si posava sul mio cuore e non mi faceva respirare, credo di avertelo scritto nelle mie lettere, probabilmente in ognuna di esse, mi meraviglio tu sia stupito mio caro. >>
Lo guardo confuso e meravigliato, balbetto qualcosa poi schiarendomi la voce gli faccio presente ciò che in questi mesi ha attanagliato il mio cuore.
<< Beh ecco vedi, il punto è che leggerlo su una lettera...- >>
<< Tutte. >>
<< Su tutte le lettere è una cosa, gli avevo dato un peso diverso ma vederti qui davanti ai miei occhi, in un altro paese e per di più ricoperto di neve a dirmi che ti manco è... reale. Così reale che fa male, fa male aver dubitato, almeno in parte di ciò che mi hai scritto. >>
Una lacrima lascia i miei occhi ora lucidi e pieni di tristezza e senso di colpa, ho dubitato di lui, della persona che dico di amare e invece non faccio altro che ferire, in continuazione. Lo guardo cercando nei suoi occhi quel perdono che non so se arriverà, ogni secondo di silenzio con il quale mi punisce per me è come una stilettata fin sotto la pelle, il mio cuore bucato e sanguinante implora il suo di non finirlo, di concedergli quella grazia che a ogni criminale è concessa, un ultimo desiderio.
<< Robbie... come potevi fidarti di me se non ti ho mai dato modo di farlo >> sussurra con voce arrochita forse dal freddo, forse da altro, con il pollice asciuga la lacrima che ancora solca delicata la mia guancia.
<< Non piangere mio angelo, non sono certo venuto qui per farti versare lacrime. >>
Con uno slancio improvviso lo catturo tra le mie braccia e finalmente riesco a sorridere o meglio ridere.
<< Oh Oscar sono così immensamente felice di vederti >> lui mi stringe lasciandomi un bacio sul collo.
<< Lo spero bene, altrimenti tutta questa fatica a che sarebbe servita? >>
Dopo una notte passata stretti l'uno nelle braccia dell'altro il mattino si fa sentire pungente e per me è arrivato il momento di lasciare il caldo nido fatto di coperte e braccia sicure, mi vesto cercando di fare il meno rumore possibile ma dei mugugnii mi avvertono che è troppo tardi, non volevo svegliarlo, stanotte praticamente non abbiamo chiuso occhio. Mi avvicino lentamente e gli bacio la fronte scostandogli una ciocca di capelli.
<< Dove vai? >> mi chiede con voce assonnata.
<< A lavoro, purtroppo non sono qui in vacanza io >> per tutta risposta ricevo uno sbuffo sconsolato e una girata di spalle.
<< Noioso >> mi accusa facendomi ridere, mi chino lentamente su di lui avvicinandomi al suo orecchio e sussurrandogli piano.
<< Ma questo pomeriggio sarò tutto per te. A tua disposizione per ogni tuo piccolo e peccaminoso desiderio >> lo bacio dietro all'orecchio dove so che più gli piace e mi tiro su sogghignando, aspetto una sua reazione che stranamente non arriva così mi avvio verso la porta della stanza quando vengo fermato dalla sua voce roca.
<< Robbie. >>
<< Si? >>
<< Sei un bastardo. >>
Scoppio in una risata fragorosa.
<< Non è da te usare questo linguaggio. Vedi di moderare i termini signorino o sarò costretto a placare quella tua linguaccia, in un modo o nell'altro. >>
<< Non vuoi proprio andarci a lavoro questa mattina...- >>
Rido ancora ed esco da quella stanza prima di cambiare idea, le ore passeranno molto lente già lo so e stare lontano da casa pensando che c'è lui ad aspettarmi mi uccide.
La mattina come previsto passa lenta e i mie pensieri sono praticamente tutti rivolti ad Oscar che vaga da solo per la mia piccola stanza, finalmente quando l'ora di uscire si avvicina mi fiondo fuori nemmeno fossi inseguito da un branco di leoni.
Prima di andare a casa mi fermo dal fioraio, prendo un mazzo di fiori, il più bello che riesca a comporre e poi mi affretto a rientrare. Apro la porta che come al solito non manca di scricchiolare ed entro, lo trovo seduto sul divano a fumare una sigaretta con indosso... la mia vestaglia.
I fiori mi cadono di mano, lui si alza lentamente, molto lentamente puntandomi come un predatore la sua preda, si avvicina di qualche passo camminando sinuosamente, guarda i fiori poi me con sguardo smaliziato.
<< Quelli erano per me? >> riesco soltanto ad annuire senza mai distogliere lo sguardo su di lui, lo osservo chinarsi per raccoglierli, li annusa e con espressione estasiata esclama.
<< Meravigliosi! >>
<< Tu... t-tu non, non hai... non sei vest...ito >> balbetto mentre lui si avvicina posandomi un bacio sul collo che mi fa rabbrividire, indietreggio sbattendo contro il muro e fisso il suo sorriso compiaciuto, so cosa sta facendo, si sta vendicando, e lo sta facendo in modo assolutamente divino.
<< Ho pensato che questa mattina non sei stato molto gentile ad andartene in quel modo, non è da gentiluomini un comportamento così volgare Robbie. Qualcuno deve insegnarti le buone maniere. >>
Deglutisco rumorosamente, gli accarezzo il petto e ciò che esce dalle mie labbra è poco più che un sussurro.
<< Volevo... portarti a pranzo >> la mia gola è secca catturata prepotentemente dall'eccitazione.
<< Che gentile >> mi dice facendo scivolare via la giacca che ancora avevo indosso, mi slaccia i bottoni della camicia uno ad uno, con una lentezza esasperante poi si avvicina iniziando a baciarmi il petto mentre io affondo una mano tra i suoi morbidi capelli sforzandomi di non tirarli.
Mentre sono preso dal piacere più assoluto, perso nel desiderio che finisca presto ma anche che non finisca mai qualcuno bussa la porta interrompendo l'idillio che si era creato, sbatto un pugno contro al muro imprecando a denti stretti, Oscar ridacchia e tira su il viso.
<< Chi è a quest'ora? >> mi domanda ed io scuoto la testa più confuso di lui.
<< Non ne ho la minima idea. >>
Si allontana da me avviandosi in corridoio.
<< Dove vai? >> gli chiedo confuso.
<< Ad aprire che domande. >>
<< Ma, ma non puoi andare così Oscar! >> bisbiglio con enfasi ma lui mi fa segno di tacere, io mi stropiccio il viso con una mano, rassegnato al fatto che verremo scoperti e cacciati da Parigi anzi da tutta la Francia per sempre, prendo un respiro profondo e ascolto cosa succede con il cuore in gola.
Lo sento dire qualche parola in tedesco, più di qualche parola ma non riesco a capirne nemmeno una naturalmente, mi domando perché ci stia mettendo tanto e la tentazione di andare da lui è forte ma resisto, quando finalmente sento chiudere la porta tiro un respiro di sollievo appoggiandomi una mano sul cuore come per calmarlo dalla frenesia che lo ha colto fino ad ora.
<< Da quando sai il tedesco!? E si può sapere chi era? >> lo tempesto con le mie domande non appena mette piede in sala, lui mi guarda divertito e scoppia in una breve risata facendomi alzare un sopracciglio contrariato.
<< Oscar >> incorcio le braccia, lui scuote una mano ancora ridacchiando.
<< Va bene, va bene, per prima cosa non ho la minima idea di ciò che ho detto a quel fanciullo. >>
<< Ma allora come...- >>
<< Mi sono limitato a dire parole a caso, le prime che mi sono venute in mente dal mio arrugginito tedesco, gli ho dato due scellini e se ne è andato. >>
<< E non hai pensato che lui potesse che so sapere il tedesco? >> gli domando sbigottito, lui si limita a sorridermi e con una mano mi sfiora una guancia.
<< Tesoro mio oggigiorno con il denaro si mette a tacere tutto. >>
<< O quasi >> controbatto.
<< O quasi >> mi fa eco divertito.
<< Sei incredibile. >> lo rimprovero bonariamente ma lui mi sorride altezzoso.
<< Lo so. >>
<< Non era un complimento >> incrocio le braccia al petto senza riuscire a nascondere un sorrisino.
<< Ancora meglio, le critiche hanno sempre il pregio di dire la verità. >>

...


Il tempo passato a Parigi con lui è stato uno dei più belli di tutta la mia vita, lui non ha avuto occhi che per me ed io per lui. Una volta entrambi a Londra la nostra relazione è andata avanti, sempre tra le mura segrete di qualche stanza,  per quanto il desiderio di poter vivere il nostro amore appieno senza coprirlo con una tela fatta di menzogne, resta il fatto che ora per lui ci sono solo io. Sono giunto alla felice conclusione che lui mi ami esattamente allo stesso modo in cui lo amo io, quei dubbi che avevo erano solo granelli di polvere che mi impedivano di vedere la verità.
<< Credi che dovremmo bruciare le nostre lettere? >> gli chiedo un giorno a casa sua mentre siamo seduti uno di fronte all'altro a bere e fumare.
<< Cosa, ma sei impazzito? >>
<< E' che qualcuno potrebbe scoprirle >> gli confesso preoccupato ma lui mi rassicura con uno dei suoi sorrisi più dolci.
<< Nessuno le scorpirà se avremmo cura di tenerle dove nessuno puà toccarle. >>
<< Le mie sono molto al sicuro allora >> sorrido impacciato e lui mi guarda in un modo che mi fa arrossire e abbassare lo sguardo.
<< Sei così premuroso Robbie, lo sei sempre stato ma ogni giorno che passa questa tua qualità si fa sempre più intensamente bella e luminosa. >>
<< E tu non credi di meritarlo? Per come la vedo io meriti tutta la premura di questo mondo Oscar. >>
<< Non tutti la pensano esattamente come te >> mi sussurra spostando lo sguardo verso il basso, è raro che lui si lasci andare alla malinconia o alla tristezza, di solito tratta anche le questioni più delicate con la sua ironia pungente ed ora invece si sta aprendo con me, e questo mi fa onore, forse sono l'unico con cui riesce ad aprire totalmente il suo cuore. Gli prendo la mano, stringendola con delicatezza, sfiorando le sue dita con le mie.
<< Da quando ti importa di ciò che pensano quelli la fuori? Loro non sanno niente di te, vedono solo ciò che tu vuoi fargli vedere e giudicano in base alle fantasie che la loro testa crea. >>
<< Ma io sto tradendo mia moglie, quale uomo fa questo? Fingo che tutto vada bene, che la cosa non mi sfiori più di tanto ma non è così io...- >> gli prendo il viso con le mani e lo faccio voltare verso di me.
<< Non puoi cambiare la tua natura, non è colpa tua se la società vuole obbligarti a essere ciò che non sei, è come se ti costringesse a farlo, a dire bugie e ingannare. Se fosse una situazione diversa, se la fuori non fosse pericoloso per il nostro amore allora, allora sono certo che non lo faresti. Che saresti disposto a vivere con me, o con qualcun altro, saresti disposto a vivere con il tuo amore senza rimorsi o paure. Ma quale altra scelta hai? Vivresti comunque nella menzogna, però se tu decidessi di non voler più continuare con me io lo capirei, ti capirei Oscar credimi. Desidero solo tu faccia ciò che è meglio per te, qualsiasi cosa sia io sarò al tuo fianco, sempre. >>
Mi guarda con quei suoi occhi scuri, resi più luminosi dalla luce del sole, arrossati per le lacrime a cui vuole impedire di scendere, non mi muovo, levo lentamente le mani dal suo viso e me le appoggio in grembo.
<< Puoi piangere se vuoi. >>
Il mio è un sussurro, non penso nemmeno che mi abbia sentito ma vedo il suo viso prima impassibile poi contorcersi in una smorfia di dolore, si lascia andare in un pianto appoggiando la testa sulla mia spalla, gli accarezzo delicatamente i capelli, passandoci le dita in mezzo, con l'altra mano accarezzo la sua schiena scossa dai singhiozzi.
Piange tutte le sue lacrime, lacrime che sanno di tristezza, rammarico, rabbia, frustazione e senso di colpa. Lo so perché sono gli stessi sentimenti che provo io ma per lui devono essere ancora peggio, ingigantiti dalla responsabilità che ha, dal nome che porta, da ciò che la gente si aspetta che lui sia.
Un uomo che non ha mai avuto paura di mostrare se stesso, di criticare ciò che la gente non osa nemmeno nominare, di esprimere la verità in modo tagliente, verità che le persone non sono pronte ad ammettere. Quest uomo immenso si ritrova a dover nascondere la parte di se stesso che più brucia e minaccia di uscire impavida, quel fuoco che attanaglia il cuore e strappa le viscere, i suoi sentimenti, puri e candidi così come sono nati, sono costretti a giacere sotto un mare di menzogne solo perché qualcuno ha detto che sono sbagliati. E so che lui non ci penserebbe due volte a gridarli al mondo intero, ma non rischia solo la sua reputazione, è la sua vita ad essere in pericolo e non può permettere di metterla in pericolo, io non lo posso permettere, e finché avrò vita lo proteggerò sempre da quelle serpi viscide che vogliono trascinarlo nel fango.
<< Tu sei... sei così candido Robbie >> mi dice tra un singhiozzo e un altro.
<< Ho tradito anche te, io ti ho tradito >> mi confessa piangendo sempre con il viso appoggiato alla mia spalla. Mi fa male, mi ha fatto male, mi ha dilaniato il cuore, spezzato in milioni di pezzi solo con una frase ma stringo i denti, serro la mascella, chiudo gli occhi lasciando andare una singola lacrima solitaria, lo avvolgo tra le mie braccia stringendolo più forte.
Lui ha bisogno di me, non possiamo permetterci di essere spezzati entrambi, per questo metto da parte il mio dolore, per amor suo, molti direbbero che sono pazzo, ed è vero lo sono, sono pazzo di lui e niente potrà mai impedirmi di tenerlo con me, di stargli vicino e stringerlo impedendogli di crollare anche se quello che sta per cedere sono io.
<< N-non dici niente >> mormora asciugandosi una lacrima, io sorrido sapendo che lui non può vedermi dalla quella posizione, il mio sorriso è amaro.
<< Io ti amo. Questo basta per entrambi. L'unica cosa che ti chiedo, l'unica Oscar è di non mettere in pericolo la tua stessa esistenza. So bene che è rischioso di per sé vivere le nostre passioni di nascosto, ma tu non sfidare la sorte te ne prego. Morirei se ti succedesse qualcosa, ne morirei. >>
Gli bacio la testa con delicatezza, lui si alza appena giusto lo spazio per guardarmi negli occhi.
<< N-non mi succederà niente, te lo prometto >> sussurra con voce arrochita, io annuisco e sorrido.
<< Bene. Perché altrimenti sarò io a prenderti a calci >> dico serio facendolo scoppiare in una sonora risata, lo seguo a ruota spezzando quel momento di malessere e tristezza.
<< Posso offrirti il pranzo? >> mi domanda dopo essersi placato dalle risa.
<< No. >>
Arriccia le sopracciglia confuso dalla mia risposta, è così tenero quando fa quello sguardo che mi fa sciogliere il cuore.
<< No? >> mi domanda quasi timoroso.
<< No, perché sarò io ad offrirtelo e tu non fiaterai, non ti lamenterai e lo acceterai perché sono molto arrabbiato con te in questo momento. E tu hai già fatto abbastanza per me, mi hai già dato troppo, dovresti imparare anche a ricevere. >>
<< Ma Robbie...- >>
<< Ah. ah. Niente ma. >> mi alzo e gli offro il braccio.
<< Andiamo? >>
Sorride e afferra il mio braccio lasciandomi anche un breve bacio sulle labbra.
<< Che cosa ho fatto per meritarti? >> mi domanda prima di avviarci verso la porta, alzo gli occhi al cielo arrossendo, ignoro la sua domanda ma lui cocciuto come sempre mi tira per il braccio cercando il mio sguardo, sospiro lievemente esasperato ma non resisto ai suoi occhi da cucciolo, apro e chiudo la bocca per ribattere ma poi mi rassegno a parlare.
<< Semplicemente? Esisti, ecco cosa hai fatto. >>
Lo vedo indurire la mascella, gli occhi gli si inumidiscono all'istante e allora lo prendo per il braccio.
<< E ora andiamo o vuoi forse allagare la casa? >>
Ride, di nuovo, ed è per merito mio, non potrei sentirmi più orgoglioso e fiero come in questo momento. Usciamo di casa tenendoci a braccetto e ticchettando con i nostri bastoni sul selciato secco di Londra.
<< Ti sembrerò un vecchio, noioso, piagnucolone oggi >> dice strappandomi una risatina.
<< Solo vecchio >> gli confesso bonariamente guadagnandomi un pizzicotto.
<< Ehi! non è questo il modo in cui un giovanotto dovrebbe parlare! >> mi rimprovera falsamente offeso.
<< Che c'è l'ho hai detto tu di essere vecchio! >>
<< Ma tu non mi hai contraddetto Robbie non si fa. >>
<< Oh scusa. Che imperdonabile errore. Lascia che rimedi >> mi schiarisco la voce.
<< Avrei dovuro forse dire, quale sciocchezze va dicendo mio signor Wilde, lei è il più candido tra i fiori, il più celestiale e magnifico essere di cinquecento anni sceso sulla terra! >>
Lo guardo divertito mentre osservo la sua espressione che si fa via via più scioccata.
<< Robbie oggi sei tremendo! >>
Gli afferro nuovamente il braccio tirandolo a me, gli sussurro piano.
<< Dai lo sai che sei carino. >>
<< Carino! >> quasi lo urla indignato e io mi mordo le labbra per non scoppiare a ridere.
<< Shh vuoi che ci sentano tutti? >> non riesco a smettere di sghignazzare.
<< Io non ci vengo più a pranzo con te >> mormora indignato ed io decido che lo scherzo può bastare, prima che si offenda davvero. Mi avvicino a lui, con il viso vicinissimo al suo orecchio per far si che nessuno senta.
<< In verità io penso che tu sia l'uomo più bello che esista. >>
Mi stacco da lui di fretta continuando a camminare, rosso in viso per l'appena confessione avvenuta, sento i suoi passi svelti dietro di me che mi raggiungono, non dice niente ma con la coda dell'occhio noto le sue guance arrossate e il lieve sorriso che gli illumina il viso.





...



Dopo quel giorno di confessioni, lacrime e sorrisi il nostro rapporto si è fatto più stretto, solido e il mio amore nei suoi confronti cresce a dismisura ogni giorno che passa si fa sempre più abbondante, quasi che ho paura possa trabboccarmi dal cuore.
Un'altra brillante commedia è stata scritta, accolta sia dal pubblico che dalla critica che non smette mai di inzozzare con i suoi commenti poco graditi. Ma come dice Oscar "nulla di merviglioso rimane per sempre intoccato."
La felicità ci accoglie, ci abbraccia e posso solo ritenermi fortunato di poter vivere ogni istante accanto a lui.
E' un Martedì di Maggio mentre siamo nel pieno delle nostre risate che i suoi occhi incontrano quelli di qualcun altro, lo vedo il momento in cui vengono catturati, presi all'amo senza possibilità di essere lasciati andare. Mi zittisco improvvisamente facendomi del tutto serio, fisso lui poi l'altro ragazzo, giovane, bello e probabilmente ricco, non che questo sia mai importato ad Oscar.
Ma ha le caratteristiche perfette capelli biondi, candidi come quelli di un angelo, occhi grigi velati d'azzurro, espressione fiera, pelle diafana, un angelo tentatore che sembra essersi venuto a prendere ciò che gli spetta di diritto per nascita.
Sono rimasto lì impotente osservando il momento in cui i suoi occhi hanno lasciato i miei per posarsi su quelli di questo meraviglioso ragazzo, da quel momento ho capito che mai più li avrei avuti su di me, non allo stesso modo, oramai appartenevano a lui. Ho udito il rumore nel preciso momento in cui il mio cuore si è spezzato e il suo riacceso di battiti, nuovi battiti di un nuovo amore, di una nuova scoperta, di una nuova passione.
Lo imploro in silenzio, sperando, pregando che si giri verso di me un' ultima volta, che legga nel mio sguardo la supplicca di andarcene via, di venire via con me, non voglio perderlo, perdere un amore fa male ma perdere l'amore uccide. Ma lui non lo fa, non si gira, ormai incantato da questo ragazzo, Lord Alfred dice di chiamarsi ma lui può chiamarlo Bosie.
<< Ho sentito parlare di lei, signor Ross >> si rivolge a me con la sua voce ferma e tagliente come una lama appena affilata, voce che mi riscuote dai miei pensieri.
<< Spero solo in senso positivo >> rispondo anche se la mia voglia di conversare è ridotta a zero.
<< Non si possono dire cose cattive di te Robbie, tu sei assolutamente perfetto. >>
Mi meraviglia che sia lui a parlare, il mio Oscar, non più mio oramai, gli rivolgo un sorriso piatto, anzi lo rivolgo più al tavolo che a lui, non ho il coraggio di guardare nessuno, non voglio stare qui a vedere come mi viene strappato via l'unico uomo che abbia mai amato davvero.
Ma ho promesso che gli sarei rimasto vicino qualsiasi cosa sarebbe successa e così rimango, senza proferire parola, annuendo appena e osservando come quei due sembra siano fatti l'uno per l'altro.
Perdo il senso del tempo, non so esattamente quante ore o minuti siano passati da quando hanno iniziato la loro conversazione, Oscar sembra estasiato, Lord Alfred rapito ed io un cumulo di pelle e ossa rimasto bloccato a qualche attimo fa, quando ancora ero felice.
Con una scusa forse troppo banale mi alzo dicendo che ormai si è fatto tardi e gli impegni chiamano, stringo la mano al giovane ragazzo fingendo che ha fatto piacere anche a me conoscerlo e lascio quel posto chiudendomi la porta alle spalle, senza voltarmi indietro.
Come per beffa si mette anche a piovere ma poco mi importa in questo momento, mi appoggio a una ringhiera e fisso il vuoto, vedo solo grigio davanti a me, la pioggia mi bagna il viso, o forse sono le mie lacrime, non lo so più, ad un certo punto non sento più la pioggia battere sopra la mia testa ma incredibilmente davanti a me continua a piovere, vedo le gocce ma come mai non le sento più?
Mi riscuoto, alzo lo sguardo e vedo una stoffa nera sopra il mio capo, un stoffa sorretta da un manico trattenuto da una mano, qualcuno si è avvinato a me con un ombrello, forse ha avuto pena per me, beh ha sbagliato non sono più degno di niente io.
<< E' successo vero? >> mi dice l'uomo con l'ombrello ed io ne riconosco la voce.
<< Non è colpa sua. >> Rispondo rigido cercando di mantenere un contegno.
<< No. Non è mai colpa loro. >> Mi stupisco delle sue parole ma poi continua.
<< Almeno non lo sarà per noi, per i nostri occhi rimarranno sempre perfetti, intonsi, tele bianche da guardare e non toccare. Mentre noi invece possiamo essere dipinti, impiastricciati, sporcati, strappati, svuotati dall'ultimo briciolo d'amore che ci
rimane. >>
<< Me lo ha spezzato >> mormoro tra i denti.
<< Distrutto, sbriciolato e calpesato, fatto in mille pezzi e gettato via >> stringo la ringhiera con forza da far dolere le mani, le lacrime cadono tintinnando sul ferro, mischiandosi con le altre gocce gemelle ma meno salate.
<< Smetterà mai di fare male? >> chiedo come uno sciocco pur sapendo la risposta.
<< Mai. >>



...



Ed aveva ragione, non ha mai smesso di fare male, nemmeno un giorno o un secondo, più il tempo passava investendomi con la sua forza più il mio cuore era dilaniato, sconfitto come un bambino a cui è stata scoperta una marachella e impedito di giocare in giardino. Ho provato ad andare avanti, molti hanno cercato di lenire il mio dolore ma l'unico che avrebbe potuto riuscirci era perso tra le braccia di un altro.
Che occhi tristi hai Robbie mi dicono, non sorridi più che è successo mi chiedono ed io rispondo sempre le stesse cose, il lavoro, le preoccupazioni, tutte menzogne.
Mi sforzo di apparire normale, di uscire e ridere qualche volta ma è tutta una maschera, continuo a stargli accanto, ad Oscar, primo non potrei mai risucire a vivere seza di lui e secondo, desterei sospetti, ed ho promesso che lo avrei sempre protetto.
Continuo ad esserci per lui a giorie dei suoi successi, ad asciugare le sue lacrime quando si sfoga con me per il comportamento eccessivamente egoista di Bosie, rimango in silenzio ascoltandolo, ho cercato di fargli capire che Bosie non lo merita, che è troppo pieno di sé per stare accanto a un'anima delicata come la sua, ma ogni volta, dopo le lacrime, Oscar si asciuga gli occhi, è solo un fanciullo dice.
Già, peccato che questo fanciullo è in grado di distruggerlo se solo si mette in testa di farlo vorrei dirgli, ma taccio, le parole sono inutili, Oscar ha preso la sua decisione, ha scelto di amarlo e così sarà, non importano le volte in cui mi dice che ne ha abbastanza delle scenate di Bosie che non vuole rivederlo più, io so che non sarà così.
La prima volta ci ho creduto davvero, ne ero felice ma poi è tornato e tutto è ricominciato, la seconda volta pensavo Oscar avesse davvero capito la lezione e invece niente, di nuovo Bosie in lacrime e lui pronto a braccia aperte ad accoglierlo, e così ho smesso di credere alle parole di Oscar, sapevo che per ogni volta che mi diceva basta non sarebbe stato così.
Gli sto accanto come sempre, ma solo come spettatore della sua vita non più come partecipante attivo, noto la sua colonia più piccante quando deve uscire con lui, ne sento le note, ho imparato a conoscerle, me ne beo ma solo da lontano, non mi è più concesso affondare il viso fra i suoi capelli, nell'incavo del suo collo, non che lui mi rifuterebbe ma sono io che ho abbastanza rispetto per me stesso da non farlo.
Non voglio essere uno dei suoi amanti, anche se ormai sono stato rilegato a quel ruolo, non voglio essere usato per puro intrattenimento mentre Bosie si prende tutto il meglio, le sue risate, osservarlo mentre scrive o mentre dorme.
A volte mi chiedo se anche Bosie nota tutto questo, tutto ciò che ho notato io, le particolarità che rendono Oscar, Oscar, se ha mai notato che quando sta per svegliarsi arriccia per un momento il naso, il suo russare lieve quando si addormenta a pancia in giù, se anche lui facendoglielo notare si è preso in tutta risposta una cuscinata finita poi a fare l'amore dolcemente per ore.
Vorrei chiederglielo al biondo ora ragazzo di Oscar se anche lui si è perso a contemplarlo chiedendosi cosa stesse pensando in quel momento, se ha notato che a volte mentre scrive emette qualche piccolo sbuffo, che quando ti sembra perso con il braccio appoggiato ad una sedia e la mano a sorreggergli il viso se ne esce improvvisamente con una leggerezza così insensata da farti scoppiare il cuore di gioia e dal ridere, o semplicemente sancisce di avere fame mentre tu hai creduto che fino a quel momento fosse perso in chissà quale macchinazione, chissà quale genialità stesse partorendo.
Perché lui è sempre stato così, un genio racchiuso in un infantile, meraviglioso essere umano.
E vorrei domandarglielo proprio ora mentre ansima sotto di me - perché me lo sono preso Bosie, almeno per una notte doveva essere mio, in fondo è stato lui a cercare me, perché negarmi la possibilità di sfogare la mia frustazione proprio con lui? - vorrei domandargli se lui le ha notate tutte queste cose, se lui lo rende felice Oscar.
Vorrei urlargli in faccia che io non l'ho mai tradito Oscar  mentre lui si fa sbattere da chi più li conface, bene ed ora è il mio turno, almeno se non posso avere Oscar lui avrà di nuovo una parte di me, indirettamente.
<< Io lo amavo sai... >> confesso più a me stesso che a lui mentre sono sdraiato sul letto, con una mano sullo stomaco e una sopra la mia testa appoggiata al cuscino mentre le lacrime lasciano i miei occhi spenti.
Non so perché lo sto dicendo a lui, non avrei dovuto farlo, ora si prenderà gioco di me e dei miei sentimenti. E' ciò che mi merito dopo essermi sporcato così.
<< Oh anche lui ti amava ne sono certo. Ma ora è il mio turno, tu ci hai già giocato abbastanza. >>
Stringo il lenzuolo in un pugno ferito dalle sue parole, come può parlare così dell'uomo che professa d'amare.
<< Io non ho giocato con lui Bosie. >>
<< Chiamalo come vuoi, gioco, sesso, amore, non mi importa. Ora lui è solo mio, sono io il suo ragazzo e così sarà per sempre. Ricordalo Robbie. Sei acqua passata ormai, limitati a fare l'amichetto fedele ma non metterti in mezzo, non cercare di allontanarlo da me, perché non ci riuscirai, lui mi ama. >> Dice rivestendosi, io mi tiro su a sedere, con la nausea che mi attanaglia le viscere, lo guardo mentre si infila i calzoni.
<< Lo so che ti ama, il problema è che tu non sai quanto sei fortunato. Darebbe tutto per te, la sua stessa vita e non lo ha mai fatto per nessuno, nemmeno per me, non sprecare quasta occasione. >>
Sbuffa e si avvicina alla porta come se non avesse udito una sola parola di ciò che ho detto.
<< Ha ragione Oscar, sei bravo a letto ma incredibilmente noioso a parole. >>
A queste parole la vista mi si annebbia, mi tiro su dal letto ignorando le vertigini e di essere ancora nudo, lo spingo contro la porta ringhiando sul suo viso.
<< Non lo ha detto veramente! >> ma lui sorride o meglio sogghigna accarezzandomi la mano, mi guarda negli occhi con lo sguardo di chi ha già vinto.
<< Perché non glielo chiedi tu stesso. Ora o mi implori di essere preso di nuovo o mi lasci andare e non osi più toccarmi con le tue mani da perdente >> lo lascio di scatto indietreggiando disgustato.
<< Non voglio più niente da te. >>
Lui se ne va soddisfatto lasciandomi solo e sporco come l'acqua di un pittore, mi siedo sul letto e rimango lì, non ho più nemmeno la forza di piangere, mi rivesto con il cuore che pesa dentro al petto, non può aver detto quelle cose di me, non il mio Oscar, non può amare una persona così, non lo merita, Bosie non lo merita.

...



<< Me ne vado. Ho bisogno di prendermi una vacanza, un po' di aria buona mi farà bene, pensavo alle campagne Francesi. >>
<< E' fantastico Robbie e quando partirai? >> mi domanda Costance illuminandomi con il suo dolce sorriso.
<< Chi è che parte? >> la sua voce mi sorprende facendomi capitombolare il cuore, entra accompagnato da quell'irriconoscibile colonia che non si stanca più d'indossare.
<< Robbie va in Francia. >> risponde Costance al posto mio guardando il marito, che si avvicina a me, mi posa una mano sulla spalla e con tutta allegria esclama.
<< Fantastico Robbie davvero un'ottima scelta! >>
<< qualcuno ti farà compagnia spero >> mi dice Costance in tono semi preoccupato.
<< Oh no andrò da solo, ho bisogno di organizzare le idee >> sposto appena lo sguardo su Oscar, sono curioso di vedere ora cosa dirà visto sosteneva che Parigi era troppo romantica per un viaggio in solitaria.
<< Meglio così mio caro ragazzo, i viaggi in solitudine sono quelli che più arricchiscono l'anima! >> esordisce contraddicendo quello che solamente meno di un anno fa sosteneva. Sorrido amareggiato, mi alzo per scrollarmi la sua mano di dosso.
<< Devo proprio andare, ho molte cose da preparare. >>
Esco di fretta calpestando a grandi passi l'acciottolato del giardino, i pugni stretti e lo stomaco chiuso in una morsa dolorosa, sento dei passi dietro di me ma non mi volto a guardare indietro.
<< Robbie! Robbie! Per l'amor del cielo vuoi fermarti, richia di venirmi un infarto. >>
Mi fermo sentendolo raggiungermi, fermarsi a pochi passi da me ansimando per lo sforzo di corrermi dietro, mi chiedo perché l'abbia fatto, perché non vuole lasciarmi in pace almeno per qualche istante.
<< Che cosa vuoi? >> domando freddo.
<< Volevo darti questo, da leggere mentre sei in viaggio >> sorride con dolcezza mentre mi mostra un taccuino di cuoio marrone, gli butto uno sguardo svelto poi punto gli occhi nei suoi.
<< Non voglio niente da te Oscar. >>
Rimane deluso, per un momento esita, ritrae appena le mani e sposta il peso da un piede a un altro, ma io lo conosco troppo bene, so che questi non sono segni di resa.
<< Ma.... è una nuova bozza a cui sto lavorando, mi piacerebbe tu gli dessi un'occhiata. >>
<< Hai tante persone che lavorano per te Oscar chiedi a loro, a cosa ti servo io? Non ho le stesse loro competenze. >>
<< Proprio per questo voglio sia tu a leggerlo per primo, mi serve che incarni la natura umana e chi meglio di te può giudicare se ci sono risucito o meno. >>
<< Perché non lo chiedi al tuo caro Bosie? >> domando acido senza prendere il blocchetto.
<< O forse lui è solo bravo a letto, ah no aspetta quello ero io, bravo a letto ma non con le parole >> sputo fuori come fosse veleno, tenendo la voce bassa per evitare che chiunque altro possa sentire, lui mi guarda sconvolto e ferito, non mi sono mai rivolto a lui in questo modo, con tale rabbia e frustazione.
<< Robbie cosa vai farneticando, perché mi parli così!? >>
No, non posso sopportare quello sguardo ferito, mortificato, perché non posso sopportare di avergli fatto un po' male, lui a me ne ha fatto e nemmeno se ne è reso conto. Ma io non ci riesco, non riesco a ferirlo e lasciare perdere tutto, andarmene come se niente fosse.
<< Perché... perché tu non capisci un accidenti. Non vedi quanto sto male Oscar, non lo vedi? Secondo te perché sto andando via? Te lo dico io, non sopporto più di vederti distruggere la vita da quella sanguisuga, non sopporto di vederti in continuazione insieme a lui, passeggiare insieme, cenare insieme io non lo sopporto più! Tu lo ami e non ami me, non mi hai mai amato e questo lo accetto ma non riesco più a sopportarlo, il dolore è troppo, ho bisogno di mettere un freno a tutto questo! E la cosa che più mi ferisce è che sembra che nemmeno te ne accorgi. >>
Sputo tutto d'un fiato senza dargli tempo di proferire parola, lo guardo aspettandomi qualsiasi cosa da lui, persino una risata ma non arriva nulla, rimane fermo a fissare me, il selciato e poi improvvisamente mi prende per un braccio e mi trascina con sé.
<< Dove, dove mi stai portando!? >> domando confuso e un po' spaventato.
<< Sta zitto e seguimi >> dice soltanto.
Arriviamo in un angolo del giardino lontano dalla casa, lontano da tutti, lontano da occhi indiscreti, c'è un piccolo magazzino fatto di legno, apre la porta tirnadomi dentro con se, la chiude e mi spinge contro la porta. Lo guardo disorientanto, ansimo per la corsa e anche lui fa lo stesso tenendo puntati gli occhi nei miei.
<< Tu dici che non ti amo Robbie? >> mi bacia improvvisamente, io sbarro gli occhi per la sorpesa e lo shock, cerco di scansarlo, spingerlo via ma la mia resistenza si indebolisce in fretta. Chiudo gli occhi e riesco solo a pensare a quanto mi erano mancate le sue labbra, il suo sapore sulle mie, mugolo stringendo la sua giacca con disperazione. Lo voglio, lo desidero con ogni fibra del mio corpo, voglio le sue labbra sulle mie per sempre, perché non posso smettere di amarlo, perché non posso smettere di desiderarlo?
Non smettere, ti supplico non smettere, risucchia via tutta la mia anima, portati via tutto, non lasciare niente se vuoi ma non smettere più di baciarmi, sono disposto a darti tutto amore mio, mi arrendo al tuo cospetto, sono schiavo del tuo amore ma tu, ti scongiuro non smettere più.
Questo vortice di pensieri mi assale, la testa mi gira mentre lui mi divora le labbra in un bacio lungo e appassionato che ci lascia entrambi senza fiato, si stacca da me ed io muoio di nuovo, come la prima volta, come il resto volte che sono morto per mano sua e delle sue labbra.
Lo guardo con gli occhi lucidi di piacere e lacrime, le labbra dischiuse e lucide, ansimo cercando di riprendermi almeno quel poco di fiato che mi è concesso.
<< Ma ami lui di più >> mormoro in risposta a ciò che mi ha detto prima di baciarmi, con il magone che mi stringe la gola, lui annuisce con lo sguardo basso, quasi sconfitto.
<< Mi dispiace. >>
<< Non dispiacerti, non è certo colpa tua >> mi lecco le labbra ancora bagnate dal bacio di prima, le asciugo con il dorso di una mano, non voglio più soffrire, basta ricordi, basta rimpianti. Gli prendo il quadernino dalla tasca dei pantaloni.
<< Lasciami solo il tempo di accettare tutto questo. >>
<< Grazie... Robbie. >>
Me ne vado senza dargli più risposta, sento il suo sguardo sulla mia schiena, lo sento sotto la pelle ma mi sforzo di non pensarci, durante tutto il viaggio sfioro le mie labbra con le dita, chiudo gli occhi portando alla memoria quel momento, memoria traditrice perché non lascia nulla all'oblio, ricordo ogni minuscola sensazione e la bramo ancora e ancora.


...


Durante il mio soggiorno non mi risparmio nessun tipo di divertimento, sesso, alcool, sigarette ed ognuno di essi rapresenta il punto cieco perfetto. L'alcool mi aiuta a non pensare, a di menticare.
Il sesso a sfogarmi.
Le sigarette a soffiare via come il fiumo che ne esce i miei pensieri, a bruciarli e vederli ardere per sempre.
Ancora non ho aperto il taccuino che Oscar mi ha dato oramai una settimana fa. Questo Sabato particolarmente piovoso decido che il momento è arrivato, mi siedo sulla scrivania, lo estraggo dal cassetto e non appena lo apro il magone mi sale alla gola. La sua scrittura, così bella, fluida e disordinata, rispecchia proprio lui, il suo essere, mi mordo il labbro e sfioro le pagine con una mano, mi concentro sui lievi solchi lasciati dalle lettere, chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo che mi riempie i polmoni poi inizio a leggere.
Più vado avanti con la lettura più ogni parola, ogni singola frase mi spezza, mi uccide, mi colpisce fino a farmi mancare il fiato, sento la rabbia montarmi dentro, salire da sotto le piante dei piedi fino ad arrivare alla testa, chiudo di scatto quel piccolo oggetto pronto a pugnalarmi ancora, preparo la mia roba e con il primo treno raggiungo Londra.
Il tempo passato in viaggio non ha permesso alla mia rabbia di sbollirsi anzi l'ha incrementata, mi torturo l'unghia del mignolo fino a farmi male, non riesco a pensare ad altro, non sento più niente se non l'ira che mi attanaglia e prende sempre più controllo di me.
E' mattina quando giungo a casa sua, ad aprirmi è la governante che si appresta a farmi strada, io mi preparo a sputare tutto il mio veleno, tutto ciò che fino ad ora ho trattenuto, il mio passo è spedito ma mi sforzo di non superare lei, quando mi accompagna in sala però la mia rabbia svanisce davanti alla scena che mi trovo davanti.
Oscar intento a giocare con i suoi bambini, mi blocco all'entrata, sento la governante che mi annuncia, lui si gira a guardarmi, mi sorride salutandomi con la sorpresa dipinta sul volto, anche i piccoli mi salutano con le loro tenere mani.
Sorrido di rimando, incerto sui miei stessi passi quando Oscar mi invita a farmi avanti, mi sento anche io un bambino ora.
<< Siete da soli? >> domando più impacciato di quanto vorrei.
<< Sì, Costance è a trovare un'amica ed io qui a distruggere un imperò. Sempre che i due guardiani  me lo permettano. Ma Robbie non rimanere lì impalato siedi con noi, non sapevo saresti tornato. >>
<< Oh io non sono torn...- >> ma che sto dicendo, idiota. Faccio sempre la figura dell'idiota con lui e in più mi guarda con tenerezza senza alcuna traccia di volermi ridicolizzare sul volto.
<< Voglio dire... avevo bisogno di parlare con te ma posso aspettare. Magari domani, naturalmente se sei libero. >>
<< Ma caro se è una cosa importante i bambini possono stare un momento con...- >>
<< Sono più importanti loro. >>
<< Non rimani? Potresti giocare con noi >> mi domanda il più piccolo, io mi affretto a rispondere che non posso davvero fermarmi ma loro con quei faccini scaltri mi fanno tentennare e Oscar ne approfitta subito.
<< Dai resta mi farebbe comodo un alleato, sono praticamente certo che se te ne vai loro mi faranno fuori. >>
<< Sì! Perché siamo più forti! >> strillano in coro.
<< Davvero io...- >> balbetto ma Oscar mi tira per il braccio e mi ritrovo a terra, in mezzo ai soldatini.
<< E' davvero tanto tempo che non gioco, sono sicuramente arrugginito, non credo vi divertirete con me >> mi giustifico imbarazzato e rosso in viso, alla mia età mi vergogno un po' a giocare con i soldatini mentre Oscar sembra perfettamente a suo agio.
<< Non importa ti facciamo vedere noi come si fa, è facile. >>
Ora è il più grande a parlare, io sorrido e mi faccio coinvolgere nel gioco, inizialmente non so proprio cosa fare, sono una frana ma più passa il tempo, più mi permetto di lasciarmi andare e finiamo per occupare tutta la sala con i giocattoli, a fare trincee con i cuscini e rincorrerci intorno al tavolo.
Non credevo di poterlo fare, come ero certo che non mi sarei divertito invece è stato bello tornare ad essere un bambino almeno per un po', senza pensieri, preoccupazioni o angosce che torturano il cervello.
<< Be' grazie per avermi fatto giocare con voi. Mi sono divertito molto. >>
<< I bambini domani andranno in campagna con la mamma, io devo restare qui per finire un lavoro perciò se devi parlarmi puoi venire, verso le dieci magari >> dice Oscar, io annuisco cercando di sembrare sereno, accarezzo le testoline dei piccoli.
<< Vi divertirete sicuramente. >>
Con un saluto mi congedo, questo pomeriggio di gioco e spensieratezza non ha cancellato la rabbia che provo, l'ha solo messa da parte per qualche istante, qualche ora, ma è sempre lì che batte incessantemente per uscire.
Il giorno dopo ritorno a casa sua, lungo il tragitto prego di non trovarci il biondo pupillo o qualcun altro dei giovani che sono soliti ronzargli intorno, di nuovo la governante mi accompagna questa volta nel suo studio, mi accoglie con il suo più raggiate dei sorrisi.
<< Robbie che piacere vederti! Allora di che volevi parlarmi? >>
Gli sbatto con malgrazia il taccuino sul petto, fermandomi giusto il tempo che lo prenda con le sue mani.
<< Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente? >>
<< Devo dedurre che non ti è piaciuto >> mi dice deluso ma io non abbocco, lo guardo con rabbia e dolore e scuoto la testa scacciando quella vocina che mi dice di ascoltarlo, perdonarlo, prenderlo tra le braccia e non lasciarlo più.
<< Perché mi fai questo Oscar? perché? Continui a ferirmi, a farmi male era proprio necessario scrivere quella cosa? >>
<< Io credevo ne saresti stato felice >> mi guarda amareggiato.
<< Felice? Hai bellamente preso qualcosa che era nostro, solo nostro e lo hai piazzato in prima pagina. Volevi farne un dannato racconto che tutti avrebbero letto, avrebbero commentato e criticato! >>
<< O amato >> mi dice flebile.
<< Ho seriamente pensato che ti avrebbe reso felice, era, voleva essere un omaggio per te >> continua guardandomi negli occhi, io stringo i pugni e deglutisco, gli punto un dito contro.
<< Il problema è che tu non pensi più, hai smesso di farlo da quando è arrivato lui! Non ti curi nemmeno di non ferire i sentimenti altrui, ti sta contagiando ecco cosa. Sei sempre stato un po' superficiale, ma il modo in cui lo facevi era lo specchio della tua ironia ma adesso, adesso le ferisci davvero le persone e nemmeno te ne accorgi. >>
<< Ah è questo il problema allora Bosie. Dai sempre la colpa di tutto a lui, qualunque cosa succeda per te è colpa sua. >>
<< E tu sei sempre pronto a difenderlo qualunque cosa faccia e a perdonarlo. >>
<< Lo difendo perché non ha nessuno che lo fa! Tu come ti sentiresti se avessi un padre folle che ti perseguita e una madre che ti viza e poi ti sgrida in continuazione? >>
Mi avvicino a lui di qualche passo guardandolo dritto negli occhi, stringo le labbra cercando di calmare il tremolio nervoso che mi ha colpito.
<< Mio padre è morto e con la mia famiglia non sono in buoni rapporti ma non per questo mi prendo il diritto di trattare le persone come tappezzeria. >>
Le mie parole lo hanno colpito, lo vedo, ma per quanto si permetterà di ponderarci sopra il suo amore per quel ragazzo è troppo grande per fargli vedere la realtà.
<< Esageri mio caro come sempre. >>
Sbuffo una risata amara capendo finalmente tutto ciò che rifiutavo di vedere, non ho più speranze, nulla lo distoglierà dalla sua convinzione, qualsiasi parola contro il suo pupillo e sarai tu a finire nelle fauci del leone.
<< Tieniti pure il tuo meraviglioso ragazzo allora. >>
<< Lo farò, perché per quanto ne diciate Bosie è stato l'unico a rendermi davvero felice! >>
Un colpo di pistola dritto al cuore avrebbe fatto meno male di questo, faccio un passo indietro come se qualcosa mi avesse davvero colpito, mi metto una mano sul petto per controllare scioccamente se ci sia del sangue che ovviamente non c'è, gli occhi mi si velano di lacrime, finisco contro la porta senza nemmeno rendermene conto, lo vedo avvicinarsi di qualche passo ma allungo il braccio per intimargli di starmi lontano.
<< Robbie io... >>
<< No. Non avvicinarti. Hai ragione io sono noioso, non sono bello come lui e probabilmente non mi sono meritato mai il tuo interesse. Io credevo che nonostante tutto tu almeno mi volessi bene, almeno quello credevo mi fosse rimasto. >>
<< Ma Robbie che sciocco io ti voglio immensamente bene e odio litigare con te. Dimmi cosa vuoi che faccia, come posso dimostrarti che ciò che dico è vero? >>
<< Tu non devi dimostrarmi niente Oscar possibile che non lo capisci! Non è così che funziona un rapporto, a me bastavi tu, non importa se sulla luna o sotto un ponte, l'importante eri tu e quando lo capirai... >> mi stacco dalla porta avvicinandomi di un passo a lui.
<< Quando capirai che lui non ti ama davvero, sarà troppo tardi. >>
Lo guardo un'ultima volta prima di lasciare il suo studio, non so che ne sarà di noi da ora in avanti ma non potevo più tacere quelle parole che mi stavano avvelenando il sangue, almeno non avrò rimpianti in futuro, almeno saprò di aver fatto tutto il possibile per tenerlo con me, per salvarlo.





...



Sono passati mesi dal nostro ultimo incontro, da quel fatidico giorno raramente ci siamo visti, io non ho più frequentato casa sua e poi ho deciso di trasferirmi, definitivamente questa volta. Ci siamo scambiati qualche lettera, di convenevoli per di più, nonostante tutto mi importa ancora di lui, lo amo ancora e mi manca terribilmente.
Ma quell'amore mi ha già distrutto abbastanza, non mi ero mai innamorato prima di lui, avevo avuto solo delle piccole cotte sfociate in rapporti carnali ma i sentimenti, quelli veri sono nati solo quando ho conosciuto lui, sono sbocciati come piccoli germogli dalla terra fertile, non sapevo nemmeno di possederli, avevano solo bisogno di acqua per crescere e lui lo è stata.
Ho iniziato a scrivere un diario dove raccolgo  tutti i miei pensieri, tutto ciò che è stato con lui, mi aiuta soprattutto nei giorni in cui la sua mancanza si fa più forte.
Una Domenica mattina mentre controllo la posta noto un telegramma del mio amico Reggie, mi avvisa che presto mi farà visita per una questione urgente. Il panico mi assale, spero non sia nulla di grave e spero non riguardi Oscar.
<< Allora che succede di così urgente? >> domando al mio amico dopo averlo fatto accomodare e avendogli offerto da bere.
<< Si tratta di Oscar. So che non è piacevole per te parlare di lui ma devi ascoltarmi ti assicuro che è una cosa della massima serietà. >>
Deglutisco cercando di rimanere freddo, non voglio lasciarmi andare in congetture, stringo un pugno sul tavolo muovendo ritmicamente le dita, Reggie posa la sua mano sulla mia come gesto di conforto che apprezzo ma non riesco a reggerlo, non ora.
<< Sapevi già delle accuse e delle voci che si sentono su lui e Douglas, del padre che perseguita entrambi e tutto il resto. >> Annuisco anche se la sua non è una domanda.
<< Le cose sono peggiorate Robbie, ho bisogno di te per dissuaderlo solo tu puoi riuscirci, devi parlargli, fargli capire che può seriamente finire nei guai. >>
Rido amaramente guadagnandomi una sua occhiata sorpresa.
<< E perché credi che proprio io possa fare ciò? >>
<< Che sciocchezze Robbie sappiamo entrambi cosa c'è stato tra voi, e lui ti ha amato, tu hai una buona influenza su di lui. >>
<< Forse l'avevo Reggie, se mai l'ho avuta ora è certo che non ce l'ho più. Non posso dissuadere Oscar da niente mi dispiace, lui non mi ha mai ascoltato e nemmeno ora lo farà. >>
<< Ma ora la situazione è più seria! >>
<< Credi non mi importi!? >> strillo facendolo sussultare poi però abbasso i toni, in fondo so che lui è venuto in buona fede.
<< Credi che non ci abbia mai provato? Gli ho parlato in ogni modo possibile ma lui ha sempre rifiutato qualsiasi cosa gli dicessi. Anche messo di fronte alla verità negava. Gli ho detto che quel ragazzo gli avrebbe distrutto la vita ma lui lo ama Reggie, non sopporta si dica male di lui, non ascolta nessuno se non il suo adorato Bosie. >>
<< Vuole denunciare il padre. >>
<< Bosie? >>
<< No Oscar, sotto consiglio di Bosie ovviamente, per diffamazione. >>
<< Cosa!? Ma è forse impazzito, quell'uomo lo distruggerà, è pronto a fare qualunque cosa pur di annientarlo! >>
<< Proprio per questo sono venuto qui, l'unica possibilità è nelle tue mani. >>





...



Ho il cuore incastrato in gola mentre mi affretto a raggiungere Oscar, non posso permettere che commetta una tale sciocchezza, solo per i capricci di quel ragazzino egoista, tremo dal nervosismo scalino per scalino, ho paura che le gambe non mi reggano ma riesco ad arrivare fino al piano dove si trova la sua stanza d'hotel, busso con insistenza .
<< Oscar sono io! >>
Sento dei passi poi la porta finalmente si apre.
<< Robbie! Che incantevole sorpresa, è gentile da parte tua venire a trovare un vecchio amico. >>
Lo spingo appena dentro la stanza e chiudo la porta.
<< Di un po' ma sei impazzito? Cos' è questa storia che vuoi denunciare il padre di Douglas? >>
<< Wow Robbie che furia non ti ricordavo così povero di buone maniere >> mi accusa sedendosi sulla pesante poltrona.
<< Al diavolo le buone maniere è vero o no ciò che mi hanno detto? Deve essere vero se te ne stai rinchiuso qui invece che a Tete Street.>>
<< Questo veramente è dovuto a un altro motivo, non ho di che pagare il conto. Ma tu perché sei venuto qui? >>
<< Come sarebbe che non hai... cristo santo >> mi stropiccio il viso con una mano.
<< Quel accidenti di Bosie. >>
<< Non hai risposto alla mia domanda Robbie. >>
<< Secondo te? Sono qui perché voglio evitare che ti metta nei guai, perché nonostante ciò che è successo io ci tengo a te, questo non è cambiato. >>
<< Oh Robbie mi lusinghi ma sei arrivato tardi, i guai mi seguono come api col miele non è incantevole? Ad ogni modo mio caro non c'è cosa che tu possa fare o dire per farmi desistere. >>
<< Lo sai vero che se finisci in carcere puoi dire addio al tuo Bosie? >>
Si alza avvicinandosi a me, mi appoggia le mani sulle spalle stringendole appena.
<< Non essere così drammatico >> sorride cercando il mio sguardo.
<< Non è incredibile, è servito un atto di ribellione per farci riunire. No ti prego non dire nulla, mi sei mancato in questo periodo Robbie, dico sul serio >> mi guarda in modo languido accarezzandomi il viso, con il pollice mi sfiora il labbro inferiore.
<< Dio solo sa quanto ho pensato a te >> mi stringe tra le braccia, io istintivamente ricambio e con la mente ritorno per un istante al nostro primo abbraccio, quando dopo la paura di essere rifiutato ho potuto saggiare la gioia viva di essere stretto dalla persona che ami. Molte cose sono cambiate da allora, tranne ciò che è capace di farmi provare.
<< Non farlo, ti prego non farlo. >>
<< Robbie io sono nel tuo cuore? >>
<< Dio sì che lo sei, è quello il tuo posto. >>
<< Qualunque cosa accada non sarò mai troppo lontano. >>
<< Ma non hai paura? >> mi prende le mani lasciandomi orfano delle sue braccia.
<< Tanta Robbie ma non posso più continuare così, quel pazzo continuerà a mietere vittime, non si fermerà mai e allora che speranza avranno quelli che provano un amore come il nostro? >>
<< Vuoi farti martire di una causa persa in partenza? >>
<< Voglio mandare un messaggio e se per farlo sarà necessario andare in prigione sono disposto a rischiare. >>
<< Mi dispiace Oscar, questa volta non posso essere d'accordo con te e finché avrò fiato non farò altro che ripeterti di non farlo. >>
<< Lo so. E' per questo che ti...- >>
<< Non dirlo, non dirlo se non lo pensi >> sorrido staccandomi da lui.
Ovviamente non posso lasciare nulla di intentato e non posso lasciare Oscar ad affrontare la peste da solo, mi trasferisco di nuovo a Londra prendendo un piccolo appartamento in affitto. Questi giorni dove anche per strada si respire l'aria pesante del conflitto sono i più tremendi che mi ritrovo a vivere.
Ogni minuto è cruciale e purtoppo le cose stanno peggiorando, Oscar è stato accusato dal marchese e così dalla parte dell'imputato si ritrova lui ora. Sono uscito dall'aula del tribunale sentendomi soffocare, ho camminato accasciandomi sulla riva del fiume, non posso crederci ora che ne sarà di lui?
Urlo al vento la mia disperazione, prendo dei sassi e li lancio in acqua, non voglio, non voglio che accada. Avevo promesso di proteggerlo e ho fallito, non sono stato in grado di essere niente per lui ne un buon compagno ne un buon amico e ora non posso impedire che l'irreparabile accada. Tremo di paura e con disperazione lo raggiungo in quella stanza che da settimane è la sua casa, una volta dentro non riesco più a trattenermi.
<< Ti avevo chiesto una cosa! Una soltanto! Di rimanere fuori dai guai e tu non sei riuscito a fare nemmeno questo, me lo avevi promesso Oscar >> scoppio in un pianto disperato non appena i miei occhi incrociano i suoi colmi di pentimento, paura, dolore ma anche fierezza ed è quella che forse mi fa più male vedere.
<< Vieni qui >> mi fiondo fra le sue braccia  continuando a piangere e singhiozzare, perché sta succedendo tutto questo proprio a lui?
<< Parti con me Oscar, vieni via con me. Solo, solo il tempo che tutto finisca ti prego... ti prego >> mi accarezza dolcemente i capelli, appoggia il viso sulla mia testa e lo sento sorridere, ed è incredibile come è lui che si ritrova a consolare me quando dovrebbe essere il contrario.
<< E dove mi porteresti? >>
<< Non so, ovunque ma non qui. >>
<< Un viaggio seguendo solo il cuore, è molto romantico mi alletta. >>
 Alzo lo sguardo speranzoso.
<< Davvero? >>
Sorride asciugandomi poi le lacrime che continuano a scendere.
<< Sì, ma lo sai che non posso, non potrei mai andarmene come un codardo, affronterò il mio destino accettando tutto ciò che la vita ha in serbo per me, come ho sempre fatto. >>
Mi mordo le labbra trattenendo gli ennesimi singhiozzi che mi scuotono le viscere.
<< Robbie sei stato sempre al mio fianco, da quando ci siamo conosciuti non hai mai lasciato il tuo posto. Sei stato un amante premuroso ma soprattutto un fedele amico. Persino ora nelle tempeste più buie ti sei fatto faro per me, sei corso al mio fianco nonostante le cose tra noi non erano più quelle di un tempo. Ma ora mio dolce e caro ragazzo devi andartene, è pericoloso rimanere al mio fianco, almeno fino alla fine del processo tu devi sparire. >>
<< Ma cosa dici Oscar, io non posso lasciarti affrontare tutto questo da solo. >>
<< Potrebbe uscire il tuo nome e magari anche delle prove e io non posso permettermi di rischiare la tua di vita. Ho consigliato a Bosie la stessa cosa e se lo ha capito lui sono certo che anche tu riflettendoci capirai che è la cosa migliore. >>
<< Non mi importa niente di ciò che fa Bosie! Ho promesso a me stesso che ti avrei sempre protetto da chiunque avesse cercato di farti del male, non ci sono riuscito né con Bosie né con suo padre, almeno però posso rimanerti a fianco fino alla fine, comunque vadano le cose. >>
Noto la sua espressione mutare da dolce e comprensiva a  maschera di fredezza, mi guarda con i suoi occhi ora diventati di duro piombo sembra di sbatterci contro invece di annegarci come un tempo.
<< Robbie. Se non te ne vai di tua spontanea volontà io non aspetterò che mi giudichi il processo ma confesserò tutto, mi riterrò colpevole di ogni accusa. >>
Lo guardo scioccato, non può parlare seriamente, questa è una follia, non posso credere a ciò che ho appena sentito.
<< Non lo stai dicendo sul serio, insomma chiunque capirebbe che è una vera follia, lo dici solo per convincermi a partire. >>
<< Non discuterò oltre di questo Robbie, sono esausto e non ho voglia di ripetere le stesse cose all'infinito. Tra poco Reggie sarà qui, ve ne andrete insieme e io sarò nelle mani di Dio. >>
Deglutisco abbassando lo sguardo, so di non avere speranza di convincerlo del contrario come sono certo che potrebbe davvero fare ciò che ha minacciato, sentiamo bussare alla porta, io rimango immobile al centro della stanza fissando il pavimento, mentre si alza per aprire si ferma un momento vicino a me, mi mette qualcosa in tasca.
<< Questa leggila più tardi >> poi apre la porta.
Reggie mi trascina via, cammino come un condannato a morte anche se non sono io quello con una pistola puntata alla fronte, lungo la strada mi volto giusto l'istante di vedere Oscar che viene portato via dagli ufficiali di polizia, il cuore mi si spezza, si sgretola lì sull'asfalto umido, rimango bloccato, apro la bocca per urlare ma ciò che esce è solo un suono strozzato.
<< No... Oscar! >> Reggie mi tira per il braccio, io mi divincolo voglio scappare, voglio andare da lui, siamo troppo lontani perché ci vedano o sentano ed è meglio così naturalmente. Mi strattona il mio amico spingendomi in un vicolo, con una mano mi prende il viso.
<< Cerca di calmarti! Vuoi farlo finire ancora di più nei guai? >> scuoto la testa, lui mi da una pacca sulla spalla e insieme raggiungiamo la stazione.





...



Passo le notti in bianco seduto sul freddo pavimento con il volto sollevato verso la finestra, vedo la luna, le stelle, ogni tanto lo sguardo mi si appanna se dalle lacrime o dalla stanchezza non so più dirlo, mangio a stento ma solo perché Reggie non mi lascia in pace fino a che non prendo almeno un boccone, mi sento morire e forse lo preferirei, preferirei andarmene piuttosto che vivere tutto questo.
Penso a lui in continuazione, laggiù da solo senza più nessuno a dargli conforto, domani si decreterà la sua sorte, domani io sarò lì al mio posto, a fianco all'uomo migliore che abbia mai conosciuto.
In aula il silenzio che si respira è soffocante, stiamo tutti aspettando il verdetto che purtroppo non tarda ad arrivare " colpevole, due anni di lavori forzati " queste parole giungono ovattate alle mie orecchie, le figure intorno a me si sono fatte improvvisamente sfocate, alla fine perdo i sensi.
Quando rinvengo ci sono delle persone intorno a me, io mi alzo di scatto correndo fuori, lo stanno portando via, il suo sguardo incontra il mio, mi levo il cappello in segno di rispetto, lui mi rivolge un lieve cenno con le labbra ma il suo sguardo racconta tutto quello che sta provando.
E' spaventato e presto sarà solo in un buco fetido ed io non ho fatto nulla per evitarlo, guardo la carrozza allontanarsi ed io dalla parte opposta raggiungo un piccolo parco, mi lascio cadere su una panchina, stringo il cappello tra le braccia e con un sospiro colmo di dolore lascio uscire le lacrime. Due anni, non sono niente se vivi nella più totale spensieratezza ma in carcere sono l'eternità, quel posto è l'inferno e lui non se lo merita.
<< Non era perfetto ma era un uomo buono >> dico con voce rauca bevendo l'ennesimo sorso di liquore.
<< Lo so. >>
<< E-era buono, ha aiutato non so quante persone capisci, e ora, cosa ha avuto in cambio? Tutti gli hanno voltato le spalle, persino io, avrei potuto...- >>
<< Che cosa? confessare? E a cosa sarebbe servito Robbie, a farvi finire in carcere entrambi. Così oltre a patire la pena della prigione avrebbe dovuto convivere con il senso di colpa di aver trascinato dentro anche te. >>
<< Reggie, se non... dovesse farcela? >>
<< Non dire queste sciocchezze, abbi fede in lui e ora basta bere, andiamo a casa. >>
Il giorno dopo preda di un mal di testa allucinante esco a fare due passi ma al centro della strada scorgo una figura a me ben nota, qualcuno che non avrei mai più voluto vedere, se la ride circondato dai suoi amichetti, sento la rabbia montarmi da sotto i piedi, il sangue affluire al viso, non ragiono più, mi avvicino a grandi passi e lo spingo con forza facendolo cadere a terra, mi chino su di lui tirandolo su per il colletto.
<< Sei contento adesso!? L'hai rovinato tu l'hai rovinato!! Hai distrutto la sua vita e non provi un briciolo di rimorso >> urlo strattonandolo, lui rimane quasi impassibile forse più sorpreso che toccato dalle mie parole, mi guarda con di sprezzo.
<< Ma di cosa parli? ti ha dato di volta il cervello!? Io non c'entro nulla con ciò che è successo, non l'ho costretto ha scelto lui di procedere con le accuse a mio padre. >>
<< Tu non gli hai dato tregua, la sua vita era nelle tue mani, sapevi quanto ascendente avevi su di lui, avresti potuto fermarlo o almeno provarci! >> si divincola dalla mia presa e mi spinge via.
<< Lasciami! >>
<< Sei solo geloso >> mi dice mentre si rassetta i vestiti.
<< Che cosa? >>
<< Sì tu sei geloso perché quando Oscar uscirà è me che vorrà vedere, noi ci ricongiungeremo. >>
<< Tu sei pazzo se pensi che vorrà mai rivederti. >>
<< Sai bene Robbie che lo farà, tu non sei abbastanza per lui. Ha sempre cercato l'avventura e tu che cosa gli davi? Un focolare, qualche carezza sul divano, che noia. >>
<< Bosie. >> lo guardo dritto negli occhi, sento i miei pieni di lacrime ma non le lascio scendere, non questa volta.
<< Hai ragione. Io non ero niente per lui ma tu eri tutto. Avevi in mano la chiave per salvarlo e l'hai gettata. >>
Mi allontano non dando retta alle sue risposte, torno verso casa, sconfitto, è così che mi sento non presto nemmeno troppa attenzione a dove metto i piedi, urto contro qualcosa e la giacca che era appoggiata su una sedia scivola per terra, la raccolgo e qualcosa cade dalla tasca, una lettera, la prendo e mi ricordo che prima del processo Oscar me l'ha messa in tasca.
Me ne ero persino dimenticato a causa di tutto questo casino, sbuffo una risatina, prima ogni qualvolta ricevevo una sua lettera non perdevo tempo ad aprirla, ed ora mi ritrovo questa tra le mani e non so se voglio farlo. L'appoggio sul piccolo tavolo di fronte al divano, mi siedo e sto per qualche istante a fissarla poi la prendo, taglio via la busta ed estraggo la lettera.




...



Mio carissimo Robbie, ti scrivo queste parole prima che l'inevitabile accada, prima che il carcere avveleni quel che rimane del mio cuore, so bene che ancora non è stato decretato niente ma non ripongo molte speranze in un mio successo questa volta. Perciò voglio sia tu ad avere l'ultimo scritto dall'uomo che hai imparato a conoscere perché non so chi diventerò dopo.
Mi ami ancora Robbie? Non ho mai meritato il tuo amore e nonostante questo tu hai continuato a donarmelo come il più generoso tra i frutti maturi, mi hai nutrito con il nettare della tua passione e mai hai permesso che qualcosa avvelenasse il tuo dolce sapore.
Probabilmente non comprenderai mai fino in fondo la mia scelta, credi che io stia per buttare via la mia vita, penserai che sono un' egoista perché non penso a tutte le persone che lascerò e che soffriranno a causa mia.
Ma pensaci Robbie fino ad ora che cosa ho fatto?  Ho sacrificato il benessere degli altri per il mio più egoistico piacere ed ora invece posso fermare un uomo violento, posso salvare un'anima persa dalle violenze del padre e forse chissà un giorno il mio sacrificio verrà riconosciuto e molte altre persone troveranno la salvezza.
Mio caro non colpevolizzarti, ti conosco abbastanza bene dal sapere che lo farai, sarebbe successo lo stesso credimi e non passerà giorno in cui io non ti ringrazierò per avermi aperto la strada all'amore, hai seguito il tuo cuore quel giorno in cui le tue labbra titubanti si sono posate sulle mie.
Forse temevi di essere rifiutato, ma come avrei mai potuto rifiutare una creatura così piena di purezza come sei tu.
Una delle cose che tutt'ora mi lasciano senza parole è la consapevolezza di come tu sapessi amarmi in modo totalmente incondizionato senza pretendere chissà quali trattamenti in cambio, hai sempre avuto il timore di sporcarmi, te lo leggevo nello sguardo come se avessi paura di inquinarmi con i tuoi desideri, le tue passioni.
Mi toccavi con quel pizzico ti timore reverenziale che celava al di sotto la paura di distruggermi, di farmi a pezzi. Ti muovevi intorno a me amandomi in punta di piedi, mi hai dato tutto e lo hai fatto con la delicatezza dell'acqua che scava la roccia.
Sei stato l'unico a non avermi usato solo per il sesso, per il puro soddisfacimento personale, tu mio caro ragazzo mi hai donato tutto te stesso, mi hai messo in mano il tuo giovane cuore senza temere che potessi distruggerlo.
Ti fidavi di me incondizionatamente, dai tuoi occhi si poteva leggere tutta la dedizione, l'amore profondo con il quale ti dedicavi a me.
Credimi se ti dico che ho temuto di perderlo quello sguardo e invece di nuovo mi hai stupito, non hai mai smesso di guardarmi come se fossi il più bel dono che la vita ti ha fatto, l'amore dai tuoi occhi non è mai sparito anzi si è fatto via via più forte ed io purtroppo invece di aggiungere lucentezza ho macchiato quello sguardo di dolore, ho tappato il tuo cuore che urlava muto la sua sofferenza.
Malgrado ciò non mancavi di arrossire quando i tuoi occhi incontravano i miei, il sorriso timido colorava le tue labbra quando le nostre mani si sfioravano e la tua risata cristallina era sempre pronta a suonare melodiosa ad ogni mia battuta.
Robbie non ti nascondo che mentre sono qui a scrivere queste poche righe la mia mano trema, ho accartocciato non so quanti fogli e nemmeno sono sicuro che questa sarà la versione definitiva, ho un mucchio di cose che vorrei dirti ma, strano a dirsi non trovo le parole, io che ne ho sempre avute per ogni occasione.
Il destino che mi attende mi terrorizza, per la prima volta in tutta la mia vita ho davvero paura, ancor più di quando temevo che le mie opere non avessero successo e di rimanere senza un soldo, vorrei tu fossi qui mio dolce ragazzo, a tenermi tra le tue braccia come facevi sempre, come hai fatto quel giorno in cui non stavo bene e ti sei preso cura di me.
Ricordo le tue carezze, i tuoi baci delicati e la tua voce che così dolce come il miele mi faceva da nenia ed ora vorrei perdermi ancora in quella melodia fatta di amore e affetto, ti ho mandato via ma ti vorrei qui, vorrei mi tenessi per mano e ancor di più vorrei essere scappato con te.
Quello che più desidero tu sappia e non dimentichi mai è che ti ho amato, ti ho amato davvero immensamente e solo adesso Robbie caro mi rendo conto che ti amo ancora, e no non lo dico solo per dare un finale drammatico a questa lettera, puoi scegliere di crederci o meno ma la verità è questa.
Quel giorno in cui ti ho baciato per l'ultima volta mi sono reso conto che avrei desiderato di più ma poi ho messo a tacere i miei sentimenti, perché credo sinceramente di non meritarti.
Voglio che ogni qualvolta ti senti in preda allo sconforto o alla trstezza tu rilegga questo, non tutta la lettera, solo le ultime righe.
Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
Immensamente tuo, Oscar.





...



<< Certo che ti amo, stupido. Non ho mai smesso >> sussurro a me stesso con la voce che minaccia di spezzarsi, ho gli occhi colmi di lacrime che bruciano come fuoco ma nonostante questo rimangono fissi su ciò che ho appena letto, la sua lettera per me. Stava per affrontare la più atroce delle condanne e ha pensato a me ed io dov'ero?
Chiudo gli occhi lascianodo cadere quelle piccole gocce pungenti che si infrangono chissà dove, perché amare deve fare così male mi domando ma so che non troverò mai risposta, il mio cuore è pregno di tristezza e dolore, non ho potuto fare niente di fronte alla catastrofe.
Un sussulto lascia il mio corpo e mi accorgo che sto piangendo, stringo la lettera tra le mani, me la porto al petto come se fosse lui tra le mie braccia, piango, piango e piango, non posso fare altro che questo, voglio che mi si prosciughino gli occhi, non voglio sentire più niente, questo macigno sul petto fa così male, mi ritrovo in ginocchio sul pavimento.
<< Perdonami. >>
Qualcosa mi ferisce gli occhi, li strofino con le mani e li apro scoprendo un tremendo e inopportuno raggio di sole che entra dalla finestra, mi rendo conto di essere ancora a terra con la lettera tra le mani, devo essermi addormentato o meglio crollato e sono rimasto qui per tutta la notte.
Non ho voglia di fare nulla, ho deciso anzi che me ne starò qui lasciando che la polvere si ammucchi sul mio corpo come se fossi un vecchio mobile, mi lascio cadere pesantemente sul divano e smetto di pensare.
Purtroppo però sembra che qualcuno non sia della mia stessa idea, non so bene quanti giorni sono passati ma sento bussare alla porta, mi alzo e vado ad aprire, dall'espressione del mio amico devo avere un aspetto orribile.
<< Reggie cosa ti porta da queste parti? >>
Si schiarisce la voce e sposta lo sguardo a disagio, probabilmente vuole fingere di non notare il mio aspetto trasandato, lo apprezzo, è gentile da parte sua.
<< Sono... posso entrare? Non mi piace parlare sulla porta. >>
Mi scosto giusto lo spazio per farlo passare, noto che si guarda intorno lanciando uno sguardo amareggiato alle bottiglie di liquore che si sono accumulate, la casa è un disastro, io sono un disastro ma non mi importa sinceramente.
<< Puoi sederti se vuoi, c'è un... una... >> agito la mano in direzione di quell'oggetto di cui non riesco a ricordare il nome.
<< Sedia? >> mi suggerisce lui.
<< Si esssatto! >>
<< Robbie sei ubbriaco? Sono appena le dieci del mattino per l'amor del cielo! >>
<< Shh non urlare perfavore, mi scoppia la testa >> mugolo contrariato da quell'irruzione, non posso sopportare anche una ramanzina. Si avvicina a me tirandomi per un braccio e mi fa sedere sul divano facendo a sua volta lo stesso, mi guarda con compassione, nel suo sgaurdo non c'è più traccia di accusa.
<< Io capisco che tu stai male Robbie ma sono passati cinque giorni, non hai dato più tue notizie a nessuno e a dire il vero io ero molto preoccupato. >>
<< Sssto bene. >>
<< No non è vero, questo non è stare bene. Devi fartene una ragione, non puoi continuare così, ti distruggerai, dici di essere tanto suo amico e guardati adesso, non ci pensi a quando uscirà? Vorrà vedere il suo amico e tu dove sarai, seppellito sotto qualche bottiglia di scotch? >>
Gli punto un dito contro.
<< Non vorrà vedere me ma Douglas. >>
<< Ma che sciocchezze certo che vorrà vederti. >>
Scuoto la testa.
<< Mi ha scritto una lettera tremendamente romantica >> sospiro e scoppio a piangere sulla sua spalla.
<< Sono stato io a rovinarlo. >>
<< Sai bene che non è così, ora però devi reagire, vestiti che usciamo, un po' d'aria ti farà bene, io manderò qualcuno a pulire qui. >>
La sera ci ritroviamo sullo stesso divano seduti vicini, la casa ora è pulita, fatico a riconoscerla, io sono lucido, Reggie aveva ragione avevo bisogno di camminare ma questo non ha cancellato tutto ciò che provo, sono solo meno ubriaco.
<< Va da lui >> mi dice.
<< Non posso. Non vorrà nemmeno vedermi e ne ha tutte le ragioni. >>
<< E' da oggi che dici idiozie, l'alcol deve averti bruciato il cervello. Non è colpa tua smettila di commiserarti, lui... Oscar non ce l'ha con te! Quindi piantala con questo atteggiamento da vittima ed alza il sedere da quel divano, comportati d'amico se ne sei capace. >>
Lo guardo sorpreso dalla sua irruenza ma anche amareggiato, come fa a non capire quello che sto provando.
<< Reggie se sei qui per infastidirmi con le tue accuse ti prego di andartene. >>
<< Tu sei solo un codardo >> si alza e prende il suo cappotto e il bastone.
<< Non sei degno di essere suo amico, persino Bosie si è dimostarto migliore di te in questo. >>
Mi alzo di scatto preso dalla furia, lo prendo per la giacca.
<< Non è vero tu non sai niente! >>
<< Allora dimostralo Robbie, mai più di ora Oscar ha bisogno di persone che gli stiano vicino, certo non possiamo alleviargli la pena ma perlomeno saprà che fuori ha sempre qualcuno che pensa a lui. >>
Lo lascio andare scusandomi con lo sguardo, lui mi da una pacca sulla spalla.
<< Non aspettare. >>
<< Grazie >> dico solo prima di vederlo uscire dalla porta.



...


Sono passati tre mesi da quell'incontro, fino ad ora non ho potuto andare a trovare Oscar per via della legge che prevede il primo incontro si tenga dopo tre mesi e così ho dovuto aspettare fino ad ora. Mentre cammino lungo la strada semideserta l'agitazione si appropria del mi corpo, non ho idea di quanto questo lasso di tempo lo abbia segnato, prendo un profondo respiro ed entro.
Una guardia mi accompagna nella stanza dove si tengono le visite, chiamarla stanza è un compliemento in realtà, pareti grigie, spoglie e sporche, delle sbarre e nessuna sedia ma è quando vedo lui che il pavimento mi crolla sotto i piedi.
Magro, pallido, con gli occhi scavati e lo sguardo spento, la leggera peluria sul viso che gli scava le guance, quei vestiti orribili da carcerato che sembrano inglobarlo o peggio inghiottirlo. Non appena alza lo sguardo su di me gli occhi gli si riempiono di lacrime, lo stesso fanno i miei, mi avvicino quel tanto che è consentito, mi esibisco in un leggero sorriso, ovviamente solo di circostanza perché non ho alcuna voglia di sorridere, vorrei solo portarlo via da qui.
<< Oscar amico mio. >>
<< Robbie >> scoppia in un pianto silenzioso, allungo un braccio d'istinto per toccarlo ma la guardia mi richiama, lo ritiro stringendo i denti e improvisamente mi faccio coraggio, la voglia di lottare ritorna.
<< Oscar ascoltami, ehi guardami so bene che non c'è niente che io possa dire per confortarti in questo momento, nulla di adeguato ma ti prometto che farò il possibile per sistemare al meglio le cose e quando uscirai di qui amico mio io ci sarò capito? >>
Annuisce debolmente.
<< E' un inferno qui, solo la morte potrebbe alleviare le mie pene. >>
<< Non dirlo nemmeno per scherzo, ti avevo già detto che se avessi fatto qualcosa di stupido ti avrei preso a calci >> riesco a farlo ridere ed è la cosa più bella in questo momento, pensavo non avrei più sentito la sua risata a lungo, sorrido anche io.
<< Sono stato pessimo in tutto e questa è la mia punizione ma non voglio parlare di questo. Tu... tu cosa fai ora? >>
<< Oh io ho trovato un lavoro qui adesso e una casa che tu definiresti troppo poco artistica. >>
Ride di nuovo e mi spezza il cuore, ha sempre gli occhi lucidi e la sua voce è irriconoscibile.
<< Robbie dopo tutto ciò che ti ho insegnato su come si arreda una casa. >>
<< Sono un pessimo studente. >>
Sorrido dolcemente e parliamo ancora con il poco tempo che ci rimane. Gli prometto che tornerò a trovarlo e mi lascio distruggere dall'immagine di lui che viene portato via.  
E' passata una settimana da quando sono andato a trovare Oscar, questa sera io Reggie e alcuni vecchi amici andiamo a bere qualcosa, mi presento puntuale al locale che abbiamo scelto e tutti e quattro ci sediamo ordinando da bere.
Parliamo di molte cose ma l'argomento principale è sempre uno, tutti mi guardano con preoccupazione fino a che stufo ricordo loro che non sono io quello in prigione, non è di me che dovrebbero preoccuparsi.
<< A proposito di questo ho una buona notizia per te Robbie. Oscar verrà fatto uscire per alcune questioni legali da sbrigare, in quel frangente se ci verrà concesso potremmo avere la possibilità di vederlo e parlarci senza sottostare alle regole del carcere. Non posso promettere niente ma fare un tentativo non costa nulla no? >>
Sussulto sulla sedia nell'udire quelle parole, i miei occhi si riempiono di speranza, vedere Oscar al di fuori di quel luogo orribile, poterlo forse abbracciare o sfiorare, sarebbe belissimo. Un sorriso accende il mio volto.
<< Oh Reggie tu sì che sai come rallegrare un uomo! Cameriere un altro giro, offro io. >>
Finalmente il grande giorno è arrivato, vestito di tutto punto mi presento sul luogo dell'incontro, so bene che non è un appuntamento felice ma voglio dargli un minimo di normalità, lo vedo arrivare senza addosso gli squallidi abiti della prigione ma con i suoi vestiti. Gli sorrido e lui ricambia ma lo vedo che non è un sorriso vero, è tirato e come biasimarlo, non sarei felice nemmeno io.
Con Reggie chiediamo a chi di dovere se è possibile parlare da soli con Oscar e lui ci risponde che possono concederci trenta minuti a testa, molto più di quello che speravo. Mi fanno accomodare in una stanza, cammino avanti e indietro, mi siedo ma batto nervosamente il piede a terra, non riesco più a sopportare questa attesa ma finalmente la porta si apre ed entra lui, sembra rimpicciolito in quei vestiti, si chiude la porta alle spalle, io mi alzo in silenzio reverenziale, mi avvicino e con delicatezza apro le braccia, poso delicatamente le mani sulle sue spalle come per paura di venire rimproverato o peggio che mi venga portato via.
<< Oscar... >>
<< Oh Robbie. >>
Si fionda tra le mie braccia, la testa appoggiata al mio petto, lo stringo forte appoggiando il viso sul suo capo, con una mano gli accarezzo gli ormai corti capelli, mentre singhiozza tra le mie braccia io trattengo tutte le lacrime nel cuore, penso a quanto sia bello poterlo finalmente di nuovo stringere ma purtroppo la realtà mi colpisce in pieno.
Non vengo avvolto dal suo solito, meraviglioso profumo ma dall'odore di disinfettante che probabilmente usano in prigione, lo stringo di più a me come se potessi proteggerlo da tutto il mondo.
<< Oscar se potessi, se potessi ti porterei dall'altro capo del mondo. >>
<< Non c'è più posto per me, in nessun luogo >> singhiozza flebile aggrappandosi alla mia giacca, lo avvolgo più che posso nel mio abbraccio, continuo ad accarezzargli i capelli che ora pungono le dita.
<< Che sciocchezze dici ci sarà sempre un posto per te capito? >>
<< Mi odiano tutti, nessuno vorrà più avere a che fare con me ormai sono finito. >>
Mi stupisco di quanto la sua voce stia via via scemando, come se volesse abbandonarlo e lasciarlo privo anche di questo.
<< In verità molte persone a Parigi sono dalla tua parte sai? Potremmo andare lì quando uscirai. >>
Alza lo sguardo scostandosi di poco da me ma rimanendo sempre tra le mie braccia, sorride lievemente e nei suoi occhi per un secondo rivedo quel luccichio che rendeva il suo sgaurdo pieno di vita, purtroppo dura poco ma per me è stato abbastanza per capire che c'è ancora speranza, che posso tenerlo in piedi.
<< Hai già pensato a tutto? >>
<< Ma certo, se non ci penso io a te chi altro dovrebbe farlo? >> rido prendendolo in giro e lui stupendomi mi rallegra con una breve risata cristallina.
<< Devo avere un aspetto orribile >> mi dice.
<< No, tu sei sempre molto affascinante >> gli dico sorridendo e probabilmente arrissosisco, è passato molto tempo dall'ultima volta in cui mi sono lasciato andare con lui.
<< Lo dici solo per consolarmi Robbie ma te ne sono comunque grato. >>
<< Allora non hai capito ancora il modo in cui ti guardo io. >>
Ora sono io a sussurrare anche se la mia voce ha una nota di determinazione, voglio che capisca ma non che si senta accusato credo però che il mio sguardo dica tutto, gli poso una mano sulla nuca muovendola fra i suoi capelli e gli dico.
<< Non importa se adesso non ci sono o non ci saranno mai più. >>  
Sposto la mano sulla sua guancia.
<< Non importa nemmeno se deciderai di non raderti più o se sarai grasso oppure magro, nulla di questo mi importerà mai. L'unica cosa di cui mi importa e mi importerà sempre se tu. E' Oscar Wilde che voglio. >>
I sui occhi diventano due pozze liquide, balbetta qualcosa poi mi fa cenno di volersi sedere, lo accompagno alla sedia e mi siedo anche io a mia volta, continua a guardarmi con il labbro inferiore che gli trema a forza di trattenere il pianto.
<< Io non so se... se lo potrai mai riavere, non so se sarò più quello di prima Robbie non dopo tutto questo. >>
Mi guarda o meglio mi scruta per carpire qualche cenno di una mia emozione, io sorrido solamente.
<< Come ti chiami? >> domando, mi guarda giustamente confuso così mi spiego meglio.
<< Tu chi sei. Rispondimi perfavore. >>
Esita un momento spostando lo sguardo leggermente a disagio, ritorna con gli occhi puntati nei miei sospira ma poi finalmente parla anche se la voce è solamente un sussurro.
<< Oscar Wilde. >>
Sorrido. Gli appoggio una mano sulla spalla stringendogliela.
<< Non dimenticarlo. >>
Mi alzo perché ormai il tempo che ci è stato concesso è quasi scaduto, vado per aprire la porta ma lui mi blocca.
<< Non ne vado più molto fiero. >>
Mi volto verso di lui puntando lo sguardo nel suo.
<< Io si. >>



...

Due anni finalmente sono passati, quel calvario che ha dato inizio a tutto è terminato ed ora io sono qui ad asapettare la nave che lo porterà da me e da questo momento farò in modo che tutto vada per il meglio, so bene che non sarà facile, un'esperienza come il carcere ti segna a vita ma ho fede che tutto si evolverà nella giusta direzione.
Finalmente la nave arriva, lo osservo scendere dalla passerella con il suo immancabile cappotto lungo, sembra un principe o un re, mi viene da sorridere perché mi da l'idea che sia appena tornato da un lungo viaggio dove ha dato il meglio di sé, quasi mi aspetto che inizi a raccontarmi tutto nei minimi dettagli e invece so bene che forse non avrà nemmeno voglia di sorridere.
Come sempre però non manca mai di sorprendermi, non appena mi scorge fra le persone mi illuimna con un sorriso, entrambi facciamo il primo passo l'uno verso l'altro nello stesso momento fino ad aumentare la velocità e a ritrovarci avvolti in un abbraccio che era mancato a entrambi.
<< Oscar! Credevo quasi avessi cambiato idea e dirottato la nave. >>
<< Robbie non toccare questo tasto, è terribile come questi bestioni riescano sempre ad essere in ritardo. >>
<< Un vero affronto! >> rido.
<< Non prendermi in giro sono appena arrivato >> sbuffa, lo prendo sottobraccio e lo trascino via di lì.
<< Andiamo dai che abbiamo un sacco di cose da fare e in più qualcuno ti sta aspettando. >>
Il viaggio in carrozza lo passiamo per lo più in silenzio, Oscar guarda fuori dal finestrino mentre io osservo lui, non oso disturbare la sua contemplazione, posso solo immaginare quanto gli sia mancato tutto quanto, il sole, gli alberi, la vita che scorre al di fuori, per due anni ha visto solo muri grigi ed ora chissà quanto gli sembra bella anche solo quell' immensa nuvola bianca che sta per inghiottire il sole, ce la lasciamo alle spalle come lui si sta lasciando alle spalle la vita del carcere.
Vengo riscosso dai miei pensieri dalla sua voce.
<< Robbie, la prossima volta che ci spostiamo voglio viaggiare su un calesse se possibile. >>
<< Certo, nessun problema. >>
Sorrido e mi ritrovo rispecchiato nei suoi occhi, non gli chiedo spiegazioni ma dal suo sguardo percepisco che lui stesso vuole darmene ma non è questo il momento, mi limito a sorridergli comprensivo e so che ha capito, tra noi non c'era sempre bisogno delle parole per comunicare, a volte solo un gesto racchiudeva tutto il significato di una frase.
Una volta in hotel Oscar si registra sotto falso nome e subito dopo andiamo in camera dove lo aspetta un vecchio amico, i due si abbracciano calorosamente  felici di rivedersi dopo tanto tempo, e in pochi attimi la stanza è piena delle nostre risate intervallate da momenti seri, la sera ceniamo insieme e prima di ritirarmi nella mia camera vado un momento a salutare Oscar.
Mi prega di rimanere per un'ultima sigaretta ed io che non posso negargli nulla accetto, ci sediamo uno di fronte all'altro a dividerci solo un piccolo tavolo, l'aria entra fresca dalla finestra e noi come se non fosse mai accaduto nulla ci perdiamo nei discorsi proprio come facevamo un tempo.
<< Quanto vi fermate? >>
<< Reggie parte tra una settimana, io tra due. Oscar non fare quella faccia delusa, abbiamo fatto il possibile. >>
<< Lo so, lo so voi siete stati insuperabili ed io ve ne sarò per sempre grato è solo che... >> si alza, con qualche passo arriva vicino la finestra e si ferma lì, sospira, vedo la sua schiena alzarsi e abbassarsi lieve come se gli si fosse appena appoggiato sopra un masso.
<< L'idea di rimanere solo, di nuovo, mi terrorizza. >>
Mi alzo e lo raggiungo, gli appoggio una mano sulla schiena, lo sento sussultare lievemente, così la sposto sulla spalla e lo guardo anche se i suoi occhi sono puntati verso il cielo.
<< Non sarai solo, qui hai alcuni amici, te ne potrai fare di nuovi comunque e non dimenticare che per ora hai denaro a sufficenza per svagarti. >>
<< Ma se me lo hai requisito. >>
<< Ho detto svagarti non eccedere, non posso permettere che tu rimanga a secco ancora prima di esserti ripreso e poi Oscar avrai sempre noi, io tornerò non appena mi sarà possibile. >>
<< Chissà quando Robbie potrai e chissà se mia moglie vorrà mai rivedermi e se potrò rivedere i miei bambini >> si gira e si appoggia con il bacino alla finestra, la testa presa tra le mani, mi sposto davanti a lui, gli prendo le mani e le tiro leggermente in avanti.
<< Oscar faremo in modo che tutto accada, so che è difficile fidarti adesso ma devi hai capito? >>
Annuisce solamente poi si appoggia a me, lo abbraccio, lui non ricambia totalemente ma non importa, sarò io ad abbracciarci per entrambi, sarò la sua forza quando l'avrà esaurita, non lo lascerò cadere di nuovo.
La prima settimana è pasata in fretta, abbiamo trascorso dei giorni piacevoli ed ora siamo soli, in questi giorni ha raccontato poco della sua esperienza in carcere, non lo obbligherò mai a farlo anche se penso gli farebbe bene buttare fuori tutto, a vederlo da fuori sembra rinato, si diverte e la sua ironia sembra essere tornata a fare capolino e anche la sua cocciutaggine.
<< Oh Robbie questo dobbiamo assolutamente comprarlo >> mi sventola davanti una piccola riproduzione di un elefante con sopra un coperchio, non capisco nemmeno che roba sia, lo guardo contrariato.
<< Non ne hai bisogno. >>
<< Ma è un portacenere! >> esclama estasiato ed io sospiro esausto, sono giorni che tento di fargli capire che può svagarsi ma non spendere tutto come se fosse uno sceicco, prendo quel dannato aggeggio e lo appoggio sul ripiano poi trascino lui via da quel posto, sarebbe capace di voler comprare tutto.
E' sera ora mai e non c'è bisogno di dire che mi ha tenuto il broncio per tutto il giorno, entro in camera sua e ancora non mi degna di uno sguardo.
<< Oscar per l'amor del cielo sembri un bambino. >>
<< E tu come sempre manchi di sensibilità. >>
<< Ah si? >> mi avvicino a lui e gli appoggio sul grembo un pacchettino, lo guarda poi guarda me confuso.
<< Avanti aprilo >> non se lo fa ripetere e subito lo scarta, i suoi occhi si illuminano e il sorriso gli si allarga sul volto, si alza e con uno slancio mi prende tra le braccia quasi soffocandomi, alla fine ho deciso di regarargli io quel piccolo portacenere nella speranza che stia buono e capisca il mio punto di vista.
<< Non ero quello insensibile? >>
<< Sei fantastico Robbie, non devi credere sempre a ciò che dico sciocchino. >>
Rido scuotendo la testa ma vengo rapito dal suo sguardo, arriccio le sopracciglia confuso, non so a cosa stia pensando e non so nemmeno se sia giusto chiederglielo.
<< Sei maturato >> mi dice alla fine dopo istanti di silenzio, rimango sorpreso e sorrido.
<< Non so se sia la parola giusta ma sì, direi che qualcosa ho imparato dalla vita. >>
<< Io non credo di poterlo fare, si è visto in questi anni. >>
<< Oscar ascolta hai sempre fatto il possibile per dare il meglio, hai fatto ciò che ritenevi giusto e se non dovessi mai maturare io non ti punterò il dito contro. Sono qui per te e ci sarò fino alla fine dei miei giorni, ti consiglierò sempre la cosa giusta perché voglio il tuo bene ma sarai sempre tu a decidere ciò che è meglio per te checché ne dicano gli altri. >>
Sorride.
<< Ti donano >> dice mentre con un dito mi sfiora i baffi, non posso evitare di tremare, avere dopo tanto la sua mano a contatto con la mia pelle inevitabilmente mi scatena un uragano di sensazioni che purtroppo devo mandare giù senza farle uscire, dischiudo le labbra poi mi schiarisco debolmente la voce.
<< Li ho... fatti crescere per sembrare più adulto ma non credo di aver sortito l'effetto sperato. >>
Ride.
Toglie la mano lasciandomi orfano del suo contatto, faccio qualche piccolo passo indietro, le emozioni mi stanno divorando e credo sia arrivato il momento di uscire di lì.
<< Io, meglio se vado a dormire e anche tu dovresti, oggi è stata una giornata intensa >> ridacchio nervoso.
<< Resta con me >> mi chiede o forse non è una richiesta, rimango stupito, lo guardo sgranando gli occhi.
<< Cosa? >>
Allunga la mano verso di me, io rimango fermo, titubante con il cervello in tilt, non so cosa fare e sto andando letteralmente in panico.
<< Non voglio dormire da solo, perfavore puoi? >>
Alza lo sguardo e mi uccide, mi da il colpo di grazia, nei suoi occhi leggo chiaramente una supplica, sarei un mostro se me ne andassi, mi avvicino di qualche passo e prendo la sua mano, vorrei baciarne il dorso e la punta delle dita ma mi trattengo.
<< Resto. >>
La voce mi esce flebile ma lui l'ha sentita e dio vorrei tutti potessero vedere la sua espressione ora, il suo sorriso meraviglioso, nemmeno gli avessi detto che il suo poeta preferito si trova nell'altra stanza e vuole conoscerlo.
Entrambi ci mettiamo la veste da notte poi ci sdraiamo a letto, lui si accoccola d'un fianco dandomi le spalle, io rimango sdraiato sulla schiena incerto se risucirò a dormire stanotte.
<< Ti andrebbe di abbracciarmi? >>
Ed eccolo di nuovo che attenta alla mia vita, vuole uccidermi ormai è assodato, non so se morirò per la tenerezza di ciò che mi chiede, per l'innocenza del modo o per il fatto che fra poco lo avrò stretto tra le braccia con i nostri corpi a contatto.
<< Se ti mette a disagio ovviamente... >>
Non voglio nemmeno che la continui quella frase, mi volto verso di lui e lo stringo, la sua schiena a contatto con il mio petto, il suo bacino accoccolato contro il mio, mi sembra quasi di avere tra le braccia un cucciolo indifeso, certo cun cucciolo molto alto. Il mio viso è così vicino alla sua nuca che riesco a sentire il profumo dei suoi capelli, sorrido istintivamente e in un attimo piombo nel passato, quando dopo aver fatto l'amore rimanevamo a letto abbracciati, lui è sempre stato il primo ad addormentarsi mentre io rimanevo a contemplarlo, a bearmi del suo odore naturale o del suo profumo.
Sembra il tempo si sia fermato a quegli istanti e per un attimo, un solo battito di cuore mi illude che sia così ma vengo spinto nella realtà crudele quando sfiorandogli il polso sento una cicatrice che non ha mai avuto, ricordo che mi ha detto di essere caduto, questo deve essere il risultato.
Certo è piccola e quasi non si nota, ma giuro che è come se l'avessi io sul cuore, chiudo gli occhi appoggiando il viso tra le sue scapole, devo cercare di rilassarmi e provare a dormire, ha già tanto patimento per conto suo non c'è bisogno che si occupi anche del mio.
<< Robbie perché piangi? >> mi domanda di colpo facendomi sussultare per la sorpresa, non pensavo se ne sarebbe accorto.
<< Come accidenti fai a saperlo non sto emettendo il minimo suono! >>
<< La camicia, me la stai bagnando >> dice con tono semi divertito ed io vorrei sprofondare sotto metri e metri di terra per l'imbarazzo, che idiota sono, altro che maturato sono lo stesso ragazzino che balbettava di fronte a lui e che non poteva evitare di fare figuracce.
<< Oh dio scusa. >>
<< Non scusarti Robbie non ce n'è bisogno >> rimango qualche istante in silenzio ma poi decido di dargli le spiegazioni che vuole, tanto non lascerebbe perdere nemmeno se glielo chiedessi.
<< E' solo che averti tra le mie braccia di nuovo mi sembra un sogno, sono così felice che non ho potuto trattenere le lacrime Oscar. Tu non hai idea di quante volte ho desiderato sfondare il muro della prigione e portarti via con me. >>
<< Come un valoroso cavaliere, avresti anche sguainato una spada forgiata con le armature dei tuoi nemici e avresti tratto in salvo la fanciulla in pericolo. >>
<< Più o meno >> rido imbarazzato.
<< Oh Robbie come sei romantico, sicuramente solo tu hai avuto un pensiero così cavalleresco e nobile. >>
<< Già... >>
<< Hai più avuto notizie di... Bosie? >> la sua domanda è del tutto innocente lo so, lui ha promesso che non vuole più rivederlo ma non posso evitare di irrigidirmi.
<< Sì una volta l'ho visto e gli ho dato un pugno. >>
Non so perché l'ho detto, probabilmente non avrei dovuto lo so ma è stato più forte di me, lo sento muoversi, si gira di scatto verso di me.
<< Tu!? Robbie non ti facevo il tipo. >>
<< Non lo sono infatti, ma capiscimi era appena successo quell'orrore di processo e lui se ne stava lì come se non fosse accaduto niente, non ci ho visto più dalla rabbia...- >> vengo interrotto dalla sua risata.
<< Il mio Robbie >> mi tira sul suo petto continuando a ridere.
<< Lo trovi divertente? >>
<< Da morire, non ridevo così da... non so nemmeno io da quando. Ti ci vedo sai come il difensore della giustizia, un eroe senza macchia che...- >>
<< Su questo ti sbagli, io di macchie ne ho tante. >>
<< E ti rendono splendido mio caro, credimi. >>
La notte dopo quella conversazione è trascorsa tranquilla, oggi abbiamo un pranzo con dei poeti francesi e so che Oscar non vede l'ora di intrattenerli, fischietta addirittura mentre si veste, sono felice che può vivere questi istanti di normalità, gli fanno bene e lui è nato per questo, stare in mezzo alle persone, essere il re della festa, l'intrattenitore, non può vivere isolato dal mondo ne morirebbe.
Lo accompagno ovunque voglia andare ed è bellissimo guardarlo mentre riempie di parole le giornate di ogni persona che incontra, egoisticamente vorrei averlo più per me ma so che non è la cosa giusta e poi comunque domani faremo una gita solo io e lui così potrò godermi la sua compagnia senza condividerlo con nessuno.
Siamo partiti molto presto questa mattina e adesso finalmente possiamo rilassarci su una meravigliosa spiaggetta deserta, l'aria è fresca e non molti apprezzano la brezza pungente sulla loro pelle mentre a noi non importa, ci faremo scaldare dai tiepidi raggi del sole che timido dopo giorni di nuvole torna a fare capolino.
Dopo esserci sistemati decidiamo di fare un giro su una piccola barca di legno, andiamo fino al largo remando lentamente, ci fermiamo in mezzo al mare increspato da flebili onde, solo i pesci sott'acqua ci fanno compagnia in questo deserto blu, prendo qualche chicco d'uva e ne saggio il dolce sapore e mentre chiudo gli occhi vorrei che il tempo si fermasse per sempre.
<< Oscar vuoi smettere di muoverti rischerai di farci finire in acqua >> lo rimprovero bonariamente stuzzicando ovviamente le sue corde più infantili, il sorrisetto che mi rivolge è uno dei più provocatori di sempre.
<< Come così? >> agita la barca di proposito, mi alzo un poco cercando di mantenere l'equilibrio per cercare di fermarlo.
<< Oscar per l'amor di...- >>
Finisco in aqua, quando riemergo mi aggrappo con le braccia alla barca e tossisco, apro un occhio alla volta, mi bruciano da morire per via del sale mentre i miei timpani vengono colpiti da un Oscar neanche minimamente preoccupato che se la ride di gusto tenendosi la pancia, aspetto con calma che si plachi e una volta che incontra il mio sguardo lo fulmino.
<< Tu. Sei un vero imbecille sai. Ma come ti è saltato in mente? >>
<< Ti ho visto accaldato e ho pensato di darti una mano >> viene scosso nuovamente da qualche breve risata, non ce la fa proprio a trattenersi.
<< Dai aiutami a salire non vorrei essere divorato dai piranha. >>
<< Non ci sono piranha qui >> dice mentre mi tira su cercando di non cadere lui stesso, prendo posto strizzandomi le ultime gocce d'aqua dai vestiti poi lo guardo con cipiglio irritato.
<< Stupido >> dico ma subito dopo mi si dipinge una smorfia ilare sulle labbra e scoppiamo a ridere entrambi appoggiandoci l'un l'altro, rischiando di finire di nuovo in acqua tutti e due questa volta.
Le nostre risate si placano quasi nello stesso istante, ci guardiamo in silenzio per un attimo che sembra eterno e se qualcuno sapesse leggere gli sguardi nei nostri vi troverebbe certo parole che se pronunciate avrebbero il potere di risolvere tutto il non detto e ricominciare da zero.
Perdonami.
Sono felice che tu sia quì.
Ti amo.
Scusa.
Resta.
Non voglio andare.
Ti amo.
Grazie per tutto ciò che hai fatto per me.
Grazie per esserci sempre stato.
Ti amo.
Grazie per non avermi abbandonato.
Grazie per essere te.
Deglutisco, allungo il braccio verso di lui e con le dita gli sfioro una ciocca di capelli vicino all'orecchio.
<< Stanno crescendo. >>
Ritraggo lentamente il braccio con ancora la sensazione dei suoi capelli tra le dita, mi sorride e i suoi occhi si riempiono di lacrime, devo averlo ferito involontariamente e giuro su dio che non era questa la mia intenzione.
<< Scusa io non volevo ferirti. >>
<< No, sto bene Robbie hai ragione sono cresciuti >> si tocca i capelli e le lacrime gli rigano il volto.
<< Non sono bellissimi? >> domanda, sorrido annuendo anche io ora con gli occhi umidi.
<< Incantevoli. >>
Sorrido lievemente e sono davvero incantato da lui, siamo così vicini ed io commetto l'errore di abbassare lo sguardo sulle sue labbra, le fisso bramandole ma poi rialzo lo sguardo come ridestatomi da un sogno,  non posso, so che non posso farlo anche se lo vorrei, il cielo lo sa quanto lo vorrei ma non posso farlo, non adesso, non così.
Tremo, lui lo nota e mi mette una coperta sgualicita sulle spalle.
<< Torniamo in spiaggia. >>
<< No non ce n'è bisogno. >>
<< Robbie stai tremando, hai bisogno di scaldarti, questa volta sono io a non voler discutere. >>
<< E va bene. >>
Sorrido tra me e me della sua premura, lui è sempre stato così solo che spesso nascondeva questo suo lato sotto strati di cinismo ma solo chi lo conosce bene sa che la realtà è tutta un'altra storia.
Una volta tornati verso riva ci sediamo sui nostri teli, mangiamo qualche pezzetto di frutta mentre il sole ci illumina in tutto il suo splendore, parliamo di cose leggere e di poco conto, ci eravamo promessi una giornata piena solo di spensieratezza e sta andando bene anche se devo ammettere che mi è venuto sonno, decido di schiacciare un breve pisolino mentre Oscar è intento a leggere un libro.
Quando riapro gli occhi lo trovo intento a fissare l'orizzonte pensieroso, mi tiro su a sedere ma lui non si smuove di un millimetro.
<< Ehi tutto bene? >>
<< Sì perché? >> domanda senza staccare gli occhi dal mare.
<< Mi sembri pensieroso. >>
Si gira verso di me lanciandomi uno sguardo ambiguo poi una nota di dolore passa svelta dai suoi occhi incupendoli.
<< Così domani te ne andrai. >>
La sua voce mi colpisce più forte di uno schiaffo, voglio restare con tutto il mio cuore e vorrei dirglielo per aggiustare il suo ma non posso, lo illuderei e basta, la verità è che non posso rimanere qui per ora.
<< Sì. >> Il mio tono è flebile.
Serra la mascella e sembra voglia dirmi qualcosa ma non lo fa, rimane in silenzio come pensasse alle parole giuste da dire ed io come al solito dipendo completamente da lui, non riesco a dire nulla, tratterei persino il fiato se ne fossi capace, pendo dalle sue labbra che ora non cennano a muoversi.
<< Mi macherai >> dice solamente.
<< Anche tu >> rispondo con la voce rotta, mi prende la mano e mi ci posa sopra qualcosa, guardo verso il basso e scopro essere una conchiglia, bellissima fra l'altro, sposto lo sguardo su di lui incuriosito.
<< Così quando la guarderai ti ricorderai sempre di questa giornata. Prova ad avvicinarla all'orecchio. Avanti! >>
Obbedisco e rimango colpito da quel meraviglioso suono.
<< Pensalo come fosse il mio cuore che batte solo per te, ti ricorderà che hai un amico che ti aspetta e che pensa a te. >>
<< Oscar è.... la cosa più bella che qualcuno ha mai fatto per me. >>
Mi accarezza il viso poi si alza, cammina verso il mare e si ferma sul bagnasciuga, lo raggiungo immediatamente posizionandomi vicino a lui.
<< Grazie >> gli dico. l
Le nostre dita si sfiorano e senza rendercene pienamente conto, come se fossero mosse da vita propria le nostre mani si cercano unendosi, rimaniamo fermi con le mani unite e un sorriso dipinto sulle labbra, questa giornata per quanto priva di parole chiare è stata pregna di significati ed io, domani me ne andrò con il cuore un po' più leggero, consapevole dei sentimenti di entrambi e soprattutto ho la certezza che lui malgrado potrà comunque soffrire sa che io non lo abbandonerò mai.



...



Sono due mesi ormai che sono tornato a Londra, ho ripreso il mio lavoro riuscendo anche a ritagliarmi alcuni giorni per poter andare da Oscar, questa sera mi vedo con Reggie ho bisogno di parlare con qualcuno che sia più obbiettivo di noi e lui è sempre riuscito a darmi buoni consigli  e soprattutto a farmi vedere la realtà senza farmi perdere nel incastro dei miei pensieri.
La serata procede piacevolmente, abbiamo parlato fino ad ora di noi due, delle nostre vite e la conversazione si è mantenuta su toni leggere fino a quando lui non mi ha posto la fatidica domanda e inevitabilmente siamo finiti a parlare di Oscar.
<< Reggie vuoi la verità, sono preoccupato. Io non so cosa gli stia succedendo ma a volte mi manda lettere graziose, dove sembra felice e pronto a tornare a lavorare mentre altre volte sono così cupe e tristi che non sembra nemmeno lui a scriverle. >>
Il mio amico beve un sorso del suo brandy poi mi guarda comprensivo e più che un amico adesso mi sembra un genitore.
<< E' normale mio caro cosa ti aspettavi? Due anni in carcere sono troppi per chiunque, figuriamoci per una persona sensibile come Oscar, sapevamo che non sarebbe stato facile per lui riprendersi. >>
<< Sono passati due mesi. >>
<< Sono pochi Robbie, forse gli ci vorranno anni per risistemarsi o forse tutta la vita chissà. >>
Scuoto la testa a quel pensiero tremendo.
<< Non dirlo nemmeno, forse ho peccato di presunzione pensando che si sarebbe ripreso così presto, lo sa solo lui cosa ha passato, con me non ne parla. >>
<< Con nessuno lo fa. >>
<< Già però poi mi scrive dicendo che ha bisogno di me, l'ultima volta mi ha scritto una lettera dove mi supplicava di andare lì perché stava male ed io sono andato...- >>
<< E? >>
<< Stava male sul serio. >>
<< Qual è il problema allora? >>
<< Il suo comportamento santo cielo, mi sono preso cura di lui, stava meglio quando me ne sono andato e da allora non ho più sue notizie, ho provato a scrivergli io ma nessuna risposta. Così ho scritto a persone che conosciamo entrambi e persino all'hotel dove alloggia e mi hanno detto che lo vedono andare e venire. Ha degli sbalzi d'umore Reggie che non mi piacciono, stavo meditando di trasferirmi a lavorare lì così da stargli vicino. >>
Mi passo le mani tra i capelli nervosamente e sospiro, guardo il mio amico e mi chiedo come fa a stare sempre così calmo e posato, si gratta i baffi e manda giù l'ultimo sorso di liquore.
<< Robbie come pensi di fare, dovresti trovarti un lavoro e non è una cosa facile poi sai che lui cambia idea facilmente, se decidesse di trasferirsi? Oppure se avesse la possibilità di tornare da sua moglie tu che faresti? >>
<< Per il lavoro non ci sarebbero problemi la mia azienda ha una filiale a Parigi ma non ho detto nulla ad Oscar perché niente è ancora deciso, la mia azienda sta cercando di capire se è possibile farmi trasferire lì e non voglio illuderlo.
Per quanto riguarda il resto sono tutti se, non posso decidere in base a questi, se dovesse succedere ciò che hai detto troverei una soluzione, ne ho sempre trovate in fondo. >>
Sorrido sperando mi comprenda, so che probabilmente mi considera un pazzo e se fosse stata un'altra persona probabilmente mi avrebbe già abbandonato e invece lui è rimasto nonostante tutto, non gli ho reso le cose facili, a volte ha dovuto darmi una bella strigliata ma poi era disponibile a passare una serata con me e non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.
<< Sei la persona più coraggiosa che conosco Robbie Ross. >>
Sorrido.
<< Ti sbagli la persona più coraggiosa che conosci è Oscar, ha attraversato tutta quella merda da solo e ne è uscito a testa alta ed ora si ritrova in una città che non è la sua da solo, i suoi pochi amici rimastogli sono nel luogo in cui non può tornare e non sa se mai potrà rivedere sua moglie e i suoi figli. Nonostante questo continua ad andare avanti nella speranza che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto e questo gli fa onore. >>
<< Dovrà però essere capace di riprenderselo >> dice prima di alzarsi e pagare il conto.
Usciamo dal locale incamminandoci lungo la via che porta sulla riva del fiume, arriviamo nei pressi del parco poi fino al ponte e lì ci fermiamo a prendere aria e chiaccherare.
<< Sai Robbie mi era venuto da chiederti perché ti volessi sacrificare a tal punto per Oscar ma poi sentendoti parlare mi è parso tutto chiaro. >>
Lo guardo sorpreso mentre le guance mi si velano di rosso, abbasso lo sguardo verso il basso e un debole sorriso mi nasce spontaneo, non so perché mi imbarazzo tanto, Reggie ha sempre saputo tutto di noi, nonostante questo però parlare di certe cose, dei sentimenti mi mette sempre un'agitazione dentro che non mi so spiegare e a dire il vero non so se troverò mai una risposta.
<< A dire la verità credevo ti sarebbe passata. >>
Alzo il viso verso di lui con cipiglio curioso, questa non me l'aveva mai detta e voglio saperne di più.
<< Che cosa? >> domando.
<< Eri un cavolo di ragazzino santo cielo! Avevei diciassette anni ed è vero ti eri preso una cotta stratosferica ma ho sempre creduto fossero gli istinti tipici di quella giovane età ad agire per te. Certo Oscar era Oscar, è sempre stato affascinante, sapeva come parlare e soprattutto come far invaghire qualcuno di sé senza metterci una reale intenzione. Ma seriamente pensavo che dopo l'infatuazione iniziale poi sareste rimasti amici perché no, ma non avrei mai immaginato che dopo tutti questi anni tu saresti stato ancora così legato a lui. >>
<< Io me ne sono innamorato Reggie, dalla prima volta in cui l'ho visto. E' forse questo che sfugge a tutte le persone che bene o male sanno di noi, sono passato per un amante e ora per un fedele amico, lo sono sì, sarò sempre un amico ma dentro di me si muove un sentimento che è tutt' altro che amicizia. Lui mi è entrato dentro la pelle, fino alle ossa e ancora più a fondo, è dentro al mio cuore e se prima lo amavo di un amore immaturo ora lo amo solamente come un uomo può amarne un altro. >>
<< Eri tutto un Oscar di qua, Oscar di la non sapevi parlare d'altro >> ride ma nel suo sguardo c'è tenerezza, sorrido di rimando sistemandomi meglio il cappello sulla fronte.
<< Non so spiegarmi come ma quando ero con lui sapevo essere tremendamente sicuro di me ma anche incredibilmente disattento e imbranato, quante figure sciocche ho fatto davanti ai suoi occhi. >>
<< Questo però non ha cambiato l'immagine che ha di te, sei sempre stato e sarai il suo piccolo Bobbie. >>
<< Non me lo ricordare, che imbarazzo >> rido arrossendo al ricordo di quel nomigliolo.
<< Non dovrei dirtelo Robbie ma lui mi chiede di te nelle sue lettere. >>
Rimango stupito e confuso, la mia espressione parla chiaro ma non ho bisogno di chiedere niente perché subito si affretta a spiegarmi.
<< Teme che tu non gli dica tutto, pensa che per non farlo preoccupare non gli dici come stai davvero e allora chiede a me. Mi ha intimato di starti dietro stando attento che non ti affatichi troppo, sa tutto quello che stai facendo per lui. >>
Deglutisco tenendo gli occhi fissi sul mio amico, sento il magone premermi nella gola ma non ho la forza di lasciarlo andare, lui si preoccupa per me, si chiede come sto, mi pensa e sa quanto sono disposto a fare per lui, mi si stringe il cuore, non riesco più a trattenere le lacrime e scoppio a piangere coprendomi gli occhi con le dita.
<< Oh Robbie no >> si avvicina e mi abbraccia mentre io mi lascio andare totalmente in un pianto liberatorio, le lacrime scendono copiose e piene solcando il mio viso, lacrime che sanno di niente e di tutto.
<< E' sempre tutto così complicato tra noi ed io non so più come comportarmi, poi però mi rendo conto che non possiamo crollare entrambi e allora ritorno ad essere forte, per lui, solo per lui. >>
Sospira mentre un lampo gli attraversa lo sguardo, si avvicina a me, mi appoggia una mano sulla spalla e mi dice.
<< Robbie io forse non capisco fino in fondo questo sentimento ma ti ho visto torturarti fin troppo. Ora ci sono due cose che puoi fare o accetti di essere solo un amico e continui a fare ciò che hai sempre fatto oppure lotti per lui. >>
<< Lottare? Se non faccio altro da quando lo conosco, non posso imporgli i miei sentimenti. >>
<< Ti sei arreso Robbie, hai lasciato facesse la sua vita ed è giusto ma ora è giunto il momento che anche tu faccia la tua. Non puoi essere per sempre la sua ombra, soffrire così per lui. Probabilmente ti sembrerò pazzo a dirti una cosa del genere, ma mi sono reso conto che in questo mondo esiste molto di più di ciò che la socetà ci impone per cui Robbie o ti rassegni ad essere il suo migliore amico ma facendo questo ti metti il cuore in pace e la smetti di soffrire...- >>
<< Oppure? >>
<< Riprovaci, datti un'ultima possibilità ma giocatela bene, so che i sentimenti non possono essere imposti ma ne sono più che certo non gli sei indifferente. >>
<< Ma Reggie è una follia! Se anche dovesse andare bene poi come sarebbe il nostro futuro? >>
<< E fino adesso com' è stato mh? Siete stati entrambi con diverse persone nascondendovi. >>
<< Non ci siamo nascosti certo perché lo volevamo. >>
<< Lo so! Ma almeno se...- >>
<< Reggie io ti ringrazio però non è il momento, questa non è la priorità. Ora scusami devo proprio andare. >>
La notte non chiudo occhio, riesco solo a pensare e pensare, da una parte vorrei tanto seguire il consiglio che il mio amico mi ha dato, dall'altra però c'è la realtà, quella che dovremmo affrontare e che probabilmente ci farebbe male, ci crollerebbe addosso a ogni bacio nascosto, a ogni momento non celebrato alla luce del sole. Non ho mai avuto problemi ad accettarlo, nel nostro secolo il nostro amore non è ben visto e io mi ci sono adattato, questo non significa che non faccia male doversi nascondere.
E' anche verò che io e Oscar abbiamo vissuto per diverso tempo come fossimo una coppia quindi, forse non sarebbe del tutto impossibile, probabilmente la verà paura che ho è che lui mi rifiuti e ancora peggio che mi allontani anche come amico, non lo sopporterei.
Mi alzo dal letto per un impellente bisogno di usare il bagno, accendo una candela ma ciò non mi impedisce di sbattere con la gamba contro a un comodino e qualcosa finisce sui miei piedi poi sul tappeto, impreco a denti stretti, mi chino a fare luce su quella cosa e rimango per un attimo sospeso, la sollevo da terra e me l'appoggio sul cuore chiudendo gli occhi.
Mi siedo alla scrivania fissando l'oggetto che ora tengo tra le mani, la conchiglia che mi ha regalato Oscar prima che partissi, non faccio a meno di chiedermi se devo prenderlo come un segno il fatto che sia caduta ai miei piedi proprio quando avevo il cuore scosso da mille dubbi.
Me la porto all'orecchio e ascolto quel dolce suono, sorrido al ricordo di ciò che mi disse Oscar a proposito e mi chiedo se anche lui, proprio ora come me è tenuto sveglio da mille pensieri e magari uno di quelli è rivolto proprio a me.
Voglio ascoltare il mio cuore questa volta senza mettere avanti la ragione, i pensieri su cosa potrebbe andare storto, sento questa spinta ad agire, il mio cuore urla che è giusto e non posso proprio ignorarlo, prendo carta e penna e inizio a scrivere.


...

Mio caro Oscar, è da molto ormai che non ci sentiamo o vediamo, hai ignorato le mie altre lettere, spero non sia perché credi io ti abbia abbandonato, sappi che non è così.
So che stai bene, non avendo tue risposte ho dovuto perforza chiedere ad altre persone notizie su di te.
Capisco se ti senti abbandonato, solo e se non vuoi parlarmi  ma sai anche che sono molto cocciuto perciò ti scrivo per dirti che tra poco tempo sarò da te, devo parlarti di una cosa molto importante, tranquillo niente di troppo noioso.
E' notte fonda quì, sto scrivendo questa lettere perché è l'unico modo di sentirti vicino, mi manchi e ti prego non fuggire quando leggerai queste parole.
Spero di trovarti quando busserò alle porte della tua stanza.
Disperatamente tuo, Robbie.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
                                                                                                 

                       




Oggi è un giorno da festeggiare, da ricordare soprattutto, con la valigia in mano mi fermo a salutare un caro amico prima di partire, la mia destinazione è la Francia e una volta giunto lì la mia vita potrebbe cambiare per sempre.
So che il viaggio e lungo ma questa volta sembra non finisca mai, forse perché sono molto agitato, non ho ricevuto risposta alla mia ultima lettera e più mi avvicino alla mia destinazione più lo stomaco mi si stringe in una morsa di ansia e paura.
Ho preso la decisione di non farmi annunciare, voglio solo bussare alla porta e parlare con lui, salgo i gradini del palazzo lentamente, rimango fermo davanti alla porta per qualche minuto, degluitisco poi mi decido a bussare.
Nessuna risposta, sospiro sconfortato pensando che possa essere uscito o peggio fuggito per non vedermi ma un istante dopo sento dei passi e una voce provenire dall'altra parte della porta, sorrido speranzoso, sorriso che mi muore sul volto non appena apre la porta. La mia espressione si fa nervosa e lui mi guarda come se fosse sorpreso di vedermi lì, mi schiarisco la voce e alzo appena una mano in segno di saluto.
<< Robbie? >>
<< Sì... mi fai entrare perfavore? o aspettavi qualcun altro? >>
<< Entra. >>
Mi dice freddo e si sposta lasciandomi il passaggio libero, muovo i primi passi titubante, lascio la valigia in un angolo, mi tolgo il cappello e la giacca appendendoli, non appena mi giro verso di lui vengo raggelato dal suo sguardo, non ho nemmeno la forza di sedermi, rimango immobile in attesa che dica qualcosa.
<< Cosa ti porta quì Robbie? >>
<< Non hai letto la mia lettera? >> lo guardo confuso.
<< Sì, non credevo però parlassi sul serio. >>
<< Perché avrei dovuto mentire scusa? >>
<< E' ciò che fai mio caro, da quando sono qui non hai fatto altro che dirmi menzogne su menzogne. Quindi scusa se non capisco questo tuo improvviso slancio nei miei confronti. E comunque non ho bisogno di te, non più ormai. >>
Scuoto piano la testa visibilmente scioccato da tutto ciò che sto udendo.
<< Perché mi parli così? >> gli chiedo a mezza voce.
<< Perché sono solo! Avevi promesso che ci saresti stato per me e invece che cosa hai fatto, mi hai lasciato qui a cavarmela con le poche forze che avevo in corpo dopo aver passato l'inferno! >>
<< Ti prego dimmi che non stai parlando sul serio, ho fatto di tutto per farti stare bene Oscar, per sistemarti al meglio in attesa che ricominciassi la tua vita. Non è colpa mia ciò che ti è successo. >>
<< Oh invece sì è anche colpa tua. >>
Accuso il colpo che mi arriva dritto al cuore, il suo sguardo è pieno di rabbia  e dolore in un modo che non avevo mai visto, le parole mi muoiono in gola senza avere il coraggio di uscire, rimango immobile come se mi avessero imbalsamato lì, stringo appena i pugni poi finalmente riesco a trovare il coraggio di parlare.
<< Hai ragione io ho dato inizio a tutto, se non fosse stato per me forse tu ora non saresti lontano dai tuoi cari. Ti chiedo scusa se sono stato così folle da innamorarmi di te dal primo momento, mi dispiace di non aver saputo resistere alla tentazione di baciare le tue labbra quella notte. Perdonami, non ho fatto altro che amarti e amarti e forse avrei dovuto chiudere tutti i miei sentimenti in un angolo del cuore e lasciarli morire, anche se non so se lo avrebbero fatto.
Ti ho amato a tal punto da fare un passo indietro e tu non sai quanto male ha fatto lasciarti nelle mani di un altro, nel cuore di un altro senza la certezza che si prendesse cura di te come meritavi. Ti amavo a tal punto da voler chiudere la nostra storia e fingere che non fosse successo per paura che ti succedesse qualcosa di male. Ecco quanto ti ho amato, ora se tu pensi davvero ciò che hai detto guardami negli occhi e dimmelo e io ti prometto che sparirò dalla tua vita per sempre. >>
Pugni strettti, schiena dritta, sguardo puntato nel suo, cuore in tumulto, ho paura di ciò che mi risponderà, se mi cacciasse potrei seriamente morirne.
Al suo primo passo il mio cuore sussulta ma non mi muovo di un millimetro, si avvicina lentamente, il suo sguardo è impenetrabile, la sua espressione indecifrabile, non so cosa mi aspetta. Si posiziona davanti a me, alzo appena il viso e mi ritrovo davanti gli occhi di un uomo che ho conosciuto molto tempo prima.
<< Robbie io penso che tu dovresti girarti e andare via, chiudere quella porta e non riaprirla più. >>
Non faccio in tempo a reagire che lui continua colpendomi con le sue frecce più appuntite.
<< Perché io non ti merito, sei troppo buono e meraviglioso per uno come me. >>
Deglutisco e dischiudo le labbra incapace ancora di esprimermi, ha sempre avuto la capicità di lasciarmi senza fiato, senza parole, senza niente, nudo ed esposto ma sempre protetto da lui stesso.
<< Oscar... che significa da uno come te? Tu sei fantastico, sei gentile sei tutto ciò che uno splendio essere umano può rappresentare. Sono io al massimo ad essere indegno di te, per quanto ci provi e per quanto mi sforzi, voglio fare le cose fatte bene ma fisco sempre per fare una tale confusione che...- >>
<< Shh. >> Mi tira tra le sue braccia, stringe il mio corpo al suo posando il viso nell'incavo del mio collo, lo abbraccio senza dire una parola, gli lascio il tempo che vuole, che si prenda pure tutto basta che non se ne vada mai, che non mi lasci mai.
Piano sposta il viso ed ora i nostri nasi si sfiorano, guardo le sue labbra poi i suoi occhi facendo danzare il mio sguardo tra le parti che amo di più di lui. Non oso muovermi, ho il terrore di fare la scelta sbaglita molto più della prima volta, adesso in ballo c'è molto di più.
<< Quanto ci metti a baciarmi signor Ross? >> sussurra flebile sulle mie labbra facendomi quasi cedere le gambe, il cuore rimbomba nella cassa toracica e sento il bisogno di stringermi a lui per non cadere.
<< Io... io non credo che...- >>
<< Non è colpa tua. Qualsiasi cosa posso aver detto prima è una menzogna, ero arrabbiato, triste e tu mi sei capitato a tiro, eri la vittima perfetta per potermi sfogare liberamente. Scusa se ti ho ferito Robbie ma perfavore credimi adesso, la colpa non è tua. Ora però baciami ti prego, sono stato orfano delle tue labbra troppo a lungo...- >>
Chiudo la distanza fra noi non con un bacio ma con il bacio, tanto desiderato che sembra far scintille tra di noi, le nostre labbra si cercano, si uniscono senza mai volersi lasciare come se il bisogno d'aria per noi fosse inesistente, mi spinge all'indietro facendomi sbattere contro lo schienale della poltrona, finisco seduto sul bracciolo, lui prende tra le dita i bottoni della mia camicia, ansimo sulle sue labbra ma lo fermo rimanendo a pochi centimetri da lui.
<< Oscar aspetta, io...- >> deglutisco e chiudo gli occhi appoggiando la fronte sulla sua.
<< Lo desidero con tutto me stesso...- >>
<< Ma? >> domanda lui con voce roca.
<< Non voglio farlo solo per il piacere di farlo, se tu... se tu non mi...- >>
<< Io ti amo. Guardami Robbie apri gli occhi. >>
Li tengo ancora chiusi corrugando la pelle della fronte in un espressione che esprime quanta incredulità e speranza io provi in questo momento.
<< Non sto sognando? >>
<< No, questa volta è reale >> mi dice con la voce più dolce di sempre, apro gli occhi lentamente ancora titubante, sorrido e con tutta l'insicurezza di un ragazzino al primo amore gli chiedo.
<< Dimmelo di nuovo. >>
Sorride, mi prende il viso tra le mani accarezzandolo delicatamente, mi guarda negli occhi forse in un modo in cui non mi aveva mai guardato prima, in questo momento ringrazio il fatto di essere seduto altrimenti non so se reggerei.
<< Robert Baldwin Ross, detto Robbie per gli amici e Bobbie per uno solo di questi io ti amo, con tutto me stesso in un modo in cui non ho mai amato nessuno e credimi quando dico nessuno. Sono stato cieco davanti a questo amore, è vero non è nato da subito ma si è sviluppato lentamente senza farmi accorgere di nulla e quando me ne sono reso conto ora mai era troppo tardi, ti avevo già ferito abbastanza. >>
I miei occhi diventano lucidi all'istante non solo per le lacrime ma per la felicità che le sue parole mi procurano, però nel mio cuore ancora un dubbio si fa strada e se vogliamo iniziare qualcosa di nuovo devo essere completamente sincero con lui.
<< Oscar io n-non voglio rovinare tutto questo ma...- >>
<< Ho amato anche lui è vero, Bosie è stato un grande amore per me, mi ha letteralmente travolto ma alla fine si è trasformato in un'ossessione. Ho compreso che quello che provavo per lui non era paragonabile a ciò che sentivo per te. >>
<< Sei andato in prigione per lui. >>
<< Sono andato in prigione per noi, per tutti noi. Robbie non voglio pensi che ti sto dicendo queste cose perché ho deciso di non rivedere più Bosie, se davvero desiderassi vederlo, se lo amassi ancora credimi non ci penserei due volte a incontrarlo di nuovo e sai bene che lo farei. Ma non lo faccio perché è te che amo, ho perdonato Bosie, non ho più sentimenti negativi nei suoi confronti, sono in pace con me stesso e se ci dovessimo incontrare per caso non cambierebbe nulla. >>
<< Nemmeno se... beh sai potrebbe riprovarci con te. >>
Avvicina il mio viso al suo per guardarmi ancora più a fondo.
<< No, non succederebbe niente di niente. Ho promesso a me stesso che non ti avrei più fatto del male in questo senso, se avessi qualche dubbio sui miei sentimenti per te non ti starei dicendo tutto questo. >>
<< Mi ami quindi? >> domando e lui ride appena baciandomi le labbra.
<< Ti amo, quindi. >>
Sorrido tirandolo verso di me per un bacio lungo e passionale, quando i nostri polmoni non ce la fanno più ci separiamo, lui mi tira facendomi spostare dal bracciolo, si siede sulla poltrona e fa sedere me suelle sue gambe.
<< Allora qual era la cosa importante che volevi dirmi? >>
<< Quale cosa? >> rido ripensando a quel giorno in cui sono scappato con una scusa patetica, anche lui sorride segno che se ne ricorda.
<< Ma come, nella tua lettera sottolineavi che era molto, molto importante. Ha la memoria un po' corta signor Ross? >>
<< E' colpa sua signor Wilde, lei ha la capacità di farmi scordare anche come mi chiemo. >>
Mi bacia.
<< Vorrà dire che te lo ricorderò io giorno dopo giorno. >>
Gli accarezzo i capelli sorridendo.
<< Mi trasferisco qui. >>
<< Cosa? >>
<< Era da molto tempo che ci pensavo solo che c'era il problema del lavoro, ne avrei cercato uno nuovo se necessario ma siccome la mia azienda ha una filiale qui ho aspettato mi dessero il permesso per trasferirmi.
Non te l'ho detto prima perché non volevo darti false illusioni e farti stare male. Mi distruggeva il pensiero di saperti qui da solo e l'unica soluzione sensata o insensata era questa, scusa se ci ho messo tanto. >>
<< Tu non devi scusarti di niente, sono io che devo chiederti scusa per come ti ho trattato. Hai fatto così tanto per me ed io non sono stato per niente riconoscente. >>
<< Allora non ci resta che perdonarci a vicenda, lasciarci il passato alle spalle e ricominciare. Che te ne pare? >>
<< Mi sembra una buona idea Robbie, una buonissima idea. >>



...


E' trascorso un anno da quel meraviglioso giorno in cui le nostre vite hanno preso la stessa direzione, durante questo periodo abbiamo preso in affitto una piccola casa, fatto alcuni viaggi e Oscar ha scritto una ballata che ha avuto molto successo. Nonostante questo però continuo a vederlo strano, certo è più felice rispetto a prima ma soprattutto quando si mette al tavolo con carta e penna lo vedo perso, malinconico e questo si riflette anche negli altri ambiti della nostra vita.
A volte gli chiedo se vuole parlarmene ma non lo fa mai, ha chiuso l'argomento prigione da quando ne è uscito e anche se sono certo che quella terribile esperienza gli procuri ancora delle pene lui non vuole aprirsi.
Questa mattina l'ho lasciato che stava leggendo, quando rientro in casa lo trovo intento a scrivere qualcosa, mi avvicino lentamente speranzoso ma noto il foglio bianco, una goccia di inchiostro cade sul bianco della carta, si irrigidisce e con una mano scaraventa  per terra il foglio e il calamio.
<< Oscar! >> gli prendo le braccia cercando il suo sguardo.
<< Si può sapere che ti succede? >> si divincola dalla mia presa e mi guarda con rabbia e disperazione.
<< Succede che non riesco più a scrivere, niente di niente. Non ci sono più belle frasi poetiche in me, sono un uomo vuoto, rovinato e nemmeno le parole brutte riescono ad uscire. >>
<< E allora il De profundis o la ballata? Quelle cose le ho scritte io? >>
<< Robbie non capisci? Quelle erano solo l'effetto della prigione, erano frasi ed emozioni che dovevano uscire o sarei impazzito. Il de profundus non c'è nemmeno bisogno che ti spieghi perché ho avuto bisogno di scriverlo, mentre la morte di quell'uomo mi aveva talmente scioccato che ho sentito la necessità di sfogarmi su carta. Non ero abituato alla morte Robbie o alla sofferenza, tutto quel dolore  non poteva restare confinato nel mio cuore ma adesso che sono riuscito a tirarlo fuori nulla di nuovo mi viene in mente. La mia immaginazione è bianca proprio come questo foglio. >>
<< Avevi iniziato a scrivere una commedia mi pare. >>
<< Ho lasciato perdere, non so come continuare ed è frustrante. >>
<< Ascolta mettiamo da parte questo per ora, ho una sorpresa per te >> sorrido sperando di incuriosirlo ma il suo sguardo rimane vuoto.
<< Robbie io non credo che...- >>
<< Ti piacerà fidati. Ora preparati o faremo tardi. >>
<< Spero tu non voglia portarmi ancora in quell'orribile locale. >>
<< Vuoi smetterla di lamentarti. Brontolone. >>
<< Io non sono un brontolone >> incrocia le braccia.
<< Stai brontolando anche adesso. >>
<< Non è vero! >>
Alzo un sopracciglio in maniera eloquente poi finisco per ridere trascinando anche lui nell'ilarità. Si prepara non con pochi borbottii in sottofondo dovuti al fatto che non voglio riverargli nulla della sorpresa, finalmente usciamo di casa dopo che si è cambaito d'abito tre volte, non sapendo dove andavamo ha trovato difficile la scelta d'abito, così dice almeno, io credo che ha voluto solo farmela pagare per averlo chiamato brontolone.
Ci incamminiamo e dopo un quarto d'ora arriviamo nel parco principale, lui si guarda intorno, lo osservo divertito fino a che non si gira verso di me.
<< Robbie è uno scherzo? Non è che volevi solo farmi uscire di casa. >>
<< Può darsi, ora però va laggiù tra quegli alberi. >>
<< Tu non vieni? >>
Sorrido scuotendo la testa.
<< Non è che hai organizzato qualche scherzo o una rapina per caso, guarda che non ho soldi da darti e nessuno pagherebbe il riscatto. >>
Rido spingendolo appena.
<< Smettila di parlare e fidati. Io ti raggiungerò dopo. >>
<< D'accordo... uomo del mistero. >>
Si allontana titubante girandosi di tanto in tanto, raggiunge gli alberi e io lo seguo rimanendo distante, voglio godermi la scena ma senza essere invadente. Rimane fermo non appena li vede e loro fanno ugualmente, non deve essere per niente facile, dopo il primo momento di shock lui si avvicina, cade in ginocchio e loro gli saltano al collo abbracciandolo.
So che non sarà facile ricostruire un rapporto ma già il fatto che Costance abbia accettato di fargli rivedere i suoi bambini mi infonde speranza, spunto fuori dal mio nascondiglio, Oscar mi guarda interrogativo ma io scuoto la testa sorridendo, ci sarà tempo per le spiegazioni. Tutta una vita.





 

   
 
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