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Autore: Ladyhawke83    21/10/2021    7 recensioni
Anche quest’anno ho tentato di partecipare al writober, con la lista pumpWORD.
I protagonisti saranno alternati (tra Callisto, Vargas e Isabeau).
~Pridian (16 ottobre) Avv. deathfic
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pridian

 

Come l’aria, mi respirerai

Il giorno che ti nasconderò

Dentro frasi che non sentirai

Che l’errore tuo è stato amarmi

Come se domani il mondo fosse uguale

A com’era ieri

 

(Måneskin - Le parole lontane)

 

Un giorno, un giorno appena può fare la differenza anche in una vita che misura le proprie stagioni in secoli.

Quel giorno era appena trascorso e Callisto avrebbe voluto che non fosse mai giunto, che per qualche motivo il sole non avesse più avuto forza di sorgere, lasciandolo in quella notte perenne, da solo, con i suoi incubi e il suo dolore.

Così, alla fine quell’oggi era diventato ieri, e il domani gli sembrava insopportabile.

Vargas era morto, gli era spirato tra le braccia, Callisto lo sapeva, sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Era arrivato per gli altri, tutti gli altri che aveva amato nella sua lunga e quasi eterna vita, per loro, ma non per lui.

Sbocciavano, fiorivano e si spegnavano senza che lui potesse opporsi. Non c’era magia in grado di contrastare la loro morte.

“Tutti invecchiano e muoiono”, diceva sempre Simenon Vargas “tranne gli dèi, per loro non c’è una fine, però che noia vivere una vita che non finisce mai e dover sopportare le piccole turbe e manie di chi ti sta accanto, per l’eternità. No, io non lo sopporterei”.

Callisto sospirò, si sentiva stanco, ma la sua stanchezza non era dovuta alla notte appena trascorsa senza chiudere occhio, ma semmai alla fatica del suo cuore e delle sue mani al pensiero di doverlo lasciare andare. Senza il mago si sentiva solo, crepato, irrimediabilmente perso, frammentato.

Si avvicinò ad una croce sbilenca e ben poco solenne, coi suoi legni contorti tenuti insieme da corde sgualcite, e depositò un rametto di menta fiorito ai piedi di quel tumulo di pietre e terra.

“So che non sei più qui, ma ho bisogno di avere un luogo, un ricordo per il nostro addio”. Callisto non parlava a nessuno in particolare, ma in realtà aveva un disperato bisogno che l’altro gli rispondesse, si rese conto solo in quel momento non avrebbe più sentito la sua voce, il suo modo così particolare di arrotolare le r, di avere un tono caldo e vibrante sia quando pronunciava il suo nome gemendo di piacere, sia quando lo insultava durante uno dei loro tanti litigi.

Lo stregone non riusciva mai ad averla vinta, la dialettica e le argomentazioni di Vargas erano inattaccabili, Callisto poteva uscire vincitore da una discussione con lui solo se non usava le parole.

Sorrise amaramente ripensando a una delle loro ultime discussioni.

 

***

 

“Sto perdendo la memoria. Sono troppo vecchio ormai per starti dietro” se ne era uscito uno di quei giorni Vargas, dal niente, dopo che avevano finito di catalogare un manoscritto.

“Non ricordavo di aver già revisionato questo testo, ultimamente mi sembrano tutti uguali e i miei occhi sono stanchi...” aveva detto con voce sconfitta prendendosi la testa fra le mani.

“E allora riposa. Nessuno ti costringe a finire il lavoro per forza” gli aveva risposto Callisto andandogli vicino. “E se dovessero venire a lamentarsi qui, ci penserò io a rimettere a posto quei topi di biblioteca”.

“Callisto... non cambi mai vero? Non riesci proprio ad avere una buona opinione dei maghi? In fondo i miei giovani colleghi stanno facendo un lavoro egregio per portare nuovi cambiamenti”.

“A me sembra solo che abbiamo delegato a te la parte più difficile e ti abbiano spedito quassù per punirti, di nuovo”. Sottolineò Callisto facendo vagare lo sguardo nella stanza e poi fuori dalla finestra che dava sulla valle.

“Non essere così duro, in fondo siamo qui insieme e il lavoro di trascrizione e traduzione dei quaderni dei Nephilim spetta a me, sono i miei antenati e io devo impedire che certi avvenimenti possano ricapitare”.

Vargas lo disse con un certo orgoglio nella voce, ma si vedeva che tutto ciò che riguardasse i Nephilim fosse un peso e una condanna per lui, un marchio che aveva sempre avuto, ma che comunque aveva sempre portato con una certa vergogna.

“Sarà, ma intanto tu sei confinato qui in mezzo a tutte queste carte e hai solo me ad aiutarti”.

“Ed è tutto ciò di cui ho bisogno.” Vargas fece una pausa, si porto la mano al cuore e dalle labbra ne uscì un rantolo “mi servirebbe più tempo, ma su questo non posso contrattare, sento che manca poco”.

“Non sono pronto” Ammise Callisto guardandolo negli occhi, mentre gli metteva le mani sulle spalle.

“Lo sarai, scheggia, lo sarai. Hai avuto un secolo per abituarti all’idea di lasciarmi andare”.

“Non voglio... non voglio restare di nuovo da solo, Vargas.” Confessò Callisto che improvvisamente evitava lo sguardo del mago a poca distanza da lui.

“Devi. E comunque non sarai mai solo.” 

Il vecchio mago si sporse verso Callisto e una cascata di capelli lisci e candidi come la neve andò a sfiorare il viso dello stregone. Alla distanza di un respiro Callisto si costrinse a guardare quelle iridi scure in cui ancora e sempre ardeva il fuoco, che il tempo non aveva saputo spegnere.

“Ti amo. E l’amore è immortale finché tu lo porti nel cuore”. 

Non era da Vargas fare quel tipo di confessioni, ma in quel momento era quello di cui Callisto aveva bisogno per calmare il proprio cuore agitato.

Infilò le dita ingioiellate tra i capelli di Vargas e lo tirò a sé per baciarlo.

Erano stati insieme più di un secolo eppure ogni volta che lo baciava per Callisto era un’esperienza diversa, come se ad ogni contatto Vargas gli restituisse un pezzo di sé, un minuscolo frammento della sua vita nascosta, delle sue più intime e custodite emozioni.

Lo stregone provò rabbia, rabbia e dolore e amore. 

Lui non era cambiato minimamente in tutti quei devenni, mentre il tempo si era accanito su Simenon Vargas portandosi via tanti ieri e lasciandogli ben pochi domani.

Il mago si staccò dalle labbra del compagno con un sorriso a mezza bocca. Alcune rughe gli solcavano il viso, anche se non così tante come dovrebbe avute averne un mezzelfo di quasi centocinquanta anni.

“Non cambi mai vero? Quando non sai esprimere i tuoi tormenti a parole usi i sensi, il corpo e il tuo carisma”. Gli ricordò il mago, mentre gli accarezzava la mascella con le dita affusolate e nodose.

“Sono troppo vecchio per queste cose, comunque è sempre un piacere baciarti mio Re Drago, non so cosa ci trovi in questo me, che ormai sono solo un mucchio d’ossa tenuto insieme dalla magia...”.

“Vorrei venire con te”. Ammise Callisto facendosi serio.

“Non vorrei andare da nessuna parte senza di te”. Gli ricordò Vargas. “Lo sai perché non ho paura di morire? Perché so che tu ci sarai”.

Callisto deglutì e di nuovo fece vagare lo sguardo ovunque tranne che su quel mago dallo sguardo troppo penetrante.

“A proposito di questo: quando arriverà il momento, voglio che lo tenga tu”. Dichiarò il mago mettendogli in mano un anello.

“Ovviamente insieme ai quaderni e alle annotazioni magiche sui Nephilim, non oso pensare cosa succederebbe se finissero in mani sbagliate”.

Callisto non rispose, rimanendo fermo ad osservare il cerchietto dorato che il mago gli aveva ficcato in mano: era l’anello della famiglia Vargas e ne portava impresso il simbolo.

“Sono rimasto solo io ed è giusto che la maledizione dei Vargas finisca con me, ma l’anello voglio che lo abbia tu. In fondo sei stato la mia famiglia, il mio rivale, la mia metà, il mio tutto per così tanto tempo che è giusto che l’anello ora sia tuo, come lo sono stato anche io per tutti questi anni.”

“Vargas...” non aveva saputo cosa altro aggiungere, prima che l’altro lo stringesse fra le braccia.

 

***

 

Con un unico gesto conficcò il bastone magico, che fino al giorno prima era stato di Vargas nel terreno, accanto al punto in cui riposava sotto umida terra il corpo del mago.

Una lacrima lasciò il suo viso, Callisto non si preoccupò di scansarla, a quella ne seguì un’altra, poi un’altra ancora, finché non fu una vera e propria tempesta. 

Inginocchiato nella terra, Callisto non sentì il vento arrivare e nemmeno

Il brontolio delle nubi a distanza, sembrava che il tempo risentisse del suo cuore lacerato.

Lo sapeva, lo aveva sempre saputo che ci sarebbe stato un ultimo ieri con il mago e un domani in cui sarebbe stato solo. 

Eppure non era pronto, non lo si è mai, si disse.

Lo stregone si alzò incurante del terriccio sui pantaloni, negli stivali e sotto le unghie.

Fece scorrere l’anello dei Vargas nella catenella della pietra del Viaggiatore, che portava sempre al collo e si incamminò lasciandosi dietro la valle, la casa dove aveva vissuto gli ultimi anni e la tomba della persona che mai si sarebbe aspettato di amare, ma che ora con la sua assenza aveva creato un vuoto tale nel suo cuore che niente lo avrebbe più colmato, nemmeno l’ardore degli dèi. che lo richiamavano a sé.

 

Adesso lasciami credere che questo sia reale,

Che sento l’ansia che sale

Bevo le lacrime amare

Ti prego lasciami perdere

Dentro l’acqua del mare,

(Måneskin - Le parole lontane) 

 

 

Writober 2021 

Prompt 16 ottobre • Pridian (relativo al giorno prima) •

Fandom Fantasy • Dungeons&Dragons • CallistoxVargas

   
 
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