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Autore: ChiiCat92    22/10/2021    0 recensioni
[...] "Ogni notte da infinite notti osservava quel tornare alla vita, prima con curiosità, poi con noia.
Sembravano ostinarsi a partecipare a quella danza di morte senza sapere chi sarebbe sopravvissuto: il cacciatore o la preda.
Oggi poteva toccare al cacciatore, troppo stanco o sfortunato per procacciarsi il cibo, o alla preda, troppo lenta o inesperta per sfuggire alla caccia." [...]
Questa storia partecipa al Writober indetto da FanWriter, lista pumpNIGHT, prompt #14 "Celare"
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Xiao XingChen, Xue Yang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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22/10/2021


Si muoveva nell’ombra senza fare rumore, senza lasciare impronte, leggero come aria, incorporeo come la paura.

La luce della Luna piena era pallida, il fitto intrico di foglie e rami creava reticoli oscuri nel sottobosco; il vento soffiava lento, come un lungo ululare nella notte; animali e creature fatte di buio cominciavano a sgusciare fuori dalle loro tane, sgranchendo le zampe e affilando gli artigli. 

Ogni notte da infinite notti osservava quel tornare alla vita, prima con curiosità, poi con noia.

Sembravano ostinarsi a partecipare a quella danza di morte senza sapere chi sarebbe sopravvissuto: il cacciatore o la preda.

Oggi poteva toccare al cacciatore, troppo stanco o sfortunato per procacciarsi il cibo, o alla preda, troppo lenta o inesperta per sfuggire alla caccia.

Un cerchio infinito, sempre uguale a se stesso, che si ripeteva ad ogni tramonto, con o senza la Luna. 

Qualcosa che creature come lui, appartenenti al tessuto dell’universo, non potevano capire. Lui sarebbe sempre esistito, uguale a se stesso, nascosto appena oltre il campo visivo, tra un battito di ciglia e l’altro. 

Anche quella notte stiracchiò le membra d’ombra strisciando sull’erba. L’odore di umido, funghi e legna marcia saturava l’aria, insieme con quella dell’adrenalina: da qualche parte la caccia era già iniziata.

Non voleva assistere, poteva già immaginare come sarebbe finita, per cui cercò qualcos’altro che potesse tenerlo impegnato quella notte. 

Il senso di fame e la necessità di muoversi incalzavano dentro di lui, al di sopra di ogni creatura del bosco, più pericoloso della morte stessa, ogni preda gli si inginocchiava davanti, ogni predatore indietreggiava con la coda tra le gambe. Lui poteva solo assistere a quella danza, senza mai sentire la musica.  

L’unica cosa che sentiva era la fame, e il desiderio subito sottostante, come brace sotto la cenere, di prendersi qualcosa che non fosse già pronto ad essere preso, qualcosa che valesse la pena dilaniare, dissanguare, uccidere. Una vita che valesse di essere divorata. 

Vagò saltellando tra un’ombra e l’altra, correndo di fianco a conigli, cervi, cinghiali, lupi, tutti tremanti al suo passaggio. Si vide riflesso negli occhi di una civetta un attimo prima che spiccasse il volo.

Niente quella notte sembrava soddisfare il suo desiderio. 

Poi colse una vibrazione, le stelle stesse ebbero un fremito e il bosco trattenne il respiro.

Si rizzò in piedi, sollevando il corpo d’ombra dal terreno, le orecchie tese, i sensi all’erta.

Il battito di un cuore puro, il respiro reso grosso dalla fuga, odore di giglio e incenso. 

Si gettò a capofitto nel buio, usando le ombre sul terreno per sfuggire alla luce della Luna e trovare la via più veloce verso quel cuore. 

Lo sentiva risuonare nel silenzio della notte come un tamburo che annunciava la vittoria. 

Si fermò al limitare di una radura, nascosto tra gli alberi, per sbirciare appena oltre la cosa a cui apparteneva quel cuore. 

Era una creatura opalescente, un corpo sottile avvolto in abiti bianchi, fluttuanti verso la Luna come dita tese in preghiera; un viso dai lineamenti gentili, scolpiti morbidamente nella madreperla, incorniciati da capelli come una cascata d’ebano nero. 

La creatura non aveva gli occhi. Qualcuno o qualcosa glieli aveva strappati via, le ferite oscene straziavano il suo bel volto, ma teneva una benda sul viso per coprire lo scempio. 

Gocce rosso sangue, lacrime preziose, scivolavano tra le sue mani, insudiciando l’altrimenti candido vestito. 

Era suo quel cuore delizioso che batteva incauto nel bel mezzo della notte.

Non sapeva che quella foresta era maledetta, un luogo in cui non si doveva solo sfuggire dalle bestie ma anche da creature come lui, fatte d’ombre, che si nutrivano di chiunque si inoltrasse nel folto? 

Non sapeva che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita? 

Giaceva lì, nella radura, seduto su un tronco caduto, come fosse in attesa. Immobile senza guardare nulla, in contemplazione forse della sua stessa fine.

Se fosse rimasto lì, lui o quelli come lui l’avrebbero trovato e ucciso. 

Ma dal battito del cuore poteva dire che non provava paura. 

Qualsiasi forma avesse assunto non l’avrebbe visto, ma scelse comunque qualcosa che gli fosse familiare: posizione eretta, due gambe, due braccia, un corpo e una voce umana.

A volte cacciava celato in quelle sembianze, ma da molto tempo ormai niente che si muovesse su due gambe era entrato nel bosco. 

L’umano, perché ora che lo vedeva da vicino gli apparve chiaro che fosse un umano, sollevò la testa nella sua direzione. Forse aveva sentito il suo passo smuovere le foglie, o la morte farsi vicina. 

« Amico, ti trovi solo anche tu questa notte? » la sua voce era tiepida e vibrante, lui si sentì risuonare come un cristallo. 

Non aveva paura, né di lui né della foresta. Non poteva vederla, non poteva percepirla. E, soprattutto, era pronto. Aveva percorso la sua vita con tale sofferenza da avere l’anima spezzata, e aveva infine scelto di entrare in quel luogo per porvi fine. 

« Questo non è un posto dove rimanere da soli. » continuò, dato che lui non aveva dato risposta. Con una mano toccò il legno al suo fianco. « Vieni, siedi con me per un po’. » 

Incuriosito, divertito forse, lui fece come gli aveva detto.

Per la prima volta poteva ammirare la bellezza effimera degli umani senza che fosse sporcata dalla paura, dal rimpianto, dalla rabbia. La sua cecità era un dono, e non lo sapeva neanche. 

Mentre l’umano teneva il viso rivolto al cielo, come a cercare di vedere un’ultima stella, lui guardava il suo corpo, il collo tenero, l’incavo della spalla, i punti vitali in cui sentiva pulsare il cuore. 

Il desiderio di mangiarlo e spezzare il bianco della sua purezza stava diventando incontenibile.

« Dicono che questa foresta sia abitata da spiriti malvagi. » gli disse. Non parlava spesso con voce umana, per questo risultò arrochita dall’inutilizzo. 

L’umano, però, sorrise. « Ho incontrato molti spiriti malvagi, non li temo. » 

Lui piegò la testa, notò l’elsa di una spada spuntare dalla cintura dell’umano. Un guerriero, dunque, un monaco guerriero, forse, a giudicare dal candore della sua anima. 

« Cosa ti è successo, amico, perché ti trovi qui? » chiese l’umano, facendolo risuonare ancora una volta. 

La sua voce lo toccava in punti precisi, sprigionando nuovi armonici. 

Se avesse potuto vedere il suo vero aspetto ne sarebbe stato terrorizzato, l’avrebbe attaccato con la spada, e sarebbero forse finiti con l’uccidersi a vicenda.

« Nulla. Questo è il posto in cui vivo. » 

L’umano annuì, comprendendo. 

Non tentò di raggiungere l’elsa della spada. Sapeva a cosa andava incontro quando aveva deciso di inoltrarsi nella foresta. 

E per questo lui non fece nulla. Non assalì la sua carne fragile né affondò gli artigli nella sua anima. 

Rimase al suo fianco, in silenzio a contemplare per lui quello che non riusciva a vedere. 

Potevano rimanere insieme, nelle ore più buie della notte, aspettando l’alba. 

Poi, prima del primo raggio di sole, lui l’avrebbe preso con sé, trascinato nell’oscurità.

Per adesso poteva ancora godere della sua presenza.

Era più brillante della Luna, una brezza gentile. 

Lo sarebbe rimasto in eterno, celato nell’ombra. 

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The corner 

Scusate, non so da dove mi escano questa storie ultimamente. Sto cercando di recuperare il Writober ma sono rimasta mortalmente indietro, penso che di questo passo lo finirò a novembre ma...voglio comunque provarci.

Chii
   
 
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