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Autore: Maggiechan_75    24/10/2021    1 recensioni
Sono passati cinque anni, nevicava.
Sapevi quanto per me era importante quel giorno. Lo sapevi eppure quel giorno mi hai lasciato da sola.
Ed io come ogni anno ci speravo.
Avevo la speranza che tu cambiassi le tue abitudini per me.
Per questo storia mi sono ispirata dalla canzone di Laura Pausini "Invece No"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Forse mi basta respirare
Solo respirare un po'
Forse è tardi, forse invece no
 
Sono abituato ad esibirmi davanti ad un pubblico, ma è la prima volta che lo affronto in un'altra veste.
 
Calma Hide, calmati respira e conta fino a dieci. 
 
Chiudo gli occhi stringendo quello che ho di più caro tra le mani. 
 
- Domani è un altro giorno  
 
La mia voce rimbomba su tutta la platea.
 
- dice Rossella O’Hara alzando gli occhi al cielo.
 
Alzo gli occhi al cielo con aria sognante proprio come la protagonista di “Via col Vento”
 
- Oggi per tutti noi…
 
Abbasso lo sguardo osservando uno per uno tutti i miei compagni di studi
 
E’ un giorno speciale, il giorno che segna la fine del nostro percorso scolastico, ma è anche il giorno che segna un inizio. 
L’inizio del nostro percorso come uomini e donne. 
 
Pensare di essere un uomo e non più ragazzo mi fa ancora un certo effetto, ma non posso più voltarmi indietro. Sorrido a mamma e papà. Sono in prima fila proprio davanti a me.
Ringrazio la mamma con un cenno della testa e un sorriso. Appena mi rivolgo a te papà il cuore mi batte più forte.
 
- E’ il momento di “tirare le somme” come direbbe il nostro professore.
  Dietro di me….
 
Mi giro stendendo il braccio e indicando il muro dietro di me
 
- Eccola, la strada che ci ha portato qui ORA parte da là, dal passato.
  Noi siamo quello che siamo in base alle esperienze passate. 
 
La mia espressione seria, professionale e distaccata cambia tornando a guardare i miei compagni. 
 
- Noi ORA siamo quello che noi in base a quello che c’è dietro alle nostre spalle. 
 
Sono fiero di te.”

Lo so papà sono molti anni che mi trasmetti questa emozione. 
Me lo dici poche volte, ma ti conosciamo da tempo io e mamma, lo sappiamo che tu sei fatto così.
Lo sei per tutto il bagaglio del passato che ti stai portando dietro.
 
- Il passato non si può cambiare credo che ormai tutti noi lo abbiamo imparato. 
 
Mi giro nuovamente verso il muro; faccio un passo indietro e inciampo verso l’asta del microfono che cade a terra. Gli altoparlanti fanno un frastuono che costringe la maggior parte della platea a coprirsi le orecchie. Sento il pubblico mormorare con reazioni contrastanti.
Tra risatine e stupore mi alzo e sorridendo mi rivolgo nuovamente a loro.
 
- Avete visto cosa succede se si è concentrati a pensare al passato? A  quello che non possiamo più cambiare?
 
Strizzo l’occhio a mio padre e mia madre. Gli unici che apparentemente non hanno avuto nessuna reazione alla mia esibizione. Mi conoscono troppo bene.
 
Perdiamo di vista il nostro presente e la strada che abbiamo davanti a noi.
Una strada..., scusate volevo dire, le molte strade e le molte scelte che ancora noi tutti dobbiamo fare.
 
Come può un pensiero così “banale” e che noi tutti conosciamo, fare questo effetto se ci viene fatto notare?
Li osservo uno per uno applaudirmi come se avessero appena scoperto il fuoco.
 
- Ho imparato presto a capire che la vita non va avanti con i “se”, con i “ma” o con i “forse”. Ma da essi possiamo imparare.
 
Si mamma e papà siete stati proprio voi ad insegnarmelo. 
 
- Questo significa crescere, e diventare adulti. 
 
Crescere non ha un’età anagrafica vero papà?
Ti osservo mentre cerchi la mano della mamma. Vi divide una sedia vuota, quella che mi ha ospitato fino a poco tempo prima.
La trovi proprio là che ti attende aperta.
Dopo tutti questi anni lei è sempre lì che ti aspetta papà.
Aspetta che tu abbia il tempo di crescere e maturare papà.
Aspetta me per lo stesso motivo
Ci aspetta perchè lei è sempre un passo più avanti di noi. 
 
Ma guardala papà! sta sorridendo perchè è ben consapevole che amare significa anche “aspettare”.
 
Accompagnato dagli applausi lascio il palco per venirvi ad abbracciare. 
Se sono quello che sono, lo devo a voi e ai vostri insegnamenti.
 
- Sei stato fantastico. Siamo orgogliosi di te.
 
Mi sussurra la mamma con il suo entusiasmo che coinvolge sempre tutti.
 
Chiudo gli occhi mentre tu mi stai scompigliando tutti i capelli come se mi stessi facendo uno shampoo. Questo è il tuo modo per farmi capire quello che la mamma ha detto. 
 
- Grazie
 
Non occorre che aggiunga altro. In quella semplice parola, voi lo sapete cosa c’è dietro.
 
I felici anni della fanciullezza in cui il mio migliore amico era il papà; i combattuti anni adolescenziali fatti di silenzi e incomprensioni tra me e voi. Anni difficili in cui nessuno di noi tre aveva però mai dubitato dell’affetto e dell’amore che provavamo tra di noi.
 
Le emozioni che state provando le sento tutte nella mia pelle. Lo so!
So che non è facile aprire le braccia e lasciarmi andare.
Non è facile per voi che mi siete sempre stati vicino e vi siete fatti un mazzo per me.
Non è facile riconoscermi come adulto.
 
Ma lo dovete fare, ora devo andare.
 
Tremiamo tutti e tre mentre ci sciogliamo dall’abbraccio. Lo facciamo con il sorriso, forse per alcuni di noi non molto convinto.
 
Rimaniamo qualche secondo lì a guardarci

Ho paura….
 
-  Vai Minami ti sta aspettando.
 
Mi dici mentre abbracci la mamma. Lei ancora non è pronta a lasciarmi andare. Nasconde la testa per non far vedere che sta piangendo “vai perchè tua mamma non vuole farsi vedere così. Ci penso io a lei
 
Apro la mano, quella che tiene ciò a cui tengo più al mondo. Sono le tue medagliette papà. Sono quelle che mi hai regalato il giorno del mio sedicesimo compleanno.
Quelle che rappresentano chi sei. Le voglio indossare davanti ai tuoi occhi.
Ricordo bene quel giorno. Ero ancora così immaturo, così piccolo. Non lo sapevo, non ero a conoscenza di chi fossi. Per me eri sempre stato il mio papà e basta.
Da quel giorno ho capito che prima di essere il mio papà tu eri e sei un uomo. 
Mi credevi pronto quel giorno. Prima della mamma hai creduto in me. 
Tu mi consideri uomo da allora. 
 
E’ per questo che mi hai fatto quel regalo accompagnato da una lettera stropicciata in cui mi hai raccontato del tuo passato.
Avevi fatto tardi per mille ragioni quella sera vero papà?
Non mi avevi augurato buon compleanno quella mattina perchè non eri ancora pronto.
Non lo eri come non è pronta ora la mamma.
 
Faccio un segno con la testa ed esco sento chiamare il mio nome. E’ il Rettore che mi attende per la consegna della mia Laurea.
 
E’ solo un pezzo di carta. La Laurea l’ho presa un mese fa a pieni voti.
E’ solo un pezzo di carta ora ho cose più importanti.
Guardo il cellulare mentre sto correndo verso la macchina.
 
Ci sono dieci messaggi, sono tutti di Miki e tutti hanno la stessa parola.
 
CORRI!!!!!!!
 
Sfreccio incurante dei semafori, Minami mi sta aspettando.

Arrivo davanti alle porte dell’ospedale, se non ci fosse stato lì Umibozu forse ci sarei entrato direttamente in macchina.
 
- Corri non manca molto ormai!!!
 
Gli lancio le chiavi e corro…. corro verso il reparto maternità.
 
Sto per diventare padre, siamo ancora molto giovani ma io e Minami stiamo per diventare genitori. Adulti o non adulti noi lo stiamo per diventare.
 
La sento urlare la mia Minami la sento urlare disperata il mio nome 
 
- HIDEEEEEEEEE
 
Entro appena in tempo per vedere nascere mio figlio.
 
E’ nato tra le note di “my son” la mia ultima composizione.
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E si conclude così questa particolare storia. Nata come “one-shot” o meglio song-FF”.
Le mie storie lo ammetto ultimamente sono più che particolari, soprattutto se decido affrontare il tema genitori-figli.
“Semplicemente noi” è la storia ideale quella fantastica che tutti noi vorremmo vivere.
“Eternamente ora!” è una storia sofferta quella che nessuno di noi vorrebbe provare.
“Invece no!” rappresenta ciò che quasi tutti i genitori e figli vivono.
 
Kaori è una madre sicura nel suo ruolo che è in grado perfettamente di vivere da sola, lo sa benissimo!
Ryo è un padre che si sente padre. Dall’altra parte lui ammettiamolo conosce solo un ruolo “lo sweeper” per il resto si sente perso. Come uomo senza identità, come uomo innamorato, come padre… insomma Ryo ha difficoltà a sentirsi e quindi ad esprimere agli altri se stesso.
 
Ma come dice Kaori lui c’è e per Hideyuki e per lei c’è sempre stato! 
 
Ho scelto di scrivere questo ultimo capitolo con i pensieri di Hideyuki proprio per avere un pensiero “esterno” e meno coinvolto.
Ma non solo con Hideyuki racconto i valori che Ryo e Kaori gli hanno trasmesso in tutti questi anni.
   
 
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