Sono i giorni felici
Quelli che mormorano, bugiardi.
Aspettai il mio tempo
E rese spoglie le mie braccia, come betulle nei giorni d'inverno.
Tenevo il conto di tutti i suoi pezzi
Mentre lui, senza farsi notare, scombinava e riordinava i miei, dando forma a opere tra loro sempre troppo diverse
Allungava le dita, senza affanno,
Percorrendo ll'intreccio di strade che con maestria scolpiva sempre pių profonde sulla mia pelle innocente
Sporcando le iridi con ogni passaggio della sua bianca marcia
Vorticava sulla carta la sua ciclica danza,
pugnalato dalla mina di un'altra anonima matita,
di nuovo troppo lontana e troppo diversa, da quella che mi era stata amica il giorno prima.
Impotente,
se ostinata lo immaginavo prigioniero nei miei palmi.
regina del niente, sbirciavo, nella promessa di averlo reso schiavo.
E Lui, tra nuovi solchi, duri e immobili, se ne stava lė, eterno, a sbeffeggiarmi.