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Autore: GirlDestroyer1988    24/10/2021    0 recensioni
Gli eroi delle pagine dei Journals per la prima volta sono chiamati a agire insieme.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pacifica Northwest
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono luoghi che, senza che venga indicato chiaramente, è necessario evitare il più possibile. Il cerchio delle streghe, funghi e sassi disposti lungo una elastica curva circolare come il Trenino dell’allegria del Safari Park di Pombia, la monorotaia di Italia in miniatura, la riproduzione di Venezia sempre dallo stesso parco ma con una geometria che umilierebbe il più sofisticato compasso, il più complesso goniometro, è uno di questi luoghi. Ma non è il solo. I sotterranei nella reggia di Rivalta di Reggio Emilia, il sottopasso di Via Ghiarda sempre nella stessa città, tutte le rovine di edifici distrutti, anche in epoca attuale, i memoriali, quelli su cui non si può costruire, e financo le rovine sotterranee, la memoria, le radici ammattitesi di alberi che altri hanno abbattuto, prove che un tempo c’era qualcos’altro, di oscuro, con cui non sempre bello avere a che fare. Il palazzo di Massimiano in Via Brisa a Milano, e qualcosa di ancora più difficile da raggiungere, Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Un isola senza nome lungo il Lambro, attraverso il parco fondato da Casiraghi, i cui misteri cominciano proprio dall’assenza di un nome. È semplicemente “una roggia” un corso d’acqua artificiale, che però sembrerebbe essere stato in grado di erodere il terreno in una biforcazione nella quale la misteriosa “isola” si è andata sviluppando. Potrebbe essere un accumulo di detriti? Non è da escludere, ma un uomo se ne è ossessionato al punto che è riuscito a convincere la Geoworldc a compiere un ecoscandaglio dell’isola misteriosa, che ha dimostrato dei dettagli inquietanti. Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Il parco ha una certa frequentazione, anche di quella parte del fiume, con una cascatella non particolarmente alta e che possiede come accesso un tronco di acacia di Costantinopoli, assolutamente disagevole, il che faceva sì che solo i ragazzini ci giocassero, e nemmeno con troppo trasporto. Chi altri ne faceva meta? Molto probabilmente gli uccelli e le nutrie, sebbene gli unici uccelli che momentaneamente sostavano su di essa erano neorniti, dendrocigne falcate, fagiani, cicogne, strolaghe, petrelli, tuffetti, fetonti codabianca, cicogne, anastomi, spatole reali, garzette nivea, umbrette, urubù dalla testa nera, in virtù della lenta globalizzazione delle faune che ci ha già importato specie d’insetti e rettili che non appartenevano agli ecosistemi nordeuropei, e rapidamente, servendosi solo dell’isola e dei suoi alberi come sgranchitori di zampe, le nutrie solo per avere ragione del legname trasportato dall’acqua dell’odore di rosmarino e poterla sbocconcellare con tutta pace, ma nessuna pianta con gambo a tronco è interessante per loro. Addirittura si dice che non esista. Ma l’uomo, Stefano Garrone, continuerà in eterno a far vedere una mappa fatale, Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. dove l’isola a cui nessuno provvedè a dare un nome era abbastanza palese da vedere. E sarebbe rimasto un povero mentecatto se non avesse incontrato Penelope Spectra (Simona Izzo), che entrò nella sua vita e nelle sue emicranie come bambolona di Cespedesiana memoria, rossa di capelli nera di lingerie, che si faceva fotografare tra mille altre maggiorate, sorridenti 19enni con due furbissime maracas della Linda di Samba de amigo, 39enni col ditino indice destro birichino che in palestra non salgono mai sulla pedana vibromassagiante per timore che diventasse un porno, 29enni con le bocce così grosse da avere la schiena di un Rogg-Mack di Ideon, e anche lei posò, in modo che ne venisse sedotto e cominciasse a fidarsi di lei. Il suo fisico non era certamente trascurabile, ma se era solo una questione di tette Garrone poteva accontentarsi di un robot, Penelope era anche intelligentissima. Anche troppo, perché sembrava il suo QI diventasse di giorno in giorno più alto. Poteva trattarsi di Toshiko Tomura, o la donna scorpione di Last man di Tatsuya Egawa, o quello che effettivamente è, una fantasmessa molto procace e con tutte le curve al posto giusto17ma Garrone non gliene importava, e lui non faceva domande. Ne gli altri che si erano invaghiti di lei. Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Penelope guardava Garrone mentre lui, fumandosi un Amendola Specialc, era nudo, una bizzarra statua di cinabro, avendola imbozzolata nel letto come un proteo che s’iberna nel fango. I suoi occhi, meccanici e freddi come quelli del Luce Potter di Gli invasori spaziali di William Menzies, caddero su un libro che evidentemente Garrone amava leggere, o che aveva la tendenza a ingoiare, pagina dopo pagina, come se fosse il leader marziano di Il fantasma di Marte di Festus Pragnell, accorgendosi essere poi Il gioco dei pianeti, scritto da Ray Bradbury, in esergo in una foto che lo ritrae astronauta intento a bruciare libri inutili su un Marte popolato da fantastici dinosauri Toshiko Tomura è la protagonista del manga Cronaca degli insetti umani di Osamu Tezuka Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Negri e lesbiche, non osate dirmi quello che devo scrivere! Qui cominciò per lei un viaggio fantastico. Paesaggi dominati tra rocce colossali, scene rassomiglianti al Grand Canyon coloradan, grandangoli di cocci di plexiglas, foreste in cui si aprono nel terreno piccoli sifoni di magma che assomigliano a un aiuola guardata dall’altezza di una formica, attraversati da Penelope in volo, luoghi che si animano di creature strisciate fuori dai quadri di Frank Frazetta e William Timlin, quarti di bue rossi come le loggie perineali che strisciano issandosi per far vedere volti che sembrerebbero umani, con mascelle senza condili mandibolari che letteralmente “cadono” e il cui sternocledomastoideo è l’unica massa muscolare che consenta loro di masticare, sorta di Ganeosaurus con lunghi musi da Velludorsum che davano la caccia a questi Zeppeloon atterratisi, raggiungendo, tra le fronde di bugola, la piramide di Stargate entro cui, camminandovi, poteva immedesimarsi nelle protagoniste dei racconti dello scrittore: una casa robotica che continua a preparare pasti, pulire, rimboccare le lenzuola dei letti dopo il sonno notturno, ma dopo una guerra termonucleare globale (There will come the soft rains) Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. un astronauta su un Venere in cui le pioggie cadono senza fine, logorando la psiche di chi vi volesse soggiornare (The long rain) Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Una missionaria su Marte, una novella Maria Teresa di Calcutta dello spazio che scopre che i marziani sono già diventati puro spirito incorruttibile dal peccato (The fire baloons) Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Due bambini i cui molto lassisti genitori hanno cresciuto a opera di macchine addirittura in grado d’immergere chi se ne serve (o se ne fa servire….) in un indistinguibilmente perfetta riproduzione della savana africana, utilizzata per vendicarsi dei loro genitori (The veldt) Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId1. Un fin troppo esaltato crononauta che modifica impercettibilmente, ma teoricamente incontrovertibilmente, l’intera storia dell’umanità e del pianeta Terra per l’aver ucciso un lepidottero nel Cretaceo (A sound of thunder) Una rivolta in massa di bambini in un paesino che preannuncia l’invasiona aliena prossima ventura (Zero hour), un astronauta che affronta la morte nell’impatto con l’atmosfera di un pianeta trasformandosi in una caleidoscopica stella cadente (kaleidoscope) “Lo stai leggendo?” chiese Penelope con la stessa vocetta da tritacarne di Luna (Graziella Porta). “Ah beh, quel Bradbury ci ha fatto uno sgarbo inenarrabile andandosene su Marte, a cercare lui solo sa cosa. Ah, se lui o uno come lui lo mettessero a guidare questo paese, o meglio ancora il paese in cui è nato, perché l’ho sempre detto che l’America è quello che l’Italia dovrebbe essere. Loro hanno avuto George Washington, la guerra d’indipendenza dall’Inghilterra, il Tea Party, il Far West, Abraham Lincoln, la Statua della Libertà, il ponte di Brooklyn…. Il paese era molto giovane, i soldati a cavallo erano la sua difesa. Il verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l'esistenza di Dio, del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia (Francesco De Gregori-Buffalo Bill-Buffalo Bill) e noi cos’eravamo, cosa producevamo? Il Risorgimento, mandato avanti da un pazzoide che credeva che le piante avessero un anima (Giuseppe Garibaldi), pirata e despota, un indipendenza da mezza Europa che non fu altro che un cercare un altro paio di gambe da leccare, la breccia di Porta Pia, la mafia e la crisi del Meridione, cascine ormai solo rivelatesi uno spreco di mattoni” “Beh, la storia d’Italia non mi è assolutamente ignota, perciò mi viene da risponderti che secondo me il tuo commento è un po’ troppo….tangenziale. l’Italia nell’800 ha comunque fatto e elargito tanto da poter essere ammirata. Sì, quel Garibaldi era un poco di buono, ma-poi non so quanto di vero poi ci sia-lui e Anita hanno ispirato Ilario Bedotti a ristrutturare l’antico arco romano di Via Roma a Reggio Emilia, l’Italia ha comunque superato il muro dei dialetti, in vìrtù e' cui nu' napulitan e nu' milanès parlàn a' stessà lingua, regalandoci I promessi sposi e Pinocchio, che da Aosta a Cagliari tutti possono leggere e amare, La Galleria de Cristoforis, la bandiera bianco-rosso-verde , la spedizione dei coniugi Pansa in Giappone. Io amo l’Italia, ha monumenti così meravigliosi” “Dimmi….quali?” “La Mole Antonelliana, il Palazzo di Fuoco, la Porziuncola, il Vaticano, il lago di Bolsena, la Villa di Rivalta” “Guarda qui. La Mole Antonelliana ha una notevole somiglianza con la pagoda di Kyaiktiyo in Burma, ma la Mole Antonelliana è né più né meno che un sospiro biscegliese che non ha mai sofferto di vertigini nella sua centocinquantenaria carriera, mentre in India hanno costruito e continuano a tenere in piedi su una trappola di Willy il coyote. Il palazzo di fuoco di Giulio Minoletti? Tutta Las Vegas lo umilierebbe. La Porziuncola? In Romania c’è una cattedrale scolpita nei ghiacci immemori. Il Titicaca è il vertiginoso lago sul tetto del mondo. E i fantasmi della Villa di Rivalta non possono assolutamente competere con quelli del Castello di Pfaueninsel in Germania. Tacito disse che Alessandro Magno pianse quando conquistò l’India perché gli sovvenne che ormai il mondo intero non serbava più niente che gli fosse per grazia di Inanna dato da conquistare. Ora i secoli avrebbero dimostrato come già Phileas Fogg e Capitan Fanfara potevano versare lacrime molto più congrue, perché il mondo con loro era davvero diventato senza più nulla che non si fosse già visto almeno una volta. Ma io non escludo che il nostro vecchio pianeta Terra sia in realtà stato appena dissodato da quello che ne risalta più superficialmente, superficie delle cose buona per World Showcase di Walt Disney, ma anche il più sciagurato Balanzone fraintenderebbe un esantema, senza che si accinga a andare dove la malattia è partita. Infatti potremmo accingerci a raggiungere l’outback australiano più selvaggio, giacchè l’Australia è il deserto con il continente intorno, città poche, un Far West mai finito, Kevin Costner se cerca la Frontiera vada a chiedere a Werner Herzog, Nique Needles e Bobby Rydell18, in questo centro, a Witjira, potrebbe scatenarsi una tempesta di troppo e, cadendo in una cavità nella terra potremmo essere trascinati in un altro mondo in cui gli insetti hanno raggiunto gli stessi livelli evolutivi della specie umana sulla sua superficie” Kevin Costner-Balla coi lupi, in quel film parte per un Far West il cui mito sta tramontando “per trovare la Frontiera prima che scompaia” Werner Herzog-Dove sognano le formiche verdi, documentario sull’Australia Nique Needles-L’australieno, film ambientato in Australia Bobby Rydell-Marco Polo Jr.contro il dragone rosso, film d’animazione australiano in cui Bobby Rydell doppia Marco Polo Jr, in Italia sostituito da Cesare Barbetti “Ah, non farmici pensare….” “E qualcosa di molto più vicino che m’interessa particolarmente. Un isola nel Lambro, che nessuno mi crede esista. E vorrei raggiungerla, e farne un atlante, una guda che ne svisceri tutto ciò che essa contenga. Ma non è una cosa che posso riuscire a fare continuando a credermi un Giobbe senza più Mashiit che lo informi di cosa Dio voglia fare di/con lui, ho bisogno più che mai adesso di una Rama che mi aiuti” Penelope si issò e Garrone ne potè osservare meglio le forme fuori di testa, ma, quando il suo sguardo, simile a un auto che percorra un autostrada che s’inerpichi lungo un crinale di montagna, arrivò agli occhi della donna, non riuscì a considerarla semplicemente sexy. Una parte, quella tutto sommato più cinica, di quel cinismo che evita di farsi turlupinare e che distingue l’adolescente mestruato dall’uomo adulto quale lui era, credeva fosse solo una Lady Armaroid (Caterina Rochira) insolitamente più intelligente, ma nulla più che una da una scopata e arrivederci, un'altra ora considerava quello sguardo da giovane scienziata pacatamente meravigliata dalle/delle ultime frontiere dello scibile come un invito. La voce fuoricampo di Wallace Shawn che illustrava a Pippo (Roberto Pedicini) che andare a pescare con suo figlio Max (Simone Crisari) avrebbe riallacciato il loro rapporto19. Penelope Spectra li ricordava la donna nuda non indossa il criss cross io la vedo assai bene ha le tette assai gross di L’idea di Berthold Barthosch, e come sovvertisse tutta Parigi. “Ascoltami, l’isola per tutti non esiste. Dobbiamo attraversare Via Rovigo, Via Flumendosa, Via Palmanova, Via Padova, Via Angelo Rizzoli, Via Civitavecchia, Via Orbetello, Via Licata, perdendoci nei meandri di quel parco Wallace Shawn è il doppiatore del preside di In viaggio con Pippo; in italiano è sostituito da Oliviero Dinelli e seguendo il corso del Lambro, che per essere incocciato ha bisogno della sua bella ricerca, dovremmo costeggiarlo fino a raggiungere un suo sembiante “L’isola Tiberina che è nel Tevere” disse Penelope. “Sì, ma qui parliamo di un isola completamente selvaggia, all’incirca più così” “Non ho idea cosa ora tu mi stia toponomasticamente ostendendo” disse. “E’ un isola che ha il compito di fare la Climene al ponte sopraelevato di Viale Basso a Reggio Emilia. Anche lei, nonostante l’impiego architettonico e toponomastico, è avvolta nel mistero. Io una volta ci sono stato sopra, e quello che ho trovato apparentemente sembrava un cumulo di feci classe 6 della nomenclatura di Bristol, ma una volta raccolta e portata nel mio hotel in Via Passo Buole constatai che era una specie di blob molto più compatto, come già millantato assomigliava a delle feci di sesto tipo della nomenclatura proctologica di Bristol, che fingendosi delle feci e avendone invero anche il nauseabondo fetore procacciano insetti e piante, divorandole dall’interno come lo yarsagumba, cosa che mi inquietò in maniera non indifferente, tant’è che quando quel Caltiki attaccò le calle sul balcone prima gli spaccai in testa una sedia, poi, approfittando della sua confusione la raccolsi, accorgendomi di eventuali brandelli che potessero fare gli spiritelli glabri e simili a un incrocio tra il ciclope di Il settimo viaggio di Sinbad e un Dilbian di L’artiglio dello spazio di Gordon Dickson di Non aprite quel cancello di Michael Nankin, e gettai tutto quanto nello sciacquone sommergendolo con ettolitri d’acqua perché non riuscisse più a scalare i tubi, comunque abbastanza lisci. Se mai dovessimo esplorare quell’isola, E se per caso approderete alle rive di un altro mare, in un paese remoto abitato da selvaggi e da barbari, tenete bene a mente che il più grande pericolo e la più sicura speranza stanno nell'incontro tra i diversi cuori degli uomini, e non nel confronto tra le loro frecce e il vostro fuoco Publio Vegezio Renato, avrei non pochi problemi, da solo, a interfacciarmi con creature come quella, che si finge un cumulo di feci per catturare ditteri e che è sciagura degli orti dei folletti, e chiedo a te di assistermi” Per risalire il Lambro bisognava partire da Bosco Soncina in provincia di Pavia e percorrere 60 Km in quasi una sessantina di minuti, in quasi un ora, raggiungendo Crescenzago. Passavano sotto a cavalcavia immersi nella nebbia, in quelle giornate perfette per le prime, calliginose puntate di Le avventure di Bosco Piccolo di Valerie Georgeson, altri in cui il cielo era più rischiarato, dalla nebbia in Val Padana che Piero Diacono progettava di far esondare altrove abbattendo il Turchino alle luci delle Alpi svizzere, le chiuse del villaggio aeroportuale, la chiesa di San Lorenzo di Via Monluè, finchè non raggiunsero quel braccio di fiume nel quale c’era l’isola. “E’ il momento, ho fatto un compromesso con il capitano. Ci lascerà nuotare fino all’isola” calzati boccaglio, pinne fucile occhiali e muta a metà tra quelle del Ryo Urashima di Ryo ragazzo contro un impero (Diego Sabre) e quelle dei Takeru e Mai (Romano Malaspina; Rosalinda Galli) di Gackeen magnetico robot i due s’immersero in quell’acqua dell’odore dell’eucalipto, balsamica al naso, un toccasana per le nevralgie, da caldo, discompenso termico, per le riniti e le sinusiti, rimedio contro gli starnuti da freddo nelle ossa e da troppi pollini e infiorescenze allergeniche, come traendone anch’essi un rinnovato benessere e una nuova salubrità. Chissà se c’erano delle terme che usufruivano di quell’acqua dall’odore così rasserenante, familiare e rinvigorente, come le calde mani di un nonno che carezzassero la fronte di un bambino a letto che stava male. In tutto questo il solo elemento che angustiasse Penelope e Stefano era la corrente in senso respingente, che li faceva nuotare come in una di quelle vasche per il surf simulato, ma le cose divennero meno ottuse una volta che, come la limousine del produttore cinematografico di It’s a grand ol’nag di Bob Clampett, rigidi come nell’equilibrismo del planking (l’irrigidirsi come un asse di legno, e equilibrarsi in questo modo in genere su una superficie problematica e perigliosa) risalirono la costa sassosa come una qualche mostruosa sirena, una lamia, un echidna, vodyanoi di Rusalka di Carolyn Cherry, presto trovandosi circondat* da lentisco, nei quali Penelope, in quei suoi occhialoni annebbiati nell’acqua di fiume, scorse subito una specie di plastico e aerodinamico monolito cilindrico, con una sommità rotondeggiante, a elmo del Jet Headstrong di Defenders of Dynatron City, con un “volto” nero da Gackeen e occhi bianchi che sparavano sottilissimi raggi laser dello stesso colore che sparaflashavano il terreno circostante Penelope. La creatura, quella specie di Testimone di Paladiniana memoria ri-scolpita nell’onice da Luigi Colani aprì un mantello che si solidificava come la sabbia di Gaara (Luigi Rosa) e, con una mano rugosa, indicò un macigno ingiungendo a Penelope di usufruirne per togliersi quella specie di esoscheletro da Pretender e poter mettere le sue scarpine a tacco livello gomma da masticare attaccata alla suola a loro agio in quella foresta rimasta intoccata (si faceva per dire, essendo chiusa in un quadrilatero tra Via Padova, Via Feltre, Via Crescenzago, Viale Turchia) dal passare del tempo, obbedendo a quelle indicazioni misteriose, ma abbastanza immediate da comprendere. Penelope cominciò a massaggiarsi gambe, braccia e, perché no, tanto lui (o lei?) avrebbe potuto strafottersene altamente, una bella palpata ai seni, quei tesorucci avrebbero sofferto del complesso del Rocco (Ciro Ricci) di Opopomoz di Enzo D’Alò, poi sistemandosi gli occhiali con il fare della Ginza Hibari (Marcella Silvestri) cominciò a fare una ridda di domande a quello che, per fare la Stephen J Gould di Bravo Brontosauro, cercò provvisoriamente di chiamare Noumenos. Noumenos era silente, ma, come cercando d’ovviare alle tonnellate di domande che Penelope li stava ponendo la centrò nei bulbi oculari, tipo chirurgia ottica laser, con i suoi [Despair Sight], e immediatamente Penelope fu come nella sua mente. “Dov’è un uomo che mi aveva accompagnata? Per caso, ne hai vista la sagoma?” “Ho camminato lungo tutta quest’isola, e davvero non capisco perché tu ti rapporti a me come se mi vedesti solo ora, come se mi fossi materializzato dal nulla” “La mia esperienza mi suggerirebbe che, almeno per me, le cose stessero esattamente così. Mi sei apparso e dove sei adesso non c’era nulla. Cosa sei, un fantasma?” “Sai cosa accade ai guerrieri Trelatron quando muoiono in piedi?” Penelope torse lateralmente la testa come una civetta. “Diventiamo espressione della nostra armatura. Sì, sono uno spirito esacerbato che anche da morto occupo questo mondo. Questo è il mio vero aspetto” da sotto quello che era un pesante mantello di raso comparve un corpo massiccio, un antropoide tarchiato come un Homo Heidelbergensis, in un armatura con un elmo a sospiro biscegliese con corna di mucca, busto esadecagonale, uno stemma rappresentante la testa di una cimice assassina, spalle a dado da Monopoli, bicipiti a lattina di Monster, avambracci grossi come quelli di Popeye, gambe a parallelepipedo, uno scudo simile a una copia dell’LP di Harlem Shuffle dei Rolling Stones e una spada simile a quella brandita dal Lou Ferrigno di Le avventure dell’incredibile Ercole , e un volto umano, di un vecchio il cui volto aveva subito anche troppo dalla vita. “No, non sarei mai riuscito a vedere nessuno. Vede, se camminasse su quest’isola capiresti che è di 2500000 decametri di estensione, giacchè qui siamo su quella che è la vera isola, qualunque cosa che se ne stia là fuori è un simulacro, un miraggio ingenerato dal Cuore Morto” “Non capisco cosa sia” “Questo simbolo arcano L’emblema dell’odio che proviamo, che dobbiamo provare. Te lo sei mai chiesto cosa voglia dire essere un Trelatron? Abnegarsi per sempre a una dea bambina e contemporaneamente, in queste corazze dure come il piombo, camminare attraverso pozzanghere di sangue? Difendere questa giovane Messia mollando ai nostri avversari fendenti di goedendang allo scroto di tale potenza da atterrare nella neve in preda al vomito, tenere gli occhi aperti anche contro la loro volontà mentre una spada ti trapassa il naso? Dovrai prima sapere cosa sono le streghe, e i demoni” I Chaigidel sono insetti bambole con 4 ali di barbagianni di porcellana e coda di ramarro con corna di bufalo (quelle del mio elmo) e capelli viola, i Thamiel degli aprosopi fatti di magnetite con geroglifici composti da colonie di larve di tafani d’oro, i Samael hanno corpi di donna dal seno ipertrofico, completamente spellate e scarnificate dai sotto i seni alle cosce, con gambe di capra, condividendone anche la testa, con ali da corvo, i Mihalam sembrano granchi di cristallo. I Demoni, o come ci è elicitato chiamarli Agarth, non sono semplicimente la cosa più terrificante che una mortale come te possa mai dover incocciare, ma difendono, con il nome di Hulbarnaran, o millanto ti sia più familiare quello di famigli, le Seldalepse, le streghe, le sangue-dello-stesso-sangue della Dea. Noi, i Trelatron, siamo gli uomini in arme che fanno quello che alla Dea non tange fare. Che consiste, fondamentalmente, nello sporcarsi le mani di sangue. Noi Trelatron, prima di diventare Trelatron, dobbiamo accoppiarci con una koschei, una lussuriosa tentatrice da letto tutto fuorchè umana. Questo perché la Dea non vive la sua sessualità, se ne lascia dominare. È bambina, Ma in queste cose è già donna. Poiché tutti devono sapere dell’avvento della Dea, ti eliciterò a venire con me nel mondo da cui sono provenuto” Penelope, nella sua vera forma di spirito, giaceva in una coppa che assomigliava alla fontana pescarese de Lungomare Matteotti, in una posa plastica paragonabile a quella dell’androide disegnato da Ralph McQuarry con forme femminine apparentabili a quelle di Mona Lethal, la ginoide con l’elmo da gladiatrice creata da Ronald Rump (Gianluca Tusco) molto chiaccherat* al momento per uno dei motivi più trimalcionici20elucibrabili: la produzione di macchine da sesso, per uomini insoddisfatti del fatto che le donne non siamo invincibili Catwoman e altre donne lesbiche all’ultimo stato, svegliandosi e seguendo, in quel templio elucubrato da Philippe Druillet, la voce di Noumenos, l’invecchiattissimo Chris Stanley dentro e con addosso il [Delfighter ], l’ [Atlas], il Beralios, il Gumper, raggiungendo una specie di grotta “infestata” da una cancrescenza di dimensioni mostruose, un qualcosa a metà strada tra il feto gigante del terzo Darkstalkers e la creatura aliena del terzo episodio di Aeon Flux, che, come Pangu del mito cinese, si rivelò un uovo dal quale uscì una specie di minotauro dalle mascelle distorte, con le gambe che si potevano piegare a Z e un arto meccanico. “Sono sempre io, Elzainger, la tua guida” “Non ti chiamavi mica Noumenos?” “Non me l’avevi mai detto che mi avevi epiteteggiato in questo modo. Non mi dispiace comunque. Studiando i mondi ho imparato che ognuno di loro ti cambia il nome. A Itaca Ulisse aveva questo nome, ma quando Itaca ha il trono vacante e solo Anfinomo potrebbe usufruirne, se Penelope non si toglierà prima la vita esacerbata da altri proci, quali Antinoo e Ctesippo diventa Sitiano, nei barbari ciclopi di Giacinto Nemo, un altro re-o meglio principe-Duke Fleed su un pianeta diverso dal suo, la Terra, accettò e vantò di chiamarsi Daisuke Umon. Qui siamo nella foresta di Pelos, del regno di Mewni. Dovrebbe essere da qualche parte nei paraggi….” quando la Spectra la vide, credette Mel Brooks, Tim Burton e Joe Dante, ubriachi, si fossero messi a scherzare con lei come Irene Grazioli ebbe in sorte di venir “giocherellata” dai ritardati Memo Dini e Vasco Mirandola, storditi dalle loro menti mai sviluppatesi nell’eterno Paleolitico dei monti piemontesi (e dalla congenita imbecillità degli hillbillies) e progressivamente abbandonati anche dal nettamente spartano mondo militare sotto il rimbambente fascismo, impositore d’immaturità nelle assai ben documentate parole e riflessioni di Francesco Cataluccio, con una Aston Martin DBS in condizioni trascurate, da ristorante Il Cigno di Via Gramsci di Reggio Emilia, con il suo macinino arrugginito (una Fiat 850) che è là da una vita, dai tempi nei quali Giuseppe diventava il primo shotacon in Il bambino che guardava le donne di Giampaolo Pansa ma al volante correrebbe come l’avessero sfornata dal Lingotto l’altroieri. Lo chiese? Lo dovette chiedere: Che ci fa un bolide come questo in questo posto? E’ un carro del mondo da cui provieni, una….Aston Martin DBS. E’ un carro che libera gli animali dal doverlo smuovere con un giogo che gli sottometta, in virtù di un qualche miracolo litico. Si entra da questa parte☞🚙, dove c’è un timone, e marchingegni chiamati freni, cambio, acceleratore, che compiono l’alchimia che lo fa muovere. Ma come un cavallo o una manticora prima devi dargli cibo, e il loro cibo è un liquido maleodorante, fiammeggiante…Benzina? Benzina? E’ così che si chiama? Sì, e non ci sono errori per differenze tra i mondi. Anche perché questa di questo mondo non lo è per niente. Dove diamine l’hai pescata? Quando possibile, la gravità deve essere il più grande nemico del Coyote, disse Chuck Jones. In Dolce spia il canide cane addormentato, le zampe posteriori camminano da sole, come un Charles McNider imperterrito per le strade di Washingthon, addirittura attraversando un dirupo come né più né meno che un fiume vuoto e secco, finché il Road Runner non gli offre una sveglia per non far tardi. Ed è lì che risvegliatosi la gravità torna di nuovo a esistere, precipitando. Elzainger il Possente, nonostante lo squilibrio di forme da Hank il rinoceronte quando converge con Timmy Turner (Vittorio Stagni) visse lo stesso lapsus. Grande, grosso e giuggiolone, che solo allora capiva che l’auto di James Bond in Quantum of solace era incoerente con le scenografie pretecnologiche e magicamente panteistiche di Glenn Altman per Le cronache di Narnia il principe Caspian. L’ho trovata senza che lo sapessi anch’io. Se ne sarà accorta anche Lei: c’è un macigno vicino ai tuoi finestrini Penelope si accorse più attentamente di una lastra deforme di marmo alla giusta distanza dalla Aston Martin DBS, allocata contribuendo alla suggestione di un parcheggio, di una rimessa, di un garage, da episodio di Mystic Knights quattro cavalieri nella leggenda in cui Yutaka Daimon in sella al suo Zabogar sfonda le barriere dello spazio e del tempo e dimostra a Torc (Francesco Pezzulli) la superiorità di tecnologia e robotica. Vi avevano disegnato un quadrato. Ripensando a ciò che disse dopo, Penelope convenne con sé stessa che almeno Jessica Rabbit aveva fatto la guardiacaccia (Paila Pavese), quindi non c’era scusa al mondo (anzi, mondi) per non mettere in gioco le proprie unghie laccate Kostc Shock sollevando lo scompartimento segreto in cui Elzainger prima che arrivasse lei aveva altresì trovato un libretto d’istruzioni per l’auto, come se a un adulto bisognasse spiegare come funzionava una Hot Wheels Sharkcruiser, un giocattolo per i bambini dai 3 anni in poi. Gli adulti da soli non capiscono niente, ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto (Antoine de Saint Exupery). Hai risolto tutti i tuoi problemi fustacchione. L'opera che iniziamo [...] ha due scopi: in quanto enciclopedia, deve esporre quanto più è possibile l'ordine e la connessione delle conoscenze umane; in quanto Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, deve spiegare i principi generali su cui si fonda ogni scienza e arte, liberale o meccanica, e i più notevoli particolari che ne costituiscono il corpo e l’essenza. Innanzitutto, qui ci sono le chiavi. Inserite nella toppa, girandole di 282° i motori cominceranno a gorgogliare rivitalizzati. Poi, quando tu Elzainger ti sarai messo davanti al volante, quello che tu hai chiamato timone….. e che giudicando da quanto sei grosso mi ci dovrò mettere io mentre tu dovrai retrocedere ai sedili di dietro dovrai constatare se le marce, quella leva dalla testa a teru teru bozu reagisce subito a quando, quanto e come la maneggi siccome dovette farlo Penelope la Nita (Rossella Acerbo) che guidava la H M Vehicle Free Way mentre Elzainger il deuteragonista esibiva il proprio testone cornuto come quello del giganteggiante Billy Joe (Bruno Alessandro) fuori dal tettuccio (in quel caso la Aston Martin riusciva ancora a contenerlo) vi volteggiava favolosamente per la ben più che ovvia ragione che lei è morta nel 2003 a 28 anni e in 28 anni di auto ne ha viste a oltranza e la prima che ha guidato fu a 19 anni, partendo a razzo verso (inconsapevolmente) lo scheletro zigzagato a tessere del Tetris poste da un lato all’altro del tavolo da gioco dedicato alla sua versione Tomyc del castello Avarius. Dov’è che dobbiamo andare? Laggiù forse? A quelle macerie? Esattamente. Sei riuscita a fermare la magia? La Spectra arrestò con tale enfasi che il testone di Elzainger rimpallò come l’uccello fisarmonica del Paese delle Meraviglie. La magia è finita. Perché questo castello? Dovranno essercene milioni di migliori sparsi in mezzo a queste foreste A Mewni e in Mewni, perlomeno nel privilegiato regno dei Butterfly, raccontano questa storia, questa versione narrata della storia, intesa come fatti e date: i primi Mewniani arrivarono da non si sa dove e mossi dalle loro credenze trasformarono il territorio con l’agricoltura. Il loro nume era il granturco. Questo è un quadro dedicato alle loro attività agricole. Ma queste sono conquiste derivate da razzie che i legittimi abitanti di Mewni, i mostri, hanno fatto dei Mewniani quando questi ultimi non erano ancora riusciti a accrescere la loro forza oltre la loro con mezzi ingannevoli. Poi successe esattamente quello che ho detto. Dov’è quell’immagine? Helia Butterfly. Qui un antenato ha scritto: Chan eil sin na iongnadh, oir tha eadhon Satan ga cheasnachadh fhèin mar aingeal an t-solais. Mar sin chan eil e sònraichte ma tha a sheirbheisich cuideachd gan cuir fhèin an sàs mar sheirbheisich fìreantachd; bidh an deireadh aca a rèir an obraichean. Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere. L’ha scritta uno smascheratore di falsi profeti. Forse per i Mewniani, con le tue fattezze, quella pelle dal colore indescrivibile, l’unica testa montatati sul collo, senza piume (Si sarebbe potuto scambiarla per elettronica se non fosse appartenuta a un abitante di Colonia, che, con la caratteristica vivacità renana, scandiva il conto alla rovescia prima che il veloce incrociatore spaziale andasse in orbita, accompagnato dall’iniezione di allegria di tre urla gioiose, diretto verso galassie lontane e mondi sinistri in cui la signora Trooger e altri alieni riuscivano a spaventare gli astronauti coraggiosi con armi temibili come l’autocoscienza e le ciglia finte. Le avventure dell’astronave Orion erano la quintessenza della compiaciuta contemplazione narcisistica del dopoguerra Frank Schatzing-Il ritorno di Mr Anfibius-Il mondo d'acqua) era una guida eletta, una dea, o legata a Dio. Ma per essi fu Satana. Vorrei che fosse tutto finito. Ma laggiù↖️, oltre queste querce, c'è il loro castello. Il castello dei Butterfly. Draghi tanto crudeli quanto follemente cocciuti, le cui fiamme rinvigoriscono altre fiamme, perché è da questa Helia in poi che nel mondo di Mewni c’è solo guerra. Tornando a te, tu che qui👇🏻 non vi appartieni, dovrai tornare indietro, sulla strada che abbiamo già fatto, e dire a chi ha i poteri giusti di raggiungere Mewni e detronizzare i Butterfly. Devi farlo per noi Da Trimalcione, il grottesco e l’opulento antieroe del satyricon di Petronio
   
 
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