Prompt:
Thunderstorm
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto:
post Shadow the
Hedgehog
Genere: Erotico
Numero
Parole: 500
Il cielo
notturno tuonava a squarciagola, illuminando il nero con
lampi bianchi che accecavano per un istante. Il rombo dei tuoni si
abbatteva
sulle case del villaggio, mentre la pioggia incessante picchiava sui
tetti,
sulle finestre, sugli alberi, come a voler affermare al mondo la sua
presenza. Il
suo suono che copriva tutti i rumori. I bambini si erano rifugiati nei
letti
dei loro genitori, spaventati dal frastuono del temporale. Gli animali
si erano
raggomitolati vicini nelle loro tane, per tenersi più caldo
e farsi coraggio.
C’era
una casa in particolare a cui quel temporale non dava per
nulla fastidio, anzi rendeva ciò che stava succedendo al suo
interno ancora più
elettrizzante. Dentro vi erano due figure che stavano danzando nel
buio,
avvinghiate l’una all’altra con fare bramoso: la
pioggia rendeva impercettibili
i loro sospiri, rendendo il tutto ovattato e confuso.
Le unghie
scorrevano sotto la pelliccia morbida, lasciando segni
rossi che solo loro avrebbero potuto vedere. Le bocche schioccavano tra
i
gemiti, i sospiri si facevano più forti e veloci, i corpi si
strusciavano
sempre più frenetici e desiderosi di maggior contatto. La
luce dei lampi
rischiarava per un solo istante le loro figure, facendo vedere ad
entrambi la
brama che cresceva, le mani che impastavano pelle e muscoli.
Uno dei
due amanti prese di peso l’altro, portandolo sopra di
sé,
stringendoselo addosso, le erezioni che si sfregavano tra loro,
generando
ansiti di aspettativa e desiderio. Si sporse sul petto ampio
dell’altro, che di
rimando inarcò la schiena, lasciandogli più
spazio. Inspirò a pieni polmoni il
suo odore, beandosi dei brividi che gli procurava, sentendo la
pelliccia ritirarsi
per mostrare i capezzoli ormai turgidi. Il riccio si fiondò
su uno di essi,
prendendolo tra i denti, facendo uscire un gemito roco
all’amante che lo
sovrastava, le mani che scorrevano inesorabili lungo quel corpo
divenuto famigliare.
Fu un
attimo, come il lampo che illuminò la stanza, mostrando lo
sguardo famelico che la vittima aveva assunto: le spalle e la schiena
del
riccio vennero schiacciate contro il materasso, lo sguardo smarrito che
osservava colui che lo sovrastava. Questi si leccò le
labbra, illuminato dall’ennesimo
fulmine caduto, e scivolò sul corpo dell’amante
verso una meta precisa,
mantenendo il contatto visivo. Quando prese il membro
dell’altro in mano, fu il
turno del riccio sdraiato di emettere un gemito incontrollato di pura
estati, l’aspettativa
che si faceva insistente. Trattenne il respiro quanto l’altro
iniziò a calarsi
inesorabile sulla sua asta, facendo presa sulle gambe piegate, la
schiena
inarcata in modo da non nascondere nulla agli occhi famelici
dell’altro.
Il
temporale continuava imperterrito, così come i gemiti e le
spinte che si facevano sempre più veloci, desiderate. Il
sudore e gli umori
scendevano dai corpi affannati, oramai prossimo all’apice del
piacere. Il riccio
prese i fianchi dell’altro, portando il ritmo ad una
velocità sempre maggiore,
facendo urlare l’altro di dolore che si mischiava al
godimento, gli anelli che
tintinnavano ad ogni spinta. L’orgasmo ancora più
vicino.
Solo la
pioggia era a conoscenza della loro passione.