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Autore: Rinalamisteriosa    25/10/2021    0 recensioni
Ruggie Bucchi correva facendo dei leggeri saltelli e mantenendo un’espressione soddisfatta sul viso: la giovane iena stava tornando da una commissione alla bottega magica di Sam quando udì provenire dal cespuglio un suono familiare.
[LeonaRuggie soft + Cheka | OTP - 900 parole]
{Mini-shot partecipante al Writober2021, pumpblanck list, indetto da fanwriter.it}
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cheka, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Writober 2021 ~ pumpBLANCK list ~ 25 ottobre, prompt: OTP

 

 

 

Di promesse e buonanotte

 

 

 

 

 

Ruggie Bucchi correva facendo dei leggeri saltelli e mantenendo un’espressione soddisfatta sul viso: la giovane iena stava tornando da una commissione alla bottega magica di Sam quando udì provenire dal cespuglio un suono familiare.

Quello era la suoneria di Leona Kingscholar, il Capo Dormitorio di Savanaclaw e colui grazie al quale aveva vestiti e cibo a volontà – era vero il detto che le iene facevano spesso quello che conviene loro per poter sopravvivere, ma sapevano anche provare gratitudine e lui era molto riconoscente al leone suo senpai.

La sua curiosità lo spinse a guardare dentro il cespuglio ed effettivamente vi trovò il cellulare di Leona, poi si guardò intorno ma dell’altro nessuna traccia.

L’unica ipotesi che gli venne in mente è che l’avesse lasciato cadere per sbaglio dopo aver fatto uno dei suoi sonnellini pomeridiani tra gli alberi.

Ruggie sospirò: era così semplice da capire.

Tuttavia, il cellulare continuava insistentemente a squillare e allora Ruggie rispose: se c’era un messaggio per lui, glielo avrebbe riferito al ritorno al Dormitorio.

«Zio Leona! Zio Leona!» sentì la voce squillante di Cheka e dovette allontanare un po’ l’oggetto dalla sua orecchietta da iena per non farsi stordire.

«Non sono zio Leona, ma il fratellone Ruggie! Ti ricordi di me, shishishi?» replicò il più grande.

«Noooo! Tu non sei il fratellone Ruggie, sei lo zio Ruggie! Ti sposerai con mio zio un giorno, me l’hai promesso!» riferì concitato.

«Oooooh! Davvero?» si meravigliò.

A parte che quella era stata una cosa che aveva detto una volta per farlo smettere di piangere, non pensava che l’avrebbe preso sul serio, ma d’altronde doveva pensarci, i bambini sono fatti così. Per loro anche una bugia corrispondeva a verità. Decise di stare al gioco: in fondo era divertente.

Al suo sììììì gioioso rispose: «Allora tu porterai gli anelli».

«Certo! Sono il futuro Re, voglio farlo!» esclamò, entusiasta.

Ruggie annuì.

«Ascoltami, zio Ruggie, voglio anche dirti un’altra cosa, voglio che tu e zio Leona siate felici perché insieme siete perfetti! Ti affido mio zio perché tu sai come prenderti cura di lui, ti ho visto quando sono venuto a trovarvi! Voglio che lui continui a guardarti come ti guarda! E la prossima volta voglio che dormiamo tutti e tre insieme nel lettone: mi prometti anche questo?» disse tutto d’un fiato per poi fermarsi, in attesa che l’altro parlasse.

Ruggie non sapeva davvero cosa dire, a questo punto. Tutte quelle cose Cheka le aveva sciorinate non solo in un modo fanciullesco e sincero, ma si era sentita tutta la sua convinzione in merito. Era triste pensare che un giorno avrebbero potuto deludere il leoncino. A Ruggie piacevano i bambini: aveva fatto da babysitter a tante piccole iene e dato loro da mangiare perché erano povere come lo era stato lui ed avevano sempre fame.

Non sapeva se anche loro avrebbero conosciuto un benefattore come Leona, qualcuno a cui essere grati, qualcuno da seguire e per il quale il ragazzo provava effettivamente qualcos’altro oltre alla riconoscenza eterna e all’ammirazione evidente per ciò che comunque rappresentava per tutti gli studenti di Savanaclaw – un capobranco, un alpha. Ruggie si stava sicuramente affezionando a Leona e a ciò che faceva per lui, forse persino ai compiti poco piacevoli.

«Zio Ruggie, ci sei ancora?» s’interessò il bambino.

«Per me va bene, piccolo. Non posso passarti tuo zio perché non sono con lui in questo momento, ma riferirò che abbiamo parlato, shishishi».

«Grazie, zio Ruggie, sei il migliore! A presto!» lo salutò.

 

 

 

Quella stessa notte, quando Ruggie entrò furtivamente nella camera di Leona per ritirare i panni sporchi che avrebbe dovuto portare in lavanderia l’indomani, si soffermò a fissare il leone addormentato nel suo letto.

Ebbe la tentazione di fare una prova e di mettersi steso al suo fianco, così avrebbe capito come stare per mantenere quella promessa a Cheka, ma dopo giusto due secondi ci ripensò perché, primo, era imbarazzante, e poi come avrebbe potuto giustificare la cosa se Leona improvvisamente si fosse svegliato?

Si limitò a sistemargli meglio la coperta sulle spalle nude e muscolose, sorridendo in modo tenero, quasi senza accorgersene. Riusciva benissimo a focalizzare la scena, ma non stava vedendo il leoncino in mezzo a loro due, bensì se stesso. E immaginò di essere steso sul fianco e di avere la schiena a stretto contatto con il petto di Leona, e quelle braccia che lo avvolgevano in un caldo abbraccio e che sembravano… tutti e tre dolci, visti dall’alto.

Il più grande non sembrava tipo da coccole e baci, insomma da sdolcinatezze, ma di certo era capace di lanciarti sguardi intensi, aveva un ghigno bellissimo, fantastico e una coda più lunga e sinuosa rispetto a quella corta e dal pelo ruvido di Ruggie.

Aveva i suoi pregi e difetti, cose che gli piacevano e cose che non e Ruggie pensava di aver scoperto quasi tutti sul suo conto.

Se Cheka li aveva visti insieme e si era convinto che fossero perfetti, dovevano essere questi i motivi: l’essere diversi in tante cose eppure essere riusciti a tessere una specie di legame utile e vantaggioso per entrambi.

«Buonanotte, Leona-san», aveva mormorato Ruggie e non era una cosa insolita, l’aveva fatta altre volte in cui era stato nella sua camera da letto, ma quella volta lo faceva con una consapevolezza nuova per lui. E se non fosse uscito fuori dalla porta immediatamente, temeva che il leone avrebbe sentito il cuore della iena tambureggiare forte nel petto.

 

  
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