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Autore: evelyn80    27/10/2021    2 recensioni
Uncinetto!AU
Per realizzare una prelibata ricetta, a Greta serve un pregiato vino italiano che si trova in un solo Walmart di Los Angeles: quello di Fallbrook; perciò, per soddisfare le esigenze della moglie, Terry è costretto ad attraversare mezza città per andarlo a comprare.
Nello stesso momento, Martin e Joe sono alla ricerca della marca preferita di burro di arachidi del riccio, che si trova solo negli Walmart; ma, poiché quello di loro fiducia è chiuso per lavori, devono recarsi a quello di Fallbrook.
Lì, Terry e Joe si “scontreranno”, e il primo avrà anche modo di capire che l'esperienza... non insegna.
Storia scritta per il compleanno di Kim WinterNight
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Terry Kath
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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L'esperienza... non insegna!

 

 

 

A Kim,
la sorella che non ho mai avuto;
lei che ha sempre un pensiero per me,
che mi è vicina anche se è lontana.
Perché, se è vero che gli amici sono i parenti che si scelgono,
io non avrei potuto fare scelta migliore.

 

 

 

Greta entrò in salotto a passo spedito, rivolgendosi al marito seduto sulla sua poltrona preferita. Terry era intento a studiare con attenzione il complicatissimo schema del copriletto a filet che ormai stava quasi per portare a termine.
«Terrence, tesoro, andresti al supermarket per me? Ho trovato una nuova ricetta su internet per cucinare il pollo arrosto, ma ho assoluto bisogno di una bottiglia di Vermentino di Gallura per poterla realizzare».
Terry alzò lo sguardo sulla moglie e la fissò inarcando le sopracciglia.
«Vermentino di Gallura? Cara, non vorrei deluderti ma noi viviamo a Los Angeles, non in Sardegna. Tutt'al più al supermercato possiamo trovare un bianco della Napa Valley».
Greta scosse le spalle. «Sciocchezze! Al nuovo Walmart di Fallbrook c'è un'enoteca di tutto rispetto, piena di vini internazionali. Di sicuro troverai anche quello che mi serve». *1)
Le sopracciglia di Terry si aggrottarono ancora di più. «Tesoro, Fallbrook è dall'altra parte della città. Mi ci vorranno ore per arrivarci, con il traffico dell'ora di punta. E poi, perché dovrei andarci io? Serve a te, mica a me».
«Perché io ho da fare in cucina mentre tu, invece, non stai facendo nulla di utile».
Il volto dell'uomo si incupì.
«Io sto facendo qualcosa di utile!», rispose secco, scrollando il copriletto che aveva posato sulle ginocchia. «Sto producendo merce da vendere al mercatino per guadagnare soldi!».
Greta scosse la mano destra in segno di fastidio, come se stesse scacciando un insetto molesto.
«Ma sta' zitto! A me quell'affare pare la tela di Penelope! Anzi, sono quasi sicura che la notte, quando non ti vede nessuno, lo disfai per la soddisfazione di non portarlo mai a compimento!».
La faccia di Terry divenne rossa come un pomodoro, e l'uomo dovette mordersi le labbra per non ricoprire la moglie di improperi.
«Come puoi pensare una cosa del genere?! Sono quasi due anni che ci lavoro!».
«Appunto! A quest'ora dovresti averlo già finito». *2)
La bocca dell'uomo si serrò fino a diventare sottile come una linea. Non aveva senso continuare a battibeccare: quando sua moglie si metteva in testa una cosa era praticamente impossibile farle cambiare idea; e per lei la sua passione per l'uncinetto era sempre stata una spina nel fianco.
Si alzò quindi dalla poltrona, ripiegò amorevolmente il copriletto deponendolo poi sulla seduta e infine fronteggiò la donna. Greta era di almeno venti centimetri più bassa di lui, ma sosteneva il suo sguardo senza nessun timore, tanto che ai suoi occhi appariva quasi una gigantessa.
«Okay, andrò a quel dannato Walmart, ma solo per evitare di litigare perché non ne ho nessuna voglia. Ti serve altro, oltre a un dannatissimo vino sardo che probabilmente non troverò?».
«No, solo quello. Gli altri ingredienti li ho tutti», replicò Greta, le braccia incrociate sul petto. «E cerca di fare più in fretta che puoi se vuoi gustarti il pollo arrosto, questa sera!».
Terry fece roteare gli occhi: sapeva già che sarebbe stato difficilissimo sbrigarsi, non con tutti quei chilometri nel traffico infernale di Los Angeles che lo attendevano.
Andò con passo lento nell'ingresso, indossò un giubbotto leggero e un paio di scarpe da tennis, prese le chiavi del suo scassatissimo pick up blu e uscì di casa borbottando tra sé e sé.

 

 

«Dobbiamo andare al supermarket», esordì Joe, in tono di urgenza.
Martin, in piedi davanti al lavello, si voltò a guardare il suo ragazzo seduto al tavolo rotondo della cucina: il riccio era intento a grattare il fondo del barattolo di burro di arachidi col cucchiaino.
«Secondo me potresti anche fare a meno di quella schifezza, visto che oltretutto sei pure allergico alle arachidi», replicò, tornando ad asciugare le stoviglie.
«Certo, quando tu farai a meno dello sciroppo d'acero». *3)
Martin sbuffò e tornò a voltarsi verso Joe, che aveva posato il barattolo di vetro ormai vuoto e teneva lo sguardo fisso su di lui. Era incredibile quanto i suoi occhi, benché ciechi, potessero essere penetranti. Alzò le braccia al cielo e si arrese.
«D'accordo, andremo al negozio. Lasciami finire di rigovernare la cucina e poi potremo partire».
Joe annuì, poi si alzò in piedi e si mosse con agilità tra la mobilia a lui perfettamente nota, tastando appena l'aria davanti a sé con le mani.
«Vado a cambiarmi, allora», disse, mentre già lasciava la stanza.
Mezz'ora più tardi i due ragazzi sedevano sull'auto di Martin, diretti al loro Walmart di fiducia. Joe, il bastone bianco ripiegato tenuto in grembo, picchiettava con le dita su di esso seguendo il ritmo di una canzone che passava alla radio. Non c'era molto traffico e fecero presto a raggiungere il supermarket, ma non appena Martin entrò nel parcheggio deserto intuì subito che c'era qualcosa che non andava.
«Oh cazzo, e adesso?».
«Cosa c'è?», chiese Joe, piegando il capo verso di lui.
«Il negozio è chiuso, sembra che stiano facendo dei lavori di ristrutturazione».
«Cosa?! E ora noi dove cazzo andiamo a comprare il burro di arachidi? Lo sai che il mio preferito si trova solo negli Walmart!».
Martin aguzzò la vista verso le grandi porte d'ingresso, in quel momento sprangate.
«C'è un manifesto attaccato a una delle vetrate: vado a leggere cosa c'è scritto». Scese dall'auto, corse a leggere il volantino e poi tornò indietro. «A quanto pare dobbiamo andare allo Walmart di Fallbrook. È il più vicino a questo, stando a quello che è scritto sull'avviso», spiegò.
Joe si strinse nelle spalle.
«E allora parti, no?».
Martin alzò gli occhi al cielo, ma si lasciò sfuggire un sorriso nel vedere il suo ragazzo che già si leccava le labbra al pensiero del suo cibo preferito.
«Poi però non venire a lamentarti se ti riempi di sfoghi sulla schiena», rise.
Il riccio si strinse una seconda volta nelle spalle e il moro non poté fare altro che partire e immettersi di nuovo sulla strada.

 

 

Una volta entrati nel supermarket, Martin si guardò attorno meravigliato. Quello Walmart era nuovo di zecca ed era enorme, rispetto a quello che frequentavano di solito.
Joe avvertì la sua esitazione e si voltò verso di lui.
«Allora, si può sapere cosa stai aspettando?».
«Questo posto è immenso», mormorò il moro, lo sguardo rivolto alle numerose scale mobili che si inerpicavano verso l'alto. «Dovresti proprio vederlo».
Joe puntò i pugni sui fianchi e fissò il suo ragazzo, le iridi azzurro chiaro che saettavano in tutte le direzioni e la bocca ridotta a una linea sottile.
«Beh, visto che sono impossibilitato a farlo credo sia inutile perdere tempo all'ingresso, non trovi? Andiamo al reparto alimentari e prendiamo quello che ci serve».
«Quello che ti serve, vorrai dire», replicò Martin, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Joe lo percepì e il suo viso si addolcì. «Non dirmi che uscirai di qui con solo un vasetto di burro di arachidi».
«No, direi che in casa ci mancano parecchie altre cose, oltre a quello. Aspettami qui, vado a prendere un carrello e torno».
Di nuovo insieme, Joe sottobraccio a Martin perché proprio non riusciva a orientarsi in quel posto per lui nuovo e sconosciuto, i due ragazzi entrarono nel vasto reparto alimentari del negozio e iniziarono ad aggirarsi per gli scaffali, curiosi di vedere quali meraviglie gastronomiche contenessero. Martin elencava ciò che c'era sugli scaffali e ciò che acquistava, e Joe approvava o meno le sue scelte.
In breve tempo il loro carrello fu pieno di mercanzia.
«Se continuiamo così dovrò andare a prenderne un altro», commentò il moro, spingendolo a fatica.
Joe allungò le mani al suo interno e lo sentì pieno fin oltre le pareti di filo metallico.
«Credo sia meglio che basti. Andiamo alla cassa, caso mai torneremo un'altra volta se proprio questo posto ti esalta così tanto».
Martin annuì, e i due si diressero verso le casse. Ma, mentre stavano attraversando l'enorme enoteca piena di bottiglie di vino provenienti da ogni parte del mondo, Joe ebbe un sobbalzo.
«Hai preso il burro di arachidi, vero?».
Martin si sbatté la mano sulla fronte: distratto da tutto quel ben di dio che li circondava se ne era proprio dimenticato. «Cazzo, no!».
«E allora devi andarlo a cercare! Non possiamo mica andarcene senza quello, siamo venuti apposta!».
Il moro posteggiò il carrello in un angolo tranquillo dell'enoteca, poi tornò a prendere Joe e lo accompagnò accanto a esso.
«Aspettami qui, faccio in un minuto!».
Joe annuì: non conosceva la disposizione degli scaffali in quel dannato Walmart, e non poteva certo andarsene in giro, pur affidandosi al suo bastone bianco, rischiando magari di andare a sbattere da qualche parte e rovesciare decine e decine di bottiglie di costoso vino francese.
Sentì i passi di Martin allontanarsi di corsa e, le braccia stese lungo i fianchi e il bastone stretto in pugno, si dispose ad attendere il suo ritorno.

 

 

Terry si aggirava nell'immensa enoteca del Walmart di Fallbrook ormai da quindici minuti buoni: aveva trovato vini locali bianchi e rossi; vini francesi, spagnoli, persino cinesi; ma di Vermentino di Gallura nemmeno l'ombra.
Sbuffò e si scostò la lunga zazzera di capelli grigi dagli occhi per leggere meglio sulle etichette, quando alla sua destra un'immagine attirò la sua attenzione: sul bordo di uno scaffale isolato era stata disegnata una bandiera verde, bianca e rossa che garriva al vento. Riconobbe subito il Tricolore italiano: Danny e Linda ne avevano uno che sventolava perennemente nel loro giardino, e pure Greta ne teneva uno nel cassetto dell'armadio, che tirava fuori in occasione dei mondiali di calcio. *4)
Si diresse in quella direzione a passo spedito, notando che proprio davanti alla sua meta stava impalata una persona, con di fianco un carrello strabordante merce.
Gli si accostò, allungando al contempo lo sguardo lungo i ripiani alla ricerca del vino che gli occorreva. Lo trovò quasi subito, proprio in cima allo scaffale e dietro la ragazza dai lunghi capelli ricci, che non accennava a muoversi nonostante dovesse aver per forza notato che lui aveva bisogno che si scostasse per raggiungere il suo obiettivo.
«Scusa, signorinella, potresti farti un po' più in là? Devo prendere quella bottiglia», disse in tono cupo. Ormai si era stancato di girare a vuoto: non vedeva l'ora di tornare a casa per riprendere in mano il suo copriletto e non aveva nessuna voglia di essere gentile.

 



Nel sentirsi chiamare signorinella Joe avvampò dalla rabbia. Si voltò in direzione della voce e rispose con astio.
«Sta dicendo a me?».
«Beh, io non vedo nessun altro qua attorno, e tu?», replicò l'uomo in tono altrettanto sgarbato.
A giudicare dal suo timbro vocale, Joe intuì che fosse una persona di una certa età, magari abituata a ottenere tutto e subito.
«Se non se ne fosse accorto, io sono un non vedente!». Il riccio alzò la voce, facendo oscillare il bastone bianco che teneva stretto in pugno. «E per di più, sono un ragazzo!».
Sentì che l'uomo al suo fianco tratteneva il fiato, segno evidente di sorpresa.
«Scusa, con quei capelli lunghi e ricci ti avevo scambiato per una ragazzina. E il bastone non lo avevo nemmeno notato. Hai bisogno di una mano per raggiungere l'uscita?», chiese lo sconosciuto in tono più calmo.
«No, grazie. Sto aspettando il mio ragazzo che è andato a prendere una cosa che ci siamo dimenticati».
«Il tuo ragazzo? Allora non avevo tutti i torti a chiamarti signorinella», borbottò l'uomo in tono basso ma perfettamente udibile.
Se avesse potuto essere sicuro di colpirlo, Joe gli avrebbe lanciato addosso tutto il contenuto del carrello un pezzo alla volta. «Come si permette?! Lei è solo un omofobo di...».
«Eh no, puoi definirmi in tutti i modi del mondo, ma non omofobo», lo interruppe l'uomo col suo vocione da baritono. «Quattro dei miei migliori amici sono finocchi. Li conosco da una vita e ci vado d'accordissimo. Non ho niente contro i froci, solo che io preferisco la figa, tutto qua». *5)
L'uomo aveva parlato con tanta semplicità e franchezza che Joe sorvolò sui termini non proprio eleganti che aveva usato per definire gli omosessuali. Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, poi lo sconosciuto riprese.
«Non vorrei essere importuno ma... se ti do una mano, potresti spostarti un po' di lato? Mia moglie mi ha mandato in questo dannato Walmart per comprare una bottiglia di vino italiano che probabilmente in tutta la California conosce solo lei, e si trova esattamente dietro di te, proprio in cima allo scaffale.
Joe annuì e l'uomo prima spostò il carrello di qualche metro; poi, guidandolo per le spalle, lo accompagnò accanto a esso.
«Grazie mille. A proposito, io mi chiamo Terry».
Dal fruscio dei suoi abiti, Joe capì che doveva aver teso la mano davanti a lui per presentarsi. Allungò la propria fino a che non incontrò la sua.
«Io sono Joe».
«Piacere di averti conosciuto, Joe. Ci vediamo! No, forse questo non avrei dovuto dirlo...», concluse l'uomo allontanandosi e tornando verso lo scaffale di suo interesse.
Nonostante tutta la rabbia che aveva provato fino a quel momento, il riccio non poté fare a meno di scoppiare a ridere: malgrado i modi burberi, quell'omone doveva avere il cuore d'oro e un'anima semplice e gentile.

 

 

Accompagnato dalla risata del ragazzo, Terry tornò davanti allo scaffale dei vini italiani e fissò con cipiglio severo la bottiglia di Vermentino di Gallura che stava proprio in cima a esso.
«Ci rivediamo, scaffale», mormorò ricordandosi di quando, un anno prima, una vecchietta gli aveva chiesto di prendergli una bottiglia di vino messa nella stessa posizione e lui per arrivarci si era arrampicato sullo scaffale, tirandoselo addosso. «Stavolta avrò io la meglio!». *6)
Si sputò su entrambi i palmi, li sfregò insieme per aumentare la presa e iniziò ad arrampicarsi.
Forse, sentendo il tintinnio delle bottiglie di vetro che toccavano insieme mentre il ripiano si inarcava sotto il suo peso, il ragazzo lo richiamò.
«Se non arriva a prendere la bottiglia può aspettare il mio ragazzo. Martin è piuttosto alto».
«Ti ringrazio figliolo, ma devo farcela da solo. Ho un conto in sospeso con questo maledetto scaffale!». Il volto di Joe si fece perplesso e Terry aggiunse: «Poi te lo racconterò, se ne avrò il tempo».
Salì sul secondo ripiano, che prese subito a ripiegarsi verso il basso, e allungò la mano destra ad afferrare la sua bottiglia. Ma, proprio mentre stava per ridiscendere sul primo ripiano, lo scaffale iniziò a inclinarsi inesorabilmente in avanti.
«No... no...». Preso dal panico, Terry cercò di scendere più in fretta che poté. Si lanciò lontano per cercare di salvare almeno il Vermentino, ma per le altre bottiglie non ci fu nulla da fare.

 

 

Lo schianto fu tremendo, tanto che Joe sobbalzò per lo spavento sebbene, dai rumori, avesse intuito cosa stesse per accadere.
«Tutto bene, Terry? Le serve una mano?», chiese, muovendo il bastone bianco davanti a sé e cercando di avvicinarsi all'uomo.
«Sì, tutto bene, grazie. Per fortuna sono riuscito a schivare lo scaffale, questa volta, e ho salvato il Vermentino. Non ti avvicinare, a terra c'è un gran bel casino!».
«Perché ha detto “questa volta”?», chiese il riccio quando Terry gli fu vicino.
«Perché è successo di nuovo quello che avrei voluto raccontarti». E, in breve, gli spiegò cosa gli era successo l'anno prima: la storia della vecchina che voleva la bottiglia di vino più in alto di tutte le altre e lui che si rovesciava addosso lo scaffale per accontentarla.
Joe aggrottò le sopracciglia. «Per caso quella vecchia aveva un carrellino per aiutarsi a camminare?».
«Sì, ce l'aveva eccome! Perché me lo chiedi?».
«Pura curiosità», rispose il riccio, ricordando la vecchietta che – pure lei – qualche tempo prima in un altro supermarket lo aveva scambiato per una signorina. *7)
In quel momento Martin rientrò nel corridoio in cui aveva lasciato Joe, due barattoli di burro di arachidi in mano.
«Ehi... ma che cazzo è successo, qui?», chiese, guardando il disastro sul pavimento: decine e decine di bottiglie di vino infrante da cui promanava un fortissimo odore di alcol che stordiva.
«Il signor Terry ha avuto un incidente», spiegò Joe indicando l'uomo accanto a lui, che tese la mano verso il nuovo venuto.
Martin gliela strinse e si presentò. «Beh, sarà meglio filarcela prima che diano la colpa a te, visto che non ci vedi», aggiunse rivolto al suo ragazzo, posando il burro di arachidi nel carrello e iniziando a spingerlo con la sinistra mentre con la destra guidava Joe verso le casse.
«Tranquilli, mi vado subito a costituire», disse Terry con un sorriso sghembo. «Tanto ormai ci sono abituato. A presto, piacere di avervi conosciuto». E, senza dargli nemmeno il tempo di rispondere al saluto, l'uomo si avviò di corsa verso il servizio di assistenza clienti.
«Chi era quel tipo?», chiese Martin, mentre pian piano raggiungevano le casse.
«Un tizio che doveva prendere una bottiglia di vino che si trovava proprio in cima allo scaffale al quale io stavo davanti», spiegò Joe. «Prima mi ha chiamato signorinella, poi ha iniziato a sproloquiare sul fatto che ha tanti amici gay e infine mi ha aiutato a spostarmi».
Il moro fissò il suo ragazzo inarcando le sopracciglia. «E non ti sei incazzato?».
«Certo che mi sono incazzato, ma era talmente buffo, quel tipo, che alla fine mi sono messo a ridere». Joe rimase per un attimo in silenzio prima di aggiungere: «Sai che gli era già capitato un incidente simile? E sai per colpa di chi?». Martin attese in silenzio la sua risposta e lui proseguì. «Per colpa della vecchietta che mi aveva preso per una ragazza quando compravo gli yogurt!».
Il moro scoppiò a ridere. «Come puoi essere sicuro che fosse la stessa?».
«Terry mi ha detto che aveva il carrellino per camminare!».
«Ce ne saranno migliaia a Los Angeles, di vecchiette col carrellino!», replicò Martin senza riuscire a smettere di ridere.
«Era lei, me lo sento», bofonchiò Joe.
«Okay, okay. Ora andiamo a pagare e poi dritti a casa. Ho una gran voglia di baciarti...», mormorò il moro.
«E allora perché non lo fai?».
Martin smise di spingere il carrello, si voltò verso il suo ragazzo, gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione. Joe rispose con altrettanto ardore, lasciando cadere il bastone e insinuando le dita tra le ciocche dell'altro.

 

 

Dopo aver saldato il conto dei danni Terry, con la sua bottiglia di Vermentino di Gallura ben stretta tra le mani, tornò difilato a casa.
Quando Greta lo vide rientrare, benché all'apparenza non ci fosse nulla di strano, intuì subito dall'espressione sul suo viso che al supermarket doveva essere accaduto qualcosa.
«Tutto bene, Terrence? Mi sembri turbato».
«Cosa?», bofonchiò lui, come ridestandosi da profondi pensieri. «Sì, tutto bene», rispose poi in tono cupo, recuperando il suo copriletto a filet e mettendosi seduto sulla sua poltrona preferita per riprendere il lavoro.
Greta lasciò cadere l'argomento, ben sapendo che prima o poi il marito avrebbe parlato di sua spontanea volontà. E, difatti, pochi minuti dopo che lei fu tornata in cucina Terry la raggiunse, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni.
«Ti ha attirato il profumino?», chiese la donna, mentre versava una dose generosa del vino bianco sardo all'interno della teglia dove stava arrostendo il pollo.
«Ehm... in realtà no. Volevo solo dirti di non sprecarlo», rispose indicando la bottiglia che Greta teneva in mano, «perché costa parecchio».
La donna inarcò le sopracciglia. «Parecchio quanto? Immaginavo che avesse un prezzo abbastanza elevato, visto che viene dall'Italia, ma se davvero costava così tanto avresti dovuto chiamarmi: ti avrei detto magari di prenderne uno meno caro!».
Visto che Terry continuava a nicchiare, Greta insisté.
«Allora? Mi vuoi dire quanto lo hai pagato?».
L'omone emise un lungo sospiro prima di rispondere. «Diecimila dollari».
La donna sbiancò e per poco non si lasciò sfuggire la bottiglia dalle dita. La posò sul piano di marmo della cucina con le mani che le tremavano, poi si volse di nuovo a fronteggiare il marito.
«Hai pagato... quella bottiglia... diecimila dollari?».
«Quella... e tutte le altre quattrocentonovantanove che si sono rotte nel tentativo di prenderla».
Greta si mise una mano sugli occhi. «Non dirmi che...».
«Mi sono arrampicato sullo scaffale, sì», concluse Terry per lei.
«Oh, dannazione Terrence! È mai possibile che tu non impari mai la lezione? Ti è già successa la stessa cosa l'anno scorso!».
L'omone annuì. «Lo so benissimo. Ma tu volevi proprio quella!», e indicò la bottiglia come se fosse stata una sorta di bomba.
«Ecco, ora va a finire che è colpa mia se hai disintegrato cinquecento bottiglie di vino!», si lamentò Greta, puntando le mani sui fianchi.
«Quattrocentonovantanove», puntualizzò Terry. «La cinquecentesima sono riuscito a salvarla».
La donna scosse il capo e alzò lo sguardo al cielo. Suo marito era proprio incorreggibile.
«Sarà meglio che tenga questo vino come una reliquia, allora», concluse, prendendo la bottiglia e mettendola in frigo. «Ce la dobbiamo far durare».
Terry non aggiunse altro e tornò alla sua poltrona, lo spirito più sollevato dopo aver confessato il misfatto. In fondo, Greta lo aveva sempre perdonato, in passato, e lui era sicuro che lo avrebbe fatto anche questa volta.

 

 

Spazio autrice:

AUGURI KIM!!!
Visto che quest'anno mi sono ricordata in tempo del compleanno di Kim WinterNight, ho deciso di omaggiarla con questa sorta di cross-over tra il mio Uncinetto!AU e i suoi Martin e Joe.
Ovviamente, Martin e Joe sono personaggi che appartengono esclusivamente a Kim, sua creatrice; io li ho solamente presi in prestito per farli incontrare con Terry. Potete trovare le loro storie in questa serie: "Martin & Joe"
Perdonami, cara, se li ho utilizzati senza dirti niente in anticipo, ma non potevo mica rovinarti la sorpresa, no?
Oltretutto, anche Greta, OC moglie di Terry in questo AU, in origine è stata creata da Kim, che poi me l'ha concessa in comodato d'uso in quanto sono stata io a costruirle tutto il background, principalmente nella mia long “Alive again”.
Kim, tesoro, spero di aver reso giustizia ai tuoi personaggi, di non averli rappresentati diversamente da come tu hai sempre inteso; e spero che questa piccola scemenza, di cui tempo fa avevamo parlato nei nostri vaneggi, ti sia piaciuta.
Ovviamente, sono presenti nel testo vari riferimenti a testi già pubblicati su EFP, sia da Kim sia da me, e nelle note sottostanti li troverete nello specifico.
Mi sono divertita tantissimo a raccontare di questo incontro – in cui Terry mostra tutta la sua grazia elefantesca (???) – con Martin e Joe, e a farli interagire insieme. E chissà che in futuro non si beccheranno di nuovo?
Di nuovo tantissimi auguri, sorella mia!
E ora eccovi le note numerate.
*1) Il Vermentino di Gallura è un famoso vino pregiato bianco del nord della Sardegna. Visto che Kim è sarda, l'ho usato come ulteriore omaggio. La Napa Valley è una zona della California famosissima per la produzione di vini. Walmart è una catena di supermarket degli Stati Uniti, e a Fallbrook, una zona di Los Angeles, ce n'è appunto uno.
*2) Questo copriletto, a cui Terry sta lavorando da tempo, è già apparso nell'ultimo capitolo della mia raccolta “Just a little smile”: “L'amore non è bello se non è litigarello”. Greta mal sopporta la passione smodata del marito, che in questo mio AU in vecchiaia si dedica per la maggior parte del tempo all'uncinetto e a vendere le proprie creazioni al Rose Bowl Flea Market, e per tale motivo definisce il copriletto una “tela di Penelope” perché, per quanto ci lavori alacremente, Terry non riesce mai a finirlo.
*3) Il tavolo rotondo di cui si parla è un elemento di arredo molto importante per Martin e Joe, perché oltre a essere privo di spigoli, alla sua presenza avvengono un sacco di cose, come raccontato nella raccolta di Kim WinterNight “Il tavolo rotondo”. Il fatto che Joe sia allergico al burro di arachidi è tratto dal capitolo “Notizie sconvolgenti”, in cui appunto il riccio scopre di essere allergico alle arachidi e quindi di non poter più mangiare il suo alimento preferito. Lo sciroppo d'acero, invece, è adorato da Martin, come si evince anche nell'ultima storia di Kim che vede loro come protagonisti: “Like maple and peanuts”.
*4) Danny Seraphine, batterista dei Chicago, ha origini italiane. Linda, OC di mia creazione sua moglie in questo AU, e Greta – migliori amiche da sempre – sono italiane. Per questo motivo Terry conosce bene il Tricolore.
*5) In questo AU le mie coppie slash nei Chicago, la Lammetera e la Parazankow, vivono il loro amore alla luce del sole.
*6) Questa disavventura di Terry è raccontata nel capitolo “Disastri enologici” della mia raccolta “Just a little smile”
*7) Questo episodio è raccontato nel capitolo “Simpatica anziana” della raccolta di Kim WinterNight “Il tavolo rotondo”. All'epoca io e Kim avevamo ipotizzato che la vecchina potesse essere la stessa sia per Terry che per Joe.

 

 
  
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