#Writober
2021 ~ pumpBLANCK list ~ 27 ottobre,
prompt: Turn into a cat
La
decisione di Natsume
«Senseiiiiiiiiiiiinyyyyyyaaaaaaaaa».
Era stato questo
il grido acuto che aveva fatto accorrere immediatamente il grande mago Natsume
nel suo laboratorio, dopo che il proprio sonno venne interrotto così
bruscamente.
Aveva già capito
che Sora-kun, il ragazzino insistente proveniente da un povero Villaggio situato
a Sud-Est e che da mesi lo tormentava per poter diventare il suo apprendista,
introducendosi spesso nella sua casetta nel bosco di Ensemble Stars senza
permesso, anche di notte, aveva curiosato mettendo la testa in un calderone e
assaggiando il contenuto.
Il guaio stava
nel semplice fatto che dentro vi era una pozione ancora incompleta,
probabilmente dimenticata da un altro ragazzino che stava studiando presso il
suo laboratorio e che ogni tanto veniva a prendere in prestito qualcosa per
esercitarsi.
Lo sapeva che
avrebbe dovuto svuotare il contenuto del calderone prima di ritirarsi nella
propria stanza, accidenti, soltanto che aveva accumulato così tanti pensieri che
se n’era davvero dimenticato.
Un fumo giallino
dall’odore intenso aveva avvolto l’intero ambiente e Natsume corse subito verso
la finestra per spalarcarne le persiane, tossire un po’ e attendere che esso si
diradasse per verificare lo stato di Sora. Nel mentre aveva sentito un peso
leggerissimo salire sul suo piede. Quando poté focalizzarlo, scoprì guardando
giù un gattino dal pelo beige con qualche macchia gialla più intensa e un
ciuffetto verde sulla testolina, tra le due orecchiette
pelose.
«Nya, nya»,
miagolò Sora, totalmente ignaro nel suo stato animale del perché Natsume lo
stesse squadrando con uno sguardo severo.
«Sora-kun, lo
sai che adesso devi aspettare circa 24 ore prima che il rimedio sia pronto? Non
è mica così semplice la contropozione, dannazione!» si affranse il mago,
lasciandosi cadere a terra, stringendosi i capelli bicolori, rossi e bianchi,
tra le dita e tornando alla mente al giorno nefasto in cui erano morti due dei
suoi migliori amici e compagni. Probabilmente la malasorte aveva iniziato a
perseguitarlo da allora, altrimenti non si spiegava. Natsume era stato molto
felice, un tempo. Poi, dopo la tragedia, si era chiuso in se stesso per non
affezionarsi più a nessuno e si era ritirato in quel bosco, eppure c’era sempre
qualcuno che, attirato dalla fama che lo aveva preceduto, lo attraversava fino a
trovare la sua casetta.
Midori, Hajime e
Sora erano tre di questi.
Tutti e tre
aspiravano a ricevere i suoi insegnamenti, a divenire i suoi apprendisti,
tuttavia il grande mago non aveva ancora preso una decisione definitiva a
riguardo.
Erano così
giovani e sprovveduti: probabilmente non avevano ancora provato dolore nella
loro vita, pensavano che ogni cosa fosse dovuta loro. Beata
gioventù!
«Nya».
Il gattino Sora
balzò sopra la gamba di Natsume per acciambellarsi, in un tentativo di
confortarlo. Poteva sentire che lo stava leccando malgrado ci fosse il tessuto
del pantalone. Era molto dolce.
Natsume,
intenerito, non si sentiva più così arrabbiato e depresso come prima.
Effettivamente
l’aveva notato: Sora era un piccolo sole, scaldava il cuore. Da quando lo
conosceva, lo aveva visto sempre sorridere, anche dopo i suoi innumerevoli
rifiuti di prenderlo con sé. Hajime invece era più come l’acqua tranquilla di un
fiume, gentile e con una buona determinazione malgrado commettesse degli errori
– la trasformazione di Sora era un esempio, doveva aver sbagliato qualcosa nel
dosaggio degli ingredienti.
Per quanto
riguardava Midori, invece, non era insistente e perseverante come i primi due,
soltanto tre volte si era spinto fin lì e la prima impressione che gli aveva
dato era stata di non sapere bene quale fosse esattamente la sua strada, di un
ragazzino sperduto, insicuro e terrorizzato che stava cercando ancora di capire
cosa desiderasse fare della propria vita. Midori era un fiore ancora in boccio,
o un seme che la pianta non aveva ancora reso un frutto.
Soprappensiero,
Natsume accarezzò il pelo morbido del gattino e si disse che doveva sbrigarsi.
Era in un certo senso colpa sua se Hajime aveva sbagliato, poiché lui non gli
aveva dato nessun consiglio, si era limitato a lasciarlo studiare da solo perché
stanco di cacciarlo di casa. Forse era diventato debole e questa ne era la
prova: concedergli comunque di avere i mezzi necessari per iniziare a diventare
dei maghi pozionisti pur non prendendo posizione a riguardo, pur facendo solo da
spettatore passivo.
«Piccolo Sora,
sei molto carino, ma non posso permettere che rimani sempre così o il tuo stato
potrebbe diventare permanente. Meglio non scherzare con la
magia».
«Nya!» fece un
miagolio, Sora, come se l’avesse capito e fosse contento delle sue parole. Si
spostò per leccargli le dita e Natsume lo lasciò fare,
ridendo.
Infine, il mago
si era destato in piedi, aveva preso il gattino in braccio, lo aveva posizionato
sopra un comodo cuscino, si era rimboccato le maniche ed era pronto per entrare
in azione. Erano mesi che non lo faceva e quindi questo lo animò di nuove
energie, lo spronò ad attivarsi, lo svegliò completamente.
Hajime giunse in
casetta mentre lui era indaffarato ad annusare e a dosare tutti gli ingredienti
che fortunatamente già aveva con sé, in mezzo alle sue
conserve.
«Natsume-sensei!
Mi dispiace tanto! Posso fare qualcosa per aiutarti?» si scusò Sora con gli
occhi lucidi, dopo aver udito il breve racconto di cosa era accaduto qualche ora
prima.
«Metti a bollire
l’acqua nel calderone e poi prepara una ciotola di latte per il piccolo Sora»,
replicò Natsume inespressivo, senza far comprendere i suoi reali sentimenti.
Se nessuno dei
due l’avesse infastidito rompendo la sua concentrazione durante quelle ore di
preparazione, miscugli vari ed ebollizione, forse ci avrebbe impiegato anche
meno di un giorno per finire tutto. E infine, avrebbe comunicato loro che sì,
aveva deciso: li avrebbe presi come suoi apprendisti.
A una prova per
Midori, per accettarlo come terzo apprendista, ci avrebbe pensato in
seguito.