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Autore: AlysSilver    28/10/2021    1 recensioni
[Già più di 11.2k letture su Wattpad e un sequel, Inazuma Eleven Beyond The Horizon, già pubblicato su entrambe le piattaforme]
Sono passati molti anni dopo la vittoria della leggendaria Inazuma Japan guidata da Mark Evans. I suoi membri sono diventati adulti, genitori e alcuni di loro hanno persino abbandonato il mondo del calcio. Ora tocca ad un'altra generazione difendere l'amato sport dopo quella di Arion.
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Shawn/Shirou, Shuu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo lo sguardo fisso sul soffitto da quasi un'ora, quella mattina non riuscivo a dormire. Era l'unico giorno dell'anno in cui la sveglia era ritardata di mezz'ora, visto che il primo giorno di scuola non avevamo gli allenamenti mattutini. Eppure, persino prima del solito, ero già in piedi. Quando finalmente sentii la fascia inazuma suonare, decisi di alzarmi. Feci una doccia veloce, avendo i capelli castani corti non mi occorreva molto tempo. L'anno scorso avevo deciso di tagliarli fino al mento, mi ero stancata di impiegare così tanto tempo ad asciugarli dopo le partite di calcio. Ricordavo ancora estremamente divertita le espressioni di Sirius ed Ethan quando mi ero presentata da loro in quel modo. Cercai nell'armadio la divisa. Erano passate diverse settimane dall'ultima volta che l'avevo messa. Aprile era iniziato da poco, ma il mio compleanno era passato da qualche giorno. Era strano cominciare il secondo anno già a quattordici anni, eppure non ero la più grande della mia classe. Uno dei miei migliori amici, Ethan Blaze, era nato il primo gennaio e per stare con noi aveva deciso di non andare un anno avanti. Appese su una stampella trovai la camicetta bianca, la gonna-pantalone e il nastro, che avrebbe formato il fiocco, arancioni. Senza farmi troppi problemi indossai il tutto, con l'aggiunta di un foulard abbinato, legato in alto, che utilizzavo come una specie di cerchietto. Afferrai la borsa, già meticolosamente preparata la sera prima, da sopra la sedia della scrivania e corsi in cucina. Seduto al tavolo della colazione trovai mio padre intento a chiacchierare con mia madre. Il leggendario Mark Evans non era cambiato molto in questi anni, nonostante fosse oramai adulto sul suo viso si notavano ancora i segni della giovinezza e lo stesso valeva anche per la sua amata moglie.

-Buongiorno a tutti!

-Ciao tesoro.- Rispose l’uomo sorridendomi.

-Gabriella, sei già in piedi?- Mi domandò invece l’altra, mentre preparava un piatto di fette biscottate.

-Sì, oramai sono abituata alla sveglia per gli allenamenti. Non riesco più a dormire molto.

-Ti siedi e mangi con noi?- Sentii il sangue gelarsi dentro di me. Le doti culinarie della donna che mia aveva messo al mondo erano in grado di creare esclusivamente armi chimiche. Fortunatamente questa volta non avevo bisogno di inventarmi una scusa.

-Mi piacerebbe, però ho promesso ai ragazzi che avremmo fatto colazione insieme al campo al fiume.

-D'accordo. Buon primo giorno di scuola. Non tornare troppo tardi perché ti fermi ad allenarti alla torre.

-Mi dispiace, ma non posso promettere una cosa così irrealistica.- Scoppiai a ridere, seguita a ruota dall'ex giocatore della Raimon. Lei mi guardò invece affranta e sospirò.

-Oramai mi sono arresa. Non ti vedrò mai interessarti a qualcosa di femminile.

-Ehi, danza l'ho fatta! Pensa positivo, è già qualcosa.- Controllai l'ora sulla fascia. –Meglio che mi muova. Ci vediamo più tardi alla sede del club papà.

-Certo, a dopo.- All'ingresso misi velocemente le All stars arancioni e mi incamminai verso casa di Sirius.
Se la mia si poteva considerare molto grande, quella del ragazzo era un vero e proprio castello. La villa della famiglia Sharp era davvero immensa, con tanto di maggiordomo e cameriere. Suonai al campanello e a rispondermi era stato proprio il capo del personale di servizio.

-Salve, sono Gabriella Evans. Può dire a Sirius di uscire?

-Certamente.

-La ringrazio.- Attesi qualche istante, camminando avanti e indietro lungo la strada. Ci vollero cinque minuti prima che il castano chiaro uscisse dal portone. Alle sue spalle intravidi zio Jude salutarmi e poi rientrare in casa. Dovevo ammettere che tutti e tre eravamo stati molto fortunati con i padri. Avevamo un rapporto fantastico con loro, forse perché eravamo così affini. Le stesse passioni giovanili e il medesimo carattere. Per rendere il tutto più divertente, avevano fatto in modo tale che il regista fosse il mio padrino, mio padre quello di Ethan e Axel del moro che mi stava raggiungendo. Diressi il mio sguardo sul mio migliore amico. I capelli sciolti fino alle spalle svolazzavano in giro per la corsa, mentre i suoi occhi cremisi erano puntati su di me. Amavo vederlo cambiare stile durante le varie fasi della giornata. Indossando la tuta, avrebbe legato la sua chioma in un codino basso e sopra la felpa avremmo rivisto il suo amato mantello. Il cambiamento totale, però, lo avremmo ammirato solamente durante gli allenamenti o le partite, infatti, a completare il look precedente, avrebbe persino messo i vecchi occhialini di Jude.

-In perfetto orario come al solito.

-Ne dubitavi? Ti ricordo che è la famiglia Blaze ad avere il gene del ritardo perenne.

-Credi che dovremmo buttarlo giù dal letto?

-Non mi sorprenderei se fosse così.- Risposi ridacchiando. Adoravamo il biondino, terzo componente del nostro trio, ma aveva davvero tanti problemi con l'orologio e spesso avevamo dovuto correre la maratona per non arrivare in ritardo agli allenamenti mattutini.

Giunti all'incrocio che portava o a scuola o a casa del nostro amico, rimanemmo tutti e due a bocca aperta. Appoggiato ad un lampione, c'era un ragazzo dai capelli color panna corti da un lato e lunghi dall'altro, che gli coprivano l'occhio azzurro destro. Giocherellava con la fascia inazuma, attendendo qualcuno.

-Vedi quello che vedo io?

-Secondo me sta male. Non è possibile che Ethan sia in anticipo.

-Ora si che sono preoccupato.- Sentendoci parlare, il biondo alzò lo sguardo nella nostra direzione.

-Sto benissimo. Solo che mio padre mi ha letteralmente trascinato in bagno questa mattina, altrimenti sarei ancora nel mondo dei sogni.

-Ecco, mi sembrava strano che lo avesse fatto di sua spontanea volontà.- Disse Sirius scoppiando a ridere. Questo gli riservò un'occhiataccia dell'altro, che a quel punto sventolò un sacchetto davanti a noi.

-Guardate che se continuate a farmi battutacce, i cornetti potrei mangiarli tutti io.

-Anche il mio?- Domandai facendo gli occhi dolci. Sapevo che quello era il punto debole dell'attaccante. Poteva sembrare freddo e stronzo, ma se c'ero io di mezzo si scioglieva come un cubetto di ghiaccio al sole.

-Però se fai così io come posso fare il cattivo?- Rispose lamentandosi.

-Potrebbe diventare una super tecnica questa, occhi coccolosi!

-Se funziona sugli altri come con me, non prenderemo più nemmeno un goal.

-Siete davvero due idioti. Se non ricordo male l'anno scorso di reti ne ho prese pochissime.

-Certo, certo.- Il biondo iniziò a darmi delle pacche sulle spalle, come se volesse consolarmi. Stavo per fulminarlo, però poi mi ricordai di una cosa. Il modo migliore per vincere un confronto, per quanto ironico, con Ethan era giocare con il suo orgoglio.

-In ogni caso ho parato più tiri io, di quanto tu abbia segnato.

-Volete continuare a stuzzicarvi, oppure mangiamo quei cornetti e ci incamminiamo verso scuola?

-Andiamo.- Risposi afferrando il sacchetto e cominciando a camminare.

-Dobbiamo proprio?

-Muoviti bradipo!

Se volete vedere i disegni dei personaggi o altri inerenti alla storia, li troverete sul mio profilo Instagram astrastellablack
   
 
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