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Autore: hapworth    28/10/2021    0 recensioni
Aveva combattuto silenziosamente, in una resilienza fatta di gomma, il pensiero che una volta che avesse trovato chi amare, avrebbe dovuto dire addio a una delle cose che più lo rendevano felice. Si era detto d'accordo, perché non credeva neppure lui che qualcuno avrebbe potuto amarlo, amarlo davvero e non come chi lo sfiorava solamente, senza mai toccare la sua anima o il suo cuore.
[Questa storia partecipa al “Writober” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa piccola shot è nata, come spesso mi succede, in un istante, lasciando correre libere le dita di scrivere quello che desideravano una volta trovato un'idea da sviluppare. Non ho molto da dire, se non che è dedicata a delle persone a cui tengo moltissimo e che non la leggeranno mai - ma va bene così, perché preferisco tenere per me questo mio piccolo spazio di scrittura. 
Auguro a chi vorrà avventurarsi in questo piccolo flusso, una buona lettura!

hapworth

Questa storia partecipa al "Writober" indetto da Fanwriter.it.
prompt: toccare | lista: night


Cuore e anima

Ale guarda sgomento il televisore, unico gesto possibile in quel momento di estremo smarrimento e confusione. Come avrebbe dovuto reagire? C'erano cose a cui non si riusciva a dare un nome nell'immediato, colti dal momento e dall'improvvisazione. Lo aveva colto così, il pensiero di non essere voluto. Ci combatteva da tutta la vita, sin da quando da bambino si era sentito sempre un po' diverso, con la necessità di mimetizzarsi in mezzo ai compagni di scuola e agli amici; aveva fatto del trasformismo una dote, qualcosa di cui andare fiero, soltanto che crescendo era arrivato al punto di non riconoscersi più, di non ritrovarsi né distinguere ciò che era menzogna da ciò che era reale.
Era crescito nel posto sbagliato, per ciò che era, per ciò che si sentiva. E aveva, forse, scelto la Fede in modo dapprima superficiale, salvo poi considerarla davvero come parte di sé e volerne condividere con i più piccoli la gioia.
Aveva combattuto silenziosamente, in una resilienza fatta di gomma, il pensiero che una volta che avesse trovato chi amare, avrebbe dovuto dire addio a una delle cose che più lo rendevano felice. Si era detto d'accordo, perché non credeva neppure lui che qualcuno avrebbe potuto amarlo, amarlo davvero e non come chi lo sfiorava solamente, senza mai toccare la sua anima o il suo cuore.
Ma poi, come si diceva spesso, era arrivato il momento giusto, la persona giusta. Era accaduto.
Con un sorriso e le fossette, con quell'espressione un po' stramba, ma Lorenzo aveva fatto irruzione nella sua vita. Un carattere più deciso, più determinato, ma con molti punti in comune con lui: la voglia di vivere, di essere felice, di essere amato e amare e sì, anche la Fede, qualcosa di così assurdo ai più, che Ale si ritrovava spesso in difficoltà a rendere davvero voce a quello che sentiva dentro ogni volta che qualcuno a cui voleva bene – o che diceva di volergliene – senza sapere apriva una nuova ferita sulla sua pelle.
Il coming out era sembrata l'unica via? Non lo sapeva, a distanza di un anno dal momento in cui si era finalmente sentito davvero se stesso, davvero completo e in qualche modo in pace, aveva deciso che ne valeva la pena. Perché era il futuro, il suo, il loro. E aveva fatto quel passo, conscio delle conseguenze e del fatto che avrebbe dovuto ancora lottare, di nuovo lottare con le unghie e con i denti, perché nonostante la consapevolezza di avere più persone a sostenerlo, sapeva anche che altre, chi aveva potere di togliergli una parte di ciò che amava e che considerava parte della sua vita e della sua testimonianza in quanto credente, la lotta era solo sua, come la scelta del resto.
Era arrivato a una sorta di stallo, eppure, nel vedere – nel sentire – chi esultava al fallimento di un Paese intero, Ale non sapeva cosa pensare. Sentiva la stretta al petto, se di dispiacere, rabbia o rassegnazione non ne aveva neppure lui la certezza.
La mano di Lorenzo però era lì, come la sua presenza confortante, il suo tocco. Riusciva a calmarlo, a renderlo consapevole che sì, poteva essere solo e sperso, poteva avere ancora tanto da combattere e rivendicare, poteva sentirsi arrabbiato e amareggiato, ma non lo era in solitudine. Lorenzo toccava il suo cuore con gentilezza, con cura, senza mai essere troppo ingombrante, senza mai cercare di imporsi sul suo sentire e, in fondo, era già qualcosa. Un enorme risultato, anche se valeva solo per loro due.


Fine
   
 
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