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Autore: Chiara PuroLuce    30/10/2021    9 recensioni
Ernesto scopre un segreto sulla sua vita che gli sconvolgerà completamente l'esistenza... e non solo a lui!
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese e mezzo dopo
 
«Tonyyy! Tonyyy, ma dove cazzo sei finito?»
 
Sparito. Eppure, lo aveva spedito in magazzino a prendere la frizione nuova che era arrivata qualche giorno prima, cosa c’era di così difficile? Aveva mandato lui perché non aveva idea dove l’amico l’avesse appoggiata e poi stava dando un occhiata al sotto scocca per vedere in che condizioni era messo il vecchia mini del professor Cazzaniga.
 
«Tonyyyy, insomma ti muovi? Vorrei cambiarla prima di sera.»
 
«Io ti vado bene lo stesso, Ernesto?» Esordì una voce alle sue spalle che, decisamente, non apparteneva ad Antonio.
 
Come? Ma chi… Ernesto si bloccò e si girò di scatto verso la voce femminile che aveva risposto al posto dell’amico e rimase di sasso. Tunica nera con scollo a v pronunciato a maniche corte con fiori stampati sopra, pantalone blu scuro, scarpe da ginnastica e un sorriso che illuminava tutta l’officina. Bellissima.
 
«Gemma! Che… che bella sorpresa, inaspettata» le disse recuperando lo straccio infilato nella tasca della tuta e pulendosi le mani come meglio poté.
 
«E bè, certo, se ti avvisavo che razza di sorpresa era?» Lo prese in giro lei e poi gli sorrise. «Buon compleanno!» Gli disse poi appoggiando la borsa di stoffa che aveva in mano ed estraendone una scatola con una piccola torta dentro.
 
«Oh, oh… grazie. Ma come fai a saperlo.»
 
«Ernesto, e va bene che il lavoro ti prende completamente, ma ti ricordo che hai una gemella, che è mia amica dalle superiori. Compleanno suo – ergo – compleanno tuo. È palese, no?» Lo prese in giro.
 
Già, ovvio. Che figura da cretinetti in vacanza. Che figur de merda. Che diamine gli prendeva ogni volta che era in compagnia di quella donna. Adesso ai sogni erotici su di lei si era aggiunto il cervello in gelatina, neanche fosse ancora un adolescente in preda agli ormoni impazziti. Aveva cinquant’anni cazzo. Cinquantuno!
 
«Oh, mio, Dio. Iron Man!»
 
Una deliziosa torta bianca con fragole tagliate ai lati e sopra, l’effige gelatinosa del suo super eroe Marvel preferito, gli venne alzata davanti agli occhi.
 
«Hai detto che sei un suo fan e che avresti tanto desiderato una torta con la sua immagine e così…»
 
Ma non riuscì a finire la frase, perché Ernesto la vide scivolare su una pozza d’olio lì vicino e sbilanciarsi pericolosamente all’indietro, così fece l’unica cosa possibile, portò un braccio dietro di lei e uno alla sua vita e la sostenne. E Gemma fu salva. E anche la torta. Specialmente quella fantastica… torta.
Aveva sempre avuto quegli occhi così penetranti e di un verde così limpido che ci si poteva specchiare? E la pelle così morbida e calda? Sotto il suo sguardo aveva visto le gote di Gemma prendere fuoco e visto il suo respiro farsi più affrettato. La cosa gli faceva molto piacere e non voleva interrompere quel contatto.
La sollevò di qualche centimetro e l’adagiò su un tavolo mezzo libero che stazionava lì vicino, le prese la torta dalle mani e l’appoggiò lì accanto e poi… che qualcuno lo aiutasse stava per baciarla e lei non faceva nulla per impedirglielo, anzi. Le sue mani ora libere, gli risalirono lungo le braccia e andarono a intrecciarsi dietro il suo collo. Gemma gli sorrise con imbarazzo, poi si passò la punta della lingua sulle labbra ed Ernesto fu perduto.
Addio razionalità, benvenuta passione.
S’impossessò con fare famelico delle sue labbra che subito risposero al suo assalto e lo fecero impazzire. Gemma le schiuse leggermente e lui ne approfittò, invadendola con la lingua ed esplorandola nel profondo, gesto che fu subito ricambiato da quella bellezza.
Ernesto la baciò per un tempo che gli parve sia infinito che misero e smise solo quando le sue labbra reclamarono aria ed ebbero perso la sensibilità.
Si ritrasse lentamente e guardò Gemma negli occhi ancora appannati dalla passione. Il generoso seno di lei si muoveva contro di lui e lo fece impazzire, come le mani che gli aveva messo nei capelli e che li stavano tormentando in modo molto erotico.
Le sorrise e lei ricambiò. Ora era sicuro di essere arrossito a sua volta, si sentiva le orecchie in fiamme. Ernesto si schiarì la voce e tentò di parlare.
 
«Em… io… wow! Lo dico e lo confermo, il miglior bacio della mia vita.»
 
«Sssì, decisamente anche per me. Spettacolare» gli rispose con un voce roca che gli fece bollire il sangue nelle vene «dimmi perché ci abbiamo messo tanto» gli chiese poi.
 
«Perché siamo due stupidi» le rispose lui dandole lievi baci sul viso per poi sfiorare nuovamente le sue labbra.
 
Dio, erano così dolci e morbide. Avrebbe passato volentieri tutto il giorno a baciarla.
 
«Come facciamo per stasera?» E poi aggiunse quando lo vide fissarla con aria stralunata. «La cena di compleanno da Elisa. Quella è un mastino. Se anche solo le viene il sospetto che noi due… che noi…»
 
«Ci siamo baciati con molto trasporto e passione?»
 
«Sì, ecco. È stato bellissimo, per la cronaca e non mi dispiacerebbe rifarlo. Ma a Elisa basterebbe un solo sguardo a noi due per capire che le nascondiamo qualcosa. Perché… perché è impossibile per me dimenticarlo.»
 
Quelle parole, inutile dirlo, gli fecero molto piacere e lo galvanizzarono non poco.
 
«Ma tu non devi dimenticarlo, anzi. Confido che d’ora in poi ce ne saranno molti altri e non solo. E se Elisa lo scoprisse… bè, meglio così, almeno mi risparmia il compito di informarla. A mio rischio e pericolo s’intende. Il giorno stesso che ci siamo conosciuti e anche quando sei apparsa qui la prima volta, mi ha minacciato di farmela pagare cara se ti avessi fatta soffrire.»
 
«Quella piccola… intrigante»
 
«Già, un’intrigante che aveva già capito quello che io ho cercato sempre di negare fino a oggi» gli occhi di Gemma chiedevano spiegazioni e allora specificò «ovvero che mi hai colpito fin dal primo nostro… scontro e che voglio frequentarti, in barba a quello che mi sono sempre detto sul non farlo mai più. Sei tremendamente sexy, bella, intelligente e dolce che desidero conoscerti meglio. Desidero anche farti mia, ma forse è ancora troppo presto per questo, me ne rendo conto. Desidero essere il tuo uomo e che tu sia la mia donna. Solo mia. Allora, che dici, ti va l’idea di uscire con me come… amanti?»
 
 
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A… amanti? Loro due? Oddio sì! Ma poteva rischiare di dirglielo? Insomma, erano amici e fino a quel momenti tra loro non c’era mai stato nulla. Nemmeno la settimana precedente quando Ernesto era passato per il famoso giro che gli aveva promesso sul suo Maggiolino Volkswagen.
E ora… Dio, l’aveva baciato e con che slancio. Lei era passata all’officina solo per dargli la torta, non si era aspettata un gesto del genere da parte sua e ora non riusciva a immaginarsi senza. Ernesto baciava benissimo. Era un uomo stupendo con un fisico stupendo e un anima ancora più stupenda e lei si era perdutamente innamorata di lui. Certo, all’inizio si era risentita per il suo commento non troppo carino sul suo lato b e l’aveva preso a male parole, ma poi si era riscattato e ora… aveva ricambiato il suo bacio e ne voleva altri.
Le aveva appena fatto una dichiarazione d’amore così appassionata e vera che sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro. Non voleva essere fraintesa da lui.
Gemma si rese conto di essere stata in silenzio troppo a lungo e decise di rimediare, prima che lui travisasse la sua mancanza di reazione.
 
«Mi piacerebbe» gli confessò facendolo arrossire «devo essere pazza per volere una relazione alla mia età, ma è quello che desidero. Anche io mi sento irrimediabilmente attratta da te in tutti i sensi e non ti nascondo che mi piacerebbe essere tua… fisicamente. Sono pazza?»
 
«Allora lo siamo in due ed è bellissimo» le rispose spostando le mani sul suo corpo con fare sensuale e gentile e lei fremette a quel contatto, il respiro corto. «Morbida e reattiva. Non sai quanto vorrei essere altrove per esplorarti meglio, ma ti prometto che accadrà presto, mio amore.»
 
Poi Ernesto tornò a catturare le sue labbra, Gemma si strinse al suo corpo e si perse, o almeno lo fece fino a quando una voce non si intromise.
 
«Ah, em… io ti avrei anche portato la frizione che tanto desideravi, ma vedo che il tuo interesse si è spostato altrove.»
 
Ops. Beccati. Le scappò un sorrisetto e cercò di ricomporsi alla meglio. Fece per scendere, ma Ernesto si mise accanto a lei con una mano sul fianco per bloccarla e parlò con il nuovo venuto.
 
«Tony, alla buon’ora. Dove sei andato a recuperarla, in Canadà?»
 
«Ah, ah, ah. Non è spiritoso il nostro Ernesto, signorina…»
 
«Gemma» rispose lei prima che lui parlasse al suo posto «piacere di conoscerla, Tony.»
 
«Sarebbe Antonio, ma qui non badiamo alle formalità. E così lei è la famosa donna che ha fatto perdere la testa al mio futuro socio?»
 
«Tonyyy, molla la frizione e vattene. Non fare la comare, ora e poi, se non te ne sei reso conto, sei di troppo. Io e la signorina stavamo… parlando e tu ci hai interrotto proprio sul più bello» gli rispose Ernesto facendola ridere nell’immaginarsi l’amico vestito da vecchia pettegola.
 
«Ernesto non essere maleducato. È solo curioso. Lo sarei anch’io al suo posto» gli disse e poi si rivolse a Tony. «In realtà sono passata solo a fargli gli auguri e a portargli…» indicò il dolce accanto a lei.
 
«Tortaaaaa! Signor Fausto venga, si mangiaaa!» Urlò quello all’indirizzo di qualcuno che, al momento, mancava e non aveva mai visto.
 
Ma quante persone ancora erano nascoste lì dentro? Oddio, in quanti li avevano visti baciarsi e amoreggiare? Che imbarazzo. Ernesto la faceva tornare ragazzina e le annullava i neuroni a suon di parole dolci e baci. L’aveva già detto che baciava benissimo?
Per fortuna sua, solo due persone. Antonio e il famoso signor Fausto che tanto Ernesto adorava e rispettava.
 
«Torta? Ho sentito bene?» Esordì Fausto.
 
Era un ometto anziano, dall’aria stanca e con rughe marcate sul tutto il viso su dove spiccavano due grandi occhi grigi e ancora vivaci. A Gemma fu subito simpatico.
 
«Veramente sarebbe mia, ma sì dai, faccio un piccolo sforzo e la condivido con voi due. Voglio essere magnanimo, dato che oggi invecchio.»
 
«Troppo gentile, grazie» lo prese in giro Tony portandosi una mano sul cuore e fingendosi commosso e facendola ridere prima di rivolgersi all’anziano «sa, Signor Fausto, poco fa non mi sembrava così vecchio visto che l’ho beccato mentre se la spassava con la sua amichetta sul lavoro.»
 
«Davvero? Non è da te, Ernesto. Devi tenerci davvero molto a questa bella donna che, a quanto pare, ha catturato la tua attenzione. A proposito, signorina, incantato di conoscerla, finalmente» le disse stringendole la mano con vigore.
 
«Tonyyyyy! Pettegolo» lo riprese lui bonariamente. «Gemma non è la mia amichetta» e qui il suo cuore si fermò, fino a che lui riprese e anche i battiti, molto più accelerati ora «è la donna che intendo frequentare ufficialmente.»
 
«Oh, mio… mi metti in imbarazzo così, Ernesto. Non so che dire, davvero» intervenne lei
 
«Allora lo faccio io. E io dico che era ora uscissi dalla clausura dopo la fine del tuo matrimonio con quella megera di Gianna» intervenne Fausto che si guadagnò occhiate sbalordite da parte dei due meccanici. «Lo era, non fate finta di non saperlo. Non ho mai detto nulla perché ti vedevo innamorato e poi per rispetto alla nuova vita che avevate creato, il mio figlioccio, Bruno. Ma ora… sei rinsavito e ti sei messo al fianco una bella donna – che si vede chiaramente quanto è innamorata di te – e che ti ha portato una torta. Ernesto, non mi risulta che la tua ex l’abbia mai fatto, o sbaglio?»
 
Oddio, che imbarazzo. E adesso che faccio, che dico? Elisa mi aveva detto qualcosa sull’ex moglie di Ernesto, ma non che fosse una tale insensibile. E Bruno è un così bravo ragazzo, che sono felice abbia preso dal padre il suo carattere., pensò.
 
«Una torta che spero vi piaccia.»
 
«Certo che ci piacerà. Ha le fragole e io le adoro, per non parlare poi di Tony qua sopra. Non capisco perché non ci hai messo me e il mio sguardo ammaliatore. Io sono più bello, vero Gemma? Anche di Ernesto lo sono, vero? Hai visto che occhi magnetici che mi ritrovo? Blu come il mare profondo. E il fisico? Sono o non sono un adone?» S’intromise Antonio piegando le braccia come i culturisti.
 
«Ma sentitelo come si pavoneggia» gli disse Ernesto dandogli una manata sulla schiena mentre tutti ridevano «Adone… piuf! Mi spiace, amico, ma perdi su tutti i fronti con lui e con me e poi… ti ricordo che hai una moglie e se ti sentisse fare il cascamorto con la mia Gemma… sai cosa ti accadrebbe, vero? E io rincarerei la dose come minimo.»
 
«La smettete di battibeccare voi due? Siete peggio dei bambini dell’asilo che bisticciano. Io voglio mangiare la torta» intervenne il signor Fausto «e al macero la dieta per una volta. Signorina, li perdoni. Me ne taglierebbe una fetta, se non lo è di disturbo? Se il sapore è buono come bella ne è la vista, l’autorizzo a passare da noi tutte le volte che vuole.»
 
Quell’uomo era adorabile e si vedeva benissimo che teneva ai suoi due lavoranti. Tutti e tre formavano una famiglia anomala, ma molto unita. Era bellissimo.
Finalmente era riuscita a confessare il suo amore a Ernesto e stentava ancora a credere che fosse corrisposto. Mesi passati a guardarlo da lontano, ad ammirarlo, a capirlo, a sospirare per lui. Mesi in cui un sentimento nuovo e del tutto inaspettato le aveva sconvolto la vita piano piano e si era insidiato nel suo cuore con forza fino a impossessarsene totalmente. Mesi in cui era diventato un tormento anche solo parlarci per telefono. E ora… ora era suo. Non sapeva cosa l’avesse spinta a fargli quella torta speciale quella mattina – visto che per quella sera stessa ne aveva pronta una più grande e “anonima” da portare alla festa a casa di Elisa – ma sapeva che voleva donargli qualcosa di speciale. Il ricordo della loro conversazione sui super eroi Marvel era rientrato di prepotenza nella sua testa e da lì a realizzare un piccolo desiderio culinario di Ernesto, il passo era stato breve.
Meno male aveva portato un pacco di piatti di carta riciclata e delle forchette extra, presumendo che Ernesto l’avesse mangiata in officina con i suoi colleghi, una volta che lei fosse andata via. E invece era lì con loro. La prima fetta andò al signor Fausto, in quanto era il più anziano lì dentro, poi a Tony che la reclamava a gran voce come un bimbo goloso e la terza a lui che – con suo sommo stupore – la divise con lei, un boccone alla volta. Era un gesto così innocente eppure… era anche così erotico che si ritrovò ad arrossire come non mai.
 
«Bene. Tony» esordì il principale dopo aver riposto il suo piatto sul tavolo «direi che dovrai lavorare tu oggi sull’auto del professore, visto che Ernesto è esonerato dal lavoro. Finisci la torta e inizia, deve essere pronta per lunedì sera che viene a ritirarla e quindi vai di olio di gomito. Buona giornata signorina e grazie per questo delizioso intramezzo che ho molto apprezzato» poi tornò in ufficio, ma non prima di avere fatto l’occhiolino al festeggiato.
 
L’annunciò stupì lei quanto Ernesto, ma non l’amico che li salutò con battutine maliziose e si diresse laddove prima aveva trovato Ernesto.
Lo guardò. Era davvero bellissimo. Forse doveva averlo fatto con insistenza perché lui si girò e le sorrise, prima di travolgerla con un nuovo bacio che le fece tremare le gambe.
 
«Dammi cinque minuti e poi sarò tutto tuo per il resto della giornata. Passi da me? Così poi passiamo da te a prendere la torta che ci hai fatto e andiamo insieme alla festa, anche se preferirei di gran lunga stare con te per tutto il fine settimana, visto che oggi è venerdì.»
 
«Ti aspetto qui. E chi ti dice che una volta tornati non possiamo farlo? Raramente prendo ordini per il fine settimana e questo che sta arrivando, è libero.»
 
«Se l’avessimo programmato, poco, ma sicuro, sarebbe saltato tutto e invece… hai reso questa giornata speciale in tutti i sensi. Il più bel compleanno di tutta la mia vita, grazie mio amore» le disse prima di sfiorarle brevemente le labbra.
 
«Ti piace proprio chiamarmi così, vero?»
 
«Sì, Gemma, lo adoro a dire il vero, come adoro avere qualcuno a cui dirlo all’infinito, finalmente. Torno presto tu non scappare nel frattempo, ok?»
 
«Non vado da nessuna parte» gli rispose.
 
Mentre lo guardava allontanarsi per andare a cambiarsi, il suo cuore impazzì. Lo amava, Dio mio, lo amava davvero tanto. Andava per i cinquanta tre anni ed era la prima volta che poteva dirsi davvero innamorata.
 
 
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«Sei nervosa, mio amore?»
 
«Sì. Non fraintendermi ora, caro, ma questa non è più una semplice festa di compleanno. Non appena varcheremo quella soglia, tua sorella capirà e allora…»
 
«Allora, dopo averci fatto il terzo grado e lanciato qualche urlo, sarà contenta per noi. Minaccerà me come al solito e compatirà te cercando di farti capire che sei impazzita. Siamo adulti, Gemma, se vogliamo stare insieme possiamo farlo senza problemi e senza il suo permesso.»
 
Poi, Ernesto l’aiutò a scendere dall’auto e la baciò con foga proprio lì, nel parcheggio antistante la villetta della sua gemella, con il rischio di essere scoperti prima del tempo.

 
«E Bruno? Come al prenderà? Insomma, tra due settimane sarà qui e verrà a stare da te. Mi odierà, vero? In fondo ho sedotto suo padre e…»
 
«Lui l’aveva capito prima di me e lasciami dire che lo conosco molto bene, tanto da dirti con assoluta certezza che ne sarà felice. E poi, sedotto? Se è per quello ci ha pensato il tuo culone a farlo, prima di te e delle tue parole stizzite che mi hai lanciato» poi, prima che lei potesse replicare, aggiunse «culone che io amo alla follia e che si adatta bene alle mie mani quando faccio così.»
 
E alle parole, fece seguire i fatti stringendoglielo e aderendola meglio a lui. Sentì Gemma sussultare dalla sorpresa, ma non si sottrasse al suo tocco.
Quella giornata era stata perfetta sotto ogni punto di vista.
Prima la sorpresa all’officina con conseguente bacio sconvolgente e dichiarazione d’amore. Dio, doveva essere davvero impazzito. Poi, l’arrivo al suo appartamento dove avevano passato tutto il pomeriggio a pomiciare sul divano come due ragazzini. Le risate e le chiacchiere si erano sprecate e quando Gemma gli aveva confidato di avere subito adorato suo figlio che reputava molto sensibile e intelligente, lui si era sciolto, da bravo padre orgoglioso qual era.
E ora erano lì, in procinto di andare alla festa del suo primo compleanno congiunto con Elisa e avrebbero dato scandalo. Sì, ok, l’attenzione doveva essere rivolta ai gemelli ritrovati quella sera, ma cosa poteva farci lui se era coinciso anche con il primo giorno della sua vita da innamorato cotto?
Dopo avere dato un ultimo bacio a Gemma, la prese per mano, si diresse alla porta e suonò il campanello. Subito dei passi affrettati seguiti dalla voce squillante di sua sorella, li raggiunsero.
La porta si spalancò, Elisa lo travolse in un abbraccio caloroso, seguito da un bacio sulla guancia e poi si bloccò. Ernesto capì che la gemella si era accorta della sua mano intrecciata stretta a quella di Gemma quando lanciò un urlò, seguito da un…
 
«Oh, cazzo. Voi due andate a letto insieme per caso?»
 
… che li lasciò entrambi a bocca letteralmente aperta. Cosa?
   
 
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