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Autore: Miravel0024    30/10/2021    0 recensioni
#30 Ottobre/ PumpWord /Hiraeth
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Prompt: Hiraeth
N° parole: 560
Come un vuoto latente e costante può degenerare in una follia ossessiva.
Ma sarà davvero tutto nella sua testa o c'è un fondo di verità?
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Writober 2021'
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Fin da bambina ho sognato cose e luoghi inesistenti, mai visti prima. Sogno un mondo dalle tinte viola, in cui creature indescrivibili si muovono sinuose come se galleggiassero nell’atmosfera. Si esprimono con suoni melodici che riecheggiano e vibrano nell’aria, risuonando nell’anima. Ogni volta che sogno di questo mondo mi sento in pace con me stessa, come se finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo, come se fossi a casa. Quando mi sveglio, e in particolare quando non riesco a sognare per lunghi periodi di tempo, mi sento vuota, triste, ho come un buco in petto e un orribile sensazione di mancanza che mi divora da dentro. Mi sento come se mi avessero strappato via dalla mia casa e non avessi modo di tornarci.
È orribile.
 
Con il passare degli anni è diventata una ossessione. All’inizio mi sono gettata nel disegno, volevo raggiungere le abilità necessarie per ricreare ciò che vedevo, renderlo reale, tangibile. Iniziai disegnando ancora e ancora, tappezzando la stanza di miseri e scialbi tentativi di ricreare quel mondo meraviglioso.
Alla fine, dopo anni ci sono riuscita, almeno in parte, nessun tipo di arte potrà mai eguagliare ciò che vedo nei miei sogni, ma quello, quello era dannatamente vicino. I muri e il soffitto della mia stanza rappresentavano i luoghi che sognavo ormai da anni, il cielo nebuloso e scintillante, le strutture che non seguivano alcuna logica umana, la fauna e la flora così mostruose, ma così affascinanti.
Tutto era tappezzato in tonalità di viola, il letto sparito per fare spazio a un nido di coperte, cuscini e qualsiasi altra cosa mi sembrasse adatta. La mia famiglia era spaventata e preoccupata, ma non ne avevano motivo, semplicemente non potevano capire.
 
Per un po’ quello bastò a tenermi tranquilla e legata a quel mondo che sentivo così mio, ma me lo strapparono via, mi mandarono in terapia convinti che avessi qualche problema mentale o fossi caduta in una crisi psicotica. Quei mostri mi portarono via tutto ciò che mi ricordava casa, mi privarono perfino del colore viola. Insistevano che la mia ossessione per quei sogni non fosse salutare, che dovevo liberarmene e che i farmaci mi avrebbero aiutata. Poveri idioti, non capivano, non potevano capire. Non gli avrei mai permesso di portarmi via la mia casa, non di nuovo.
Stetti al gioco, gli feci credere di prendere le pillole e finsi che funzionassero. Gli feci credere che i sogni fossero scomparsi, che il colore viola mi fosse indifferente, di essere felice e in pace nel mondo in cui vivevo. Quando mi fecero uscire finsi di essere normale, nonostante ogni giorno mi sentissi morire un po’, ma avevo un nuovo piano. Ero convinta che quel mondo esistesse, che fosse la fuori ad aspettarmi, dovevo solo trovarlo. Entrai all’università, ottenni una laurea in Scienze Naturali ed iniziai al lavorare in un ente spaziale privato, non ricordo nemmeno il nome, non era importante.
Ovviamente dovetti far sparire dal mio curriculum il fatto di essere stata internata in un ospedale psichiatrico per tre anni della mia vita o non sarei mai passata.
 
Ora a trentacinque anni sto per intraprendere la mia terza missione, ad ogni viaggio sento di essere sempre più vicina a trovare casa, o a farmi trovare da essa, so che il giorno in cui questa sensazione di malessere costante svanirà è ormai vicino. Tornerò a casa e finalmente sarò libera.
 
   
 
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