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Autore: Mahlerlucia    31/10/2021    0 recensioni
Se cresci senza nessuno che ti dica che sei bello o che sei bravo, senza una parola di conforto che ti rassicuri dandoti il tuo posto al sole nel mondo, niente sarà mai abbastanza per ripagarti di quel silenzio. Dentro resterai sempre un bambino affamato di gentilezza, che si sente brutto, incapace, manchevole, qualsiasi cosa accada.
E non importa se nel frattempo, sei diventato la più bella delle creature.
(Ferzan Ozpetek – “Sei la mia vita”)
[Baji x Kazutora || #BajiTora]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Keisuke Baji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Manga/Anime: Tokyo Revengers
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
Rating: giallo
Avvertimenti: Missing moment, Tematiche delicate
Personaggi: Baji Keisuke, Hanemiya Kazutora
Pairing: #BajiTora
Tipo di coppia: Shounen-ai

 

 
 
La più bella delle creature

 
 

… E sto cadendo nel burrone di proposito
Mi sto gettando dentro al fuoco, dimmi: "Amore no"…


 
  
30 ottobre 2005
 

Lo aveva cercato nel vicolo in cui si erano incontrati la sera precedente, nella vecchia sala giochi in disuso, persino a casa sua... nonostante tutto. Ma di lui non c’era alcuna traccia.
Fece l’ultimo tentativo all’interno del cimitero di quartiere, consapevole di non avere la benché minima speranza di rintracciarlo in un posto tanto angusto nello stato mentale in cui versava da quando era finito dietro le sbarre.
Ne aveva comunque approfittato per rivolgere un pensiero a Shinichiro, una fugace preghiera che si sarebbe persa tra i sensi di colpa verso quella vita spezzata per un fatale frangente di panico.
Chiese scusa, com’era solito fare; senza mai permettersi di menzionare chi lo aveva realmente portato sottoterra, addossandosi pienamente la responsabilità di una ragazzata brutalmente finita in tragedia.
Si alzò sentendo le forze venirgli meno, le lacrime che spingevano agli angoli degli occhi, le mani strette a pugno.
Si allontanò maledicendo sé stesso e quel dannato inferno in cui si era ritrovato per mera scelta.
Persino Chifuyu era diventato una semplice pedina da utilizzare per arrivare all’unico obiettivo: la salvezza della sua amata Toman.
Fissò per un attimo le nocche delle sue mani, fino a poche ore prima impregnate del sangue dell’amico fedele. Alzò poi lo sguardo verso la luna piena, digrignando i denti.
Mikey, Chifuyu, voi tutti... fidatemi di me se ancora potete.

Il suono di una notifica lo aveva riportato alla realtà. Aprì il telefono e lesse il messaggio che gli aveva appena inviato Kazutora. Una sola parola che lo indusse a darsi dell’idiota per non esserci arrivato prima.

“Sali.”

Hanemiya si trovava sul tetto di un grattacielo poco distante dalla sua abitazione, luogo nel quale si erano ritrovati di tanto in tanto in passato per avere la possibilità di chiacchierare senza nessuno che li disturbasse.
A quell’ora all’interno dell’edificio ci si occupava semplicemente della sanificazione; pertanto, arrivare sino al trentacinquesimo piano si sarebbe rivelato ancora più facile del previsto.
Una volta arrivato rimase sorpreso dalla vastità della superficie di quel terrazzo, al punto che dovette vagare per qualche minuto prima di rendersi conto che la figura che stanziava sospesa su di un angolo del cornicione apparteneva proprio al suo più caro amico d’infanzia.
Sgranò gli occhi in preda a uno stato d’apprensione che avrebbe preferito mantenere latente, onde evitare d’incorrere in passi falsi che avrebbero solamente peggiorato la situazione di per sé già piuttosto ‘delicata’.
Che diavolo stai facendo là sopra? Scendi, razza di idiota!

Hey, Kazutora! Si gode meglio il panorama da lassù?”

Hanemiya girò appena il capo nella sua direzione, provocando il tintinnio di quell’orecchino che lui stesso gli aveva consigliato di conquistarsi qualche anno prima. Era il suo undicesimo compleanno, il giorno che ancora ricorda come il più bello e sorprendente della sua vita.
Gli sorrise ampiamente, nonostante i suoi enormi occhi d’ambra esprimessero tutt’altro.
Di primo acchito a Baji parvero meno inespressivi rispetto a ciò che ricordava dei loro ultimi incontri, ma questo non lo rassicurò affatto.

“È uno spettacolo, caro Baji.”

La sua voce s’incrinò pronunciando il suo nome; il sorriso scomparve spontaneamente mentre si voltava per guardarlo in viso, senza mai schiodarsi da quel punto estremamente pericoloso.
L’ultimo arrivato non riuscì a pensare ad altra soluzione se non a quella di salire a sua volta su quel parapetto, stando attento a non rimetterci le penne.
Tenne lo sguardo ancorato alla punta dei suoi stivali, come a voler sfidare quel senso di vuoto che stava chiamando in causa il timore di sbagliare, di mandare tutto irrimediabilmente a ramengo. Ma piuttosto che mostrarsi vulnerabile di fronte alle evidenti difficoltà dell’amico avrebbe preferito cavarsi entrambi gli occhi!
Kazutora lo prese per un braccio e lo esortò a concentrarsi mantenendo il capo rivolto verso l’alto, in direzione di un punto indefinito in lontananza. In quel modo sarebbe stato più facile non farsi beffare dalla perdita dell’equilibrio.
Colpito e affondato.

“Cazzo! Tokyo è davvero immensa!”

“Te ne sei accorto solo stasera?”

Quella domanda risuonò alle sue orecchie al pari di un rimprovero. Tra i suoi pensieri contorti, il confine tra il riferimento alla città edochiana o a sé era così sottile da indurlo a fare nuovamente i conti con il suo perpetuo senso di colpa. Si morse l’interno della guancia cercando di non darlo a vedere, tentando altresì di mantenere l’attenzione viva e attiva su quel punto imprecisato che l’amico si ostinava a indicare.

“Guarda quanto è lontano il carcere da qui! Mi ci devo ancora abituare!”

Ma a cosa vai a pensare ora?
Baji si decise finalmente a riprendere contatto con il pavimento del terrazzo, allungando un braccio verso il compagno per invitarlo a fare altrettanto. Per tutta risposta lo vide desistere giusto per qualche istante, prima di lanciarsi direttamente su di lui facendogli prendere uno spavento non indifferente.

“Ti ricordavo più temerario ai tempi in cui andavamo per i condomini a suonare i citofoni o per parcheggi a bruciare macchine di gente che ci stava sui coglioni!”

Di nuovo un colpo da incassare cercando di mantenere il più possibile i nervi saldi. I suoi occhi erano sbarrati, meno abulici del solito, ma la sua mente e i suoi pensieri non rispondevano ancora come avrebbero dovuto. Dentro la sua anima qualcosa di era inesorabilmente spento nel corso di quella sera di metà agosto di un paio d’anni prima, quando per salvarlo da un pericolo inesistente sporcò per sempre la sua fedina penale.
E a dodici anni, generalmente, non si ha neanche una vaga idea di cosa sia... una fedina penale.

“Non dire stronzate! Mi sei saltato addosso all’improvviso!”

“E ti dispiace?”

L’espressione sul suo viso si fece talmente seria da portarsi via il sorriso alquanto forzato dell’amico. Entrambi avevano compreso che era giunta l’ora di smetterla di nascondersi dietro a frasi di circostanza e bonarie prese in giro.
Erano passati due lunghi anni durante i quali non si erano potuti incontrare né tantomeno confidare. Baji sapeva che Kazutora si era preso l’intera responsabilità di quello che era accaduto così come Kazutora era al corrente del fatto che Baji avesse testimoniato in suo favore e che le sue parole avessero portato a una notevole riduzione dell’iniziale periodo di detenzione che il tribunale minorile aveva disposto per lui.
Due anni di riformatorio durante i quali si erano sentiti solamente tramite le numerose lettere che provenivano dall’esterno; missive che raramente ricevevano una vera e propria risposta, seppur la cosa non fosse voluta. Mancavano gli stimoli, il desiderio di reagire, la lucidità mentale per mettere insieme delle riflessioni che potessero essere all’altezza di quelle di chi, da fuori, poteva ancora viversi la sua vita e costruirsi nuove amicizie. Come difatti era successo.

“Lo so... non sono carino come il tuo nuovo amichetto Chifuyu! Fossi stato lui ti avrebbe fatto piacere...”

Ma cosa diamine stai dicendo?
Kazutora si slegò da quell’abbraccio per voltarsi e allontanarsi di qualche passo.
Solo in quel momento Baji realizzò quanto in realtà fosse vigile e frastornato dalle sue stesse emozioni, le stesse che lo terrorizzavano ogniqualvolta decideva di ritornare con la mente alla realtà che lo circondava.
Fece un passo verso lui, ma si bloccò con le mani strette a pugno, con la voglia di maledire l’egoismo che lo aveva allontanato da lui per troppo tempo. Non era stato affatto semplice dover convivere con il pensiero di saperlo rinchiuso dentro a una cella per aver tentato di difenderlo.
E se non era stato facile per lui, per Kazutora è stato un inferno.

“Sai, ho letto tutte le tue lettere, ogni singola parola. E quando mi annoiavo le rileggevo, anche solo per cercare di non pensare a quanto facesse schifo la vita in carcere, anche solo per respirare attraverso le tue parole un po’ di vita vera... un po’ di quei tredici anni che avrei volentieri trascorso in altri modi. Però-”

“Io non avrei mai voluto che le cose andassero così, lo sai!”

Il tono della sua voce si era alzato contro la sua volontà, spinto da quel rimorso nei confronti di quella drammatica situazione che lui stesso avrebbe potuto evitare, se solo avesse avuto un briciolo di coscienza in più nel decretare che un regalo rubato non poteva valere la messa in pericolo delle loro stesse vite.
Si avvicinò a lui fino a poggiargli la fronte sulla spalla. Tentò disperatamente di trattenere le lacrime, ma fallì miseramente. Si aggrappò alla sua schiena, sino a cingerlo disperatamente a sé.
Kazutora non si oppose; unì le mani alle sue e si arrese a sua volta a un pianto silenzioso.

“Lo so...”

“Ti ho scritto per tenerti aggiornato su tutto quello che ci riguardava. Sono contento di sapere che le mie lettere ti hanno fatto compagnia nei momenti più duri.”

Hanemiya si voltò mostrando al compagno il volto rigato di lacrime. Con un lentezza capace di palesare tutto il dolore dovuto allo sforzo emotivo, sollevò il capo e cercò i suoi occhi scuri. Accennò un sorriso e tornò ad abbracciarlo, sollevandosi appena sulle punte delle sue scarpe da tennis.

“Baji... mi sei mancato!”

Quest’ultimo prese il suo viso tra le mani e si concentrò su ogni singolo dettaglio: dal piccolo neo alle lunghe ciglia bagnate, dalle guance paffute a quell’espressione fanciullesca che ancora permaneva tra i suoi lineamenti nonostante il preludio dell’adolescenza e la minaccia di quella tigre tatuata che si era impossessata del candore della pelle del collo. Aveva imparato ad amare tutti i particolari di quel volto tanto ingiustamente bistrattato, perdendosi ogni volta che ne aveva avuto occasione nella genuinità dei suoi grandi occhi e sulla sensualità di quelle labbra strette e tanto perfette da sembrare disegnate.
Anche tu Kazutora, non immagini nemmeno quanto.

Hey, fai pure lo sdolcinato adesso?”

“Idiota! Anche tu stai frignando!”

“Ma solo perché di te mi fido e so che non andrai a raccontarlo in giro.”

“Che onore! Mi prometti una cosa?”

Baji spostò istintivamente una ciocca dal doppio colore dietro all’orecchio, scoprendo completamente quel volto che non riusciva a smettere di fissare da quanto ne era irrimediabilmente attratto.
Le sue lacrime si erano placate, così come il suo respiro si era fatto più calmo e regolare. Il sorriso che mostrò all’amico appariva decisamente più convincente rispetto a ciò che aveva potuto appurare nei giorni precedenti.
Il suo cuore serbava ancora il desiderio di essere ascoltato da chi poteva recidere la sua follia fino a risalire alla sua fonte primaria, così come alle sue singole cause.
E Baji Keisuke rientrava sicuramente tra questi pochi – pochissimi! – fortunati.
Quello che vuoi, amico mio.

“Sentiamo!”

Hanemiya sollevò gli occhi al cielo continuando a sorridere. Si morse il labbro inferiore dall’interno come un bimbo che necessitava di qualche istante per decidere cosa dire o meno davanti ai propri compagni di classe.

“Promettimi ancora una volta che qualunque cosa accadrà tu sarai sempre dalla mia parte!”

Eh?! Come potrebbe essere altrimenti? Come potrei abbandonarti in questo stato nelle mani di un idiota come Hanma? Credi che non sappia che ti sta manipolando su ordine di quel pezzo di merda di Kisaki? Pensi che non sia al corrente dei suoi tentativi di metterti le mani addosso contro la tua volontà? Lo sa cosa gli farei? Credi che siano meglio questi idioti della Valhalla rispetto ai nostri amici della Toman? Mikey non ti odia e non ti ha mai odiato, Kazutora! Fidati di me e vedrai che andrà tutto bene!

“Non devi nemmeno chiedermelo. Lo sai già, Kazutora.”

“Sono contento, Baji. Tu e io... come due anni fa!”

Gli occhi dell’ex detenuto tornarono a riempirsi di calde lacrime di sincera gioia. Al di là delle fazioni, delle amicizie perse e degli errori commessi, la consapevolezza di avere dalla sua parte la persona più importante all’interno del suo piccolo universo non poteva che dare nuova linfa vitale a un’esistenza sino a quel momento fin troppo soffocata.

“Non piangere, Kazutora. Non piangere... non lo posso sopportare!”

“È colpa tua! Sei tu che mi fai questo effetto!”

Fortemente colpito da quelle ultime parole pronunciate tra i singhiozzi, prese ancora una volta il viso dell’altro tra le mani soffermandosi sulla labbra appena dischiuse. Le avvicinò alle sue e vi premette contro senza insistere più del necessario. Sarebbe stato sufficiente anche solo quel lieve contatto intimo per andare oltre gli standard amicali comunemente sottointesi tra due persone dello stesso sesso.
Hanemiya si ritrasse appena, senza avere la minima intenzione di porre fine a quel meraviglioso frangente che sarebbe potuto rimanere unico nel suo genere.
Socchiuse gli occhi e attese che il compagno tornasse alla carica.

“Ancora... non smettere, Baji...”

Non se lo fece ripetere. E questa volta andò più a fondo alla questione, dischiudendo la bocca, lasciando che la sua lingua toccasse direttamente quella di colui che difficilmente avrebbe potuto ancora considerare come il suo più grande amico.

“No, non posso smettere. Non ora che ti ho qui con me, Kazutora.”


Fu il bacio più dolce e intenso che Baji avesse mai ricevuto nella sua breve vita.
Fu il bacio più dolce e intenso che Kazutora avrebbe ricordato nei successivi dieci anni.
 
 
 
 
… Capisci
So che puoi farlo, finiscimi
Aspetto la fine, tradiscimi
Poi dimmi: "È finita", zittiscimi
...
 
[Achille Lauro – “C’est la vie”]










 

Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere questa mia one-shot! :)

Io sono fedelissima alla #ToraFuyu (difatti l’ultimissima frase parla di “dieci anni”e non di “eternità” per quanto riguarda Kazutora), ma un mio headcanon piuttosto pressante riguarda i sentimenti che Baji provava nei confronti di Kazutora, da sempre. Ricapitolando: ribalta le sorti del suo undicesimo compleanno, diventa suo amico senza chiedergli niente in cambio, gli insegna a difendersi, lo porta sotto la sua ala protettrice, gli fa conoscere Mikey & co., fonda con lui/loro la Toman, decide di condividere con lui il ruolo nella Toman, lo segue nella sua folle idea di rubare la moto da regalare a Mikey, gli promette di essere sempre dalla sua parte nonostante l’omicidio commesso, depone a suo favore, chiede a Mikey di deporre a suo favore, riconosce fin da subito che lo ha fatto per difenderlo, chiede a Mikey di perdonarlo, gli scrive una montagna di lettere mentre si trova in riformatorio, lo aspetta fuori, molla la Toman e va alla Valhalla anche per lui (e per cercare di riportarlo alla Toman), sta dalla sua parte nonostante sia in un periodo di netta instabilità mentale, si uccide per evitare che Mikey lo faccia fuori, in punto di morte gli raccomanda di non preoccuparsi, dato che si è ucciso da solo.
Devo aggiungere altro? Sono pazza? Ditemelo che rimedio subito!

Il testo è scritto in terza persona, con punto di vista di Baji.
Il titolo della storia riprende una citazione del libro “Sei la mia vita” di Ferzan Ozpetek (che riporto anche nell’introduzione).
La canzone di cui riporto parte della prima strofa e del ritornello all’inizio e alla fine della storia è “C’est la vie” di Achille Lauro.

Grazie ancora a chiunque passerà di qua. **

A presto,


Mahlerlucia
 
 

 
   
 
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