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Seicento
sono il numero dei giorni
da cui sto lottando,
in cui mi sono aggrappata con unghie
e con i denti alla vita che avevo prima,
in cui poi l’ho lasciata andare
e infine mi sono arresa alla vita che ho.
Mi hai portato via tante cose:
molte avrebbero comunque
dovuto allontanarsi.
Mi hai dato poche cose:
poche e importanti,
amici inestimabili,
i valori incalcolabili.
Seicento giorni che combatto
contro di te
con ogni arma possibile,
ho combattuto quando tutti indossavano l’armatura,
ho combattuto quando tutti ci passavano sopra
con i loro carri considerando la guerra finita,
combattevo ancora quando qualcuno ricominciava
ad impugnare di nuovo le armi,
combattevo ancora quando, di nuovo,
la battaglia sembrava volgere al termine.
Ma sei entrato comunque in casa mia,
ora stai dietro quella porta,
hai colpito una persona
a cui voglio bene.
Ma io non ho mai smesso di lottare!
Diamine,non avresti dovuto vincere!
Ma so bene che per quante battaglie
possiamo perdere
l’importante è vincere la guerra.
So che combatterò altre battaglie,
la maggior parte dentro di me.
So che avrò ancora molti torrenti
in piena da attraversare,
ancora Alpi
da superare.
Ma al momento sei tu che hai superato
le linee nemiche
e sei dietro quella porta e io
in attesa di capire se hai colpito anche me.
Alzo le mani, come in un film.
Ma non significa arrendersi,
significa resa.
La resa è consapevole.
Alzo le mani
e mi affido a Te.
A Te che, da ben più di seicento giorni,
vegli su di me.