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Autore: Justice Gundam    03/11/2021    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

 

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Risposte alle recensioni

 

Farkas - Sempre un piacere risentirti. Sì, la frase iniziale mi è stata ispirata da Evangelion.

E' vero che il nostro gruppo è piuttosto variegato e non sono molto esperti, ma sono comunque dei professionisti che prendono sul serio il loro lavoro. E questo vale anche per Hipolito (che essendo un druido, è forse quello che più si distanzia dalla vita di città).

 

Vedremo le altre colonie più avanti. In un certo modo... e tra non molto vedremo altri insettoni, ancora più grandi e cattivi!

Grazie ancora, e a presto!

 

 

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Capitolo 4 - Perlustrazione a Pasiega

 

Horacio Veda quasi non riusciva a credere ai suoi occhi, mentre osservava i corpi delle due bizzarre creature che il nuovo gruppo di avventurieri da poco arrivato a Pasiega avevano portato alla sua dimora. I corpi di quei due insetti oblunghi, coperti di finissime squame argentate e con quei tre strani cerci simili a code, erano stati piazzati accuratamente sul tavolo davanti a lui... e adesso, il vecchio gnomo dalla corta barba e dai capelli brizzolati stava esaminando attentamente ogni singolo elemento del corpo di quegli enormi insetti.

 

"Parola mia, mai visto una cosa simile..." disse con una voce che suonava stranamente profonda per uno gnomo. "Questi sono senza ombra di dubbio degli esemplari della specie Lepisma Saccharina, dell'ordine dei Tisanuri... ovvero, il classico pesciolino d'argento... a parte le dimensioni abnormi. E non è la prima volta che vedo degli insetti giganti, ma di questa specie... assolutamente no! Questa è... una scoperta davvero incredibile!"

 

"Ma... non ha idea di che cosa possa aver causato questa crescita incontrollata?" chiese Damiàn. Il mago si avvicinò con prudenza al corpo di una delle lepisme giganti, come se temesse che da un momento all'altro si svegliassero e gli saltassero addosso. "Se poi si tratta davvero di questo..."

Horacio scosse la testa indeciso. "Non ne ho la più pallida idea. Ma da quanto ho visto fino ad adesso... no, questi insetti non sono stati ingigantiti artificialmente." affermò dopo aver dato un'altra occhiata alle creature. "Queste sono le loro dimensioni naturali. Come su Nexos esistono molte altre specie di insetti giganti, questa è una specie a sè di tisanuri di dimensioni inusuali. Evidentemente, è successo qualcosa, nel corso della loro evoluzione, che ha favorito la sopravvivenza di questa specie."

"Pazzesco... e affascinante al tempo stesso! Se potessi soltanto avere per le mani qualche altro esemplare di insetto gigante di questo tipo... credo che perderei il sonno a forza di studiarli!" Hipolito stava a sua volta girando intorno alle tavole, sollevando le zampe, le antenne e i cerci delle lepisme morte in modo da osservare ogni singolo dettaglio della loro anatomia.

 

"Devo ammettere che... in effetti sono abbastanza interessanti, a modo loro." commentò incuriosito Draig. L'entusiasmo di Hipolito per certe creature così inusuali era contagioso, e il dragonide rosso se l'era preso senza tanti perchè. "Sono... davvero degli insetti molto particolari. Non ho mai visto un animale che si nutre di libri..."

 

"Oh, i pesciolini d'argento sono capaci di mangiare praticamente di tutto!" rispose Horacio, chiaramente contento di potersi esibire in una delle sue spiegazioni. "Carta, zucchero, polvere, seta, lino, insetti morti... persino la loro stessa exuvia, cioè la pelle che perdono nella muta. E comunque, possono restare molto a lungo senza cibo."

"Beh... molto interessante, non c'è che dire. Sono creature molto particolari." rispose Albion, anche se si vedeva che era un po' spaesato. Le dissertazioni sugli animali, in particolare sugli insetti, erano interessanti, ma doveva ammettere che Horacio non riusciva a rendere l'argomento entusiasmante come invece faceva Hipolito. Pepa stava ascoltando con attenzione, ma senza offrire ulteriori commenti... mentre Serena stava guardando in giro, intonando un motivetto tra sè, apparentemente disinteressata alle spiegazioni... ma molto più interessata alle carte appese ai muri, che mostravano disegni di animali e piante con le loro classificazioni, e anche qualche creatura soprannaturale.

 

"Tuttavia, per quanto mi piacerebbe poter ascoltare ancora, temo che io e i miei compagni abbiamo dei doveri a cui dobbiamo tornare." proseguì il dragonide argentato, con appena un briciolo di riluttanza. "Se dovessimo incontrare qualcun altra di quelle creature, faremo in modo di farglielo sapere."

"Certamente!" rispose il vecchio gnomo, con un sorriso acuto sul volto. "E se riusciste a portarmene qualcun altro... magari vivo, se la cosa è possibile... ne sarei entusiasta!"

"Vedremo cosa si può fare." rispose tranquillamente Damiàn, prima che il gruppo di vigilanti uscisse dallo studio. Poco dopo, erano di nuovo per le vie indaffarate di Pasiega, tra gli abitanti che si affaccendavano per sistemare le faccende di ogni giorno e si adoperavano ai lavori di manutenzione ed espansione della colonia. L'entusiasmo e la determinazione dei coloni era quasi percettibile, e riusciva egregiamente a spazzare via quel po' di incertezza che alcuni dei ragazzi provavano in quel momento.

 

"Molto bene, signori. Sappiamo già cosa dobbiamo fare. Teniamo gli occhi aperti, e avvisiamo immediatamente se dovessimo incontrare un altro di quegli insetti giganti." Albion volle fare un breve riassunto di quella parte del loro compito. "Per il resto... possiamo continuare il nostro giro di perlustrazione."

"Chiedo scusa, paladino Albion. Potrei suggerire una mia idea?" chiese Pepa, alzando una mano. Il dragonide le fece cenno di parlare, e la giovane donna tirò un sospiro e disse la sua. "Potremmo... dividerci in coppie, in modo da poter perlustrare meglio la colonia? Potremmo ritrovarci nella piazza principale in un momento da lei stabilito, e fare rapporto di quello che abbiamo trovato."

 

"Hmm... mi sembra una buona idea. In questo modo possiamo coprire un'area maggiore in meno tempo, e se ci fossero difficoltà, sareste comunque in due ad affrontarle." rispose Albion. "Va bene... avete delle preferenze?"

"Se mi fosse possibile, paladino Albion, vorrei fare squadra con Hipolito." Damiàn si offrì per primo, con grande sollievo di Pepa. "Ovviamente, se il nostro compagno è d'accordo."

Pur essendo un po' sorpreso dalla richiesta, il druido halfling fu più che contento di accettare. "Oh... con molto piacere, senor Damiàn!" rispose. Si voltò verso il mezzelfo e gli fece un cenno di approvazione. "Spero di poter fare da supplemento alla vostra abilità nella magia arcana."

 

"Ottimo... allora, Lady Serena, voi con chi vorreste fare coppia?" chiese Albion alla più giovane del gruppo, che tuttavia non sembrava avere delle preferenze.

"Per me è lo stesso." rispose lei, sempre con quella espressione distante ed illeggibile. "Preferire far scegliere prima alla signorina Pepa, o magari al signor Draig."

La rossa fece un piccolo sorriso. "Ringrazio per la considerazione. Quand'è così... Draig, se a te va bene, verrei con te."

"Allora Lady Serena viene con me, d'accordo?" Albion volle chiedere conferma, e fu sollevato quando il suo amico gli fece il segno dell'okay.  Anche Pepa fu soddisfatta dalla sistemazione, anche perchè non era finita a dover fare coppia con quell'halfling...

 

Poveraccio, in realtà sembrava un buon diavolo, in fondo... ma c'eraqualcosa in lui che le dava profondamente fastidio... e soprattutto, c'era il fatto che si trattava pur sempre di un halfling, e non importa quanto tempo passasse, gli halfling le ricordavano troppo quel momento...

 

"Signorina Pepa?" chiese Draig, la mano artigliata agitata davanti al volto della giovane donna. Quest'ultima si risvegliò di colpo dai suoi cupi pensieri e si voltò verso il possente dragonide scarlatto, nella speranza che non facesse domande troppo personali. "Va tutto bene? Mi è sembrata un po'... svagata."

"Ah... no, no, tutto bene, signor Draig. Stavo solo... pensando a quegli insettoni che abbiamo trovato. Spero di non dover avere a che fare con qualcosa di più grosso." si spiegò.

Da parte sua, in realtà Draig sperava che avrebbe avuto modo di misurarsi con avversari più tosti. Ma in effetti, pensò, meglio che non fosse entro i confini di Pasiega. Non era il caso che gli abitanti della colonia venissero messi in pericolo...

 

"Va bene... allora ci vediamo qui nel giro di un paio d'ore, okay?" Albion diede le indicazioni al resto del gruppo. "Tenete gli occhi aperti, e non assumetevi rischi troppo grandi. Se vedete qualcosa che potrebbe essere pericoloso, assicuratevi prima di tutto di poterlo gestire... e se pensate di non essere in grado di farlo, cercate di contattarci e chiederci aiuto. Tutto chiaro?"

 

"Tutto chiaro. Buona fortuna a tutti... e ci vediamo qui tra due ore." rispose Damiàn, un attimo prima che ognuna delle accoppiate andasse per la sua strada, in mezzo all'indaffarata colonia.

 

 

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Damiàn doveva ammettere che ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di abituarsi del tutto a quell'ambiente così nuovo ed inesplorato... e forse anche per questo così affascinante. Per gran parte della sua vita, il mondo in cui si era mosso era stato costituito dalle aule dell'Università di Rioruna, tra studenti, colleghi ed ambienti di alto livello. In quel luogo così lontano dalla civiltà, si sentiva un po' fuori luogo, con i suoi abiti eleganti e i suoi modi forse troppo raffinati... ma il giovane arcanista era convinto che sarebbe stata solo questione di tempo prima di ambientarsi del tutto. Il suo piccolo compagno, da parte sua, sembrava essersi ambientato molto bene... Un po' curioso, in effetti, che un druido come lui si trovasse così a suo agio in una città, ma del resto, Pasiega era ancora un villaggio, circondato da una natura selvaggia e ancora non domata. In altre parole, era ancora un posto in cui un sacerdote degli dei della natura e degli Spiriti Primevi poteva muoversi nel suo ambiente.

 

"Posso chiederle una cosa, signor Damiàn?" chiese improvvisamente Hipolito, alzando lo sguardo verso il mezzelfo mentre si dirigevano verso un gruppo di edifici dall'aspetto solido, costruiti principalmente in pietra ed argilla. Un gruppo di abitanti di Pasiega si erano riuniti attorno ad una delle abitazioni più grandi, il cui camino emetteva delle volute di fumo, segno che qualcuno stava probabilmente lavorando al suo interno.

 

Il mezzelfo rivolse al suo compagno tutta la sua attenzione, schiarendosi la voce. "Certamente, messer Hipolito. Qualunque cosa lei voglia, purchè non sia troppo personale." rispose tranquillamente.

Hipolito si sfregò il mento, sentendo la barbetta appena accennata che iniziava a crescere su di esso. "No, no, niente di personale... mi chiedevo semplicemente cosa l'abbia spinta ad unirsi ad una spedizione come la nostra. Ha detto che lei è un accademico dell'Università di Rioruna, vero? Voi ci occupate principalmente di ricerca magica e scientifica, quindi mi chiedevo come mai vi foste interessati alla spedizione a Pasiega. C'è qualcosa che sperate di trovare, in quest'isola?"

 

Damiàn si aggiustò il monocolo. "Hmm... in effetti è un'intuizione abbastanza sensata. In teoria, noi non avremmo molto a che vedere con la fondazione e lo sviluppo di una colonia. Ma... stando ad alcune ricerche che ho fatto a Rioruna, in effetti c'è qualcosa di interessante per il dipartimento di sviluppo e storia della magia della mia università. Immagino che molti non lo sappiano... ma sembra che da queste parti ci siano dei siti archeologici di grande interesse per noi." spiegò. "Non ne ho ancora la conferma... ma avendone la possibilità, mi piacerebbe approfondire questo argomento."

 

Hipolito corrugò la fronte con espressione dubbiosa. "Hmm... quindi, si tratta di possibili scoperte utili per la storia della magia, vero? Non è proprio il mio campo, ma posso immaginare che per voi sia un'occasione unica." rispose. "Avete già qualche idea di cosa siano questi siti e a quale civiltà appartengano?" 

"Sfortunatamente no... il che, se mi è permesso, non fa che accrescere il mio interesse nei loro confronti." fu la pronta risposta di Damiàn. "Ovviamente, avere un praticante di magia arcana in più, anche uno alle prime armi come me, non può che giovare agli abitanti di questo villaggio. E conto di rendermi quanto più utile possibile nell'aiutare lo sviluppo di questo luogo."

 

"Questa è una speranza che condividiamo!" rispose Hipolito. A quel punto, l'edificio dal comignolo fumante era abbastanza vicino... e le acute orecchie dell'halfling colsero alcune delle parole che venivano dalla folla riunita lì vicino. In effetti, gli erano sembrati piuttosto turbolenti... e quando si furono avvicinati abbastanza da cogliere le parole, ne ebbero la conferma.

 

"Cosa significa, che la bottega è chiusa?"

"Quello che ho appena detto! Non è colpa mia se qualcuno mi ha sabotato gli arnesi da lavoro!"

"E noi come diavolo facciamo? Abbiamo pure noi il diritto di farci riparare i nostri attrezzi o farci fare qualcosa!"

"Mi dispiace, ma non posso lavorare il ferro a mani nude!"

 

"Hm? Ma cosa sta succedendo da quelle parti?" si chiese Hipolito. Anche Damiàn colse ben presto la conversazione e guardò in direzione della bottega, dove un grosso mezzorco dalla pelle verde e dai capelli castani scuri tagliati corti, con addosso un vestito di rozza fattura, un paio di guanti di cuoio spesso e un grembiule macchiato che lo identificavano subito come un fabbro. In quel momento, era impegnato in una conversazione piuttosto concitata con alcuni cittadini di Pasiega, che dovevano avergli portato degli strumenti da riparare, o cercato di ordinare altri strumenti da forgiare. "Signor Damiàn... forse sarebbe il caso di andare a vedere se possiamo risolvere questo problema."

"Sono d'accordo. Sembrerebbe cosa di tutti i giorni, ma un problema non va mai sottovalutato." commentò il mago, anche lui curioso di sapere cosa stesse accadendo. 

 

I due si fecero gentilmente strada tra la folla e raggiunsero l'ingresso dell'edificio. "Hey! Hey, aspettate un momento! Che sta succedendo qui?" chiese Damiàn, alzando una mano per attirare l'attenzione su di sè. Hipolito storse il naso e si avvicinò al suo compagno d'avventura, in modo da fargli da supporto. "Scusate se mi intrometto, ma... passavamo di qui proprio in questo momento e non abbiamo potuto fare a meno di sentire la vostra discussione."

 

"Hm? E voi... chi siete?" chiese uno degli abitanti della colonia, inquadrando l'elegante mezzelfo e l'halfling dall'aspetto selvatico. "Non credo di avervi mai visto da queste parti..."

"Credo che siano arrivati con le ultime navi..." rispose un altro individuo.

 

Hipolito prese fiato e si schiarì la voce. "Chiedo scusa, non ci siamo neanche presentati..." esordì. "Il mio nome è Hipolito... e con me c'è il mio collega ed amico Damiàn. Siamo entrambi onorati sudditi di sua maestà Salvador II... e facciamo parte di un gruppo di risolutori, per così dire." Accortosi delle espressioni un po' spaesate del resto dei civili, l'halfling si affrettò a dare una spiegazione. "Il comandante Verdugo ha incaricato me e i miei colleghi di aiutare a mantenere l'ordine a Pasiega, e adesso siamo nel bel mezzo della nostra perlustrazione. Abbiamo pensato che ci fosse bisogno di aiuto da queste parti... che sta succedendo?"

"Questa gente sta pretendendo un po' troppo da me!" si lamentò il mezzorco. Si riavviò i capelli con un gesto della mano, poi indicò l'interno della sua bottega. "Mi rendo contoche hanno bisogno che io gli riforgi e gli ripari certi strumenti! Ma come diavolo faccio se tutti i miei strumenti sono andati a farsi benedire?"

"Così, da un giorno all'altro?" protestò un altro degli abitanti di Pasiega. "E noi come facciamo? Molti di noi hanno bisogno di quegli strumenti per lavorare!"

 

Damiàn sbattè gli occhi stupefatto. "Hm? State... state dicendo che all'improvviso gli strumenti del signore qui presente si sono rotti? E a proposito, signore, non vi abbiamo neanche chiesto il vostro nome..." rispose, per poi rivolgersi al fabbro.

Il mezzorco si calmò almeno un po'. "Il mio nome è Valente. E possiamo dire che sono il fabbro ufficiale di Pasiega. O almeno, il più abile di questa colonia." rispose. "Il problema è che stamattina, quando mi sono tirato giù dal letto per iniziare il mio lavoro, ho visto che i miei strumenti erano stati manomessi! Da chi, non lo so! Sono entrati senza che io mi accorgessi di nulla, e stanotte per giunta! So soltanto che adesso devo riparare i miei strumenti o sostituirli tutti, prima di continuare il mio lavoro!"   

"Manomessi? E come hanno fatto ad entrare nell'abitazione del fabbro?" si chiese Hipolito, chiaramente dubbioso.

"E per quale motivo, poi?" fu la domanda di Damiàn. C'erano già degli elementi che non gli tornavano, riguardo quegli strani atti di vandalismo. "Hmm... lasciamo perdere, signor Valente, al momento la cosa più importante è cercare di sistemare i suoi attrezzi. Possiamo... controllare il danno subito? Forse saremo in grado di porre rimedio."

 

Valente si sfregò il mento con una mano e guardò con un briciolo di incredulità i due compagni, come se si stesse chiedendo se davvero quei due sarebbero stati in grado di dargli una mano... poi decise che tanto valeva permettere loro di fare un tentativo, e li accompagnò all'interno della sua officina. "E va bene... se pensate di poter fare qualcosa, anche se sinceramente ho i miei dubbi." affermò. "Prego, entrate pure... e scusate il disordine."

"Non è un problema..." rispose Hipolito, anche se appena entrato cominciò a tenere lo sguardo fisso sul terreno, in modo da non rischiare di calpestare qualcosa di tagliente. L'interno era esattamente quello che lui e Damiàn si aspettavano dalla bottega di un fabbro... una forgia fatta in pietre e sassi tenuti assieme con la malta, un tavolo posto vicino ad un angolo, e vari strumenti appesi alle pareti, per tutte le esigenze che potevano presentarsi nel corso del lavoro. Tuttavia, non c'era il caldo secco e soffocante che i due si erano aspettati da un'officina... probabilmente perchè la forgia era ancora spenta, e il lavoro non aveva potuto ancora iniziare.

 

Del resto, era facile capire il perchè Valente non fosse ancora all'opera: gli strumenti erano sparpagliati sul terreno, e molti di essi erano chiaramente manomessi, con tenaglie fuori posto, martelli con la testa traballante ed attizzatoi contorti e piegati. Alcune scatole erano state rovesciate sul pavimento, che ora era disseminato di chiodi e altri piccoli oggetti metallici. Sicuramente, era opera di qualcuno... anche se Damiàn ed Hipolito facevano fatica ad immaginare chi avrebbe potuto entrare nella bottega, provocare un simile caos ed andarsene indisturbato.  

 

"Accidenti... sono proprio venuti a fare festa, da queste parti!" commentò il mezzelfo. Si aggiustò il monocolo e cominciò a dare un'occhiata agli attrezzi, iniziando da un paio di tenaglie contorte. "Hmm... questo è strano... come sono riusciti a danneggiare delle tenaglie in questo modo? Sembra quasiche abbiano attorcigliato gli strumenti in ferro su sè stessi... Messer Hipolito, avete trovato qualcosa di particolare?"

L'halfling druido, anche mentre stava attento a dove metteva i piedi, stava cercando tracce che gli potessero suggerire chi fosse il colpevole, e soprattutto, il perchè aveva fatto questo. "Al momento sono alla ricerca... e devo ammettere che, sì, come dite voi, è molto strano. Il colpevole, chiunque egli sia, non ha lasciato tracce. Evidentemente, ha usato la magia per cancellarle, oppure ha usato qualche altra modalità per entrare senza lasciare alcuna evidenza del suo passaggio."

Damiàn mosse una mano e lanciò un semplice incantesimo. Con un lieve stridore metallico, le tenaglie danneggiate cominciarono a tornare normali. "Interessante teoria... e avete già qualche idea di chi o cosa possa essere stato?" chiese, per poi dare un'occhiata al frutto del suo lavoro. Le tenaglie erano state riparate e adesso funzionavano di nuovo come dovevano.

 

L'halfling passò un dito sul pavimento, poi osservò il polpastrello... e scosse la testa. Non aveva visto ancora nulla che potesse dargli qualche indicazione. "Avrei qualche sospetto, ma... il fatto è che non hanno lasciato molte tracce. Quasi niente, oserei dire." fu la sua risposta. "Quindi, non posso dire nulla di preciso. Dovremmo avere più elementi."

 

"Sì, capisco..." rispose Damiàn, mentre continuava a dare un'occhiata ai vari strumenti per determinare cosa fosse stato danneggiato, e usava il suo incantesimo di riparazione per rimetterli a posto. Per fortuna, i danni non riguardavano oggetti troppo grandi, quindi quel basilare incantesimo era tutto ciò di cui ci fosse bisogno. "Signor Valente... voi avete detto che non avete sentito nessuno, vero? Era notte... e voi dormite qui, o comunque nei pressi della vostra bottega?"

Il mezzorco fabbro disse di sì con la testa. "Certamente. La mia bottega è proprio annessa alla mia abitazione." rispose. "E mi piacerebbe pensare che se qualcuno fosse riuscito ad introdursi in casa mia per rubare o sabotare la mia roba, io sarei riuscito a sentirlo! Dopotutto, la porta era ben chiusa e sprangata... e l'ho trovata chiusa e sprangata anche stamattina quando sono sceso giù e ho trovato questo casino!"

 

"Come sarebbe a dire? Quindi... il vandalo non è entrato dalla porta?" si chiese Damiàn, stupefatto. Hipolito stava continuando a cercare tracce del passaggio di un intruso sul pavimento, senza ancora trovare nulla che potesse dargli delle indicazioni precise. "E... non avete visto da dove può essersi intrufolato?"

Valente alzò le spalle. "Dalle finestre... ma sono così piccole che ho i miei dubbi che una persona possa essere passata attraverso di esse! Oppure dal camino, ma con la cenere che c'è là dentro, credo che avrebbe finito per trascinarsi dietro tracce nere dappertutto."

 

Damiàn si fermò a pensare. Era vero, non c'erano tracce di cenere o fuliggine lì attorno, quindi il camino era da escludere... e del resto, come avrebbe fatto il vandalo a fuggire da lì? Tuttavia, l'idea delle finestre gli sembrava un po' più valida...

 

"Hipolito? Posso disturbarvi un momento?" chiese il mago.

Il druido distolse la sua attenzione dalla sua attività e si voltò verso il collega. "Hm? Nessun disturbo, Damiàn. Hai bisogno di una mano?"

Il mezzelfo indicò la finestra più vicina, una finestra quadrata grande appena quello che bastava per far entrare la quantità necessaria di luce. "Riusciresti a passare per quella finestra?" chiese Damiàn.

 

Hipolito si avvicinò all'apertura, intuendo quello che voleva dire il suo compagno. "Hm? Aaah, credo di aver capito. Volete verificare se qualcuno delle dimensioni di un halfling o uno gnomo potrebbe essere passato di lì, vero?" chiese. Quando Damiàn gli rispose di sì, Hipolito si sgranchì le braccia e si accinse ad issarsi fino alla finestra. "E va bene. Sinceramente, mi sembra un po' piccola, ma controlliamo."

Dopo essersi sgranchito le articolazioni per un istante, Hipolito prese un po' di slancio, saltò e si aggrappò all'orlo della finestra, poi si issò verso di essa e cercò di infilarvisi. Come aveva previsto, l'apertura era piuttosto piccola, e il druido halfling ebbe qualche difficoltà ad entrare e a farsi strada. Per un secondo, ebbe anche l'impressione di essere rimasto incastrato al suo interno... ma con un po' di sforzo, riuscì a passare ed atterrò con notevole agilità sul selciato appena fuori dalla bottega.

 

"Non è stato facilissimo... ma di qui un halfling o uno gnomo ci può passare." rispose Hipolito, riferendosi chiaramente alla domanda che Damiàn aveva fatto.

Valente corrugò la fronte. "Quindi state dicendo che potrebbe essere stato un gnomo o un halfling a buttarmi all'aria il negozio?" chiese. "Per quale motivo?"

"Non affrettiamo le conclusioni, signor Valente." disse Damiàn con tutta calma. "Abbiamo appena scoperto questo atto vandalico e stiamo soltanto raccogliendo indizi. Non possiamo dire nulla senza delle prove un po' più concrete."

 

Il mezzorco sospitò, un verso che sembrava quasi un grugnito. "Giusto, giusto... come non detto." affermò, non senza un po' di imbarazzo. "Detto questo... vi ringrazio per il lavoro che state facendo, ma cosa mi suggerite di fare? Se questo vandalo è venuto a danneggiare i miei strumenti, cosa mi garantisce che non ci proverà di nuovo quando vedrà che sono stati riparati?"

"Sì, posso immaginare che ci sia questo rischio." rispose Hipolito. "Al momento, le possiamo suggerire di sigillare bene le finestre prima di andare a dormire. Per il momento, stiamo ipotizzando che il vandalo si sia introdotto proprio da lì."

"I vostri strumenti sono quasi tutti a posto." continuò Damiàn. Si chinò accanto ad un martello piegato, e usò il suo incantesimo di riparazione per rimetterlo a posto, stabilizzandone anche la testa. "Quando avremo finito, potrete riprendere a lavorare come prima. Detto questo... state più attento ad evitare indesiderati visitatori notturni. Se poi doveste vedere qualcosa di sospetto che si aggira da queste parti... gradiremmo molto se poteste comunicare la cosa a noi o ai nostri compagni. Vi forniremo tutte le indicazioni necessarie, in modo che possiate riconoscerli."

 

Valente sospirò, un verso di sollievo per la giornata di lavoro che non sarebbe andata sprecata. "Non so proprio come ringraziarvi, signori. Sarebbe stato un vero guaio se non fossi riuscito a lavorare a causa di questi danneggiamenti. Come potrò sdebitarmi?" chiese, mentre il resto dei presenti faceva un breve applauso ai due compagni.

"Noi siamo forze dell'ordine, in pratica. Non ci dovete nulla." rispose il mezzelfo con un sorriso edificante. "Detto questo... non credo che rifiuteremmo un invito alla taverna locale, ovviamente non appena il nostro orario di lavoro ce lo permetterà."

Hipolito non potè trattenere una breve risata divertita. "Hahahaa, chi lo avrebbe detto? Anche il serio e studioso signor Damiàn non riesce a resistere all'attrattiva di una serata tra amici!" ironizzò.

Damiàn alzò le spalle. "Sono uno studioso, non un asceta." affermò. "E non credo lo siate nemmeno voi."

"Beh... il codice druidico non proibisce di festeggiare o farsi una pinta!" rispose l'halfling. "Ad ogni modo... signor Valente, potete riprendere il vostro lavoro. "Solo... ricordatevi le nostre raccomandazioni, e per favore, avvisateci quanto prima se notate qualcosa di sospetto. Noi terremo d'occhio questa zona, ma potremmo avere bisogno della vostra collaborazione."

 

"Certamente. Potete contare sul mio aiuto." rispose Valente.

 

 

oooooooooo

 

 

La coppia formata da Serena ed Albion aveva raggiunto la costa, e stava facendo un rapido giro di perlustrazione lungo la spiaggia dorata che separava la terraferma di Pasiega dal grande oceano. Per quanto la vita nella colonia fosse impegnativa, e in pratica ogni abitante abile al lavoro stesse in quel momento lavorando per l'espansione del villaggio e la manutenzione delle strutture, alcuni stavano passando quel po' di tempo libero che avevano rilassandosi vicino al mare, e alcuni si erano anche arrischiati a scendere in acqua e sguazzare un po'. Non che i due compagni avessero qualcosa in contrario, in effetti. Per come la vedeva il dragonide argentato, quelle persone si erano guadagnate il diritto di svagarsi un po'. Non doveva essere la cosa più facile del mondo, lasciarsi dietro la propria terra d'origine e andare a sgobbare in una cittadina lontana di cui molti di loro non avevano neanche sentito parlare, prima che Sua Maestà Salvador II Bejerano de Sandovàl facesse circolare la notizia della spedizione, in cerca di personale adatto... 

 

Se doveva essere sincero, per quanto servire in una missione così importante e in una terra così lontana fosse eccitante, lui stesso non poteva dire di essersi ancora ambientato. Era così diverso ai posti in cui era abituato a muoversi... nei ranghi della Chiesa di Bahamut c'era una certa disciplina che si addiceva al suo carattere, e la giornata era scandita da degli orari precisi, all'interno di un ambiente facilmente controllabile. Adesso, che si trovava in quella cittadina fondata così di recente, ai confini con una natura selvaggia e possibili minacce che potevano colpire da un momento all'altro, si sentiva un po' nervoso. Si chiedeva se sarebbe davvero stato in grado di essere un buon leader e guidare i suoi compagni... e si trovò ad invidiare un po' Serena, che stava passando in rassegna la spiaggia con apparente nonchalance. La giovane warlock si era ambientata quasi subito, a dispetto di quello che normalmente si poteva pensare degli aristocratici. E per quanto Serena avesse qualche problema ad esprimere le proprie emozioni, Albion era abbastanza empatico da comprendere che la ragazzina si sentiva più libera di quanto non fosse mai stata.

 

"Paladino Albion... posso chiederle una cosa?" chiese improvvisamente la ragazzina dai capelli neri, mentre si guardava attorno con la meraviglia e la soggezione che Albion si era aspettato da una persona nella sua posizione.

Il dragonide argentato venne colto di sorpresa dalla domanda - o meglio, dal fatto che Serena avesse preso l'iniziativa fino a quel punto. "Hm? Certo... certamente, Lady Serena. Qualsiasi cosa le venga in mente. Se posso aiutarla."

"Può chiamarmi semplicemente Serena. In questo momento, non sono una nobile... sono una soldatessa di Estania, a modo mio." rispose lei, gettando un'occhiata alla sua arma - la mazza ferrata che portava sempre con sè. "Volevo chiederle... come mai ha voluto diventare un paladino?"

 

Albion aprì la bocca per rispondere... ma la chiuse subito, rendendosi conto che non si trattava di una domanda a cui rispondere a cuor leggero. Come mai una persona desidera diventare un paladino, un guerriero sacro che aveva il dovere di servire la sua patria, opporsi alle ingiustizie e portare la speranza a chi credeva di averla perduta per sempre. Non era un percorso da intraprendere alla leggera... era una sfida che cambiava la vita a chiunque, e che solo i forti di cuore potevano sperare di sostenere.

Perchè era diventato un paladino, in effetti? Non aveva mai pensato a cosa rispondere ad una simile domanda, anche se in cuor suo sapeva già le sue motivazioni. I dragonidi come lui avevano una vera tradizione di essere devoti al Dago di Platino, quindi c'era già il fatto che Albion voleva dimostrare ai suoi simili di essere degno di loro... ma se fosse stato soltanto quello il motivo, probabilmente Albion avrebbe deciso di prendere un'altra strada. Del resto, lui e Draig non erano esattamente cresciuti tra gli altri dragonidi...

 

"Hmm... è una domanda un po' ardua, Serena..." rispose Albion, il cui sguardo si posò su alcuni abitanti della colonia che si stavano godendo un po' di tempo libero. Dovevano essere una coppia sposata, visto che si trattava di un uomo e una donna, entrambi abbastanza giovani ed entrambi con la carnagione un po' scura e i capelli neri, tratti abbinati alle popolazioni delle coste di Estania. "Da una parte, credo che sia stato il fatto che i frati del convento in cui sono cresciuto... mi hanno iniziato ai misteri di Bahamut fin da quando io e Draig eravamo molto giovani."

 

Serena sbattè gli occhi, senza cambiare espressione. "Siete cresciuti in un convento?" chiese, sinceramente incuriosita.

Albion fece cenno alla sua compagna di proseguire il loro giro di perlustrazione, e i due si incamminarono lentamente lungo il confine tra la spiaggia e la terraferma. "Io e Draig? Sì, non veniamo da una comunità di dragonidi." rispose il paladino, con un breve sospiro. "Se devo essere sincero... più di una volta ho desiderato sapere da dove sono provenute le nostre uova, ma a questo punto... non credo che saperlo ci cambierà la vita."

Serena fece un cenno conla testa per chiedergli di proseguire.

 

"Se dovessi dire per certo uno dei motivi che mi ha spinto a diventare un paladino... direi che è stato quando l'inquisizione ha cominciato a fare proseliti. E la cosa non è piaciuta per niente ai confratelli... inquisitori di pochi scrupoli usavano la scusa della religione e della moralità per sequestrare opere d'arte, libri, strumenti musicali... e a volte, rapivano le persone e le torturavano perchè sospettavano che avessero avuto commercio con i diavoli, i demoni, o altre creature di questo tipo." spiegò Albion.

Serena disse di sì con la testa. Come warlock, aveva un'infarinatura di creature soprannaturali, e sapeva più o meno come funzionavano i nativi dei Nove Cerchi della Perdizione, o degli Infiniti Strati dell'Abisso.

 

"Posso immaginare che ci siano stati degli inquisitori di pochi scrupoli. Anche gente che si è nascosta dietro la religione per mascherare i suoi scopi malvagi." affermò la ragazzina. Di recente, l'inquisizione era stata fomentata da un membro di alto rango della chiesa di Heironeous, il cardinale Ignacio Estebàn Najara, che era riuscito a corroborare gli sforzi del braccio armato della Chiesa grazie ad una combinazione di zelo ed intelligenza politica... non c'era dubbio che se l'inquisizione era giunta a tali estremi, erasoprattutto per causa sua.

 

"Io... non posso presumere di sapere cosa stia pensando il cardinale Najara." affermò Albion. Il suo sguardo acuto venne attirato da un movimento improvviso al limite del suo campo visivo... ma un attimo dopo si rese conto che, per fortuna, si trattava semplicemente di un gabbiano reale che era sceso di quota. "Ma fatto sta che si sta servendo della religione per terrorizzare coloro che in teoria dovrebbe proteggere. Purtroppo, visto che è molto in vista nell'ambiente politico del nostro regno, Najara è considerato un male necessario. Fanno del loro meglio per tenere a freno certe sue idee estreme... e per essere sinceri, Najara sa di non potersi spingere oltre certi limiti. Ma questo significa comunque che l'inquisizione può agire impunemente in molti ambiti."

 

"Detto questo, l'inquisizione si serviva di metodi discutibili già da prima che il cardinale Najara ne prendesse il controllo." affermò Serena. "Najara ha soltanto... esacerbato, per usare un termine calzante... certi sistemi che usavano per scovare gli 'eretici' e diffondere il loro credo... sia esso Heironeous, Pelor o qualunque altra divinità."

 

Il dragonide argentato non potè che dirsi d'accordo. Nonostante la sua aria svagata, Serena era più acuta di quanto non sembrasse. "E' vero. Diciamo che... uno dei motivi per cui ho deciso di diventare un paladino è perchè volevo cercare di diventare un autentico guerriero della fede. Non per diffondere il credo di Bahamut con le armi. Non per imporlo a qualcun altro... ma perchè volevo che quante più persone possibili venissero a conoscenza del suo verbo... e soprattutto degli ideali di lealtà, giustizia ed ordine che lui rappresenta. Mi rendo conto che sono degli ideali un po' romantici, da parte mia."

 

"Sì, lo sono." rispose Serena, quasi bruscamente. Albion fece una buffa espressione di disappunto. Non c'era bisogno di essere così lapidaria...

 

"Detto questo... mi piacciono. Lealtà. Giustizia. Dignità." continuò Serena, guardando una coppia che stava passeggiando nelle acque basse, accompagnando i loro due figli, un bambino e una bambina. "Lei dice di essere un idealista. Forse, ma credo che abbiamo bisogno anche di ideali. Quando immagino come sarebbe una vita passata solamente a pensare alle cose materiali... ad accumulare denaro e potere... mi sembra una vita terribilmente vuota."

Albion si mise una mano sulla nuca e ridacchiò brevemente. Chissà come doveva sembrarle in quel momento, un possente e fiero dragonide paladino che si portava come un ragazzetto imbarazzato! Ciò nonostante, gli faceva piacere poter parlare con la giovanissima warlock più liberamente, senza che ci fossero barriere tra i due. Sperava che un giorno sarebbe stato lo stesso anche per il resto della sua squadra.

 

"E... se non sono troppo indiscreto, Lady Serena... potrei chiederle cosa l'ha spinta ad unirsi alla nostra spedizione? So che adesso lei non fa più ufficialmente parte della famiglia Grijalva... e una volta lei mi disse che lì si sentiva come in una gabbia dorata." chiese Albion, sperando che adesso Serena si sentisse un po' più a suo agio nel parlare di queste cose.

 

Serena guardò in giro mentre continuavano a passeggiare lungo la spiaggia e poi prendevano una stradina sterrata che tornava verso Pasiega. Con un gesto della mano, la ragazzina si pettinò i lunghi capelli neri e annuì tra sè. "Diciamo che... essere la secondogenita di una famiglia così in vista non è quello che molti pensano. E non è comodo come potrebbe sembrare... soprattutto quando si ha una sorella maggiore che ha molto più talento nelle arti magiche."

Albion annuì lievemente. Era una voce che aveva sentito da qualche parte, di sfuggita... ma si raccontava che la famiglia Grijalva fosse una volta conosciuta per la loro abilità e affinità nella magia di vario tipo. Questo avrebbe spiegato anche come mai Serena era già una warlock di una certa abilità...

 

"Non dico di poterlo capire... ma posso almeno immaginarlo." affermò Albion, rivolgendo alla ragazzina un'occhiata comprensiva. "Tua sorella... è per caso Erina Grijalva?"

 

Serena disse di sì con la testa, ed Albion ebbe la netta sensazione che la ragazzina provasse ancora un certo sentimento di inadeguatezza. Del resto, Erina Grijalva era considerata un'autentica promessa - bionda, elegante, alta, con dei penetranti occhi verdi e un'aria altera che avrebbe fatto perdere la testa alla maggior parte dei ragazzi della sua età, e per giunta considerata un prodigio magico come lo era suo padre... Erina era senz'altro una persona eccezionale, anche se Albion sapeva ben poco, se non niente, della sua indole e della sua personalità. C'era addirittura chi sosteneva che Erina avesse il potenziale di diventare la promessa sposa del principe Vernaldo, il primogenito di re Salvador II. Una simile unione avrebbe reso la famiglia Grijalva la più in vista di tutta Estania...

 

"Fatto sta che quando ne ho avuto la possibilità, ho deciso di viaggiare per conto mio. Cercare il mio posto nel mondo senza essere seguita in continuazione dal nome della mia famiglia." continuò Serena. "Mio padre mi ha posto un ultimatum. Avrei dovuto unirmi alla spedizione verso il Confine dell'Oceano, e in cambio avrei ricevuto quel po' di soldi che mi sarebbero bastati per cavarmela, e non avrei avuto più alcun legame con i Grijalva. Se devo essere sincera, non mi è sembrato che mio padre fosse dispiaciuto di non rivedermi più. Per lui non sono mai stata... una figlia interessante."

 

Albion storse il naso. Fino a quel momento, aveva sentito parlare dei Grijalva in termini favorevoli, e molti in Estania li dipingevano come benefattori e mecenati... del resto, avevano contribuito anche loro, e in maniera significativa, ad organizzare la spedizione verso il Confine dell'Oceano. Ma il ritratto che Serena ne stava facendo non era poi così edificante...

 

"Mi... dispiace, Serena. Immagino che... per te debba essere stato difficile crescere in un ambiente come quello... ma davvero con i tuoi genitori e tua sorella non potevi parlare?" chiese Albion, sinceramente preoccupato per lei.

Serena alzò le spalle. "Meno mi facevo vedere, meglio era." rispose. "Erina non mi ha mai sopportato. E non so il perchè, visto che non ricordo di averle mai fatto niente di male."

 

Albion disse di sì con la testa. "Capisco... mi dispiace di averti fatto tornare alla mente questi brutti ricordi, Serena..." affermò.

La giovanissima warlock alzò le spalle e fece un sorriso appena abbozzato. "Non è un problema. Non poteva saperlo." rispose gentilmente. "E poi, adesso è nel passato. Ora spero di potermi costruire un futuro per conto mio."

Albion annuì con decisione. "Speriamo di poterti dare una mano, mia giovane amica." rispose. "Detto questo... per il momento non vedo nulla di allarmante qui in giro. Facciamo un altro giro di perlustrazione, in modo da essere sicuri?"

 

Serena strizzò un occhio. "Perchè no? Del resto, c'è ancora tempo prima del ritrovo con il resto del gruppo. Ed è anche un modo per familiarizzare con la nostra nuova casa."

 

 

oooooooooo

 

 

"Allora, come stanno andando le cose, da quelle parti?" chiese Draig, rivolgendosi alla sua compagna. Il dragonide rosso e la giovane stavano controllando la foresta oltre le mura ancora in fase di costruzione di Pasiega, in modo da assicurarsi che non ci fossero predatori o altre minacce provenienti dall'ancora inesplorato entroterra di Abundancia. In quel momento, stavano passando in rassegna una radura ricoperta di fitta vegetazione, facendosi strada come potevano tra le foglie larghe e le liane che intralciavano i loro movimenti. Pepa stava usando la sua scimitarra per tagliare i rami e le liane che la ostacolavano, muovendosi con notevole disinvoltura.

 

"Per adesso, solo foglie e rami." rispose Pepa. Adesso Draig aveva l'impressione che la sua voce esprimesse un po' più di verve... forse perchè si stava muovendo in un paesaggio a lei più congeniale. "Per adesso, sembra che non ci siano problemi. Anche se non mi dispiacerebbe vedere una di quelle viverne di cui parlava il comandante Verdugo... da una certa distanza, si intende."

Draig emise una breve risata gutturale. "Piuttosto, teniamo d'occhio quegli insetti giganti di cui ci hanno parlato. Quei pesciolini d'argento giganti non erano certo degli avversari temibili, ma non vorrei che da qualche parte su quest'isola si nascondesse qualcosa di più sinistro..."

 

Un momento!

Draig si zittì di colpo e annusò l'aria con espressione guardinga, avendo improvvisamente intercettato un odore particolare. Pepa notò immediatamente il suo improvviso cambio di umore e si zittì a sua volta, chiedendosi cosa avesse sentito per allarmarlo fino a quel punto.

 

Senza una parola, Draig fece cenno alla ranger di accucciarsi accanto a lui, e i due si nascosero dietro un roveto lì vicino, avendo cura di piazzarsi sottovento. Guardandosi tra loro e facendosi cenno a vicenda di non fare rumore, Pepa e Draig si misero ad attendere, sperando che di qualunque cosa si trattasse, non fosse qualcosa che non erano in grado di affrontare.                   

    

La loro risposta arrivò pochi istanti dopo: un inquietante suono di fronde che si spostavano e rami che venivano rotti da qualcosa di massiccio risuonò nella radura... e i due avventurieri videro uscire dal fogliame due locuste grandi come cavalli! Con un tremendo frastuono delle ali che sbattevano, due mostruosi insetti dal corpo allungato, di colore verde e marrone, con delle ampie ali membranose e le zampe posteriori ipersviluppate, schizzarono via e volarono in direzione opposta rispetto alla colonia, lasciandosi dietro Pepa e Draig che li osservavano sbalorditi.

I due avventurieri restarono nascosti, attendendo che l'infernale ronzio delle locuste si smorzasse del tutto... e finalmente, Pepa tirò un sospiro di sollievo e si alzò con prudenza, la scimitarra pronta al suo fianco nel caso quelle terrificanti creature fossero tornate. Draig si alzò subito dopo, tenendo ancora lo sguardo fisso sul punto in cui le locuste erano scomparse.

 

"E quelle... che diavolo sono? Da dove vengono?" ringhiò il dragonide rosso. Pepa deglutì e scosse la testa, mentre seguiva Draig che si dirigeva con cautela verso il punto da dove le locuste giganti avevano preso il volo. Sapeva che poteva essere un rischio... ma forse potevano trovare qualcosa di iportante da quelle parti.

 

Draig attese un po' prima di gettare uno sguardo nel punto da cui gli insetti giganti provenivano... poi, quando furono sicuri che non c'era più pericolo, Pepa usò la sua scimitarra per tagliare alcune fronde di un arbusto e dare un'occhiata...

 

E ciò che vide lasciò entrambi agghiacciati.

 

A pochi metri di distanza, sul terreno, si trovava una mano mutilata e parzialmente mangiata, che ancora brandiva un simbolo sacro argentato... e attorno ad essa, si estendeva un'orribile pozzanghera di sangue rosso-nerastro.

          

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

  
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