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Autore: BeingHuman    03/11/2021    1 recensioni
Due amici, uno dei quali cieco, si ritrovano ad una mostra d'arte. Il resto è scritto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'urlo - Munch
Urlo

Il cielo di New York era uno sfondo adatto alle circostanze, quella mattina. Piovoso, come quasi sempre in Autunno, ma in un certo senso empatico.
Michael non sapeva quale opera d'arte avrebbe analizzato oggi insieme a Sebastian, ma qualsiasi fosse stata sarebbe andata benissimo.
Ne era convinto: prima o poi avrebbero visto tutti i quadri del mondo. O tutti quelli che il restante tempo che avevano a disposizione gli avrebbe permesso di ammirare.

Mentre camminava verso la mostra quella mattina, con il suo fidato amico cane, aveva fatto un viaggio mentale.
Si era ricordato di tutto il percorso che aveva dovuto affrontare da bambino, una volta rimasto solo.
Un percorso arduo, certamente, ma non nella sua interezza: a volte offriva periodi di pace interiore che Michael apprezzava e teneva stretti; questi però, sapeva che gli sarebbero scivolati via dalle braccia presto o tardi.
E allora gli venne in mente di quando, all'età di otto anni, gli venne il primo attacco d'ansia.
Come su una giostra, aveva cominciato a sentirsi disorientato, con le vertigini e il cuore a mille. Ricordava benissimo la sensazione di angoscia stringente che aveva provato: una morsa che comprimeva il cuore, che sarebbe esploso se avesse potuto.
E poi era arrivato il martello pneumatico nella sua testa; in un battito di ciglia si accorse che stava sudando freddo. La sua testa sarebbe uscita dal cranio se avesse potuto, proprio come il cuore.
Ormai tremava e si sentiva costantemente sotto attacco, impaurito, minacciato, in fuga. Il panico aveva preso il sopravvento su tutto se stesso, non lasciandogli nemmeno un po' di spazio, neanche un angolino; aveva un ammasso di fili ingarbugliati in testa che creavano pensieri negativi e senza senso talvolta, ma cavolo se erano reali.
Erano reali come la realtà, tangibili, molto più insistenti di qualsiasi altra cosa al mondo.
La sensazione stringente della paura contaminava anche il resto del corpo: lo stomaco faceva le capriole e poi si attorcigliava su se stesso.
Non avrebbe saputo dire quant'era durato quel momento. Ma la cosa certa era che gli aveva lasciato l'amaro in bocca, insieme alla paura che da lì a poco sarebbe ritornato.



*****

-Buongiorno Michael. Stamattina sei grigio come il tempo, vecchio mio.-
La voce inconfondibile di Sebastian gli arrivò chiara e bastò a ridestarlo dai suoi pensieri. Camminando era giunto a destinazione.
Forse quella mostra sarebbe riuscita nell'intento di migliorargli la giornata.
-Sebastian! Che opera osserviamo oggi?-
L'amico, che tra un istante avrebbe cominciato la sua lezione, si era preso un attimo per riflettere.
-Ce ne sono due tra cui sono combattuto. Lanciamo una moneta?-
E, quasi come fosse destino, la moneta scelse per loro: l' Urlo.

*****

-Lo sai, amico mio, che i popoli più a Nord del mondo sono conosciuti ad oggi per essere i più felici della terra?-
Michael annuì, semplicemente in attesa della frase che sarebbe venuta dopo.
-Ebbene, c'è sempre un'eccezione che conferma la regola. La nostra eccezione è il pittore norvegese, Edvard Munch.-
-Egli non era felice?-
-No, non del tutto. Il suo quadro più famoso, l' Urlo, ci racconta di una sera in cui passeggiando con gli amici, il pittore sentì un urlo.-
-Un urlo?-
-Sì, un urlo così reale da albergare solo nella sua mente.-
Michael sembrò rivivere la stessa sensazione di quella mattina, la stessa sensazione di quand'era bambino. Li aveva superati da molto tempo gli attacchi d'ansia, ma facevano parte di un ciclo di vita che non avrebbe mai dimenticato.
Non poteva credere che esistesse un pittore capace di capirlo. Negli anni in cui era cresciuto non erano molto conosciuti i disturbi mentali ed anzi, averne uno era considerata una cosa alla stregua di un ricovero per schizofrenia. L'ignoranza era viva più che mai.
Ma l'ostacolo più grande non era stato neanche questo: per anni aveva combattuto una guerra con se stesso, senza neanche esserne a conoscenza.
Forse anche Munch aveva provato la stessa cosa.

-All'improvviso, mentre camminava, Munch si sentì sopraffatto da questo urlo lancinante, tanto da sentire l'esigenza di buttarlo fuori in qualche modo. Così lo dipinse, o per lo più dipinse l'esperienza traumatica che aveva avuto.-
-E come riuscì a renderlo su tela?- domandò Mike curioso.
-Beh, innanzitutto la figura di spicco dell'opera è proprio quest'uomo che urla, con le mani sopra le orecchie, a voler esprimere tutta la sua disperazione. Ma in realtà sono gli elementi circostanti a dare forma al quadro: i due amici con lui quella sera, vengono rappresentati da Munch come figure del tutto indifferenti alla catastrofe interiore dell'artista, posti qualche metro dietro di lui in prospettiva. Essi rappresentano questo potere oscuro dell'ansia di rendersi invisibile agli occhi degli altri.-
Michael tirò un sospiro. Sapeva ciò a cui si riferiva il pittore: "è tutto nella tua testa".
-Il cielo è colorato nella parte superiore come se fosse un fiume di lava, mentre nella parte inferiore si vede questo netto distacco reso grazie al colore blu con sfumature nere, che ricorda vagamente La notte stellata.-


Michael si sentì sorpaffatto dalla descrizione dell'amico: se avesse potuto dare dei colori alle sue emozioni all'epoca, sarebbero stati decisamente gli stessi del quadro.
Non vedeva l'ora che la visita finisse, per togliersi quella pesantezza dei ricordi di dosso, ma al contempo condivideva con quell'artista un periodo della sua vita e la voglia di sentirsi compreso superava quella di andarsene.
Ma gli costò grande sacrificio riaffrontare quei demoni: li aveva già vinti in passato, ma eccolo lì che aveva di nuovo paura di loro.


-Questa è una di quelle opere che puoi sentire, Michael. E' un'esigenza dell'artista, uno sfogo, un'inquietudine espressa sfrontatamente, che lascia ben poco spazio alle interpretazioni. Furono altri i quadri che Munch realizzò sulle stessa scia dell' Urlo, i quali risentirono molto dell'influenza di quest'opera. Più che altro, risentirono molto del periodo buio che il pittore stava attraversando.-
-E quello era un attacco di panico in piena regola, Sebastian. So riconoscerne uno quando ce l'ho davanti.-
Il vecchio poco lontano da lui annullò tutte le distanze, scrutando attentamente le parole dell'amico cieco.
-Per sette anni ho sofferto di attacchi di panico, senza riuscire mai a trovare una spiegazione. Arrivavano all'improvviso, nei momenti meno opportuni. Come un fulmine a ciel sereno.-
-O come un urlo nella quiete, nel caso del pittore.-
-Già.-

Non c'era bisogno di molte parole. Entrambi avevano i loro mostri da nutrire; era per questo motivo che quella stessa mattina, a New York, tra i due non ci sarebbe stato nessun altro saluto se non il silenzio.








*Angolo autrice*
Salve a tutti.
Questo capitolo tratta un tema molto attuale tra i giovani d'oggi.
E' dedicato a mia sorella, l'ho scritto per lei.
Le dedico anche questo piccolo angolino, per ricordarle che possiamo superare tutto, insieme.
E' molto più saggia di me.
Non vi chiedo di leggere e giudicare il testo come gli altri brani di questa piccola raccolta, bensì di guardarlo diversamente.
Abbiamo tutti quanti delle domande da porci.
Vi invito alla riflessione.
Arrivederci.







  
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