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Autore: Magica Emy    04/11/2021    4 recensioni
Lasciarsi andare a quel modo non era proprio da lui, ma Akane era così vicina e il suo profumo talmente inebriante che non era proprio riuscito a resistere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Sei bravo nelle arti marziali, grazie per avermi aiutata ad allenarmi anche oggi. 

Sussurrò Akane, mentre seduta su una delle panchine del parco dondolava le gambe avanti e indietro, guardandosi intorno in quella che anche quel giorno appariva come una splendida mattina soleggiata. Si sentiva euforica e allegra, come tutte le volte che Yu le stava vicino ed era felice di rilassarsi in mezzo alla natura in sua compagnia, in quello che ormai per loro era diventato un appuntamento fisso. Nonostante trascorressero insieme tutto quel tempo, però, si era resa conto che, a parte il nome e la capacità di praticare le arti marziali come un vero maestro degno di questo nome, non sapeva nulla di lui e non osava neppure chiedergli di più, forse per timore di infastidirlo o offenderlo in qualche modo. Del resto, sembrava sempre così riservato. Non che ci fosse qualcosa di male in questo, anzi, quell'aria misteriosa e spesso malinconica lo rendevano ancora più speciale e affascinante ai suoi occhi. Occhi che, a volte, non era proprio capace di staccargli di dosso. Che stupida, se continuava di questo passo prima o poi avrebbe finito per farsi scoprire, ne era sicura. A una parte di lei però non importava, poiché avrebbe passato ore intere ad accarezzare con lo sguardo il suo bellissimo profilo, incorniciato da folti capelli neri che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, o la morbida curva delle labbra ben disegnate, tutte le volte che le sorrideva. Per non parlare di quei grandi occhi color del cielo, penetranti e profondi come due laghi azzurri dentro ai quali, una volta o l'altra, avrebbe seriamente finito per perdersi. Sentì il cuore, gonfio d'emozione, farle una capriola in petto, in una dolcissima testimonianza dei sentimenti che già da un po' nutriva nei suoi confronti e che non aveva più voglia di ignorare. Lo vide alzare le spalle con noncuranza, come se fosse perfettamente normale prodigarsi a quel modo per un'autentica frana come lei. Già. Per quanto provasse a superare i propri limiti non si sentiva mai alla sua altezza, e avere a che fare con quella consapevolezza la rendeva fortemente insicura. In fondo, cosa se ne faceva di una come lei? Probabilmente aveva una sfilza di ragazze che gli correvano dietro, pronte a cadere ai suoi piedi al primo schiocco di dita. 

"Però passa con te gran parte del suo tempo." 

Niente di più vero, ma… 

Nessun ma, accidenti. Rilassati. 

Non poteva lasciare che tutti quei dubbi offuscassero il suo giudizio, prendendo il sopravvento sull'unica sicurezza che aveva. 


§

 

-Non devi ringraziarmi, lo faccio con piacere. 

Ranma scruto` di sottecchi il suo bel viso, sollevato di come apparisse roseo e in salute rispetto alla prima volta che l'aveva rivista, dopo l'incidente. Stava lentamente tornando in forma e sembrava stare bene, anche se la sua memoria continuava miseramente a fallire. Tutte le volte che la sorprendeva a guardarlo con aria assorta, infatti, si chiedeva come facesse a non riconoscere nei suoi lineamenti qualcosa di familiare e, tutte le volte, era un dolore che si rinnovava. 

"Guarda come l'hai ridotta, è stata tutta colpa tua." 

Si morse le labbra, lasciando che le dita stringessero la stoffa sottile dei  pantaloni fino a farsi sbiancare le nocche, mentre con la mente tornava a quell'orribile sera in cui… l'aveva persa per sempre. Eppure era lì, seduta vicino a lui a sorridergli allegra, senza neppure sospettare quanto di sé gli stesse negando, tenendoglielo nascosto. Se solo… no, non poteva rivelarle la verità. Era fuori questione. 

-Spesso mi chiedo perché tu sia così gentile con me. 

La sua voce lo strappo` a quelle cupe e dolorose riflessioni, costringendolo a voltarsi verso di lei che, improvvisamente a disagio, evitava ora di incrociare il suo sguardo. 

-Siamo amici, no? E il minimo che possa fare è aiutarti a tornare in forma, dopo il brutto periodo che hai passato. 

-Amici… 

Una parola lasciata in sospeso cui ne sarebbero di certo seguite altre, se non avesse notato quella strana inflessione nel suo tono, quasi a voler aggiungere qualcos'altro, per poi pentirsi subito dopo. 

Amici. Soltanto amici. 

Come avrebbero mai potuto esserlo, se lui l'amava più di qualunque altra cosa al mondo? 

"Come mai oggi sei così pensierosa, Akane?" 

-Qualcosa non va? 

Azzardo`, dando voce ai suoi pensieri. La sentì sospirare con forza. 

-Ieri ho rifiutato il mio fidanzato. 

Perché adesso se ne usciva con una cosa del genere? Ogni volta che la giovane gli parlava del misterioso fidanzato, era come ricevere un pugno dritto nello stomaco. Avrebbe pagato oro per scoprire l'identità di colui che Soun aveva messo al suo posto, rifilando probabilmente alla figlia un sacco di bugie, ma… non era forse ciò che anche lui stava facendo? Con che diritto poteva giudicare, allora? La vita di Akane non era affar suo. Non più, ormai.


§

 

-Mio padre dice che stiamo insieme già da un po' eppure io l'ho rifiutato, perché non riesco a vederlo in alcun modo, se non come un estraneo. Con te, invece, è tutto diverso. È come se ti conoscessi da sempre. Riesci a indovinare i miei pensieri prima ancora che li esprima ad alta voce e sembri comprendermi meglio di chiunque altro, per questo non potrò mai amare il mio promesso sposo… 

Si interruppe bruscamente, prendendo un respiro profondo. 

-Ne` essere tua amica. 

Concluse in un soffio, avvampando dall'imbarazzo. 

-Cosa… cosa stai cercando di dirmi? 

Lo sentì balbettare dopo un breve momento di silenzio, chiaramente sulle spine, quasi avesse paura di conoscere già la risposta. 

"Avanti, diglielo Akane. Non puoi più tacere, a questo punto." 

-Mi sono innamorata di te, Yu, probabilmente fin dal primo istante in cui ti ho conosciuto e ora non so proprio che cosa fare. So solo che ho provato in ogni modo a reprimere questo sentimento, arrivando a negarlo persino a me stessa, ma non è servito a niente. In realtà è sempre stato dentro di me, chiaro come il sole, forse prima ancora che ti incontrassi. Dimmi, com'è possibile tutto questo? 

Si costrinse stavolta a cercare i suoi occhi che, inquieti e ormai privi di direzione, si spostavano da un punto all'altro del parco, senza mai posarsi su di lei. 

-Akane. 

Fu tutto ciò che disse, stuzzicandosi con forza la pelle attorno al pollice in un gesto meccanico che tradiva enorme disagio. 

Ecco, lo aveva spaventato. Cavolo, che cretina. Doveva aspettarselo che lanciarsi in una dichiarazione del genere lo avrebbe come minimo destabilizzato. Uffa, che ne sapeva lei di come andavano dette certe cose? Del resto, era la prima volta che si addentrava in qualcosa di tanto delicato. Si schiarì la voce, lottando con se stessa nel faticoso tentativo di tenere a bada il cuore, che sentiva scuoterle violentemente il petto in una forsennata danza d'amore. 

-Se ti sto dicendo queste cose - riprese, sempre più agitata - è perché sono sicura che anche tu provi lo stesso, te lo leggo negli occhi ogni volta che mi guardi. Non posso sbagliarmi. Perciò no, noi due non potremo mai essere amici. Ma se ci tieni a me, se non ti sono del tutto indifferente… 

-Faresti meglio a dimenticarmi. 

Per un attimo temette di non aver capito bene, poi, lentamente, si costrinse a fare i conti con la realtà. Perché la prima frase di senso compiuto, dopo aver ascoltato la sua accorata confessione, doveva essere proprio quella? 

 

§

 

No. No, no. Maledizione, no. Questo non doveva succedere. 

Il cuore batteva come un tamburo, le mani sudavano e la lingua pareva praticamente incollata al palato, ma questo non gli impedì certo di lanciarsi nell'infelice frase appena pronunciata, semplicemente perché era la cosa giusta da fare. 

-È tutto qui quello che sai dire? Ti ho appena aperto il mio cuore, rivelandoti i miei sentimenti e tu… reagisci come se ti avessi offeso. 

La sua voce si stava incrinando. Dovette fare uno sforzo tremendo per ignorare ciò che questo gli provocava dentro. 

-Non sono il ragazzo adatto a te. 

Insistette, serrando forte le palpebre come se avesse appena ricevuto un pugno in pieno viso. 

-Questo lascia che sia io a deciderlo. 

La sentì ribattere, risoluta. Dannazione, per quale motivo si ostinava a rendergli le cose ancora più difficili di quanto non fossero già? 

"Testona che non sei altro, non capisci che è per te che lo sto facendo?" 

E va bene, non c'era altra soluzione. Se non lo capiva con le buone… 

Si rialzò in piedi con uno scatto improvviso che la fece sussultare, parandolesi davanti in un'espressione tutt'altro che amichevole. 

-Non mi conosci, Akane - esclamò - non sai niente di me e non puoi avere la presunzione di affermare che anch'io provi i tuoi stessi sentimenti! 

-Se non è così dimmelo guardandomi negli occhi, e ti crederò. 

Guardarla negli occhi? E cosa credeva che stesse facen…

Un momento. 

Non la stava affatto guardando. Per quanto ci provasse, infatti, il suo sguardo preferiva posarsi sui rigogliosi cespugli ricoperti da fiori variopinti, sul maestoso albero secolare che gli stava proprio di fronte, le cui chiome fluenti parevano sfiorare addirittura il cielo… ma mai su di lei. Come sarebbe riuscito a risultare convincente, se quelle erano le premesse? Ma doveva. Anche a costo di ferirla. 

-Se ho fatto qualcosa che ti ha spinta a credere il contrario mi dispiace, ma le cose non stanno affatto come pensi. 

A quel punto la notò rialzarsi a sua volta, decisa più che mai nel far valere le proprie ragioni. 

-No, non posso essermi sbagliata. Guardami in faccia e dimmelo! 

Gli ci volle uno sforzo sovrumano, l'ennesimo quella mattina, per incrociare i suoi occhi addolorati, gridando con quanto fiato aveva in corpo: -Non provo nulla per te, non sono innamorato né mai lo sarò! Ti è chiaro, adesso? 

Fu di colpo così aggressivo da spaventarla mentre l'afferrava per i polsi, scrollandola fino a vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime cocenti. A quel punto lasciò la presa, accorgendosi solo allora di aver alzato la voce più di quanto fosse necessario. La sua espressione incredula e disperata gli provocò una violenta stretta allo stomaco che provo` a ignorare, resistendo a stento all'irrefrenabile impulso di stringerla forte a sé per rassicurarla sui suoi sentimenti, per dirle che niente di ciò che le aveva urlato contro era reale e che aveva ragione. Non si era sbagliata. L'amava. L'amava come non gli era mai successo di amare qualcuno in vita sua. Sapeva però che, così facendo, avrebbe mandato tutto all'aria. Akane aveva già sofferto abbastanza per colpa sua, non meritava di continuare a farlo. Decidere di riavvicinarsi solo perché non riusciva a stare senza di lei era stato un grosso errore. Doveva allontanarla, era l'unica soluzione. Avrebbe sofferto e magari finito per odiarlo ma prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione, tornando finalmente a sorridere. A essere felice con qualcuno che non era lui e non importava quanto questo lo avrebbe fatto star male, devastandolo fino a fargli desiderare di morire, perché era la cosa più giusta per lei. Era proprio a questo che pensava quando la guardò voltargli le spalle, scosse dai singhiozzi, per allontanarsi mestamente come un cucciolo ferito, senza neppure provare a fermarla. 

"Perdonami, Akane. È per il tuo bene, soltanto per il tuo bene." 

Continuò a ripetersi, cercando di convincersi di aver preso la decisione migliore, ma il dolore non diminui`. Si fece anzi sempre più forte, spingendolo a desiderare di strapparsi il cuore dal petto per non essere più costretto a sentirlo, per metterlo finalmente a tacere. Ma forse, anche così, non sarebbe riuscito a liberarsene. 

-Maledetto Ranma, come hai osato far piangere la mia futura sposa? 

Ma cosa… 

Ryoga. Che diavolo ci faceva lì e perché gli era apparso davanti così all’improvviso? E poi, cos'è che aveva appena detto? 

Ma certo, adesso era tutto chiaro. 

-Quindi saresti tu il famoso fidanzato di cui mi parlava - considerò e le sue labbra si incresparono in un sorriso amaro - scommetto che è stato Soun a convincerti a portare avanti questa penosa farsa, e qualcosa mi dice che bramavi di avvicinarti così ad Akane, non è forse vero? Dovresti vergognarti di te stesso, la stai solo ingannando! 

-Ma senti da che pulpito - ribatte` l'altro, senza perdere un colpo - mi sembra che anche tu ti sia comportato esattamente alla stessa maniera, spacciandoti per un altro solo per poterla circuire di nuovo, prima di abbandonarla come una scarpa vecchia. Sei l'essere più ignobile della terra e non ti perdonerò mai per quello che hai fatto. Preparati a morire! 

Si lanciò contro di lui, cercando di colpirlo con una raffica di calci e pugni che Ranma si limitò a schivare a lungo, rifiutandosi di combattere. 

-Non hai capito niente come al solito, razza di scemo! 

Rispose, parando con impareggiabile maestria l'ennesimo colpo che, anziché abbattersi sulla sua faccia, finì per sfiorare l'aria a soli pochi centimetri dalla sua guancia, provocando l'ira feroce dell'avversario che, più agguerrito che mai, non aveva alcuna intenzione di perdere. 

-Stai zitto e combatti! 

-Non ho tempo per questo, smettila! 

-Ti farò pentire di essere nato! 

-Credimi, lo sono già. 

-Fai anche lo spiritoso, adesso? Pusillanime che non sei altro, ti chiuderò quella bocca per sempre! 

Gli lanciò contro il pesante ombrello con cui era solito viaggiare, inseparabile arma di cui il ragazzo col codino riuscì ad appropriarsi prima di atterrarlo con un calcio ben assestato, premendolo contro il suo petto fino a fargli mancare il respiro. 

-Adesso basta, pezzo di imbecille - gridò a un centimetro dal suo viso - non capisci che ho rinunciato a lei per sempre? Non si può più tornare indietro, è finita! È finita davvero, stavolta. Ti prometto che non mi avrete mai più tra i piedi, in cambio ti chiedo solo di prendertene cura. Sai, sono contento che sia tu e non un altro, perché ti conosco e so che, qualunque cosa accada, saprai tenerla al sicuro. 

Ranma si allontanò di scatto, facendo un balzo indietro e il rivale sentì con sollievo che l'aria tornava a riempirgli i polmoni mentre l'altro lanciava l'arma ai suoi piedi, voltandogli le spalle per nascondere le lacrime che, ormai incapace di frenare, si divertivano a pungergli le palpebre come dispettosi spilli. Ma era troppo tardi. Ryoga si era accorto del dolore che si portava dentro, rimanendone talmente colpito da non riuscire proprio a smettere di pensarci neppure quando, ormai rimasto solo, decise di tornare a casa. Semmai avesse ritrovato la strada. 


§

 

Akane si sentiva umiliata e provava tanta vergogna. Come aveva fatto a equivocare tutto? Accidenti, che stupida era stata a credere che anche lui provasse qualcosa di più che una semplice amicizia, ma evidentemente così non era. Si era comportato in modo talmente aggressivo che non c'erano proprio dubbi in proposito. Si era sbagliata e non poteva certo fargliene una colpa, ma gridarle contro a quel modo… 

 D'un tratto il ragazzo gentile e disponibile che aveva conosciuto era svanito, lasciando il posto a un individuo tanto rabbioso e irruento da intimidirla non poco. Eppure, il modo in cui l'aveva sempre guardata… 

La sua indole, all'apparenza tranquilla e pacata… 

No, era tutta un'enorme bugia. Quella era la sua vera natura e al momento giusto l'aveva mostrata, infischiandosene delle conseguenze. Non gli importava di lei, dopotutto. Come poteva non averlo capito subito? Un'ingenua, ecco cos'era stata. Suo malgrado riprese a singhiozzare senza controllo, asciugandosi in fretta il viso bagnato di lacrime quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera. 

-Avanti. 

Disse, tentando con scarsi risultati di assumere un tono di voce normale. Poi, accadde tutto in un attimo. Lo vide inciampare nella libreria lasciata fuori posto e questa gli cadde rovinosamente addosso con un sordo tonfo, seppellendolo sotto una montagna di libri. 

-Oddio Ryoga, sei tutto intero? Mi dispiace tanto, è colpa mia, volevo spostare la libreria dall'altra parte della parete e lo avrei fatto a breve, ma non potevo certo immaginare che l'avresti beccata in pieno. Perdonami, ti prego, a quanto pare non ne faccio una giusta! 

Si precipitò sul luogo del disastro con aria colpevole, aiutandolo a rialzarsi. Ci aveva messo un intero pomeriggio a ritrovare la strada di casa ed era quella l'accoglienza che meritava? Maledizione, non gliene andava bene una.

-Non preoccuparti, sto bene. 

Disse, sospirando affranto, togliendosi di bocca un pezzo di carta finito accidentalmente tra le sue labbra. 

Ehi, un momento. 

Non si trattava affatto di un comune pezzo di carta. Era una fotografia e l'immagine che rimandava pareva tra le più felici che avesse mai visto. La rigiro` tra le dita, mentre sentiva il cuore andare a fondo come una pietra. Nella foto Akane era insieme a Ranma ed entrambi sorridevano allegri. Probabilmente la custodiva dentro a uno dei suoi libri e in tutta quella confusione era venuta fuori, magari per ricordargli il peso di una triste realtà che ancora faticava ad accettare. Sollevò lo sguardo verso la ragazza, leggendo nei suoi occhi arrossati dal pianto lo stesso dolore già incontrato in quelli di Ranma. Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a togliersi dalla mente quell'espressione disperata dipinta sul suo viso, così come non poteva ignorare le lacrime di Akane. Aveva sperato che, trascorrendo del tempo insieme, lei avrebbe presto imparato ad amarlo ma, a quanto pare, era e sarebbe per sempre rimasto un bellissimo sogno. Il suo sogno, ormai miseramente crollato come un castello di carte. Doveva imparare ad accettarlo e andare avanti. Quella foto li ritraeva felici e uniti, continuare a tenerli separati non era giusto. Akane doveva conoscere la verità. Le si avvicinò timidamente,  porgendole la piccola immagine che la minore delle Tendo si ritrovò a fissare a lungo con gli occhi sgranati, paralizzata dallo shock. 

-Akane, ascoltami bene ora. C'è qualcosa di molto importante di cui devo parlarti… 


§

 

Era ormai sera quando raggiunse il locale a testa bassa, trovandola intenta a riporre ordinatamente gli utensili da cucina nei capienti cassetti, esibendosi in un largo sorriso non appena si accorse della sua presenza. 

-Ranma, che bella sorpresa! Un secondo e sono da te. Vedrai, ti preparerò una okonomiyaki ai gamberetti da leccarsi i baffi. Sai, ho appena inventato una salsa che devi assolutamente provare! 

-Ti ringrazio, ma non ho fame. In realtà avrei solo bisogno di un'amica, adesso. 

Rispose di rimando, prendendo posto su uno dei comodi sgabelli messi a disposizione dei clienti. 

"Sai bene che potrei essere molto più di questo, se solo tu lo volessi." 

-Hai un'aria così seria, cos'è successo? 

Il ragazzo si lasciò andare a un lungo sospiro rassegnato, prendendosi la testa fra le mani. Aveva vagato in lungo e in largo per la città praticamente per l'intera giornata nella speranza di mettere ordine nella sua testa, ormai sempre più somigliante a una enorme matassa infeltrita di cui, neppure volendo, sarebbe mai riuscito a ritrovare il bandolo. 

-Perché, in un modo o nell'altro, finisco sempre per fare del male alle persone che amo? Cosa c'è che non va in me, Ukyo, si può sapere? 

Mormorò senza guardarla mentre la giovane lasciava la sua postazione dietro al bancone per sedergli accanto, l'aria preoccupata. 

-Ehi, non c'è… assolutamente niente che non vada in te. Anzi, sei perfetto così come sei. Si può sapere da dove ti vengono certe idee? 

Chiese, sfiorandogli una spalla in segno di conforto. Fu allora che Ranma sollevò finalmente lo sguardo. 

-L'ho ferita di nuovo - disse con espressione vuota - non so se riuscirò mai a perdonarmelo. 

La vide mordersi le labbra e scuotere la testa più volte, come a voler cancellare le sue parole prima di decidersi a rispondere. 

-Stai per caso parlando di Akane? Già, cosa te lo chiedo a fare. Del resto è perfettamente naturale che invece di venire a trovare me entri qui per parlarmi della tua ex fidanzata, che a questo punto avresti dovuto lasciarti definitivamente alle spalle! Ma no, continui a rimuginarci sopra sperando che le cose tra voi tornino a posto, invece di accettare una volta per tutte che è finita per sempre! Quand'è che la smetterai di trattarmi come il tuo capro espiatorio e ti accorgerai finalmente che anch'io sono una donna? Una donna che, se glielo chiedessi, farebbe di tutto per te. Perché non lo capisci? 

Quell'improvvisa sfuriata lo colse in contropiede, lasciandolo sbalordito. Conosceva da tempo i suoi sentimenti, tuttavia non ebbe la forza per occuparsi anche di quello. 

-Mi dispiace, Ukyo - disse a voce bassa - ma non posso darti ciò che vuoi. Ti voglio bene e per me resterai sempre la mia migliore amica, ma non potrai mai essere più di questo. Scusami, ho avuto una giornata dura. Avevo solo bisogno di sfogarmi. 

-E ai miei, di sfoghi, chi ci pensa? 

Esclamò lei con voce rotta, tornando in fretta dietro al banco da lavoro e voltandogli le spalle per fingersi in gran faccende, nel tentativo di nascondere le sue lacrime. 

-Ukyo, io non… 

-Vai via, per favore. 

-Ehi, non fare così. 

Sussurrò, pieno di rimorsi. 

-Ti ho detto di andartene! Cos'è, sei sordo per caso? 

La sentì gridargli dietro. Sussultò, poi si avviò lentamente verso l'uscita. Benissimo. La degna conclusione di una giornata da dimenticare. Ora, per colpa sua, ben due donne stavano soffrendo.

 Complimenti Ranma, ottimo lavoro. 

In procinto di lasciare il ristorante si accorse di una figura familiare che, proprio dall'altra parte della strada, correva in direzione del parco. Quella era… Akane? Cosa ci faceva in giro dopo il tramonto, e per quale motivo aveva l'aria di essere tanto sconvolta? D'un tratto non importava più la promessa fatta a se stesso di restarle lontano, e al diavolo anche Ryoga. Doveva seguirla. 

 

continua… 







 
   
 
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