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Autore: EleWar    04/11/2021    10 recensioni
Si fa presto a dire "E' una maledizione!" ma stavolta credo proprio che qualcosa di strano sia successo veramente. Quali altri guai pioveranno sui nostri eroi? E come se ne tireranno fuori? Ennesima avventura per gli sweepers più belli e innamorati di sempre.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Eccomi, sono tornata con una long fic! Questa storia l’avevo iniziata a Marzo 2020, ripresa a Luglio 2021, e poi ancora a Settembre di quest’anno e infine conclusa. Era l’unica rimasta in sospeso di tutte quelle che ho sfornato e mi dispiaceva un po’. Doveva essere, nel mio intento, completamente comica, leggera, per ridere, ma poi strada facendo si è, come dire, ispessita: speriamo che però vi piaccia lo stesso. Avvertirvi che è strana e diversa da tutte le altre che ho scritto è inutile, perché è così veramente, ma insomma… dai leggetela e poi mi direte.
Con simpatia
Eleonora





Cap. 1 - La fine di un caso, l’inizio di un altro
 
Ryo e Kaori avevano appena risolto con successo l’ennesimo caso, che li aveva visti impegnati nello smascherare un ciarlatano il quale, spacciandosi per guaritore illuminato, aveva spillato soldi ai malati e ai loro famigliari, facendo leva sulla loro disperazione; aveva costruito così la sua fortuna sfacciata.
Costui viveva nei pressi di un tempio scintoista, e perciò era riuscito, con le sue doti da imbonitore, ad irretire i fedeli che vi si recavano per pregare.
Non era stato difficile scoprire i suoi trucchetti, e i due sweepers vi si erano dedicati solo perché la bella ispettrice Saeko non aveva né tempo, né voglia, di impegnare la polizia in una tale indagine; e i due, sempre a corto di liquidi e momentaneamente disoccupati, avevano accettato di buon grado.
Per una volta non c’erano stati violenza e sparatorie, ma solo un po’ di astuzia da parte loro.
 
Soddisfatti e per niente stanchi, i due si aggiravano all’interno del complesso monastico, decisi a godersi quel luogo sacro finalmente senza il pensiero del lavoro; ma non appena smessi i panni dei professionisti, eccoli riprendere a bisticciare per le solite futili cose, e più di una volta, imbattendosi in fedeli e sacerdoti, erano stati redarguiti da shhhh insistenti, affinché non turbassero il silenzio del luogo.
Ma tutto questo acuiva gli screzi e i rimbrotti, perché i due soci si rimproveravano a vicenda di fare chiasso e non la finivano più.
 
Quando si avvicinarono ad una fontana, nei pressi del santuario vero e proprio, visto che il sole impietoso di luglio si stava facendo sentire, Ryo ne approfittò per bere smodatamente, bagnandosi viso, mani e braccia. A quella vista sbucò un monaco chissà da dove che, messa da parte temporaneamente la sua calma olimpica, gli urlò contro:
 
“Empioooo! Stai profanando l’acqua sacra del tempio! Quell’acqua non si può bere! Serve solamente per le abluzioni rituali!”
 
Ryo, preso alla sprovvista, ormai bagnato dalla testa ai piedi, si scrollò di dosso l’acqua come un cane, facendo arrabbiare ancora di più il monaco che fece l’atto di andargli contro in atteggiamento bellicoso, tanto che lo sweeper se la diede a gambe, non prima di aver afferrato il braccio della socia e averla trascinata con sé, lasciandosi dietro le urla del monaco che sbraitava dicendo:
 
“Non si corre all’interno del tempio!”
 
Appena girato l’angolo, ormai fuori vista del religioso imbufalito, i due si fermarono ansanti e Kaori disse:
 
“Ma non era proibito anche gridare in questo luogo?”
 
“E che ne so!” rispose il socio con una smorfia “Qui, come mi muovo, mi muovo male!” concluse in tono lamentoso.
Ma non fece in tempo a finire di protestare, che si volse di scatto a guardare verso l’interno di un piccolissimo santuario, attirato dalla vista di una bellissima sacerdotessa raccolta in profonda preghiera.
 
“Wow! Cosa vedono i miei occhi!” esultò Ryo “Una vera sacerdotessa mokkori!!” e già stava correndo verso di lei con la bava alla bocca, ancor prima che Kaori riuscisse ad estrarre il suo solito martello per bloccarlo.
 
Si era già lanciato a pesce sulla donna dai lunghi capelli corvini, trattenuti in fondo da un nastrino, eppure lei ancora non aveva mosso un muscolo, totalmente indifferente all’assalto che stava per subire.
Il mandrillo volante invece stava quasi per atterrare sulla sventurata quando, ecco, questa con un movimento fluido e veloce al tempo stesso, estrasse la sua bacchetta per gli esorcismi con una mano, e soprattutto, con l’altra, gli assestò un potente pugno sul muso che lo scaraventò lontano.
 
Kaori, di fronte a tutta quella scena, era rimasta impressionata e spiazzata: quella donna era fenomenale, un vero portento!
Le era già diventata immediatamente simpatica: sembrava indifesa, nel suo essere così spirituale, e invece era riuscita a difendersi dal molesto Ryo Saeba, come una qualsiasi massaia in giro per il mercato.
 
Ma Ryo non era tipo da arrendersi così facilmente, e in un attimo, ricomposta la sua faccia raggrinzita, si avvicinò velocemente verso di lei in modalità granchio, con tanto di schiumina alla bocca, filando sul pavimento di assi di legno.
E ancora una volta, la bella sacerdotessa lo colpì in faccia con un altro pugno poderoso.
Stavolta però si degnò di voltarsi verso di lui, e alzandosi in piedi, torreggiando sul malcapitato parlò:
 
“O essere immondo, che hai osato turbare la preghiera della grande sacerdotessa, sarai punito dalla mia maledizione!”
 
“Ma su, andiamo, non fare l’antipatica, posso offrirti del tè?” ribatté Ryo, tornando alla carica, di nuovo vivo e vitale, avvinghiato alle sue gambe.
 
A quel punto però, fu sprofondato nell’impiantito di tavole dall’immancabile martello della socia con su scritto “Sacrilegio”.
 
La sacerdotessa, stupita e ammirata per il tempestivo intervento della ragazza, le sorrise in segno d’intesa.
Kaori, ancora ansante e stravolta dalla rabbia, sbottò all’indirizzo del socio:
 
“Sei il solito idiota! Anche qui ti sei fatto riconoscere. Non hai rispetto per niente e per nessuno!”
 
“Palli tu, blutta alpia?” articolò per tutta risposta uno sdentato Ryo, da sotto il martello di svariate tonnellate.
 
“Come sarebbe a dire? Sei tu che, da che siamo arrivati, hai infilato un sacrilegio dietro l’altro. Sei un uomo amorale! Vergognati!”
 
“Io salò anche un uomo amolale, ma tu non sei nemmeno una donna!” si difese puerilmente lui.
 
A quello scambio di battute, ma soprattutto a quell’ultima affermazione, la sacerdotessa si risentì tutta; raddrizzò le spalle, prese fiato e proclamò:
 
“È deciso! Che la mia maledizione scenda su di te, omuncolo maleducato!” E agitando la sua bacchetta degli esorcismi, tracciò degli strani disegni in aria, salmodiando giaculatorie incomprensibili.
 
Kaori, spaventata, aiutò Ryo ad uscire da sotto il martello, e continuando ad inchinarsi e a chiedere perdono, arretrando senza mai azzardarsi a dare le spalle alla bella sacerdotessa, trascinò il suo socio con sé, fuori dal tempio.
 
 
 
***
 

La mattina seguente Kaori irruppe nella stanza del collega, proprio come faceva sempre, per svegliarlo energicamente ed eventualmente buttarlo giù dal letto.
Entrò senza bussare e saltò sul materasso, per finire a cavalcioni dello sweeper che dormiva beato alla supina.
Come di consueto, iniziò la solita trafila di strattoni e imprecazioni:
 
“Avanti, svegliati! È già giorno fatto!”
 
Ma dopo i primi scossoni, l’uomo spalancò gli occhi sorpreso e stupito e, mettendosi a sedere, sbottò:
 
“Kaori, ti pregherei di scendere immediatamente!”
 
“Cosa?” rispose la ragazza, non completamente sicura di aver sentito quello che aveva sentito.
 
“Ho detto che ti pregherei di scendere immediatamente dal mio letto e… da me!”
 
Effettivamente la socia si era seduta sulle gambe del partner, imprigionandole con le sue, e non faceva nemmeno troppo caso al fatto che una ben nota parte del corpo dell’uomo premesse da sotto il lenzuolo per partecipare alla festa.
C’era in un certo senso abituata e, anzi, si sarebbe stupita del contrario.
E comunque era anche convinta che, sotto sotto, a lui non dispiacesse affatto quella specie di assalto che ogni mattina lei gli rifilava, nonostante continuasse a ripeterle che non la considerava appetibile o attraente, e che fosse, al contrario, un mezzo uomo o un travestito.
In quel loro strano ménage al limite del platonico, in cui erano assenti effusioni e carezze – se non fraterne pacche sulle spalle o buffetti sui capelli, quando lui voleva in qualche modo farle capire che fosse fiero di lei – i due City Hunter, per dimostrarsi tutto il resto, ricorrevano ad approcci più violenti, a veri e propri incontri di lotta libera, a strapazzamenti vari, e tutto per nascondere e dissimulare l’enorme attrazione che provavano reciprocamente.
Quindi, non solo per Kaori era in qualche modo eccitante e consolante insieme, quell’unica occasione che le era concessa di avere il bel Ryo tutto per sé e in sua balia – quando letteralmente gli saltava addosso, desiderando che fosse per tutt’altri motivi, anziché quello di svegliarlo –, ma anche lui attendeva quel momento in cui poteva sentirsela sopra, e pur facendo la scena di protestare, ne era fin troppo felice.
 
Che lui le chiedesse di scendere aveva dell’incredibile.
Ma quando lui si tirò su a sedere, con quell’aria seria e leggermente infastidita, Kaori capì subito che c’era qualcosa che non andava.
 
“Kaori, non è bene che tu entri nella mia stanza senza bussare. Potrei essere nudo” le disse Ryo, e sollevando il lenzuolo per controllare, aggiunse: “… infatti”.
 
La ragazza fece tanto di occhi: Ryo che si faceva lo scrupolo di farsi trovare nudo da lei?
Lui, il campione degli spudorati???
 
“E poi… penso che dovresti rivedere il tuo modo di vestire” riprese il socio.
 
E a quelle parole Kaori s’incupì; eccolo che stava per sferrare il suo primissimo attacco della giornata: le avrebbe sicuramente detto che non era abbastanza femminile, che vestiva da maschio, o che quei vestiti addosso a lei ci perdevano…
Lui, nemmeno le leggesse nel pensiero, si affrettò ad aggiungere:
 
“Non fraintendermi, sei molto femminile, però… direi che lo sei anche troppo per i miei gusti”.
 
Effettivamente indossava una corta minigonna che, in quella posizione, le era pure andata un po’ più su scoprendo le cosce sode e toniche, e un top leggero che le lasciava scoperte le spalle e la pancia, liscia e piatta.
Abiti vecchi che lui le aveva stra-visto e a cui non aveva mai rivolto la minima attenzione, meno che meno per farle notare che, appunto, erano abiti femminili… anzi, troppo femminili per i suoi gusti!!
 
Kaori era sconvolta: ma che gli prendeva a Ryo, quella mattina?
Che razza di scherzi le stava facendo?
E poi la sera prima erano andati a letto presto e lui non era uscito per locali, quindi non era in preda nemmeno ad un post-sbronza leggermente devastante.
Non sapeva se ridere o piangere.
Di sicuro non sapeva cosa dire.
Ma l’uomo, che continuava ad essere serio – e che non sembrava essere lì lì per scoppiare in una fragorosa risata, come avrebbe fatto altre volte al termine di una bambocciata qualsiasi – la guardava, in attesa che lei capisse la gravità di quella posizione sconveniente, e decidesse di mettere in pratica la sua richiesta.
Il suo sguardo era accomodante, ma aveva un non so che di strano; se non lo avesse conosciuto bene come lo conosceva, Kaori avrebbe potuto dire che… che… non era Ryo, quello sotto di lei.
 
Kaori si decise, quindi, a parlare, e iniziò per prima dal discorso vestire, che era di gran lunga la cosa che la sconcertava di più:
 
“Cosa vuol dire che sono troppo femminile per i tuoi gusti? Non hai sempre detto il contrario?”
 
“Mentivo” tagliò corto lui.
 
“Eh?” fu costretta a rispondere lei.
 
“Sì, ho mentito ogni volta, perché ti ho sempre trovato molto femminile e… provocante. Sì, provocante, e non credo che questo possa andar bene fra due colleghi di lavoro come lo siamo noi. Dovremmo tenere una certa distanza, un certo distacco professionale, e anche l’abbigliamento ha la sua importanza. In definitiva, credo che d’ora in poi dovresti vestire più… sobriamente”
 
“Cosa???” esclamò la ragazza.
 
“Sì, hai capito bene. Non puoi andare in giro abbigliata in quel modo, cercando di irretirmi, di tentarmi, come stai facendo. Ed ora, se non ti dispiace, vorrei alzarmi e rivestirmi, ma non lo posso fare con te sopra” e indicò le rispettive posizioni con un cenno del capo “e soprattutto con te nella mia stanza. Potresti uscire? Grazie”.
 
Kaori arretrò lentamente fino ai piedi del letto e, attonita, ne scese, recuperò le sue ciabattine, sempre senza smettere di guardarlo, aspettandosi il momento in cui sarebbe scoppiato a ridere, ne era certa, con la sua risata sguaiata a cui sarebbe seguita magari una frase derisoria o anche un semplice: “Ci sei cascata!”.
Eppure lui non dava segni di divertirsi, né di aver apprezzato quella situazione.
 
Alla ragazza non restò che uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle; sostò un po’ pensierosa lì davanti poi, incredula e perplessa, sospirò, prima di decidersi a scendere di sotto.
Forse, pensò, dopo una buona colazione e un caffè forte, Ryo sarebbe tornato l’idiota di sempre.
 
N.B.: Magari non tutti se ne sono accorti, ma per il personaggio della sacerdotessa, bella, ieratica e perfettamente in grado di difendersi da un mandrillo arrapato come Ryo, mi sono ispirata alla dottoressa Sakura, di Lamù, la ragazza dello spazio. Ma il tutto finisce qui, perché effettivamente non è lei (anche se più avanti la ritroveremo) e di certo non è un crossover fra i due manga. In ogni caso in Lamù, Sakura sa bene come trattare con un altro mandrillo arrapato, e cioè Ataru Moroboshi, quindi non ho fatto troppo sforzo con lei. Del resto amo Lamù e tutti i suoi amici, compresa la dottoressa, quindi… diciamo che è un semplice tributo all’altro manga che adoro *___*
   
 
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