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Autore: OrderMade96    05/11/2021    1 recensioni
Un anormale sonnambulismo di massa infantile sta affliggendo Beacon Hills.
Stiles e Derek devono scoprire chi si cela dietro questo sinistro 'Hocus Pocus'.
Anche se la risposta e la conclusione di questa storia potrebbe non piacergli.
Genere: Angst, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles, Peter Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Iniziativa: Questa storia partecipa all’ “Halloween Party” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 6041
Prompt/Traccia: 13) “C’è una leggenda secondo cui se si muore ad Halloween si vive in eterno come fantasma, lo sapevi?” “Vuoi provare?”

 

                                                                                 

 

“ Come little children

I’ll take thee away

Into a land of enchantment.

Come little children

The time’s come to play

Here in my garden of shadows.

 

Follow, sweet children

I’ll show thee the way

Through all the pain and the sorrows.

Weep not poor children

For life is this way

Murdering beauty and passions.

 

Hush now, dear children

It must be this way

To weary of life and deceptions.

Rest now, my children

For soon we’ll away

Into the calm and the quiet.

 

Come little children

I’ll take thee away

Into a land of enchantment.

Come little children

The time’s come to play

Here in my garden of shadows. “

 

Erutan - Come little children



 

Al contrario di quello che a Scott piace ripetere, Stiles non pensa che qualsiasi evento inspiegabile accada nella sua vita sia connesso al sovrannaturale.

Certo, avere per migliore amico un vero alpha e far parte di un branco di lupi mannari, che ha combattuto contro ogni genere di mostro, ha inevitabilmente cambiato la sua percezione del mondo. 
Ma se per ipotesi la felpa preferita di Stiles sparisce nel nulla quando lui è sicuro di averla lavata e riposta nell’armadio al suo solito posto, non è opera di nessun folletto dispettoso come sospetta Derek e come Scott è pronto immediatamente a credere. 
Anche se potrebbe essere una possibilità concreta e Stiles non la esclude del tutto. 

Il sonnambulismo di massa che sta affligendo alcuni bambini di Beacon Hills da quasi una settimana invece, è sicuramente un evento anormale

“Trovato niente?” Domanda Derek entrando di soppiatto come suo solito dalla finestra.
Seriamente, un giorno qualcuno dovrà insegnare al lupo mannaro ad usare le porte come una persona rispettabile. 
“Se avessi trovato il motivo per cui decine di bambini si alzano dal letto nel cuore della notte e barcollano come zombie in direzione della Riserva, non sarei qui a fare ricerche fino a notte fonda.” Brontola il ragazzo chiudendo il libro che stava leggendo. 
Quando Stiles si volta sulla sedia della scrivania, Derek gli porge un sacchetto di carta oleoso dall’odore invitante. 
“Quello è cibo?” Chiede Stiles sorpreso. “Perché mi stai dando del cibo? È avvelenato?” Ironizza, non rifiutando però la premurosa e inaspettata offerta. 
Il giorno in cui Stiles Stilinski penserà di rifiutare del cibo gratis probabilmente il mondo starà per finire. 
Derek rotea gli occhi al suo sarcasmo. 
“Hai cenato?” Domanda, sedendosi sul bordo del letto dell’adolescente.
Stiles non l’ha fatto. 
“In realtà, no.” Ammette, ficcandosi in bocca una manciata di patatine ricce ancora calde.
Non si era nemmeno reso conto fosse così tardi prima che Derek entrasse dalla sua finestra. 
Stiles ha solo il vago ricordo di aver salutato distrattamente suo padre che andava al lavoro a un certo punto quella sera, tornando subito a prestare la propria attenzione alle sue urgenti ricerche.
“Ecco perché.” Il lupo mannaro storce il naso, sembrando contrariato dallo scoprire che i suoi sospetti erano esatti.
“Awww. Sourwolf, non sapevo che ti preoccupassi così tanto per me. Sono commosso.” Stiles lo prende in giro, cercando di nascondere quanto il suo gesto in realtà lo renda felice.
Non sa cosa pensa Derek del loro rapporto, se lo considera ancora solo un ragazzo fastidioso o un semplice membro del branco di cui entrambi fanno parte. 

In cuor suo a Stiles piace definirli amici. 

“Sta zitto e mangia.” Ribatte Derek prendendo in mano uno dei tanti libri sparsi per la camera.
È un vecchio tomo rilegato in pelle logora che Deaton ha prestato a Stiles quando lui e Lydia sono  andati a trovare il veterinario l’altro ieri alla clinica, senza idee su cosa fare per risolvere la situazione che tormenta la città da giorni. 
L’unica conclusione a cui erano giunti insieme al druido, era che qualcuno - o qualcosa - stava utilizzando un incantesimo indirizzato specificatamente a una certa categoria di individui per attrarre i bambini nella foresta. 
Deaton aveva dato una spiegazione più dettagliata possibile dell’incantesimo, usando una parola impronunciabile almeno quanto il vero nome di Stiles per nominarlo, così il ragazzo lo aveva ribattezzato ‘Hocus Pocus’ per facilità. 
Nessuno aveva colto il riferimento al famoso film.
Il motivo per cui qualcuno dovrebbe incantare dei bambini resta però tuttora ignoto. 
Come il modo per trovarlo o fermarlo.
Il tempo a loro disposizione sembra inoltre essere limitato.

Più si avvicinano ad Halloween, inteso come vigilia di Ognissanti - giornata in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è più sottile e magia e incantesimi sono più potenti - e non come la festa del tradizionale ‘dolcetto o scherzetto’ che tutti amano e attendono, più il numero di bambini sotto l’effetto dell’incantesimo sembra irrimediabilmente aumentare.

La scorsa notte quasi venti bambini erano scomparsi dalle loro case per seguire questo mistico richiamo udibile solo dalle loro piccole orecchie. 
C’era voluto l’intervento dell’intero corpo di polizia, oltre al branco e al signor Argent a capo di una squadra di cacciatori fidati, per rintracciarli tutti.
Alcuni erano riusciti a farsi strada fino alla foresta, incuranti di qualsiasi pericolo potessero incontrare lungo il cammino, pur di raggiungere il loro obiettivo. 
Come marinai che sfidano la tempesta attratti dal canto di una sirena e finiscono per schiantasi inesorabilmente contro gli scogli o morire affogati. 
Fortunatamente nessuno di loro era rimasto ferito, se si escludevano i graffi che si erano procurati camminando a piedi nudi sul terreno impervio del bosco. 

“Domani è Halloween.” Fa notare Derek sfogliando pensierosamente le pagine del volume tra le sue mani. 
“Tecnicamente è oggi.” Precisa sovrappensiero Stiles, guardando l’orologio appeso al muro. “È già passata la mezzanotte.”

L’occhiataccia che Derek gli lancia in risposta è totalmente meritata. 
“Sai cosa intendo.”
Stiles si morde il labbro, ripensando alla notte scorsa e a quando ha visto Derek sbucare dagli alberi con in braccio un bambino piagnucolante e terrorizzato. 

Derek era sembrato così perso mentre si faceva strada verso di lui, cullando amorevolmente il piccolo nel tentativo di farlo smettere di piangere. 

Il lupo mannaro aveva tenuto il piccolo Lucas in una stretta protettiva contro il petto per tutto il tragitto di ritorno, come se avesse paura che potesse dissolversi nell’aria da un momento all’altro e lo aveva lasciato soltanto quando Stiles glielo aveva tolto gentilmente dalle braccia per far sedere il ragazzino nella jeep e avvolgerlo in una coperta per riscaldarlo. 
Anche ora, Stiles può vedere la tensione appesantire le spalle larghe di Derek e si chiede silenziosamente come lui possa trattenersi dal lanciarsi fuori dalla finestra, quando è chiaro che non desidera altro che essere là fuori per correre nella foresta, assicurandosi che nessun innocente si faccia male. 
Perché Stiles conosce Derek come nessun altro al giorno d’oggi.
Sa che sotto quella scorza da omaccione dal cuor di pietra e giganteschi problemi esistenziali, si nasconde un giovane uomo dal grande cuore, che detesta vedere le persone ferirsi se lui può fare qualcosa per evitarlo. 

“Lo so, ragazzone.” Stiles gli poggia una mano sul ginocchio, guardando Derek direttamente nei suoi occhi grigio-verdi. “Ne verremo a capo.” Rassicura, sorridendo gentilmente. 
Derek annuisce seppur non sembrando particolarmente convinto. 
Stiles sospira passandosi una mano tra i capelli con frustrazione. 
“Forza, andiamo.” Esorta, alzandosi in piedi.
Derek aggrotta la fronte, confuso. “Dove?” 
“Facciamo un giro di controllo. Sembri pronto a saltare fuori dalla tua pelle in questo momento.”
Dichiara Stiles, dandogli le spalle mentre fruga nel suo armadio alla ricerca della sua amata felpa con cappuccio rossa, ricordandosi tristemente della sua assenza solo dopo aver messo a soqquadro il suo intero guardaroba. 
Afferra come sostituta la prima felpa che trova con rabbiosa delusione. 
“Vorrei davvero sapere dove diavolo è finita quella maledetta felpa.” Si lamenta borbottando fino alla macchina.
“Te l’ho detto. L’ha nascosta un folletto.” Sostiene seriamente Derek salendo sulla jeep. 
“Non è stata colpa di nessun folletto, Derek. Probabilmente l’ho persa o l’ho lasciata a casa di qualcuno.” Ipotizza l’altro. “Hai controllato nel tuo loft? Non è che me l’hai rubata ed è per questo che continui a tirare fuori la scusa del folletto?” 
Derek solleva un sopracciglio. “Ti sembra che possa entrarmi?”
Stiles soppesa realmente l’idea, cercando di immaginare la massa di muscoli di cui è composto Derek avvolta nella sua felpa e no, forse è meglio che non insegua quel treno di pensieri.
“Giusta osservazione.” Concede l’adolescente, deglutendo pesantemente e spostandosi a disagio sul sedile, sperando che il lupo mannaro non noti l’improvviso picco d’eccitazione nel suo odore.

Quando arrivano nella Riserva, lasciano la jeep in una piccola radura poco distante da dove sorgeva una volta la casa degli Hale.
Per Stiles è ancora strano non vedere più la sagoma della catapecchia stagliarsi tra le ombre degli alberi. 
È stata una sorpresa quando Derek non si è opposto alla decisione della Contea di espropriare il terreno per demolire l’abitazione pericolante. 

Anche se Stiles può capire da dove è scaturita quella decisione.

Ormai la casa non era altro che un guscio vuoto annerito, un monito del più grande errore commesso da Derek. 
Per il lupo mannaro liberarsene sarebbe stato come accettare di andare avanti con la propria vita. 

La foresta è calma e silenziosa mentre si aggirano tra gli alberi in cerca di possibili bambini scomparsi. L’unico suono che interrompe quella quiete è il rumore delle foglie secche che scricchiolano sotto i loro piedi e le chiacchiere concitate di Stiles. 
“C’è una leggenda secondo cui se si muore ad Halloween si vive in eterno come fantasma. Lo sapevi?” Se ne esce di punto in bianco Stiles, attingendo alla sua invinita scorta di informazioni randomiche. 
“Vuoi provare?” Lo deride Derek, afferrando il ragazzo prima che cada a terra inciampando in una radice.
Seriamente, Derek si chiede spesso come Stiles sia riuscito a sopravvivere affrontando creature potenzialmente mortali, come kanima o lupi mannari, quando rischia costantemente di rompersi la testa inciampando nei suoi stessi piedi. 
Al suo prossimo compleanno Derek dovrebbe regalargli qualche sorta di talismano protettivo. Giusto per ogni evenienza. 
Non vuole dover fare i conti in futuro con uno Scott inconsolabile perché il suo migliore amico è morto scivolando mentre usciva dalla doccia. 
Malia probabilmente avrebbe la testa di Dererk sul comodino il giorno dopo, come se fosse colpa sua se in qualche modo Stiles finisse per uccidere se stesso per sbaglio. 
“Ahah. Molto divertente Der.” Sbuffa l’adolescente, scacciando la mano del lupo ancora stretta intorno al suo braccio. 

Lo schiocco di un ramo che si spezza in lontananza li fa sobbalzare entrambi in allerta.

Stiles si avvicina al fianco di Derek, guardandosi intorno con circospezione.

“Senti nulla?” Domanda apprensivo. 
“A parte il forsennato martellare del tuo cuore?” 
Stiles alza gli occhi al cielo. 
“A parte quello.”
Derek gira la testa da una direzione all’altra, probabilmente cercando di distinguere i rumori nella foresta con i suoi super sensi da lupo. 
I suoi occhi si posano su un gruppo di cespugli ingalliti lontani poco più di qualche metro da dove si trovano e un secondo dopo questi iniziano a muoversi e frusciare. 
“Sta attento, Stiles. Sta arrivando.” Avverte il lupo mannaro, frapponendosi tra lui e qualsiasi cosa stia per sbucare dalla pianta.
“Cosa sta arrivando?!” Sbraita il ragazzo, sgranando gli occhi verso l’arbusto mentre si nasconde istintivamente dietro Derek.

Stiles non urla come una scolaretta. Nossignore.

Quello che viene fuori dalle foglie è del tutto inaspettato e lascia Stiles sbigottito.
Una puzzola.
Nient’altro che una dannatissima ed innocua puzzula.

L’animale dalla folta pelliccia bianca e nera li oltrepassa con disinteresse, proseguendo il proprio cammino tra la vegetazione come se nulla fosse.
Stiles si volta scioccato verso Derek, che non sta nemmeno tentando di fingere di non essere divertito dalla sua reazione esagerata, lo stronzo. 
“Non sei simpatico.” Protesta offeso, arrossendo.
Il cellulare di Stiles squilla in quel momento, evitando l’inizio di un possibile litigio.
È suo padre. 
Lo sceriffo sta chiamando per fare il check-in e avvisarlo che hanno di nuovo trovato dei bambini che vagabondavano in direzione della Riserva. 
Da quando anche Noah è stato messo al corrente del mondo soprannaturale, Stiles non deve più mentirgli su dove si trova o cosa sta facendo. 
Non sempre almeno. 
Il che è un sollievo per lui, anche se suo padre non sembra particolarmente felice di sapere che si trova nella foresta alle quattro del mattino, piuttosto di essere a casa a dormire dopo aver studiato per gli esami del diploma.
Stiles evita di far notare a suo padre che non è l’unico adolescente in giro per il bosco a quell’ora. 
L’intero branco è sparpagliato per tutta la Riserva in questo momento, pattugliando i dintorni per assicurarsi che nulla di terribile accada ai bambini della loro città. 
Lo sceriffo sembra però molto sollevato di sapere che Derek è con lui mentre Stiles va in cerca di guai.
Stiles non può biasimarlo. 
È il primo a sentirsi al sicuro quando è insieme a Derek. 
Nulla da togliere a Scott, sa che il suo amico sarebbe il primo a farsi avanti per farsi uccidere pur di proteggerlo, ma trova rassicurante il pensiero di poter contare su Derek in caso di pericolo. 
Anche se è spesso finito ad essere lui quello che salvava il lupo in difficoltà. 

Quando Stiles chiude la chiamata, lancia uno sguardo di traverso al lupo mannaro che cammina silenziosamente al suo fianco.
“Stai ancora ridendo sotto i baffi.” Lo accusa, notando la piega delle sue labbra.
“Non so di cosa stai parlando.” Mente spudoratamente Derek.
“Sai benissimo di cosa sto parlando.” Rimprovera l’altro. “Togliti quel sorrisetto dalla faccia, Hale. O metterò del wolfbane nel tuo cibo alla prossima riunione di branco.” Minaccia con teatrale enfasi, puntandogli un dito al petto. 
“Potrei strapparti la gola a morsi prima che tu possa provarci.” Puntualizza il lupo mannaro, per nulla impressionato. 
Stiles sbuffa facendo un passo indietro. 
“Mi erano quasi mancate le tue velate minacce di morte.” 
“Le vecchie abitudini sono dure a morire.” Commenta Derek con un sorrisetto.
“Parlando di vecchie abitudini.” Stiles raccoglie da terra una foglia secca di un intenso color giallo, rigirandosela annoiato tra le dita. “È un po’ che non mi sbatti contro una porta. O un muro. Devo iniziare a preoccuparmi?” 
Come se aspettasse soltanto il permesso di farlo, Derek lo trascina rudemente all’indietro, premendolo contro il tronco ruvido di una sequoia. 
“Ouch! Derek, quello non era un invito a sbattermi contro un albero!” 
“Shh.” Lo zittisce duramente il lupo. “Guarda.” Dice, indicandogli un punto tra gli alberi dal quale arriva una flebile luce dorata. 

Nella luce, si può vedere una piccola sagoma scura in movimento. 
Stiles aguzza la vista, cercando di distinguere la figura che cammina lentamente verso l’origine della luce.
“Oddio. Quello è Lucas.” Riconosce Stiles. 
“C’è qualcun altro più avanti tra gli alberi.” Lo avverte Derek, mantenendo la voce bassa. 
“Un altro bambino?”
Derek scuote la testa. 
“No. Una donna.” 
“Merda.” Stiles spinge Derek sul petto per convincerlo ad allontanarsi. “Che facciamo?” 
Derek guarda in direzione del bambino per un istante che sembra interminabile, considerando la situazione in cui si trovano. 
“Resta qui.” Ordina, iniziando a spostarsi silenziosamente nella sua direzione. 
Stiles lo afferra per una spalla prima che possa andare molto lontano. 
“Se pensi che resterò a guardare mentre fai l’eroe e probabilmente ti fai ammazzare, non mi conosci affatto.” Sbotta infastidito.
“Non ho intenzione di farmi ammazzare, Stiles.” Assicura il lupo, alzando gli occhi al cielo.
È un gesto che fa davvero spesso quando è insieme a Stiles. 
Probabilmente dovrebbe iniziare a considerarlo come un tic nervoso. 
“Forse. Ma preferisco tenerti d’occhio per evitare che succeda.” Ribatte il ragazzo con decisione.
Derek si arrende, sapendo bene quanto sia inutile cercare di convincere Stiles a mollare la presa quando si mette in testa qualcosa. 

Furtivamente cercano di avvicinarsi a Lucas e alla figura misteriosa verso cui il bambino sta lentamente camminando.
Il loro obiettivo principale è quello di salvare il bambino e riportarlo a casa, ma hanno anche bisogno di scoprire chi sia la donna, se è lei che sta incantando i bambini di tutta la città. 
Secondo Stiles lo è sicuramente. 

Quale altro motivo avrebbe qualcuno di essere a quell’ora empia nel bosco? 

Sfoggiando per altro luminosi occhi fiammeggianti, mentre cantilena quella che sembra una malvagia ninna nanna al cospetto di un grande falò scoppiettante.
La donna deve avere circa quarant’anni. 
Ha la pelle del colore dell’ebano e lunghi capelli scuri come la notte, raccolti in un’intricata acconciatura impreziosita di perline argentate. 
Indossa un abito lungo e nero, che lascia scoperte le mani e le braccia. 
Derek nota che sono ricoperte di strani disegni e simboli.
Una strega, dunque, conclude Stiles.

"Vieni, mio dolce tesoro." Sentono dire alla donna mentre allunga le braccia verso il bambino che le sta andando incontro. "Torna da me. E staremo insieme per sempre."
"Dobbiamo fare qualcosa." Sussurra Stiles agitato.
"Prendi il bambino. Io mi occupo di lei." Suggerisce semplicisticamente Derek. 
"Hai almeno un piano?" 
Il lupo mannaro tira fuori gli artigli e glieli mostra sotto il naso, esauriente.
"Mi sembra un buon piano." Concede il ragazzo, preparandosi a scattare verso Lucas. 

La strega viene colta di sorpresa dal ruggito di Derek che le si scaglia contro e non ha il tempo materiale di ostacolare Stiles dal raggiungere il bimbo.
Stiles prende in braccio il piccolo Lucas e fa l'unica cosa sensata che un fragile umano di sessantasei chili disarmato potrebbe fare in uno scontro con un essere sovrannaturale sicuramente più forte di lui.

Corre. 

"No! Lasciami!" Urla Lucas agitandosi tra le sue braccia. "Mamma, aiuto! Mamma!"
"Lucas, calmati! Quella non è tua madre." Stiles cerca di calmarlo, convinto che il bambino sia ancora succube dell'incantesimo. 
"Tu non sai niente!" Il bambino si divincola, battendo con i pugni sulla sua schiena. 
Non gli fa male, Stiles è sfortunatamente abituato ad essere maltrattato in giro e ci vuole più di qualche pugnetto infantile per ferirlo, ma i colpi sono comunque una distrazione fastidiosa mentre cerca di farsi strada nel labirinto intricato di rocce e radici del suolo della Riserva. 
"Io devo andare da lei." Rimarca Lucas con disperazione.
"L'unica cosa che devi fare è smetterla di picchiarmi o finiremo per cadere e farci entrambi molto male." Lo rimprovera esasperato.
Lucas smette di dibattersi, squadrando Stiles con astio puro dipinto sul faccino. 
C’è una voce nella testa di Stiles che gli sussurra che qualcosaè fuori posto, ma non ha il tempo per rimuginarci sopra mentre si sprona a correre più veloce.
Deve raggiungere la jeep, sperando che Derek abbia avuto il buon senso di fuggire dalla strega dopo aver funto da diversivo, invece di ingaggiare un combattimento all’ultimo sangue.
“Stiles!” Urla Derek da qualche parte tra gli alberi, avvisandolo del suo imminente arrivo. 
“Andiamo Derek! Dobbiamo andarcene prima che la strega ci trovi.” Incita il ragazzo, lanciando un’occhiata alle sue spalle.
Afferra a tentoni la maniglia dello sportello della macchina per aprirlo e caricare il bambino all’interno.
“Stiles, aspetta!” Richiama la voce preoccupata del lupo mannaro. 
Stiles sta per chiedergli per quale dannato motivo dovrebbe aspettare, quando le piccole dita di Lucas si posano su uno dei lati del suo viso, facendolo bloccare. 
L’adolescente rabbrividisce, fissando gli intensi occhi azzurri del bambino.

Un momento… Lucas non aveva gli occhi verdi? 

Prima che possa capire cosa sta succedendo, il suo corpo diventa pesante e un freddo glaciale si insinua sotto la sua pelle fino a raggiungere le ossa. 
Stiles cade inerme nel manto di foglie secche, ascoltando il disperato ululato di Derek riecheggiare per la foresta.
Quando riesce a riaprire gli occhi, Stiles è nel suo letto, sepolto sotto tre strati di coperte e ha un lupo mannaro seminudo avvolto strettamente intorno a lui. 

Il corpo di Derek è una fornace di piacevole calore contro le sue membra intorpidite e indolenzite.
Se Stiles non fosse sicuro di essere quasi morto poche ore fa, avrebbe apprezzato la fortuna di vedere una delle sue fantasie finalmente realizzarsi.
“Non muoverti.” Soffia il lupo mannaro nel suo orecchio, facendolo rabbrividire. “Cos’è successo?” Gracchia Stiles con la gola secca, cercando di allontanarsi prima che la situazione gli susciti un’imbarazzante risposta fisiologica. 
Derek si rifiuta di lasciarlo andare, stringendo la presa e attirandolo nuovamente contro di sè. 
“Sei quasi morto d’ipotermia.” Spiega il lupo mannaro, ringhiando contro la sua nuca. 
“Questo spiega come mai sono sotto tutte queste coperte e perché tu mi stai facendo da caloriofero vivente.” Commenta il ragazzo, trattenendo il respiro quando sente il naso di Derek strusciare tra i capelli. 
“Sei quasi morto.” Ripete sommessamente il lupo.
“Sto bene.” Rassicura l’adolescente, accarezzando con il pollice l’avambraccio nudo di Derek che gli avvolge lo stomaco. 

Più che bene. 

Pensa mentalmente, godendosi la carezza del respiro del lupo contro la pelle sensibile del collo. 
“Se non fossi arrivato in tempo…”
“Ehi. Fermati.” Stiles lo zittisce prontamente, rigirandosi tra le sue braccia per guardarlo direttamente in faccia. “Non ha senso pensare a cosa sarebbe potuto accadere. Sto bene. Siamo entrambi vivi e ora sappiamo con cosa abbiamo a che fare.”
Lo sguardo di Derek si incupisce alle sue parole.
“Non riguarda soltanto la strega.” 
“Lo immaginavo. Dato che sono stato messo KO da quello che solo ieri sera sembrava un normale bambino.” Fa notare sarcasticamente Stiles.
“Lucas è innocuo.” 
“Derek, mi ha ghiacciato a morte. Non credo sia del tutto innocuo.” 
“Non è stata colpa sua.” Insiste il lupo mannaro. 
“Non ti seguo.” 
“È stato posseduto da un fantasma.” 
Stiles spalanca gli occhi.
“Fantastico. Aggiungiamo i fantasmi alla lista di creature che non volevo sapere esistessero davvero.” Sbuffa. “Dove si trova ora?”
“A casa sua. Deaton è riuscito ad allontanare lo spirito con l’aiuto di Lydia.” Spiega Derek, raccontandogli di come la banshee non aveva sbattuto ciglio quando Deaton gli aveva detto di urlare contro il bambino per scacciare l’ospite indesiderato che aveva preso possesso del suo corpo.
Stiles non fatica ad immaginare la scena. 
Lydia poteva essere spaventosa. 
“Che ore sono?” Chiede il ragazzo, strofinandosi gli occhi pesanti.
“Quasi le cinque del pomeriggio.” Informa l’altro nervosamente. “Hai dormito molto.” 
Stiles è grato che sia domenica.
Sono padre lo avrebbe scuoiato vivo se avesse perso l’ennesima giornata di scuola per motivi sovrannaturali. 
“Merda.” Impreca, alzandosi faticosamente a sedere. “Prendi il mio portatile.”
Derek ubbidisce, scivolando rapidamente fuori dalle coperte.

Oggi è Halloween, mancano poche ore alla notte e la strega è ancora in circolazione.
Non hanno tempo da perdere.

“Il fantasma e la strega devono essere collegati in qualche modo.” Pensa ad alta voce Stiles, aprendo google. 
“Cosa te lo fa pensare?” Domanda Derek prestandogli la sua più totale attenzione. 
“Qualcosa che Lucas ha detto quando era posseduto.” Spiega l’adolescente, sbadigliando rumorosamente. “Ho bisogno di un caffè.” Piagnucola, guardandolo implorante. 
“Perché mi guardi così?” 
“Non lo so. Forse perché spero tu abbia pietà di me e vada a farmi un caffè?” Espone in una domanda retorica. 
Derek aggrotta le sopracciglia. 
“Puoi farti il caffè da solo.” 
Stiles mette il muso, iniziando una silenziosa lotta di sguardi che non ha nessuna intenzione di perdere. 
Derek sospira rassegnato quando si rende conto che se Stiles non avrà il suo caffè nell’immediato futuro, non andranno da nessuna parte.
“Va bene. Vado a prendere quel dannato caffè.” Concede, tornando qualche minuto più tardi con due tazze fumanti e un piatto con dei biscotti.
 

Stiles pensa che potrebbe voler sposarlo. 

Ma non è né il luogo né il momento giusto per affrontare la sua cotta non corrisposta per il lupo mannaro.
Stiles avvolge le dita pallide e ancora infreddolite intorno alla tazza per scaldarle. 
“Hocus pocus, ho bisogno di caffè per il mio focus.” Canticchia, gemendo di piacere quando la bevanda calda gli scivola nella gola. 
Dopo un’ora di ricerche, nella quale il resto del branco fa squillare a turno entrambi i loro telefoni per assicurarsi che Stiles stia bene, trovano finalmente qualcosa. 
“Guarda qui.” Sullo schermo del pc c’è la foto di un vecchio articolo di giornale ingiallito. “Dodici anni fa hanno ritrovato il corpo di un bambino in un vicolo. Non sono riusciti ad identificarlo ed è rimasto senza nome. Ricordi nulla al riguardo?” 
Derek scuote la testa. 
Dodici anni fa era troppo giovane e disinteressato a notizie del genere per potersene ricordare.
Stiles continua a leggere l’articolo, finché un dettaglio inquietante gli salta agli occhi. 
“Derek, guarda la presunta data della morte.”

31 Ottobre 2000.

“Se si muore ad Halloween, si vive in eterno come fantasma.” Cita il lupo mannaro, ricordando la conversazione che stava avendo con Stiles quella notte.
“Ora sappiamo da dove arriva il nostro fantasma.” Constata Stiles.
“Ma non sappiamo ancora come sia collegato alla strega.” Precisa Derek. 
“Lasciami fare una telefonata.” Dichiara enigmaticamente l’altro, guardandosi intorno in cerca del cellulare. 
Chiunque Stiles stia chiamando, risponde dopo un solo squillo.
“Ehi papà. Si, sto bene. E sì, Derek è ancora con me e si sta assicurando che io non trovi altri metodi fantasiosi per farmi uccidere nel mentre.” Borbotta, evitando lo sguardo pungente dell’altro ragazzo. “Ascolta, ho bisogno dell’elenco di denunce di bambini scomparsi nel 2000. Sì, lo so che non dovrei chiederti questo genere di favori... Grazie, sei il migliore. Fammi inviare i documenti per email da Parrish al più presto. Ci vediamo a casa. Ti voglio bene.” 
Ci vogliono solo pochi minuti prima che un’email con i dovumenti richiesti appaia nella casella della posta elettronica di Stiles. 
“Voilà.” L’adolescente gongola, aprendo l’email. 
“Non so come tu riesca a farlo.” Ammette sinceramente stupito il lupo mannaro. 
“A fare cosa?” Stiles lo fissa con un sopracciglio alzato.
“A convincere chiunque a fare quello che chiedi.” Chiarisce l’altro. 
Stiles sorride compiaciuto. 
“Sono magico.” Asserisce, muovendo scherzosamente le sopracciglia. 
Derek lo colpisce con un cuscino. 

Mezz’ora dopo stanno ancora esaminando le denunce. 
Una in particolare attira l’attenzione di Stiles. 

Rudi Taylor, famoso avvocato della contea di Beacon, aveva denunciato la scomparsa di suo figlio Jason proprio nella settimana di Halloween. I documenti riportano anche una foto della moglie dell’uomo, Abba Thompson, inserita nell’elenco dei sospettati e poi scomparsa anch’essa misteriosamente durante le indagini.
“È lei.” Dichiara con sicurezza Derek, fissando una versione più giovane del volto della strega contro cui ha combattuto. 
“Con questo sappiamo anche cosa collega la strega al nostro fantasma.” Conclude Stiles. “E credo sia facilmente deducibile cosa stia cercando di fare.”
“Vuole riavere suo figlio.” Suggerisce cupamente Derek. 
Stiles annuisce.
“Ma perché ora?” Si chiede ad alta voce. 
“La magia è più potente ad Halloween.” Ricorda intelligentemente il lupo mannaro. 
“E stanotte ci sarà anche la luna piena. Che funge come catalizzatore in molti incantesimi.” Stiles sospira pesantemente. “È una storia davvero triste e mi dispiace per lei. Ma dobbiamo fermarla prima che faccia del male a qualcuno.” 
Derek è totalmente d’accordo. 

Una volta che il branco viene messo al corrende delle nuove informazioni trovate da Stiles e Derek, partono tutti alla ricerca della strega. 
Non è un compito difficile rintracciarla.
La donna è esattamente nel punto del bosco dove si trovava la sera precedente, cantilenando la stessa malinconica ninna nanna, attendendo che uno dei bambini che sta stregando la raggiunga facendo capolino tra gli alberi. 
“Nessun bambino arriverà stasera, Abba.” Sostiene solennemente Scott affrontando la strega.
Il resto del branco la circonda per impedirle la fuga. 
“Avrò quello per cui sono qui, alpha.” Dichiara austeramente la strega. “In un modo o in un altro.” 
Abba è potente, i suoi incantesimi riescono a mettere facilmente fuori gioco Malia e Liam che le si avventano contro per primi senza criterio, facendo affidamento unicamente sulla loro forza fisica.
Poche parole rivolte contro Lydia e la banshee non è più in grado di aprire bocca per urlare, rendendo la sua presenza del tutto inutile. 
Stiles viene disarmato della sua fidata mazza con appena un cenno distratto della mano della donna.
Scott, Derek e Peter - che per l’occasione ha stranamente accettato di aiutarli - faticano a tenerle testa. 
Palle di fuoco e saette lasciano le dita affusolate della strega mentre i suoi occhi si accendono del colore della brace e i tatuaggi sulle sue braccia si illuminano di un bagliore violetto. 
L’unica nota positiva dello scontro è che, dovendo combattere, la strega ha smesso di cantilenare.
Stiles spera che questo basti ad interrompere l’incantesimo che attira i bambini, rendendo più facile il compito dei soccorritori e dei loro genitori di trattenerli al sicuro al di fuori della foresta. 
Faticosamente e sanguinosamente, Derek finalmente immobilizza la donna per il tempo necessario a Stiles a bloccarle i polsi con le speciali manette magiche che Deaton ha fornito loro. 
Dovrebbero riuscire a tenerla a bada per il momento. 
“È finita. Arrenditi.” Ansima stancamente Scott, ritraendo le zanne a battaglia conclusa. 
“Mai.” Morde astiosamente la donna, strattonando le manette e stizzendo contrariata quando queste non si spezzano in risposta. 
“Quello che stai cercando di fare non è giusto, Abba.” Dice ragionevolmente l’alpha, in un vano tentativo di farla ragionare.
“Non parlarmi come se mi conoscessi e non osare farmi la paternale su cosa sia giusto o sbagliato, ragazzino.” Abba lo folgora con lo sguardo. “Conosco a fondo quali sono le vere ingiustizie della vita. Non è giusto che mio figlio non ci sia più. Non è giusto che chiunque lo abbia ucciso sia rimasto impunito e al contrario io sia dovuta fuggire per nascondermi dai cacciatori che pensavano fossi la responsabile della sua morte. Non è giusto che il mio amato Jason sia condannato a vagare per l’eternità senza mai poter trovare la pace.”
“Non è nemmeno giusto usare un altro bambino innocente purché voi possiate essere felici.” Ribatte con convinzione Scott. 
La donna si lascia sfuggire una risata amara.
“Era l’unico modo.” Dichiara prima di chiudersi in un ferreo silenzio. 
“Cosa facciamo con lei?” Domanda Lydia avvicinandosi, ponendo lo spinoso quesito che nessuno stava avendo il coraggio di esprimere ad alta voce.
“Consegnamola alla polizia.” Propone ingenuamente Liam. 
“Una normale cella di detenzione non la terrà imprigionata per sempre.” Fa presente Stiles. 

È Peter a prendere una decisione per loro, raggiungendo la donna alle spalle e spezzando con un movimento secco il suo collo, facendo trasalire il resto del gruppo.
Derek lo afferra per la maglietta, sbattendo il lupo più anziano a terra con rabbia. 
“Perché lo hai fatto?!” Gli abbaia furioso contro.
“Si diventa un fantasma la notte di Halloween solo se si muore di morte violenta.” Risponde Peter come chiarimento.
“Che cosa c’entra questo?” Interroga il nipote. 

Qualcosa scatta nella mente di Stiles mentre l’ultimo tassello va al proprio posto. 
“Lei lo sapeva.” Realizza, guardando allibito il corpo esanime della strega. “Il suo obiettivo è sempre stato quello di farsi uccidere per stare con suo figlio. Non ha mai voluto riportarlo in vita.” 
Era l’unico modo.” Ricorda Lydia, seguendo il filo dei pensieri di Stiles. “È quello che ha ribadito quando Scott ha tentato di farla ragionare.” Fa notare al resto del gruppo. 
“Sapeva che non era giusto.” Stiles guarda il suo migliore amico arrivare alla triste conclusione. 
Il giovane lupo ha lo sguardo lucido e sta fissando il cadavere di Abba stringendo i pugni. 
“Credo che il suo piano fosse quello di farsi uccidere fin dall’inizio.” Sospetta mestamente Stiles. “Stava solo cercando di darci una buona motivazione per farlo.” 
“Non avrebbe potuto riportare in vita suo figlio nemmeno volendo.” Spiega Peter spolverandosi i vestiti quando Derek si decide a lasciarlo andare. “Per quanto potente, quella di richiamare i morti dall’aldilà è un’abilità innata che non tutti possiedono.” Aggiunge, lanciando uno sguardo allusivo verso Lydia. 
“Non è giusto.” Si lascia sfuggire Scott in un sussurro. 
“Non sei tu quello che può stabilire cosa fosse giusto per lei.” Commenta cinicamente il vecchio lupo mannaro. “Ha avuto ciò che voleva. Nessun bambino innocente è rimasto coinvolto nel processo. Accontentati di questa vittoria.”
“Non provi nemmeno un po’ di rimorso per quello che hai fatto?” Accusa acrimoniosamente l’alpha.
Peter non lo degna di una risposta, voltandogli indifferentemente le spalle per andarsene, esaurito il suo interesse nella faccenda. 

Il gruppo scava una profonda buca per nascondere il corpo di Abba e Lydia recita un’antica preghiera che Stiles riconosce provenire da un libro che hanno studiato insieme. Dovrebbe servire a concedere pace alle anime tormentate, se ricorda bene.

Poco prima di uscire dalla Riserva, la banshee dice loro di aver sentito il suono di due diverse risate tra gli alberi. 
Una sembra quella di un bambino. 
È così che sanno che Jason e sua madre si sono ritrovati e saranno insieme per l’eternità.
Il pensiero non è però sufficiente per far loro mettere il cuore in pace. 
È un lieto fine dal sapore agrodolce. 

“Stai bene?” Domanda Derek quando Stiles ferma la jeep nel vialetto di casa, preoccupato dal mutismo che il ragazzo ha mantenuto per tutto il viaggio di ritorno.
L’adolescente sospira stancamente. 
“Tu stai bene?” Chiede, rigirando la domanda per evitare di rispondervi. 
Lo sguardo di complicità che si scambiano vale più di cento parole o ammissioni. 
“Ti va di restare stanotte?” Si ritrova a chiedere esitante Stiles. “Non devi… se non vuoi.”

Non voglio restare da solo al momento.

Tiene per sè.
Quello che è accaduto lo ha scosso più di quanto ha voluto lasciar vedere davanti agli altri. 
Si chiede cosa avrebbe fatto al posto di Abba nella sua situazione. 
Non è un genitore. Non può immaginare che dolore si provi a perdere un figlio, a saperlo maledetto a un’eternità di solitudine. 
Inoltre, il fatto che riesca a comprendere la decisione di Peter di ucciderla e non la disapprovi del tutto, lo fa sentire a disagio con se stesso. 
“Prendo il lato destro del letto.” Dichiara tranquillamente Derek, accettando tacitamente di restare.
Gli occhi ambrati di Stiles si spalancano con stupore. 
“Wow. È stato facile convincerti.” 
Il lupo mannaro fa spallucce, guardando fuori dal finestrino. 
“Riesci sempre a convincere chiunque a fare quello che vuoi.” Cita se stesso.
Stiles sorride divertito.
“Se avessi saputo che il mio dono funzionava anche con te, avrei detto molto tempo fa qualcosa tipo ‘Hocus pocus, voglio che Derek HotAss Hale mi baci in questo preciso istante’.”
Derek si volta di scatto, guardando Stiles sbiancare atterrito mentre si rende conto di ciò che si è appena lasciato sfuggire. 
“L’ho detto ad alta voce, vero?” Domanda più a se stesso che all’altro, iniziando ad andare nel panico. “Possiamo far finta che non lo abbia detto? Per fav-”
Stiles non riesce a finire quello che sta cercando di dire perché le labbra di Derek premono improvvisamente contro le sue e sono così calde e morbide, che il suo cervello smette di funzionare. 

L’unica cosa a cui riesce a pensare è che finalmente sta baciando Derek e non è uno dei suoi sogni bagnati e eccitati. 
È molto meglio di qualsiasi fantasia che la fervente immaginazione di Stiles potrebbe partorire. 

Derek lo sta baciando come se la sua vita dipendesse da questo.

Stiles si lascia sfuggire un gemito appagato quando Derek gli inclina il viso per approfondire meglio il bacio, facendosi strada con la lingua nella sua bocca. 
Una mano del ragazzo si muove automaticamente ad incorcniciare una guancia barbuta del lupo mannaro, mentre l’altra lo afferra per i capelli, tirandolo per le setose ciocche corvine.
Stiles non crede che potrà mai più baciare qualcuno senza paragonarlo inevitabilmente a Derek dopo un bacio del genere. 

“Ti prego, dimmi che non sei davvero sotto l’influenza di qualche strano incantesimo che asseconda i miei desideri. Che sono un essere umano normale e che soprattutto, volevi questo.” Sospira ad occhi chiusi contro le labbra del lupo, quando Derek si allontana per lasciarlo respirare. 
Non riuscirebbe mai a perdonarsi di aver costretto Derek in qualche modo.
Soprattutto conoscendo il background del lupo riguardo le relazioni sentimentali. 

Derek sta sorridendo quando Stiles finalmente riapre gli occhi e incontra il suo sguardo.
“Non ti definirei propriamente normale, ma sì, Stiles. Volevo questo.” Gli assicura dolcemente, accarezzandogli una guancia con il pollice. 
“Ok. Quindi, giusto per essere sicuri. Non mi serve nessun ‘Hocus Pocus’ o altro incantesimo impronunciabile per convincerti a baciarmi?”
Derek sbuffa divertito, sporgendosi per baciarlo di nuovo.
Stiles decide che è l’unico modo in cui vorrebbe essere zittito per il resto della sua vita. 

È anche felice di scoprire più tardi quella notte che non gli serve nessun ‘Hocus Pocus’ nemmeno per convincere il lupo mannaro a fare altro oltre al bacio. 
Il mattino seguente, vengono svegliati dallo sceriffo. 
Noah non sembra particolarmente sorpreso di beccarli abbracciati a letto, entrambi seminudi.
“Parrish mi deve dieci dollari.” Commenta tra sè uscendo dalla stanza dopo essersi assicurato che suo figlio non si rimetterà a dormire. 


Stiles sta cercando qualcosa nell’armadio da indossare per andare a scuola, quando i suoi occhi cadono su una familiare felpa rossa a cui ormai aveva rinunciato per sempre.
“Ah!” Esclama trionfante, sollevando in mano l’indumento smarrito, ritrovandosi faccia a faccia con una piccola creaturina alata dalle orecchie a punta e la pelle bluastra.
La bestiola emette un gridolino agitato, schizzando terrorizzata fuori dalla finestra in un battito di ciglia.  
“Non è possibile.” Commenta meravigliato il ragazzo. “Quello era un folleto?!”
Derek, ancora sdraiato nel letto, sogghigna maliziosamente fissando la stupida espressione allibita dipinta sul viso di Stiles. 
“Te lo avevo detto.”

 

 




Note dell'autrice:
Buon Halloween a tutti in ritardo! Prometto che dopo questa storia cercherò di aggiornare Dépaysment, abbiate fede. Nel frattempo, spero che questo coctail di idiozia e angst sia di vostro gusto ;)



 
   
 
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