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Autore: LuciaDeetz    05/11/2021    4 recensioni
Vicissitudini di una famiglia (a)normale condite con un chicco di riso.
[Raccolta di flash e one-shot senza continuità]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colore: giallo (per leggero turpiloquio).
Note: nessuna.

Parenti molesti

“Ti amo più della mia stessa vita” disse lei alla sua anima gemella e imperitura. E quando gli rivelò di essere in stato interessante, lui la strinse di più a sé, frapponendo tra di loro, tra due cuori furiosi d’amore, come a volerlo proteggere, il frutto della loro unio-
Il saiyan aggrotta le sopracciglia alla forma scura che gli invade l’occhio sinistro e gli impedisce di leggere la fine del paragrafo. Alla sua destra, sua moglie è un fagottino che respira a ritmo regolare e che si indovina appena sotto alle spesse coperte. È in corso una minaccia al loro pianeta? Dovrebbe svegliarla, scappare via?
Ignorando l’inquietudine che deriva dall’ignoto, il saiyan mette da parte il libro elettronico e cerca di concentrarsi, nella penombra della camera da letto, sul segnale interstellare che gli proietta sulla retina i contorni e i parametri vitali di una misteriosa figura.

***

Silenzioso come un predatore notturno, il saiyan si sporge dal materasso per frugare tra il contenuto del comodino.
Brancola con la mano fra pacchetti assortiti di mentine, fazzoletti e preservativi prima di stringere le dita attorno al traguardo del suo rovistare. Lo sfila dal cassetto respirando a zero decibel di rumore, se lo assicura all’orecchio e con l’indice ne preme il pulsante d’accensione sulla scocca.
Quando un beep seghettato graffia l’aria e Bulma si gira verso di lui in un fruscio di lenzuola, a lui sfugge un’imprecazione sottovoce e deve ingoiare l’impulso di scaraventare l’aggeggio e i suoi propositi fuori dalla finestra. Attende, in arresto respiratorio e coi nervi che galleggiano fra perline di sudore.
Bulma non dà altri segnali di veglia.
Scongiurando un’altra reazione da parte sua, ben più esplosiva, se dovesse subodorare i suoi intenti, il saiyan non si permette nemmeno un sospiro di sollievo liberatorio. Armeggia di nuovo con il dispositivo per attivare la fotocamera a infrarossi e si sposta con l’occhio fino a inquadrare al centro del campo scarlatto l’oggetto della sua curiosità, ora visibile in tutta la sua gloria. Non trattiene uno spasmo di stupore che per un attimo gli fa schiudere la bocca, prima di tornare serio.
Un’altra pressione dell’indice, per attivare il rilevatore. Tsk. Sa già come finirà. Lascerà al processore dello scouter tutto il tempo di calcolo che gli occorrerà, sempre che, in via del tutto eccezionale, il rilevatore non gli esploda in faccia per superamento dei limiti di funzionamento… i vecchi modelli, d'altronde, non sono tarati per raccogliere i dati dei combattenti prodigio, progenie di principi guerrieri… Il saiyan si esibisce in un sorrisetto autocompiaciuto subito prima di corrugare un sopracciglio quando il conteggio del dispositivo si ferma, dopo una manciata scarsa di secondi, a 22. Appena a 22.
Sta per strapparselo di dosso - dopo anni di mancato utilizzo, il gingillo è indubbiamente fallato - quando d’un tratto l’obiettivo si agita al centro del fuoco, Bulma si volta ancora, dandogli le spalle, e il valore schizza in alto con un picco di curva rilevato di 1230.
Il saiyan ora sì che rilascia un sospiro. Si spinge a ridacchiare, perfino: è tutto nella norma, se non di più. Stira le labbra in un ghigno, dandosi una metaforica pacca sulla spalla. Ben fatto, vecchio lupo.
Si avvicina alla perfetta rotondità del ventre avvolto dalla coperta e di cui lo scouter coglie tutti i segreti. Nella penombra privata della stanza, si permette di sussurrare dolcezze per cui, se ci fosse qualcun altro in ascolto oltre alla diretta interessata, si farebbe scarnificare vivo. «Ti chiamerò Eschalot.»
Buon sangue non mente mai.
Ma non passa un secondo che il principe dei saiyan vorrebbe rimangiarsi il pensiero, disintegrare lo scouter e, soprattutto, massacrare di botte lui.
«CONGRATULAZIONI, VEGETAAA!»
La voce gli trapana il timpano destro in uno sfrigolio di circuiti. Si scava la strada fino al centro nevralgico del cervello, dove rintrona in onde concentriche che provocano a Vegeta fitte di dolore da liquefargli la faccia e arricciargli le punte dei capelli.
Chiude gli occhi lacrimanti e si preme le dita sulla tempia offesa per massaggiarla, prima di riaprirli - oh, cazzo - su una Bulma che si sta sfregando il torpore dal viso con aria confusa.
«Che… che è stato?» biascica lei, schermandosi la bocca con una mano per coprire uno sbadiglio. «E...» Lo fissa, una scintilla cosciente che si accende negli occhi assonnati nello stesso istante in cui una delle sue mani si allunga sull'interruttore della abat-jour, illuminando il colpevole in flagranza di reato. «Cosa diamine stai facendo?!»
Nello scouter che puzza di bruciato, Tarble borbotta un “Uh oh” e pigola una rapida scusa prima di chiudere la sua estremità del canale di comunicazione e dileguarsi con la coda tra le gambe come la scimmia vigliacca che è sempre stata.
Maledetto! Come ha potuto dimenticare che questi aggeggi infernali possono trasmettersi dati dagli antipodi dell’universo?!
Non servirà a nulla imbastire scuse. Vegeta sa di essere al di là di qualsiasi tentativo di riconciliazione, perché la donna è dannatamente intelligente e non approva certi test prenatali e non c’è difesa che tenga di fronte all’attacco micidiale che sta per arrivare in sua direzione.
«Niente, niente!» esclama, ma non riesce a fermare il calore che gli risale le guance e i palmi aperti che solleva davanti alla faccia, più che un appello alla clemenza, sono un invito a farseli sbranare dall’entità in vestaglia acquamarina che dall’altro lato del letto lo tiene nel mirino con due siluri scintillanti al posto degli occhi. Solo a questo punto Vegeta prende nota di avere ancora quel dannato affare appeso alla tempia, a smentire le sue parole.
Lo scouter finisce nel cassetto a una velocità inversamente proporzionale a quella con cui lo ha recuperato e agganciato all’orecchio. L’acqua sta ancora vibrando nel bicchiere sul comodino quando Vegeta sotterra l’imbarazzo di essere stato sgamato sotto a tre strati di coperte e si risolve a dare a lei la schiena perché teme quello che giungerà a breve e la morte, stasera, a dispetto della sua natura impavida di saiyan, non ha proprio intenzione di continuare a guardarla in faccia.
E la morte parla e ha la voce di sua moglie.
«Tu… stavi… forse... misurando il ki di nostra figlia?»
Quando sente qualcosa stringergli la spalla scoperta, Vegeta non sa dire se siano delicate dita di donna o artigli adunchi di rapace.

***

Millecinquecentotrentuno. Millecinquecentotrentadue. Millecinquecentotrenta...
«Vegeta, vieni fuori. Subito.»
Vegeta interrompe l’ennesima serie di flessioni e si rialza da terra con un grugnito, asciugandosi la fronte su un avambraccio. Il volto di Bulma, ingigantito di dieci volte sullo schermo dell’interfono della camera gravitazionale, è cento volte più sinistro e, dopo il terremoto forza nove di ieri notte, con epicentro al terzo piano della Capsule Corp, mille volte più persuasivo.
«Arrivo.»
La raggiunge in giardino. Il primo dettaglio che coglie, prima ancora del vento che gli asciuga il sudore dalla pelle (e che è da imputarsi all’allenamento solo in parte, ma lui stamattina non ammetterà mai di avere particolare soggezione della moglie), è il furgoncino bianco parcheggiato in strada e che getta ombra sul cancello d’entrata della proprietà.
Un furgoncino bianco con il portellone posteriore spalancato da cui salta giù un individuo bassotto e sgraziato, dalla pelle color chewing-gum e dagli inquietanti capezzoli sporgenti sotto a un’attillata tutina verde pistacchio. Il testone di Monaka è nascosto dietro a un pacco enorme che lui regge su braccini scossi da spasmi e che gli piega le ginocchia tremolanti mentre copre incerto la distanza fino al vialetto.
Di pacchi così ce ne sono già a decine sull’erba, constata Vegeta mentre si guarda attorno disorientato. Ne afferra uno, lo solleva, lo scuote. Tintinnio di vetro. Un altro pacco, più leggero, si produce in un fruscio di carta. Su entrambi, su tutti, è stata appiccicata un’etichetta a suo nome: Vegeta, Capsule Corp, Città dell’Ovest, Pianeta Terra, Sistema Solare, Via Lattea, Gruppo Locale, Superammasso della Vergine.
«Spiègati» gli intima Bulma, il corpo ritto come un fuso e due braccia conserte sul petto.
Vegeta ingoia a vuoto. «Io non...»
Quando vede Monaka tendergli una lettera, quasi gliela strappa di mano dall’urgenza di aprirla. All’interno c’è solo un bigliettino. Registra un'infamante macchia rossa, prima ancora del nome.

Per Eschalot
T & G
P.S. Il segreto del tuo cuore tenero è al sicuro con noi! ❤️


Pappe. Pannolini. Biberon. Babbucce. Un passeggino smontabile a levitazione magnetica di evidente manifattura extraterrestre. E poi giochi, per Trunks che è già qui e per lei che è previsto che arrivi fra un paio di settimane.
Vegeta non sa se sentirsi mortificato - dannazione, ha sentito tutto! - o soffocato da quella manifestazione di sentito e sgradito affetto. Nell’aprire l’ennesimo colle gli è sfuggito il bigliettino di mano, bigliettino che ora Bulma stringe fra le dita affusolate. «Cuore tenero
Vegeta si ghiaccia nell’atto di sollevare un pacco per portarlo dentro casa. «Non so di cosa stia parlando» risponde, senza guardarla negli occhi. Tra sé e sé, pensa che prima o poi farà una capatina da Tarble per ringraziarlo e pestarlo, rigorosamente in quest’ordine. Prima il dovere, poi il piacere.
«Ha a che fare con ieri sera, vero?»
Si decide a guardarla, ora, lungo il corridoio dove lei l’ha seguito. Ha assottigliato gli occhi, ma sorride a un angolo della bocca e con una mano si accarezza la stoffa della maglietta di cotone che le copre il ventre prominente. Non potrà sapere (né lui glielo permetterà mai), ma con la sua testolina affilata può benissimo raccogliere gli indizi già per strada e intuire cosa possa essere accaduto, perché lei è l'unica a cui abbia permesso di vedere oltre l'armatura. E lei gli si avvicina quel che basta perché la pancia lo sfiori.
«Insegnale la perseveranza dei saiyan, se lei vorrà» gli dice, sorprendendolo, prima però di alzare un dito ammonitore. «Ma se pensi che ti dia carta bianca per il nome, caro mio, ti sbagli di grosso!»

~fin~



Angolino d’autrice:
Bulma sta già correndo all'anagrafe.

   
 
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