Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Nao Yoshikawa    06/11/2021    5 recensioni
«Daisy! Torna qui!»
Sua figlia ha imparato a camminare. Anzi, a correre. Se i primi mesi erano stati difficili, tra i pianti, l’allattamento e la mancanza di sonno, adesso Rose capisce che correre dietro una bambina cosa vivace non è tanto diverso.
«Ma!» risponde Daisy. Da quando ha imparato a correre, corre sempre. È come se inconsciamente cercasse qualcosa, come se dentro di sé sapesse che sia lei che sua madre hanno perso qualcosa.
A volte Rose si chiede cosa dovrà raccontarle quando inizierà a fare domande.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Daisy
 
Quando Rose la stringe tra le braccia per la prima volta, è un po’ come ricominciare a vivere. La sua bambina, che fino a poco prima strillava e piangeva, si è calmata nel momento in cui l’ha sentita sotto di sé, nel momento in cui ha sentito il suo cuore battere.
Rose sa che non dovrebbe sorprendersi, perché loro sono state unite per ben nove mesi, sentendosi l’una con l’altra. Eppure si sorprende comunque, è incredula: quella bambina l’ha fatta lei, anche se solo per metà è merito suo.
Vorrebbe che lui fosse lì, ma lui non c’è e non potrà esserci. La bimba geme e si lamenta, pretende di essere nutrita, di essere ascoltata. A pochi istanti dalla sua nascita, sa già come farsi ascoltare.
Piange e piange anche Rose. È felice di averla lì, dopo mesi di dubbi su cosa fosse più giusto fare, dopo i pianti, l’angoscia, il dolore atroce durante il parto in cui aveva creduto di morire. Ma piange anche per la tristezza, perché nel viso di sua figlia riconosce tratti che non sono certo suoi.
Vorrebbe sapere cosa deve fare, come farlo. È felice di non aver rinunciato a lei, ma si chiede se saprà darle tutto quello di cui ha bisogno. Lei, che è in fondo è solo una ragazzina impaurita, col cuore spezzato. Innamorata eternamente.
Bacia la testa di sua figlia. Ha pochissimi capelli, forse biondi e si calma all’improvviso, apre un poco gli occhi e la guarda. Rose pensa che sia proprio buffa con quell’espressione corrucciata e non sa come sia possibile, ma la ama già. Anche se l’ha appena conosciuta.
«Andrà tutto bene» le dice e lo dice anche a sé stessa. «Sarai felice, te lo prometto.»
La bimba fa un versetto, quasi avesse capito.
 
 
Rose si rende conto di quanto sia difficile essere madre e le viene facile ora capire la sua. Non può dire di essere sola, ma si sente in colpa. Sa cosa vuol dire crescere senza un padre e sa che per Daisy sarà la stessa cosa.
Il Dottore l’avrebbe amata, di ciò ne è certa. Sarebbero stati felici, in qualche modo, ma ci sono forze molto più grandi al mondo di loro.
Daisy è straordinaria e non pensa questo solo perché è sua figlia. Cresce di giorno in giorno vispa, allegra e intelligente. Sembra capire tutto e tutti e a volte, per strada, le persone fermano Rose per farle i complimenti.
«Che bella bambina» dicono. «Ti somiglia.»
«Grazie, è vero» risponde lei. «Ma in realtà somiglia anche a suo padre.»
Ed è vero, soprattutto quando Daisy s’imbroncia o quando si concentra a scoprire un nuovo e coloratissimo sonaglino.
È straordinario pensare che due persone possano unirsi e generare un esserino così piccolo, che in sé ha un po’ di entrambi.
Può sembrare banale, ma non lo è.
 
«Daisy! Torna qui!»
Sua figlia ha imparato a camminare. Anzi, a correre. Se i primi mesi erano stati difficili, tra i pianti, l’allattamento e la mancanza di sonno, adesso Rose capisce che correre dietro una bambina cosa vivace non è tanto diverso.
«Ma!» risponde Daisy. Da quando ha imparato a correre, corre sempre. È come se inconsciamente cercasse qualcosa, come se dentro di sé sapesse che sia lei che sua madre hanno perso qualcosa.
A volte Rose si chiede cosa dovrà raccontarle quando inizierà a fare domande.
 
Alla fine, Rose le racconta la verità. Sua figlia ha tre anni e mezzo – più quattro che tre e mezzo, ci tiene a specificare Daisy – e ha iniziato a fare domande. Lei ce l’ha un padre? E se ce l’ha, dov’è andato?
«Ci siamo dovuti separare, è stato prima che tu nascessi» le sussurra Rose, per farla addormentare. Daisy ha la frangetta bionda che le ricade sugli occhi e le ciglia lunghe. Con gli occhi scuri si meraviglia del mondo e di ciò sente.
«E non potete rincontrarvi? Dov’è adesso?»
Parlarne fa male, perché dopo tutto quel tempo Rose non ha smesso di amarlo. E qualcosa le dice che nemmeno lui ha mai smesso di amarla, ovunque si trovi.
«In un posto che non possiamo raggiungere. Ma Daisy, lui ti avrebbe voluto bene. Mi piace pensare che in qualche modo sappia di te. Lui è sempre stato pieno di risorse.»
Daisy si accoccola a lei con gli occhi socchiusi.
«Mamma, raccontami una storia. Come vi siete conosciuti, cosa avete fatto insieme?»
Rose le bacia la testa e allora inizia a raccontare. Sua figlia crede ad ogni parola, non pensa che si tratti di qualcosa di assurdo. Non sa se è perché è una bambina o perché per metà è in effettivamente diversa. Daisy si trova lì con lei, ma qualcosa di più grande la richiama a sé.
 
Daisy è molto diversa da come era Rose alla sua età. Non si può dire che sia schiva o poco propensa a fare amicizia, ma si trova bene da sola quanto in compagnia. Ha una parlantina in grado di incantare chiunque, anche se in molti provoca sgomento: come fa una ragazzina a conoscere tante cose? A volte, le dicono, sembra di un altro pianeta.
Daisy passa le notti nei weekend a leggere fumetti sotto le coperte, con una torcia. O a guardare vecchi film. Dice che da grande vorrebbe studiare l’astrologia o la fisica, o entrambi. Dice che l’universo è troppo vasto e che ci sono tante domande che si pone a cui vuole trovare risposta. Quando Rose l’ascolta un po’ si commuove, perché pensa che il Dottore sarebbe stato ben felice di dare una risposta alle sue domande.
 
«Mamma, guarda cosa ho fatto!»
Rose ha un tuffo al cuore. Sapeva che Daisy stava costruendo qualcosa (e ciò era piuttosto strano), ma non immaginava d ritrovarsi davanti ad una riproduzione del T.A.R.D.I.S. Più piccolo, certo. E in cartone, ma per un attimo si ritrova catapultata indietro di qualche anno.
«Daisy, ma come fai a… eri piccola quando te ne ho parlato» le sussurra.
Eppure la riproduzione è così fedele che sembra quasi che Daisy lo abbia visto con i suoi occhi.
«Lo so, sono stata brava» dice orgogliosa, poi si acciglia. «Quasi, dentro non è più grande, non sono ancora arrivata a tanto. Somiglia un po’ a quello in cui hai viaggiato?»
Rose la stringe da dietro.
«Direi di sì.»
Daisy si aggiusta gli occhiali.
«Sai, ho deciso. Un giorno andrò a cercarlo. Anche se l’universo è grande, io ho tutto il tempo del mondo.»
Rose non pensa che dica sul serio. O per meglio dire, vuole convincersi di ciò, perché sua figlia è sempre seria.
Ma non sa fino a che punto.
 
Daisy ha da poco compiuto quattordici anni quando le comunica la sua decisione.
«Io vado a cercarlo.»
A Rose cade la tazza di mano, si frantuma in mille pezzi. Perché è sorpresa? Lei era poco più grande quando ha iniziato a viaggiare con il Dottore, ma sa che non è la stessa cosa.
«Daisy, dov’è che vuoi andare? Non è in nessun posto che tu possa raggiungere.»
Ma sua figlia è ferma sulla sua decisione.
«Se quello che mi hai raccontato è vero – e sono sicura che lo sia – ed è vero che ce l’ho nel sangue, devo almeno tentare. Io voglio conoscere mio padre. Per favore, so quanto ci sei stata male, e quanto ci sono stata male io.»
Per la prima volta Daisy parla del suo dolore. Rose ha sempre saputo che c’era, ma sua figlia era una di quelle persone che non parlava mai del suo dolore. E sa anche che la colpa non è sua, che ha fatto del suo meglio, ma che ci sono vuoti che non possono essere riempiti. E le dispiace, le dispiace immensamente vedere le lacrime sulle sue ciglia. Daisy non aveva pensato nemmeno per un attimo che e sue storie fossero finzione, non aveva dubitato. Aveva fede, era ingenua o quel richiamo si era fatto più forte?
«Però, Daisy… sei ancora una bambina, non hai esperienza in queste cose.»
Lei sorride.
«Oh, lo so. Per questo tu verrai con me, mi sembri la più esperta.»
Per un attimo Rose rimane senza parole, ha una strana sensazione di déjà-vu. Si sente di nuovo quella ragazzina che scopre l’universo e il tempo accanto a lui. Non ha mai sperato di rivederlo. Forse non lo rivedrà mai, ma se si sbagliasse?
«M-ma è una follia…» cerca di fare appello alla razionalità.
«Oh, e beh? Come pensi che io sia qui, adesso? Proprio per una follia, quindi…»
Daisy sa essere convincente e a quelle sue parole Rose si arrende. Sin da quando è nata, ha sempre saputo che non sarebbe stata destinata alla normalità.
E nemmeno lei.
È passato tanto tempo dall’ultima volta, e certe cose non sembrano affatto cambiate.
Si chiede cosa le riserverà il futuro.
O qualsiasi tempo in cui finirà.

Nota dell'autrice
Questa storia rientra nella categorie "storie nate a random perché una mattina mi son svegliata e m'è venuta voglia senza motivo". Però sono abbastanza soddisfatta, anche se come al solito c'è una buona dose di angst (ma non è colpa mia se Doctor Who non da mai gioie). Però sul finale mi sono un po' ripresa. Se non fosse chiaro il padre di Daisy è Ten (ma va?) e lo so che ho lasciato un finale aperto, ma avevo bisogno di speranza, altrimenti mi deprimevo troppo. Spero vi sia piaciuta!

Nao
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa