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Autore: NyxTNeko    07/11/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 124 - Essere innamorati e avere senno è concesso a malapena agli dei -

5 dicembre

Presso l'hotel in rue Chantereine, dove madame de Beauharnais risiedeva, vi era un via vai di personalità importanti, ben note, nei vari, ampi salotti che la donna aveva fatto allestire; vi era lusso, ma anche buon gusto, la donna, infatti, era grande amante della moda francese e non aveva minimamente esitato nello sfoggiare tutto ciò che potesse, in qualche modo, destare ammirazione e curiosità agli ospiti.

Tuttavia la donna aveva predisposto ogni cosa per un individuo in particolare, che continuava a suscitare in lei curiosità, ma che non era particolarmente interessato a certi eventi mondani e quindi non vi partecipava - Ancora nulla madame? - chiese un uomo di circa settant'anni, avvicinatosi a lei con molto rispetto e grazia, nonostante l'aiuto del bastone e la manica che celava il braccio mancante. Era affezionato a lei.

- Marchese de Ségur, siete voi - emise sorridente la donna, era contenta di avere lala sua presenza in quella piccola corte che aveva creato quella sera. In passato era stato un grande uomo di guerra, sotto Luigi XVI maresciallo di Francia e ministro. Con l'ascesa del Terrore era caduto in disgrazia e finito in carcere, per poi rifarsi un nome, una volta tornato in libertà, grazie alle operette che componeva per poter sopravvivere, poiché ogni suo bene era stato sequestrato dalla Convenzione Nazionale. Sapendo del suo arrivo, Rose aveva fatto mettere in scena una delle sue vaudeville, ossia una commedia leggera in cui vi era alternanza di prosa e strofe cantate di arie conosciute.

- Non potevo mancare ad una delle vostre indimenticabili feste madame - le disse il marchese, dedicandole un cortese baciamano - Sono così sfarzose e lussuose che mi ricordano i tempi in cui frequentavo la corte di Versailles - ammise con un sospiro colmo di rammarico e di nostalgia. Sembrava fossero passati secoli da quei giorni, da quel mondo che la Rivoluzione aveva distrutto e stava cercando di seppellire definitivamente. Si raddrizzò ed osservò la sala gremita di gente che chiacchierava, rideva e si divertiva, proprio come accadeva alla Reggia "Forse nemmeno un evento straordinario come la Rivoluzione riesce a cancellare definitivamente il passato, non è l'unico posto in cui noto questo desiderio di leggerezza, da qualche tempo pare essere questo l'atteggiamento dominante a Parigi" rifletteva.

Rose sorrise dolcemente ma con rapidità, apprezzava il suo interesse e le sue premure, era forse una delle poche persone che era legata a lei in modo spontaneo e sincero, non certo per un qualche tornaconto personale, come era con Barras ad esempio - Rispondendo alla domanda di prima, immagino sia riferita al generale Buonaparte...

- Esattamente, madame - annuì l'uomo, accomodandosi su un piccolo spazio disponibile della dormeuse, su cui la donna era comodamente sdraiata - Siete davvero incuriosita da quel piccolo generale

- In parte è anche colpa vostra, marchese - gli ricordò la donna, sventolando il ventaglio, nonostante fosse pieno inverno e vestita leggerissima. Era più un modo per attirare lo sguardo su di lei che per allontanare il caldo - Siete stato voi ad aver affermato che quell'uomo diventerà grande, un giorno... - aggiunse con tono civettuolo e saccente.

- E lo ribadisco ancora una volta, Madame - affermò convinto l'uomo, voltandosi verso di lei per ammirarla in tutto il suo splendore ed eleganza - Vedo un futuro radioso per quel promettente generale, ha delle qualità davvero eccezionali per la sua età, le imprese di Tolone e di Parigi lo hanno dimostrato, può essere davvero un buon partito per voi, nonostante sia...

La donna scoppiò a ridere - Un buon partito? - nascondeva i denti anneriti dietro la mano agguantata, sempre aggraziata e provocante - Non esageriamo monsieur, lo voglio conoscere per farci due chiacchiere, per unirlo alla schiera di amicizie influenti, come sicuramente vorrebbe lui stesso, siccome sta diventando molto popolare negli ultimi tempi, se poi comprendo che potrebbe essere il tipo di uomo che prediligo, potrei anche pensare di sistemarmi...

- Capisco - riuscì solamente a dire il marchese, stupefatto dalla sua rivelazione. Probabilmente era un altro di quei uomini che voleva testare per capire se fosse adatto alla sua personalità, si chiedeva se fosse realmente capace di amare qualcuno o se per lei la vita non fosse altro che godimento del piacere; poteva in parte capire questo suo atteggiamento, avendo sofferto molto durante il Terrore, ma anche prima, con un marito violento e anaffettivo. Ma, essendo uomo, temeva quando una donna si comportava in tale maniera, perché era capace di ferire il cuore di tanti altri - Ma anche il solo fatto di avvicinarlo è un buon segno...

- Certamente, monsieur, inoltre potrebbe aiutare mio figlio, essendo un militare, il mio Eugène prova ammirazione per lui, dopo quel gesto così gentile da parte sua - precisò la donna con sincerità, quando parlava dei figli non riusciva a mentire o a nascondere i propri sentimenti, per loro era capace di fare qualsiasi cosa. Voleva che avessero un futuro stabile e felice, che non dovessero soffrire mai più, come era stato per lei.

- Sono convinto che anche per il generale sarebbe un onore avere vostro figlio come un suo aiutante o assistente - approvò l'anziano signore, sorridendo sinceramente al pensiero di quel giovane ragazzino di buon cuore e pronto ad onorare il nome della famiglia, dopo l'onta subìta dal padre, per colpa del Terrore.

- Ma da quel giorno è praticamente sparito - replicò la donna sospirando. Si mise seduta, chiuse il ventaglio e lo poggiò delicatamente sulle gambe coperte dal lungo e prezioso abito di seta - È un uomo decisamente singolare, non mi era mai capitato - si avvicinò al marchese e allungò la mano verso la schiena larga e possente del marchese - Dovrei provare con Barras forse, che mi dite amico mio, è una buona idea? - sbatté le lunghe ciglia.

Il marchese di Ségur si massaggiò il doppio mento; sicuramente pensava che Barras, adesso più che mai all'apice del potere, volesse averla ancora con sé; era dipendente da quel direttore, Rose puntava a uomini non soltanto potenti ma anche ricchi, che fossero in grado di spendere cifre esorbitanti per lei, altrimenti non riuscirebbe a spiegare la risposta che le aveva dato prima - Avete detto che non è particolarmente amante dei salotti, quindi dovete insistere sull'intimità, madame, e puntare sulle sue qualità, sul suo cuore, se mostrate interesse sincero, come sapete sicuramente fare con gli uomini, lo sono anch'io dopotutto, vedrete che non potrà rifiutarsi stavolta

Napoleone, intanto, continuava ad occuparsi della sicurezza dello stato con la sua solita solerzia e precisione. A qualcuno poteva sembrare ossessione questo suo elevato senso del dovere, che non gli concedeva né riposo, né tregua, ma per il generale il lavoro era fondamentale più del pane quotidiano. D'altronde era abituato da sempre alla fatica, oltre che allo studio costante, per cui lasciava cadere nel vuoto quelle chiacchiere che molto spesso gli giungevano.

Non soltanto Barras gli aveva proposto di prendersi qualche pausa, ma anche i suoi aiutanti, i quali, nonostante tutto, lo sostenevano sempre, pronti ad obbedire in qualsiasi momento. "Pausa? Riposo? Non ne ho affatto bisogno, ho così tanta energia in corpo che potrei lavorare senza sosta per una settimana di fila" ripeteva a sé stesso, stupito di tutta quella forza d'animo e volontà che possedeva.

Era come se si ritemprasse attraverso il lavoro, la sua fonte di energia inesauribile; anche perché sapeva che non sarebbe rimasto su quella scrivania per sempre, di dover dipendere per sempre da Barras, ma che, finalmente, avrebbe potuto continuare a costruire la propria carriera con le proprie capacità e mezzi, poter condurre un esercito verso le mete che lui desiderava visitare e, perché no, conquistare. "Solo tramite la guerra potrò rendere ancora più celebre il mio nome, non voglio essere ricordato come uno dei tanti generali della Rivoluzione, ma come colui che è emerso da essa e ha compiuto imprese memorabili!" Di questo ne era più che sicuro, doveva seguire la strada che gli indicava il destino e l'ambizione.

"Per fortuna Bourrienne è ritornato a Parigi" si ricordò di una lettera che gli aveva mandato qualche settimana prima, in cui si congratulava con lui per i risultati ottenuti, oltre che per aver sventato quell'assalto alle Tuileries, il 13 Vendemmiaio e gli comunicava la sua completa disponibilità per qualsiasi evenienza di tipo diplomatico. Voleva rinsaldare quel rapporto di amicizia che li teneva uniti dai tempi di Brienne e che sembrava basarsi sul rispetto e la stima reciproca. Naturalmente Napoleone era deciso ad utilizzare le doti del suo amico Louis Antoine per i propri scopi, avrebbe accettato senza condizioni.

"Luciano ha raggiunto l'armata del Reno in qualità di commissario, come gli ho indicato e Giuseppe si sta muovendo nei pressi di Genova per alcune questioni riguardante la Corsica" era soddisfatto di loro, si stavano dando tutti da fare per rendere ancora più noto il loro nome e legarlo definitivamente al destino della Francia "Luigi e Girolamo stanno studiando in prestigiose scuole militari, tutto è sotto controllo, mancano solo le sorelle da sistemare..." Il bussare della porta lo fece quasi sussultare e arrestò, bruscamente, quel flusso di pensieri - Avanti - sbuffò spazientito.

- Una lettera per voi, generale Buonaparte - riferì la staffetta che si curava della corrispondenza - È da parte di una signora

- Una signora? - domandò stupito Napoleone. A parte Desirée e le sorelle nessun'altra donna gli aveva mai scritto volontariamente una lettera, prima di allora - Po...portatemela pure... - balbettò inconsapevolmente, rivelando ancora una volta la sua goffaggine quando si trattava del gentil sesso. Il sottoposto obbedì, fingendo di ignorare il leggero rossore che si era formato sulle guance del suo comandante. Gli consegnò la lettera e poi si allontanò immediatamente, rivolgendo lo sguardo altrove, per evitare di aumentare il disagio del generale, fece un inchino ed uscì.

- Più che una lettera mi pare un biglietto - disse cercando di frenare la mano che tremava, lesse il mandante e spalancò gli occhi "La vedova Beauharnais?" preso da una furia che nemmeno lui riusciva a spiegarsi, staccò la ceralacca e la aprì, non era molto lunga, la calligrafia era molto spaziosa, curata e ben leggibile, sembrava quasi ricamata sul foglio con l'ago, anziché con la penna; la carta era molto pregiata, poteva tastare l' ottima qualità tra le dita. 'Generale Buonaparte' cominciava così, risentiva la sua voce nelle orecchie, pur avendola sentita una sola volta 'Non venite più a trovare un'amica che vi vuole bene; l'avete completamente dimenticata; avete torto, perché lei vi è teneramente affezionata. Venite domani a cena da me. Ho bisogno di vedervi e parlare con voi dei vostri interessi. Arrivederci amico mio, vi abbraccio. Vedova Beauharnais'.

Rimase a fissare quelle parole per parecchi minuti, in silenzio, incredulo di fronte a quelle frasi così piene di considerazione e di tenera amicizia. Si sentiva accaldato, il cuore prese a battere velocemente, non riusciva ancora a credere che una donna di quel rango, di quel livello, gli avesse realmente scritto, che si fosse ricordata di lui, nonostante il tempo passato. Istintivamente pose la lettera sul petto e chiuse gli occhi, il profumo di quella lettera lo pervase, inebriò i suoi sensi e quell'immagine leggiadra, che pareva sbiadita, tornò a bruciargli la mente, invadendola totalmente.

Non era amore, era ancora abbastanza lucido da rendersi conto che fosse una follia amare a prima vista una donna, soprattutto una come lei, vedova e amante dell'uomo più potente del momento, senza prima conoscerla appieno, eppure gli aveva risvegliato un sentimento che non credeva di possedere. Aveva negato al cuore quella volontà viscerale di legarsi amichevolmente alla vedova Beauharnais, per paura che potesse burlarsi di lui e si era sbagliato, perciò doveva rimediare al suo errore immediatamente.

Ripreso il controllo, con il battito tornato alla normalità, prese carta e penna e di getto lasciò che le parole si susseguissero, come una danza traballante, tra le righe immaginarie simile ad un pentagramma con le note 'Cara vedova Beauharnais' si sforzava di rendere la sua calligrafia leggibile 'Non riesco proprio a capire cosa abbia potuto spingervi a scrivere la vostra lettera. Vi prego di credere che non c'è nessuno che desideri la Vostra amicizia quanto me e che sia più pronto a fare qualcosa per dimostrarvelo' terminò con la sua firma inconfondibile e, con una cura inconsueta, piegò quella lettera. Richiamò di nuovo la staffetta e gliela porse, mostrando impassibilità e freddezza - Consegnatela a madame de Beauharnais e in fretta

- Agli ordini - rispose l'altro.

"Sarà dura attendere fino a domani sera questo incontro... dovrò prepararmi al meglio, cercare di essere presentabile...lei è così meravigliosa, non voglio sfigurare..." accorgendosi di star arrossendo, tentò di ricomporsi "Napoleone che ti prende? Dov'è finita la tua freddezza? In fondo è solo un invito di apertura alla società, mica una dichiarazione... riprenditi" si gettò a capofitto nel lavoro, in questo modo teneva la mente occupata su altro e non si deconcentrava. Almeno così si illudeva, più volte nel corso della giornata gli era capitato di sospirare, ripensando a lei.

6 dicembre

Il generale aveva lavorato quel giorno con più foga e impazienza del solito, la sua solita calma e l'autocontrollo erano sostituiti dalla rapidità. Chiunque si accorse che era gli successo qualcosa, i suoi aiutanti, che lo conoscevano più degli altri, lo avevano intuito, seppur non si fosse confidato con loro. Probabilmente perché aver il timone di aver preso l'ennesimo abbaglio o perché non voleva sembrare debole. I due si guardarono negli occhi e sorrisero leggermente, capirono all'istante di aver pensato alla stessa cosa e in fondo erano contenti per lui.

La sera arrivò rapidamente, anche se per Napoleone era stata una tortura, il breve giorno invernale gli era parso infinito. Aveva passato molto tempo allo specchio per controllare che stesse bene, per fortuna da quando era diventato comandante dell'Armata dell'Interno, il viso, in particolare era diventato meno emaciato e scavato rispetto a qualche mese prima, il fisico, invece, rimaneva ancora magro, non che gli dispiacesse. Si era concesso un bel bagno, lavato accuratamente i denti già bianchi e pettinato i capelli. "Mi auguro di farle comunque buona impressione, è la prima volta che mi curo in questo modo nei confronti di una donna" ingoiò la saliva, emozionato, lo stomaco in subbuglio, il cuore che aveva ripreso a galoppare.

Dopodiché, con un rapido scatto, afferrò la spada, che allacciò attorno alla vita stretta, avvolse il suo corpo sottile attorno al giaccone, mise sottobraccio il cappello ed uscì, raggiungendo la carrozza che lo avrebbe condotto all' hotel particuler ubicato a rue Chantereine. Junot e Muiron gli avevano augurato buona fortuna, conoscendo la sua difficoltà con le donne.

Nel frattempo Rose si stava preparando al meglio, doveva sfoggiare tutte le sue doti di ammaliatrice con lui. Quando aveva ricevuto la risposta da parte sua aveva compreso che il pesciolino aveva abboccato all'amo "Le donne sono un suo punto debole, dunque" pensava mentre si sistemava una preziosa collana di perle che Barras gli aveva regalato non molto tempo e che credeva di non dover indossare mai. La figlia Hortense era con lei, agitata e un po' confusa su ciò che sarebbe accaduto quella sera, sapeva solo che un altro uomo avrebbe occupato la mente della madre.

Eugène era già pronto nella sua uniforme, ci teneva a fare una bella figura con il generale, si sporse alla finestra e scorse una carrozza giungere e fermarsi davanti al cancello - È arrivato madre! - esclamò correndo ad accoglierlo per prima, mentre la madre stava aggiustando le ultime cose - Generale Buonaparte! - lo chiamò non appena lo vide inoltrarsi nel palazzo osservando il tutto con aria colpita.

"Tutto questo sfarzo! Questa bellezza! Deve essere ricchissima! Ho fatto bene ad avvicinarmi a lei!" pensava girando quasi vorticosamente attorno a sé, fino a quando si accorse del ragazzino che lo stava fissando sorridendo dolcemente - Ah eccoti Eugène, immagino che tua madre si stia preparando - disse avvicinandosi, gli regalò un'affettuosa pacca sulle spalle - E quindi hai voluto accogliermi tu

- Certo generale - rispose prontamente - Vi faccio strada? Sicuramente siete impaziente nel vederla - gli domandò con cortesia.

- Volentieri, Eugène, ti ringrazio... - riuscì ad emettere nel mentre avanzava seguendo il percorso del ragazzino, il quale era emozionato quanto lui. La vista di madame de Beauharnais, languidamente sdraiata sul triclinio più lussuoso che avesse, avvolta dalla pelliccia, che lasciava scoperte le spalle candide e dal lungo e prezioso abito nero. Questa visione gli provocò uno stato di eccitazione che a stento riusciva a soffocare. Avrebbe voluto parlare, muoversi ma non ci riusciva, non poteva fare a meno di guardarla, imbambolato.

Ci pensò Rose, divertita nel vederlo incantato, inebetito, a ridestarlo, porgendogli la mano profumata; ottenne il risultato sperato, Napoleone si svegliò dall'incantesimo con quel profumo familiare e si affrettò a baciarle la mano, senza smettere di fissarla con i suoi rapaci occhi grigi. A quel punto la donna gli disse, con un tono quasi cantilenante - Ah mio caro Buonaparte! Desideravo tanto rivedervi. Perché mi avete trascurato in questo modo, mentre io ho così tanto affetto per voi?

Buonaparte, sentitosi quasi in colpa per quelle parole, che lei pronunciava melodiosa, che risuonavano, però, al pari di un rimprovero risentito, si inginocchiò umilmente ai suoi piedi, poggiando il cappello al petto - Perdonatemi, madame de Beauharnais, non era mia intenzione recarvi tanto dispiacere, ero convinto che un povero generale come me fosse insignificante ai vostri occhi, per questo ho evitato di riavvicinarmi - subito alzò il volto, notò un mazzolino di viole che teneva sulla cintura e sorrise - Non l'ho fatto certo perché non destate in me alcun sentimento... - quelle parole gli erano uscite come un fiume in piena. Aveva nascosto il volto rosso e taciuto il resto del discorso che il cuore gli sussurrava.

- Siete perdonato generale, la vostra presenza qui ha cancellato questo dispiacere - allontanò la mano e si mise in piedi - Prima di andare a cenare, vorrei presentarmi la mia bambina Hortense - la piccola si era nascosta dietro la madre e lo guardava fisso, un po' spaventata.

Napoleone si alzò a sua volta ed eseguì un sincero inchino - Piacere mio Hortense, assomigli molto a tua madre - le accarezzò il viso prima che lei sfuggisse un po' - Diventerai bella e dolce come lei - aggiunse poi ammiccando.

- È un po' timida con gli sconosciuti... - la giustificò, non voleva aggiungere che era ancora traumatizzata da quanto era accaduto al padre e di come lui la trattasse.

- Non importa, madame, mi ha fatto piacere conoscerla anche così, in futuro chissà... - fece Napoleone torturando, tra le mani, il povero cappello. Improvvisamente vide arrivare, correndo con le zampe divaricate verso l'esterno, un carlino, che si fermò davanti alla donna, rivolgendo un ringhio sordo all'ospite. Buonaparte si ritrasse lievemente disgustato da quello che gli sembrava un piccolo cane brutto e bastardo. Gli abbaiava furiosamente contro.

- Fortuné non essere scortese con il generale - Rose la prese in braccio con delicatezza, sperando di calmarla leggermente. Solo dopo aver cullato un po' il carlino, questi si calmò, facendo ritornare il silenzio nella villa - Bravo tesoro mio - e gli diede un bacio sul pelo color ruggine, accarezzandoglielo - Ecco Fortuné è un po' gelosa degli ospiti...

- Capisco... - spostò lo sguardo teso e nervoso dal cane alla padrona, che rideva sotto i baffi. Napoleone, che in altre occasioni si sarebbe offeso, ridacchiò a sua volta, non riusciva ad arrabbiarsi con quella donna, neppure se aveva un diavolo in casa.

- Seguitemi generale, il tavolo è pronto, so che state morendo di fame, siete stato in ansia per tutto il giorno scommetto e quindi non avete mangiato nulla - gli sussurrò suadente all'orecchio, allontanando leggermente il cane per evitare che rovinasse il momento - Ho fatto preparare delle specialità che sicuramente vi stupiranno

- Avete il potere di leggermi la mente - rispose Napoleone sorridendo, sempre più imbarazzato. Doveva evitare di puntare lo sguardo sulle parti scoperte, doveva mantenere il contegno - Sapete come prendermi, vi seguo, madame - le porse il braccio libero, pensando "Dovrei avere paura di questo suo 'potere', eppure ne sono affascinato...se non addirittura innamorato". Non si era reso conto di quanta verità ci fosse in questo semplice pensiero.

 

   
 
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