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Autore: fiorediloto40    07/11/2021    0 recensioni
- Perché non ti amo - la frase, così dolorosa per chi stava ascoltando, uscì dalle labbra del bel cavaliere della Vergine con la facilità di chi non prova sentimenti, nemmeno un briciolo di pietà per la persona di fronte a lui.
Mu, in piedi davanti a lui, rimase pietrificato davanti alle parole prive di emozioni di colui al quale già da tempo aveva affidato il suo cuore. Un cuore che ora, come se nulla fosse mai accaduto, veniva gettato con noncuranza come fosse spazzatura.
I personaggi non sono miei, ma appartengono a Masami Kurumada.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Gold Saints, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Perché non ti amo - la frase, così dolorosa per chi stava ascoltando, uscì dalle labbra del bel cavaliere della Vergine con la facilità di chi non prova sentimenti, nemmeno un briciolo di pietà per la persona di fronte a lui.
 
Mu, in piedi davanti a lui, rimase pietrificato davanti alle parole prive di emozioni di colui al quale già da tempo aveva affidato il suo cuore. Un cuore che ora, come se nulla fosse mai accaduto, veniva gettato con noncuranza come fosse spazzatura.
 
Quella mattina era iniziata esattamente come tutte le altre, le solite incombenze mattutine, e poi l’allenamento al Colosseo. Il sole brillava alto nel cielo terso, l’estate stava entrando nel pieno della stagione, ed il caldo cominciava a farsi sentire, soprattutto per chi, come il tibetano, era abituato all’aria fredda e sferzante delle cime himalayane. 
 
Come ogni mattina, dopo aver sbrigato le consuete faccende domestiche, Mu era sceso ad allenarsi insieme agli altri cavalieri d’oro; indubbiamente avvantaggiato rispetto alla maggior parte dei compagni d’armi abitando nel primo tempio, la distanza da percorrere era minima. Il contrappasso era ovviamente rappresentato dalle convocazioni nella sala patriarcale.
 
Dopo essere sceso nell’arena, come da sua abitudine prima di iniziare l’allenamento, era salito sugli spalti con l’intenzione di salutare il suo partner con un leggero bacio sulle labbra.
 
Mu e Shaka erano diventati ufficialmente una coppia poco tempo dopo il loro risveglio. Atena aveva pianto molto la morte dei suoi cavalieri più forti e leali, così suo padre, mosso a compassione dal dolore della figlia, aveva esaudito l’unica richiesta che la dea gli avesse mai fatto, riportando in vita tutti i dodici cavalieri d’oro, più Kanon, che condivideva con Saga il tempio dei Gemelli, e Shion, che, nonostante qualche remora nell’accettare una nuova vita dopo anni di riposo, aveva acconsentito a riprendere il suo posto come legittimo Patriarca.
 
Tra i primi a svegliarsi grazie al loro cosmo, che, essendo più potente degli altri, aveva impiegato poco tempo a rispondere al richiamo divino, la prima preoccupazione di Mu e Shaka era stata l’uno per l’altro. 
 
Da quando l’Ariete era tornato in pianta stabile al Santuario, e nel susseguirsi delle battaglie culminate con la guerra santa contro Ade, i due cavalieri avevano compreso che i rispettivi sentimenti andavano ben oltre l’amicizia; l’affinità che li aveva sempre caratterizzati nei loro modi di essere, simili ed allo stesso tempo complementari, era diventato con il tempo un bisogno costante di essere l’uno accanto all’altro. A ciò si aggiungeva una forte attrazione fisica che, essendo stata messa da parte per adempiere ai loro doveri di cavalieri, non poteva più essere ignorata.
 
Ciò che accadde dopo il loro risveglio fu una naturale conseguenza di quanto avessero già compreso prima di morire.
 
Shaka si allenava raramente insieme agli altri; essendo il suo potere prettamente psichico, la maggior parte dell’allenamento consisteva nel rafforzare le sue già potenti tecniche. Le rare volte in cui praticava la lotta era insieme a Mu, ma sempre nella discrezione di uno dei loro templi. Tuttavia, ogni mattina scendeva al Colosseo solo per poter vedere il suo bellissimo agnello; al termine, si recavano insieme al tempio dell’Ariete, dove condividevano la maggior parte del tempo. Anche se ormai vivevano in tempi di pace, le armature da riparare erano sempre molte, e poiché la fucina era collocata nel primo tempio, per Mu era difficile stare lontano dalla sua dimora a lungo. 
 
Le notti, però, venivano trascorse quasi sempre nel tempio della Vergine, la cui collocazione garantiva alla coppia una maggiore discrezione.
 
Ormai erano passati sei mesi da quando avevano reso ufficiale la loro relazione, che diventava ogni giorno più solida; ovviamente vi erano momenti di attrito com’è naturale in ogni coppia, ma il loro sentimento, unito al rispetto e all’ammirazione reciproca, permetteva loro di superare ogni difficoltà, ogni incomprensione.
 
Il loro amore era evidente. E come ogni cosa evidente, arriva il momento in cui potrebbe infastidire qualcuno. Soprattutto qualcuno che non sta passando un buon periodo.
 
Milo e Camus vivevano una situazione diametralmente opposta a quella di Mu e Shaka. 
 
Una volta risvegliatosi, Camus aspettò pazientemente che il compagno tornasse in vita, e passò molto tempo al suo capezzale nella speranza che la sua vicinanza accelerasse il procedimento. 
 
Quando ciò avvenne tuttavia, la reazione dell’ottavo guardiano non fu quella immaginata... Milo era ancora profondamente ferito dal tradimento di Camus durante le battaglie; quantunque razionalmente capisse le ragioni che avevano motivato l’Acquario e, nonostante le spiegazioni e le scuse di quest’ultimo, aveva troncato con lui qualunque rapporto. L’amore di Milo e Camus non era un segreto per nessuno già da tempo, soprattutto perché lo Scorpione non aveva mai fatto mistero dei sentimenti che nutriva per l’amico, che però, schivo per natura, aveva sempre vissuto la loro relazione in modo più intimo e riservato. 
 
Con tutta probabilità, Milo aveva incanalato in quel rifiuto anche le precedenti frustrazioni dovute alla eccessiva serietà e freddezza del cavaliere dell’Acquario, intravedendovi la possibilità di fargli provare la sofferenza che aveva sempre subito a causa del suo carattere.
 
Naturalmente, vedere davanti a sé una coppia felice, lo rendeva estremamente depresso e vulnerabile a pensieri poco onorevoli.
 
Quella mattina era iniziata come tutte le altre, e la bellissima giornata non lasciava presagire nulla di ciò che sarebbe accaduto al primo guardiano.
 
Giunto nell’arena, era andato come ogni giorno dal suo compagno per salutarlo con un bacio, ma il suo dolcissimo sorriso svanì nel momento in cui Shaka voltò il viso dall’altra parte pronunciando un secco - No! -.
 
Perplesso, Mu raddrizzò la sua postura, essendosi abbassato per salutare il suo partner seduto, e inclinò la testa di lato in una domanda silenziosa, ma visibile sul volto accigliato. “Perché?”.
 
La risposta di Shaka, che, sebbene mantenesse la sua solita postura distaccata, sentiva il suo cuore lacerarsi, fu secca e pronunciata in modo che tutti potessero sentire - Perché non ti amo! -.

A quell’affermazione, un silenzio spettrale regnò nell’intera arena. 
 
Gli altri dorati, che stavano chiacchierando allegramente tra di loro prima di iniziare l’allenamento, si zittirono improvvisamente alle parole del cavaliere della Vergine, solitamente molto schivo su tutto, ed in particolar modo sulla sua vita privata. Inevitabilmente sorpresi, gli occhi di tutti si rivolsero al primo guardiano.
 
Nessuno sapeva cosa aspettarsi. Infatti, nonostante Mu vivesse nel Santuario ormai in pianta stabile, e andasse in Jamir solo quando l’allenamento del suo discepolo Kiki lo rendeva necessario, i suoi tredici anni di assenza, uniti al suo carattere gentile ma riservato, pesavano molto sui rapporti personali. Per molti Mu rappresentava ancora un mistero, e non sapevano che reazione aspettarsi in una situazione come quella. 
 
Tutti però sapevano che il genio dell’Ariete poteva essere imprevedibile...i suoi pensieri erano sconosciuti ai più, e solo pochissimi potevano intuire che cosa ci fosse davvero dietro al suo aspetto gentile.
 
Profondamente ferito per le parole di Shaka, che non comprendeva, poiché fino a quel momento l’indiano non aveva fatto nulla che lasciasse presagire quanto detto, oltreché umiliato dal fatto che avesse scelto un momento in cui tutti i loro compagni erano presenti, Mu ingoiò il dolore rimanendo apparentemente imperturbabile, solo i suoi pugni serrati lasciavano intravedere la rabbia che provava. 
 
Il viso impassibile, la voce calma come sempre, ma insolitamente dura - mi auguro che questo ti diverta Shaka... perché ti divertirà a lungo, da solo... - dopo aver marcato le ultime parole, voltò le spalle al sesto guardiano per scendere nell’arena.
 
Pur conoscendo bene l’Ariete, e nonostante la ragione gli suggerisse di aver agito correttamente, il cuore di Shaka comprese immediatamente il grave errore che aveva appena commesso; per qualche strana ragione immaginava che Mu avrebbe cercato di dissuaderlo, o forse lo sperava, ma le sue ultime parole, scandite in modo lento e chiaro, gli avevano gelato il sangue.
 
- Mu...- tradendo con la voce solo un minimo del nervosismo che in realtà stava provando, una sensazione così inusuale per l’imperturbabile Vergine, cercò di chiamarlo indietro, ma l’Ariete proseguì la sua discesa, non mostrando la minima titubanza.
 
Aphrodite, che come tutti gli altri cavalieri aveva assistito alla scena, era rimasto a bocca aperta. Istintivamente si mosse per andare incontro al suo amico, ma Deathmask lo bloccò tenendogli un braccio - Non ora, Fiore, non ora... - disse scuotendo la testa. Lo sguardo perplesso di Dite lo costrinse a continuare - Se adesso vai da lui a consolarlo, si sentirà profondamente umiliato, più di quanto lo sia già...lascialo per dopo, quando avrà bisogno di un amico...-.
 
Dite guardò Deathmask...aveva ragione, adesso Mu avrebbe dovuto sfogare la rabbia. Lo guardò con tenerezza, nonostante si conoscessero da tanti anni, quell’uomo continuava a stupirlo. Maschera, come lo chiamava Dite, era cambiato da quando erano tornati in vita. Il suo carattere conservava ancora molte asperità, ma la crudeltà che lo aveva sempre contraddistinto, era stata lasciata indietro...probabilmente nella loro vita passata. 
 
Quando Dite e Mu cominciarono una bella amicizia, dopo un chiarimento fortemente voluto dallo svedese che lo aveva ringraziato per le parole di fiducia rivolte a lui e a Deathmask davanti al muro del lamento, l’italiano inizialmente ne fu infastidito; conoscendo la bontà d’animo del primo guardiano, temeva che Dite potesse esserne affascinato. Tuttavia, sapendo che Mu era una persona molto seria, oltreché completamente innamorato della Vergine, e fidandosi di Dite che non gli aveva mai dato modo di dubitare dei suoi sentimenti, con il tempo aveva compreso che la loro era veramente un’amicizia e nulla più, e aveva finito con il guardare di buon occhio il loro rapporto. 
 
Inoltre, ma non lo avrebbe mai ammesso, nutriva molto apprezzamento per Mu...dopo lo scontro avvenuto al primo tempio nella guerra contro Ade, Maschera aveva dovuto rivedere l’opinione su di lui...l’Ariete arrabbiato era molto pericoloso.
 
In disparte, Milo ridacchiava sommessamente... Non avrei mai immaginato che l’avresti fatto davvero, e, lungi dal provare un minimo di rimorso e di rammarico per i suoi compagni, si crogiolava in una sorta di autocompiacimento per essere riuscito a dividere la coppia più ammirata del Santuario.
 
Se lui non era felice, perché gli altri dovevano esserlo?
 
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto di qualcuno alle sue spalle...qualcuno che aveva notato le sue espressioni divertite durante tutta la scena, e nella sua mente brillante aveva già fatto qualche collegamento.
 
- Non so come e ne ignoro la ragione, ma so che tu c’entri qualcosa... - la frase sibilata nel suo orecchio, la voce, fredda quanto il suo proprietario, fecero sobbalzare Milo, ma Camus lo oltrepassò senza dargli il tempo di rispondere.
 
Pur potendo guardare solo le spalle dell’undicesimo guardiano, Milo alzò il mento in segno di sfida. 
 
Il suo piano era perfettamente riuscito, e non sarebbe stato di certo un insulso pinguino a rovinargli la festa. Ad una ad una sarebbe riuscito a dividere anche tutte le altre coppie del Santuario, Aphrodite e Deathmask, Aioros e Shura, financo Shion e Dohko. Nulla sembrava essere rimasto del valoroso Scorpione, quello che era amico di tutti, che faceva scherzi e organizzava feste per condividere la sua allegria con i compagni; l’astio e l’invidia che regnavano nel suo cuore spezzato, nutrivano la sua mente di pensieri arroganti e prevaricatori.
 
Ciò che probabilmente non aveva calcolato, è che prima o poi questo si sarebbe rivolto contro di lui. Questo era inevitabile.
 
Camus andò incontro a Mu che era appena sceso nell’arena, e, come se nulla fosse accaduto si rivolse a lui, il tono monotono come sempre - Mu, ti va di allenarci insieme? -.
 
Mu annuì con un leggero sorriso; pur essendo molto infelice, non avrebbe mai mostrato scortesia verso chi non aveva alcuna colpa.
 
In realtà Camus, in modo discreto, stava cercando di aiutare l’Ariete ad uscire dalla sgradevole sensazione di essere al centro dell’attenzione, ed infatti, dopo di loro, anche tutti gli altri cavalieri si dispersero per cominciare l’allenamento mattutino.

Pur non avendo condiviso in precedenza alcun legame, anche a causa delle rispettive assenze dalla vita del Santuario, Mu e Camus erano diventati amici da un po' di tempo a questa parte. 
 
A dirla tutta, quella di avvicinare il francese era stata un’iniziativa dell’Ariete. 
 
Dopo il rifiuto di Milo, Camus era scivolato in una profonda depressione, anche se a prima vista nessuno lo avrebbe notato; l’undicesimo guardiano, naturalmente schivo e taciturno, appariva agli occhi dei compagni come al suo solito. Tuttavia per Mu, dotato di una sensibilità ben più spiccata rispetto a quella di molti dorati, non era stato difficile capire che qualcosa non andava nell’Acquario, e dopo averlo visto spesso abbattuto mentre passava per il primo tempio, aveva cominciato ad invitarlo, a volte per un tè, talvolta per una partita a scacchi, a volte per parlare di qualche libro, dato che erano entrambi lettori incalliti e possedevano un’invidiabile biblioteca. 
 
Camus all’inizio aveva rifiutato; non avendo voglia di parlare con nessuno pensava che l’Ariete fosse solo l’ennesimo ficcanaso, ma vedendo che Mu non si offendeva né arrendeva, aveva finito con l’accettare i suoi inviti. 
 
Quale sorpresa era stata per l’Acquario che il tibetano non gli avesse chiesto nulla sulla sua vita privata!
 
La verità è che Mu voleva solo far capire al compagno d’armi di non essere solo; avendo percepito il dolore che albergava nel suo cuore, gli aveva fatto comprendere di essere a disposizione se e quando avesse voluto aprirsi. Il tibetano sapeva essere estremamente paziente, e pur intuendo i dispiaceri dell’altro, era molto discreto, e avrebbe aspettato che Camus si sentisse libero di sfogarsi. 
 
Cosa che, alla fine, avvenne. 
 
Dopo aver preso più confidenza, grazie al tempo speso parlando degli argomenti più disparati, e condividendo talvolta un silenzio confortante, Camus aveva finalmente aperto il suo cuore a qualcuno, facendo fluire mesi di sofferenza che gli affliggevano la mente e l’animo.  Mu si era dimostrato un ascoltatore attento e paziente; non emettendo alcun giudizio, si era limitato a raccogliere lo sfogo del francese e a confortarlo. In conseguenza di ciò, pur continuando a soffrire per l’atteggiamento di Milo, che manteneva fermo il suo rifiuto, Camus riprese ad avere una vita sociale quasi normale, e molto merito andava senza dubbio all’Ariete.
 
Naturalmente Shaka non aveva visto di buon occhio i nuovi amici del suo partner. 
 
Pur non avendo mai avuto motivo di dubitare della fedeltà di Mu, sia Aphrodite che Camus gli sottraevano tempo prezioso per stare con il suo agnello e, anche se la sua natura orgogliosa non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo apertamente, era geloso che qualcun altro avesse le attenzioni del tibetano, anche solo per amicizia. 
 
Questo talvolta causava accese discussioni tra i due cavalieri ritenuti, a torto, i più pacifici del Santuario, ma Mu, nonostante intuisse i sentimenti di gelosia del sesto guardiano e ne fosse anche indubbiamente lusingato, era stato molto chiaro. Non avrebbe mai abbandonato chiunque avesse avuto bisogno di aiuto.
 
Shaka aveva accettato a malincuore la volontà di Mu; razionalmente riconosceva le ragioni che spingevano il suo compagno a comportarsi in questo modo, e d’altronde il suo nobile cuore era una delle tante cose che lo avevano fatto innamorare di lui, ma irrazionalmente non poteva fare a meno di essere geloso del tempo che Mu trascorreva insieme agli altri.
 
Era ovvio che, in quella giornata così spiazzante per l’Ariete, i suoi amici volessero aiutarlo.
   
 
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