Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: ThorinOakenshield    10/11/2021    3 recensioni
Una storia a quattro mani scritta con Emmastory, una one shot carina con una morale:) scritta per alleggerire la vostra giornata
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salute a tutti! :D è da un po' che non pubblico qui.
Ieri la mia amica Emma ha trovato quest'immagine molto carina, e mi ha proposto di scriverci una short story a quattro mani e di pubblicarla sul mio profilo.
Dunque, eccola qua per voi! :) è la prima volta che collaboriamo insieme, spero che la os vi piaccia :*

Una promessa è una promessa



Il piccolo fu dolcemente svegliato dal rumore del mare. Non aveva ancora aperto gli occhi, ma poteva sentire con abbastanza chiarezza il suono delle onde, l'odore della salsedine... Confuso, il draghetto blu aprì le palpebre. Ecco perché stava così comodo! Stava dormendo sulla sabbia! "Iku" disse confuso (Iku era il suo nome, lo ripeteva spesso). Il drago decise di alzarsi sulle zampe, e notò con una certa meraviglia di essersi risvegliato in una spiaggia tropicale. Scuotendo leggermente la testa, si guardò intorno, e fu allora che li vide definitivamente: sabbia, acqua, sole, accompagnati da un certo tepore. Erano tutt'intorno a lui, ovunque guardasse. In silenzio, chiuse gli occhi, e respirando a fondo, sentì qualcosa solleticargli il naso. Che buono che era quell'odore... Lento, iniziò a muoversi sulla rena, ridacchiando nel vedere le proprie impronte, finché all'improvviso qualcos'altro non attirò la sua attenzione. Era proprio lì vicino all'acqua, a pochi passi da lui.
"Iku?" fece, curioso. Fu quindi questione di attimi, allo scadere dei quali, non attese oltre. Quello era un posto nuovo, c'erano tante, forse troppe cose da imparare, e i draghi giovani come lui erano da sempre noti per la loro intraprendenza.
Così, finalmente decise di indagare, e fatti pochi passi, non riuscì a credere ai suoi occhi. Quello che aveva davanti era soltanto un sasso intrappolato nel bagnasciuga, ma era così liscio e lucente da fargli brillare gli occhietti, anch'essi azzurri come il resto del corpo.
A quella vista, le sue ali fremettero lievemente. Succedeva sempre quando era felice. Incuriosito, non smise di osservarlo, e il sole lo colpì in pieno, evidenziando una crepa che quasi lo spaccava in due. Che strano che era, chissà da quanto era lì, e cosa l'aveva causata... Iku non lo sapeva, ed era deciso a scoprirlo, ma come fare? Quello era un paradiso, ed era vero, ma era così solo! Nessuno l'avrebbe mai detto, ma a Iku mancava la mamma. Non aveva idea di come fosse finito in quella spiaggia da sogno, si era misteriosamente risvegliato lì, e non sapeva come avrebbe fatto a tornare a casa. Però la curiosità fu più forte della paura e delle preoccupazioni, così il giovane drago tornò ad indagare quel particolare sasso - ma si trattava davvero di un sasso? –
Ben presto, Iku notò che ce n'erano altri. Essi conducevano ad un forziere stracarico di gemme, sembrava proprio un forziere dei pirati, come quelle storie che la madre gli raccontava per farlo addormentare.
"Iku..." sospirò, osservando sbalordito le monete e le gemme brillare all'interno dello scrigno. Subito dopo, Iku si accostò al forziere, esaminando con lo sguardo ogni ben di dio, con le chiare intenzioni di giocarci. Il drago non ebbe nemmeno il tempo di mettere una zampa su una sola gemma, che una voce sbottò subito: "Ehi! Quella non è roba tua!"
A sentire quelle parole, il piccolo Iku sobbalzò, e spaventato, fece saettare lo sguardo in tutte le direzioni, finché i suoi occhi non si posarono su qualcosa di nuovo, e... strano. Giovane com'era non aveva altra idea di come descriverlo, e chi al suo posto ne avrebbe avuta una? Era un animale come lui, chiaro, anche se magari non antico o magico, ma non importava, era soltanto strano. Fermandosi a guardarlo, poi ridacchiò, portandosi una zampa alla bocca per nascondere il sorriso e la risata.
"Che cos'hai da guardare? Non hai mai visto un granchio, da queste parti?" replicò la creatura, che finalmente aveva un'identità.
Pur ascoltandolo, Iku non riuscì a smettere di ridere, tanto da dover posare una zampa sulla pancia per lenire il dolore. Non avrebbe voluto, ma lo trovava divertente, e non poco, specie per il modo in cui camminava. A scatti, lì sulla sabbia, a destra e a sinistra, e non avanti o indietro come lui. Fra una risata e l'altra, quindi, il draghetto non rispondeva, e notando quel modo di fare, il granchio si fermò, sollevando e aprendo le chele una e più volte, facendole schioccare come a voler rompere qualcosa. "Dico a te, piccoletto!" insistette, inviperito. Finalmente, il drago smise di ridere, e con un gesto della zampa, provò a scusarsi. "Iku" disse soltanto, allungandola per presentarsi.
A quella vista, il granchio piegò la testa di lato, e dopo qualche istante di silenzio ed esitazione, l'accettò, stringendola a suo modo in una chela. Lentamente, per non fargli male. "Piacere, Iku, io mi chiamo Shelldon" gli rispose poi, abbozzando un sorriso.
Felice, il piccolo sentì le ali fremere ancora, e in silenzio, lo imitò in quel sorriso, per poi indicare con un artiglio ciò che aveva trovato. "Iku!" esclamò, orgoglioso. "Visto? Hai visto?" sembrava dire, continuando a indicarlo, ora con l'artiglio, ora con un cenno del capo. Voltandosi in quella direzione, Shelldon rivide il forziere, poi incrociò le chele. "Bel bottino, amico, ma non è tuo, sai?" commentò, per poi scivolare nel silenzio in attesa di una risposta.
Per sfortuna del granchio, questa non arrivò mai, o perlomeno non fu verbale, poiché colpito, Iku corse verso quella cassa luminosa, e con un balzo, atterrò proprio in cima al cumulo di monete e preziosi, gli occhi chiusi e il musetto rilassato, in un'espressione di pura quiete e beatitudine. Era strano a dirsi, ma era più felice di quanto non lo fosse mai stato. Chi lo sapeva, forse quel luogo così lontano da casa non era poi tanto male, in fondo era pieno di giocattoli! Sotto il sole per di più, la sua pelle e le sue scaglie sembrarono brillare di luce propria, ma ad un tratto la sua personale bolla di quiete e calma scoppiò, riportandolo subito alla realtà. Che era stato quel rumore fra gli alberi? Non lo sapeva, e colto alla sprovvista, scoprì subito i denti, per poi iniziare a sbuffare sonoramente, fino ad emettere fumo dalle narici, e dopo alcuni sforzi, soltanto una piccola scintilla. Non era fuoco, era ancora troppo piccolo per produrne in grandi quantità come la mamma o il papà, ma non importava. Forse, chiunque fosse nascosto sarebbe fuggito a gambe, o zampe, levate. Era piccolo, ma ciò non significava che fosse stupido, né debole, e voleva, anzi, doveva difendersi.
"Andate via, sono le mie cose luccicanti!" parve voler dire, preparandosi a fronteggiare gli intrusi e guardarli negli occhi, i suoi ridotti a due fessure per la rabbia.
Da allora in poi, il silenzio cadde ancora sulla spiaggia, spezzandosi quando un cespuglio si mosse. Impossibile, dato che non c'era neanche un alito di vento.
Irremovibile, nonché dimentico del granchio, Iku rimase dov'era, pronto ad ogni evenienza.
Poco dopo, più grande di lui e decisamente più pelosa, un'altra creatura. Non riusciva a crederci. Era del tutto convinto di essere da solo, eppure più passava il tempo, più la spiaggia si popolava.
"Shelldon?" chiese quella nuova voce, appartenuta, come Iku vide, alla palla di pelo. Voltandosi a guardarla, il granchio rimase in silenzio, e con un breve gesto, intimò all'altro di non muoversi. "Fermo, George, quello è un tipetto tosto."
Ma George, trattandosi di una scimmia, era curioso quanto Iku. Lo osservò inclinando la testa, la stessa cosa fece il draghetto.
"Iku!" esclamò il nostro adorabile protagonista.
La scimmia sbatté le palpebre. "Iku?" domandò perplesso.
"Credo sia il suo nome" rispose il granchio, brusco.
George raggiunse il nuovo arrivato, con un energico e scattante salto. "Ti piacciono le gemme?"
"Iku, Iku Iku." Pareva quasi che il giovane drago stesse ridendo, mettendo le sue piccole zampe fra i tesori del forziere.
George sorrise divertito, mentre Shelldon sembrava tutt'altro che sollazzato: "Ti ho già detto che questa roba non è tua!" Si avvicinò al piccolo, impedendogli di toccare alcunché.
Iku lo guardò amareggiato. Iniziò a tirare su col naso, mentre i suoi occhioni si fecero sempre più lucidi. Di lì a poco scoppiò a piangere come un bambino, facendo sentire giusto un po' a disagio i due presenti.
"Ecco, vedi, l'hai fatto piangere!" brontolò George.
"Non l'ho fatto piangere!" obiettò il granchio. "Questi giovani d'oggi sono così sensibili! Non è mica colpa mia!"
"Oh, ma insomma! Che cos'è tutto questo baccano?!" Una terza voce si aggiunse a quella dei due litiganti, e un lieve fruscio fra le foglie più tardi, eccola. Le piume nere, il petto bianco, e ultimo, ma non per importanza, il becco lungo, appuntito e di tre tinte diverse. Rosso, giallo, e stranamente anche azzurro. Proprio come Iku, che con gli occhi ancora velati dalle lacrime, ora guardava la nuova arrivata. Aveva due zampe come lui, e quella che capì essere la sua bocca gli ricordò tanto il piccolo corno che aveva sulla punta del naso. Era amichevole? Non ne era sicuro, ma non vedeva l'ora di scoprirlo. Tirando ancora su col naso, si asciugò gli occhi con una zampa, poi l'agitò in direzione di quella che ancora era una sconosciuta.
"Ciao a te, piccino. Sono Lupe, tu?" gli disse quest'ultima, gli occhi scuri che brillavano, segno di un sorriso e di una felicità che il lungo becco le impediva di mostrare. Potendo avrebbe sorriso, ma alla sua nascita, così come per quella di tutti i suoi simili, la natura aveva avuto altri piani. Finalmente più calmo, il draghetto respirò a fondo per prepararsi a parlare, ma prima che potesse farlo, qualcuno lo interruppe. "Si chiama Iku, non fa che ripeterlo. E in più non sembra capace di dire altro." In quel momento fu Shelldon a parlare, serio e annoiato al tempo stesso, nonché decisamente più collerico del solito. Brontolare era una sua caratteristica, in molti avrebbero detto che provare a calmarsi gli avrebbe giovato, ma lui ascoltava? Mai. Solo una volta George gli aveva raccomandato di lavarsi le chele prima di affettare e magari assaggiare una banana, e quando poi gli aveva chiesto se l'avesse fatto davvero, lui cosa aveva risposto? Forse. Non sì, e neanche no, ma forse. A suo dire la perfetta via di mezzo per evitare domande scomode, o come in quel caso, semplicemente noiose.
"Shelldon, santo cielo!" esclamò allora Lupe, già esasperata. In genere i tucani come lei erano uccelli tranquilli, abituati a starsene sugli alberi e a osservare il mondo da quella prospettiva, e fra i tre era anche quella più buona e positiva, ma a volte quell'odioso granchio metteva a dura prova la sua pazienza. "Povero, è solo un cucciolo!" aggiunse poco dopo, zampettando verso Iku e prendendolo, metaforicamente e letteralmente, sotto la sua ala. Di nuovo in lacrime, il draghetto si irrigidì per un istante, poi si rilassò, ricambiando a suo modo quel gesto. Incerto, posò una zampa sul morbido piumaggio della sua colorata aiutante, per poi avvicinarsi e sfiorare le sue con la coda. Solo allora ne fu sicuro. Era una nuova amica.
Sorpresa, Lupe lo lasciò fare, e pur restando lì ferma in quell'abbraccio per pochi secondi, si assicurò di non muoversi finché lo strano esserino non si fosse calmato del tutto. "Su, su... tranquillo, piccolino... Racconta alla zia Lupe che succede. Sei solo? Hai trovato tu quelle cose luccicanti?" provò a chiedergli, per poi zittirsi e lasciare che spiegasse.
Alla sua domanda, soltanto una serie di versi da parte del giovane drago, tutte ripetizioni e spezzettature del suo stesso nome, esattamente come era successo con il granchio e la scimmia. "Iku..." finì di dirle, indicando per l'ennesima volta il forziere, sia con la zampa che con lo sguardo.
Seguendolo, Lupe annuì a sé stessa, e camminando lentamente nella direzione mostrata dall'amichetto, si mosse sulla sabbia fino a raggiungerlo, e sempre con cura e lentezza, prendere nel becco una delle tante monete. Una soltanto, per non dare l'impressione di voler rovinare il resto di quella luminosa e preziosa composizione. Una volta fatto, la tenne stretta, e sollevando di scatto il capo, la lasciò andare, lanciandola in aria. E così, la moneta sembrò librarsi, quasi sospinta dal vento, finché il tucano non la riprese al volo. "Vedi che divertente? Dai, prova tu!" gli disse poi, parlando a bocca piena.
Convinto, il piccolo annuì, e raggiunto a sua volta il forziere, prese prima un rubino, poi uno smeraldo e un diamante, e con un sorriso stampato sul muso, tentò di ripetere il gioco del tucano, lanciandoli tutti e tre in alto nel cielo. Esattamente come la moneta, anche i gioielli tornarono presto fra le zampe del draghetto, che divertito come non mai, rise e riprovò una, due, mille volte, improvvisando fra una risata e l'altra anche un numero da giocoliere.
Intanto, rimasti ad osservare quella scena da lontano, George e Shelldon non parlavano. Uno sorrideva leggermente, l'altro se ne stava lì fermo a tenere il broncio. "Bambini..." bofonchiò, tenendo bassa la voce perché nessuno lo sentisse.
Curioso come al solito, George però non mancò di notarlo, assestandogli un affatto offensivo colpo dritto sul guscio. "Avanti, Shelly, addolcisciti, ogni tanto! A volte sei peggio di una banana ammuffita!" commentò, decisamente stanco di quel suo modo di fare.
"Tu dici, scimmiotto?" si limitò a rispondergli quest'ultimo, seccato.
Tutt'altro che sorpreso, George provò a prenderlo per la chela, camminando con lui verso il piccolo drago, ma testardo, Shelldon non si mosse, piantando metaforiche radici nella sabbia.
"Sai cosa? Io sono un primate, e sarò il primo a giocare con il nostro amichetto" dichiarò, deciso. Nel dirlo, si avvicinò a lui come a Lupe, e ben presto rise nel provare a indossare una collana di perle, usando invece due delle monete come freschi cetrioli da mettere sugli occhi, contorcendo nel mentre il viso in tante buffe espressioni per divertire entrambi. Fra i due, Iku fu il primo a iniziare a ridere e l'ultimo a smettere, esplodendo con ogni tentativo della scimmia in una risata sempre più fragorosa, ma non per questo sguaiata, né meno dolce di tante altre.
A Shelldon invece ci volle più tempo, ma alla fine si convinse, e afferrata invece una piccola ma lucente perla e altri gioielli, li nascose nella sabbia, per poi smuoverla e fingere di aver deposto delle uova.
Stupito, Iku batté le zampine come in un applauso e sorrise, poi guardò Lupe. Era stato bello conoscerla, divertirsi con lei e con gli altri due nuovi amici, e soprattutto, non essere più solo. "Allora, piccolino? Visto quanto è bello condividere?" azzardò, domandandosi se davvero avesse imparato la lezione.
Mantenendo il silenzio, il piccolo drago si limitò ad annuire, poi l'abbracciò ancora, e come lei anche gli altri.
Grato, George partecipò a quell'abbraccio di gruppo, e incredibilmente lo stesso valse per Shelldon, che pur mantenendo il suo ormai solito broncio, si unì a loro.
Contenta e orgogliosa del suo giovane amichetto, Lupe non si mosse, proprio come prima, sicura che quello fosse il suo modo di dire di sì e ringraziarla per la lezione che aveva imparato.
Condividere poteva essere difficile, ma era anche importante, nonostante a volte sia difficile separarsi da ciò che si ama. E che dire poi della felicità che portava nel cuore degli altri. Indescrivibile, impagabile e più preziosa di qualsiasi altra cosa al mondo, perfino delle monete d'oro, delle gemme e del tesoro che aveva trovato su quella spiaggia.
Più tardi, al calar della sera, i quattro si sedettero intorno a un fuoco acceso.
Prima di dormire, sulla sabbia, in fondo al mare o in un nido su uno degli alberi, Iku tenne nella mente e nel cuore quella preziosa lezione, non dimenticandosi di promettere (sempre a suo modo, sia chiaro, e in quel caso disegnando un grandissimo cuore sulla sabbia) di non dimenticarla mai, e di metterla, da allora in poi, sempre in pratica. E come avrebbe potuto non farlo? Una promessa è pur sempre una promessa.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ThorinOakenshield