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Autore: Kimando714    10/11/2021    0 recensioni
La vita da ventenni è tutt’altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po’.
Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi)
Filippo, che deve tenere a freno Giulia, ma è una complicazione che è più che disposto a sopportare
Caterina, e gli inghippi che la vita ti mette davanti quando meno te lo aspetti
Nicola, che deve imparare a non ripetere gli stessi errori del passato
Alessio, e la scelta tra una grande carriera e le persone che gli stanno accanto
Pietro, che ormai ha imparato a nascondere i suoi tormenti sotto una corazza di ironia
Tra qualche imprevisto di troppo e molte emozioni diverse, a volte però si può anche imparare qualcosa. D’altro canto, è questo che vuol dire crescere, no?
“È molto meglio sentirsi un uccello libero di volare, di raggiungere i propri sogni con le proprie forze, piuttosto che rinchiudersi in una gabbia che, per quanto sicura, sarà sempre troppo stretta.
Ricordati che ne sarà sempre valsa la pena.”
[Sequel di "Walk of Life - Youth"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 6 - HOME SWEET HOME



 

Gli ultimi giorni di febbraio erano stati accompagnati da tiepide giornate di sole, senza piogge scroscianti o eccessivo gelo invernale. In fin dei conti, Giulia si sentiva fortunata: nonostante l’enorme quantità di turisti che si erano riversati nella città a causa del carnevale, lei e Filippo erano riusciti a portare nel nuovo appartamento le ultime cose. Avevano dovuto attraversare mezza Venezia con le valigie in mano, tra gente mascherata e turisti con macchine fotografiche sempre in azione, ma alla fine ce l’avevano fatta: anche gli ultimi vestiti e gli ultimi oggetti erano arrivati sani e salvi a destinazione.
E, con sua somma gioia, Giulia poteva dirsi soddisfatta del tutto dall’aspetto che aveva assunto ora l’appartamento, finalmente pienamente abitabile e non più spoglio come appariva all’inizio di gennaio: guardandosi intorno, attraversando le stanze e osservando i mobili nuovi e pronti per essere usati e riempiti delle loro cose, si sentiva realizzata.
Si sentiva già a casa.
Quella sensazione di euforia e contentezza riusciva a coprire perfino il senso di stanchezza che l’accompagnava all’idea che, già dal giorno dopo, lei e Filippo si sarebbero dovuti dare da fare per mettere in ordine anche le ultime cose portate nell’appartamento e per dover pulire tutto quanto – per l’ennesima volta.
Per il momento, però, le bastava essere lì, a guardare con gli occhi lucidi per la commozione ogni angolo di quella casa. La sera del 25 febbraio si sentiva esattamente così: felice come era stata poche altre volte in vita sua. Non le importava che la casa fosse nel disordine più assoluto, che l’indomani l’avrebbe attesa una fatica immane nel sistemare tutto quanto. Era in pace con se stessa, e nulla sembrava in grado di scalfirla.
-Credo che stanotte mi addormenterò appena mi stenderò sul materasso- esclamò Filippo, raggiungendola nel piccolo salotto, dove Giulia se ne stava seduta sul divano, a sfogliare le istruzioni d’uso del forno.
-Non dirmi che sei davvero così stanco- lo prese in giro lei, sollevando il capo e guardandolo sedersi accanto a lei.
-Ti ricordo che io stamattina ho lavorato, e il pomeriggio l’ho passato a svuotare le mie valigie- puntualizzò Filippo, il viso stanco ma con un sorriso accennato a stendergli le labbra.
Effettivamente non era stata una giornata semplice, ma non si potevano lamentare: il lavoro part-time di Filippo in un supermercato a Marghera – e il posto altrettanto part-time da commessa in un piccolo negozio di abbigliamento che Giulia aveva trovato da quasi un anno- portava comunque soldi preziosi, che andavano ad aggiungersi a quelli passati loro dalle loro famiglie, e nonostante la fatica per conciliare il lavoro con il trasferimento e l’università si considerava del tutto fortunato.
-E domani non avremo un minuto nemmeno per respirare, figuriamoci per riposare- continuò lui, affossandosi nel divano con aria disperata. Giulia, a guardarlo, sarebbe scoppiata a ridere, se non fosse stato per il fatto che, per una volta, Filippo aveva perfettamente ragione riguardo il giorno seguente.
-Abbiamo tempo tutto il giorno per sistemare la casa, in ogni caso- cercò di consolarlo lei, cercando di apparire perlomeno ottimista – Ce la possiamo fare. Anche prendendoci qualche pausa-.
-Pausa? Tutto il giorno? Non dirmi che ti sei dimenticata cosa succede domani- Filippo rimase a fissarla intensamente per diversi attimi, durante i quali Giulia non poté fare a meno di sentire l’ombra del panico assalirla. Che diavolo doveva succedere domani? Alessio e Alice si erano autoinvitati a cena per dar loro il definitivo benvenuto in qualità di vicini di casa? Avevano in programma qualche impegno di cui Giulia non si ricordava? Era prevista la fine del mondo entro la mezzanotte del 26 febbraio?
-Puoi essere più specifico?- chiese infine, confusa e ancor più agitata dallo sguardo sorpreso di Filippo, che continuava a fissarla – Credo di non riuscire a seguirti-.
-Te ne sei scordata sul serio, allora- sbuffò lui, più con rassegnazione che reale nervosismo – Tua mamma, tua sorella, tuo cognato e mio fratello ti dicono nulla?-.
Per i primi secondi dopo quella risposta Giulia rimase in silenzio, immobile. Fu solo quando cominciò a recepire il significato di quelle parole che, inevitabilmente, cominciò a sudare freddo e a sentire lo stomaco chiudersi. In mezzo a tutta quella pace e quella calma che sentiva dalla mattina, doveva per forza spuntare un intoppo. Un intoppo non da poco.
-Stai scherzando, vero?-.
-Temo proprio di no-.
-Ma non dovevano venire domenica?!- strillò Giulia, alzandosi di scatto dal divano e mettendosi di fronte a Filippo, che stava cercando di trattenersi dal ridere.
-E domani che giorno pensi che sia? Se oggi è sabato, domani è per forza ... -.
-Domenica- completò Giulia.
Si era completamente scordata di aver invitato sua madre, Ilaria e il suo ragazzo, e nonché Fabio, proprio per l’indomani. Si mise le mani tra i capelli, passando lo sguardo su ogni angolo del salotto: la casa era un completo disordine, sembrava più un accampamento da campeggio che altro. Non ce l’avrebbero mai fatta a sistemare tutto entro mezzogiorno.
Già si immaginava le urla di sua madre nel vedere com’era ridotta la casa. Probabilmente le avrebbe detto che aveva fatto il passo più lungo della gamba, e che non sarebbe mai riuscita a tener in ordine un appartamento più grande di quello in cui aveva vissuto con Caterina fino al giorno prima.
Era nei guai, decisamente nei guai.
-Ci aspetta una lunga giornata domani- continuò Filippo, che, tutto sommato, non sembrava nel panico come lei – Capisco che tu volessi festeggiare stasera, ma ho come l’impressione che una bella dormita sia la soluzione migliore-.
-Per quanto incredibile possa sembrare, sono d’accordo- borbottò Giulia, a bassa voce.
Vivevano lì da nemmeno ventiquattr’ore e già si ritrovavano a dover far fronte alla prima difficoltà.
Poteva dire che l’avventura fosse ufficialmente cominciata.
 
*
 
Giulia se ne stava seduta sul bordo del divano in salotto, lo sguardo attento e in allerta, pronta a captare qualsiasi segno che le facesse presupporre il peggio. Lanciò una veloce occhiata a Filippo, in piedi sulla soglia della stanza, e intuì solo guardandolo che anche lui era teso, sotto esame, il sorriso tirato che in realtà nascondeva una dose di gioia mista a paura di essere giudicato malamente.
Era una sensazione strana, quella che stava provando Giulia in quel momento, nell’osservare sua madre, sua sorella Ilaria con il suo compagno Ettore, e il fratello di Filippo avanzare in quella che era, ormai, a tutti gli effetti casa sua. Casa loro, sua e di Filippo.
Non si era mai chiesta prima come sarebbe stato essere in prima persona la padrona di casa, colei che invitava i propri parenti più cari per un pranzo in tranquillità; ora che si trovava in quell’esatta situazione le veniva quasi da ridere per l’incredibilità della cosa. Lei che invitava a pranzo sua madre e non più il contrario? Doveva ancora abituarsi alla sola idea, nonostante la stesse già mettendo in pratica.
E continuava a sentirsi tesa, nel tenere d’occhio lo sguardo critico di sua madre, mentre studiava attentamente la stanza in cui si trovavano tutti: era l’unica ad essere rimasta in piedi, mentre continuava a muoversi lungo la camera, gettando occhiate in ogni angolo. Giulia non si era sentita così agitata nemmeno al primo esame universitario, nemmeno alla maturità: sperava solamente che Anita si decidesse a dire finalmente qualcosa, interrompendo quel momento di muta aspettativa.
-Me lo aspettavo più grande questo appartamento- disse infine Anita, fermandosi di fronte a Giulia, e dando inevitabilmente le spalle a Filippo.
-Gli altri che avevamo visto erano tutti più o meno così, in fatto di grandezza- spiegò Giulia, cercando di sorridere il più possibile.
-Vi siete sistemati bene, in ogni caso- intervenne Fabio, che in quel momento era l’unico che sembrava davvero convinto di quel che stava dicendo. Se ne stava seduto su una delle poltrone accanto al divano, e subito dopo aver finito di parlare lanciò un sorriso mite sia a Giulia che a Filippo, incoraggiante.
-Sistemati bene? Ma se vivono in un disordine pazzesco!- replicò Anita, con fare quasi scandalizzato.
-Ma lascia loro un po’ di tempo che si sistemino, mamma- replicò Ilaria, in difesa della sorella e di Filippo. Giulia la ringraziò silenziosamente con un veloce sguardo d’intesa, ora meno agitata.
-Credo comunque che questa casa sia troppo piccola. E faticheranno comunque a tenerla pulita ed in ordine, anche quando vivranno qui già da un anno-.
-Lasciali fare, Anì, lasciali fare. Se la caveranno- liquidò facilmente il discorso Ettore, seduto tra Giulia ed Ilaria sul divano.
Anita non sembrava ancora del tutto convinta, ma rinunciò a fare qualsiasi altra osservazione simile sulla casa, e Giulia poté finalmente tirare un sospiro di sollievo. Almeno per ora poteva considerarsi più tranquilla.
-Comunque io e Giulia siamo pienamente convinti sulla scelta della casa- Filippo si fece avanti per la prima volta da quando i loro parenti erano entrati nell’appartamento, apparendo più timido di quanto non lo sarebbe stato in una qualsiasi altra occasione – È una bella zona, questa, e poi è comoda: siamo piuttosto vicino alla stazione di Santa Lucia, e questo non è certo un male. E poi due nostri amici abitano nel palazzo accanto, quindi nel caso avessimo bisogno di aiuto ... -.
-Chi vive nel palazzo accanto? Due vostri amici?- lo interruppe repentinamente Anita, spingendo Filippo a bloccarsi completamente, confuso e incapace di capire bene quale fosse il problema.
-Alessio e la sua ragazza- spiegò Giulia, dubbiosa sul fatto che sua madre ricordasse anche solo vagamente dell’esistenza di un suo amico con quel nome, ma decisa a dimostrare che non c’era nulla da temere – È delle nostre parti anche lui, lo conosciamo da anni-.
-Spero solo non vi venga in mente di far feste fino a tarda notte con questi vostri amici del palazzo accanto- borbottò Anita, ancora poco convinta.
-Questo non lo escluderei in ogni caso- si ritrovò a sussurrare Filippo, in un fil di voce che non venne udito da nessun altro.
Giulia si ritrovò a scuotere il capo, impercettibilmente: erano solo l’inizio, e la tentazione di volersi sotterrare era già piuttosto forte.
 


-Tutto ottimo, davvero!- esclamò Fabio, un sorriso soddisfatto stampato in viso, mentre posava la forchetta sul tovagliolo.
Giulia cercò di ricambiare il sorriso, sollevata almeno un po’ per non aver ricevuto altri commenti negativi anche sul pranzo. In casa non avevano ancora granché – sarebbe dovuta andare a fare la spesa il prima possibile, ma di certo il giorno prima le era stato del tutto impossibile-, e aveva dovuto inventarsi qualcosa quella mattina in tutta fretta, per non rischiare di lasciare tutti a bocca asciutta e con il piatto vuoto.
Il risultato, comunque, non le sembrava essere stato così scarso: nessuno si era lamentato, e nemmeno sua madre si era presa la briga per contraddire Fabio.
Poteva ritenersi soddisfatta.
-Non ho avuto molto tempo per preparare un pranzo più elaborato di così, per questo vi siete dovuti accontentare di questo- disse Giulia, guardando uno ad uno i commensali seduti attorno alla tavola.
-Non è un problema, direi- la rassicurò a sua volta Ilaria.
-È come ha detto Giulia, ieri abbiamo avuto a malapena il tempo per respirare- confermò Filippo, accarezzando piano il braccio di Giulia, seduta di fianco a lui – È stata una giornata lunga. Siamo crollati sul letto a dormire prima delle undici, figuriamoci-.
-Davvero avete dormito?- Fabio rivolse al fratello minore uno sguardo stupito ed incredulo, che si trasformò subito in un’espressione maliziosa, non appena Filippo gli ebbe lanciato di rimando un’occhiata fulminante – Insomma, sono fermamente convinto che prima o poi ti beccherai una denuncia dai tuoi vicini di casa per rumori notturni molesti, ma se mi dici così ... -.
-Ma non puoi tenere la bocca chiusa?- sbottò Filippo, rosso in viso come non mai.
Giulia non cercò nemmeno di ribattere, ben conscia di essere arrossita vistosamente a sua volta, ed altrettanto consapevole di avere gli occhi di tutti puntati su di sé e Filippo.
-Denuncia per rumori notturni? In che senso?- domandò sconvolta Anita, spostando febbrilmente lo sguardo da Fabio a Filippo ed infine a Giulia.
-Dai, mamma, non indagare nei loro affari- liquidò la questione Ilaria, cercando di distrarre sua madre dal fare altre domande.
-Ma volevo solamente capire- si giustificò Anita, e Giulia si ritrovò a sperare vivamente che la questione potesse essere chiusa lì. Ilaria frantumò quelle sue speranze in poco più che qualche secondo:
-Ma sì, dai, hanno più di vent’anni e stanno insieme da sei anni, è ovvio che non si limitino più ai baci da un bel po’-.
Giulia abbassò automaticamente lo sguardo, del tutto intenzionata a non incrociare lo sguardo di nessun altro. Non riusciva a vedere in viso nemmeno Filippo, ma era certa che anche lui si trovasse nella stessa situazione di incredibile imbarazzo.
-Cosa?- mormorò più tra sé e sé Anita, probabilmente ancor più sconvolta di prima – Non si dovrebbe fare, non prima del matrimonio!-.
-Questo accadeva cent’anni fa-.
Anita sbuffò, e Giulia provò ad alzare un attimo lo sguardo, incuriosita: si sarebbe aspettata di vedere sua madre ben più scandalizzata, ma non le sembrava troppo arrabbiata. Non più di quanto si sarebbe aspettata.
-Certe cose preferisco non saperle, in ogni caso- riprese Anita, prima di prendere in mano il proprio bicchiere e bere un sorso d’acqua – Chiudiamo qui questo discorso-.
Giulia tirò l’ennesimo sospiro, sentendosi già meglio nel sentire sua madre dire così. Nulla le impedì di rivolgere ad Ilaria e Fabio un’occhiata torva; ebbe in risposta solamente una linguaccia da sua sorella ed un sorriso beffardo da parte dell’altro.
Lanciò un’ulteriore occhiata a Filippo, ancora in religioso silenzio tanto da sembrare ormai assente. Non si meravigliò molto nel trovarlo completamente rosso in viso, ancora nell’imbarazzo più totale. Nel vederlo in quello stato Giulia non poté trattenersi dal ridere: una risata isterica, ma pur sempre divertita.
All’occhiata minacciosa di Filippo rise ancor più forte, il cuore più leggero di quanto non si sarebbe aspettata fino a qualche attimo prima.


 
-Hai già deciso dove fare il rinfresco per la laurea?-.
-Mamma!- Giulia quasi urlò, ben intenzionata a non aprire un discorso su un tema che, da un po’ di mesi a quella parte, la tormentava fin troppo – Non so nemmeno a che ora ci sarà la proclamazione, sempre se ci sarà, e vuoi che pensi già a dove fare il dannato rinfresco?-.
Tirò un sospirò pesante ed infastidito. Aveva a malapena iniziato a scrivere la tesi, ancora nutriva dei forti dubbi sul fatto di potersi laureare nell’appello di giugno – l’ottimismo, per quanto riguardava la laurea, era del tutto off limits per lei-, e sua madre veniva a chiederle del rinfresco? In quel momento, per quanto cercasse di sforzarsi, a malapena riusciva ad immaginarsi con la sua tesi finita e pronta per la sua proclamazione. Il rinfresco era decisamente l’ultimo dei suoi pensieri.
-Bisogna organizzarsi per tempo con queste cose- insistette Anita, come se niente fosse – Devi scegliere l’abito, organizzare gli inviti, prenotare un bel posto ... È  un po’ come preparare un matrimonio, un matrimonio in miniatura-.
“Ci mancava solo il matrimonio” si ritrovò a pensare Giulia, cercando di trattenersi dal dire qualunque cosa.
Ormai era quasi sera, e non ne poteva più di quella giornata: tra situazioni al limite della vergogna e dell’imbarazzo incredibile, e gaffes a non finire, erano ormai due ore che stava cercando di trattenersi dal buttare tutti fuori da casa sua. Non le era venuta in mente nessuna scusa adatta per far capire ad Anita, Ilaria, Ettore e Fabio che era ora, per lei e Filippo, di rimanere un po’ soli. Non avrebbe voluto risultare sgarbata, né particolarmente infastidita, ma in quel momento avrebbe solamente desiderato un po’ di sana calma dopo due giorni pieni di stress.
A distrarla dai suoi pensieri fu il campanello: qualcuno aveva appena suonato alla loro porta.
-Aspettavate qualcuno?- domandò Ettore, interrompendo Anita, che stava ancora parlando di quanto fosse difficile organizzare eventi come le lauree e i matrimoni.
-A dire il vero no- rispose Filippo, piuttosto disorientato. Lanciò un’occhiata confusa a Giulia, che ricambiò allo stesso modo con uno sguardo perplesso: non aveva idea di chi potesse essere, se non qualcuno che aveva sbagliato appartamento.
-Andiamo a vedere- propose lei, alzandosi dal divano e facendo cenno a Filippo di seguirla vero la porta d’ingresso. Lasciarono il salotto, dove si erano di nuovo tutti abbarbicati, ed imboccarono velocemente il corridoio che portava all’entrata; pochi secondi dopo Filippo aprì la porta, e Giulia non poté fare a meno di trattenere un moto di sorpresa nel ritrovarsi davanti agli occhi Alessio.
-E tu che ci fai qui?- gli domandò, senza nemmeno dargli il tempo di parlare.
-Ciao anche a te, Giulia- Alessio le rivolse un sorriso sarcastico, che non scomparì nemmeno dopo l’occhiataccia che gli rivolse lei – Comunque io sto bene, grazie per avermelo domandato. E voi? Avete già iniziato a lanciarvi dietro i piatti o c’è calma piatta in casa vostra?-.
-Fai poco lo spiritoso, biondo- lo fulminò Giulia.
-Non ci aspettavamo una tua visita così presto- la interruppe Filippo, sorridente. Sembrava quasi contento di rivedere almeno una faccia conosciuta ed amica, in quel momento.
-Sì, immagino, ma ho preferito improvvisare- il sorriso di Alessio si ammorbidì, lasciando da parte il tono ironico iniziale – Sono solo passato per darvi il benvenuto come ...  Vostro nuovo vicino di palazzo? È un po’ orrendo dire così, ma tant’è ... -.
-Come sei tenero, Raggio di sole- gli sorrise Giulia, trattenendosi a stento dallo scoppiargli a ridere in faccia dopo lo sguardo in cagnesco che le rivolse Alessio – Passi dall’isteria alla dolcezza con una semplicità invidiabile-.
Alessio la guardò malamente ancora per qualche secondo, prima di prendere un respiro profondo, schiarirsi la voce e riprendere a parlare come se niente fosse:
-Avete già gente in casa o è solamente un segno della mia pazzia il fatto che senta delle voci provenire dall’interno?-.
-Mio fratello, sua madre, sua sorella e suo cognato- spiegò frettolosamente Filippo, assumendo un’aria stanca e contrita – Li avevamo invitati, e sono qui da stamattina. Non equivocare, non è che non mi faccia piacere vederli, ma ... -.
-Siamo andati in pari in un’unica giornata con le gaffes dei prossimi dieci anni- concluse Giulia, annuendo rassegnata all’indirizzo di Alessio – E non sappiamo come liberarcene per restare un po’ tranquilli e da soli in casa-.
-Non vi invidio per niente- annuì a sua volta lui, lanciando un’occhiata incuriosita verso l’interno dell’appartamento: Giulia avrebbe giurato di aver appena sentito sua madre dire qualcosa, a voce fin troppo alta, al riguardo di un qualche matrimonio. Decise di non indagare ulteriormente, una volta rientrata in salotto, troppo stanca di ritrovarsi invischiata in argomenti di cui non avrebbe voluto parlare proprio in quei giorni.
L’arrivo di Alessio era stata un’ottima occasione per potersi allontanare indisturbata dal salotto almeno per qualche minuto, ed evitare ulteriori situazioni in cui avrebbe voluto seppellirsi volentieri sotto il pavimento; ciò non toglieva che, di lì a poco, sarebbe dovuta tornare insieme a Filippo nella gabbia di matti quale era diventato il loro appartamento quel giorno. Sapeva che prima o poi se ne sarebbero andati tutti, lasciando finalmente lei e Filippo in pace, ma il non sapere quanto ancora quella situazione sarebbe durata non la lasciava affatto serena.
A meno che ...
-Comunque, se volete posso ripassare in un altro momento. Magari un giorno in cui Alice non lavora- disse proprio in quell’istante Alessio, sulla cui figura Giulia aveva già puntato gli occhi.
-Ci farebbe piacere- gli sorrise nuovamente Filippo. Alessio era già in procinto di allontanarsi, quando Giulia, in uno slancio che nemmeno lei si sarebbe aspettata, lo afferrò per un braccio strattonandolo indietro. Non gli dette nemmeno il tempo per dire qualcosa, o anche solo per realizzare ciò che stava facendo, che lo trascinò di forza all’interno dell’appartamento.
-Ma che fretta hai di andare?- esclamò lei, concitata – Vieni, ti offriamo qualcosa-.
Fece segno a Filippo, in silenzio e stranito, di chiudere la porta, mentre cercava di trascinare ancora Alessio lungo il corridoio della casa.
-Ma che ti prende?- domandò lui, sorpreso, piantando i piedi a terra e impedendo a Giulia di muoverlo ancora.
-Nulla, che dovrebbe prendermi?- replicò Giulia, innocentemente – Voglio solo offrirti un caffè! O un thè, o quel che vuoi. Sempre se quello che vuoi lo abbiamo in casa-.
Alessio non disse altro, limitandosi a scuotere il capo e borbottando un seccato “Tu non me la racconti giusta”. Non si lamentò in ogni caso, e seguì Giulia lungo il corridoio in silenzio, senza opporre alcuna resistenza.
Giulia a stento trattenne le risate, mentre camminava decisa e sicura lungo il corridoio, ignorando gli sguardi di Alessio e Filippo che si sentiva addosso. Arrivò sulla soglia del salotto in pochi attimi, ed un sorriso diabolico le si disegnò in faccia: il suo piano per far sloggiare i parenti da casa sua avrebbe sicuramente funzionato.
-Avete scoperto chi era?- domandò subito Fabio, non appena Giulia entrò nella stanza, precedendo di pochi secondi Filippo ed Alessio.
-Il nostro nuovo vicino di palazzo, appunto- fece lei, girandosi finalmente verso gli altri due, ancora sulla soglia della stanza. Filippo sembrava ancora piuttosto confuso, probabilmente ancora ignaro dei suoi intenti; Alessio, nel guardarsi intorno e trovandosi di fronte ad Anita, Ilaria, Ettore e Fabio, riuscì a malapena a nascondere il proprio imbarazzo e il suo disagio, oltre che ad una buona dose di disorientamento.
-Ah, l’amico delle feste clandestine in piena notte?- ribatté Ettore, lanciando un’occhiata divertita ad Anita, che sembrava star analizzando a fondo Alessio, tenendogli gli occhi addosso – Per un attimo ho pensato fosse il tuo amante, invece-.
Il sorriso di Giulia si gelò per un secondo, nel più totale imbarazzo. Si rese conto di essere appena arrossita, e quasi istintivamente si era girata verso Alessio, notando che anche le sue gote si erano imporporate, le lentiggini del viso che si facevano sempre più visibili. In quel momento, anche solo immaginarsi con Alessio in quel senso, la fece rabbrividire di sorpresa.
-È venuto a salutarci, a vedere come stavamo nella nuova casa. Comunque, lui è Alessio- Filippo prese le redini della situazione in mano, parlando per la prima volta dopo diversi minuti. Anche lui, notò Giulia, non sembrava esattamente a proprio agio, ma riusciva a nascondere l’insicurezza dietro ad un ritrovato sorriso gentile e ai modi di fare spontanei. Era decisamente un migliore attore di lei ed Alessio messi insieme.
-Sì, esatto. Ero solo passato per un saluto- confermò Alessio, dopo essersi schiarito la voce con fare impacciato – Non avrei voluto interrompere la riunione famigliare in corso, ma non sapevo che Giulia e Filippo non fossero soli-.
-Questo non è un problema, conoscere gli amici di mia figlia è sempre un vantaggio- gli rispose Anita, accennando finalmente un sorriso.
-No, infatti, non è assolutamente un problema- si intromise Giulia, afferrando la palla la balzo e recuperando un po’ della sua spigliatezza – E poi ci fa sempre piacere ricevere certi inviti da parte dei nostri amici-.
Lo sguardo di Alessio e Filippo si fece allibito, ancor più confuso di prima; Giulia non dette loro nemmeno il tempo di replicare qualsiasi cosa, che riprese velocemente a parlare:
-Insomma, è stata una cosa davvero carina da parte di Alessio invitarci a cena da lui stasera- spiegò Giulia, studiando attentamente il volto dell’amico, e notando il cipiglio sempre più minaccioso – L’unico problema è che, dato il poco preavviso avuto, io e Filippo dovremo sbrigarci a prepararci e a sistemare alcune cose in casa. Non vi dispiace anticipare un po’ la partenza, vero?-.
Per un attimo tutti rimasero spiazzati. Solo Filippo sembrava, in fin dei conti, sollevato e compiaciuto; Alessio non aveva contraddetto Giulia, ma nulla gli impediva di continuare a guardarla con occhi torvi e assottigliati.
-Beh, se le cose stanno così ... – iniziò Anita, la prima a parlare – Effettivamente siamo rimasti per parecchie ore, quindi direi che possiamo anche andare-.
Giulia cercò di non darlo a vedere, ma quella era esattamente la risposta che stava aspettando e nella quale sperava ardentemente.
Si ritrovò ad annuire, cercando di trattenere il sorriso ancor più aperto che rischiava di nascerle in viso; il fatto che il suo piano avesse funzionato la rendeva quasi euforica.
Nei quindici minuti seguenti si ritrovò ad abbracciare sua madre, Ilaria e Ettore, ed infine anche Fabio; cercò di tranquillizzare sua madre e di dirle che sarebbe andato tutto bene, annuendo a qualsiasi consiglio che lei stava cercando di darle anche giusto pochi secondi prima di uscire di casa.
Quando finalmente Filippo richiuse la porta d’ingresso e il silenzio piombò nell’appartamento, Giulia tirò un lungo sospiro: anche quella giornata poteva dirsi finita.
-E così dovevi offrirmi un caffè, vero?-.
Giulia quasi non si era accorta dell’avvicinarsi di Alessio, che, quatto e silenzioso, si era fatto vicino a lei e Filippo.
-Avevo come la sensazione che ci dovesse essere un doppio fine per invitarmi così caldamente dentro casa-.
-Ma come sei malfidente, Raggio di sole! Il caffè te lo offro ora, no?- lo prese in giro Giulia, portando una mano ai capelli biondi dell’altro e scompigliandoglieli completamente – Comunque l’invito a cena a casa tua è sempre valido. Che ci offri come menu?-.
Giulia se ne andò verso la cucina ridendo, e anche se non poteva vederli in faccia, riusciva a immaginarsi perfettamente il volto divertito di Filippo e la faccia completamente sconvolta di Alessio.
In fin dei conti, nonostante tutto, quella giornata non sembrava essersi chiusa malamente.
 
*
 
Caterina storse la bocca all’ennesima fitta alla schiena, lanciando mentalmente maledizioni a quei dannati scatoloni troppo pesanti. Aveva sempre pensato che Nicola avesse troppi libri dell’università in casa, ed ora ne aveva la conferma: prima o poi glieli avrebbe bruciati solo per non doverli trasportare da un appartamento all’altro, e per salvare la propria schiena.
Mollò lo scatolone in un angolo della stanza di Nicola, rimettendosi dritta a fatica. Nonostante ancora molte delle cose di Nicola non fossero state ancora messe via, inevitabilmente l’aspetto della camera era più spoglio del solito: c’erano più spazi vuoti sulle mensole dello scaffale, la scrivania che sembrava addirittura più ordinata ora che mancavano diverse cose solitamente poggiate sulla superficie.
Non ci avrebbero messo ancora molto a finire quel lavoro di riordino e di riempimento di scatoloni e valigie, e al solo pensiero Caterina non sapeva bene come sentirsi. Di sicuro era sollevata dal fatto che, entro la fine del mese, quando i nuovi inquilini avrebbero preso posto nell’appartamento, Nicola sarebbe potuto venire a stare da lei: non era entusiasta di dover passare gran parte delle notti da sola, ora che Giulia era andata a vivere altrove. Si sentiva come esposta, e ad ogni minimo rumore non faceva altro che scattare, tesa come se avesse sentito la porta d’ingresso spalancarsi. Marzo era iniziato solo da pochi giorni, e si stava prospettando per lei come uno dei periodi più carichi di stress di sempre. Stress che, a ben vedere e quasi miracolosamente, non sembrava toccare minimamente Nicola.
Caterina si diresse verso il divano che si trovava nella piccola sala da pranzo, buttandovisi sopra con movimenti veloci e che tradivano un po’ della sua stanchezza. Aveva troppe cose per la testa: il trasloco, la tesi da iniziare a scrivere, gli ultimi esami da dare per potersi laureare a giugno ... Cominciava a sentirsi scoppiare.
-Va tutto bene?- la voce di Nicola la raggiunse dalla cucina, dove se ne stava già da un po’ di tempo per pulire e riordinare. Doveva averla sentita camminare velocemente, in maniera fin troppo nervosa per lasciare presagire che non ci fosse nulla che non andasse.
-Sono solo stanca. Hai davvero troppe cose in questa casa- esclamò Caterina, alzando appena la voce per poter farsi udire dall’altro.
“E pensare che è già mezza vuota, visto che Filippo se ne è già andato”.
Nicola non le rispose. Sentì invece i suoi passi avvicinarsi sempre di più, dalla cucina verso la sala da pranzo. Dopo pochi secondi Caterina vide il viso pallido e i capelli biondi insolitamente scompigliati di Nicola far capolino sulla soglia; la tenne osservata, mentre le si avvicinava fino ad arrivarle di fronte.
-In realtà non credo di aver ancora troppe cose da inscatolare- disse lui, serio e pensieroso – Se continuiamo a questo ritmo in pochi giorni avremo finito-.
-Giusto in tempo perché tu non debba fare il terzo incomodo ai nuovi venuti- borbottò Caterina, chiudendo per un attimo gli occhi e godendosi la sensazione di relax che la pervadeva stando stesa sul divano.
-È un’impressione mia o lo hai detto come se fosse una disgrazia?-.
Caterina aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi di fronte il viso di Nicola: più che offeso, sembrava letteralmente divertito. Per qualche attimo si domandò se tutti i preparativi del trasloco non gli avessero dato definitivamente alla testa, prima di alzarsi e mettersi a sedere, continuando a guardarlo con aria stranita:
-Mi stai prendendo in giro, per caso?-.
-Cosa te lo fa mai pensare?-.
-La faccia da schiaffi che hai in questo momento-.
Nicola prese a ridere, più allegro di quanto Caterina non l’avesse mai visto: erano stati pochi i momenti in cui Nicola era stato così di buonumore, e nessuno di quelli era collegabile ad un momento di stress e fatica come quello.
Il mondo cominciava a girare in modo strano.
-Comunque parlavo seriamente- riprese lui, sedendosi lentamente accanto a Caterina, e voltandosi subito verso di lei – Non mi sembravi troppo entusiasta-.
-Non è che non lo sono- mormorò di nuovo Caterina, tirando un sospiro – È che non so come considerare questa situazione. Se in maniera positiva o negativa-.
-Se devi considerarla in maniera negativa forse è meglio ... - .
-No, non pensare male- lo interruppe, prima che Nicola potesse continuare a parlare ed equivocare ciò che stava cercando di dire – Non intendo negativa nel senso che ognuno dovrebbe rimanere a casa propria-.
-E allora in che senso?-.
Caterina trasse l’ennesimo respiro profondo, mentre cercava con tutte le sue forze di evitare di incrociare gli occhi limpidi di Nicola. Si morse il labbro inferiore, d’un tratto indecisa se continuare quel discorso: si sentiva un po’ stupida per tirare fuori quei dubbi proprio in quel momento. Forse Nicola, che per il momento sembrava così accomodante, non avrebbe nemmeno reagito bene; d’altra parte, però, in quel tipo di situazioni la sincerità veniva prima di tutto.
Forse non avrebbe dovuto tirarsi indietro, dopotutto.
-Nel senso che voglio essere sicura che non stiamo correndo troppo velocemente- spiegò Caterina, a tratti balbettando, e tenendo ancora lo sguardo fisso davanti a sé, nonostante si sentisse addosso gli occhi dell’altro – Insomma, solo perché sia Giulia che Alessio son andati a convivere non vuol dire che dobbiamo farlo in fretta e furia anche noi-.
-Veramente sei stata tu a dire che dovevo sbrigarmi a trasferirmi da te. Lo avrai ripetuto mille volte solo negli ultimi due giorni- ribatté Nicola, e Caterina quasi si stupì nel notare nella sua voce una vena d’ironia scherzosa. Cominciava a prendere seriamente in considerazione l’idea che a Nicola fosse venuto a mancare il suo solito freddo raziocinio.
-Lo ammetto, ma forse ti ho messo fretta perché non riesco a stare tranquilla a vivere da sola. È così grande per me, quell’appartamento, ora che Giulia se n’è andata- tentò di giustificarsi Caterina, sentendosi sempre più in imbarazzo. Effettivamente Nicola non aveva tutti i torti: cominciava a contraddirsi da sola solamente per tutti i dubbi che cominciavano ad assalirla.
-Quindi, per riassumere: vorresti che venissi a stare da te il prima possibile, ma allo stesso tempo vuoi fare le cose con calma. Lo sai, vero, che le due cose sono l’una il contrario dell’altra e che non sono possibili entrambe allo stesso tempo?-.
-Grazie per avermi illuminato con la tua immensa saggezza-.
-Vuoi il mio parere personale?- Nicola cercò di trattenere le risate, ma nulla gli impedì di sorridere nuovamente, accantonando per un po’ l’aria fredda e distaccata di sempre – Secondo me sei solamente troppo ansiosa-.
-Lo immaginavo- sospirò Caterina, finendo per sorridere a sua volta. Si decise a voltarsi verso Nicola, appoggiando piano il capo sulla sua spalla. Cominciava già a sentirsi un po’ meno insicura, almeno in quell’attimo, cullata dal profumo famigliare e dal calore del corpo dell’altro.
-Non sei contenta all’idea che andremo a vivere nell’appartamento che avevi visitato per la prima volta con me, quasi tre anni fa?- le domandò Nicola, abbassando il tono di voce e passandole un braccio attorno alle spalle, come per tenersela più vicina.
-Fa un po’ strano pensarci, a dire il vero. E sembra essere passato un secolo, da quel giorno-.
-Lo sembra davvero-.
Caterina non rispose; chiuse gli occhi per qualche secondo, limitandosi ad assaporare quella sensazione di sicurezza e protezione che da un po’ di tempo a quella parte riusciva ad associare unicamente a Nicola. Se lo ricordava bene il giorno di tre anni prima in cui avevano visitato quell’appartamento. Si ricordava benissimo della tensione che covava tra lei e Nicola, quando ancora erano separati, quando ancora non se la sentiva di riavvicinarlo come avrebbe voluto, e come sarebbe successo solo un mese più tardi.
Era davvero passato un sacco di tempo, da quel giorno. Tre anni prima non avrebbe scommesso una singola moneta su un loro futuro del genere, come stava avvenendo nel loro presente; in quei giorni, nel parlare della loro prossima convivenza, le ombre della loro rottura sembravano essere distanti quanto non lo erano mai state prima.
-Andrà tutto bene- riprese d’un tratto Nicola, accarezzando piano la schiena di Caterina –E poi, una volta andati a vivere insieme, non resteremo soli tanto a lungo-.
Caterina si tirò su di scatto, puntando gli occhi verso Nicola e guardandolo con aria minacciosa:
-Mi stai dicendo che vuoi un cane o che ti hanno assalito insani istinti paterni?-.
-Perché, tu non vuoi figli dal sottoscritto?- Nicola la guardò sorridente, forse più per cercare di tenerla calma, che non per reale divertimento.
Caterina lo guardò male ancora una volta, prima di afferrare un cuscino dal divano, buttarglielo in faccia ed alzarsi definitivamente.
-E poi sono io che ti metto fretta nel fare le cose, vero, Tessera?-.
 
*
 
L’aria di metà marzo si era fatta più tiepida, mite in una maniera insolita per quel periodo dell’anno. Sembrava quasi che la primavera fosse arrivata con quasi un mese d’anticipo, almeno nelle giornate soleggiate. Gli alberi erano ancora spogli, privi di gemme che sarebbero sbocciate di lì a qualche settimana, ma qualcosa nell’aria sembrava essere già cambiato.
A Caterina Venezia sembrava diversa dal solito, mentre la osservava distrattamente dalla finestra della piccola sala da pranzo: le pareva più viva, limpida e meno caotica. Probabilmente era solo una sua sensazione, forse dettata dal fatto che, in quei giorni, anche New York le sarebbe parsa meno caotica rispetto al suo appartamento.
Mancava solo una settimana all’arrivo definitivo di Nicola, che avrebbe passato gli ultimi giorni di sempre in quello che si accingeva a diventare il suo ex condominio. Caterina tirò un sospiro sconsolato: i pochi nuovi mobili che avevano comprato pochi giorni prima sarebbero arrivati in ritardo, ed inevitabilmente si sarebbero dovuti accontentare di vivere in quella casa come se fossero stati in campeggio.
Caterina si era ritrovata a sperare mille volte che quello non fosse solo il primo intoppo di tanti altri.
Si decise a voltare le spalle alla finestra, raggiungendo Giulia al tavolo: stava finendo di bere il suo caffè, e bevuto anche l’ultimo sorso, portò gli occhi su Caterina, mentre le si sedeva di fronte.
-Fa strano tornare qui da ospite- disse Giulia, un’espressione malinconica dipinta in viso – Sono passate a malapena due settimane, e sono già cambiate così tante cose-.
-Ci farai il callo, prima o poi- replicò Caterina. In verità stava vivendo lei stessa quella sensazione: tutto stava cambiando in un battito di ciglia, e cominciava a dubitare di essere in grado di stare dietro a tutti quegli eventi così veloci e così radicali.
-Quando tu e Nicola vi sarete sistemati un po’, siete obbligatoriamente invitati a cena da me- riprese Giulia, d’un tratto più allegra e vivace. Sembrava essersi ripresa subito dal momento nostalgico che aveva avuto fino a pochi attimi prima.
-Credo che, in questo caso, ci vorrà un bel po’ di tempo- sospirò Caterina, rassegnata – Forse entro aprile ce la faremo-.
-Come sei pessimista-.
-Parla colei che ha smesso giusto un secondo fa di lamentarsi per il primo weekend passato nella sua nuova casa dopo essersene lamentata per settimane intere-.
-Ti saresti lamentata tanto anche tu se fossi stata al mio posto- si giustificò Giulia, scuotendo il capo rassegnata – Quando finisci per fare delle figure imbarazzanti con i parenti in casa tua, ecco ... In quei momenti prendi la decisione di non invitare più alcun parente da te per il resto della vita. Nossignore, mia madre in casa mia non ci metterà più piede per molto tempo ancora- .
-E fu così che la invitasti da te il weekend dopo- la prese in giro Caterina, ricevendo come risposta un’occhiataccia da Giulia.
-Forse la inviterò a giugno, il giorno della proclamazione. Ma fino a quel momento se lo scorda, non ho la minima intenzione di sentirmi domandare ogni volta come va con la tesi e con gli ultimi esami-.
-Evitiamo l’argomento, per favore. Giugno sarà un mese infernale- gemette Caterina. Il solo pensiero che di lì a qualche mese le attendeva la laurea non faceva altro che mandarla ancora più in crisi, facendola sentire impreparata e ancor più in ansia di quel che era già.
-Comunque, continuo a sentirmi agitata- borbottò di nuovo Caterina, torturandosi le mani sopra la superficie del tavolo nervosamente, anche se non era la prima volta che ne parlava con Giulia – erano circa due settimane che glielo ripeteva in continuazione, anche se nell’ultima non aveva avuto molte occasioni per ricordarglielo ancora una volta.
-È ovvio che tu lo sia, te l’ho detto. Sarebbe più strano il contrario-.
-Te l’ho detta l’ultima novità di Nicola?- la interruppe Caterina, lasciando Giulia corrucciata e confusa, senza capire dove stesse andando a parare. Ridacchiò istericamente, mentre già si immaginava la faccia stupita che Giulia, probabilmente, avrebbe avuto tra pochi attimi.
-Ha detto letteralmente “una volta andati a convivere, non resteremo soli tanto a lungo”. Tutti questi cambiamenti devono avergli dato alla testa-.
-La più grande gufata di sempre, direi- replicò Giulia, trattenendosi a stento dal ridere – Si spera almeno che, visto gli eventi di quattro anni fa, se mai dovesse succedere davvero, non la prenda altrettanto male-.
Caterina si ritrovò ad annuire piano, silenziosamente. Quando Nicola aveva detto quella frase non aveva ripensato a quel periodo. Difficilmente ci pensava, ormai.
Era una sorta di atteggiamento di difesa, il suo, per non permettere che certi tormenti e rimpianti tornassero a farle visita anche dopo anni. Non ci pensava, e andava bene così: quei tempi sembravano ormai sfumati e lontani, anche se, come in quel momento, si rendeva conto che potevano ancora far male.
-Non rigirare il coltello nella piaga- sbuffò, distogliendo per qualche secondo gli occhi, per poi riportarli su Giulia. La vide annuire e mordersi il labbro inferiore, in un muto gesto di scuse.
-Comunque, se proprio si annoia a rimanere da solo con me- riprese lei, cercando di sviare la conversazione – Posso sempre regalargli un cane-.
-Oh, non serve- intervenne Giulia. Un sorriso malizioso sempre più evidente le comparve in viso, e tanto bastò a Caterina per capire dove stesse andando a parare:
-Basta fare un giretto al primo sexy shop della città e ... -.
-Ma tu non pensi ad altro?- Caterina la guardò rassegnata, come se la risposta fosse piuttosto evidente.
-I frutti della convivenza. Capiterà anche a te tra poco-.
Caterina la stette a guardare per alcuni secondi, prima di cominciare a scuotere il capo. Sentì Giulia ridere sfrontatamente, mentre si alzava per portare nel lavabo della cucina.
Tirò un sospiro, l’ennesimo tirato negli ultimi giorni; cominciava seriamente ad avere delle brutte sensazioni per le prossime settimane.
Cattivi presagi che si stavano facendo sempre più presenti.
 






NOTE DELLE AUTRICI
Sono trascorse un paio di settimane dall'ultimo capitolo (sia nella realtà che nei tempi letterari, a quanto pare) e Giulia e Filippo hanno finalmente raggiunto il loro nuovo nido d'amore! Ebbene sì, i nostri amati piccioncini si sono ufficialmente trasferiti e questo evento porta con sé qualcosa: responsabilità, inviti e inaugurazioni con amici e parenti... E purtroppo per loro anche numerose scene comiche e imbarazzanti (dipende tutto dal punto di vista, alla fine🤭).
Se le cose in casa Barbieri-Pagano stanno andando tutto sommato bene, a qualche settimana di distanza, invece, ritroviamo Caterina e Nicola nell'analoga esperienza pre convivenza, e al momento sembra quasi che lo stress prevalga su qualsiasi emozione positiva.
Questo capitolo, in apparenza, può sembrare breve e meno ricco di eventi chiave, soprattutto se paragonato ad altri capitoli, ma ha in realtà un sua importanza strategica: per quanto capitolo di passaggio possa essere, ci farà da trampolino di lancio per introdurre le storylines che coinvolgeranno e travolgeranno i nostri protagonisti da qui in avanti. Siete curiosi di sapere cosa riserverà loro il futuro? Avete già qualche idea o sospetto?
Per iniziare a placare la vostra curiosità vi diamo appuntamento a mercoledì 24 novembre per un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy

 
 
 



 
 
   
 
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