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Autore: ChrisAndreini    11/11/2021    2 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Cosa? Come? Perché? Che vuole Jahlee da me?!

 

Leo non aveva neanche avuto il tempo di riprendersi dall’attacco, che ecco che si ritrovava in una carrozza, in compagnia del principe e del primo cavaliere (al momento alla guida della carrozza) diretto verso il tempio del dio Jahlee, per assicurarsi che quello che fosse successo non fosse una semplice allucinazione di massa causata magari proprio dai suoi biscotti.

Leo doveva ammettere di essere quasi colpito da quanto facilmente riuscisse il principe a trovare dei modi per colpevolizzarlo anche quando di colpa non ne aveva alcuna, ma era troppo intimorito per fare un commento a riguardo.

In realtà… non riusciva ancora a capacitarsi di cosa fosse successo, né a comprenderlo, o affrontarlo.

Una volta sventato completamente l’attacco, e con la principessa al sicuro nella sua camera, Leo era stato affrontato da una miriade di cavalieri capitanati dal principe per spiegare cosa fosse successo, e una volta arrivato al momento della luce viola che gli aveva, pareva, salvato la vita, c’era stato un momento di profonda confusione ed estrema incredulità.

Leo stesso non riusciva a concepire che fosse stato benedetto da Jahlee, quindi era piuttosto certo che una volta giunto al tempio sarebbe stata solo questione di tempo prima che gli alti sacerdoti dimostrassero che era tutta un’illusione, e poi Daryan sarebbe tornato a concentrarsi sul fatto che durante l’attacco Leo e rimasto solo con Opal, e probabilmente quella sarebbe stata la volta buona che Daryan lo condannava a morte.

Il più grande rimpianto di Leo sarebbe stato non riuscire a preparare la pizza per il compleanno di Anna, come aveva programmato.

…sì, Leo continuava ad avere delle priorità un po’ sballate.

L’interno della carrozza era silenzioso. Leo era solo in compagnia del principe, che però era intento a leggere un libro il cui titolo era coperto dalle sue mani, ma Leo intuì fosse un manuale di economia, o politica, o altre cose principesche (in realtà era un romanzo dal titolo “Mia zia Carlina è tornata indietro nel tempo per vendicarsi di quando sono tornato indietro nel tempo per vendicarmi di lei e onestamente inizio ad essere confuso!” ma shhh, non roviniamo la fantasia a Leo).

Il cuoco avrebbe voluto intortare una conversazione, o leggere un libro a sua volta, o quantomeno ascoltare un po’ di musica, ma non voleva disturbare il principe… e poi non sapeva teoricamente leggere… per non parlare del fatto che gli ipod non erano ancora stati inventati.

Sigh, che noia mortale in quella carrozza!

Anche se era sempre meglio di quando aveva dovuto prenderla da prigioniero. Questa carrozza era molto più confortevole, e sobbalzava molto meno.

Senza molto da fare, Leo iniziò a guardare fuori dal finestrino, e si pentì subito di non averlo fatto prima perché la vista da lì dentro era splendida.

-Woo- si lasciò sfuggire, osservando un lago dai riflessi viola. Che figata! Non aveva mai visto niente del genere! Quello sì che era un luogo magico!

-È uno dei sette laghi arcobaleno. Il loro colore deriva dalle pietre preziose poste sul fondo. È un luogo sacro al dio Jahlee- spiegò Daryan, impassibile, senza sollevare lo sguardo dal suo libro.

-Sono tutti sacri al dio Jahlee o ogni lago è dedicato ad un dio?- chiese Leo, curioso.

Dopotutto c’erano sette dei, e sette laghi, e sette colori dell’arcobaleno… quel luogo era praticamente una bandiera del pride fatta a mondo fantasy.

-Sono stati realizzati da Jahlee, e sono sacri a lui, ma effettivamente ogni lago è condiviso con un’altra divinità, tranne quello viola- spiegò Daryan. Non sembrava seccato dalla domanda, o forse era troppo concentrato sul proprio libro per rendersi conto della sospetta curiosità del ragazzo davanti a lui.

-Capisco, forte!- Leo commentò, esaltato -È davvero magico- aggiunse poi, osservando con più attenzione il lago viola. Così concentrato da non rendersi conto che il principe aveva lasciato perdere il libro e si era messo ad osservarlo. Badate bene, osservare Leo, non il lago.

-Ci siamo passati nel viaggio verso il castello, quando ti abbiamo trovato nella foresta- gli ricordò, pensieroso.

-Beh, ero troppo occupato a temere per la mia vita per fare il turista. Ero stato malmenato, ferito, imprigionato e le torture medievali sono…- Leo rispose sarcasticamente, voltandosi verso di lui, e incrociando il suo sguardo. Si ritrovò ad arrossire senza potersi trattenere -…ehm… dicevo… non ho guardato molto fuori durante quel viaggio, vostra maestà- provò a tornare rispettoso, e distolse immediatamente gli occhi.

Il principe fece altrettanto.

-Ti chiedo di perdonare i nostri metodi poco ortodossi, ma le relazioni sono piuttosto agitate ultimamente con i Vasilev, e non potevi chiedere qualcosa di più sospetto- il principe borbottò più tra sé che rivolto a Leo, che però, essendo l’unico soggetto nella carrozza insieme a lui, non si trattenne dall’indagare ulteriormente sulle sue strane parole.

-Perché chiedere di cucinare dovrebbe essere così sospetto?- chiese, rendendosi conto troppo tardi di quanto ingenua potesse sembrare la sua domanda. Proprio degna di uno che non aveva la più pallida idea di come funzionava quel mondo nei dettagli.

Sì, certo, era lì da qualche settimana, ma non era mai uscito dal palazzo, e le uniche cose che sapeva del mondo esterno era ciò che sentiva dalle cuoche, il poco che aveva letto sul libro di Lumai, e due o tre informazioni che ricordava che Giada gli aveva dato.

…e tali informazioni erano che Daryan avrebbe sposato una cuoca di nome Dotty… forse… e che Valkrest e Jediah avevano faccende in sospeso, ma non aveva idea del perché.

Daryan lo guardò con un sopracciglio inarcato.

-Diciamo solo che la cucina è un argomento delicato a Jediah e a Valkrest- disse infine, senza scendere nei dettagli.

Leo non indagò, e rimasero in silenzio qualche secondo.

-I laghi sono protetti in quanto luoghi sacri o ci si può avvicinare?- chiese poi il cuoco, dando un’ultima occhiata al lago viola che presto sparì alla vista, dietro una fitta coltre di alberi.

-Normalmente ci sarebbero delle restrizioni, ma non temere, dopo il compleanno di Opal, quando la situazione con Valkrest si sarà calmata un po’, sicuramente la principessa vorrà fare un giro per i laghi, e suppongo che potrai accompagnarla come suo cuoco e assaggiatore ufficiale- Daryan rispose in tono indifferente, ma Leo fu comunque entusiasta all’idea di una bella gita al lago, a prescindere che fosse per lavoro o no.

Sorrise caldamente, e cercò di guardare quel poco che si poteva scorgere tra gli alberi. 

Si perse il sorrisetto appena accennato di Daryan nel vedere il suo entusiasmo.

-Sarebbe bellissimo! Potrei fare dei dolci a tema, magari colorati!- rifletté, pensando già a quando sarebbe riuscito ad andare lì con la principessa.

Poi però, con il lago che spariva completamente alla vista, si rabbuiò ricordando il motivo per il quale era uscito dal castello in quel momento.

-Certo… se riuscirò ad essere presente per allora- borbottò, tra sé.

Dopotutto continuava a dubitare di essere stato effettivamente benedetto dalla divinità, e in ogni caso la sua presenza a palazzo era sempre appesa sul filo di un rasoio, e ogni errore poteva condannarlo in ogni momento.

Fare piani non era proprio il caso.

-Spero proprio di sì, hai un contratto a tempo indeterminato con la nostra famiglia. Hai in programma di andare da qualche altra parte?- Daryan inarcò un sopracciglio, irritato dalla frase di Leo, che alzò le mani in segno di difesa.

-No! Assolutamente no! Solo… magari dopo il compleanno della principessa sarete voi a mandarmi via… o anche prima del compleanno. Magari proprio oggi, dopo aver scoperto cosa è successo esattamente ieri- Leo si rabbuiò, cercando di non pensare alle torture dell’inquisizione spagnola che potevano aspettarlo nel suo futuro. 

Dai, non c’era stata l’inquisizione spagnola in quel mondo! Poteva ancora sperare che non avessero inventato quel tipo di torture.

-Mia sorella mi ha spiegato nel dettaglio ciò che è accaduto ieri, e dopo il grande atto di coraggio che hai mostrato nel proteggerla, dubito fortemente che chiunque a palazzo vorrà mandarti via… me compreso- Daryan provò a rassicurarlo, e nonostante il suo tono rimase impassibile, Leo avvertì un certo calore nel petto.

-Lei compreso?- ripeté, temendo di aver sentito male.

Daryan sospirò appena, poi posò definitivamente il libro da un lato, e dedicò tutta la propria attenzione verso Leo.

In casi normali, Leo si sarebbe sentito a disagio e in pericolo ad avere l’intera attenzione dello spaventoso principe su di sé, ma in quel momento non irradiava alcuna aria di minaccia, anzi, accennò quasi un sorriso.

E la bellezza che già Leo aveva notato al loro primo incontro (e che aveva rischiato di costargli la vita dato che lo aveva distratto non poco), si rivelò ancora di più.

Sua nonna diceva sempre che un sorriso donava al viso il doppio della bellezza normale.

Aveva torto.

Perché solo con un sorriso appena accennato e gli occhi privi di spirito battagliero, Daryan era il triplo più bello.

Leo sperò di non vederlo mai ridere davvero, o ci sarebbe rimasto secco, e neanche una benedizione divina l’avrebbe potuto salvare.

Ma si stava nuovamente distraendo.

-Leonardo…- il principe lo chiamò per nome. Erano rarissimi i momenti in cui lo chiamava per nome, o forse non l’aveva mai fatto prima. In ogni caso il cuore del cuoco perse un battito -…voglio chiedere formalmente scusa per il modo in cui sei stato trattato questi giorni, a causa della paranoia mia e dei miei collaboratori. Non sei ancora esente dai dubbi, ma se anche fossi stato d’accordo con gli antimonarchici per fare buona figura con mia sorella, cosa in cui non credo, ma che potrebbe essere, hai comunque rischiato la vita per salvarla, e su questo nutro pochi dubbi. Se anche dovessi scoprire che non sei stato benedetto, questo non cambierà la realtà dei fatti che hai salvato mia sorella…- iniziò a ringraziarlo, e Leo avrebbe potuto restare zitto, accettare finalmente le parole gentili, e sentirsi rasserenato per la prima volta da quando era finito lì.

Ma Leo non sarebbe stato Leo se non avesse obiettato in un kamikaze tentativo di scavarsi la fossa.

-Era il minimo che potessi fare! È colpa mia se è finita in pericolo in primo luogo! È normale provare a proteggerla, ho fatto solo il mio…- interruppe la replica notando lo sguardo seccato di Daryan. Si rese conto di aver appena interrotto un principe che era tipo venti spanne sopra a lui nella scala sociale, e abbassò il capo, imbarazzato -…mi perdoni per averla interrotta, continui pure, principe Daryan- si zittì, arrossendo e dandosi dello stupido per i suoi costanti tentativi di suicidio involontari.

Dovevano dargli un premio per persona con meno istinto di autoconservazione sulla faccia del pianeta. E come essere più impulsivo!

Per sua fortuna non vide il volto del principe, e si perse il suo tentativo di non scoppiare a ridere. Fortuna perché sicuramente il suo cuore non avrebbe retto a vederlo così divertito.

-Dicevo…- dopo aver placato le risate imminenti, il principe continuò il discorso -…hai salvato Opal, e ti sono grato per questo. E non ti accuso per essere stato con lei nella casetta sull’albero teoricamente segreta. Ci porta sempre le cuoche e i servitori che le stanno più simpatici. Non è che tu potessi dire di no alla sua richiesta, e se non ci fossi stato tu con lei l’avrebbero trovata comunque, quindi ti assicuro che non riceverai una qualche punizione per essere stato solo con lei, a prescindere se la benedizione si rivelerà vera o no- concluse il discorso, rassicurando Leo, che tirò un sospiro di sollievo.

-Davvero molto comprensivo da parte sua. Se io sapessi che qualche ragazzo che non mi convince molto passasse del tempo solo con mia sorella, e avessi il potere di torturarlo… beh… potrei approfittarne- Leo pensò ad Isabella.

-Ne dubito, finiresti per torturarti da solo- borbottò il principe.

Leo lo guardò offeso, ma doveva ammettere che aveva ragione.

Decise di cambiare argomento, per non scavarsi maggiormente la fossa.

-Comunque non credo che Jahlee mi abbia benedetto davvero- mise in chiaro, per preparare Daryan alla sicura futura scoperta.

-Perché lo credi?- chiese il principe, squadrandolo con curiosità.

-Non avrebbe alcun motivo di farlo. Dopotutto sono di… Lumai, e sono solo un cuoco, non ho alcuna relazione con Jahlee…- e fino a poche settimane prima… macché, fino a poche ore prima, non credeva neanche del tutto alla sua esistenza. Perché mai un dio avrebbe voluto benedire proprio lui?!

-Gli dei operano in modi incomprensibili. Sono gli unici a conoscere l’interezza della Storia, e ogni loro scelta è perfettamente calcolata. Anche se… devo ammettere che sono secoli che qualcuno non viene benedetto- Daryan era pensieroso.

Osservò qualche secondo fuori dalla carrozza, in silenzio, e Leo decise di fare altrettanto.

Iniziavano ad approcciare un enorme edificio fatto interamente di pietre preziose.

WOW!!! 

E Leo pensava che il palazzo fosse sfarzoso!

Quel posto era una letterale miniera d’oro!!

Prima che potesse commentare, fu Daryan a rompere il silenzio.

-Posso farti una domanda, Leonardo?- chiese, molto tra sé.

-Certo- Leo tornò ad osservarlo. Lui continuava a guardare il paesaggio.

-Cosa sai tu dei semidei?- indagò.

Non sembrava una domanda piena di sospetto, ma di sincera curiosità, come se testasse le sue conoscenze basilari per capire quanto doveva spiegare.

Leo non aveva nulla da nascondere al riguardo.

-Persian mi sta preparando per il banchetto della principessa. So che ce n’è uno a Valkrest, uno a Katrang, due a Ombron e a Nivern, per un totale di sei semidei, giusto?- chiese, cercando di ricordare i dettagli.

Persian non aveva detto molto, solo che li avrebbe riconosciuti una volta visti.

Leo non aveva la più pallida idea di cosa intendesse.

-Sono sette, in realtà. Jahlee ha un figlio, Yu. Solo che è scomparso nel nulla diciassette anni fa. Nessuno l’ha mai visto. Non si sa neanche se è maschio o femmina- spiegò Daryan -…anche se è piuttosto ovvio che sia…- 

-No! Non sono io!- Leo lo interruppe di nuovo, intuendo dove il discorso sarebbe andato a parare -So esattamente chi è mio padre, abbiamo, ehm, avevamo un pessimo rapporto, e non era decisamente una divinità, quindi non è possibile… che… l’ho interrotta di nuovo, scusi, continui- Leo tornò rosso quanto i suoi capelli quando Daryan si girò a guardarlo seccato dall’interruzione.

Non tanto per l’interruzione in sé, ma perché uffi, ce la stava mettendo tutta a fare il misterioso e drammatico, e Leo continuava a interromperlo e supporre male.

Sì, perché aveva supposto proprio male.

-È ovvio che tu non sia figlio di Jahlee, era scontato. Mi chiedevo solo se magari tu non fossi… come dire… magari conosci qualcuno che…- la carrozza che si fermava interruppe la sua difficile richiesta, e pochi secondi dopo Chevel batté sulla porta della carrozza, per confermare che fossero arrivati.

-…vabbè, lascia stare- Daryan scosse la testa, e si preparò ad uscire.

Leo deglutì rumorosamente, preoccupato dall’incontro con gli alti sacerdoti.

Il momento della verità era arrivato.

Dai, almeno Daryan non lo avrebbe ammazzato presto.

 

Leo era un tipo piuttosto fantasioso, soprattutto nell’aspettarsi il peggio. Quindi si era immaginato un centinaio di scenari diversi sull’incontrare l’alta sacerdotessa di Jahlee, e sulle operazioni magiche che gli avrebbero fatto per confermare che NON avesse una benedizione da parte di una divinità.

Se l’era immaginata una persona amichevole, o sacrale, o fredda. Anziana, o giovane. Aveva messo in conto tante diverse possibili personalità, ma mai nella vita si sarebbe aspettato di vederla come una ragazza poco più grande di lui estremamente entusiasta di vederlo lì.

-Noooo, il cuoco?! Che bello conoscerti! Adoro i tuoi biscotti arcobaleno! Sono la migliore offerta che sia mai stata lasciata a Jahlee!- lo accolse nel salone principale, prendendolo per le mani e guardandolo dritto negli occhi con entusiasmo.

In quel mondo andavano pazzi per i dolci.

Leo accennò un sorrisino nervoso.

Si era preparato psicologicamente a fare un inchino medio curato e a presentarsi con estremo rispetto.

Non aveva la più pallida idea di come rispondere a tale accoglienza, e si era completamente dimenticato ogni lezione di etichetta.

-La… la ringrazio molto- sussurrò, arrossendo parecchio, dato che non si aspettava proprio quel complimento.

-Siete venuti qui per farlo venire a cucinare al tempio?! Vuoi entrare tra i novelli praticanti? Ogni tanto dobbiamo digiunare ma i cuochi ci fanno comodo!- l’alta sacerdotessa provò a reclutarlo, guardandolo con sguardo che oserei dire famelico.

-Ehhh…- Leo non sapeva come negare in modo rispettoso, e per fortuna ci pensarono Chevel e Daryan a salvarlo, il primo prendendolo per un braccio e staccandolo dalla presa della donna, con fare protettivo.

Il secondo rispondendo per lui.

-Niente del genere, alta sacerdotessa. Siamo venuti qui perché pare che quest’uomo abbia ricevuto una benedizione divina da Jahlee, e volevamo conferire con il dio in persona per confermare la nostra ipotesi- spiegò il principe, pratico.

Leo annuì, ancora piuttosto in imbarazzo. Chevel continuava a tenerlo per il braccio come se temesse che sarebbe scappato. Con fermezza, ma senza fargli male. Leo si sentì quasi un ospite VIP protetto da due guardie del corpo.

Forse era effettivamente gradito a palazzo, con tutti i manicaretti che preparava.

L’alta sacerdotessa fece il muso, delusa.

-Capisco…- chiamò uno degli accoliti che erano nella stanza, in un angolo, a sbrigare altre faccende (ma che comunque non si erano persi una parola, e sembravano delusi a loro volta) -Francamente dubito che dopo secoli Jahlee abbia concesso una nuova benedizione, ma potrete conferire con lui a breve. Avete delle offerte per il nostro dio patrono?- tornò pratica e sacrale, più come Leo se la sarebbe aspettata.

-Abbiamo portato una torta al cioccolato e caramello- rispose Daryan, facendo un cenno a Chevel, che lasciò andare Leo e aprì un baule che si era portato dalla carrozza, dal quale tirò fuori una torta che Leo aveva fatto il giorno prima, come proposta per il compleanno della principessa. Era solo una prima prova, in realtà, ma ci aveva messo il massimo.

-Oh… una torta…- l’alta sacerdotessa sembrava delusa -…suppongo non ci fosse tempo per preparare altri biscotti- borbottò tra sé.

Leo si irritò appena. Era una torta di tutto rispetto, quella! L’avevano tolta dalla bocca della principessa per offrirla in dono, non era giusto che la giudicasse senza averla assaggiata!

-Bene, aspettate nel giardino di ametiste. E quando Jahlee sarà pronto a ricevervi vi chiameremo- continuò la sacerdotessa, un po’ annoiata. Dei praticanti in toghe viola portarono la torta al suo cospetto, e si accinsero a tagliarla per fargliela assaggiare.

Daryan fece un inchino del terzo tipo, e incoraggiò Leo ad inchinarsi a sua volta e seguirlo fuori dal salone principale.

Leo non lo notò nemmeno, troppo occupato ad osservare la reazione della donna di fronte alla torta. La osservava con sospetto, come se fosse avvelenata, e la annusò con attenzione e una faccia che sembrava disgustata.

Ecco, voi lettori ora dovete sapere che l’alta sacerdotessa era da contratto obbligata a controllare con la sua magia divina ogni cibo che le veniva offerto, e quelli erano gli step principali per un controllo generale.

Servivano inoltre a renderli un sacrificio e non un semplice cibo che la sacerdotessa mangiava. Quindi per evocare Jahlee, processo lungo e tedioso, doveva mangiare quella torta in quel modo, con attenzione e faccia seria e concentrata.

Questo ora voi lo sapete… Leo no.

E come ben sapete, Leo è molto orgoglioso della sua cucina, non sa stare zitto, e ama fare cose che potrebbero ucciderlo. È proprio diventata una sua passione nelle ultime settimane.

-Comunque la torta è parecchio elaborata e gustosa, sa? Ho fatto il caramello io stesso, e anche le statue di cioccolata. Avessi saputo fossero per Jahlee avrei fatto dei mini draghi ma comunque la composizione della torta è…- iniziò a difendere il proprio prodotto dolciario, ma venne fortunatamente interrotto da Chevel, che lo placcò rischiando di buttarlo a terra, e gli tappò la bocca.

-Chiediamo profondamente scusa per la sua bocca larga, vostra eccellenza!- si affrettò a scusarsi per Leo, sempre tenendolo fermo e zitto.

Daryan aveva il volto coperto da un facepalm, e borbottò qualcosa che nessuno nella stanza riuscì a capire ma che suonava come un “Ripensandoci, potete tenervelo pure”.

Ci furono alcuni secondi di puro silenzio.

Gli accoliti guardavano Leo con enorme offesa, l’alta sacerdotessa era nel mezzo del primo boccone, e fissava il cuoco sorpresa e piuttosto assente.

Poi chiuse gli occhi, deglutì, e prima che il trio del palazzo potesse scusarsi maggiormente, o i sacerdoti potessero cacciarli definitivamente con una scomunica o delle maledizioni, l’alta sacerdotessa scoppiò a ridere, facendo sobbalzare tutti.

-Nessuno si era mai rivolto così all’alta sacerdotessa. Scommetto che quando tornerà in sé vorrà diventare la tua migliore amica. Forse sarà meglio che scappi, ragazzo, a meno che tu non voglia restare qui a tempo indeterminato. Beh, prima dovremmo fare un colloquio privato, però- disse poi, cambiando completamente personalità, e asciugandosi le lacrime.

-Effettivamente questa torta è davvero ottima. Anche se preferisco i biscotti, ma è un gusto personale- disse poi, mentre le menti di tutti i presenti si riavviavano.

-Grande e potente dio Jahlee, siamo onorati di essere in tua presenza!- disse uno dei praticanti anziani, inchinandosi, o meglio, prostrandosi completamente ai piedi della ragazza.

Non era un inchino profondo, non era un inchino che Leo aveva studiato. Era proprio completamente a terra, con il capo chinato, e le mani davanti a sé, in direzione del dio.

Pochi istanti dopo, tutti quanti imitarono quella posa, Daryan e Chevel compresi.

Leo, che era già praticamente a terra perché buttato dal cavaliere, provò ad imitarli, anche se era certo che gli fosse uscito malissimo.

E completamente irrispettoso.

E aveva mancato di rispetto all’alta sacerdotessa e il dio Jahlee l’aveva visto.

A meno che non fosse tutta una specie di truffa ed era solo l’alta sacerdotessa che scammava tutti fingendosi il dio.

Leo lanciò un’occhiata in direzione del trono dove la donna si era appena seduta, e notò che lo stava fissando divertita… e i suoi occhi erano brillanti, e violetti.

No… non era uno scam, quello era palesemente un dio.

E se Leo sopravviveva a quell’affronto, era immortale.

-Riposo, riposo. E non serve che vi scusiate per la lingua lunga del mio benedetto, è completamente scusato, e ordino di non parlarne più e di non rinfacciarglielo. Non mentiva riguardo alla torta, dopotutto- Jahlee li fece alzare con un cenno delle mani.

Leo decise che se un giorno l’avessero cacciato da palazzo, sarebbe diventato un adepto di Jahlee, grato per il suo ordine divino.

Ma un momento… il suo benedetto?

ASPETTA, CHE?!

-Co_conferma che ha ricevuto la vostra benedizione divina, sommo Jahlee?- chiese Daryan, sempre con sguardo basso, ma lanciando a Leo occhiate sorprese e preoccupate.

-Confermo, davanti a tutti voi, che questo ragazzo ha la mia benedizione divina, e non voglio che gli venga fatto alcun male, anche se ammetto che a volte uno scappellotto se lo meriterebbe, visto le sue uscite. Ma niente di mortale, sono stato chiaro?!- il tono di Jahlee, gioviale fino a quel momento, si fece terribilmente serio, e guardò storto soprattutto Daryan e Chevel.

Leo si ritirò su sé stesso, la sua mente in un totale buffering nel tentativo di assimilare le informazioni, senza riuscire nell’impresa.

Non aveva senso che Jahlee, il grande Jahlee, divinità di quel mondo in cui Leo era caduto solo da qualche settimana, fosse così interessato a lui da averlo benedetto, e che lo trattasse con questo istinto di protezione.

Leo era solo un cuoco ex studente italiano, non voleva tutta quella attenzione!

Daryan sembrava estremamente confuso, e calcolatore.

Il silenzio accolse la dichiarazione del dio.

Un silenzio raggelante.

Leo voleva solo andarsene da lì e dimenticare che tutto questo fosse accaduto.

-Ora che ho messo in chiaro la faccenda… Leonardo il cuoco… vieni con me nella camera dell’evocazione, devo darti delle direttive sulla mia benedizione, e risponderò alle tue domande- Jahlee si alzò, e sollevò una mano in direzione di Leo, per incoraggiarlo ad avvicinarsi a lui.

Leo però era congelato sul posto.

Chevel gli diede una piccola spinta, per sbloccarlo e fargli raggiungere il dio.

Leo per poco non cadde, ma si avvicinò, tremante e spaventato.

-Prendo anche la torta, grazie mille- prima di dirigersi verso l’uscita, Jahlee prese il resto della torta. Era enorme, Leo si dispiacque per la povera ragazza che si sarebbe ritrovata con quel peso sui fianchi.

-Tranquillo, il cibo che mangio quando sono nel corpo dell’alta sacerdotessa lo assimilo io- come se gli avesse letto nel pensiero, e chissà, magari leggeva davvero nel pensiero (in realtà no, ma Leo è molto leggibile), Jahlee rispose al dubbio di Leo, e lo incoraggiò ad andare prima di lui nella sala accanto.

Camminarono in silenzio per alcuni corridoi, fino ad arrivare ad una sala mistica con incensi e decorazioni brillanti.

Leo era affascinato da quell’architettura incredibile, ma non osò parlare.

Aver incontrato un dio sembrava avergli finalmente tolto l’uso della parola, e l’abitudine di parlare a sproposito.

-Perfetto, ora che siamo qui, e siamo soli…- iniziò Jahlee, sacrale.

-La ringrazio tantissimo, sommo Jahlee, per la benedizione, e per avermi aiutato, ma non sono degno di tale enormità. Sono solo un cuoco, insignificante, piccino, niente di speciale…- okay, gli aveva tolto l’uso della parola e l’abitudine a parlare a sproposito per dieci minuti. Ma Leo non cambiava mai.

Fu fermato da uno scappellotto.

-Lasciami parlare, giovanotto! Tanto non posso togliere la benedizione che ti ho dato. O meglio, potrei, ma questo mi farebbe passare per uno stupido che ha sbagliato, e noi dei non commettiamo errori!- lo fulminò con lo sguardo, e Leo annuì, per dargli ragione, e si mise le mani sulla bocca per evitare di parlare nuovamente a sproposito.

-Bene… la prima cosa da dirti è che la benedizione che ti ho assegnato è una benedizione protettiva contro le morti violente. Qualsiasi ferita mortale rimbalzerà sul tuo corpo, ma questa benedizione si attiverà solo sette volte, quindi non provocare. O meglio… è attiva per sette persone, perché se qualcuno prova ad ucciderti e la benedizione si attiva, la prossima volta che prova ad ucciderti verrà punito, perché ha osato attaccare una persona protetta da una divinità. La benedizione non funziona per veleni, malattie o ferite non mortali, come tagli o botte, per questo non si è attivata mai prima dell’attacco- spiegò Jahlee, pratico.

Leo afferrò abbastanza quello che intendeva dire.

Era come se avesse una barra della vita, e quando lo colpivano la barra della vita si abbassava. Se invece riceveva un colpo mortale, si attivava la benedizione, ed usava una vita. Al momento ne aveva ancora sei.

Semplice… era praticamente Super Mario.

-Capisco… la ringrazio tanto per la benedizione- disse in un sussurro, senza guardare la divinità negli occhi.

Notò però che aveva già mangiato metà torta.

Wow, era un pozzo senza fondo!

-Figurati. Ora, ti concedo tre domande alle quali risponderò con la massima sincerità, ti conviene pensarci con attenzione e…- nel momento stesso in cui Jahlee gli diede il permesso di parlare, Leo partì in quarta.

-Da quanto tempo mi ha benedetto? Se posso chiedere… Giusto per capire…- domandò, a disagio.

-Dal momento in cui sei arrivato nel mio territorio. Non potevo permettere che morissi- rispose il dio, senza esitazione.

-Perché non posso… morire? Cioè, non me ne lamento, sia mai, anzi, che gioia vivere! Mi fa piacerissimo essere benedetto, solo… non capisco il motivo per cui un dio onnipotente abbia deciso… giustamente, eh, sicuramente avete fatto bene, ma perché benedire proprio me?- chiese Leo come seconda domanda, cercando di non offendere la divinità che gli voleva salva la vita.

-Mi sei simpatico, ragazzo… no, non è questa la risposta alla domanda, era solo un pensiero. La risposta è che non puoi morire perché questo infastidirebbe molto una persona che mi sta molto a cuore, e che non vuole assolutamente che a te venga fatto del male- Jahlee, come tutte le divinità che si rispettano, parla per enigmi anche quando promette di dare risposte. È un po’ come Silente. 

E adesso a Leo mancava solo una domanda.

La logica suggeriva di chiedere chi fosse la persona che lo voleva in vita, e credo che tutti quanti voi vogliate che faccia questa utilissima domanda. L’identità di questo soggetto è fondamentale per capire meglio il mondo, la trama, la Storia, e risponderebbe a tante domande di Leo.

Che fosse la principessa, cara a Jahlee e che aveva a cuore Leo? Il principe? Una persona che Leo avrebbe conosciuto solo in futuro? O qualcuno del suo passato?

Il dio conosce ogni cosa, quindi è possibile che abbia agito in vista di un incontro futuro tra Leo e la persona misteriosa, quindi tale persona potrebbe essere proprio chiunque.

…ma Leo non chiese la sua identità.

Perché mentre la sua mente prendeva completa consapevolezza dei dettagli della benedizione, e degli attentati presunti alla sua vita che pensava di aver riscontrato dal suo arrivo in quel mondo fino a quel momento, che non l’avevano attivata, si rese conto finalmente di quanto fosse stato effettivamente in pericolo durante quell’attacco.

E c’era una sola domanda che gli uscì in testa quando aprì la bocca.

-Se non fossi stato benedetto… sarei morto?- chiese, in un sussurro, finalmente guardando Jahlee negli occhi brillanti, per captare ogni dettaglio.

Il dio esitò qualche secondo, poi sospirò, e fu il primo a distogliere lo sguardo.

-Sì… temo di sì. La ferita all’addome sarebbe stata mortale. Forse saresti sopravvissuto per miracolo, ma ne dubito fortemente- rispose, senza cercare di indorare troppo la pillola.

Leo si portò inconsciamente la mano nel punto in cui aveva sentito il coltello trapassargli la pelle, e per la prima volta rimuginò seriamente sulla propria morte.

-Grazie di avermi salvato la vita- disse dopo qualche secondo, facendo un profondo inchino.

Jahlee gli scompigliò i capelli, affettuosamente.

-Non rimuginare troppo, ragazzo. Quel che è stato è stato, e sei sopravvissuto- provò a rassicurarlo, ma Leo non la vedeva allo stesso modo.

Se non fosse stato per Jahlee, o meglio, per la persona misteriosa, Leo sarebbe morto così! Non aveva mai rischiato di morire prima! Era un trauma!

-Grazie, sommo Jahlee- disse, senza particolare calore.

Era grato, era enormemente grato a Jahlee per quello che gli aveva fatto, ma al momento voleva solo restare solo, riflettere bene sulla cosa, piangere disperato per la paura e riconsiderare tutte le sue scelte di vita.

Era quello che si doveva fare in quei casi, giusto?

-Se vuoi sei congedato. Sentiti libero di usufruire del giardino sul retro. È un ottimo luogo di riflessione- Jahlee capì il suo stato d’animo, e gli indicò la porta con un cenno della mano, finendo nel frattempo la torta.

 

E Leo rifletté, eccome se rifletté, per almeno un’ora, prima di essere trovato da qualcuno.

Cosa sorprendente, dato che solo per raggiungere il giardino aveva incrociato un sacco di gente, tra cui Chevel contro il quale si era scontrato proprio mentre era in lacrime, e che aveva provato a fermarlo senza successo.

Leo era convinto che l’avrebbe seguito, ma per fortuna aveva deciso di lasciar perdere.

Forse perché Jahlee aveva garantito per lui, quindi temeva di fare un torto alla divinità contrariandolo? Nah, Leo dubitava che Chevel si sarebbe fatto fermare da un dio nel bullizzarlo. Comunque non si era fatto vedere, e Leo era rimasto in pace, esattamente come voleva.

Anche se dopo un’ora di pianto ininterrotto, iniziava a sentire, oltre ad una gran sete, anche il bisogno di parlare con qualcuno.

Solo che le uniche persone con le quali avrebbe voluto parlare erano in un altro mondo.

Sua madre, sua sorella, la sua migliore amica, sua nonna… tutte irreperibili.

Aveva un surplus di figure femminili incredibili nella sua vita, c’era da dirlo.

Ma fu una figura maschile ad approcciarlo per prima.

-Vuoi un bicchiere d’acqua?- chiese una voce che Leo si stupì di riconoscere immediatamente.

-Principe Daryan!- accolse il principe, che teneva in mano un calice e si stava avvicinando lentamente.

Cavolo! Era l’ultima persona dalla quale Leo voleva farsi vedere così debole!

Soprattutto perché non era pronto a dare spiegazioni riguardo ai motivi per i quali era così debole, e dubitava che Daryan avrebbe empatizzato con la sua situazione.

Inoltre ammettere di essersi un po’ pentito di aver salvato la principessa non avrebbe fatto tanta buona figura davanti a suo fratello, che considerava il salvataggio probabilmente l’unica cosa buona che Leo avesse fatto a palazzo.

-Non ti chiederò di dirmi ciò di cui avete parlato tu e Jahlee in confidenza, a me basta sapere che sei stato benedetto da lui- anche Daryan praticamente gli lesse nel pensiero, e si avvicinò di qualche altro passo, porgendo il calice come una bandiera bianca di tregua.

Leo sollevò il braccio per prenderlo, dandogli il permesso di entrare nel suo dolore.

Purtroppo la sete era più alta della sua dignità. E tanto il principe l’aveva ormai visto piangere quindi non ci rimetteva poi molto.

Mentre iniziava a sorseggiare, in silenzio, Daryan si sedette accanto a lui. Sempre abbastanza distante, ma mettendosi comunque sul suo stesso piano, fisico ed emotivo. Non parlò, aspettando che fosse Leo a rompere il silenzio.

-Se fossi morto… cosa avreste fatto?- chiese infatti il cuoco, dopo aver bevuto metà bicchiere, in un sussurro.

Daryan si girò verso di lui, lanciandogli un’occhiata allarmata.

Ci mise qualche secondo a rispondere.

-Non l’avremmo permesso. Ti avremmo soccorso in tempo- affermò con sicurezza.

Il cuore di Leo iniziò a battere più forte, colpito da questa presa di posizione.

Si sarebbe aspettato qualcosa del tipo “ti avremmo ricordato con affetto” o un meno probabile ma ugualmente realistico “vabbè, morto un servo se ne assume un altro, non sei nessuno”, o un gentile ma irrealistico “ti avremmo eretto una statua per celebrarti come il più grande salvatore del regno” detto solo per fargli piacere, ma non immaginava che il principe si sarebbe proprio rifiutato di considerare una realtà dove Leo sarebbe morto.

-Ma se fossi morto per la ferita, nonostante i soccorsi… cosa avresti fatto?- Leo non si rese neanche conto di aver smesso di usare il plurale. Non stava più chiedendo cosa avrebbero fatto in generale a palazzo, ma cosa avrebbe fatto Daryan, nel dettaglio.

Non avevano un grande rapporto, Leo si limitava a portargli sempre i pasti, assaggiare, e poi esasperarlo con le sue chiacchiere inopportune. Leo dubitava lo considerasse oltre al sospetto che provava per lui.

Eppure… sperava che il principe mentisse. Che gli desse una qualche rassicurazione. 

Si guardarono negli occhi qualche secondo, poi Daryan distolse lo sguardo, incapace di sostenere quello di Leo.

Il ragazzo suppose non avesse assolutamente nulla da dirgli, e tornò a disperarsi interiormente, prendendo un altro sorso dal bicchiere.

-Non me lo sarei mai perdonato- ammise a sorpresa il principe. Per poco Leo non si strozzò.

-Cosa?- chiese, sorpreso, guardandolo incredulo.

Daryan non ricambiò lo sguardo, e si fissò le mani incrociate posate sulle ginocchia.

-Sei uno dei miei sottoposti, Leonardo. È ovvio che io sarei profondamente rammaricato se ti accadesse qualcosa dentro le mura del castello. Senza contare che…- si interruppe, sembrava davvero in difficoltà -…sono stato profondamente ingiusto nei tuoi riguardi, Leonardo- ammise poi, stringendo i denti, ed evitando accuratamente lo sguardo del cuoco, che al contrario era a bocca aperta e occhi sgranati e sembrava il personaggio di un cartone animato per quanto buffa fosse la sua espressione incredula.

Per la seconda volta quel giorno (e forse nella sua intera vita) era completamente senza parole.

-Sei stato trattato con profondo sospetto da quando sei finito nella nostra trappola, eppure non sei stato altro che buono con la mia famiglia, e con il regno. Se fossi morto per salvare Opal, io…- Daryan scosse la testa -Non voglio neanche immaginarlo- cercò di chiudere l’argomento.

-Opal è speciale, vale molto più di un semplice cuoco come me- borbottò Leo, che non riusciva a pensare ad altro che alla sua possibile morte, in quel momento.

Daryan accennò un’occhiata verso di lui, ma era arrivato il turno di Leo di guardarsi le mani, che tenevano ancora il bicchiere mezzo vuoto.

Strano, di solito Leo lo vedeva mezzo pieno anche quando mancava solo un sorso.

Prima che il principe potesse obiettare, il cuoco continuò.

-Non che mi voglia comparare alla principessa, dico solo che se non fossi stato benedetto da Jahlee, la mia morte non avrebbe avuto alcun effetto, tranne forse sul banchetto, o per Anna, ma le cuoche sanno la ricetta di molti miei dolci, quindi si sarebbero risolti i problemi maggiori- Leo continuò a pensare ad un mondo senza di lui.

-Leonardo, il tuo valore non sta solo nella benedizione, o nei dolci che prepari. Vali anche come persona!- obiettò il principe, con una certa veemenza.

Si schiarì la voce, rendendosi conto di averla alzata un po’ troppo, e continuò prima che Leo potesse obiettare ancora.

-E comunque sei vivo, quindi non abbiamo nulla da risolvere. Anche se… se vuoi tornare a Lumai, dalla tua famiglia, posso preparare un passaggio, e parlare con gli Eronielle per concederti un lavoro nel loro palazzo, così staresti vicino alla tua famiglia- propose, con tono di profondo rimpianto.

Leo lo guardò, sconvolto.

Chi era quel tizio?! Cosa era successo al vero principe Daryan Lindberg?! 

-La principessa Opal non me lo perdonerebbe mai- provò a ricordargli che, pronto, Leo era praticamente tenuto in ostaggio dalla famiglia reale per i suoi dolci.

-Capirebbe, soprattutto dopo che le hai salvato la vita… allora, vuoi tornare a casa?- Daryan chiese, pratico.

Se Leo avesse effettivamente avuto la possibilità di scegliere, sarebbe tornato a casa, senza alcuna esitazione (beh, forse qualcuna, dato che comunque gli dispiaceva non poter preparare il banchetto per il compleanno della principessa), ma casa sua non era a Lumai.

Casa sua era irraggiungibile.

-No, preferirei restare qui- disse, guardando Daryan dritto negli occhi.

Lo vide piuttosto sorpreso, e forse anche sollevato.

-D’accordo… ma permettimi di darti comunque un dono per il grande favore che hai fatto alla mia famiglia, e per farmi perdonare dei miei modi scortesi. Puoi chiedere qualsiasi cosa, e nei limiti del ragionevole e del possibile farò di tutto per esaudire il tuo desiderio- Daryan fece una controproposta, in tono pratico.

Ora, ci sono tantissime cose che una persona può chiedere ad un principe ricco, avvenente e potente.

Daryan, facendo quella proposta, si aspettava di ricevere una richiesta del tipo: un titolo nobiliare, terre, ricchezze, oggetti magici, o altre cose inimmaginabili. Magari un’educazione, sarebbe stato un bel regalo, insegnargli a leggere, ma Leo, come sempre, lo stupì andando oltre ogni sua previsione.

E chiedendo qualcosa di estremamente semplice.

-Posso prendere tutti gli ingredienti che voglio, tra tre giorni?- chiese infatti, illuminandosi di speranza.

Daryan lo guardò confuso.

-Ehm… hai già il totale accesso alla cucina e a tutti gli ingredienti che vuoi, tranne lo zucchero a cena per Opal- gli ricordò.

Leo scosse la testa.

-No, non per la famiglia reale, ma… ecco… tra tre giorni è il compleanno di Anna, e le volevo fare la pizza. È un piatto popolare, piuttosto semplice, non all’altezza della famiglia reale, ma ci tenevo molto a farlo per Anna e le altre cuoche, e pensavo di usare la mia paga per comprare gli ingredienti. Ma se posso chiedere di usare gli ingredienti che sono già in cucina, sarebbe davvero un grande favore- Leo si spiegò meglio.

Daryan lo guardò incredulo.

Sul serio usava il suo desiderio potentissimo per… la pizza?!

Ma chi era, Soos?

No, è Leo, e ormai lo conoscete, non dovreste più stupirvi.

-Puoi usare… tutti gli ingredienti che vuoi, e… chiedere altro, se vuoi- Daryan decise di concedergli quel favore senza che fosse considerato il grande mega iper dono da parte del principe.

-Altro? …beh… in effetti c’è una richiesta più ambiziosa che vorrei porle, vostra maestà- Leo sembrò più calmo ora che era tornato a concentrarsi sulla cucina invece che sulla morte, ma quando accennò al secondo favore, tornò piuttosto nervoso.

Daryan si preparò psicologicamente ad una richiesta difficile da realizzare.

-Chiedi pure- incoraggiò il cuoco.

-Beh… so che è chiedere molto, ma… non è che potrebbe concedermi di assaggiare la pizza che farò per il compleanno di Anna? Io… ci terrei molto a sapere la sua opinione. Non che sia un piatto pregiato, ma…- Leo iniziò a torturarsi le mani.

Daryan era incredulo. E si sentiva anche tremendamente in colpa per il modo in cui l’aveva trattato fino a quel momento.

Leo stava usando il suo desiderio per gli altri, senza pensare minimamente a sé stesso.

Era… troppo buono per sembrare autentico. Daryan sapeva di non dover più dubitare di lui, ma non riusciva a farne a meno. Non concepiva che qualcuno potesse essere così altruista.

-Giuro che non è un modo per avvelenarla! La assaggerei comunque prima io! E non deve mangiarla per forza, è solo… solo…- Leo non sapeva come dire che temeva che il principe non mangiasse abbastanza, e che desiderava fargli assaggiare i cibi che considerava più buoni nella speranza che si aprisse con il cibo. Da quando era il suo assaggiatore, Daryan mangiava solo il minimo sindacale, e lasciava sempre cibo nel piatto… tranne i biscotti di Leo.

Magari la pizza poteva aggiungersi tra i cibi che apprezzava.

-Va bene… è una richiesta fattibile. Mi troverai nel mio studio- Daryan annuì.

Leo non trattenne il suo sorriso più luminoso, felicissimo che il principe avesse accettato.

-Grazie maestà, è un onore- si sentiva molto, molto meglio.

-Beh, quando sei pronto a tornare a palazzo, raggiungici all’ingresso!- Daryan si alzò di scatto, distogliendo lo sguardo. Sembrava parecchio a disagio, all’improvviso.

Leo aveva forse esagerato con l’entusiasmo.

-Certo, arrivo tra qualche minuto- il cuoco cercò di tornare serio e gli fece un inchino profondo.

-Sì, prenditi il tempo che ti serve!- Daryan si lasciò sfuggire un cenno del capo e scappò in fretta via da lì.

Leo finì il bicchiere d’acqua, che però, sebbene ormai vuoto, vide mezzo pieno per tutto il tempo che lo tenne in mano, prima di riconsegnarlo ad un accolito di Jahlee, che lo guardò come se fosse una celebrità.

Le cose, finalmente, sembravano andare per il verso giusto.

Da lì tutto sarebbe stato in salita, giusto?

Beh…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Allora… lore!!!

Ma cos’è questa, trama?!

E momenti con quello che, palesemente, è l’ML?!

Stranamente sì, wow!

Che dire, non mi sono trattenuta nei momenti Leoryan.

Hanno anche un bel ship name.

E poi Jahlee esiste e ha effettivamente benedetto Leo. Chissà chi è la persona misteriosa che ha citato. Un personaggio conosciuto? O qualcuno che dobbiamo ancora vedere?

La risposta… prima o poi l’avrete, ma chissà quando.

Intanto nel prossimo capitolo Anna festeggia il compleanno.

E chissà se a Daryan piacerà la pizza.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e di aggiornare presto.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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