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Autore: MIV93    12/11/2021    1 recensioni
Dal prologo:
“Finalmente ce l’abbiamo fatta…” disse lo shinigami con gli occhiali, tirandosi indietro i capelli e togliendosi quelle lenti in realtà del tutto inutili.
La donna annusò l’aria, disgustata: “Ne sei sicuro, Aizeeen-samaa? – chiese, allungando volutamente il nome del suo padrone con fare civettuolo – Qui sento puzza solo di anime e shinigami… non è che siamo finiti nel Rukongai e il nostro animaletto ha sbagliato mira… di nuovo?!”
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arrancar, Nuovo personaggio, Sosuke Aizen, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9
- Two worlds, double problems -
 


Kaji aveva esitato all’idea di rivelare informazioni riservate così a cuor leggero, specie se tali informazioni riservate avrebbero potuto riguardare le più alte sfere del Comando Medico. Alla fine si era fatto convincere ad andare al Comando Affari Segreti non solo perché, in fondo, era proprio compito di quel comando indagare su eventuali zone d’ombra presenti nei corpi militari, ma anche e soprattutto perché, viste le ultime ore trascorse in giro per i mondi, si era convinto che forse Setsuna e Rei potevano essere degni di fiducia, nonostante alcune incomprensioni intercorse tra lui e la capitana del Comando circa un mese prima.

Osservare però Rei immerso di carte da firmare e circondato da almeno altri cinque tra shinigami e arrancar che gli chiedevano pareri e aspettavano ordini mentre cercava di orientarsi tra le carte lasciate dal suo capitano, aveva un po’ minato la convinzione del capitano del Comando Omicidi.

“Capitano Maboroshi! Ma quale onore! Ti mancavo di già!?” chiese, con voce acuta, Rei, che letteralmente cercava di tirare fuori la testa da una montagna di scartoffie da compilare.

Entrare nel comando non era stato difficile, gli shinigami di guardia non avevano fatto storie a farlo passare, pur guardandolo con una nota di agitazione. Lui aveva sorriso a tutti, ma nel comando tutti ancora si ricordavano dell’ultima visita, non proprio di cortesia, del capitano e al suo passaggio praticamente tutti si erano immobilizzati e ammutoliti.

Non sfuggirono a questa reazione anche i sottoposti che fino a quel momento avevano tartassato di richieste il povero Rei.

“Vice-capitano Shimizu, vedo che tu invece non hai avuto molto tempo per sentire la mia mancanza! Potremmo scambiare due chiacchiere in privato? Ammesso che i tuoi commilitoni possano aspettare prima di tornare a seppellirti di richieste…” disse Kaji, con tono pacifico e bonario, ma i suoi occhi dardeggiarono, colmi di malizia, sui presenti. Tutti, quasi terrorizzati, si affrettarono ad uscire dall’ufficio e finalmente lasciarono i due ufficiali da soli, per sommo sollievo di Rei.

“Cielo… senza il capitano qui tutti cominciano a impazzire… non ce la faccio a fare tutto da solo!” disse Rei, offrendo una sedia al capitano e sedendosi sul bordo della sua scrivania, non riuscendo ad evitare di far cadere un cumulo di scartoffie per terra.

“Ehm… le raccolgo dopo!”

Kaji sorrise e fece un gesto con la mano prima di mettersi a sedere: “Senza fretta… Comunque, dovresti avere più polso con i tuoi sottoposti. Sei pur sempre il secondo in comando! Regina li avrebbe già presi tutti a calci!”

“Capitano…” esordì Rei per essere interrotto quasi subito.

“Chiamami Kaji”

“Kaji… suona strano, ma ok! Volevo dire, non tutti hanno il polso di Setsuna o il tuo, insomma, voi avete una reiatsu spaventosa, potreste benissimo lasciarla un po’ andare e tutti qui andrebbero in coma. Penso che effettivamente qualcuno ci è andato durante la tua ultima visita e il litigio con Setsuna…”

Kaji sorrise, ma con una strana espressione triste sul viso: “Non è stata una gran giornata quella, me ne rendo conto. Ma di solito lascio fare all’atteggiamento da viscido pianificatore e mistificatore. Tutti sanno chi sono e più o meno cosa fa la mia zanpakuto – Kaji distorse la faccia in un ghigno malevolo per poi tornare ad un’espressione più neutra – quindi a me basta arricciare gli occhi e le labbra e far fare il resto al pettegolezzo!”

Rei fissò il capitano con stupore, quindi disse: “Capitano Kaji… perché tanta sincerità all’improvviso?”

Kaji rise di gusto: “Oh, vedo che in fondo anche tu sai leggere le situazioni come la tua superiore! Bene, gettiamo la maschera – Kaji indicò la porta e con un Hado #1 le diede una leggera botta, assicurandosi che fosse chiusa, quindi fissò Rei con espressione seria – Ho avviato delle indagini in privato mentre eravamo in giro alla scoperta di nuovi mondi e al mio ritorno alcune delle mie ipotesi potrebbero essersi concretizzate. Potrei aver scoperto qualcosa di pericoloso.”

Rei si alzò, lentamente, fissando il capitano: “Pericoloso in che senso?”

“Gente scomparsa, per un periodo di tempo che non so neanche definire esattamente, senza lasciare traccia. L’ultimo è stato un bambino, un orfano senza famiglia, solo un paio di giorni fa, durante le ultime emergenze per l’apertura degli squarci”. L’espressione sul viso di Kaji era grave e, pian piano, anche quella di Rei si stava facendo più scura.

Il vice-capitano ricordò, di sfuggita, che i due vertici del comando Medico avevano parlato di un bambino morto la mattina in cui c’era stata la riunione con l’Alto Comandante e, d’istinto, ricollegò ciò che gli diceva Kaji a quell’evento.

“Io… non capisco cosa c’entreremmo noi del Comando Affari Segreti, capitano…” esitò Rei, non proprio impaziente di sentire quello che presto Kaji gli avrebbe detto.

“Le sparizioni hanno avuto inizio ben prima dell’avvistamento degli squarci, a quanto pare… e tutte avvengono una volta che la persona scomparsa varca la soglia dell’ospedale militare o di una qualche struttura con a capo il Comando Medico” Kaji fissò il vice-comandante con la massima serietà, incrociando le dite delle mani e ponendosele in grembo.

“Capitano… non vorrà dire che…”

“Sospetto – concluse Kaji – che ci sia qualcuno che sta rapendo, o uccidendo per quel che ne sappiamo, degli innocenti feriti. E sospetto che quel qualcuno faccia parte delle alte sfere del Comando Medico”.

Kaji passò i successivi minuti a spiegare come avesse fatto infiltrare uno dei suoi nel Comando Medico e questo avesse trovato numerose cartelle cliniche incomplete di persone che, a tutti gli effetti, risultavano svanite dal nulla. Tutti orfani, vagabondi, anziani senza casa o malati. Persone senza legami o parenti che potevano fare domande. Vittime perfette.

Rei rimase in silenzio ad ascoltare quanto il capitano gli stesse riferendo e, con viso terreo, commentò solo con una domanda: “Pensa che tutto questo abbia a che fare con chiunque stia giocando a creare quegli squarci?”

“Non ne sono sicuro, purtroppo” concluse Kaji.

“Ma sospetta di qualcuno in una posizione di rilevo nel Comando Medico…” intuì Rei. Kaji annuì e la sua bocca si increspò in un sorriso rassegnato.

“Qualcuno che magari non voleva che indagassimo sui portali…”

L’ultima frase, detta da Rei, echeggiò nella stanza, pesante e ingombrante come un blocco di granito. Kaji si limitò a fissare Rei per alcuni secondi, in perfetto silenzio, prima di parlare: “Dobbiamo indagare”

“Perché ti stai fidando di me, Kaji? – chiese Rei, passando inconsapevolmente a dare finalmente del tu al capitano – Non pensavo ti stessimo così simpatici!”

“Ho avuto modo di lavorare con voi più a stretto contatto. Siete riservati, e questo lo posso tanto apprezzare quanto temere. Ma Setsuna è una shinigami ligia al dovere, non penso se ne starebbe con le mani in mano in una simile situazione” disse Kaji, convinto.

“E io invece? Ti fidi di me, capitano? Io sono uno scemotto che scherza e ride sempre!” disse Rei, sorridendo, ma Kaji sorrise a sua volta: “Ognuno ha il suo modo per nascondere le proprie virtù. Tu potrai anche fare un po’ il burlone, ma so che quando ce n’è bisogno sai essere molto più dedicato al tuo lavoro di tutti noi. Ti ho confidato i risultati di una indagine illegale avvenuta in un periodo di crisi, e le nostre voci della ragione sono in un altro mondo ad affrontare chissà quale minaccia. Vice-capitano Shimizu Rei… ti va di imbarcarti in questa follia?”

Kaji sorrise, malevolo, come una volpe pronta ad attaccare, eppure Rei capì che quell’ostilità non era rivolta a lui. Sapeva che il capitano Maboroshi aveva raggiunto la sua posizione vincendo mille diffidenze e dando un posto accanto a sé a chi se lo meritava, nonostante le divergenze precedentemente intercorse. Il vice di Setsuna tese una mano al capitano, che prontamente si alzò e gliela strinse: “D’accordo, capitano Kaji… vediamo di buttarci in questa pazzia prima che le signore tornino a farci rigare dritto a suon di pugni!”

Kaji e Rei risero di gusto, stringendosi forte la mano prima che Kaji, tornato ad indossare la sua maschera di volpe infida, uscì dall’ufficio: “È stata una bella chiacchierata, Shimizu-kun! Spero di replicarla al più presto!”.

Tutti i membri del Comando Affari Segreti osservarono, diffidenti e un po’ impauriti, il capitano Maboroshi andare via e a Rei quasi venne da ridere, se non fosse che la sua testa era in quel momento affollata da terribili pensieri. Si schiantò sulla sua sedia e prese a firmare le decine di carte che aveva in sospeso: “Cielo, cielo… in che accidenti di guaio ci siamo cacciati… sbrigati a tornare, Scintilla… “ e sospirò, incapace di prevedere a quale esito avrebbe portato tutto quel caos…
 

 
[…]
 

“Ci dovrà essere un modo per trovarli no?! Non è che il potere di quella tipa con la coda può essere infinito!” urlò Regina, calciando la sabbia bianca di Hueco Mundo ai suoi piedi.

Dietro di lei, Aya stava armeggiando con lo scanner, dandogli ogni tanto qualche botta con la mano: “L’unità di memoria in teoria ha un chip che permette di localizzarla, ma l’elettricità deve averlo danneggiato… So che il segnale si sta allontanando, ma la sua provenienza cambia ogni secondo, troppe interferenze”

Setsuna serrò la mandibola, sentendosi in colpa per quell’ennesimo contrattempo: erano state le sue folgori a friggere il sistema di localizzazione. Alle sue spalle però apparve, silenzioso e misterioso come sempre, Urahara Kisuke: “Non temete, non possono andare troppo lontano. Non c’è stata attività di portali di alcun tipo – e il biondo tirò fuori dalla manica una sorta di smartphone con un grafico perfettamente piatto – ergo i nostri ladri non sono andati da nessuna parte… sono ancora a Hueco Mundo!”

“E tu dov’eri, invece, saputello?!” sbraitò Regina, punzecchiandolo con un dito.

“Già, Urahara-san… dov’era mentre noi inseguivamo e combattevamo con quei tre ladri?” ripeté, dura, Setsuna, serrando i pugni.

“Stavo tenendo d’occhio la situazione! Quei tipi sono palesemente provenienti dai nostri mondi! Avete anche avuto modo di vedere uno dei nostri peggiori nemici degli ultimi tempi, un Quincy sopravvissuto dell’esercito degli Sterniritter!” disse giulivo Urahara.

“Quindi è amico del brunetto che ci ha attaccato stamattina, Ishida Uryuu…” concluse Setsuna.

“Più o meno – le rispose Urahara, ridacchiando – diciamo vecchi commilitoni. Indiscutibilmente loro vengono dai nostri mondi ma…”

“Puzzando di Void Territories e squarci. Non servono i vostri aggeggi per capirlo, il mio naso basta e avanza!” disse Regina, fissando torva Kisuke e suscitando l’ilarità di Grimmjow e Nel.

“Ciò implica che sono stati dall’altra parte degli squarci. Forse possono anche aprirli” concluse laconica Setsuna.

“Ma perché non se ne sono tornati a casa vostra, allora, invece di rompere i coglioni a noi?!” sbraitò Grimmjow, scocciato.

“Penso non vogliano farsi rintracciare… forse aspettano di essere al sicuro per riorganizzarsi e sparire. Forse immaginano che possiamo rilevare attività di squarci e portali vari. O forse, semplicemente, non hanno la possibilità di aprire il portale e devono aspettare che qualcuno lo faccia per loro” disse Aya, snocciolando quasi con pigrizia le varie opzioni.

“Se si vogliono nascondere, direi che sarebbe cosa buona separarsi, in modo da essere rintracciati il più difficilmente possibile. Uno di loro potrebbe portare con sé il dispositivo e poi alla prima occasione andare via… sarebbe la scelta più efficiente” disse Setsuna, fin troppo esperta in certe manovre, quasi da accademia.

“Se vogliono nascondersi a noi, ci sono pochi posti che sfuggono alla nostra ronda qui a Hueco Mundo, più per quieto vivere che per altro…” disse Nel, esitante.

“La foresta dei Menos, poco lontano da qui..un luogo sotterraneo, pieno di Menos e di lealisti di Aizen. Probabilmente quelli che ci hanno attaccato oggi vengono da lì” disse Halibel, calma e impassibile.

“Le rovine dell’esilio sono un altro posto isolato che non visitiamo mai, erano i rifugi dei nemici di Barragan ai tempi del suo regno qui a Hueco Mundo” esordì Nel. 

“Ma quanti accidenti di re avete qui a Hueco Mundo?!” disse Regina. Grimmjow ringhiò ma Nel riprese a parlare, sorridendo: “Forse troppi. Ma Barragan era un re crudele e potente. Tanti suoi nemici venivano spediti lì per sfuggire al suo controllo ma ora… quel posto è solo una sorta di cittadella in rovina. Ottima per nascondersi”

Grimmjow ringhiò e cominciò a parlare: “Se proprio volessero rompere i coglioni, potrebbero nascondersi a Marragas… la vecchia capitale di quello stronzo di Barragan. Piena di idioti rivoltosi, lealisti di Aizen e feccia del cazzo…”

“Tre posti, tre nemici e sei persone pronte ad inseguirli, quindi!” concluse, come sempre giulivo, Urahara.

“Chissà perché penso che lui non sia incluso nei sei…” bisbiglio Setsuna, ormai piuttosto stufa del comportamento dello shinigami, ma Urahara la ignorò.

“Ho passato del tempo nella foresta dei Menos quando ero… piccola, diciamo così – disse Nel – se volete posso accompagnarvi lì”

“Vengo io – disse, entusiasta, Regina – Mi chiamo Hierrobosque, le foreste sono la mia casa naturale!”

“Io andrei alle rovine dell’esilio, potrebbero esserci informazioni utili negli edifici abbandonati, non si sa mai” disse Aya, apatica, e con altrettanta apatia le rispose Halibel: “Sarò io ad accompagnarti allora, con me di guardia, lo stolto che proverà ad attaccarti la pagherà cara”.

“A me tocca andare con la mingherlina finta hollow?! E pure a Marragas?!” si lamentò Grimmjow. Neanche Setsuna sembrava troppo felice di andare con l’espada, ma serrò di nuovo la mascella, pensando che a furia di reprimere la rabbia si sarebbe rovinata i denti, e gli si fece di fianco: “Allora andiamoci velocemente, troviamo chi dobbiamo trovare, pestiamolo e torniamo alle nostre vite. Ti sta bene?”

Grimmjow emise un rumore gutturale e alzò le spalle, mettendosi le mani in tasca: “Allora seguimi e togliamoci questo cazzo di pensiero…” e l’espada sparì con un sonido senza che Setsuna potesse controbattere.

“Ci rivedremo qui appena abbiamo finito. Per qualsiasi emergenza, abbiamo ancora i nostri telefoni, contattatemi in ogni momento!” disse Setsuna, guardando le due compagne.

Le tre si scambiarono occhiate di intesa, annuirono e Setsuna quindi sparì, correndo all’inseguimento di Grimmjow.

“Quando volete possiamo andare, allora” disse Nel, molto cordialmente. Halibel annuì piano mentre Aya le si faceva accanto.

Regina si affiancò a Nel, non prima di lanciare un’occhiataccia ad Urahara, quindi i due gruppi da due persone sparirono a loro volta, diretti ai due possibili nascondigli.

“Persone di Hueco Mundo e Soul Society che sono stati nei Void Territories tanto a lungo da acquisirne una traccia nella propria reiatsu… Aizen… che accidenti stavi combinando…” disse pensieroso Urahara, tornando serio e afflitto mentre spariva anche lui con uno shunpo, diretto chissà dove…

 
[…]
 

Circa un mese prima dagli avvenimenti raccontati..

Il Comando degli Omicidi era appena arrivato alla fine del quartiere Ovest, il più ricco e prospero, per catturare una nota banda di assassini e ladri che stava insidiando quell’area dei Void Territories ormai da diversi giorni.      
Il gruppo, capitanato da Kaji, si era da poco fermato alla fine di un ponte rosso che, con un ampio arco fatto da travi di legno, collegava il quartiere Ovest dalla zona boschiva selvaggia. Il vento aveva iniziato a soffiare forte da qualche minuto, i capelli violetti di Regina e quelli corvini di Kaji si muovevano ritmicamente ad ogni folata. I due, posti l’uno accanto all’altro, si trovavano di fronte a tre reclute shinigami, le quali erano composte e allineate con le braccia lungo i fianchi in attesa di ordini.

“Che splendida giornata” borbottò giulivo il capitano Kaji, lanciando di tanto in tanto delle fugaci occhiate ai tre shinigami immobili e con lo sguardo serio sul volto.

“Uff – sbuffò sonoramente Regina a braccia conserte – non credi che sia il caso di muoverci?” soffiò la lilla, mentre un’altra folata di vento faceva danzare le pieghe degli enormi pantaloni del kimono nero.

“Oh già – Kaji spostò definitivamente lo sguardo sui tre shinigami – oggi vorrei che vi occupaste di questa banda di criminali. Sappiamo che sono scappati in questo bosco, per cui tocca a voi trovarli e portarmeli qui” concluse lui, abbozzando un piccolo sorriso sornione.

“Mi raccomando, fategli il culo” raccomandò Regina con un sorriso sghembo, prima di girare i tacchi per tornare al quartiere Ovest e ,magari, mangiarsi qualcosa di buono per ingannare l’attesa.

I tre shinigami eseguirono un piccolo inchino, poi si guardarono negli occhi con fare dubbioso e incerto, infine si voltarono verso Kaji e all’unisono diressero:” Agli ordini!”. Così, senza proferire altre parole, anche perché molto probabilmente il capitano Kaji non avrebbe rivelato ulteriori informazioni, svanirono dentro alla foresta alla ricerca dei criminali.

“Non era meglio iniziare con una missione meno complicata per testare la loro forza?” chiese Regina arricciando il naso.

“Non mi sembrava poi così difficile” Kaji piegò leggermente la testa di lato, poi si lasciò andare in un sorriso a tratti divertito ma anche rincuorante nei confronti di Regina.


 
[…]


I tre shinigami erano dunque stati messi alla prova dal loro capitano, il quale voleva testare la loro forza e la loro capacità strategica in una missione. Questo perché, nell’ultimo periodo, Kaji aveva notato dei notevoli miglioramenti da parte di loro tre e voleva testare i loro progressi per farli avanzare di grado all’interno del suo Comando.             
La shinigami al centro, dai lunghi capelli bianchi e dallo sguardo determinato che scintillava di verde, aveva preso il comando della situazione e stava conducendo i suoi due compagni nel presunto luogo ove si trovava la banda di assassini.

“Akira-san, sei sicura che sia di qui?” chiese lo shinigami dalla carnagione ambrata e da una folta chioma nera, posto alla destra di Akira.

“Certo, ho sentito dire all’ultima interrogata al quartiere Ovest che la banda aveva preso questo percorso. Prima di cambiare strada, penso sia opportuno percorrere questa, magari siamo fortunati e li becchiamo lo stesso” risposte Akira, abbozzando un sorriso gentile al suo compagno di squadra.

“È la prima volta che ci manda a cacciare così tanti criminali da soli.. – intervenne il terzo shinigami, il più alto tra tutti, completamente pelato e dagli occhi colore pece – forse non ha voglia di andare? No, certo che no, sennò avrebbe mandato il vice-capitano Hierrobosque” provò ad ipotizzare lui.

“Non essere così pessimista! Io credo che il capitano Moboroshi creda molto in noi, quindi vediamo di non deluderlo” concluse Akira, alzando il braccio e mostrando un fiero pollice all’insù.

La tranquillità del bosco venne ben presto interrotta dalle grida di una donna poco lontane dal gruppo di shinigami. Akira fece un balzo verso il cielo e da lì le si aprì uno scenario raccapricciante: un uomo per terra sanguinante e una donna con gli abiti stracciati circondata da quattro banditi armati. 
Akira piombò a terra a circa cinque metri dei banditi, seguita subito dopo dai sue due compagni shinigami. L’uomo a terra sembrava ancora vivo, ma aveva bisogno di cure, mentre la donna, nonostante i vestiti strappati qua e là, sembrava incolume. Erano arrivati appena in tempo.

“Dannati bastardi” urlò lo shinigami dalla carnagione abbronzata, sguainando subito dopo la sua katana.

“Se non vi arrendete ora, useremo le maniere forti” ringhiò Akira, il suo volto gentile era contratto in una smorfia omicida, tanto da farla assomigliare ad una ragazza completamente diversa da quella che tutti conoscevano.

“Come se avessimo paura di voi – uno dei quattro criminali sputò per terra, poi strabuzzò improvvisamente gli occhi terrorizzato – COSA DIAVOLO È QUELLA ROBA?” gridò poi, scappando a gambe levate assieme ai suoi compagni allibiti dalla scena.

“Ma che diavolo..” borbottò lo shinigami pelato che, senza indugi, provò a correre dietro ai criminali.

“AHHHHHHHHHHH!” Proprio accanto ad Akira, con un rumore bizzarro, quasi come se il tessuto spazio-temporale si fosse stracciato, si aprì un portale ovale che conduceva letteralmente all’ignoto più totale. Prima che la ragazza potesse accorgersi dell’accaduto, una forte corrente proveniente dal portale la risucchiò dentro con una velocità inaudita, facendo scomparire dentro al buco nero il suo corpo e le sue grida ormai troppo lontane per essere sentite.

“AKIRA!” urlò l’altro shinigami, cercando di afferrare invano la mano della sua compagna.

In concomitanza con l’apertura del portale, un forte boato seguito da una scossa di terremoto fece letteralmente vibrare la terra. La donna salvata cadde a terra bianca in volto, poi strisciò verso il marito per cercare di tamponare il sangue.  

Il terzo shinigami si bloccò improvvisamente, esattamente una frazione di secondo prima che Akira sparisse nel vuoto totale. Provò ad aprire la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse scioccato. Infine, decise di compiere due passi verso il suo compagno e l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu:” C..capitano Moboroshi”.
I due shinigami si fissarono per qualche secondo, poi corsero a perdifiato da Kaji, dimenticandosi bellamente della banda di criminali ormai scappata.


 
[…]


“Cosa diavolo avete detto?” sbottò Regina, facendo voltare mezzo quartiere Ovest verso di loro.

I due shinigami erano da pochi minuti tornati da Regina e Kaji, i quali erano stati indaffarati a parlare con un gruppo di cittadini piuttosto preoccupati dal terremoto che era avvenuto pochi minuti prima. Dopo l’arrivo dei sottoposti, il gruppo del Comando Omicidi si era poi spostato in un luogo isolato, per evitare che notizie riservate potessero arrivare alle orecchie dei cittadini già abbastanza preoccupati dall’accaduto.

“A..akira non c’è più – balbettò lo shinigami ambrato, muovendo in maniera confusa le mani per spiegare cos’era successo – è stata risucchiata da un portale nero” concluse madido di sudore.

“Poi c’è stato il terremoto – proseguì l’altro shinigami – i banditi sono scappati…” la voce demoralizzata e avvilita dello shinigami per l’accaduto fece quasi tenerezza a Regina.

“Tranquilli, ci penseremo poi a prenderli” li rassicurò la vice-capitana.

“Questa storia non mi piace per nulla – lo sguardo di Kaji si fece scuro, poi serrò la mascella innervosito – voi tornate al Comando, non fate parola di quanto avete visto” disse infine.

“C’è un cittadino ferito nel bosco..” disse lo shinigami pelato prima di ritornare al Comando Omicidi.

La situazione al quartiere Ovest non era delle migliori, un rumore sordo in lontananza fece intuire a Kaji che il terremoto aveva dissestato il terreno a tal punto da far crollare gli edifici meno stabili. E, cosa ancora peggiore, ciò che era avvenuto a Ovest stava accadendo esattamente negli altri quartieri, portando alla mobilitazione di massa di tutti i Comandi per prestare soccorso.

“Kaji, che sta succedendo?” sussurrò Regina, guardando il volto del suo capitano contratto in una smorfia di disappunto e preoccupazione.

Kaji sospirò, poi si voltò verso Regina:” Temo che stia succedendo qualcosa di grave, Regina – disse in tono grave – la frequenza dei terremoti è aumentata. Inizialmente pensavo fosse un problema prettamente geologico, ma quel portale seguito da un terremoto ha completamente ribaltato la mia teoria”

“Cosa pensi di fare?” disse pensosa la vice-capitana.

“Andrò a parlare con il Capitano Hayashi, ho come la netta sensazione che lei sappia qualcosa in più di noi” concluse Kaji, sparendo con uno shunpo.

Regina invece si diresse nella foresta per andare a recuperare l’uomo ferito, poi sarebbe andata ad avvisare il Comando di Polizia per il crollo dell’edificio nel quartiere Ovest. Kaji non le aveva detto precisamente cosa fare, ma ormai il legame tra i due era talmente profondo che per Regina era diventato semplice intuire le idee del suo Capitano.  

           
[…]


SLAM…la porta dell’ufficio di Setsuna si aprì improvvisamente, andando a sbattere con un suono fastidioso contro il muro di legno, facendo sobbalzare i sottoposti del Capitano Setsuna, quest’ultima seduta proprio di fronte ad un’ampia scrivania piena di scartoffie varie. Rei, accanto alla sua capitana, strabuzzò leggermente gli occhi per la situazione surreale che si era venuta a creare, poi fissò i sottoposti e gli fece segno di stare in silenzio.

 “Ops..non volevo” disse sornione Kaji, gli occhi chiusi in due sottili fessure e un ampio sorriso dipinto sul volto.

“Capitano Moboroshi, ha perso la sua cortesia per caso? Perché non va a cercarla nel suo Comando – lo schernì - ora ho da fare” disse gelida Setsuna, fulminando con lo sguardo il Capitano Kaji.

“Troppo impegnata con i segreti di stato, eh?” chiese Kaji, piegando la testa di lato, mentre si faceva spazio nell’ufficio di Setsuna, per nulla intenzionato ad andarsene senza avere informazioni. Si sedette poi nella sedia libera di fronte a Setsuna, con le maniche del kimono che andavano ad unirsi di fronte al suo petto, mentre lo sguardo non si schiodava dal capitano del Comando degli Affari Segreti.

Setsuna roteò gli occhi al cielo, poi Rei fece segno ai sottoposti di uscire dalla stanza. “Hei Capitano Moboroshi, come vai?” chiese infine Rei per rompere il ghiaccio.

Kaji si voltò verso Rei, gli sorrise per una frazione di secondo, infine disse: “Oh, andava tutto bene Rei – disse giulivo, poi fece una breve pausa – prima che una mia sottoposta venisse risucchiata dentro un buco nero” proseguì arrivando subito al punto della questione.

“Non sono affari che ti riguardano” tagliò corto Setsuna.

“Ah no? Non mi riguarda se un mio sottoposto sparisce completamente dai Void Territories senza lasciare la benché minima traccia?” chiese con tono affilato, tagliente e lo sguardo fisso negli occhi di ghiaccio del Capitano Setsuna.

“Non ammetto tutta questa arroganza nel mio ufficio” sbottò a quel punto Setsuna, alzandosi in piedi di scatto e rilasciando la sua reiatsu in tono di sfida. Kaji fece esattamente lo stesso, ma con la solita calma che lo contraddistingueva, prima di rilasciare anch’esso la sua reiatsu.

“Oh mamma – borbottò Rei, in mezzo a due fuochi pronti a incendiare tutto – vi prego basta!” urlò poi, richiamando l’attenzione di entrambi i capitani. “Capisco la situazione, Capitano Moboroshi mi creda, ma stiamo lavorando ininterrottamente da giorni e l’umore non è proprio dei migliori.”

“Non ti facevo così diplomatico, Rei” lo schernì Setsuna, annullando completamente la sua reiatsu e ritrovando il controllo che di solito aveva nei momenti difficili.

Rei sospirò, infine sorrise al suo capitano: “Non penso che tu voglia realmente discutere con il Capitano Moboroshi vista la situazione in cui siamo...”

“Convengo con te che non abbiano iniziato con il piede giusto, ma arrivati a questo punto vorrei delle spiegazioni, Capitano Setsuna” chiese di nuovo Kaji.

“Visto cosa è accaduto oggi, temo non sia più possibile tenerlo nascosto” Setsuna si lasciò andare sulla sedia, due grosse occhiaie nere le solcavano il viso. “I terremoti sono causati dall’apertura dei portali. Non abbiamo capito la frequenza di queste comparse, né tanto meno la causa, ma è da circa un mese che compaiono nei Void Territories. Sono sparite anche altre persone nei quartieri, ma abbiamo cercato di nascondere tutto per evitare troppi allarmismi. È prematuro esporre tutti i Comandi a questa notizia…”

“Quindi sta succedendo qualcosa che va addirittura oltre al vostro Comando? Penso che la situazione sia troppo grave per tenerla nascosta ancora a lungo. Uminojoo-sama è al corrente della situazione?” chiese Kaji.

“È stata la prima a cui ne ho parlato – fece una pausa – ma è da giorni che pensavo di chiedere una mano al Comando di Ricerca. Comunque, visto l’episodio increscioso della tua sottoposta, penso di essere costretta a chiedere una riunione per spiegare cosa sta succedendo a tutti” concluse infine Hayashi.

“È la soluzione migliore Capitano Hayashi – annuì lentamente – andiamo da Uminojoo-sama” disse infine Moboroshi.


 
[…]


Akira si era ritrovata risucchiata da un portale in pochissimo tempo, senza nemmeno capire cosa realmente stesse succedendo. Dopo l’apertura del portale, l’oscurità fu l’unica cosa presente intorno a lei. Istintivamente si ritrovò a trattenere il fiato, mentre il suo corpo veniva sbalzato nel buio più totale verso il completo ignoto. Ma, prima che la mancanza di ossigeno iniziasse a farle perdere la ragione, una luce proprio sotto di lei quasi l’accecò e, in men che non si dica, si ritrovò a volare in un mondo completamente differente dal suo.          

“Ma dove diavolo sono?” pensò prima di prendere una grossa boccata d’aria e iniziare poi la discesa verso il terreno.

Il cielo era di un azzurro brillante, il sole splendeva nel cielo e qua e là vi erano delle candide nuvole bianche ad arricchire il vastissimo cielo che pareva infinito. Il terreno era fatto da finissima sabbia bianca e la vegetazione scarseggiava pressoché ovunque, solo rari arbusti o rocce facevano da padroni in quel mare di sabbia. L’aria era densa, carica di Reishi e vi era uno strano ed inquietante silenzio.

“Oh no, no, ti prego – piagnucolò Akira, mentre spostava la testa in ogni direzione per capire dove fosse finita – dove diavolo dovrei andare ora?” sbottò poi disperata.

Se il vuoto cosmico di poco prima le aveva quasi tolto il fiato, questo nuovo mondo non era da meno. L’aria era pesante, la mente a tratti si faceva più annebbiata e una strana sensazione di pesantezza aveva iniziato a farle pressione sia nel fisico che nell’anima. Inoltre, nel campo visivo di Akira c’era solo sabbia e desolazione, nessuno a cui chiedere informazioni. Niente.    

“Devo trovare un modo per andarmene, non sono tranquilla in questo posto – disse preoccupata, posandosi una mano sul petto – ma non posso nemmeno andarmene in giro a cuor leggero, chi c’è oltre a me in questa distesa di deserto? Saranno tutti amichevoli oppure no?”. Numerose erano le domande, ma purtroppo per Akira le risposte non arrivarono subito. 

La ragazza si trovò quindi a girovagare nella sabbia per circa tre giorni, notando con sua somma tristezza che il paesaggio cambiava poco e niente. La prima forma di vita che incontrò fu al secondo giorno, dove dietro ad una pietra sbucò una lucertola dal cranio osseo bianco e dal corpo grigio. Per lo meno, anche se non aveva trovato un posto dove andare, sapeva che in quel luogo c’erano gli hollow. E la cosa la fece stare parzialmente tranquilla, poiché nei Void Territories c’erano sia Hollow aggressivi e cattivi, che Hollow più evoluti con una parte razionale talmente sviluppata da farli assomigliare a shinigami.           
Ma quanto poteva stare tranquilla Akira? Gli hollow presenti in quel mondo erano tutti buoni? La risposta arrivò al terzo giorno come un fulmine a ciel sereno.

“Uno shinigami? – ruggì un Adjuchas dalla testa leonina e il corpo bianco perlato eretto su due zampe – da quanto tempo non ne vediamo uno?” continuò lui, leccandosi le labbra deliziato da quella vista.

Akira, circondata da ben quattro Adjuchas, impugnava la sua katana con due mani, mentre spostava lo sguardo da un hollow all’altro:” Non voglio combattere con voi, non sono venuta qui con cattive intenzioni, possiamo parlarne civilmente?”

Il gruppo di hollow, composto dal leone, una cavalletta, una mezza scimmia e una medusa, scoppiò in una fragorosa risata.

“Civilmente? Qui nel nell’Hueco Mundo sei nel nostro territorio e tu sei una preda splendidamente succulenta” le rispose la cavalletta hollow, facendo poi sbattere rumorosamente le pinze che caratterizzavano il suo apparato buccale.

“Hueco..Mundo? Quel portale mi ha trascinata fuori dai Void Territories?” sussurrò Akira, tremando leggermente all’idea di essere in un posto completamente diverso dalla sua dimensione di nascita.

“Tu sarai uno spuntino eccellente per il Re di Marragas” farfugliò la scimmia, saltellando da un piede all’altro.

Ma prima che Akira potesse fare qualcosa, l’hollow medusa allungò uno dei suoi tentacoli per catturare Akira: la giovane si ritrovò la katana attaccata al tessuto del suo kimono nero e le braccia completamente inutilizzabili.

“Dato che con voi non si può ragionare.. – uno sguardo assassino comparve sul suo volto – Musabori Kuu, Ookamikarasu!” gridò Akira, poi la sua katana iniziò a lampeggiare di una luce nera.

La lama della shinigami era diventata color nero con la parte tagliente tutta seghettata, sulla spalla di Akira comparve un teschio di un corvo dal becco allungato. Ma ciò che lasciò gli hollow stupefatti fu la nube nera che dal teschio si espanse tutta intorno a lei come un involucro, nella quale, nella parte esterna, comparvero delle protuberanze appuntite che andarono a premere contro il tentacolo dell’hollow.

“Questa mocciosetta non è una semplice shinigami” sibilò l’hollow medusa, mentre fissava con orrore il tentacolo sporco del suo sangue.

“Yami Shusen” urlò Akira, conscia di avere un piccolo vantaggio grazie al suo effetto sorpresa dato dalla zampakuto.

La nube nera che poco prima la ricopriva interamente, tornò a levitare intorno a lei e, dopo aver pronunciato la formula per l’esecuzione dell’attacco, una parte della nube si trasformò in un tentacolo nero che avvolse la medusa e la scaraventò contro l’hollow leone.

“Dannata ragazzina!” soffiò la cavalletta

La cavalletta scattò in avanti, seguita subito dall’hollow scimmia, in un attacco simultaneo frontale. Akira portò la sua katana parallelamente al suolo e parò, grazie a tutta la lunghezza della sua lama, l’attacco dei due hollow. La scimmia provò poi a tirare un pugno contro lo stomaco della shinigami, ma la nube nera intervenne prima del colpo e si posizionò proprio all’altezza dello stomaco per parare il colpo. Tuttavia, la mossa dell’hollow fu solo una strategia per concentrare le difese di Akira su di lui, permettendo poi all’hollow cavalletta di colpirla di lato all’altezza del braccio, strappandole la manica del kimono nero e procurandole un taglio sul braccio.

“Dannazione, sono da sola contro quattro” pensò Akira, parando l’ennesimo colpo inferto dalla scimmia.

A quel punto la situazione si fece ancora più critica: gli hollow che aveva scaraventato via tornarono e tutti e quattro circondarono di nuovo Akira, non lasciandole via di scampo. Così, i quattro hollow decisero di iniziare l’attacco scattando contemporaneamente contro di lei, precisamente dai quattro punti cardinali.

“Kurotate!” disse a denti stretti Akira, poi la nube nera la circondò completamente e la protesse dall’attacco simultaneo dei quattro nemici.

Ciò che successe poco dopo fu molto veloce, a stento nemmeno Akira ricordò cosa fosse successo. Lo scudo la protesse dall’attacco dei quattro hollow, ma in pochi secondi perse completamente la lucidità mentale, una parte della sua maschera hollow comparve sul viso, nonostante lei non l’avesse richiamata, e il suo scudo svanì. Akira mulinò la spada verso il cielo, poi colpì due hollow con estrema velocità, si bloccò per qualche secondo, come se stesse cercando di ritrovare il controllo di se stessa, ma il tempo per riprendersi fu troppo lungo e i due hollow rimanenti l’attaccarono di spalle. Poi fu solo buio.
 
 

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Eccoci di nuovo! In questo capitolo abbiamo un piccolo flashback dei nostri protagonisti, una sorta di piccolo chiarimento di come il Comando degli Affari Segreti ha svelato cosa stava accadendo e perchè. Abbiamo anche l'inizio di una possibile alleanza tra Rei e Kaji, cosa abbastanza strana visto il temperamento del capitano Kaji. Diciamo che con questo capitolo abbiamo messo dentro un po' di cose, ma ce ne sono molte altre che verranno fuori e spero con tutto il cuore che vi possano piacere <3
Grazie ancora a chi ha recensito e a chi ha speso un po' del suo tempo per leggere la nostra storia!



 
   
 
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