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Autore: Undomiel Hufflepuff    13/11/2021    0 recensioni
[Anime/manga fantasy]
"Yui gli aveva detto "Gli uomini si prendono per la gola!" Gabimaru aveva frainteso le sue parole e l'aveva schiaffeggiata intimandogli di non permettersi. Lei lo aveva guardato male per giorni interi." Piccoli istanti di vita di Yui e Gabimaru. (Hell's Paradise)
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Ricetta Perfetta 
 
Yui gli aveva detto "Gli uomini si prendono per la gola!" Gabimaru aveva frainteso le sue parole e l'aveva schiaffeggiata intimandogli di non permettersi. Lei lo aveva guardato male per giorni interi.
*
"Storia della Tempura"
Gabimaru non era abituato a mangiare bene, si faceva bastare quello che aveva, riso scotto e annacquato, suikatsugan amare e dal sapore nauseabondo e qualche volta -soprattutto se non era in missione- zuppa di pesce puzzolente, con più acqua sporca che carne e senza nessun sapore. Non era importante cosa mangiasse, aveva solo bisogno di mantenersi in forma ed in energia per evitare di crollare fisicamente nei momenti critici durante le sue missioni fuori porta.
Dopo che Yui lo aveva minacciato di morte dicendogli "gli uomini vanno presi per la gola" e dopo che lui l'aveva rimessa a suo posto, la donna lo aveva guardato male per giorni e giorni, forse per un mese intero, aveva cucinato per lui come ci si aspetterebbe da una buona moglie ma tutti i piatti scialbi, diluiti e insipidi che gli aveva presentato oltre ad essere vergognosamente immangiabili (qualità di cibo a cui lo Shinobi era più che abituato) Gabimaru non li aveva toccati nemmeno con lo sguardo, quando le aveva chiesto cosa vi fosse dentro sua moglie gli aveva risposto aspramente "veleno per topi" e poi aveva preso ad ingurgitarlo a grandi cucchiaiate. C'era da dargliene atto a quella povera donna, per come veniva trattata sarebbe stata capace di farlo, ma nonostante lei stessa mangiasse tutto quello che cucinava e non fosse mai morta Gabimaru non si era arrischiato a mangiare una sola forchettata di quei piatti che gli vennero proposti durante il loro primo mese di matrimonio.
Quella domenica era tornato prima a casa, aveva finito di lavorare verso mezzogiorno e si era ritirato, quando fece il suo ingresso in casa trovò Yui ad attenderlo vicino alla porta, inginocchiata nel genka con un grosso sorriso stampato sul viso. Gabimaru la squadrò da capo a piedi inarcando le sopracciglia scettico "cos'è quel sorriso da cretina?!" gli domandò togliendosi i sandali e lavandosi nel catino d'acqua come Yui gli aveva imposto tempo prima, lei non si scompose, si alzò in piedi e gli porse dei tabi puliti "mio padre mi ha onorata della sua visita stamattina" disse lei con voce tremante, si leggeva in faccia la sua paura "dice che sono una brava moglie, perché ti faccio trovare sempre la casa pulita e il piatto a tavola... Sono una brava moglie vero?" gli domandò nervosa "se lui te lo chiedesse che gli risponderesti?"
Gabimaru fece spallucce ed entrò in casa "non mi lamento, ma non ho dimenticato la tua minaccia di morte" il sorriso finto di Yui si spense definitivamente, deglutì spaventata e si tormentò le mani agitata. "Se... Se mi accendi il fuoco in cucina finisco di preparare il pranzo" balbettò lei abbassando lo sguardo e superandolo diretta verso la cucina. Gabimaru l'accontentò e le accese il fuoco, poi andò a stendersi nel engawa. Pochi secondi dopo sentì l'olio sfrigolare allegro, qualcosa stava friggendo con piacere nell'olio bollente, aveva l'odore di pesce e verdure, Gabimaru poteva sentire il grasso colare e friggere nell'olio, girare e rigirarsi a suon di caldi scoppiettii, una crosta leggera e croccante che veniva sfiorata dalle bacchette e da altre pietanze che grattavano l'una contro l'altra, l'odore era invitante e Gabimaru cominciò a sentire molta fame. Poco dopo Yui lo richiamò e Gabimaru si spostò nell'Ima accendendo il focolare sotto al kotastu in barba al freddo esterno. Esso era stato ben apparecchiato e Yui cominciò a servire le portate. L'aspetto è l'odore invitanti erano nuovi per lo shinobi, era sicuro di non aver mai mangiato nulla di simile, non capiva perché Yui si fosse data tanto da fare per cucinare quella poca ma invitante roba. Zuppa di miso e una ciotola da cui traboccavano delle fritture dorate e calde che crepitavano ancora. Gabimaru tese le bacchette per prenderne qualcuna ma lei lo picchiò sulle mani "e la preghiera?" domandò sconcertata, Gabimaru alzò gli occhi al cielo e attese che finisse di pregare, Yui lo guardò con disapprovazione ma non disse niente, pregò e poi cominciò a distribuire le razioni. Gabimaru guardò con scetticismo il gamberetto fritto che aveva nel piatto ricoperto da una crosta dorata da far gola e i granelli fini di sale incastrati nella pastella, grattò leggermente la crosta con le bacchette fissando quel nuovo cibo mai mangiato prima d'ora, se all'inizio non aveva mai sfiorato la cucina di Yui questa volta ne era intrigato. "Che roba è?" domandò aspramente, Yui si portò le bacchette alla bocca, quando mangiò le sue verdure fritte si sentì un piacevole cric croc, "Tempura" rispose serena senza guardarlo, "mangia su, questa volta mi sono data da fare". Gabimaru annusò con interesse i suoi gamberi e le sue verdure, se li portò alla bocca e quando li mangiò fu stranamente colpito nel sentire anche lui quel cric croc soddisfacente della pastella sotto ai denti, i grani di sale che si scioglievano a contatto con la lingua e la carne tenera del pesce ben cotto. "Che strano sapore!” Affermò l'uomo colto alla sprovvista "cosa c'è di strano? È solo tempura" disse Yui continuando a mangiare. Rimasero in silenzio per tutto il resto del pranzo, Gabimaru non fece nessun altro commento sul cibo, ma questa volta svuotò il piatto.
*
"Il racconto del Ehomaki"
Gabimaru questa volta doveva ammetterlo si sentiva stanco. Barcollava silenzioso sulla via di casa assonnato e affamato. Man mano che vi si avvicinava vedeva le luci accese nella cucina e nell'Ima, risaltavano nel buio della notte e nell'oscurità della casa. Quando entrò fu colto dall'odore della legna e della carne bruciata, trovò questo fatto alquanto strano, ameno che non si trattasse di candele Yui non accendeva da sola il focolare, aveva troppa paura del fuoco, per buone ragioni per giunta. Gabimaru entrò silenzioso e notò il kotastu apparecchiato per uno, Yui era in cucina e in casa non volava una mosca, "Yui" la richiamò lui facendola sussultare spaventa, si girò verso di lui colta alla sprovvista. "Ah sei tu!" Disse "mi hai spaventata, potevi almeno bussare, non credevo fossi già tornato". Gabimaru si strinse nelle spalle e la sua pancia brontolò rumorosamente, Yui ridacchio divertita "ora apparecchio anche per te!" lo informò allegramente "vai a lavarti e rilassati, ti chiamo quando è pronto" Gabimaru la vide superarlo e lasciare la cucina, si voltò verso il piano da lavoro dove ancora giacevano gli ingredienti, avocado, riso cotto, alghe e altro ancora, "che stavi cucinando?" Le domandò guardando col naso infilato dentro quel riso bianco dall'aspetto colloso "Ehomaki" annunciò lei dall'ima. Come al solito delle tante pietanze che sua moglie aveva preso l'abitudine di servirli anche di questa non ne conosceva né il nome, né l'aspetto, né il sapore.
Si lavò e si svestì indossando roba più comoda, poi raggiunse la donna in cucina intenta a stringere il riso in due grossi fagottini di alghe.
"Chi ti ha acceso il fuoco?" le domandò
"ho chiesto ai vicini" gli rispose
"per tutto il tempo che sono stato via? Dovresti imparare a farlo da sola" disse lui con tono monocorde, “sei un inetta” Yui si fermò un istante, non sollevò lo sguardo dal suo lavoro ma mugugnò tristemente "sai perché non ci riesco" poi si girò verso di lui con gli ehomaki serviti nei piatti "a tavola!! È pronto!" Annunciò con un sorriso triste sul suo viso sfigurato dal fuoco. Si accomodarono al kotastu e dopo la lunga preghiera di Yui presero a mangiare. Gabimaru afferrò le bacchette ma Yui lo fermò giusto in tempo "si mangia con le mani questo!" Lo informò lei, Gabimaru storse il naso infastidito "sono mesi che mi riempi la testa con stronzate sulla buona educazione a tavola e ora mi dici che devo usare le mani!?" Yui ridacchiò divertita "questo l'ho cucinato per te, porta fortuna mangiarlo così"
In barba alla buona educazione Gabimaru poggiò il gomito sul tavolo e la guancia sul palmo della mano "che scemenze dici?"
"non fare così lo scorbutico" disse lei offesa "credevo fossi ancora in missione, sono sette sere di fila che mangiò l'ehomaki, dicono che porti fortuna e tu ne hai bisogno quando sei in servizio" prese il grosso involtino tra le mani e se lo portò alla bocca "va mangiato intero e in silenzio, buon appetito!" Mangiarono come Yui aveva detto, a grandi boccate e senza fiatare, con lo sguardo basso e tutta l'attenzione rivolta a cibo, quella cena non era diversa da tutte le altre alla fine. Il sapore non era male, spiccavano l'avocado e l'unagi, ma soprattutto l'alga amara padroneggiava sugli altri sapori, dopo il primo boccone dubbioso Gabimaru prese a mangiare con più ingordigia deliziato, il riso ben salato si attaccava al palato e ai denti, l'anguilla era cotta a puntino e le sue carni erano tenerissime, era un vero piacere affondarvi i denti dentro, pian piano cominciò a sentire il retrogusto della zucca secca, veniva fuori piano e inaspettata, cogliendolo di sorpresa ogni volta. Quando ebbe finito fissò con intensità il piatto vuoto, "hai detto che sta roba porta fortuna!?", Yui si tamponò la bocca con un fazzoletto annuendo.
"Grazie" esordì Gabimaru fissandola, gli occhi di lei divennero due pozze d'acqua lucide e profonde, dischiuse le labbra sorpresa e dopo un attimo sorrise felice "è la prima volta che mi ringrazi per qualcosa!" sussurro grata.
*
“la novella degli Onigiri”
Yui era molto allegra quella mattina, ultimamente Gabimaru si trovava a suo agio con lei. Certo, i litigi non mancavano ma era piacevole passeggiare la mattina preso con Yui per il villaggio per andare a fare la spesa, lei lo prendeva sotto braccio e camminavano l’uno accanto all’altra sereni, il pomeriggio Gabimaru si stendeva nell’engawa e Yui lo raggiungeva, parlavano di tutto e Gabimaru in quei momenti diventava stranamente loquace, altre volte invece Yui si metteva fuori con lui e si esercitava col suo koto, Gabimaru adorava ascoltarla e rimanevano cosi per ore intere fino alla sera. “Che ne dici se oggi mi aiuti a cucinare?” gli domandò la donna ridendo e assottigliando gli occhi come faceva ogni volta che rideva “ma io non so cucinare” le ricordò lui, lei ridacchio “ci divertiremo, ti insegnerò io”. Conclusero la spesa e si ritirarono a casa, si rimboccarono le maniche e cominciarono a cucinare. “Che cuciniamo?” Domandò lui scettico col tagliere di legno e il coltello in mano, Yui prese il riso da poco comprato e lo mise in una ciotola per lavarlo, “pensavo di fare gli onigiri” Gabimaru si leccò i baffi, glieli preparava spesso quando andava in missione, doveva consumarli subito ma erano buonissimi. “Comincia a tagliare il salmone, io penso al riso” gli ordinò e Gabimaru obbedì senza fiatare pregustandosi quello che certamente sarebbe stato il delizioso pranzetto. Mentre Yui lavava e mescolava il riso nel hangiri Gabimaru tentava di destreggiarsi col salmone e il tonno, tagliarli e pulirli non era certo difficile, anzi era stata la cosa più semplice da fare, anche insaporirli con l’olio e il sale, ma al momento della cottura aveva finito per bruciarli e dovette grattar via la parte nera, nel farlo dimenticò gli altri filetti sul fuoco e bruciò anche quelli. Alla fine arrivò il momento di assemblarli e Yui gli mostro passo per passo come fare delle belle polpette di riso e pesce perfettamente triangolari, quando toccò a Gabimaru il suo onigiri gli usci fuori deforme, non era per niente invitante come quello di sua moglie e a guardarlo neanche lui lo avrebbe mai mangiato, Yui rise “ti serve solo un po’ di esercizio”, gli allungò altro riso e lo invitò a riprovarci. Infine, realizzarono dodici onigiri, quelli di Yui erano impeccabili e perfetti sia per gusto che per aspetto, facevano venire la acquolina in bocca, qualche candido chicco di riso morbido ogni tanto si staccava ma mangiandolo si sentivano perfettamente tutti i sapori ben separati e armonizzati fra loro, il tonno e il salmone che lei aveva cotto erano inappuntabili, mangiarli era un vero piacere, l’alga aspra si separava di netto dal sapore dolce del riso il quale pareva sciogliersi in bocca, già al primo morso si addentava il tonno salato, croccante e dorato, ben pepato le cui carni soffici davano l’impressione di dissolversi sul palato. Alla fine rimaneva solo il delicato retrogusto agrodolce del riso e l’alga. Quelli di Gabimaru erano sfatti, pareva che qualcuno le avesse schiacciate con la mano, l’alga all’esterno era troppo grande e ricopriva tutto il riso, la farcitura usciva dall’esterno e non invitavano ad essere mangiati. Yui li raccolse tutti in una foglio di carta, li avvolse in un grosso fazzoletto e poi uscirono di casa “dove andiamo?” gli domandò lui senza ottenere risposta, si diressero nel vasto prato vicino al fiume e si sedettero per terra. Pranzarono all’aperto sotto il sole freddo dell’inverno, tra i cinguettii dei fringuelli e le formichine che solleticavano loro le mani. Yui mangiò gli onigiri fatti da Gabimaru, non sembrò infastidita dal loro sapore, quando lui ne assaggiò uno storse il naso schifato, era troppo bruciato, troppo salato e con troppo olio, c’era troppo di tutto, solo il riso era decente. “Com’è?” Domandò alla moglie, lei storse il naso mangiandone un altro boccone “ci dobbiamo lavorare” rise. Terminarono il pranzo e si stesero sull’erba a riposare osservando il cielo ingombro da soffici nuvole. A Gabimaru cominciava proprio a piacere Yui, forse aveva frainteso le sue vecchie parole. Lei sapeva come far innamorare di sé gli uomini.
*
"la triste storia degli Yakitori"
Gabimaru prese a soffiare sul carboni ardenti col ventaglio sull'irori, appena le scintille avevano cominciato a scoppiettare Yui era scappata gridando spaventata e sostenendo che la casa avrebbe preso fuoco, Gabimaru l’aveva semplicemente ignorata. Dalla cucina ora proveniva il rumore dei coltelli che battevano con insistenza sul tagliere di legno, non aveva cessato un attimo di sminuzzare roba, ma ancora non si avvertiva nessun odore i cibo, solo quello della legna e i carboni che bruciavano. “Yui, l’irori è pronto” la informò lui col viso poggiato sulla mano e l’altra che si muoveva pigramente sventolando il ventaglio, stava sempre con la schiena curva ogni volta che doveva fare qualche servizio per Yui, si scocciava ma preferiva accontentarla, del resto non trovava mai buone scuse per ignorare le sue richieste. Yui lo raggiunse con due vassoi colmi di cibo, ce ne era più lì sopra che in tutto il mondo, “hai intenzione di cucinare per un esercito?” la rimproverò lui, tutto quel cibo gli era costato non poco e Yui pareva avere intenzione di finirlo in un giorno solo “i soldi non crescono sugli alberi” continuò irremovibile, sui vassoi traboccavano spiedini di carne maiale, polpette, ali di pollo, tofu fritto, involtini di maiale e funghi e così via tutto accompagnato da tempura ancora da friggere.
Yui lo ignorò e si inginocchiò cominciando a disporre gli Yakitori sulla griglia per cuocerli girandoli di continuo, l’odore della carne di maiale e del grasso che colava sul carbone ed evaporava impregnarono la stanza “ti ho già detto che mio padre verrà a farci visita” disse lei con lo sguardo basso e la voce rauca, quando suo padre si presentava a casa Yui diventava prima isterica e poi si deprimeva, passava ore senza parlare e a pregare sola piangendo spaventata. Era in momenti come questi che Gabimaru la trovava più stupida e cretina del solito, si trattava solo di una visita non poteva andare così in crisi. Yui spennellò li yakitori con la salsa di soia per insaporirli ulteriormente e il sugo cadendo sfrigolò sui carboni rilasciando un buon profumo. Quando il Capo Villaggio busso alla porta Yui andò nel panico ancora prima di poterlo vedere in faccia, lo accolsero come conviene per un uomo importante come lui e presero a pranzare nel gelo e l’astio più totale, in casa non volava una mosca, il severo uomo guardava nel suo piatto e mangiava senza commentare i suoi yakitori, non sembrava ne deliziato ne rivoltato dal pranzo che gli era stato offerto, Yui era più silenziosa del solito e teneva le spalle curve e la testa che ciondolava sul petto, incapace di guardare il padre o di parlare con lui. Dal canto suo Gabimaru si trovava a suo agio, non era una situazione diversa dal solito e tutta quella tensione non l’avvertiva, mangiava con gusto l’impeccabile pranzetto cucinatogli, quando gli yakitori finirono provò l’impulsò di rubarli a sua moglie ma tenne le mani a posto e passò alla tempura.
“Yui, figlia mia, come va la tua gravidanza?” domandò ad un tratto il padre di lei, Gabimaru e la moglie colti di sorpresa alzarono lo sguardo, lui continuando a masticare senza ritegno, lei impallidendo e lasciando cadere le bacchette “ah, la…la gravidanza? Bene direi” balbettò la donna sudando freddo “ma non avevi abortito una settimana fa?” Domandò perplesso Gabimaru facendo una gaffe, Yui si tese ansiosa come una corda di violino spostando rapidamente il viso da suo padre a suo marito ritornando poi sul genitore che trasudava disprezzo nei suoi confronti da tutti i pori, “Yui vieni con me, andiamo a parlarne in privato” le disse questi, l’afferrò per il polso e la trascinò nella camera da letto sotto le suppliche disperate della figlia. Gabimaru prese a mangiare gli yakitori della moglie, sarebbe stato un peccato buttare quella roba cosi deliziosa, la carne era saporita, il maiale e il pollo era delicati e ben cotti, la salsa di soia li rendeva piacevolmente salati e i funghi insaporivano il tutto, il pranzo era perfetto, l’unico problema erano le grida di rimprovero del capovillaggio a sua figlia e i suoi singhiozzi di dolore e disperazione, mangiare sentendo i colpi provenire dall’altra stanza non era bello e lo infastidivano, avrebbe desiderato che entrambi uscissero fuori a “discutere”. Quando la porta della camera da letto si spalancò la casa parve tremare, avvertì i pianti afflitti di Yui e si affrettò a raggiungere il Capo e a salutarlo con un inchino sulla porta, le sue ultime parole prima di andarsene furono “mi aspetto degli eredi, e che siano forti come te non inetti come mia figlia” Gabimaru lo rassicurò e poi si diresse da sua moglie. Yui giaceva a terra, aveva sputato sangue sul tatami e si teneva la pancia con le mani, sul suo viso arrossato cominciavano a comparire i lividi. “Non avresti dovuto…perché glie l’hai detto?” pianse lei, Gabimaru si chinò su di lei cercando di aiutarla ad alzarsi ma si ritrasse e strisciò piangendo verso un angolo lontana da lui, Gabimaru uscì dalla camera chiudendosi alle spalle gli shoji sentendosi stranamente in colpa per averla lasciata in balia a suo padre.
*
“la cronaca del Kuri Gohan”
Gabimaru guardò con scetticismo il ramen che gli fu servito. Sapeva di risciacquatura dei piatti, anzi bere quella sarebbe stato meglio. Punzecchio gli spaghetti molli e scotti con le bacchette e storse il naso al sapore e all’odore “Yui so che ti do molto lavoro da fare, ma questo non è da te. Ti ho fatta arrabbiare?” Yui lo guardò con sguardo assente “eh?! Cosa?” Domandò persa. Ormai erano settimane che Yui non cucinava più per lui e non faceva i lavori di casa, non passeggiavano più insieme e lei non lo raggiungeva più nell’engawa per parlare o suonare. Sembrava un fantasma e peggiorava sempre di più, ultimamente suo padre era passato a farle visita altre volte e ne portava i segni sul viso e sul corpo, del resto era facile far arrabbiare quell’uomo, e sembrava che ogni cosa che Yui facesse lo facesse infuriare. La donna si allontanò dal tavolo e gattonò fino alla camera da letto dove si stese sul futon seguita da un Gabimaru alquanto preoccupato, giorni prima l’aveva fatta visitare da un medico ma non aveva trovato nulla che non andasse, aveva detto loro che doveva evitare lo stress e riprendere a mangiare. Yui si tirò le coperte fin sopra al naso “vuoi dormire? Ma Yui sono appena le due del pomeriggio” gli fece notare Gabimaru, “le due?!” esalò tristemente lei “così tardi? Come passa il tempo” e gli voltò le spalle. Yui passava le giornate a dormire, prendeva continue medicine per il mal di testa e non pregava nemmeno più, non mangiava e diventava sempre più bianca e sempre più debole, quando camminava barcollava e diceva che le girava la testa. “Yui vuoi che ti porti il pranzo a letto?” gli domandò lui, ma la moglie mugugnò stancamente un semplice “no” in risposta “ma non hai pranzato” le fece notare “e neanche fatto colazione o cenato ieri sera!” aggiunse ma Yui fiacca lo liquidò dicendogli che non aveva fame.
Era quasi un mese che “non aveva fame” e spiluccava solo un po’ di cibo fuori dai pasti senza sfamarsi come gli conveniva. Gabimaru chiuse gli shoji e la lasciò sola a riposare, si rimboccò le maniche e prese a pulire la cucina riflettendo sul da farsi. La presenza del padre in casa con le sue visite quotidiane per sapere se era rimasta o no incinta e se aveva intenzione -una buona volta- di “fare il suo dovere” non l’aiutavano a riprendersi e la stressavano ulteriormente. Non riusciva a convincerla in nessun modo a mangiare o a restare sveglia e se la privava delle sue medicine per il mal di testa diventava isterica e cominciava a piangere e Gabimaru in quei momenti la trovava oltre modo fastidiosa ma preferiva non dirglielo o avrebbe peggiorato solo la situazione. I lamenti di Yui lo distolsero dal suo lavoro, si recò nell’ima e la trovò stesa a terra, accorse ad aiutarla e la trasportò di nuovo fino al futon rimboccandole le coperte con una certa goffaggine. “Non alzarti!” le ordinò “finirai per svenire, devi riprendere a mangiare”, Yui scosse la testa e gli diede di nuovo le spalle “sto bene” sussurrò stanca. Gabimaru si diresse di nuovo in cucina deciso a cucinarle qualcosa. Yui avrebbe mangiato, volente o nolente, anche a costo di obbligarla. Buttò via il brodo e gli spaghetti immangiabili e cominciò a cucinare del kuri gohan. Yui amava quella ricetta, i primi giorni di convivenza gliel’aveva propinata di continuo e Gabimaru aveva spinto persino i suoi compagni a cucinarlo, non sapeva cosa ci trovasse di così speciale in quel piatto, la prima volta che aveva provato a cucinarlo non era andato affatto bene, non aveva seguito nessuno dei consigli culinari che Yui gli aveva insegnato e aveva finito per cucinare una colla di riso nauseabonda e immangiabile. Questa volta avrebbe seguito la ricetta alla perfezione, prese i foglietti di Yui sui quali annotava la sua cucina, prese il riso e le castagne e comincio a lavarle come indicato. Impiegò più di un’ora per ottenere un risultato soddisfacente ed era ormai sera, “giusto in tempo per la cena” disse Gabimaru entrando in camera da letto e consegnando a Yui il suo riso. Ella guardò con stupore il kuri gohan poggiato sul suo grembo e poi il marito che attendeva con pazienza che iniziasse a mangiare, “grazie” sussurrò “ma non ho…” Gabimaru la interruppe immediatamente “mangia. Se non lo fai tu te lo ficco in bocca io!” sbottò arrabbiato, Yui lo guardò perplessa e Gabimaru ritornò a parlare “devi riprendere le forze, non puoi continuare così, finirai per ammalarti e morire” Yui prese le bacchette ma cominciò a giocarci poco convinta.
“Mi manchi Yui” esordì infine Gabimaru, la donna alzò lo sguardo sbigottita e lui continuò “voglio che tu stia bene, mi manca stare con te, mi mancano le nostre passeggiate il mattino presto per andare al mercato, i pomeriggi sull’engawa a parlare o ad ascoltarti suonare il tuo koto. Mi manca sentirti cantare stonata per la casa mentre cucini o rammendi e anche i tuoi piccoli gesti che facevi per me come il the la mattina appena sveglio. Rivoglio di nuovo tutto questo… quindi per favore guarisci!”
Finalmente Yui sorrise, dopo settimane passate a piangere il suo viso pallido e smunto sembrò riacquistare un po’ di rossore, il suo sorriso delicato riaffiorò a fior di labbra incerto ma sincero, prese le bacchette e cominciò a mangiare il suo riso. Finalmente svuotò la ciotola, Gabimaru l’aiutò a distendersi e si chinò su di lei “com’era?” domandò dolcemente, Yui ridacchiò “ci dobbiamo lavorare!” mormorò lentamente, poi chiuse gli occhi e riprese a dormire.
Gabimaru la coprì e le si stese accanto, le baciò la fronte e le strinse la mano. Fuori, in giardino le lucciole volavano e si udiva il frinire delle cicale. “Ci sei riuscita Yui” bisbigliò senza che lei lo potesse sentirlo “credo proprio che tu sia riuscita a farmi innamorare di te!” E la baciò di nuovo.
   
 
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