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Autore: Ciarax    14/11/2021    0 recensioni
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«Per il resto delle ferite dovrai aspettare fino a Konoha, più di così non possiamo fare. Al momento rischiamo solamente di peggiorare la situazione» gli disse in tono pacato guardandola tramite le fessure che la maschera aveva all’altezza degli occhi.
L’Anbu fece un cenno d’assenso e nell’arco di pochi secondi si ritrovò sulla schiena dell’albino. Dopo essersi assicurato di non arrecarle ulteriore dolore, Kakashi disse ai ragazzi di riprendere la marcia per quelle poche centinaia di metri che li separavano dal Villaggio della Foglia.
...
Il ritorno improvviso da una missione di livello S dopo anni di assenza, la speranza di un ritorno alla normalità cui un membro degli Anbu non può aspirare. Tra pericoli e minacce che rischiano di distruggere completamente ciò che rimane di una famiglia proveniente dallo sconosciuto Clan guardiano del villaggio della nebbia e dal rapporto quanto mai problematico e misterioso con il potente Clan Hyuga.
I rapporti tra i due Clan hanno stabilito le conseguenze di ciò che capiterà dopo il ritorno a Konoha della giovane Anbu.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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CAPITOLO 6 – SECONDA PROVA
 
            «Sicura di non aver esagerato?» le domandò Kotetsu non appena finì la prima prova. Assieme a Izumo erano appena usciti dall’aula dove si era tenuta la prima prova degli esami di selezione dei chunin e chiacchierando tra loro si erano subito accorti della figura che li aspettava in corridoio.
            Chiusa nella divisa da Anbu che la fasciava da capo a piedi, Hikaru era in piedi di fronte a loro, senza alcuna fasciatura o stampella per aiutare la gamba ancora in via di guarigione. Non la vedevano da un paio di giorni ma anche grazie alla sua guarigione rapida dubitavano che sarebbe stata in grado di poter rimettersi in servizio tanto presto, men che meno negli Anbu visto quanto era successo al ritorno dalla sua ultima missione.
Quel piccolo dettaglio era sfuggito ad entrambi, oppure lei l’aveva semplicemente taciuto per non farli preoccupare eccessivamente. Non sarebbe stata la prima volta che una cosa del genere accadesse.
Hikaru sorrise da sotto la maschera, «Sto bene… non preoccupatevi per me»
            «Questa l’ho già sentita fin troppe volte» borbottò Kotetsu beccandosi una gomitata dall’amico che lo zittì sul colpo.
La prima prova era andata avanti tutta la mattina e Hikaru aveva ripreso servizio il giorno stesso, girando nei dintorni solamente nel tentativo di scaricare la tensione accumulata da quando si era svegliata. Gli aspiranti chunin quell’anno sembravano provenire da ogni villaggio ninja, ed erano anche parecchi, nonostante i genin di Konoha rimanessero la maggioranza.
            «Chi sono gli esaminatori?»
            «Ibiki Morino e Anko, rispettivamente per la prima e la seconda prova» spiegò Izumo notando l’espressione corrucciata di Hikaru.
            «Il capo della squadra interrogatori come esaminatore per una banda di genin…» borbottò tra sé e sé Hikaru, ricordando il non esattamente piacevole ultimo incontro avuto con il suo vecchio insegnante quando entrò negli Anbu da adolescente. Sapeva bene come stesse solo facendo il suo lavoro ma non poté nascondere il moto di stizza natogli istintivamente in quel momento.
            «Io non mi preoccuperei però, -intervenne Kotetsu sbilanciandosi con le mani dietro la nuca, rilassato, -questi ragazzi sono in gamba. Tra di loro ci sono delle belle teste calde»

            Finché non fosse iniziata la terza prova, Hikaru aveva parecchio tempo libero, non dovendo sostare accanto all’Hokage per la sua protezione. L’Anbu si diresse quindi verso il luogo dove si sarebbe tenuta la seconda prova, e sapendo già chi fosse stato designato come esaminatore, non perse tempo e accelerò l’andatura.
            «Sembra che qualcuno si sia fatto male- sospirò Anko sentendo delle urla provenire dal folto della foresta, mentre la donna se ne stava in piedi di fronte la recinzione, -e sembra anche che qualcuno si sia perso il suo sacco di pulci» aggiunse poco dopo.
Aveva notato immediatamente l’imponente figura di Shiro a meno di un paio di metri dalle sue spalle ma non era affatto spaventata. Si girò ricambiando il suo sguardo fiero, nient’affatto intimorita. Le zanne candide del lupo furono messe in bella mostra in un ringhio silenzioso, un gelido avvertimento che non fece altro che scatenare il divertimento in Anko.
            «Quest’anno gli esaminatori sono stati scelti in modo mirato, eh Anko?» domandò Hikaru comparendo di fianco a Shiro che si ricompose rapidamente, anche se continuò a scagliare occhiate gelide nei confronti dell’esaminatrice. Non aveva decisamente gradito quell’appellativo offensivo.
            Anko sorrise, ghignò osservando l’Anbu di fronte a sé, o meglio la sua maschera. Avvolta nella divisa monocromatica degli Anbu, i capelli erano raccolti in una coda bassa e alcune ciocche scure ricadevano sul viso, coperti i connotati da una maschera dalle sembianze lupine. Un pezzo della parte inferiore era mancante, spizzato senza rimedio e lasciando intravedere una piccola porzione del mento, mentre nella fessura dell’occhio sinistro c’era una piccola crepa che finiva sulla guancia. Come quella machera si tenesse ancora insieme era un mistero per Anko, specialmente dopo aver notato la frattura peggiore, una crepa che si estendeva dalla sommità della maschera, raggiungeva frastagliatamente la fessura dell’occhio destro e poi proseguiva fino alla parte inferiore destra della maschera.
Se già la divisa e Shiro non erano abbastanza intimidatori, la maschera ridotta in quelle condizioni non faceva altro che aumentare quell’impressione.
            «Posso dire lo stesso degli Anbu assegnati all’Hokage per la sua sicurezza» replicò lei sarcasticamente, sentendo un sorriso nascere da sotto la maschera dell’Anbu.
            «Qui non mi sembra ci siano problemi»
            Anko aggrottò la fronte, sospettosa, «Dovrebbero essercene?» chiese con una punta di irritazione quando non sentì alcuna risposta.
Hikaru rimase immobile di fronte alla kunoichi, non rispose e sperò che intuisse la gravità della situazione. Shiro era particolarmente agitato da quando i due avevano deciso di raggiungere la sede della seconda prova, il lupo aveva riconosciuto un odore familiare ma non ne era completamente certo. Sembrava camuffato o alterato da qualcos’altro.
Senza certezza non occorreva allertare inutilmente gli Anbu o gli esaminatori della prova.
Anko serrò la mascella portandosi la mano a coprire istintivamente il marchio che era inciso sopra la sua spalla sinistra, sentendolo improvvisamente pulsare come se avesse ripreso vita.
            «L’odore è qui in giro. Fai attenzione, Anko» si raccomandò semplicemente Hikaru prima di sparire in un battito di ciglia assieme a Shiro, lasciando Anko da sola a rimuginare su quel presagio di sventura parecchio pesante.
Un paio d’ore erano passate rapidamente, perlustrando il perimetro diverse volte ma senza successo. Shiro iniziava ad irritarsi quando sembrava finalmente trovare l’odore, che tanto lo stava facendo impazzire, seguendolo per una decina di metri e poi sentendolo sparire nel nulla. Anche se inizialmente Hikaru pensò come potesse essere plausibile una tale confusione, forse dovuta alla presenza di alcuni ninja del villaggio del suono, che probabilmente si mescolavano a quello che stavano seguendo.
Fu nell’ultimo tentativo che qualcosa cambiò.
Shiro si immobilizzò come una statua, alzò repentinamente la testa e scoprì i denti minaccioso.
            «Shiro, cosa c’è?» domandò Hikaru improvvisamente sull’attenti mentre vide il compagno rivolgergli un’occhiata nient’affatto rassicurante prima di guidarla verso il punto di suo interesse.
Aveva trovato l’odore, ma c’era anche odore di sangue.
I due si affrettarono a raggiungere il luogo da dove proveniva l’odore di sangue e l’Anbu si sorprese di trovare lì anche Izumo e Kotetsu, seguiti da un terzo jonin.
            «Izumo, Kotetsu» i due ninja si girarono in tempo per vedere l’agile figura di Hikaru atterrare al loro fianco, con Shiro silenziosamente al suo seguito nonostante le dimensioni imponenti e il peso paragonabile a quello di un uomo adulto.
Il terzo jonin rimase per un attimo sbigottito da quella apparizione improvvisa ma in quel momento il problema era ben altro.
            «Questo è un pessimo contrattempo, purtroppo è un guaio. Dobbiamo avvisare l’esaminatrice» esclamò Kotetsu gravemente, rivolgendosi al jonin dietro di lui che sparì in una nuvola di fumo.
Hikaru strinse i pugni osservando i tre cadaveri stesi a terra mentre Shiro li annusò e mugolò qualcosa, confermando le sue paure. La loro provenienza dal Paese dell’Erba era indubbia, l’abbigliamento del villaggio del Suono e il copri fronte non lasciavano spazio ad interpretazioni o fraintendimenti.
Che quello fosse il pessimo presagio delle conseguenze fallimentari della sua missione durata quasi tre anni, sperò di non doverlo mai scoprire.
            Anko non ci mise molto ad arrivare e rivolse uno sguardo grave a chi era presente prima di concentrarsi sui tre cadaveri che avevano di fronte.
            «Provengono dal villaggio dell’erba. Credo siano venuti per partecipare all’esame di selezione dei chunin ma…» Kotetsu non finì la frase, già chiaro dove voleva arrivare.
            «Non hanno più le facce» constatò semplicemente la jonin, serrando la mascella a quello spettacolo macabro. Non solo dovevano occuparsi di tre omicidi all’interno delle mura del villaggio in pieno svolgimento degli esami, ma erano anche morti in circostanze altamente sospette.
Hikaru avanzò di qualche passo poggiando la mano sulla spalla di Anko e attirando la sua attenzione, «Anko… non ne ho la certezza ma potrebbe trattarsi di Orochimaru… o almeno uno dei ninja del villaggio del Suono. Abbiamo già sentito questo odore in missione» seguì il mugolio di Shiro come a concordare.
            «Voglio le foto che vi hanno presentato quando si sono iscritti!» ordinò con uno scatto l’esaminatrice, come ricordatasi di un dettaglio importante.
Le tre foto che aveva in quel momento tra le mani le fecero sgranare gli occhi dallo stupore. Riconosceva in particolare il volto di uno di quei ninja quando se l’era ritrovato a pochi centimetri dal volto, senza neanche percepirlo ma quella sensazione di gelo che le aveva attraversato le ossa era sempre la stessa.
Il marchio sulla sua spalla prese a pulsare in modo doloroso.
            «Andate immediatamente dal Terzo Hokage e informatelo di quello che è successo, poi passate dagli Anbu e chiedete di mandare due squadre alla foresta della morte. Io li precedo e vedo di scoprire tutto quello che posso» ordinò bruscamente, colta dall’urgenza di stroncare sul nascere qualsiasi piano di Orochimaru prima che fosse troppo tardi.
            «Izumo, Kotetsu voi sbrigatevi ad avvertire l’Hokage. Agli Anbu ci penso io -esclamò Hikaru scambiando un cenno d’assenso con i due chunin prima di rivolgersi ad Anko che era immobile e fremeva di rabbia, -Non fare pazzie, Anko»
            «Cosa c’è, Kohaku?»
            La voce di Hikaru era risuonata leggera in mezzo alla boscaglia della foresta della morte, mentre i due vi si addentravano saltando di ramo in ramo. Al suo fianco Kohaku che la seguiva senza problemi mentre si muovevano nel fitto della foresta in piena notte, parecchie ore dopo che era stato lanciato l’allarme della presenza di Orochimaru.
Una sola squadra in servizio, e non c’era tempo per richiamare tutti, dunque, si sarebbero dovuti muovere con cautela. Gli Anbu presenti si erano divisi in coppie per scandagliare il prima possibile l’intera area perimetrale della foresta e il suo interno, una rastrellatura completa che avrebbe dovuto prevenire qualsiasi fuga il Senin avesse in mente.
            «Sei sicura che sia Orochimaru? Perché avrebbe dovuto rischiare di venire fino a qui, specialmente con tutta la sicurezza del villaggio in un momento come questo» il giovane Yamanaka era sinceramente confuso e non capiva perché dopo aver speso tre anni in quella missione, Orochimaru avesse deciso di venire direttamente nel suo vecchio villaggio.
Gli sembrava la stessa ingenuità di un bambino alle prese con i suoi primi kunai, un movimento sbagliato e si sarebbe fatto male sicuramente. Perché rischiare in questo modo?
            «Shiro è con Anko adesso, ha sentito il suo odore in più punti. È un ninja traditore di livello S, non puoi aspettarti che ogni sua mossa sia prevedibile. Deve averlo attirato qualcosa»
O qualcuno, si morse il labbro Hikaru, accelerando impercettibilmente il passo e invitando la fitta di dolore provenire dalla gamba ancora non completamente guarita.
...
            Anko era debole, debilitata dallo scontro avuto prima con Orochimaru e in cui era a malapena riuscita a trattenere il lupo di Hikaru. Shiro ora era al suo fianco e si era offerto silenziosamente come supporto, raggiungendole tranquillamente la vita in altezza, silenzioso mentre i due avevano raggiunto con fatica una pianura e si erano fermati a ridosso di due enormi speroni rocciosi.
Scivolò con un gemito a terra ma non fece in tempo a rilassare i muscoli che un basso ringhio di Shiro attirò la sua attenzione: il lupo aveva la testa girata nel fitto del bosco, scopriva i denti minaccioso mentre le orecchie erano appiattite all’indietro.
            Tre enormi tigri stavano lentamente uscendo dal fitto della boscaglia, ruggendo apertamente mentre superavano in dimensioni sia Shiro che, ovviamente, Anko, coperta dal lupo che si era messo davanti in sua protezione.
Il ringhio di Shiro risuonò contro quelle tigri che avevano circondato i due, pronte a balzare ma fermatesi all’improvviso.
            «Certo… che voi delle forze speciali ce ne avete messo di tempo per arrivare» gemette Anko, tenendosi saldamente la spalla sinistra, il volto contorto in una maschera di dolore.
I due Anbu si avvicinarono in fretta, dopo aver paralizzato quei tre enormi felini. Shiro premette leggermente il muso contro la guancia di Anko quando provò a rialzarsi con l’aiuto di Hikaru, passandole una mano sulle spalle mentre l’altra la teneva per i fianchi.
            «Ehi, stai bene?» domandò preoccupato Kohaku, la voce giovanile attutita dalla maschera coperta parzialmente da alcune ciocche bionde.
            «Il segno si sta gonfiando» commentò semplicemente Hikaru, che annuì quando Shiro mugolò qualcosa, mettendola al corrente di quello che era successo.
Serrò le labbra in una linea sottile mentre scandagliava col Byakugan tutta la zona circostante. Aveva trovato immediatamente molti dei genin che partecipavano agli esami, e nel complesso erano tutti vivi, nessuna vittima.
Alcune coppie di Anbu erano ancora occupati a rastrellare il resto della foresta ma non sembrava esserci nulla fuori posto, neanche in quel modo riusciva a trovare la presenza di Orochimaru.
            «Dobbiamo avvisare immediatamente il Terzo Hokage, Capitano!» esclamò Kohaku improvvisamente allarmato, prima di venire freddato da Anko.
            «No, dovete andare subito alla Torre centrale»
            «Ma Orochimaru è qui al villaggio, dobbiamo dare l’allarme» replicò l’Anbu come se fosse un’assurdità quello che aveva appena sentito.
Hikaru assottiglio lo sguardo sulla kunoichi che aveva di fianco, «Anko, cos’hai in mente? Non è il momento di pensare alla seconda prova, la salvaguardia del villaggio ha la priorità»
            Anko scosse la testa, insistente, «Si, questo lo so ma fate per favore come vi ho chiesto. Portate il Terzo Hokage alla Torre centrale e vi spiegherò tutto»
Ci fu un momento di silenzio ma prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa Hikaru abbassò leggermente la testa, sconfitta. Sospirò e aiutò Anko a salire sopra Shiro in modo da non farla spossare ancora di più, sotto le proteste silenziose del lupo che mal gradiva chiunque non fosse la sua compagna di battaglie.
            Una volta assicuratasi che Anko non rischiasse di cadere, Hikaru si rivolse a Kohaku.
            «Avvisa immediatamente il Terzo Hokage e precedimi alla Torre centrale. Io mi occupo di arrivarci con Anko»
Qualsiasi protesta potesse nascere, morì nella gola del giovane Kohaku che rassegnato annuì, scomparendo in uno sbuffo di fumo e lasciando le due kunoichi da sole.
            «Hai parecchio da spiegare» disse Hikaru scoccando un’occhiata di sbieco ad Anko, mentre lei e Shiro sparirono in un secondo da quella radura, diretti verso la Torre centrale.
L’unico pensiero che attraversò la mente dell’Akuma fu l’insolita sfortuna che non la mollava mai. L’ironia del primo giorno di ripresa di servizio, rovinata dal ritorno dell’obiettivo della vecchia missione dall’esito fallimentare.
Qualcuno doveva decisamente avere un pessimo senso dell’umorismo.
 
   
 
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