Anime & Manga > Demon Slayer/Kimetsu no Yaiba
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Autore: SonounaCattivaStella    15/11/2021    0 recensioni
Il buio fa paura.
È nell’oscurità che si nascondono i mostri, quelli che ti osservano nel silenzio della notte con i loro occhi scintillanti, che mostrano denti aguzzi e unghie affilate.
Quelli che aspettano solo che sopraggiunga il sonno per venire a prenderti, per balzarti sul petto e soffocarti con il loro peso, per sussurrarti nelle orecchie frasi senza alcun significato ma che hanno il potere di farti rabbrividire.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Zenitsu Agatsuma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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» Prompt: Noctiphobia (paura della notte, dell'oscurità)
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: Kimetsu no Yaiba/Demon Slayer
» Rating: Verde


 

 

Il buio fa paura.

È nell’oscurità che si nascondono i mostri, quelli che ti osservano nel silenzio della notte con i loro occhi scintillanti, che mostrano denti aguzzi e unghie affilate.

Quelli che aspettano solo che sopraggiunga il sonno per venire a prenderti, per balzarti sul petto e soffocarti con il loro peso, per sussurrarti nelle orecchie frasi senza alcun significato ma che hanno il potere di farti rabbrividire.

Zenitsu sa che quel genere di mostri esiste solo nella sua mente, che le ombre che vede muoversi nella stanza sono solo frutto della fervida immaginazione che possiede e della sua perenne paura di tutto; così come sa che al mondo esistono creature ben più pericolose, capaci di ucciderti davvero, che si nutrono di sangue umano e che suo nonno chiama “demoni”, eppure non può fare a meno di avere paura del buio.

Si rigira senza sosta nel suo futon, nasconde la testa sotto il cuscino e trema come una foglia. Tiene gli occhi serrati per non vedere le figure opalescenti fluttuargli davanti al naso, ma non serve a nulla: è come se le avesse stampate a fuoco nelle retine e continua a vederle pur con le palpebre chiuse. Piagnucola e si copre di più nella speranza di potersi difendere dai mostri, come se il lenzuolo si potesse trasformare in uno scudo impenetrabile.

Ma sente che i mostri sono ancora lì e lo scrutano silenziosi. Scosta appena il cuscino per osservare la sua stanza e li vede come se fossero davvero reali: sul soffitto, sul grande armadio, al di là della carta di riso del fusuma. Ombre scure, che oscillano e si allungano verso di lui, come a volerlo afferrare e trascinare via con loro.

Incontrollato, lancia un gridolino più acuto, ritorna a nascondere la testa e prega con tutto sé stesso che la notte passi in fretta. Mentre è impegnato a tremare e scacciare via dalla mente la visione del suo corpo che viene inglobato dalle tenebre, sente come dei passi ovattati contro il tatami. Prova a convincersi che anche quella sensazione non è reale, che non c’è nessuno fuori dalla sua stanza, che i mostri non esistono.

Ma i passi si fanno sempre più vicini, l’anta del fusuma scorre e una luce tremolante illumina la piccola montagna di coperte sotto la quale piange Zenitsu.

«Zenitsu? Hai fatto di nuovo un brutto sogno?» Chiede l’anziano maestro che il giovane chiama affettuosamente “nonno”.

La testa bionda del ragazzo esce fuori di scatto, mostrando un viso rigato dalle lacrime ma con un’espressione di sollievo dipinta sopra.

«Nonno! C’erano i mostri, erano proprio lì! Li ho visti, mi guardavano, sussurravano cose.» Urlando ad ogni parola, Zenitsu si lancia tra le braccia dell’altro e ringrazia gli dei di essere stato salvato ancora una volta.

Il più anziano lo guarda in silenzio, scuote appena la testa e sorride lievemente. Da quando ha trovato quel ragazzino, la sua vita non è più stata la stessa; e anche se spesso lo fa disperare e non ascolta gli insegnamenti che gli vuole impartire, gli vuole bene come se fosse davvero un suo parente stretto. Vederlo in quello stato a causa della sua smisurata paura del buio gli stringe sempre il cuore in una dolorosa morsa. È sicuro che Zenitsu si metta a urlare e piangere ogni notte per qualcosa che è avvenuto nel suo passato, prima di perdere i genitori, ed è per questo che tutte le sere passa dalla sua stanza con il lume in mano: per dissipare le tenebre e rassicurarlo come meglio può.

«Adesso non ci sono più, dico bene?»

Zenitsu, dopo aver osservato attentamente la stanza, scuote energicamente la testa in segno di assenso. Come ogni notte, con l’arrivo del nonno e della luce, le ombre minacciose spariscono, le voci cessano di riempirgli le orecchie e lui smette di vedere occhi rossi e scintillanti in ogni angolo. Tira un sospiro di sollievo e prova ad asciugare le lacrime che gli bagnano il volto e parte del pigiama.

L’anziano maestro sorride nuovamente, gli dà un buffetto affettuoso sulla nuca spettinata e poggia la lampada sullo scrittoio. La luce emanata rischiara ogni singolo angolo, dominando del tutto l’oscurità.

«Grazie, nonnino.» Dice Zenitsu mentre guarda il nonno uscire dalla sua stanza.

Si infila nuovamente sotto le coperte – rassicurato dal fatto che, con quella luce, le ombre non si fanno vedere e i mostri non escono più per spaventarlo – e, finalmente, riesce a prendere sonno e sognare il suo futuro insieme a una bella ragazza.

 

N° Parole: 747

   
 
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