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Autore: Freez shad    18/11/2021    1 recensioni
Ogni cosa nella propria realtà ha un suo orologio. Un ciclo d'esistenza perfetto e collaudato da migliardi di anni d'esistenza.
Troppi per un qualcuno che, per arroganza o pura pazzia, ha intenzione di modificare e rinnovare...tutto, partendo da zero.
Ciò porterà a terribili conseguenze e toccherà ai nostri famosi eroi impedire che questo accada, ma le difficoltà saranno molte e non solo esterne.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La luna sembrava risplendere più del solito quella notte. 
La sua pallida e malinconica luce oscurava le miriadi stelle che la attorniavano; come facenti parte di un sottile velo, adatto solo a risaltare il volto di quel luminoso astro, sempre dedito ad errare attorno al suo pianeta. Nella sua perfetta geometria sferica, con le crepe e venature, appariva come una preziosa perla fuoriuscita dal mare di quel cielo così simile all’oceano.   
Il lupo blu, come spettatore ad un’opera, ne era affascinato. 
Rispettando la quiete che si era da poco venuta a creare in quel teatro a cielo aperto, era silenziosamente contemplativo nel rimirare quel lontano ammasso roccioso che tanto lo incantava. 
Quella non era la prima volta che vedeva un satellite naturale fluttuare intorno ad un pianeta, e i tanti rimasugli di alcuni di questi che aveva distrutto durante la sua millenaria esistenza lo confermavano, come non lo era il fatto di averlo visto durante la sua fase di piena luce. Ciononostante, vi era qualcosa che profondamente lo attirava, spingendolo quasi a richiamarla da lontano. 
Probabilmente un refuso degli istinti primordiali da ricercare nella sua specie.                    
Vinew si volse indietro, con tono amichevole, chiamando dall’entrata dell’officina situata alle sue spalle, 
<< Ehi, perché non vieni fuori, volpino? Guarda che ti stai perdendo uno spettacolo di madre natura...e ti dirò, è addirittura quasi commovente! >> fece, fingendo di asciugarsi una lacrima, per poi proseguire con tono un poco irritato << Oh, ma sentitelo, neanche risponde più adesso! Un vero maleducato, mio caro giovanotto, senza scherzi! >> proseguì voltandosi di nuovo davanti a sé, dopo un vano tentativo di trattenersi, prima di scoppiare in una chiassosa e stridula risata << Ma in fondo va bene anche così, vuol dire che ci siamo divertiti davvero tanto e che io ho concluso il mio lavoretto! Ciao-ciao...e su con la vita! >> concluse infine, elevandosi da terra, allontanandosi in volo al suono delle sue sinistre risa. 
 
 
Dietro di sé non vi era più quel garage, adibito ad officina, col suo ordine e la sua peculiarità che il volpino gli aveva dato con tanto sforzo.  
Solo disordine, macchine distrutte, attrezzature sfasciate ed un autentico caos. 
Non uno spiffero vi era possibile udire nell’antro di oscurità in cui quella fucina delle idee era piombata; cosa quantomai ironica a pensare di come era possibile scorgere da quel luogo, anche nelle ore più buie, la luce provocata dagli attrezzi che il volpino era solito utilizzare durante il suo periodo d’ispirazione. 
Adesso, non vi era più nulla che potesse anche solo portare alla mente quel ricordo.  
Nella penombra illuminata dalla luna, era possibile scorgere tetri schizzi di un opaco colore rosso che imbrattavano alcune zone del pavimento e delle pareti. Le immagini che ricostruivano di quello che doveva essere successo avevano dell’agghiacciante, un vero spettacolo dell’orrore che mal presagiva un esito migliore per la volpe gialla. 
In quell‘istante una mano guantata, malconcia e sporca non solo di olio nero, apparve da un lato della stanza trascinando dietro un corpo distrutto che ancora aveva la forza di stringere a sé un vaso con un arbusto spezzato. 
In lacrime, più per quella piccola pianta che per l’immane strazio che stava provando, Tails si trascinò fino a quello che rimaneva di una scrivania; divelta dal suo posto originario e piegata dalla forza distruttiva di quell‘essere folle, bastò sfiorare la maniglia di un cassetto per poterlo vedere aprirsi e sfasciarsi una volta uscito dalle guide. 
Il dolore lo pervadeva in ogni singolo osso, ferendolo anche al solo respirare; la mano stessa che aveva utilizzato per muoversi ed arrivare fino a quel punto non doveva essere del tutto intera, e i vari schiocchi sordi che sentiva ogni volta che la muoveva gli confermava sempre di più la sua impressione. 
Annaspando con fatica tra il vario fogliame di progetti e scartoffie, riuscì finalmente a trovare l’oggetto che cercava: un piccolo e sferico telefonino. Uno dei tre esemplari che la sua creatrice aveva messo a disposizione dei suoi più stretti compagni. 
L’osso del pollice fece un triste rumore quando premette il pulsante per la chiamata. 
<< Ehilà, Tails, da quanto tempo, come stai? >> fece una decisa, ma al contempo dolce, voce femminile dall’altra parte << L’ora è un po' tarda, lasciatelo dire, ma al solito sarai al lavoro in qualche tuo progetto, vero? Che mi racconti? >>. Un sottile rantolio fuoriuscì dalla bocca del volpino. 
<< Tails, tutto bene? >> provò nuovamente la ragazza, preoccupata per i rumori che sentiva provenire dal suo amico << Non mi pare un bello scherzo, che succede? >>. Il rantolio, però, si fece più profondo. 
Per quanto si sforzasse, non una parola sembrava voler fuoriuscire dalla sua bocca. 
<< Non spegnere il dispositivo, qualsiasi cosa accada, arrivo subito con una scorta! >>. 
A quel punto, benché sentisse altre istruzioni o raccomandazioni, le orecchie non riuscirono più ben a distinguere la distinzione fra suono e parole; lentamente la volpe si lasciò andare, varcando la soglia di un vuoto abisso. 
 
 
 
 
 
 
 



Il viaggio del lupo durò assai poco. 
Come un proiettile fendente nell’aria Vinew arrivò ben presto alla base dello scienziato baffuto. 
Questo, seduto sul proprio piccolo velivolo dalla forma ovale, non prestò particolare attenzione al suo arrivo, preso com’era dal calcolo di complicate operazione e dalla direzione dei lavori per l’assemblamento di un grande macchinario. Ulteriore frutto scaturito dalla sua mirabolante mente. 
Ovviamente, assistito da Orbot e Cubot, oltre che da alcuni degli eggbot operatori di cui l’edificio era stracolmo. 
Il lupo lo guardò con un sorriso divertito ma, al contempo, poco rassicurante; studio e faccende simili non si presentavano fra i suoi punti di forza, declassandoli ad un livello più infimo per coloro che possedevano capacità come le proprie, e il fatto di vedere qualcuno che si adoperava in tal senso mettendo in mostra quello che molto probabilmente era l’unica dote che poteva avere lo divertiva parecchio. Specie perché, il frutto di cotanto lavoro sarebbe stato per lui solo un minuto scarso di divertimento fra esplosioni e quant’altro. 
<< Ehilà, dottorino, neanche un ciao per il tuo caro amico? >> esclamò a gran voce Vinew, per sopperire al gran rumore dovuto alla costruzione della macchina, 
<< Guarda che ti sento, non c’è bisogno di urlare! >> bofonchiò Eggman, rispondendogli ironicamente e a suo scredito con lo stesso tono di voce << E comunque ci conosciamo solo da un giorno, amico è una parola ancora troppo grossa per noi! >>, 
<< Ma come? Ed io che credevo che fossimo fatti l’uno per l’altro. >> fece scherzosamente il lupo blu fingendo commozione, prima di scoppiare a ridere divertito << Che razza strana che siete voi mobiani! >>, 
<< Io non sono un mobiano! >> sussurrò tra sé il dottore, 
<< Uno vi fa un regalo togliendo di torno uno dei vostri nemici, e voi neanche volete essere chiamati amico. >> lo brontolò Vinew, lanciandogli poi uno sguardo di sufficienza misto a fastidio << Nemmeno un grazie? >>. A quel punto, mosso anche dalla preoccupazione dei suoi due assistenti che avevano visto in quell’ultimo sguardo un potenziale messaggio di pericolo e che lo stavano richiamando con leggeri buffetti sulle spalle, il dottore pensò bene di acconsentire a quella giusta richiesta. 
<< Hai ragione, ma dove ho la testa? Scusami tantissimo, mio prezioso...alleato! >> esclamò con fare teatrale << Grazie infinite per il favore che mi hai fatto, sei veramente grandioso! >>, 
<< Oh, smettila! Così mi farai diventare...che colore viene se unisci il rosso e il blu? >>, 
<< Bian... >>, 
<< Credo che sia il viola, signor Vinew! >> fece prontamente Orbot, zittendo il collega cubico, 
<< Giusto! Così mi farai diventare viola! >> concluse quindi, fingendo imbarazzo. 
 
 
<< Ma sarebbe veramente bellissimo! >> intervenne ancora Cubot, senza accorgersi delle occhiate minacciose di Eggman e del robottino sferico << Sono sicuro che un colore simile le starebbe d’incanto, un tocco chic che mai guasta ad un malvagio come lei! >>, 
<< Davvero? >> domandò retorico il lupo astrale, prima di diventare improvvisamente serio << Peccato che io odii il viola! >>, 
<< Non dargli retta! Quando l’ho costruito, deve aver fuso qualche circuito all’interno del suo chip di... >>. 
Proiettandosi davanti al suo viso, elargendo un sorriso tanto minaccioso quanto inquietante, il lupo ebbe la straordinaria facoltà di destabilizzare Eggman quel tanto da interromperne la parola. 
A parte quei momenti in cui la collera prendeva il sopravvento su di lui, la lucidità di cui era dotato gli garantiva il mantenimento del sangue freddo anche nelle situazioni più complicate.  
Arte che dovette imparare a fare sua date le continue disfatte dei suoi piani a causa della solita peste puntuta blu e dei suoi amici. Tuttavia, non era affatto preparato ad un essere simile.  
<< Se posso darti un consiglio, mio caro amico... >> fece il lupo, con tono pacato << ...non darmi ordini! Quello che faccio è perché lo voglio io, che la cosa sia a tuo vantaggio o meno, chiaro? >>, 
<< Trasparente! >> rispose il dottore, quasi a denti stretti. 
<< Perfetto! Ora che ci siamo chiariti, vado a farmi un riposino. >> disse allontanandosi, tornato al suo solito fare giulivo << Non che ne abbia bisogno, ma è così piacevole chiudere gli occhi e ronfare dopo tutta quella...fatica! Ma lo sai benissimo anche tu, giusto? >>. 
Lasciati soli, un ringhio sordo provocò un rantolio nella gola di Eggman che accrebbe ancora di più la preoccupazione dei suoi due assistenti, 
<< Mamma, che paura! >> esclamò un tremante Cubot, 
<< Dottore, non vorrei sembrarle pessimista, ma è sicuro che sia un bene avere a che fare con una creatura simile? >> domandò Orbot. 
Una domanda lecita. Mossa, non solo a motivo della palese instabilità mostrata dal lupo, ma anche per quello che avevano avuto modo di vedere attraverso l’insetto-camera e a cui quest’ultimo sembrava alludere. 
Una registrazione che, attraverso il piccolo schermo che il velivolo aveva incorporato, il dottore stava nuovamente visionando e che mostrava quanto fatto da Vinew alla giovane volpe.                              
Un video raccapricciante, crudele, che smosse persino la sua coscienza per un massacro evitabile. 
Non pronunciò alcuna risposta, poiché non poteva averne una sicura da dare. 
                                                           
                                                                   
 
 
 
 




Alla fine, anche quella notte si concluse. 
Leggere sfumature rosate cominciarono ad ascendere dall’estremità orientale del cielo; le prime luci dell’alba illuminavano sempre più l’altopiano ad est, annunciando il giungere del sole. 
Alcuni raggi, una volta raggiunta una certa altezza, riuscirono a penetrare all’interno del bosco dove sorgeva l’abitazione del riccio blu. I canti dei passeri, il profumo dell’erba fresca leggermente inumidita dalle perle di rugiada e il frusciare degli alberi mossi dal leggero e fresco vento proveniente dal mare rendevano ancora più gentile l’inizio del nuovo giorno. 
Comunque, questa volta non fu l’insieme di questi fattori a destare Sonic dal sonno, bensì una strana sensazione di peso che sentì gravargli sull’addome. Nel dormiveglia lo paragonò quasi al senso che provava quelle volte in cui si dovette trovare, molti anni addietro, a trattenere il respiro per superare dei percorsi sommersi nell’acqua. Quando ancora non aveva imparato ad utilizzare la propria velocità per sfruttarne la superficie come i normali sentieri battuti di terra. 
Quell’impressione così negativa lo irrigidì, portandolo a sollevare il busto. 
<< Ahi! >> seguitò una voce,  
<< Oh, eri tu, Xin! Scusa, non ti avevo visto. >> fece Sonic, rassicurato nell’aver trovato la causa di quella sensazione, prima di lasciarsi andare ad un’espressione attonita e sconvolta << Un momento...Xin? Che ci fai qui? Non ti avevo lasciato la mia stanza, ieri sera? >>, 
<< Buongiolno, Sonic! Dolmito bene? >> rispose gentilmente lei, elargendole un caldo sorriso, ignorando la preoccupazione mostrata da quest’ultimo, 
<< Non cambiare discorso e rispondi alla mia domanda. Che ci facevi quassù con me? Pensavo di essere stato chiaro quando ti ho detto che non è bene che un maschio e una femmina dormano insieme. >>, 
<< Hai lagione, chiedo umilmente scusa! Il fatto è che avevo paula a stale da sola...in un posto che non conosco. Non mi ela mai capitato di allontanalmi tloppo...anche dopo avel lasciato il mio villaggio...invece ola, non sono più nemmeno a Chu-nan... >> confessò la ragazza, pizzicandosi le mani, con fare turbato.  
Reazione comprensibile; per quanta forza e coraggio avesse dimostrato durante il combattimento contro Vinew, questa era pur sempre un’arte su cui aveva ricevuto un addestramento sin da molto giovane.  
La distanza da ciò che più è famigliare, invece, può rivelare fragilità nascoste persino a sé stessi e a cui non tutti si dimostrano in grado di affrontare. 
<< Quanti anni hai detto di avere, Xin? >>, 
<< Quattordici! >>, 
<< Sai...alla tua età avevo girato il mondo decine di volte. Ho visto luoghi meravigliosi e conosciuto persone fantastiche, oltre ad affrontare numerosi nemici...ma questo già lo sai. Quello che voglio dire è che, a parte questo mucchietto di mattoni... >> fece con un sorriso, picchiettando con la mano la superficie del tetto << ...non ho mai avuto una vera e propria casa e l’ho avuta ovunque mi trovassi! >>. 
 
 

La panda rimase affascinata da quelle poche e semplici parole. 
La sicurezza che il blu riusciva a trasmettere anche solo raccontando quelle che potevano essere definite piccolezze la lasciarono disarmata, in special modo per la naturalezza che aveva mostrato; come se quello non fosse stato nemmeno il suo scopo. 
Al contempo però, scaturì in lei un profondo dispiacere. 
Senza volerlo, il riccio aveva eretto un muro cui la panda sentiva di non poter nemmeno scalfire; un paragone impossibile da avvicinare, che la costrinse a ridimensionarsi ad un livello troppo inferiore da poter sperare di raggiungere.  
<< Ehi, non devi abbatterti così! >> le fece quindi Sonic, accortosi della sua reazione << Non devi prendere questo come un rimprovero...non ne avrei motivo...volevo solo farti capire che devi allargare i tuoi orizzonti in tutti i campi della vita. Soprattutto se il tuo intento è migliorarti! >>, 
<< Hai lagione, solo che non è facile andalsene via e lasciale tutto ciò che si conosce pel andale...ovunque! >> fece la ragazza, asciugandosi l’accenno di commozione che voleva evitare di lasciar trasparire di fronte a lui, 
<< Nessuno ha detto che sia facile. Anzi, ti confesso che anch’io ho provato quello che stai provando tu verso mia madre e i miei fratelli, ma sono andato avanti tenendo a mente i miei obiettivi. Ed ora eccomi qua in tutto il mio splendore! >> affermò fieramente il riccio, destando la curiosità dell’allieva per motivi però diversi da quelli sperati, 
<< Tu hai dei flatelli? >>, 
<< Come? Oh, certo! >> confermò lui, grattandosi l’orecchio con fare colpevole << Sorella e fratello, in realtà, Sonia e Manic! >>, 
<< E dove si tlovano? Mi falebbe davvelo piacele conoscelli! >> fece Xin, entusiasta da quella rivelazione, 
<< Magari un giorno te li presenterò! >> esclamò Sonic, sollevato nel rivedere sollevato l’animo della panda, prima di balzare a terra e fare dello stretching << Ora però basta parlare e diamo inizio al primo giorno di allenamento. >>. 
<< Ma Sonic...non vuoi fale colazione? Se mi dai tempo, potlei plepalale... >> fece allarmata Xin, raggiungendo il riccio, 
<< Niente! Voglio vederti in azione nelle cose pratiche di tutti i giorni. Perciò mangeremo quello che provvederai tu con i tuoi poteri! >>, 
<< Cos-? Io? >> domandò incredula mentre il riccio blu, riserbandole un sorrisetto divertito, scattò alla sua solita velocità, 
<< Ti aspetto alla fine del bosco! Non metterci troppo che ho già lo stomaco che brontola >>.                                               
                             
 
 
 
 
La proposta avanzata da quello che a giudicare dagli sviluppi era diventato a tutti gli effetti il suo maestro, creò uno strano senso stupore in Xin che, ancora attonita, restò a guardare la scia di polvere alzata dal passaggio di Sonic. 
Solitamente, quando si parlava di allenamento, era stata abituata a schemi che comprendevano specifiche situazioni; combattimento per attaccare, per difendere, strategie di sopravvivenza e tattiche da guerra per affinare l’acume e l’ingegno erano fra quelle cui aveva sempre fatto affidamento per migliorarsi. 
Quello che le aveva invece richiesto il blu le suonava molto al difuori dai parametri a lei conosciuti. Inoltre, non aveva la benché minima idea di quale beneficio potesse essergli nell’immediato per raggiungerlo nel più breve tempo possibile. 
Il suo potere non era in grado d’influire sui di lei e i suoi movimenti, per permetterle così di agire diversamente da qualsiasi altro mobiano non dotato di particolari doti; intorno a lei, per giunta, non si trovava alcunché da manipolare per incrementare la velocità. 
Per ciò, anche se risultò banale persino per lei, non poté che optare sulla sua normale velocità nella corsa, certa dell’espressione crucciata che avrebbe avuto Sonic, sicuramente già in attesa, al suo arrivo. 
Almeno avrebbe utilizzato quel tempo che la separava dalla meta per pensare a come soddisfare la seconda richiesta del blu e riuscire a superare quello che, ai suoi occhi, era una vera e propria prova. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






Nel frattempo, sola in una delle sale d’aspetto del Central Recovery Hospital di Mobotropolis, Sally era in fremente attesa di notizie; in compagnia del robotico ed imponente capo della sua scorta che invece, freddo nella sua compostezza, si limitava a stare in piedi e vigile presso l’entrata della stanza. 
Aveva passato la notte completamente sveglia, in balia del timore per l’annuncio della più terribile delle notizie; Sebbene avesse richiesto a Nicole, sua fidata e sicura assistente digitale, di assistere il primario che si era preso incarico del malcapitato, non poteva cancellare l’orrenda scena che le si era palesata dinanzi al suo arrivo nel laboratorio di Miles. 
Era da parecchio che non si vedevano, ma l’affetto che provava per lui e per tutto il suo vecchio gruppo, non era stato minimamente intaccato. 
<< Parametri vitali nella media. Capacità cognitiva debole e in continua diminuzione. Energia debole. >>, 
<< Va bene, Omega, ho capito! Sono stanca, giusto? >>,  
<< Affermativo. Consiglio immediato riposo >>, 
<< Lo farò, te lo prometto, ma non prima di assicurarmi della salute di Tails! >>, 
<< Richiesta acconsentita. Procedura di vigilanza attivata. Omega resta in attesa del dottore. >>. 
<< Grazie! >> fece la giovane cipmunk, accennando un sorrisetto. Trovava divertente il modo complicato che il robot utilizzava ogni volta per comunicarle qualcosa semplice, elencando ciò che rilevava grazie ai suoi sensori; probabilmente avrebbe anche riso, se non fosse stata per la situazione poco felice. Comunque, era grata per l’attenzione che aveva nei suoi riguardi. 
In tutta onestà, conoscendolo per la fama che si era creato durante il periodo precedente al loro incontro, non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe avuto proprio una delle più pericolose armi di Eggman per la propria salvaguardia. 
Proprio in momenti simili le tornava in mente il giorno in cui, risanando una delle zone riconquistate ai danni del dottore, lo aveva ritrovato appoggiato alla parete di una grotta crollata; i suoi sensori erano stati danneggiati e l’alimentatore aveva subito un grave guasto, a seguito di una sicura dura lotta, che non permetteva più la fusione dell’energia Chaos che lo manteneva sempre operativo. Le occorsero diverse settimane di duro lavoro, con l’aiuto di Nicole e occasionalmente di Rotor, per poterlo riattivare. 
Fortunatamente aveva preso anche la precauzione di rendergli inaccessibili tutte le armi dato che, una volta avviato, aveva subito provato ad utilizzare alcune parti del suo immenso arsenale per la procedura di difesa. 
Il tempo, la pazienza e la riconoscenza che quest’ultimo aveva improvvisamente iniziato a mostrare, specie dopo aver messo mano al suo driver nel momento della riaccensione, lo aveva spinto a rimanere nel suo regno e a proporsi come vigile per la sua sicurezza. Sebbene questo venisse meno ogni qualvolta un eggbot riusciva a penetrare i confini così che, grazie al sensore di localizzazione, il suo primario obbiettivo di distruzione si riattivava a discapito del robot in questione. 
Tutto sommato, era lieta di averlo al suo di fianco, piuttosto che a quello del nemico. 
<< Principessa Sally! >> fece improvvisamente un vecchio tasso, richiamando l’attenzione della ragazza e della sua guardia, entrando nella sala, 
<< Mi dica, dottore, come sta? >> domandò preoccupata, 
<< Non bene! Le sue ferite erano profonde e non ha quasi un osso ancora intero. Comunque, non è questo a preoccuparmi, quanto il danno agli organi e a livello cerebrale. Noi abbiamo fatto il possibile, ma non ho mai visto nessuno ridotto in quello stato nei miei 40 anni di medicina. >>, 
<< Vuole dire...che... >> provò a singhiozzi e cono le prime lacrime la giovane, timorosa persino di terminare la frase. Conosceva il volpino da quando non era che un cucciolo e il dolore che stava provando diveniva sempre più straziante ad ogni parola pronunciata del dottore. 
Mille pensieri cominciarono a riempirle la testa, assieme a ricordi sembrati perduti, mentre la stanchezza maturata iniziava a prendere il sopravvento per le forti emozioni.      
<< No, non morirà! Al momento è quello che posso dire, almeno! >>, 
<< Cioè? >>, 
<< Vede, è in uno stato di coma a causa delle condizioni in cui versa! Tutto dipenderà dal suo livello di guarigione. Noi...io, come medico, non posso fare altro. Mi spiace! >>. 
 
 
 
Dopo aver provato a rincuorarla, il medico si allontanò. 
Sally aveva passato molte difficoltà e diverse volte, specie nel passato, aveva dovuto subire terribili notizie che nemmeno lei avrebbe creduto di poter sopportare. Quella le superava tutte. 
Con gli occhi arrossati ed ora fissi nel vuoto, la ragazza si era accasciata su una delle sedie che delineavano il perimetro della sala. Il suo stato, tanto d’animo quanto esteriore, aveva ricevuto un colpo tale da farle abbandonare ogni apparente senso di sicurezza che la sua presenza esercitava sugli altri. 
<< Principessa Sally! >> fece il robot, avvicinandosi a lei, 
<< Va bene, Omega, andiamo! >> rispose Sally, acconsentendo alla sua silenziosa richiesta, ritrovando il quel momento la forza per un ultimo ordine << Omega, ho un incarico per te! >>.              
 
                                                                                 
                                                                 
 
 
 
Dalla scrivania dell’autore: 
 
Rieccomi qua!  
Che dire? Un capitolo particolare, per come stava andando la situazione finora. 
Questa volta non ho trovato posto a quell’ironia che mi piace mettere in ogni mio scritto, ma avrete visto anche voi che gli argomenti non me lo hanno permesso più di quel tanto. 
Ho davvero messo molta carne sul fuoco con tutti i personaggi che ho citato/aggiunto...e ce ne sono anche altri in arrivo. Temo di stare scrivendo qualcosa di veramente grosso per la quantità dei personaggi che sono prossimi ad entrare in azione. 
Per ovvi motivi non potrò introdurre tutti quelli che sono stati creati dalle serie animate/archie comic/videogiochi, ma quelli che potrò incastrare fra loro in una storia...ce li metterò. 
Probabilmente dovrò aspettarmi delle critiche per quanto riguarda alcuni di questi, ma spero che possano essere ben argomentate :)                             
Mi auguro che possiate trovarlo di vostro gradimento. 
 
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