Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: AlysSilver    19/11/2021    0 recensioni
Gabriella Bergamini è in viaggio verso Parigi, dove la sua famiglia, Cosimo e Delfina, l'aspettano a braccia aperte. La coppia dovrà imparare a convivere con un nuovo stile di vita, ma soprattutto affrontare nuove sfide, alcune delle quali che porteranno alla nascita di una delle case di moda più famose della storia. Per fortuna avranno però dalla loro parte due grandi amici, Nicoletta e Riccardo, che oramai felici saranno un importante sostegno per i Bergamini, senza sapere che anche per loro una grossa novità è dietro l'angolo.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’idea di aver lasciato il Paradiso delle Signore mi dava una sensazione di amarezza e nostalgia, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di raggiungere Cosimo a Parigi, soprattutto viste le ultime novità. La villa sembrava così vuota da quando era partito due settimane fa con Delfina, proprio qualche giorno prima che potessi dirgli quello che avevo scoperto. Ricordavo in modo molto scandito quella mattina. Volevo riuscire a completare la collezione al più presto ed ero perciò in atelier da alcune ore con la signora Agnese e Maria. Mi girava la testa, però cercavo di non darlo a vedere, sfortunatamente se ne resero inevitabilmente conto nel momento in cui per poco non caddi a terra. Vittorio arrivò di corsa chiamato dalla sarta e insistette, nonostante le mie lamentele, per chiamare un medico. Il responso che mi diede mi lasciò sconcertata e confusa. Non avevamo mai trattato l’argomento con mio marito, per lo meno non per quanto riguardava l’immediato. Avevo riflettuto a lungo su come dirglielo, se farlo subito o aspettare di rivederci e alla fine aveva vinto la seconda opzione. L’unica persona che ne era già a conoscenza era il dottor Conti, agli altri avevamo detto che il malore era dovuto ad un calo di zuccheri. Guardavo fuori dal finestrino del treno, in attesa di giungere nella capitale francese. Mi domandavo come sarebbe stato vivere lì definitivamente, una cosa erano un paio di mesi, un’altra passarci anni e forse tutta la vita. Morivo dalla voglia di rivedere Nicoletta e Riccardo, che si erano trasferiti lì già da tempo, ma soprattutto la piccola Margherita che a soli due anni già urlava in giro parole in francese. Entrammo alla Gare de Paris Lyon nel primo pomeriggio. Scesi a passo svelto, cercando intorno a me un viso familiare. La stazione era gremita di gente alla ricerca dei propri cari e sperai vivamente di riuscire anch’io nell’impresa. Stavo quasi per perdere le speranze quando lo vidi, come se fosse un raggio di sole in una giornata di pioggia, in piedi in mezzo alla folla con un mazzo di rose rosse in mano. L’unica cosa che era cambiata in lui in un così breve periodo era l’accenno di una leggera barbetta, che piano piano stava diventando sempre più folta. Corsi immediatamente nella sua direzione, per fortuna avevo deciso di indossare i pantaloni, e con tanto di valigia gli saltai al collo. Non sapevo per quanto fossimo rimasti racchiusi in quella stretta, però per me era sempre troppo poco.

-Amore mio, che bello averti qui.- Disse con quella sua voce bassa ma melodiosa.

-Mi sei mancato moltissimo.- Mi consegnò i fiori e sorridendogli accettai allegra, anche se finalmente avevo la consapevolezza in me stessa che non avrei più dovuto temere che mancassero al mio risveglio, in quanto sarebbe stato lui presente a ricordarmi che fossimo insieme.

-Vieni dammi la valigia. Il resto delle cose sono arrivate ieri senza nessun intoppo.- Allegramente ci dirigemmo verso la sua auto, parcheggiata a poca distanza dalla ferrovia. Mi si incresparono le labbra nel rivedere la sua ben amata decapottabile bianca, a volte scherzosamente pensavo fosse quella la sua vera anima gemella. Potevano toccargli quasi tutto, bastava che nel pacchetto non rientrasse una delle sue macchine. Il vento che mi sfiorava il viso e i capelli che volteggiavano a causa dello spostamento d’aria, resero ancora più magico quel momento e nella mente l’euforia per la notizia che gli avrei dato da lì a breve mi rendeva persino maggiormente felice. Mi riportò alla realtà Cosimo quando incominciò a parlare. D’un tratto, un senso di curiosità mi pervase e mi portò a domandargli una cosa:

-A proposito, ma la villa com’è?

-Giusto, tu non ci sei mai stata. Be’ a questo punto ti toccherà aspettare, mancano solo pochi minuti e ci siamo.- A nulla servirono i miei tentativi di corruzione, anzi poco prima di giungere alla nostra meta gli venne la brillante idea di accostare per bendarmi gli occhi, cosicché la sorpresa riuscisse meglio. Quando sentii il veicolo arrestarsi e mio marito aprirmi la portiera mi alzai leggermente preoccupata. -Benvenuta nella nostra nuova casa.- Non appena ero stata di nuovo in grado di vedere, avevo emesso un gridolino di gioia. Era persino più grande di quella a Milano, estremamente vicina al centro, ma comunque con un delizioso giardino, come aveva fatto a rintracciare un gioiellino simile? L’edificio era in stile Art Nouveau, dai toni chiari e dalle grandi vetrate, mentre a terra era circondata da aiuole fiorite, qualche statua e panchine per godersi il verde.
 
-Non so cosa dire, è meravigliosa!- Esclamai dandogli un piccolo bacio.

-Sono contento che ti piaccia. Su entriamo, sono sicuro che l’interno ti piacerà persino di più.

-Perché esiste qualcosa di meglio di tutto questo?- Come una bambina il giorno di Natale, avanzai a passo svelto lungo la scala in pietra che conduceva al portone d’ingresso. Mi prese un piccolo infarto, però, quando esso si aprii senza che io avessi nemmeno il tempo materiale di suonare o afferrare delle ipotetiche chiavi. Mi trovai davanti un uomo dalla corporatura robusta e i capelli grigiastri perfettamente sistemati di lato. Indossava un completo, mentre le mani erano coperte da dei guanti bianchi. Impiegai pochi istanti per capire di chi si trattasse. Prima che potessi solo fiatare venni anticipata dal milanese.

-Ti presento Bernard, il maggiordomo di casa.

-Signora Bergamini è un onore conoscerla di persona finalmente.- Aveva un tono sincero quanto serio e severo, esattamente quello che mi ero immaginata prima ancora che aprisse bocca. Speravo di trovarmi bene con lui. Ero abituata ad Assunta e alla cuoca, cosa all’inizio complicata da ricordarmi, speravo perciò vivamente di riuscire a gestire persino un terzo membro dello staff.

-Anche per me è un piacere.- Finalmente ci cedette l’entrata, permettendomi di ammirare lo splendore che mi avrebbe circondata per i successivi anni a venire.

-Allora è di tuo gradimento?

–Come hai fatto a trovare un posto del genere?- L’androne era stato modellato con un pavimento in marmo nero e decorazioni bianche ed oro; motivo che era riportato sulle alte colonne. Di fronte a me si ergeva una gigantesca scala, la quale riprendeva nuovamente il tema centrale, che andava a biforcarsi per condurre al piano superiore. Osservai infine due porte, rispettivamente ai lati opposti della stanza.

-A sinistra c’è lo studio, mentre quella a destra conduce al salotto e alla sala da pranzo.- Ero pronta a buttarmi nuovamente a capofitto nell’esplorazione, quando una voce familiare non mi attirò dalla cima delle scale.

-Gabriella cara, finalmente sei arrivata. Non vedevo l’ora che fossi qui.

-Delfina ti trovo raggiante.-* Immediatamente mi abbracciò, proprio come una madre faceva con sua figlia.


-Mai quanto te mia cara, emani persino più luce dell’ultima volta che ci siamo viste. Non sarà successo qual …

-Mamma lascia che si vada a riposare un attimo, è praticamente scesa un minuto fa dal treno. Dopo potrete spettegolare quanto vorrete.

-Mi duole ammetterlo, ma Cosimo ha ragione. Sono un po’ stanca.- Ci congedammo velocemente dalla donna, mentre lui cominciò immediatamente il suo tour guidato fino alla camera da letto. -Questa non è una stanza, è uno stadio. Sarà il doppio di quella in Italia.

-Pensa positivo la tua cabina-armadio avrà maggiore spazio per ospitare tutti i tuoi nuovi abiti parigini.- Mi accostai alla grande vetrata che dava sul giardino della casa. -Una cosa però è rimasta uguale come puoi notare.- Scoppiai a ridere, lui e la sua benedetta passione per quella finestra. Al secondo posto nella classifica d’importanza, quella di camera nostra si piazzava subito sotto alle prima nominate autovetture, anche dovevo ammettere che non ne avevo mai colto il motivo.

-A proposito c’è una cosa che devo dirti.

-Niente di brutto spero.

-No, assolutamente. È che …- Proprio in quell’istante Bernard bussò alla porta. Pessimo tempismo, davvero.

-I signori Guarnieri e la piccola Margherita sono qui.
 
-Giusto, mi ero dimenticato. Fateli accomodare in salotto e riferitegli che li raggiungeremo immediatamente.- Quando il maggiordomo sparì dalla nostra visuale, mi diede un bacio sulla fronte. -Riprenderemo l’argomento più tardi. Ora andiamo.- Forse con un leggero amaro in bocca per le parole non pronunciate, gli sorrisi. Infondo però era da tanto che non aspettavo altro che rivedere Nicoletta e Riccardo.
 
*Nel corso della serie Gabriella alterna il lei al tu quando parla con Delfina, perciò in questa raccolta ho deciso di prendere quello meno formale
   
 
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