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Autore: Funlove96    20/11/2021    1 recensioni
Quel luogo era tetro e per nulla rassicurante, persino in una giornata soleggiata come quella, dove il sole approfittava dell'assenza totale di nuvole, battendo cocente sul terreno, illuminanndo ogni cosa.
Eppure, più gli occhi castani si posavano su alberi e cespugli, più la donna aveva la sensazione che qualcosa ne sarebbe uscito per attaccarla...

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Jerza fic scritta per una persona speciale. Buona lettura, spero possa piacere^^
Allerta spoiler per chi non è al passo con il sequel!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Gerard/Erza
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allerta spoiler per chi non è al passo con il sequel!

Jerza fic scritta per il compleanno di una persona speciale. Buon compleanno Ahri (anche se in ritardo😔) e grazie di esserci per rendere la mia timeline di Twitter migliore grazie ai tuoi contenuti❤️

I'm sorry...





Camminava lungo la stradina sterrata -deserta tranne che per alcuni passanti, che però si allontanavano a passo veloce una volta accortisi del boschetto proprio lì vicino-, trascinandosi dietro il pesante bagaglio con cui aveva viaggiato in quei due giorni.
Brutte voci giravano su quel luogo e, sebbene non si potesse certo dire che Titania fosse una fifona, neanche lei ci teneva così tanto a scoprire dove finisse la leggenda e dove iniziasse la verità. Quel luogo era tetro e per nulla rassicurante, persino in una giornata soleggiata come quella, dove il sole approfittava dell'assenza totale di nuvole, battendo cocente sul terreno, illuminanndo ogni cosa.
Eppure, più gli occhi castani si posavano su alberi e cespugli, più la donna aveva la sensazione che qualcosa ne sarebbe uscito per attaccarla...

E fu proprio con quel pensiero che rapidamente sfoderò la spada, puntandola alla gola della figura che le si era avvicinata alle spalle, la quale ghignò, indietreggiando quanto bastava per non farsi sfiorare dalla lucente lama. Sapeva bene quale fosse la sua forza -in parte perché decantata in tutti i continenti che aveva visitato, e non si vergognava ad ammettere che era fiero della donna che era diventata-, così come conosceva il modo per contrastarla, sebbene poi nemmeno lui potesse sconfiggerla...
"Jellal!" con gli occhi spalancati -e un poco lucidi, ma non si sarebbe certo arresa a questo Titania- lo fissava incredula.
Le ciocche blu cadevano sugli occhi, fuoriuscendo dal cappuccio che ancora gli copriva parte dei lineamenti -solo il tatuaggio sulla parte destra del viso era visibile-, e che venne via, scostato da una mano di lui, per mostrarlo in tutta la sua bellezza, resa ancora più letale grazie al piccolo taglio sullo zigomo sinistro, ancora rosso e con due goccine di sangue rappreso che gli sporcavano la pelle...

"Che hai fatto?" indicò col capo il taglio mentre rinfoderava la spada, e non mentiva nel volerlo sapere. Non del tutto almeno...
La verità era che avrebbe voluto saltargli al collo e abbracciarlo -salvo poi strangolarlo per bene per non essersi fatto sentire per mesi-, ma l'orgoglio, e forse il timore che potesse esserci un raffreddamento nel loro legame dietro il silenzio degli ultimi mesi. Però qualcosa la frenava, impedendole di mostrarsi a lui, che mai aveva avuto difficoltà a tirarle fuori la vera Erza...
"Solo un ramo... sai cercavo una pianta rara... per una missione..." indicò col capo il bosco. Stava uscendo da lì quando aveva intravisto quel mare scarlatto che avrebbe riconosciuto tra mille e, nonostante il timore e la consapevolezza di doverle delle spiegazioni per quel lungo periodo di silenzio, non era riuscito a non avvicinarsi. Quella donna era sempre stata una specie di calamita per lui, che in sua presenza si sentiva come un bambino che divora un enorme barattolo di cioccolata, svuotandolo nonostante sappia che rischia un indigestione, sapendo solo che in quel momento quella era la cosa più buona del mondo e sarebbe valsa tutti rimproveri della mamma...
Jellal si sentiva esattamente così, con lo stomaco in subbuglio e la consapevolezza di aver infranto qualche regola a coprire lo spazio di quei pochi passi che li avevano separati fino a poco prima, ma mai avrebbe potuto descrivere a parole la bellezza del sentire quel senso di pace che si era fatto spazio in mezzo ai mille timori...

"Tu piuttosto?" non che non gli interessasse cosa l'avesse portata lì, anzi, ma sentiva che se fossero rimasti ancora in silenzio se la sarebbe data a gambe molto presto...
"Sono di ritorno da una missione anch'io. Sto andando a Clover per prendere il treno..."
"Anche io ci devo andare... potremmo fare la strada insieme visto che siamo diretti entrambi lì..." ed Erza avrebbe voluto mordersi la lingua fino a staccarsela quando pronunciò quel '', perché ci mancava poco che il cuore le uscisse dal petto da quando se lo era ritrovato davanti, e ogni minuto che passava in sua presenza rischiava letteralmente di vomitarglielo in faccia. Quello insieme a tutte le domande sul perché non si fosse fatto sentire per così tanto tempo -e poi c'era quella risposta che ancora attendeva dalla missione dei cento anni, rimasta lì ad attendere di ricevere una risposta decisa, che sperava vivamente fosse affermativa, nonostante i mesi di silenzio l'avessero sempre di più fatta scontrare con quella che sembrava una realtà troppo dura da accettare-, e onestamente il bosco adesso le sembrava il posto migliore del mondo per andarsi a nascondere...

Si apprestò a raggiungerlo notando che il ragazzo aveva fatto un piccolo pezzo di strada, voltandosi poi per capire perché fosse rimasta lì. E forse la ragazza strinse un po' troppo l'elsa della spada -così come il cordoncino del sacco che il ragazzo aveva su una spalla, stretto sotto la morsa ferrea della sua mano, che rischiava di romperlo come fosse nulla di più che un ramoscello-, perché poteva sentire benissimo sotto i guanti dell'armatura i muscoli tirare per la forza usata. Probabilmente le nocche erano anche sbiancate ma quel gesto l'aiutava a non fare stupidaggini -e la lista era lunga. Rischiava picchiarlo, urlandogli addosso tutto il dolore di quei mesi passati senza sapere nulla di lui, così come di andarsene via di corsa, lasciandolo lì a chiedersi cosa le fosse preso, senza neanche prendersi la briga di salutarlo e tantomeno spiegargli nulla-, e sinceramente a lei andava benissimo così. Tra poco si sarebbero separati di nuovo, tanto valeva approfittare di quel momento passato insieme...

I pendolari affollavano la stazione, rendendola quasi soffocante, ma non era per quello poi che i due se ne stavano seduti sulla panca, una breve distanza si frapponeva tra loro, uno spazio che non bastava neanche perché ci si sedesse una persona.
Il tragitto si era svolto in silenzio, tranne che per qualche domanda di circostanza sul come andassero le cose in gilda. Nessuno dei due voleva rovinare quel momento con qualche parola di troppo, meno ancora con un discorso decisamente pesante per entrambi...
L'altoparlante annunciava arrivi e partenze per destinazioni che non erano le loro, quasi l'intero luogo volesse tenerli lì il più a lungo possibile. Insieme...

"Erza..." non avrebbe dovuto dirlo, aveva pensato a lei -c'era un momento in cui non lo facesse?-, ma non era previsto che quel gemito uscisse dalle sue labbra, divenute secche al 'sì?' che gli arrivò in risposta...
"Ecco..." avrebbe potuto dire tante cose, tante bugie -che nel suo caso, soprattutto quando si trattava di lei, erano più che altro mezze verità-, ma... "Mi dispiace..." e gli dispiaceva davvero, per tante cose. Così tante che era quasi impossibile elencarle tutte...
Gli dispiaceva per non essersi fatto sentire, per non averle dato una risposta alla sua proposta di unirsi a Fairy Tail, per essere rimasto a poco meno di un anno prima, quando si era ripromesso di iniziare a perdonarsi, ma di fatto il suo peregrinare in cerca della redenzione era andato avanti, forse anche più di prima ora che ci pensava. E la lista andava avanti...

La lista delle interpretazioni da dare a quelle parole era lunga, e la voglia di capire a cosa fossero riferite davvero tanta, ma per una volta la testa voleva essere libera, prendere le loro chiacchierate come un semplice scambio di parole tra due persone che non si vedevano da tempo. Avrebbe rischiato davvero di perdere la testa, così come aveva perso il cuore, e già da diverso tempo, appresso a quell'uomo con cui aveva condiviso tante di quelle cose che era impossibile elencarle tutte. Anche solo provarci sarebbe stata una pazzia...
Ma anche solo provare a ignorare il tutto lo sarebbe stato...

"Anch'io ti devo delle scuse Jellal..." lo sguardo tenuto basso non le permetteva di vedere il suo volto, ed era meglio così, si disse. C'erano una marea di cose di cui doveva farsi perdonare, prima fra tutte il non aver lottato abbastanza anni prima, liberando lui e gli altri dalla Torre del Paradiso, per aver lasciato la sua famiglia per anni, per averlo lasciato a prendersi colpe non del tutto sue e non aver impedito che si tormentasse per così tanto tempo.
E forse quella proposta era stata troppo affrettata. Pensando di aiutarlo lo aveva forse pressato troppo, e non era giusto che aggiungesse anche quello. Aveva aspettato per tanto tempo, non avrebbe dovuto essere così egoista da chiedergli di abbandonare i suoi compagni della Crime Sorciere per unirsi a loro. Forse egoisticamente lo voleva più vicino a sé, ma non aveva il diritto di pretendere che lui si crucciasse ulteriormente.
Aveva sbagliato tu-
Sbarrò gli occhi nel sentire le labbra del ragazzo posate sulle sue, ritrovandosi a guardarlo inebetita mentre lui le sorrideva appena...

Un flebile e veloce contatto, talmente leggero che sembrava che due farfalle si fossero sfiorate appena durante il volo, ma talmente forte da farle bruciare le labbra anche dopo che quel contatto era terminato. Le gote andarono a competere con le ciocche color fuoco di Erza, mentre Jellal si alzava, pronto a prendere il treno in arrivo -e poco importava che fosse quello sbagliato, e che dopo sarebbe stato costretto ad attraversare mezzo continente per tornare dai suoi compagni-, non dandole neanche il tempo di capire se quel bacio fosse stato reale o meno. "Facciamo che inizio a farmi perdonare così..." le disse ridacchiando. Aveva mandato al diavolo i film mentali non sapendo neanche come, ma non pentendosene nemmeno alla fine. Forse era stato l'istinto, che aveva deciso di agire, partendo da quel bacio che da tempo le doveva, facendogli fare quel passo avanti, stavolta direttamente verso di lei, senza cercare sconciatoie che erano servite soltanto a farli allontanare...

Entrambi sapevano che quel discorso non era ancora finito, tutt'altro. Ma erano consapevoli che una stazione ferroviaria e il trambusto dei pendolari non fosse l'ambiente giusto...

Erano loro due che contavano, e poco importava se sarebbero dovuti rimanere lontani ancora un po', anche stavolta.
Alla fine si sarebbero ritrovati ancora e si sarebbero fatti perdonare anni di sbagli e sofferenze a cui si erano volontariamente sottoposti.

E se questo era il risultato -si ritrovò a ragionare Erza, mentre consegnava il resoconto della missione a Mira, per poi lasciare la gilda salutando tutti con un cenno e quasi facendo spuntare un polmone ciascuno a Natsu e Gray nell'impedir loro di iniziare la solita rissa con una pacca sulla schiena-, allora forse ne era valsa la pena...
   
 
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