Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Segui la storia  |       
Autore: Ciarax    20/11/2021    2 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo III
 


                              Through a storm that never goes away
                              Don't believe all the lies that you've been told

Erano a disagio. Tutti e quattro. Questo era evidente.


Per quanto quella situazione fosse assurda, concentrarsi sulle sfumature la aiutava a mantenere la testa lucida. Più o meno. Lucidità che sentiva scorrerle via tra le dita ogni volta che si ritrovava a studiare quei quattro individui. Tartarughe. Mutanti.

Che fossero tartarughe le pareva chiaro, ma la sua conoscenza dei rettili si esauriva lì. Non era mai stata ferrata nelle materie scientifiche e le uniche nozioni che ricordava erano strettamente legate agli schizzi che faceva a bordo pagina seguendo le illustrazioni delle varie tipologie di testuggini sul suo libro di scienza.

Il quinto, il ratto. Quello era il più pragmatico di tutti, dai modi calcolati e composti non lasciava trasparire nulla mentre la guardava attentamente poco dietro le quattro enormi tartarughe bipedi. Tutti loro, anche ad uno sguardo veloce e poco accurato, erano almeno il triplo del suo peso e superavano abbondantemente il metro e ottanta. Che quelle… che loro, non fossero umani le pareva chiaro ma anche semplicemente considerare l’esistenza di tali esseri ibridi sembrava una totale pazzia.

«Hey, bellezza -attirò la sua attenzione quello che riconobbe essere quello dal tono più giovane di tutti, -non devi avere paura, non abbiamo cattive intenzioni» tentò di rassicurarla la tartaruga mutante accennando un sorriso.

Tra tutti e quattro era quello più basso, sempre imponente nell’aspetto ma decisamente più basso e meno muscoloso degli altri tre. Gli occhi azzurri, troppo intelligenti per essere di un animale non senziente, non sembravano affatto nascondere nessun secondo fine. Il sorriso appena accennato era un chiaro segno per Alexis di come si stesse sforzando di metterla a suo agio quando probabilmente lui era il primo a non amare affatto quella situazione; certo non poteva dargli torto, era piombata in quella che doveva essere la loro casa o nascondiglio di sorta.

«Non ha paura, Mickey» replicò semplicemente uno dei due al suo fianco, il curioso lembo di stoffa viola a coprirne gli occhi celati dietro una goffa montatura di spessi occhiali da vista.

Quella era la voce che aveva riconosciuto tra le più calme dei tre, non c’era nessuna urgenza mentre parlava e anche dall’atteggiamento del corpo non traspariva nessuna aggressività. Era alto, Alexis intuì forse che fosse il più alto di tutti e quattro ma altrettanto sembrava essere quello più gracile, peso e carapace permettendo. La muscolatura degli arti, in quasi ogni aspetto da rassembrare quella di un essere umano non era affatto accentuata come negli altri.

Alexis notò come, oltre gli spessi occhiali, portava anche uno strano assemblaggio elettronico ancorato al carapace e con strani occhiali o visori di sorta sulla testa. Nonostante l’altezza era impercettibilmente ripiegato su sé stesso e gli occhi brillavano di particolare curiosità nei suoi confronti.

Sembrava non aver mai visto un essere umano da tanto vicino.

«Ma trema come una foglia. Anche io sarei spaventato se mi trovassi quattro tartarughe parlanti giganti» il più piccolo dei quattro, dalla maschera arancione sembrò particolarmente testardo mentre parlava. Stava iniziando lentamente a riprendere quello che sembrò essere il suo normale atteggiamento, rumoroso e impulsivo.

La tartaruga in viola scosse la testa. Abbassò con un gesto fluido il visore e lo puntò nella direzione di Alexis prima di toglierselo dopo pochi secondi, apparentemente soddisfatto di quello che doveva aver visto.

Che sia sempre così? Si domandò ingenuamente Alexis, stringendosi le braccia attorno al petto.

«Non ha paura, i suoi valori sono normali -spiegò pacatamente allora la tartaruga che sembrò essere il meno a disagio, -ha freddo. Gli esseri umani non hanno una pelle spessa come la nostra e con i vestiti bagnati il suo corpo ha difficoltà a mantenere la temperatura costante»

«Ho…freddo, si» si schiarì la gola Alexis con difficoltà, senza guardarli direttamente negli occhi. Nonostante tutti stessero rispettando una buona distanza, venire osservata e stare sotto l’attenzione di così tanti individui, umani o meno che fossero, non era il massimo.

La tartaruga dalla maschera arancione, Mickey, sembrò illuminarsi a quelle parole, neanche gli avesse detto chissà quale sconvolgente segreto, «Allora sai parlare!»
Malgrado il disagio fisico ed emotivo Alexis si ritrovò a ricambiare quell’entusiasmo, accennò un minuscolo mezzo sorriso nei confronti della tartaruga che gongolò ingenuamente a quelle poche parole.

Infantile.

«Io sono Michelangelo! -si presentò allora con un sorriso divertito, -ma anche Mickey va bene. Mentre lui è Donatello» presentò, indicando la tartaruga con gli occhiali al suo fianco che accennò un piccolo movimento con la testa di risposta.

Ingoiando un inesistente groppo in gola che però sentiva pesarle nel petto si arrischiò a squadrare con attenzione tutti i presenti, rinunciando in parte a passare in qualche modo inosservata.
Lì era lei quella fuori posto.

«Chi siete?»

«Siamo ninja, -rispose prontamente il primo di tutti loro, -Io sono Leonardo, è un piacere» disse pacatamente e dal tono autoritario che Alexis riconobbe come la terza voce che aveva già sentito prima. La tartaruga, Leonardo, non era alto altrettanto come Donatello, una via di mezzo e da sotto la maschera blu la osservava con muta curiosità.
La voce era tranquilla e l’occhio di Alexis cadde istintivamente sulle due armi che portava dietro il carapace. Due lunghe katane a riprova di quello che gli aveva appena riferito.

Fu proprio Leonardo, senza aspettare una reale risposta, a girarsi e rivolgere la sua attenzione al ratto dietro di loro che fino a quel momento non aveva detto ancora nulla. Abbassò leggermente il capo, rispetto per quello che lì doveva essere il più anziano di tutti loro, «Chiedo perdono, sensei. È colpa mia se non siamo riusciti ad impedirle di scoprirci»

Il ratto non disse nulla, socchiuse gli occhi per qualche istante assorto in chissà quale profonda meditazione prima di puntare lo sguardo direttamente su Alexis. Il vecchio roditore sembrò quasi intuire il desiderio di parlare della ragazza e attese paziente che desse voce ai propri pensieri, quasi certo di sapere cosa stava per dire. L’occhio attento e gli anni gli avevano insegnato a capire immediatamente la situazione e a saper leggere le persone che si trovava davanti; esempio vivente ne erano le quattro tartarughe che considerava come figli suoi, erano libri aperti per lui.

«Sono io che mi sono persa, non c’è motivo di prendersela con loro -scosse la testa Alexis, riguadagnando un po’ di controllo sulla propria voce, -Mi sono spaventata e ho corso alla cieca»
A quelle poche parole tutte e quattro le tartarughe le rivolsero uno sguardo al limite dell’incredulo, quasi nessuno di loro riusciva a credere che un essere umano capitato lì per caso si stesse scusando senza neanche aver prima urlato dalla paura. Quell’umana non aveva avuto alcuna reazione di fronte a loro e poi si stava anche scusando quando aveva sentito l’odore di una punizione in arrivo per uno di loro quattro.

Dal tono in cui Leonardo si era rivolto al ratto, Alexis suppose fosse in arrivo una qualche sorta di punizione o conseguenza a quello che avevano appena fatto portandola lì in casa loro. Se erano creature che vivevano nelle fogne di New York, nascoste alla vista di tutto il genere umano non era difficile dedurre come anche solo la presenza di una persona lì potesse annunciare solo pericoli per la loro sopravvivenza.

Era colpa sua se si era fatta male alla caviglia cadendoci sopra dopo essersi spaventata. Era colpa sua se quelle quattro, povere tartarughe rischiavano adesso di venire punite solo per le sue azioni sconsiderate, quando agiva d’istinto se si sentiva minacciata e temeva per la sua vita. Pensieri irrazionali, lo sapeva ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di darsi dell’idiota per una tale scelleratezza.

«La ragazza ha uno spirito di sacrificio notevole, -ammise il ratto inclinando un poco il capo e indurendo subito dopo la voce, -ma ciò non toglie come questo suo essere a conoscenza della nostra esistenza metta lei, e noi in special modo, in pericolo. Shreder non esiterà a colpire ogni nostro punto debole pur di eliminarci. L’avete persa nonostante i sistemi di sicurezza di Donatello, nonostante non sia votata al combattimento come ognuno di voi invece lo è. È imperdonabile»

Fu la tartaruga sull’estrema sinistra ad attirare l’attenzione altalenante di Alexis, l’unico dei quattro che non si era presentato e di cui non conosceva ancora il nome. Tra tutti era quello più imponente, raggiunto facilmente l’apice dei due metri di altezza. Un fascio di muscoli smisurato in cui il minimo sforzo sarebbe bastato a mandare in frantumi un blocco di calce rinforzato.

«Dobbiamo solo ringraziare che il suo telefono sia già rotto, sennò avrebbe già scattato una foto scappando via per mostrarla agli amici» esclamò con disprezzo, senza degnarla di uno sguardo. A dispetto degli altri era l’unico la cui maschera, rossa cremisi, copriva interamente la parte superiore della testa.

«Alexis… mi chiamo Alexis»

La tartaruga serrò di poco gli occhi, l’espressione ancora più sdegnata di prima mentre serrò la mascella e distolse lo sguardo.

«Lui è Raffaello. È sempre scontroso quindi non farci caso, bellezza» la rassicurò Michelangelo.
«E così… siete ninja?» domandò di punto in bianco Alexis.

«Tecnicamente siamo tartarughe, mutanti ma tartarughe» disse semplicemente Donatello mentre controllò con calma la caviglia dolorante di Alexis. Alzò lo sguardo e la osservò con una punta di curiosità dietro la spessa montatura prima di tornare alla sua medicazione, «E tu non hai alcuna paura. Non hai paura, ed anzi, mi sembri quasi sollevata adesso»

Alexis rimase per un attimo in silenzio, incantata dal lavoro preciso e accurato di Donatello mentre le controllava con attenzione la caviglia. Quella geniale tartaruga era particolarmente perspicace, con uno sguardo capiva e leggeva facilmente il volto di Alexis, cosa che era normalmente difficile alle altre persone. Il tremore che le scuoteva il corpo era diminuito, anche se non aveva voluto saperne di togliersi la felpa nella quale navigava in quel momento. Lì la temperatura più alta l’aveva aiutata a scaldarsi molto più in fretta.

«Se non ho avuto ora un attacco di panico, l’avrò più tardi» sminuì Alexis scrollando le spalle. Spinse gli occhiali ancora impolverati con la punta delle dita e rimase piacevolmente colpita dalla mano… o zampa, ferma di Donatello.

Quella tartaruga le aveva dato la giusta impressione, tra tutti era il più calmo e quieto dei quattro. Nonostante l’altezza maggiore, l’aspetto a tratti più dinoccolato e la spessa montatura la aiutarono infinitamente a non metterla in soggezione, grata di essere finalmente fuori dall’attenzione esplicita di tutti.

Per quanto fosse sollevata di non correre alcun reale pericolo con loro, non poté ignorare la sgradevole sensazione di aver fatto involontariamente irruzione nella loro casa e aver anche rischiato che venissero puniti per qualcosa di cui nessuno di loro quattro aveva colpa in merito. I tre fratelli che si erano presentati per primi le parve chiaro come non serbassero nessun rancore nei suoi confronti, e a tratti erano anche incuriositi dal poter interagire finalmente con un essere umano da così vicino… Raffaello d’altro canto.

L’imponente massa di muscoli con il carapace era quello più difficile da leggere, da quando l’aveva visto era non aveva cambiato espressione neanche per un secondo. Un glaciale sguardo di sbieco era l’unica cosa che Alexis aveva ricevuto da parte sua, neanche degnandosi di dirle il suo nome come se fosse il suo peggior nemico.
Alexis si grattò distrattamente la punta del naso coperto da lievi lentiggini mentre pensò ad un modo per far pace, a quanto pare necessaria, con quell’ammasso di arroganza ed ego.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: Ciarax