1.
-Vi
racconterò della morte di Xena, e della disperazione di
Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della
Dea dell'Amore che provò a riunirle.-
Il
silenzio cadde nella taverna.
I clienti e anche i bambini si
raccolsero attorno all'anziana aedo, consapevoli che avrebbero
sentito una storia incredibile, mentre una giovane donna dai lunghi
capelli scuri cominciò a scrivere, ad un tavolo
nell'angolo.
-Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa
storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché
sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto
di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile
fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.- Si fermò,
aspettando che la mora le facesse cenno di proseguire.
-Ricordo come
se fosse appena ieri l'arrivo al porto di Alessandria. Era notte, lo
sciabordio delle onde risuonava contro la chiglia ormeggiata, mentre
i miei passi calpestavano la terra dei Faraoni. Il porto sembrava un
luogo onirico, sospeso tra le polle d'esistenza pullulanti di vita
che i bracieri e le fiaccole strappavano alle tenebre.- Sollevò
gli occhi cerulei, guardando oltre la sua platea.
Non vedeva gli
avventori della locanda, attenti nella penombra, o gli arazzi che
adornavano le pareti, né i giochi di luce fatti dal crepitare
del fuoco nel caminetto accanto a lei, né i bambini seduti a
terra.
I suoi occhi vagavano, verso ricordi
lontani...
Gabrielle stava sbarcando dalla galea con poco
bagaglio, ma un fardello enorme in mano.
L'urna
con le sue ceneri.
Il
porto di Alessandria, nella notte, era sospeso tra le luci aranciate
dei fuochi di mendicanti e portuali. Chiasso, movimento, vita.
Quella
che sembrava non appartenerle più, da quando non apparteneva
più a lei.
Sfiorò
la lama del Chakram con le dita, non si era ancora abituata, raccolse
la sua bisaccia e passò il pollice sul coperchio dell'urna.
Una piccola carezza.
L'ultima
volta che era stata lì, era assieme a lei.
Strana ironia
quella della sorte, essere ancora insieme, ma in modo così
differente...
Lo
stridore che la lacerava dentro, come vetro contro vetro, l'avrebbe
spezzata, se non fosse stato per le parole al suo orecchio.
"Stai
tranquilla, sono qui".
Una
goccia d'acqua nel deserto, un istante di ristoro da quel dolore che
ormai l'accompagnava da settimane e a cui non riusciva a fare
l'abitudine.
Ricordi,
parole, sensazioni. L'illusione del suo tocco la manteneva a galla,
ma bastava un fremito, un pensiero, o un silenzio troppo lungo per
ripresentarle l'ingresso del baratro che tanto rifuggiva.
Vagava
nel porto come morto tra i vivi, alla ricerca di un luogo isolato in
cui riposare e parlare nuovamente con lei.
Aveva
visto, sulla galea che l'aveva portata fin lì, che non era
saggio rivolgersele mentre altri potevano vederla. Assurdo, per loro
che erano abituate ad avere un mondo tutto loro, doversi preoccupare
ora di questo.
La
volta precedente era giorno e ora faticava ad orientarsi, complice
anche la stanchezza. Passò una mano tra i capelli e sul volto,
per ridestarsi almeno in parte dal torpore pesante che l'era crollato
addosso.
Si
fermò brevemente accanto a un falò per riscaldarsi e
cercare di ricordare com'era fatto il porto, per potersene
allontanare.
Tra
la vociante folla, vide il lembo di un mantello nero nel
buio.
L'impressione
di un istante, eppure, familiare.
Riprese
a camminare, dirigendosi dove la folla le sembrava più rada,
il vociare più tenue e la sua mente più calma. Spostò
l'urna nell'altra mano e impugnò il Chakram, lasciandolo
appeso alla cintura.
"Qualcuno
ci sta seguendo"
-Lo
so.- Rispose a bassa voce.
-Ares!-
Invocò, appena raggiunta una zona deserta del porto, accanto a
una galea buia.
Quale
natura avrebbe mostrato questa volta la divinità? Benevola o
maligna?
L'immortale
si mostrò, cupo in volto come la notte -Ti sembra questo il
modo di ripresentarti?!-
"Cose
che succedono" Disse Xena, strafottente.
-Soprattutto
se ci si affianca a dei buoni a nulla- Passò lo sguardo sulla
più giovane -Non dovevi lasciarla morire!- Tuonò, colmo
d'ira.
-Ares
è stata lei a...- L'uomo la raggiunse così rapidamente
che non ebbe modo di difendersi, quando la colpì al volto con
il bracciale di ferro.-Non ti ha insegnato niente Eli?!-
Quelle
parole per lei furono più dolorose dello schiaffo.
"Ares
fermati!" La guerriera fremeva di volontà assassina,
impotente in quella forma.
-E
io che per un attimo ho pensato a te come erede...- Sputò a
terra ai piedi di Gabrielle -Dammi l'urna- Le ordinò.
-No,
mai.- La strinse al petto e sollevò il cerchio d'acciaio a
difesa, pronta a scappare.
-Dammela
Gabrielle, o la prenderò dal tuo cadavere...-
-Provaci-
La morte non la spaventava più, ormai.
"Fuggi
Gabrielle!" Gridò la mora un istante prima che un
fulmine scagliato dal Dio della guerra la colpisse, lanciandola
contro la paratia della nave, che esplose in mille
pezzi.
Silenzio.
Ares
si avvicinò ed entrò nel varco che aveva aperto,
soddisfatto. Spostò qualche pezzo di legno con il piede
e recuperò l'urna che la ragazza aveva continuato a
proteggere con il proprio corpo.
-Almeno
una cosa l'hai saputa fare, alla fine- Le disse, guardandola perdere
conoscenza, poi svanì, portando con sé il piccolo
vaso.
Si
svegliò di colpo portando la mano allo stivale, per afferrare
il sai, ma non trovò nulla. Era nuda.
Cercò
di alzarsi, l'intero corpo le doleva e le numerose fasciature che la
ricoprivano le rendevano difficile il movimento.
Non
sapeva come fosse arrivata lì, su quel letto di morbidi
cuscini, piume e pelli di leopardo, ma riconobbe lo stile di una
delle sue più care amiche. Era al sicuro.
Si
lasciò ricadere nuovamente, mentre cercava di riordinare le
idee, sfinita.
Doveva
recuperare Xena, ma Ares non l'avrebbe certamente ceduta
facilmente.
Come
poteva fare? Era pur sempre una divinità e poi, cosa aveva
spinto il Dio della Guerra a rubarle l'urna?
Un
bagliore accanto al suo giaciglio le annunciò l'arrivo della
sua protettrice.
-Finalmente
ti sei svegliata! Temevo che avresti dormito per sempre...- Aphrodite
si sedette accanto a lei e posò una mano su quella della
bionda. -Come ti senti?-
-Meglio.
Ti ringrazio per avermi curata.- Sorrise riconoscente, ma la
tristezza traspariva dal suo sguardo.
-Mi
dispiace per...Xena.- Aggiunse contrita la Dea.
Gli
occhi di Gabrielle si riempirono di lacrime, era la prima volta dalla
sua morte che ne parlava con qualcuno.
-Mi
manca- Singhiozzò disperata raggomitolandosi su sé
stessa, stringendo la mano dell' immortale.
-Mi
dispiace...-
-Perché
mi ha fatto questo, Aphrodite?- La rabbia che aveva nel cuore trovò
finalmente voce. Oltre alla mancanza, alla disperazione e al dolore,
l'ira per un gesto così egoista nei suoi confronti bruciava e
strideva contro ogni frammento di ragione. Era la cosa giusta da
fare, ma mai quanto in quell'istante avrebbe voluto che Xena
sbagliasse, per non perderla.
Perché
non aveva lasciato cadere l'urna nella fontana, ignorando la sua
volontà? Avrebbe preferito mille volte incorrere nella sua ira
che non affrontare la sua assenza.
Aveva
ragione Ares.
Come
per Eli, lei aveva sbagliato.
Ancora
una volta.
I
singhiozzi le squassavano il petto, facendo sobbalzare le spalle.
Aveva mantenuto dentro di sé ogni briciola di quel dolore, per
non mostrarlo al fantasma di Xena e questo l'aveva devastata in un
modo che nemmeno lei poteva immaginare. Solo ora si era accorta di
quel peso, ora che lei non era più al suo fianco.
Aphrodite si
limitava ad accarezzarle i capelli, affranta nel vedere quanto
soffrisse la giovane guerriera e sentendosi in colpa, per quanto
dolore poteva provocare la perdita dell'Amore.
Non
avrebbe mai voluto che questo accadesse alla sua migliore
amica.
-Posso
darti sollievo, se vuoi- Sussurrò lievemente.
-Ti
prego aiutami- Il suo dolore era reale, lo sentiva trapassargli il
petto come un ferro incandescente. Aveva provato qualcosa di simile
per Perdicca, il suo defunto sposo, ma questa volta era molto più
forte e non sapeva come gestirlo. Temeva veramente che il cuore le
scoppiasse.
La
Dea posò una mano sulla fronte della bionda. Le sue membra
irrigidite subito si rilassarono e cadde istantaneamente in un sonno
profondo.
-Che
tu abbia almeno tregua, Gabrielle- Auspicò la Dea, prima di
svanire.
Stese
nell'erba, finito il pasto, si rilassavano guardando le nuvole.
Serene e tranquille.
Il
fiume scorreva placido poco distante e la guerriera le accarezzava i
capelli lunghi, mentre lei aveva la testa posata sul suo ventre.
Una
bella giornata.
-A
chi sto pensando?- Esordì la mora, iniziando il loro solito
gioco.
-Uomo
o donna?- Chiese la bionda continuando a guardare il
cielo.
-Donna-
-Viva
o morta?-
-Viva-
-Mh...Questo
complica un po' le cose...- Si corrucciò appena,
ragionando.
-Fammi
delle domande e avrai gli indizi- La punzecchiò sollevando il
sopracciglio, divertita.
-E'
di Anfipoli?- Nonostante Xena negasse, pensava spesso alla
madre.
-No-
Continuò ad accarezzarle i capelli, lasciandoli scorrere tra
le dita.
-E'
una guerriera?-
-Anche-
Sorrise. Per fortuna la giovane non poteva vederla in volto,
altrimenti avrebbe indovinato subito.
-E'
un'Amazzone?-
-Sì.-
Forse l'aveva scelta troppo
facile.
-Hippolyta.-
-No-
-Ephiny-
-No-
-Se
è Velsinea stai barando!- Esclamò Gabrielle,
sollevandosi e appoggiandosi sul fianco, sicura di aver colto la
guerriera in fallo.
-Non
è Velsinea- Ridacchiò la mora, soddisfatta di averla
messa in difficoltà.
-Chi,
allora? Ne conosciamo troppe...-
-Non
vuoi farmi altre domande?- Chiese Xena, sollevandosi sui gomiti e
guardandola negli occhi.
-Ci
sono troppe amazzoni, interi villaggi! Magari è una con cui
non ho mai neanche parlato, come faccio a farti le domande
giuste?-
-Eppure
questa dovresti conoscerla bene.- Si divertiva, non voleva che il
gioco finisse subito.
La
bionda restò ancora qualche secondo in silenzio, poi scosse il
capo non trovando altre idee -Dai, dimmelo. Questa volta vinci
tu.-
-Pensavo
a te- Le disse dolcemente, guardandola negli occhi.
Gabrielle
sorrise, poi posò le labbra sulle sue, iniziando un tenero
bacio.
Si
risvegliò. Lacrime quiete le bagnavano il volto, e nonostante
il dolore del lutto fosse ancora presente, un vago tepore lo
avvolgeva, rendendolo più docile.
Si
sedette sul letto, lentamente, le girava un po' la testa.
Si
guardò attorno, alla ricerca dei suoi vestiti, e vide che
erano stati riposti con cura, sopra un baule ai piedi del giaciglio,
assieme ai sai e al Chakram.
Si
alzò e si rivestì.
Aveva
molte meno bende sul corpo di quanto non ricordasse la volta
precedente. Per quanto aveva dormito?
Un
bagliore alle sue spalle l'avvertì della comparsa della Dea
-Ben svegliata, stai un po' meglio?-
-Sì,
decisamente. Grazie Aphrodite.- Disse, asciugandosi gli occhi con le
mani.
-Non
c'è di che cara, ho chiamato le mie sacerdotesse migliori per
curare le tue ferite senza lasciare cicatrici...Non ho potuto fare
nulla per quel terribile tatuaggio sulla schiena però!-
Sottolineò il suo disgusto con un gesto non curante della
mano.
-Per
quanto ho dormito?- La guerriera cambiò argomento.
-Quattro
giorni, sei qui da una settimana-
La
bionda sbiancò, già sarebbe stata un'impresa seguire
Ares immediatamente, ma dopo tutto quel tempo, come avrebbe potuto
fare? Certamente ogni traccia era ormai scomparsa.
-Devo
cercare Xena. Ti ringrazio Aphrodite, per la tua ospitalità e
il tuo aiuto, ma devo partire il prima possibile-
-Non
lo troveresti mai.- Replicò, un po' infastidita, l'immortale
-Ti ricordo che mio fratello è un Dio, non avresti alcuna
possibilità di rintracciarlo- Sorrise sibillina.
-Cosa
vorresti dire?- Captò un sottinteso nel tono della Dea.
-Che
non lo troveresti mai, senza il mio aiuto.-
-Sai
dove si trova?-
-Esattamente.
L'ho seguito dopo che ha fatto del male a una mia amica. In realtà
lo tenevo d'occhio già da prima, per questo ti ho trovata
subito, in quel porto gigantesco.-
-Dove
l'ha portata?- Sapeva che la Dea avrebbe gradito una maggiore
riconoscenza, ma non ci riusciva. Doveva ritrovarla al più
presto e già si stava sforzando di essere cortese.
-E'
in quella pidocchiosa fattoria. Non ne esce più da quando ha
saputo...-
Gabrielle
annuì pensierosa. Da Alessandria al paese natale di Xena ci
sarebbero voluti giorni di navigazione... -Aphrodite, potrei
chiederti un altro favore?- Chiese con cautela.
-Lo
sapevo, vi do un'unghia e vi prendete tutto il braccio! Cosa vuoi
ancora?-
-Potresti
portarmi ad Anfipoli?- Ares una volta l'aveva portata in Oriente,
sarebbe stato molto più pratico così.
-Cara,
siamo a Eidon! Al massimo ti concedo un cavallo!- Rispose
indispettita e divertita. Si aspettava che la guerriera le facesse
quella richiesta, quindi, l'aveva portata da subito al suo tempio più
vicino.
-Oh,
Dei dell'Olimpo! Grazie! Grazie mille davvero!- Gabrielle non riuscì
a trattenersi e l'abbracciò, sollevata e profondamente
riconoscente.
-Ripensandoci
ti ci porto, non mi fido di mio fratello e detesto dover rifare le
cose- Chiosò la Dea,
arricciando il naso.
****
Note
dell'autrice:
Buon giorno e ben ritrovati all'appuntamento del
sabato!
Come promesso, eccomi a sottoporvi il mio finale
alternativo, post "A Friend In Need". Spero di riuscire ad
appianare un po' di cose lasciate in sospeso da AFIN, almeno.
Colgo
l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia
fedele Beta Reader. Grazie mille!
A
sabato prossimo!
P.S.
Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete
chiacchierare o fare domande, non esitate!