Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Nami_chin96    21/11/2021    1 recensioni
Dal testo: " Ancora non aveva deciso il da farsi,e stava lì, davanti alla credenza, ciondolando su se stessa quando, ad un tratto, l'occhio le cadde su una bottiglia: WHISKY. Una bevanda alcolica. Quel nome le ricordò QUALCUNO..."
Se si mischia il nero col nero cosa si ottiene? Nero, ovvio. Ma cosa succederebbe se al solito nero aggiungessimo una goccia di rosso?
Hibiki sembra una ragazza come tante ma dal passato oscuro... forse, proprio a causa di questo, sarà lei la nuova "golden bullet" l'unica altra pedina in grado di battere l'Organizzazione... ma sarà realmente così?
Leggete e scoprirete. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Hibiki era nervosa e continuava a tamponarsi le ferite, però non disse una parola. Gin la osservava con la coda dell’occhio. 

« Bayiles, ascolta. Adesso andremo in un posto preciso, però ti chiedo di bendarti»

«e come mai?» domandò lei, scettica

«nessuno può vedere dove risiede Quella Persona» 

«intendi il boss?»

«si lui» rispose Gin, accendendosi una sigaretta «è arrivato il momento per te di conoscerlo di persona» 

Hibiki non parlò. Non pareva stupita: si aspettava che prima o poi lo avessero fatto. Ciò che la preoccupava era quello che il capo poteva dirle. Ma se era l’unico modo per far guadagnare tempo a Conan e gli altri, allora era decisa ad andare avanti fino in fondo “se riuscissi a scoprire dove si trova il quartier generale potrei mandare una mail a Conan e avvertirlo. Sarà meglio stare al gioco per il momento” pensò. Così fece quanto le era stato ordinato e si coprì gli occhi con una benda trovata sotto il sedile. 

«ecco fatto» disse, rivolta al fratello. Quest’ultimo sogghignò e proseguirono. 

Conan, nel frattempo, era tornato al Poiroit portandosi dietro Rei, che si reggeva a fatica. Come entrarono, Azusa gli corse subito incontro 

«ma che è successo?? Amuro-san?» chiese, impanicata nel vedere tutto quel sangue. In realtà, frequentando a volte il detective Kogoro, le era capitato di vedere alcune scene del crimine ma non riusciva proprio ad abituarsi alla vista delle tracce ematiche

«è caduto dalla bici e si è fatto male. L’ho trovato per caso, mentre passeggiavo» inventò il mini investigatore su due piedi. Non poteva certo raccontare la verità ad Azusa. Quest’ultima aveva già preso il telefono e chiamato l’ospedale più vicino.

«la ringrazio, va benissimo» disse e riattaccò. Poi si rivolse a Conan «dicono che possiamo portarlo subito» 

«Amuro-san, ce la fa?» domandò quest ultimo all’agente di polizia segreta 

«No, osp..No.. Biki... Pericolo...» farfugliava Rei 

«cosa?» disse Azusa

«Biki...Gin...» ripeté il ragazzo 

«deve essere la botta che ha preso» constatò Conan, che invece sapeva benissimo cosa volesse dire il suo amico 

«ok, vado a spiegare le cose al manager e torno. Tu stai qua con lui» disse la ragazza e sparì nella sala riservata al personale. 

«Amuro-san troveremo il modo di salvare Hibiki ma al momento non puoi fare nulla nelle tue condizioni» gli disse Shinichi, cercando di rassicurarlo. Rei si mise una mano sulla fronte: scottava. Doveva aver preso anche la febbre. Suo malgrado, dovette ammettere che il bambino aveva ragione: era inutile lanciarsi al salvataggio così, in quelle condizioni. Non sarebbe stato di alcun aiuto. Così accettò di farsi accompagnare in ospedale per essere curato e visitato. 

Gin parcheggiò la macchina, fece il giro ed aiutò la sorella a scendere. Nel frattempo, era arrivato anche Vodka 

«Hei aniki, non ti facevo così gentile» disse, alludendo al fatto che non si sarebbe aspettato che Gin aiutasse qualcuno a scendere dall’auto

«tse» rispose lui, sogghignando. 

Hibiki teneva la mano del fratello: aveva la sensazione di stare camminando in un grande corridoio, stretto e lungo. Vi era un forte odore di caffè. Questo era tutto ciò che riusciva a captare. 

Entrarono in una stanza e, finalmente, le tolsero le bende dagli occhi. Appoggiato alla scrivania, in penombra, stava una figura tarchiata e dal naso adunco.

«ben arrivata, Bayiles» le disse l’uomo.

  
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