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Autore: Epic JP    21/11/2021    0 recensioni
Come accennato in un mio precedente upload, questa è una storia fatta per tentare di spiegare come e perchè i due protagonisti della saga di Runaway, Brian e Gina, si sono lasciati. Ci saranno anche citazioni e/o apparizioni di altri personaggi della trilogia. E il rating è arancione perché... NO SPOILER!
Spero che questa intro abbia suscitato un pò di curiosità e che chi leggerà mi farà dono della sua opinione. BUONA LETTURA!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian Basco, Gina Timmins, Lokelani
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2: Triangolo sentimentale

 

Per i primi 3 secondi dopo il saluto fu incapace di formulare un pensiero coerente. Grazie a... qualcosa o qualcuno di superiore o inferiore, da quando era rientrato si era messo una maglietta e quindi non era arrossito per l'imbarazzo ma la situazione cambiava poco. Non che non fosse contento di vederla ma era passato parecchio tempo da quando si erano separati ed erano successe ancora più cose. Tra l'altro, come aveva fatto a trovarlo? L'hawaiana non apparteneva al gruppo mafioso che lui e Gina avevano cercato di seminare in tutti i modi ma credeva che, tranne Sushi e il suo gruppo, nessuno sapesse dove si trovassero. E perché quella visita a sorpresa? E come aveva fatto a sfuggire dalle grinfie di Kordsmeier?

 

Mentre questi quesiti scorrevano nella mente di Brian, la ragazza di fronte a lui attese con serena pazienza che il suo input ricevesse un adeguato output. Anche lei aveva avuto la sua piccola dose di avventure prima di trovarsi dove si trovava ora e aveva tutta l'intenzione di esporle tramite un dialogo con l'uomo che aveva di fronte. Ma per fare un dialogo bisogna essere in due e il secondo componente sembrava necessitare ancora di qualche momento.

 

Finalmente il dono della parola venne riacquisito dall'occupante dell'appartamento pur essendo evidente che le sue idee fossero ancora confuse: “Ti... ti trovo bene!”

 

A lei sfuggì una piccola ed innocente risata: “Grazie, vedo che tu invece hai fatto ricrescere i capelli. E hai anche un po' di barba.”

 

Istintivamente si toccò come a confermare quanto sentito: “Ah... sì. Cioè... non ho avuto molte occasioni per... curare il mio aspetto e... quando mi sono guardato... ho pensato di stare bene anche in questo modo.”

 

“Posso entrare?”

 

La domanda lo sorprese: “Eh?”

 

Ci fu un'altra risata, un po' più forte: “Ti ricordi dove siamo, vero? Ho suonato, tu mi hai aperto e abbiamo scambiato quattro chiacchiere ma siamo rimasti fermi davanti alla porta.”

 

Lui reagì di conseguenza facendosi indietro e stendendo un braccio a mo' di invito: “Ah, scusa. Accomodati pure.”

 

L'appartamento non era in disordine e non c'erano odori spiacevoli nell'aria, quindi la mente di Brian non venne assalita da altre preoccupazioni, in fondo ne aveva già abbastanza. La nuova arrivata diede uno sguardo incuriosito intorno a sé prima di rivolgersi di nuovo a lui: “È qui che vivi adesso?”

 

Rispose con educazione e sincerità: “Sì, almeno per il momento. Non è casa mia, il posto è solo affitto. Non saprei nemmeno dire per quanto resteremo qui.”

 

“Resteremo? Non sei da solo?”

 

“No, c'è anche Gina qui con me.”

 

Il nome attirò l'interesse della truccatrice: “Ah, Gina! La tua amica ai tempi dell'isola Mala! Alla fine sei riuscito a trovarla o no?”

 

Al maschio sfuggì una risatina nervosa: “Ehhh... sì. Alla fine ci siamo riuniti anche se la situazione in cui ci siamo trovati si è rivelata più complicata di quanto avessi creduto ai tempi.”

 

Lokelani aveva annuito un paio di volte ascoltando le sue parole e intanto si era avvicinata al divano su cui si trovava lui solo pochi minuti prima. Si era accomodata e, senza staccargli gli occhi di dosso, aveva iniziato a picchiettare delicatamente la mano sul cuscino che aveva di fianco: “Perché non mi racconti tutto? Sono certa che sia una storia avvincente.”

 

Forse era stato il tono ammaliante della sua voce o forse il fatto che aveva avuto a che fare con alieni, assassine, pazzi psicopatici, mercenari ed altre cose che preferiva non ricordare ma accettò l'offerta mantenendosi vigile. C'erano delle domande che esigevano delle risposte e lui era intenzionato a capire in che situazione si stava infilando. Si sedette a breve distanza dall'ospite e, contrariamente da quello che lei si aspettava, non iniziò a narrare i fatti accaduti: “Prima di raccontarti di nuovo la mia storia, vorrei sentire la tua. L'ultima volta che ci siamo visti ti ho lasciata alla tua capanna, poi ho ricevuto un tuo messaggio a proposito di Pignon e dopo quello... più niente. Non che non mi faccia piacere rivederti ma... come sei arrivata qui?”

 

Un po' contrariata e dispiaciuta che ci fosse della distanza fra loro, Lokelani velò il suo lieve rammarico mettendosi comoda sul divano: poggiò del tutto la schiena e le braccia sul tessuto dietro di sé distendendosi bene. E sporgendo di più il petto in fuori. Sapeva bene che Kaimi non fosse come la maggior parte degli uomini che aveva conosciuto ma, appartenendo al grande gruppo maschile della sua specie, non era comunque immune a certe tentazioni. Magari si sarebbe fatto lui più vicino o l'avrebbe invitata ad avvicinarsi a mano a mano che il racconto procedeva: “Tutto è iniziato poco dopo averti mandato l'anello di Pignon, gruppi di soldati sono apparsi da tutte le parti ed hanno iniziato a rivoltare l'area come un guanto. Ho intuito che fosse accaduto qualcosa e che ciò che cercavano fosse addormentato nella mia capanna. Così gli sono andata incontro e, dopo aver chiesto cosa stesse succedendo, spiegai che avevo offerto ristoro al professore che cercavano senza sapere che la sua presenza al loro campo fosse attesa con l'urgenza che mi stavano mostrando.”

 

Dentro di sé, il newyorchese tirò un sospiro di sollievo. Dopo aver recuperato la trantonite dal relitto nel Pacifico, si era chiesto cosa potesse essere successo alle persone rimaste sull'isola dopo la sua partenza in motoscafo con Joshua e aveva preferito non immaginare scenari troppo negativi. Tuttavia sapeva che quello che aveva sentito finora non era che l'inizio della storia dell'amica: “Quindi non ti hanno fatto nulla?”

 

“Beh, sul momento no. Ma poi dovetti passare alcune spiacevoli ore d'interrogatorio in compagnia del colonnello e di un paio di suoi sgherri. Preferirei non ripensare a quei momenti se per te va bene.”

 

“Certo, non ci sono problemi.”

 

“In ogni caso, all'arrivo della nave, io e tutti gli altri siamo stati imbarcati con molto poco garbo dalle truppe. Avresti dovuto vedere la scenata che ha fatto Knife quando lo hanno tirato giù dal toro meccanico, è stato quasi divertente.”

 

Immaginando chissà quale titanico scontro, Brian emise una sonora risata prima di replicare: “E come hanno gestito il figlio? Ho avuto a che farci per recuperare un GPS e non è stato facile ammansire quel bambino. Spero che i soldati non gli abbiano fatto male.”

 

L'altra scosse la mano con noncuranza: “Nono, per fortuna Knife si è dimostrato abbastanza ragionevole e si è occupato lui del piccolo. Stranamente c'era anche un lemure in sua compagnia. Mi chiedo dove lo abbia trovato.”

 

“Ehhh... e chi lo sa! Magari era un esemplare che si è staccato dal branco che ha attaccato il tuo chiosco e ha stretto amicizia col bambino. Adesso che ci penso... che fine ha fatto quell'adorabile cacatua di Aolani?”

 

La domanda la sorprese: “Oh, ti ricordi di lui?”

 

“Beh, certo che me ne ricordo, come potrei dimenticarmi di quel simpatico uccello?”

 

“Attualmente si trova da mia sorella.”

 

“Hai una sorella?”

 

“Sì, è l'unica della famiglia a non aver mai lasciato le Hawaii. La nave ci ha portati tutti a Honolulu ed è stato lì che mi sono riunita con lei.”

 

“Mi chiedo se anche lei segue la tradizione di famiglia truccando attori e comparse.”

 

“No, lei gestisce una catena di alberghi sulla spiaggia. È già un miracolo che riesca a truccarsi in modo ordinario la faccia da sola, figuriamoci cosa accadrebbe se dovesse dipingere una ferita sanguinolenta sulla faccia di qualcun altro...”

 

“Non so perché ma non credo che tu abbia tanta voglia di parlare di questo argomento. Quindi torniamo al filone principale, da Mala sei finita ad Honolulu. E poi? Come sei arrivata qui?”

 

La donna sfoggiò un sorriso velato da una lieve tristezza: “In tutta sincerità, mi sono sempre chiesta cosa ti fosse successo ma non ho mai avuto novità finché non hanno parlato al telegiornale del processo nei tuoi confronti.”

 

“Ah, sì. Quel processo...”

 

“Se ti può consolare, non ho mai pensato neanche per un secondo che tu potessi aver ucciso qualcuno. La storia della pazzia era una farsa o un espediente inventato per incastrarti?”

 

Alla domanda, la coscienza di Brian Basco dovette mettersi sotto esame da sola. Come si supponeva che dovesse reagire: raccontare la verità o evitare di rispondere? Fidarsi totalmente di chi aveva davanti e confessare tutto o censurare gli eventi meno credibili? Era sinceramente più incline a non nascondere nulla perché, in fin dei conti, Lokelani lo aveva aiutato ad assumere l'identità di Pignon senza neanche saperne la ragione e, anche dopo averlo truccato, si era impegnata per fargli arrivare l'oggetto che gli aveva permesso di aprire l'A.M.E.B.A. Rilasciò l'aria che aveva iniziato a trattenere: “Credo che, per farti capire tutto, debba fare anch'io un riassunto degli eventi che ti sei persa. Vedi, quando sono arrivato all'accampamento...”

 

- - -

 

“...e così siamo arrivati qui con delle nuove identità.”

 

Non si era risparmiato. Aveva raccontato, sintetizzando dove possibile, tutta la sua storia includendo Alpha, Tarantola, il periodo in manicomio, il contributo di Gina, la questione della trantonite e tutte le peripezie che li avevano infine portati dove si trovavano ora. L'intera narrazione aveva richiesto una trentina abbondante di minuti e l'attenzione dell'hawaiana non si era attenuata nemmeno per un secondo. Brian allargò le mani con finalità conclusiva: “Potrei capirti se credi a poco o niente di tutto quello che ho detto.”

 

L'altra scosse il capo: “Al contrario, Kaimi. Ti credo su tutta la linea. Devo ammettere che è un'avventura fuori dall'ordinario ma mi hai dimostrato di essere un ragazzo affidabile, perciò non ho nessun motivo per credere che tu menta.”

 

Lui sorrise sollevato, erano poche le persone di cui lui e Gina potevano davvero fidarsi e Lokelani era una di queste. C'era però ancora una questione da risolvere: “Beh, ci siamo detti cosa ci è successo dopo esserci separati ma... non mi hai ancora spiegato come sei arrivata qui. Ti ho detto che ho cambiato identità, quindi come hai fatto a trovarmi?”

 

“Oh, è stato grazie ad un mio ex fidanzato.”

 

La sorpresa per lui fu totale: “Un altro?!? Ho perso il conto di quanti fidanzati hai avuto, questo di che nazionalità è? Coreano o Argentino?”

 

La donna ridacchiò divertita: “No, Kaimi, prova ancora.”

 

“Allora... Canadese. No, Italiano!”

 

“Di nuovo sbagliato. Vive in Arizona.”

 

“Arizona? E cosa ci sei andata a fare in Arizona? Oppure no... fammi indovinare. Si tratta di un indiano Hopi che è venuto alle Hawaii per fare un viaggio iniziatorio respirando l'aria di zone naturali ed incontaminate ma, non conoscendo il posto, è capitato che si rivolgesse a te e durante una passeggiata su una spiaggia bianca è scoccata la scintilla!”

 

Le risate femminili risuonarono nella stanza e ci volle quasi un minuto prima che tale suono cessasse: “Kaimi, la tua fantasia non ha confini. Ci siamo incontrati circa tre mesi fa ad un convegno della Scienza. Io mi trovavo lì come spettatrice e lui invece come inventore.”

 

Scienza. Inventore. Queste parole iniziarono a far girare gli ingranaggi mentali di Brian, quante possibilità c'erano che conoscesse la sua identità? Intanto l'hawaiana stava continuando a parlare: “Si è presentato con uno strumento che dovrebbe aiutare la gente a mangiare con più calma per evitare l'ingozzamento durante i pasti e sono rimasta colpita dalla sua genialità.”

 

“Uno strumento... che dovrebbe aiutare la gente a mangiare... con più calma...?”

 

“Sì, credo che abbia chiamato la sua invenzione...”

 

“Orologio-forchetta, vero?”

 

Gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono: “Esatto, come lo sai?”

 

“Ti rispondo con una domanda: questo inventore... ha capelli blu?”

 

“Sì!”

 

“E porta sempre delle lenti scure sugli occhi?”

 

“Credo di sì, per lo meno ogni volta che l'ho visto le ha sempre avute.”

 

“...Il suo nome è Saturno, vero?”

 

“Giusto di nuovo, Kaimi!”

 

“Inizio a capire come mi hai localizzato.”

 

“Siamo stati insieme per un paio di mesi. Mi aveva elevato a sua musa e mi ha dedicato una statua con le mie sembianze in grado di rimodellarsi in una dozzina di modi diversi. Mi ha anche parlato di te e si è sorpreso quando gli ho detto di conoscerti già.”

 

“Heheheh... immagino di sì. Ti ha anche detto come mi chiama?”

 

“B.B. Mi ha spiegato che ciò è dovuto alle tue iniziali. Io, da parte mia, gli ho spiegato come mai ti ho soprannominato Kaimi.”

 

Con gocce di sudore visibili sulla tempia, Brian si tolse un sassolino dalla scarpa: “Se eri la sua musa, come mai vi siete lasciati? Se posso chiedere, ovviamente!”

 

Le sfuggì uno sbuffo dalle labbra: “La sua genialità lo ha allontanato da me. Ero la sua musa, e questo mi stava bene, ma aveva preso col passare più tempo con i suoi appunti e le sue creazioni che con me. Ad un certo punto, l'ho preso da parte e ho messo le carte in tavola. Ci siamo lasciati da buoni amici, nessuno dei due ha sofferto troppo.”

 

“E...?”

 

“E... cosa?”

 

“Poi cos'è successo? Cioè... sei venuta qui dopo averlo lasciato? Ti sei fatta dire dove fossi e sei venuta a Miami?”

 

“Oh, no. Almeno non subito. Sono tornata a casa, dovevo sbrigare alcune faccende e passare un po' di tempo con Aolani. Inoltre non sapevo dove fossi di preciso, ho dovuto fare un po' di ricerche... ed eccomi qui.”

 

Aveva concluso la frase distendendo le braccia e facendo un mezzo inchino, come se avesse appena offerto i suoi servigi a qualche capo di Stato o simili. Questo aveva lasciato l'altro interdetto:-'Ed eccomi qui'? Cosa si aspetta adesso, che usciamo tutti insieme o che le offra ospitalità? Ha anche lei prenotato una suite oppure si è presentata con l'intento di fermarsi e stare con noi?-

 

Doveva essere rimasto fermo abbastanza per essere notato perché Lokelani prese le redini per portare il cavallo dove voleva lei. Iniziò a farsi vento con una mano: “Sai, Kaimi, tutto questo rimembrare mi ha fatto venire caldo. Non è che avresti qualcosa da offrire ad una vecchia amica che è venuta a trovarti?”

 

Era vero che sentiva caldo e sete ma aveva anche altro in mente. Forse parlare del passato gli aveva tenuto la mente impegnata, ma ci sono più strategie per ottenere ciò che si vuole. Lui si alzò per puro riflesso: “Certo, scusami. Avrei dovuto chiederti se volessi qualcosa fin dall'inizio. Cosa gradisci? Una birra oppure un succo di frutta o magari qualcosa di più forte?”

 

“Fai tu, basta che sia qualcosa di fresco.”

 

“Heheh, non ci sono problemi per questi dettagli. Il nostro frigobar funziona bene ed è anche molto ben fornito.”

 

Non essendo un cavallo, non poteva vedere cosa accadeva alle sue spalle. Quindi, dopo aver tirato fuori dal suddetto frigobar un'altra birra, averla aperta ed essersi voltato per consegnarla, ciò che intravide lo fece paralizzare di nuovo: l'altra occupante della stanza si era alzata ed era arrivata a pochi passi da lui ma, forse per il caldo, aveva finito di aprirsi la camicetta esponendo ciò che c'era sotto: parte del top di un bikini verde inteso per coprire la minima quantità di pelle possibile. Come se niente fosse, lei gli prese la birra dalle mani ringraziandolo e ne bevve un lungo sorso. Inclinando la testa all'indietro. Chiudendo gli occhi. E lasciando che una goccia del liquido scivolasse giù dal labbro disegnando una irregolare linea che giunse quasi fino al seno. I neuroni maschili andarono momentaneamente in sciopero. E ci rimasero finché, dopo aver finito di bere un abbondante sorso, l'altro essere umano non si rivolse di nuovo a lui: “Ci voleva proprio per rinfrescarsi, ti ringrazio Kaimi.”

 

“Ah... ce-certo. Figurati. S-se posso fare ancora qualcosa... ma-magari...”

 

La distanza che li separava si assottigliò: “Sì?”

 

“C-cioè... se ti serve altro s-sono a tua...”

 

Non terminò la frase perché, proprio in quel momento, la porta si aprì nuovamente. Gina era tornata: “Brian, sono qui e... oh.”

 

Due cose in quello che vide la incuriosirono sospettosamente: la presenza di un'altra ragazza e la vicinanza dei due. Non ebbe molto tempo per ipotizzare qualcosa perché il nuovo elemento si voltò sorridendo verso la sua direzione e le andò incontro stendendo una mano: “Tu devi essere Gina. Io sono un'amica di Brian, mi chiamo Lokelani. È un piacere conoscerti.”

 

La mano venne stretta con moderazione mentre lo sguardo della nuova arrivata vagava da una figura all'altra: “Il piacere... è tutto mio.”

 

Fu in quel momento che Brian Basco comprese di trovarsi ancora una volta in una situazione anomala. Ma qual'era la cosa peggiore che gli sarebbe potuta capitare questa volta?
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Note d'Autore: Secondo capitolo della storia! Non saprei bene cosa scrivere a questo punto. Da un lato mi ero detto di separarlo in due parti così da separare il mega riassunto fra i due "amici" ritrovati e l'arrivo di Gina ma poi ho lasciato solo l'arrivo del terzo lato del triangolo. Nel prossimo capitolo si vedrà (metaforicamente si intende XD) cosa accadrà al nostro beato fra le donne. Come sempre, invito a commentare per farmi sapere cosa ne pensate o cosa non capite e... ci scriviamo al prossimo upload. CIAO!

   
 
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