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Autore: blu panda    22/11/2021    1 recensioni
[Little Witch Academia]
C’era stato un momento, al primo anno di Accademia, in cui le loro sorti erano state decise. Si erano parlate al loro arrivo e in una frazione di secondo le loro strade si erano unite e poi divise definitivamente. Erano così simili e così differenti che avrebbero potuto essere migliori amiche o nemiche mortali. Amanda aveva deciso per una rispostaccia e il fato aveva fatto il resto. In qualche modo, da quel momento c’era sempre stato un sottile filo rosso ad unirle, un filo di cui entrambe erano sempre state consapevoli. Si erano date da fare perchè rimanesse sottile e fragile come un capello, eppure ora quello stesso filo si era trasformato nei lacci del corsetto di Diana e le aveva strette nella sua morsa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bloody Hell

Era la fine di tutto. L’ultimo giorno del loro ultimo anno lì a Luna Nova.

Per celebrarlo la Preside aveva indetto un ballo, un grande evento mondano che raccoglieva tutte le personalità di spicco della società magica, gente tornata a considerare l’Accademia un’istituzione degna dopo che Diana e Akko -con il contributo di altre sette streghe tendenzialmente dimenticate- avevano salvato il mondo. Le ragazze avrebbero potuto incontrare uomini d’affari, direttrici di prestigiose scuole di specialità, persone altolocate provenienti da ogni settore, che avrebbero potuto aprire loro le porte del mondo al di fuori della scuola.

Ma ad Amanda non interessava niente di tutto ciò. Non sapeva ancora che cosa volesse farne della sua vita ma certo non avrebbe trovato nessuno che potesse fare al caso suo tra quelle persone imbellettate e impomatate che si affollavano nel salone tre piani più sotto. Forse sarebbe scesa a darsi un’occhiata in giro più tardi, più per non sprecare lo smoking che aveva “preso in prestito”.
Se ne stava quindi rintanata nella soffitta che avevano riservato loro per l’occasione. La scusa era stata dare loro uno spazio comune dove poter passare le loro ultime ore da studentesse circondate dalle loro compagne, la realtà era che ormai le loro camere erano state svuotate di tutto per lasciare posto il prima possibile alle nuove arrivate, in una corsa ad accaparrarsi più fondi possibili. Era stata un’idea vincente però, le altre sembravano essersi divertite un mondo a truccarsi e acconciarsi a vicenda.
Amanda sorrise al ricordo di quello che era avvenuto solo poche ore prima. Afferrò la coppa piena di champagne che aveva a fianco -aveva trafugato la bottiglia dalla sala del ricevimento-, diede un lungo sorso e rilassò la schiena continuando ad osservare dalla finestra la sfilata degli invitati lungo il viale.

C’era un silenzio irreale. A Luna Nova le studentesse non avevano mai potuto godere di molta privacy, figurarsi il silenzio. Era una pace rara.
Una pace tanto rara che durò infatti un istante: la porta si aprì di colpo e qualcuno entrò come un tornado. Amanda, che se ne stava seduta sul davanzale della finestra circolare in fondo alla stanza, non riusciva a vedere la nuova venuta. Nemmeno le importava particolarmente, quindi rimase al suo posto sperando che prendesse quello che aveva dimenticato e se ne andasse in fretta. Questo almeno finché la sua curiosità non venne stuzzicata da una serie di piccoli tonfi metallici contro il legno del pavimento seguiti da un’imprecazione che sembrava uscita dal più malfamato pub scozzese, intonata nientemeno che da Diana Cavendish. Avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.
Amanda quindi si alzò e si avvicinò al punto da cui proveniva la voce, trovandosi davanti uno spettacolo inatteso: Diana, la più talentuosa strega del secolo, becchi in testa e vestaglia di raso, in ginocchio sul pavimento che borbottava raccogliendo perline sparse ovunque. Il tessuto che la copriva era molle sul suo corpo, lasciava intravedere cose che Amanda non avrebbe dovuto vedere. Si sentì le guance avvampare, ma non avrebbe mai ammesso di stare arrossendo. Invece, scelse di calarsi nella solita parte solo a favore di Diana: -Ultimo giorno a Luna Nova e primo giorno in cui arrivi in ritardo, Miss Perfezione?-, la stuzzicò.
Diana sobbalzò. La scatolina che aveva in mano le sfuggì, spargendo di nuovo perle ovunque. -Amanda!-, squittì, talmente sorpresa che la sua voce aveva addirittura assunto una sfumatura diversa dal solito tono di sufficienza con il quale si era sempre rivolta a lei. Poi, in un istante riprese possesso di sé, il viso tornato la solita maschera di cera. Si alzò e, lisciando invisibili pieghe nella vestaglia, disse solo: -Non sono in ritardo. Stavo finendo gli ultimi preparativi-.
-Giuuuusto. Stupida io ad aver pensato che per una sera avessi deciso di rilassarti-.
-Sono perfettamente rilassata, grazie tante per la preoccupazione-, disse Diana con tono seccato afferrando di scatto un vestito poggiato su di una poltrona. Se lo strinse al petto e si nascose dietro un separé per indossarlo. Amanda si lasciò sfuggire una risatina: l’aveva appena vista con una vestaglia che lasciava poco all’immaginazione, eppure per vestirsi si era infilata là dietro.
Non poté fare a meno di risponderle. Dee, le sarebbe mancato stuzzicare Diana. -Non sembra, sai? Hai sempre quell’espressione...-
-Quale espressione?-
Amanda finse di pensarci un attimo: aveva ben presente quale espressione -naso all’insù mentre guardava tutti dall’alto in basso, le labbra strette in una linea dura-, le serviva solo trovare le parole più adatte ad irritarla.
-Come se avessi una bacchetta nel... -, se ne uscì alla fine.
-Amanda!-, esclamò indignata Diana. Lei ridacchiò: era proprio quello che si aspettava. Ma il discorso morì lì.

Passò un minuto di silenzio e Amanda stava quasi per tornare al suo champagne quando Diana le chiese, esitante: -Tu, piuttosto? Che ci fai qui?-.
Amanda allora afferrò il pacchetto di sigarette dalla tasca interna della giacca e si appoggiò allo schienale della poltrona lì vicino, quasi sollevata che la conversazione fosse ripresa. Con uno schiocco di dita, prendendosela comoda, si accese la sigaretta che aveva messo tra le labbra. -Mi godo la serata-, rispose.
Appena il fumo si sparse per la stanza la testa di Diana fece capolino dal separé per rimproverarla: -Sai che non si può fumare, qui-. Non era una domanda.
Amanda rise. -E che mi possono fare? Espellere?-.
-Avrebbero dovuto quando ne hanno avuto l’occasione. Sei sempre la solita, insolente e irrispettosa-
-Anche tu sei sempre la solita, così perfetta da... sembrare finta-. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa di pungente ma le ultime parole furono nient’altro che un sussurro. Diana era emersa dal separé ed era una visione: l’abito bianco la avvolgeva come se fosse stato cucito appositamente per lei -e forse era proprio così, in effetti. Le si drappeggiava intorno alle forme in modo seducente ma non volgare, mettendo in risalto il seno e i fianchi. Non l’aveva mai vista con un vestito del genere. Gridava Diana a gran voce, riservato, candido... eppure sensuale.
Diana le fece un piccolo sorriso, portandosi dietro l’orecchio una ciocca che sfuggiva allo chignon. Doveva essersi accorta della sorpresa di Amanda, che aveva la sensazione di averla accolta a bocca aperta.
Poi sembrò riscuotersi: -Non sembro finta-, riprese le fila del discorso, tornando l’acida di sempre. Amanda ci mise qualche momento a capire a che si riferiva.

La bionda si avvicinò ad un grosso specchio dalla cornice dorata appoggiato ad un muro. Afferrò un corsetto bianco poggiato lì accanto e lo infilò, portandosi le mani ai laccetti sul retro per stringerli. Amanda ricordò di aver letto da qualche parte che le nobili signore usavano corsetti con allacciatura posteriore per mostrare di potersi permettere cameriere che le vestissero. Tipico di Diana, pensò, ma ora non c’era nessuno ad aiutarla. A parte lei.
L’altra, evidentemente in difficoltà, le lanciò un’occhiata come se si aspettasse che si facesse avanti spontaneamente. In qualunque altra occasione Amanda si sarebbe offesa -non era certo una delle sue leccapiedi- ma ora erano sole, in una soffitta male illuminata, l’ultimo giorno di scuola.
-Si, lo sembri. E ti infastidisce che io sia il tuo opposto, che non rispetti le regole, che non stia ai tuoi ordini-.
Le scivolò dietro scostandole le dita dai laccetti. Li afferrò e con un movimento improvviso e secco, tirò, come se sentisse il bisogno di rimarcare con quel gesto le sue parole. Diana si lasciò sfuggire un gemito mentre l’aria abbandonava i polmoni di colpo. Perse l’equilibrio sbilanciandosi all’indietro e scontrandosi con il corpo di Amanda.
Si trovarono così, immobili nella soffitta silenziosa, più vicine di quanto non erano mai state. E incredibilmente, le curve di Diana si incastravano perfettamente tra le cosce di Amanda, la sua schiena sembrava fatta per poggiarsi sul suo seno.

Fu Amanda a rompere per prima l’incanto. Mosse piano una mano facendola scivolare sul ventre di Diana, premendola contro di sé ancora di più. Si abbassò sul suo orecchio per sussurrarle, il tono basso, provocante e predatorio: -Non riesci a controllarmi e questo ti fa diventare matta-.

C’era stato un momento, al primo anno di Accademia, in cui le loro sorti erano state decise. Si erano parlate al loro arrivo e in una frazione di secondo le loro strade si erano unite e poi divise definitivamente. Erano così simili e così differenti che avrebbero potuto essere migliori amiche o nemiche mortali. Amanda aveva deciso per una rispostaccia e il fato aveva fatto il resto. In qualche modo, da quel momento c’era sempre stato un sottile filo rosso ad unirle, un filo di cui entrambe erano sempre state consapevoli. Si erano date da fare perchè rimanesse sottile e fragile come un capello, eppure ora quello stesso filo si era trasformato nei lacci del corsetto di Diana e le aveva strette nella sua morsa.

Amanda non dovette nemmeno prendere consapevolmente la decisione, il suo corpo aveva già deciso che fare. Scostò un paio di ciocche dal collo di Diana e vi posò un bacio leggero, tanto impercettibile che si sarebbero potute dire di averlo sognato. Si aspettava che Diana si divincolasse, che le desse un sonoro ceffone, e invece la bionda ansimò e portò una mano tra i capelli di Amanda. Strinse le ciocche in un pugno saldo.
Senza farselo ripetere due volte, incoraggiata da quelle dita intrecciate tra i capelli, Amanda le bacò ancora, e poi ancora e ancora, sempre con più ardore, mordendo nei punti dove sentiva pulsare il sangue, leccando con la punta della lingua i leggeri segni che i denti avevano lasciato. Aveva portato una mano sotto al mento di Diana, che ora aveva il collo esteso totalmente a sua disposizione. Diana muoveva i fianchi contro i suoi a ritmo dei baci, i suoi ansiti riempivano la soffitta. Non pensava che suoni del genere, così caldi e sensuali e senza alcun controllo, potessero uscire dalla gola dell’altera Cavendish. E invece li sentiva vibrare sotto la sua mano prima che si spargessero nella stanza.

Amanda guardò nello specchio davanti a loro: c’era sempre quella dicotomia, lei il rosso e il nero, Diana il bianco, ma ora non stonava più tanto. Poteva vedere Diana muoversi contro di lei come le onde del mare sulla battigia, ad occhi chiusi, le labbra leggermente aperte, e due delicate protuberanze premute contro il tessuto, all’altezza del seno. Poteva sentire i gemiti, sommessi ma senza freni, uscire dalla sua bocca. Poteva sentire il corpo di Diana, inaspettatamente morbido, inaspettatamente caldo, contro il suo, ovunque.
Amanda d’istinto allungò la mano sull’orlo della gonna. Si vide chiuderla intorno alla stoffa candida e salire, salire, portandosi dietro il tessuto mentre carezzava le cosce lisce di Diana, che si scoprivano centimetro dopo centimetro.
Chiuse gli occhi, assaporando la sensazione di quella pelle perfetta sotto le sue dita callose da danzatrice.

Ed ecco che, a metà coscia, sentì un improvviso, sonoro, sciaff risuonare nella stanza. Il suono era arrivato ancora prima del dolore, prima della consapevolezza di essere appena stata schiaffeggiata. Aprì gli occhi di scatto, confusa.
Diana se ne stava lì, stretta tra le sue braccia come un animale in trappola. Gli occhi, a poca distanza dai suoi, erano enormi e terrorizzati. Un intenso rossore le accendeva le guance.
Probabilmente si era spinta troppo oltre, pensò Amanda, avrebbe dovuto andarci più piano. Allentò quindi la stretta, dandole la possibilità di allontanarsi da lei. Diana arretrò nella grande sala, ancora ansimante. Amanda la vide artigliare la maniglia della porta e poi fermarsi. Sembrava che non sapesse che fare.
Amanda le sorrise: per un attimo si era davvero preoccupata per Diana, di aver esagerato, di averla seriamente spaventata. Ma ora capiva e quella consapevolezza non poteva che farle sorgere un ghigno ferino: Diana non aveva paura di Amanda, aveva paura di sé stessa. Si era finalmente lasciata andare e per di più con la sua mortale nemica, una donna. Si chiese se Diana avesse mai realizzato che tipo di tensione ci fosse tra loro, che litigassero o che stessero semplicemente nella stessa stanza.
Il suo sorriso si allargò ancora di più: l’aveva scoperta.
Diana se ne stava lì, nel suo adorabile, virginale, abito bianco, indecisa sul da farsi, divisa tra quello che avrebbe dovuto fare -tornare alla festa, circondarsi di noiosi vecchi che decantavano le loro stesse gesta, a mettere in pratica quelle norme di cortesia che le riuscivano tanto bene- e quello che avrebbe voluto fare -tornare da lei, mettere da parte tutte le loro rivalità, baciarla e baciarla di nuovo, fino a trovarsi a rotolare su un letto qualsiasi a gemere senza ritegno.
Amanda afferrò di nuovo il suo calice e fece per girarsi.
-Vai, goditi la serata-, le disse, scoccandole un’occhiata significativa. -Sai dove trovarmi quando ti sarai schiarita le idee-.
 
Ci sono davvero troppe poche fanfiction LWA su EFP e ancora meno fanfiction Diamanda. Un vero peccato, credo abbiano del gran potenziale, quindi eccomi qui con una storia su di loro. Adoro le “Enemies to lovers”!
Comunque diamo a Cesare quel che è di Cesare, il tutto è ispirato ad una fanart di Kazu, che purtroppo è sparita nei meandri di Tumblr (a onor del vero sembravano molto meno nemiche, lì).
Se la lettura vi è piaciuta -o no- sapete dove lasciare critiche e commenti :)
Blu panda
  
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