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Autore: LadyOfMischief    23/11/2021    8 recensioni
{5+1}
Due anime sole, ma unite inconsapevolmente da qualcosa più grande di loro, ignari dell'esistenza l'uno dell'altra...o quasi...
Cinque momenti in cui il legame tra Rey e Ben si manifesta ancor prima che si conoscano + uno in cui si incontrano di persona
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Millenium Falcon, 15 ABY


Il bambino dalla folta chioma corvina era seduto sul pavimento metallico, giocando distrattamente con il pilota di pezza – fatto a mano dalla sua mamma – e il modellino di x-wing che gli aveva regalato il suo papà.
La nave del suo papà era il suo posto preferito, il suo sogno più grande era di diventare un grande pilota come lui ed esplorare la galassia a bordo di quella stessa nave, ma quel giorno odiava trovarsi lì. I suoi genitori gliel'avevano detto tante volte, avevano cercato di prepararlo a quel viaggio e spiegargli il perché fosse per il suo bene, ma Ben – dall'alto dei suoi dieci anni – non voleva proprio saperne e aveva protestato a lungo per convincerli a cambiare idea.
Voleva bene a suo zio Luke, anche se lo aveva incontrato in poche occasioni e di tanto in tanto li chiamava per aggiornarli sui suoi viaggi, però l'idea di dover trascorrere con lui tanti anni lontano da casa e dai suoi genitori lo faceva sentire triste. Avevano forse smesso di volergli bene? Si erano forse stancati di lui perché era diverso e aveva le stesse capacità di suo zio? O era per colpa della voce che soltanto lui sentiva e dei brutti sogni di cui gli parlava?
Quando Ben gli aveva chiesto perché avevano deciso di mandarlo via i suoi genitori avevano risposto che era per aiutarlo, per far smettere quella voce che sentiva e i brutti sogni che lo facevano sempre svegliare la notte perché suo zio era l'unico che sapeva cosa fare. Lui non aveva preso bene la notizia, non voleva lasciare Chandrila e i suoi genitori, che già vedeva poco perché la sua mamma era sempre impegnata con la politica e il suo papà viaggiava spesso con lo zio Lando e lo zio Chewbe.
Adesso erano in viaggio verso un pianeta di cui Ben nemmeno ricordava il nome, suo zio Luke lo attendeva lì e lui sarebbe stato il suo primo allievo, ma non l'unico. Lo zio gli aveva assicurato che con l'arrivo di altri bambini con le sue stesse capacità si sarebbe sentito meno solo e che con un po' di pratica sarebbe diventato un vero cavaliere Jedi. Ben aveva sentito molte storie sui Jedi, alcune di queste li descrivevano quasi come esseri leggendari, altre come grandi guerrieri con tanto di spade luminose; quelle storie gli piacevano ma non era così interessato a voler diventare uno Jedi. Aveva implorato più volte il suo papà di convincere la mamma a non mandarlo via e di dargli il permesso di viaggiare con suo padre e gli zii, ma la sua unica risposta era sempre "È per il tuo bene e non sarà per sempre".
La voce nella sua testa gli aveva detto il contrario, e che i suoi genitori lo stessero abbandonando perché avevano paura di lui visto che non sapeva controllare i suoi poteri quando era triste, arrabbiato o spaventato. Era una bugia o era vero? I suoi genitori gli ripetevano sempre di volergli bene e che sarebbe andato tutto bene, gli adulti potevano dire bugie ai bambini? Ben si sentiva tanto confuso e non sapeva a cosa credere, voleva tanto bene ai suoi genitori ma in quel momento era arrabbiato con loro, se lo zio Luke sapeva come aiutarlo perché non poteva andare a casa loro e addestrarlo? Forse la voce aveva ragione e lo stavano davvero abbandonando.
"Loro non ti verranno mai a riprendere, hanno troppa paura" gli disse la voce dal nulla.
Lui non rispose per non farsi sentire dai genitori e preso dalla rabbia scaraventò il suo modellino lontano, non era giusto quello che avevano deciso e detestava l'idea di non poter decidere da solo perché era ancora un bambino. Ben lo sapeva di non doversi arrabbiare così facilmente, non era capace di controllarsi e, infatti, senza volerlo spinse il suo zainetto contro la parete opposta senza neppure toccarlo.
"È troppo tar-" la voce si zittì all'improvviso, come se qualcosa o qualcuno l'avesse scacciata, e Ben si sentì stranamente calmo. Era una sensazione strana che non sapeva descrivere, si sentiva al sicuro e, senza sapere il perché, sapeva di non essere più solo, in quella galassia così grande c'era sicuramente qualcuno proprio come lui.

 


Jakku, 20 ABY


La bambina dai tre codini castani identici a quelli della sua mamma non riusciva a smettere di piangere e urlare mentre la nave si allontanava sempre di più, l'essere più brutto che avesse mai visto continuava a tirarla per il braccio, ma neppure quello la fece smettere.
Rey aveva soltanto cinque anni, non capiva molte delle cose che erano successe nelle ultime ore e l'unica cosa che sapeva era che la sua mamma e il suo papà se ne stavano andando, lasciandola da sola in quel posto sabbioso che non conosceva. Perché se ne stavano andando senza di lei? Perché erano andati in un posto così brutto? Perché quella creatura era lì? E i suoi genitori sarebbero tornati presto?
"Smettila di frignare e agitarti, è inutile!" la rimproverò la creatura con una voce così alta e grossa, che le fece tanta paura al punto tale che obbedì. Rey non era mai stata una bambina obbediente, ma non voleva che quel mostro le facesse del male o la mangiasse, perciò era meglio fare quello che le diceva.
Se c'era una cosa che aveva imparato in fretta era che starsene in silenzio non la faceva finire nei guai, funzionava sempre con la mamma e il papà e forse funzionava anche con i mostri. Era la prima volta che si sentiva tanto spaventata, non sapeva dove si trovava, non sapeva come scappare e non sapeva quanto tempo aspettare i suoi genitori.
"È tempo di mostrarti la tua nuova casa" brontolò la creatura, Rey fece di no con la testa, non voleva andare da nessuna parte con lui.
"Non sei tu a decidere stupida bambina, da adesso sono io a decidere e farai meglio a obbedire se non vuoi morire di fame" che cosa significava? Rey sapeva cosa fosse la fame, si spostava di continuo con i suoi genitori e a volte finivano il cibo mentre erano in viaggio, perciò non potevano mangiare finché non atterravano da qualche parte.
"Quando tornano mamma e papà?" osò chiedere con un filo di voce.
"Non torneranno mai più, loro non ti vogliono più tra i piedi" rispose il mostro con un sorriso malvagio, mostrando i suoi brutti denti ingialliti.
"Sei un bugiardo!" protestò Rey, i suoi genitori l'avevano salutata e abbracciata prima di andarsene, loro le volevano bene e quella era solo una bugia per metterle paura.
"Mi stai solo facendo perdere tempo, andiamo!" sbraitò l'essere, Rey non era abbastanza forte da poter liberare il braccio stretto dalla sua mano enorme e perciò doveva seguirlo.
Cercò di non piangere mentre attraversavano quello che sembrava un mercato, Rey andava spesso con la mamma ai mercati dei posti che visitavano e, di solito, c'era sempre tanto cibo, lì invece c'erano solo pezzi di metallo. Quello non era un mercato e neppure un posto in cui giocare, anche se c'erano un paio di bambini poco più grandi di lei, tutti con l'aria triste e senza i loro genitori. Cos'era quel posto, allora? Perché anche quei bambini erano senza la mamma e il papà? Rey avrebbe voluto avvicinarsi e chiederglielo, ma il mostro proseguì tirandola per il braccio.
Per poco Rey non inciampò per qualcosa che c'era sotto la sabbia e quando abbassò lo sguardo vide la punta di bastone di metallo, poteva usarla contro di lui per liberarsi e scappare? Lei non aveva mai fatto niente del genere.
"E adesso perché ti sei fermata? Ti conviene non farmi arrabbiare mocciosa" stranamente Rey non provò alcuna paura e, invece, tese la mano libera davanti a sé e il bastone le finì direttamente in mano. Cos’era successo? Era stata lei o il bastone era magico? Non sapeva neppure perché avesse messo la mano in quel modo, era stata una strana sensazione che l’aveva spinta a farlo.
La creatura se ne accorse e le liberò il braccio, Rey allora gli puntò il bastone contro, quasi in faccia, come se qualcuno o qualcosa l’avesse guidata.



Tempio Jedi, 25 ABY


La luna risplendeva alta nel cielo plumbeo, la luce emanata filtrava a malapena tra le nubi, ma Ben avrebbe saputo trovare il sentiero che conduceva alla propria capanna anche ad occhi chiusi. 
Viveva lì da ormai dieci anni, conosceva ogni scorciatoia e sentiero come il palmo della sua mano, tuttavia definirla "casa" era un eufemismo perché persino in quel luogo
– circondato da utilizzatori della Forza come lui – si sentiva inadeguato e fuori posto. Gli altri padawan tendevano a escluderlo, gli rivolgevano a malapena la parola, a parte Tai, che era il suo unico amico e in generale andava d'accordo con tutti.
C'erano cose che, però, Ben non riusciva a confidare nemmeno all'amico o a suo zio, nel corso degli anni aveva imparato a tenere per sé determinate cose perché nel migliore dei casi non gli avrebbero creduto, nel peggiore l'avrebbero percepito come un pericolo per tutti loro; non aveva mai fatto parola con nessuno della strana sensazione che, ormai, lo accompagnava dal giorno in cui i suoi genitori l'avevano lasciato con Luke. Non era qualcosa di malvagio come la voce che sentiva fin da bambino, che di tanto in tanto tornava a tormentarlo, al contrario era come una presenza positiva che lo aiutava a non perdere il controllo delle proprie emozioni. Certe volte aveva l'impressione di non essere da solo
– anche quando di fatto non c'era nessun altro – e che ci fosse qualcuno con lui, altre volte veniva travolto da emozioni che sapeva non essere sue, ma che non riusciva ad associare a nessuno dei suoi compagni. 
I Jedi potevano percepire le emozioni di chi gli stava intorno, quello che provava Ben era qualcosa di diverso perché provava in prima persona emozioni come paura, rassegnazione e una profonda solitudine, ma di quest'ultima non era del tutto sicuro che fosse qualcosa di estraneo; tra quelle emozioni negative però ne spiccava una positiva: la speranza. Di qualunque cosa si trattasse, lui non ne era spaventato, anzi, era quasi di conforto perché era l'unica cosa che negli ultimi dieci anni aveva alleviato la sua solitudine; per circa un anno Ben era stato l'unico allievo di Luke e gli altri erano arrivati progressivamente, tuttavia aveva faticato a fare amicizia con loro. 
Ben sbuffò e calciò un sassolino con la punta dello stivale, in quel tempo trascorso con suo zio aveva appreso molte cose interessanti e aveva sempre studiato con piacere, ma quella non era la vita che desiderava, lui non voleva essere un cavaliere Jedi. Era una vita fatta di privazioni, a partire dai legami familiari, anche se Luke ogni tanto concedeva ai suoi suoi studenti di inviare messaggi alle proprie famiglie e, almeno quella, era una piccola consolazione. Ben sentiva la mancanza dei suoi genitori, avrebbe voluto far visita a sua madre ad Hosnian e a suo padre, che era chissà dove poiché adesso si occupava di corse professionali tra piloti, per riabbracciarli dopo tutto quel tempo.
Ben raggiunse l’agglomerato di capanne, alcune avevano ancora le luci accese, altre no, visto che mancava poco al coprifuoco. Suo zio non era così rigido come i maestri del passato di cui aveva sentito numerose storie, ma aveva comunque imposto delle regole, come il coprifuoco o l'assoluto divieto di duellare tra loro con le spade laser senza la sua supervisione, quasi fossero ancora dei bambini. 
Il silenzio avvolgeva ogni cosa, fatta eccezione per il rumore dei propri passi sul terriccio umido, persino il vento pungente soffiava senza produrre alcun rumore, dando a Ben l'impressione di essere finito in un'altra dimensione. Fu in quel momento che provò nuovamente la sensazione di non essere da solo, era come se qualcuno fosse proprio alle sue spalle, ma quando si voltò non vide nessuno. La sua attenzione venne catturata da qualcosa di insolito, che fino a qualche secondo prima non si trovava lì: un mucchietto di sabbia. Da dove arrivava? Lì non c'erano spiagge o deserti, perciò l'ipotesi che fosse stata trasportata dal vento era da escludere.
A Ben ne erano capitate di cose strane in vita sua, tuttavia era la prima volta che succedeva una cosa del genere e si sentiva combattuto, doveva dirlo a suo zio?



Jakku, 28 ABY

L'ennesima lunga giornata di lavoro, che si era rivelata piuttosto proficua, era finalmente giunta al termine. Quella sezione dello Star Destroyer
 ormai arrugginito – non aveva più nulla di utile da offrire, Rey ne aveva prelevato accuratamente ogni pezzo che, con la giusta dose di pulizia e riparazioni, poteva ancora funzionare.
Il fatto che fosse minuta giocava a suo favore poiché riusciva a infiltrarsi negli angoli più remoti dei Destroyer, dove la maggior parte dei cerca-rottami adulti non poteva arrivare e spesso inviavano i più piccoli al proprio posto. Rey ormai aveva tredici anni ed era in grado di badare a se stessa, non era la più piccola tra i cerca-rottami che lavoravano per Unkar Plutt, ma c'era ancora chi le chiedeva di recuperare componenti che si trovavano in posti per loro irraggiungibili. Rey rifiutava ogni volta perché sapeva che ci fosse un inganno dietro quelle offerte e l'aveva imparato a proprie spese quando aveva dieci anni, accettando l'offerta di un teedo, che a lavoro concluso aveva tenuto per sé tutte le porzioni ottenute dallo scambio dei componenti che lei stessa aveva recuperato. Quel pomeriggio era tornata a "casa"
– un vecchio camminatore AT- AT mezzo seppellito dalla sabbia  a mani vuote, affamata e desiderando più che mai di non essere così sola. Rey ricordava ancora vividamente un dettaglio strano di quel pomeriggio: una folata di vento freddo, una cosa che a Jakku era praticamente impossibile anche quando calava la notte, nonostante la temperatura si abbassasse di qualche grado. A volte aveva persino la sensazione che ci fosse qualcuno con lei, ma quando si guardava intorno non c'era nessuno, forse il calore del deserto e le misere condizioni in cui viveva la stavano facendo lentamente impazzire.
Quado Rey raggiunse l'avamposto di Niima era ormai il tramonto, lo speeder che aveva riparato non era proprio veloce e aveva ancora dei problemi al motore, ma era meglio di niente. La fila di cerca-rottami che ogni giorno andava a fare scambi con Plutt era piuttosto corta, davanti a Rey c'erano soltanto tre persone e una di loro stava discutendo in maniera piuttosto accesa con l'alieno. 
Una strana sensazione distolse la sua attenzione da quella lite, come un'eco proveniente da lontano che le dicesse che qualcuno stesse soffrendo e seguita da un gelo innaturale. Era solo a lei sentirlo o la temperatura si era davvero abbassata al punto tale da farla rabbrividire? 
"Anche voi sentite questo freddo?" chiese ingenuamente ai due cerca-rottami che le stavano davanti, ma questi si limitarono ad ignorarla perché erano più interessati alla lite che a qualunque altra cosa.


Finalizer, 34 ABY


La maschera deformata dalle fiamme di molti anni prima giaceva immobile e silenziosa sotto lo sguardo di Kylo Ren, che sembrava essere in attesa di una risposta.
"Perdonami. Lo sento di nuovo. Il richiamo della luce" l'oggetto a cui rivolse tali parole, ovviamente, non rispose "Il Leader Supremo lo percepisce. Mostrami di nuovo il potere dell'oscurità, e non permetterò che niente ci ostacoli" Kylo non era molto convinto di ciò che aveva appena detto ed era proprio per questo che aveva bisogno di un promemoria del motivo per cui serviva il Leader Supremo Snoke.
Non era la prima volta che avvertiva quel richiamo, distante ma intenso, e l'unica cosa che poteva fare era sopprimerlo focalizzandosi su ogni emozione negativa che provava, rammentando a se stesso che ormai si era lasciato la luce alle proprie spalle. Questa volta, però, era diverso ed era più che sicuro che qualcosa fosse cambiato a Jakku poiché da quando era stato lì
 soltanto la notte prima – aveva cominciato nuovamente a sentirsi attratto dalla luce, ma cos'aveva di così speciale quel luogo dimenticato da tutti? Per quanto Kylo ne sapesse Jakku, non aveva una particolare connessione con la Forza né era un luogo in cui si formavano cristalli di kyber.
La verità che non voleva ammettere era che, probabilmente, Jakku non avesse nulla a che fare con qul momento di conflitto interiore e la causa di ciò fosse soltanto una sua debolezza, dovuta al fatto che Han Solo fosse coinvolto nella fuga del droide che stava cercando. L'ultima volta che l'aveva visto era stato diciannove anni prima, quando lui aveva soltanto dieci anni ed era stato abbandonato con Luke Skywalker con la falsa promessa che non sarebbe rimasto lì per sempre; allora era un bambino ingenuo e per anni aveva creduto che i suoi genitori sarebbero tornati a prenderlo, ma ciò non era mai avvenuto. Quella era soltanto una della serie di bugie che gli avevano raccontato, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato scoprire da altre fonti che Luke e Leia fossero i figli di Darth Vader ed era stato in quel momento che Kylo aveva finalmente capito il perché delle sue tendenze verso l'oscurità.
Kylo ripensò a quel momento, focalizzarsi sulla propria rabbia e sofferenza lo aiutava sempre a superare quei momenti di crisi, non poteva permettersi di cedere proprio adesso e deludere il proprio maestro, o ne avrebbe pagato le conseguenze. Questa volta, tuttavia, sembrava non sortire alcun effetto poiché quel richiamo si stava facendo sempre più intenso, quasi volesse guidarlo alla fonte di quella luce.


Takodana, 34 ABY


La figura ammantata di nero e dalla lama scarlatta emerse dalla fitta vegetazione, Rey credeva di averlo seminato, ma chiaramente si era sbagliata. Si concesse qualche istante per esaminare la figura che aveva davanti, che avanzava come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo, per cercare di capire il motivo per cui le sembrasse così familiare. Era spaventata, ma, allo stesso tempo, attratta dal misterioso sconosciuto perché era più che certa di averlo già visto e la sua presenza le faceva provare una sensazione che non aveva avvertiva da almeno sei anni. 
Rey indietreggiò di qualche passo, pur sapendo che non sarebbe servito a nulla poiché non aveva molte vie di fuga che l'avrebbero condotta al sicuro, la foresta pullulava di assaltatori del Primo Ordine che stavano dando la caccia a BB-8 e, se anche fosse riuscita a fuggire, l'avrebbero sicuramente catturata.
Rivolse di nuovo la propria attenzione allo sconosciuto e soltanto allora rammentò dove lo avesse visto, era lo stesso cavaliere che aveva visto quando aveva toccato la spada laser, lo stesso che sembrava averle salvato la vita in quell'assurda visione in cui si era ritrovata sotto la pioggia. Eppure c'era qualcos'altro di familiare in lui, qualcosa che al momento Rey non riusciva ad identificare, forse perché era troppo spaventata.
Quell'attimo di distrazione le costò e diede un vantaggio al cavaliere, che con un semplice cenno della mano riuscì a immobilizzarla al punto tale da non poter neppure muovere le dita. Rey si sforzò di non lasciar trasparire la propria paura, dopotutto aveva avuto a che fare con delinquenti alti e grossi il doppio di lei a Jakku, anche se non disponevano di un potere del genere.
L'oscura figura si avvicinò a lei e, anche se indossava una maschera, avvertì il suo sguardo su di sé, come se stesse esaminando qualcosa di ignoto.
"Chi sei tu?" 





Spazio Autrice:

Ebbene, questo è il mio (primo) misero tentativo di scrivere una 5+1 e ho scelto di creare cinque momenti in cui Rey e Ben hanno soltanto una percezione l'una dell'altro ancor prima di incontrarsi più il loro primo incontro in carne ed ossa.
Non tutto, però, è frutto della mia mente, Tai ad esempio era davvero l'unico amico di Ben, e Rey ha realmente percepito il momento in cui Ben ha ceduto all'oscurità, questi due elementi li ho ripresi direttamente dal fumetto "The Rise of Kylo Ren". Infine, quel "Chi sei tu?" finale di Ben è qualcosa che nel film non è stato inserito, ma è presente nel romanzo tratto da esso!
   
 
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