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Autore: evelyn80    24/11/2021    3 recensioni
Per evitare i dieci chilometri di corsa mattutina che Diane gli impone, Peter le propone in alternativa di frequentare un corso di tennis, con la speranza che i suoi compagni di band lo seguano in quella nuova avventura. Gli altri, però, gli rispondono picche e lui è costretto ad affrontare da solo il primo pomeriggio di allenamento sul campo.
Storia partecipante al contest “103 Times King” indetto da Soul Mancini e Kim_ sul forum di EFP
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Peter Cetera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Far di necessità virtù


 

 


Alle sei di mattina le strade di Hollywood iniziano a popolarsi: i primi pendolari si spostano per andare a lavoro, mentre gli appassionati di jogging percorrono i marciapiedi in tuta e scarpe da ginnastica. Due di questi in particolare – un uomo e una donna – stanno correndo lungo una delle vie fiancheggiate da lussuosissime ville... o meglio, lui arranca dietro di lei con una mano puntata sulla milza.
«Diane... aspettami per favore. Non ce la faccio più», implora zoppicando e rallentando fin quasi a fermarsi.
«Sei un pappamolla, Peter», replica la donna, voltandosi verso di lui senza smettere di correre sul posto. Visto che non accenna a riprendere la marcia, Diane torna indietro e gli si accosta. «Quante volte te l'ho ripetuto, in questi anni? Devi avere più cura di te se non vuoi che il tuo fisico si degradi in fretta!».
«Ora come ora vorrei liquefarmi subito, almeno il problema sarebbe risolto», ansima Peter, la schiena curva verso il basso e le mani appoggiate alle ginocchia per riprendere fiato. *1)
Diane scoppia a ridere. «Dici così solo perché è il primo giorno di allenamento. Vedrai che andando avanti le cose miglioreranno in fretta».
«Non è che potrei dedicarmi a uno sport un po' meno... impegnativo?», chiede l'uomo in tono di supplica, e la sua compagna finge di riflettere sulla proposta.
«Mmm... no! La corsa mattutina è importantissima per mantenere il fisico in forma. Puoi decidere di praticare tutti gli sport che ti pare, ma senza questo tipo di allenamento non andrai molto lontano».
Peter lascia cadere le spalle: se si inclinerà ulteriormente andrà a finire con la faccia per terra.
Nel vederlo così prostrato, Diane cerca di giungere a un compromesso.
«Beh, che sport ti piacerebbe fare?».
L'uomo alza lo sguardo speranzoso su di lei. «Il tennis non sarebbe male».
«Sì, in effetti è uno sport completo e armonico. Potrebbe essere una buona idea». *2)
«Allora posso smettere di correre?».
«No. Faremo meno chilometri al mattino, e il pomeriggio ci dedicheremo alle lezioni di tennis».
Peter fa roteare gli occhi di fronte alla determinazione di Diane, ma almeno ha ottenuto di ridurre la dose di corsa. «Posso almeno coinvolgere gli altri ragazzi, in questa cosa?», chiede poi.
Lei finge di rifletterci su. «Non credo che Terry o Danny abbiano il fisico adatto per giocare a tennis, ma puoi sempre provare a chiederglielo».
Peter annuisce raddrizzandosi. Se riuscirà a convincerli, almeno non sarà solo nel suo supplizio.
Diane gli volta le spalle e riprende a correre. Lui fa per richiamarla ma poi scuote il capo: tanto non lo ascolterà di certo. Trae un lungo sospiro e si rimette a seguirla, con la sua corsa un po' sbilenca.

 


«Allora? Cosa ne dite?», chiede Peter, dopo aver finito di illustrare agli altri la propria idea: frequentare tutti insieme un corso di tennis per mantenersi in forma.
«Non vedo per quale motivo dovremmo farci un culo come la grancassa della mia batteria solo per farti un piacere», replica Danny, facendo roteare le bacchette come se fosse una majorette.
«Non sarebbe per farmi un piacere...», prova a spiegare il bassista, ma Terry lo interrompe.
«Guarda che lo abbiamo capito che ci vorresti coinvolgere solo perché Diane è fissata con lo sport», ride, «ma noi non c'entriamo proprio niente con voi due. Arrangiati da solo!».
Peter volge lo sguardo supplichevole verso Robert.
«Ah no, non guardare me. Julie mi sta appiccicata come una cozza e non mi permetterà mai di prendere lezioni di tennis».
«Ma Diane è sua sorella! Lei potrebbe convincerla a lasciarti venire!».
«E io non ho nessuna intenzione di chiederglielo, okay?».
Il bassista lascia cadere le spalle e si rivolge alla Hole in the ass Gang, ormai senza più speranze.
«Beh, io ci verrei anche, con te», dice James, «ma Chicken Sweety è ancora più gelosa di Julie, quindi passo la mano. Non ho nessunissima voglia di sentirla urlare per ore e ore». *3)
Lee si stringe nelle spalle. «A me il tennis manco piace, preferisco il baseball».
Lo sguardo accorato che Peter lancia a Walter, l'unico che non ha ancora espresso la propria opinione, fa sospirare il sassofonista.
«Senti, fratello, non avertela a male», dice infine, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia, «ma non ho proprio voglia di mettermi a fare uno sport».
Il bassista si alza in piedi.
«Va bene, va bene, ho capito! Grazie per la vostra vicinanza!», sbotta, per poi raccogliere le proprie cose e lasciare la sala prove.
«Allora? Com'è andata con gli altri?», gli chiede Diane non appena la raggiunge a casa.
«Male! Nessuno ha voluto unirsi a me», borbotta in risposta, lo sguardo cupo.
«Non te la prendere», replica la ragazza. «Meglio soli che male accompagnati. Ho prenotato un campo per domani pomeriggio, okay?».
Peter alza gli occhi al cielo ma non dice nulla: ormai è condannato, e l'ha fatto con le sue stesse mani.

 


Agli occhi di Peter, il campo da tennis pare enorme. La superficie in cemento è ruvida e scricchiola sotto le sue scarpe. Diane, dietro di lui, posa il borsone su una delle panchine sistemate da un lato e lo raggiunge.
«Bene, tesoro. Per prima cosa dobbiamo iniziare a riscaldarci. Faremo prima due giri di corsa e poi un po' di sprint, per farti anche familiarizzare con le dimensioni del campo, va bene?».
Il bassista annuisce e si mette a seguire la sua compagna, che nel frattempo ha già iniziato a correre lungo il perimetro.
Sta affrontando il secondo esercizio, in cui deve correre parallelamente alla rete e toccare le linee che delimitano il campo – sentendosi un perfetto idiota – quando una voce familiare lo fa immobilizzare.
«Ehi! Non sapevo che per giocare a tennis si dovesse sgambettare da una parte all'altra del campo come una gallina in fuga!».
Peter si volta e vede Terry in compagnia di tutti gli altri membri della band, che lo fissano da dietro la rete di cinta.
«Cosa ci fate voi, qui?», chiede in un sibilo astioso.
«Come? Non sei stato tu a lamentarti perché ti abbiamo negato la nostra vicinanza?», replica il chitarrista, la bocca spalancata nel suo consueto sorriso equino.
«Li ho invitati io», si inserisce Diane, avvicinandosi al suo compagno. «Ho pensato che magari, vedendoti al lavoro, avrebbero potuto invogliarsi a provare».
«Io invece avrei preferito non essere osservato da nessuno, così almeno mi sarei evitato delle prese per il culo apocalittiche», borbotta Peter a mezza voce, immaginando già le oscenità che Terry e gli altri avrebbero sparato.
Ovviamente non viene smentito. Mano a mano che il pomeriggio avanza – e Diane lo impegna in diversi esercizi, come provare i colpi di base con la sola racchetta prima e con la sola palla poi – i commenti che gli giungono dalla rete che delimita il campo si fanno sempre più pesanti.
In effetti, Peter stesso si sente un perfetto imbecille a far rimbalzare la pallina per terra dieci volte e poi a lanciarla in aria come se dovesse colpirla con la racchetta; ma Diane sostiene che prima di provare a battere veramente deve prendere dimestichezza con la palla, e con il peso e il comportamento della racchetta stessa.
«Ah beh, se si gioca con le palle invisibili posso partecipare anch'io!», esclama a un tratto Robert, mentre il bassista è intento a sventolare la racchetta come se dovesse scacciare degli insetti fastidiosi.
«Ma no, non vedi che dà la caccia alle zanzare?», replica Danny mettendosi a sghignazzare.
Peter serra la mascella e si volta verso i suoi compagni di band, trattenendosi a stento dal lanciare loro contro la propria attrezzatura. Diane gli spedisce un'occhiataccia e lui torna a sventolare la racchetta.
«Posso provare con la pallina, ora?», chiede supplicante, mentre gli altri ridono come matti alle sue spalle.
Diane annuisce e lui tira un sospiro di sollievo, lasciandosi cadere seduto su una panchina e scolandosi mezza bottiglietta d'acqua tutta d'un fiato. *4)

 


Se Peter ha sperato di iniziare subito a colpire la pallina con la racchetta, rimane invece molto deluso. Diane inizia una lunghissima spiegazione su dove deve posizionarsi per effettuare un buon servizio; come deve tenere i piedi, il busto e le spalle; come deve impugnare la racchetta e tutta una serie di altre lunghissime delucidazioni che, sinceramente parlando, a lui interessano poco o niente.
I suoi amici continuano a rumoreggiare appoggiati alla rete e lui farebbe di tutto pur di poterli raggiungere e andare magari a bersi una birra da qualche parte.
Perché ho detto a Diane che volevo praticare il tennis? Perché? Sarebbe stato mille volte meglio continuare con i dieci chilometri di corsa mattutina!”, pensa tra sé e sé mentre la voce della sua compagna continua a elencare le varie possibilità che ha per colpire la pallina, in tono quasi soporifero. Smette di ascoltarla quasi senza rendersene conto, iniziando a sbadigliare.
«Peter?! Ma mi stai ascoltando?».
Si ridesta di scatto e si mette quasi sull'attenti, accompagnato dalle risate canzonatorie degli altri.
«Certo, certo».
«E allora prova a fare un servizio attraverso il centro con bavero a fetta».
Il bassista inarca le sopracciglia. Col bavero? Verso il centro? Che cosa diamine vuol dire?
Si schiarisce la gola e prende tempo: si sistema i pantaloncini al sedere, raddrizza la maglietta prima sulla spalla sinistra e poi sulla destra, si strofina il naso, sistema i capelli, strofina altre due volte il naso e infine sistema per un'ultima volta i capelli. Poi fa rimbalzare la pallina a terra per dieci volte, la tira in aria e fa mulinare la racchetta.
Il colpo va clamorosamente a vuoto e la pallina cade a terra rotolando misera sul cemento.
Dietro la rete di cinta, gli altri ragazzi scoppiano a ridere con fragore. Peter si volta a guardarli, ma stavolta con aria sconsolata.
«Diane, potresti mandarli via per favore?», chiede in un sussurro.
La ragazza annuisce e si avvicina al margine del campo. Dice qualcosa in tono concitato e gli altri se ne vanno alla spicciolata con un ultimo motteggio.
«Buon divertimento, Bellicapelli! Mi raccomando, occhio alla messa in piega!», grida Terry mentre si allontana.
Peter gli mostra il dito medio e torna a far rimbalzare la pallina, ma solo dopo aver ripetuto la sequenza di piccoli movimenti di poco prima: sedere, spalla, spalla, naso, capelli, naso, naso, capelli. *5)
Senza più gli altri membri della band a ridacchiare alle sue spalle ce la fa a concentrarsi meglio, anche se proprio non gli riesce di digerire le spiegazioni lunghissime e noiose di Diane.
«Okay», dice alla fine lei, rendendosi conto che il suo compagno non riesce proprio a seguirla. «Credo che a questo punto la cosa migliore da fare sia proprio provare fisicamente. Acquisirai la tecnica con il tempo».
«Ehi! Ma io non ho mica intenzione di diventare un tennista professionista? A me la musica basta e avanza!», brontola il bassista.
«Certo, lo so. Ma se vuoi evitare i dieci chilometri di corsa mattutina devi impegnarti in uno sport, lo sai. Hai bisogno di tirare giù la pancetta!», replica la ragazza, battendogli un paio di pacche scherzose sullo stomaco.
Peter alza gli occhi al cielo, ma si trova costretto ad assentire: in effetti, da un po' di tempo a quella parte il suo fisico si è rilassato parecchio. Raddrizza le spalle e si rimette a sventolare racchetta e pallina, arrivando perfino a prenderci gusto. In fondo, pensa, forse il tennis può anche essere divertente.

 

Mano a mano che i giorni passano, Peter inizia a sentirsi sempre più a suo agio sul campo di cemento grigio. Inizia a distinguere la presa eastern dalla presa western e a effettuare smash e volèe con sicurezza.
«Bravissimo, tesoro!», esclama Diane un pomeriggio in cui il bassista si è sentito particolarmente ispirato. «Secondo me sei pronto per partecipare al torneo cittadino. Che ne dici?».
Peter la guarda sgranando gli occhi. «Sei sicura? Dici che sono già in grado di giocare in un torneo?».
La ragazza annuisce. «Certo, non dico che lo vincerai, ma l'importante è partecipare, giusto?».
Lui si stringe nelle spalle. «Se lo dici tu...». Riflette per qualche istante, poi aggiunge. «Solo... posso chiederti un favore?».
«Certo».
«Non dirlo agli altri, d'accordo? Non vorrei ritrovarmi Terry a incoraggiarmi sugli spalti a suon di rutti e peti».
Diane scoppia a ridere ma annuisce. «Okay, va bene. Non dirò nulla agli altri. Allora domani presenterò la tua iscrizione al torneo».
Peter sorride e annuisce in risposta, contento per la prima volta di aver iniziato a giocare a tennis.

 

Il giorno del debutto di Peter al torneo il sole splende alto nel cielo e l'aria è calda e odorosa d'estate. Il bassista scende in campo portando il borsone sulla spalla, sistema le proprie cose all'ombra dell'ombrellone a lui riservato e inizia a fare i primi movimenti di riscaldamento per sciogliere i muscoli. Diane, seduta sugli spalti in un posto vicino alla sua postazione, gli fa il pollice in su.
Peter risponde al gesto e prende a sventolare la racchetta per riscaldare le braccia, quando una voce sguaiata prorompe nel campo di gioco.
«Eccole, le zanzare invisibili! Peter, vieni anche da noi a scacciare gli insetti!».
Il bassista si volta lentamente in direzione della voce, trattenendosi a stento dal piazzarsi una mano sulla faccia. Terry e gli altri membri dei Chicago stanno prendendo posto nelle tribune, e il chitarrista agita le grosse mani nella sua direzione, il sorriso equino che gli occupa tutta la faccia.
Peter vorrebbe sprofondare: fa finta di non averlo sentito ma Terry insiste, sottolineando le sue parole con un rutto talmente lungo e potente da far girare persino il giudice di sedia, che impone il silenzio.
«Gesù, che cosa ho fatto di male?», si chiede il bassista. Si volta verso Diane, con una domanda implicita negli occhi: “Sei stata tu a fargli sapere del torneo?”. Ma la ragazza scuote il capo e alza le mani, come per dire che lei non ne sa niente.
Peter emette un profondo sospiro: quella sarà di sicuro la partita più lunga della sua vita.
Si avvia verso il fondo del campo per prepararsi alla battuta: si sistema i pantaloncini al sedere, poi la maglietta sulle spalle, poi si strofina il naso e infine si aggiusta i capelli. Ora sì che è pronto.

 

 

Spazio autrice:

Questa storia, anche se potrebbe non sembrare, è stato un parto plurigemellare e pure podalico XD. Purtroppo sto passando un periodo in cui l'ispirazione sembra essere andata a farsi friggere e scrivere mi è stato veramente difficile. Avevo iniziato la storia tempo fa, poi l'avevo abbandonata a se stessa. Non volevo però rinunciare al contest a cui partecipa e quindi mi sono obbligata a portarla a termine, anche se – sinceramente parlando – non è che mi convinca poi molto. Chiedo scusa alle giudici se la storia non è di qualità, ma ho cercato di dare il meglio di me in questo periodo così negativo per la scrittura.
Inoltre, è una delle pochissime storie che ho scritto al tempo presente. Non so perché lo abbia fatto, di solito preferisco scrivere al passato remoto, ma stavolta mi ha preso così XD.
Vi lascio alle note numerate che avete trovato nel testo.
*1) Peter e Diane erano soliti praticare jogging la mattina presto, e stando a quanto ho potuto leggere sulle varie biografie dei Chicago che ho trovato, lei era molto più veloce di lui, tanto che spesso Peter rimaneva indietro. All'inizio, infatti, il bassista non era un amante dello sport, ma poi la sua compagna lo convinse a tenersi in forma, visto che il suo fisico stava già cominciando a cedere nonostante la giovane età.
*2) Come si può vedere dal banner all'inizio della storia, Peter giocava a tennis.
*3) “Hole in the ass Gang” è il soprannome che si erano dati i tre membri dei Chicago della sezione fiati; “Chicken Sweety” è il soprannome della ragazza di James.
*4) Per gli esercizi di riscaldamento da compiere all'inizio, ad un primo approccio al tennis, e più avanti per i termini tecnici relativi ai colpi del tennis, ho fatto riferimento a questo sito internet: https://tennis-uni.com/it/tennis-per-principianti/
*5) Chi segue il tennis assiduamente avrà di sicuro riconosciuto questa sequenza di movimenti effettuata prima di eseguire una battuta. Per chi, invece, non segue lo sport, sappiate che il grande Rafa Nadal, ogni volta, e ribadisco ogni volta prima di effettuare una battuta esegue questa sequenza di piccoli movimenti, ripetuti uguali come se fosse una sorta di tic nervoso. Quando ce ne siamo accorti, io e mio marito l'abbiamo chiamata come riportata nel testo: sedere, spalla, spalla, naso, capelli, naso, naso, capelli. Se non ci credete, guardate questo breve video che si riferisce appunto a questo: https://www.youtube.com/watch?v=81yKKa2ySd8
E quale persona potrebbe essere più adatta a ripetere questa sequenza se non Peter, fissato com'è con la sua messa in piega?

  
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