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Autore: Rota    24/11/2021    0 recensioni
-Sono tornato a casa! Oshi-san!
Shu fu subito nella sua visuale, oltre il salottino d’ingresso pieno di manichini vestiti bene e due basse poltrone foderate di pelle: grembiule rosa allacciato alla vita e sguardo attento. Non rispose al suo saluto fino a che non si fu avvicinato e non ebbe sistemato anche l’ultimo ciuffo della sua frangia ispida.
Aveva un profumo floreale che da solo lavò via tutta la stanchezza delle sue membra – ma anche il bacio umido che gli diede sullo zigomo aiutò molto.
-Bentornato, Kagehira.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mika Kagehira, Shu Itsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per qualche istante, la stanchezza gli giocò brutti scherzi: la sua vista incontrò il riflesso delle pareti a specchio di quel piccolo ascensore, e Mika vide nella capigliatura disordinata e nella faccia un po’ troppo rilassata il ragazzino di provincia che fu, i primi anni in città. Quello che non capiva bene, che parlava strano, che era sempre un po’ alieno alle dinamiche che muovevano tutti. Chissà perché, poi, Oshi-san lo aveva accettato al proprio fianco.
Ma prima che altri pensieri lo cogliessero con quelle difese tanto abbassate, le porte si aprirono e lui corse subito fuori, facendo dondolare lungo il fianco il sacchetto con la bottiglia di champagne.
Le pareti e il pavimento del condomino profumavano di pulito e rose, come ogni sera. Solo due porte, in quei lunghi metri, perché non molte persone a Yumenosaki potevano permettersi un lusso del genere – e allo stesso tempo desideravano anche una tale riservatezza, lontano dai centri amministrativi e gestionali.
Vide di sfuggita oltre la vetrata sul fondo del corridoio il riflesso della luna, pallida e bellissima. Arrivò invece alla porta d’ingresso del numero quindici e abbassò la maniglia d’ottone.
-Sono tornato a casa! Oshi-san!
Shu fu subito nella sua visuale, oltre il salottino d’ingresso pieno di manichini vestiti bene e due basse poltrone foderate di pelle: grembiule rosa allacciato alla vita e sguardo attento. Non rispose al suo saluto fino a che non si fu avvicinato e non ebbe sistemato anche l’ultimo ciuffo della sua frangia ispida.
Aveva un profumo floreale che da solo lavò via tutta la stanchezza delle sue membra – ma anche il bacio umido che gli diede sullo zigomo aiutò molto.
-Bentornato, Kagehira.
Gli prese la cartelletta da lavoro e il sacchetto dello champagne dalle mani, tornando all’angolo cucina da dove era arrivato.
-Se vuoi farti una doccia veloce, hai ancora qualche minuto di tempo.
Lo raggiunse in fretta, superando la tavola apparecchiata per metà con le candele e il vaso di girasoli. Gli cinse un abbraccio attorno ai fianchi, per baciargli l’incavo del collo lasciato nudo dal colletto della camicia elegante.
-Mi sono già lavato in palestra, prima di tornare qui. Voglio solo stare con te…
Lo accarezzò tra i capelli, senza però guardarlo. Un gesto veloce del cavatappi, e sopra di loro si sparse l’odore frizzantino dell’alcool; Shu non lo mandò via mentre si allungava al mobiletto appeso al muro, prendendo due calici larghi di cristallo.
-Staremo assieme tutta la sera, Kagehira.
Ma non era abbastanza, specialmente quella sera.
Shu sospirò e posò un secondo bacio sulla sua guancia, facendolo sorridere ancora di più. Poi, alzò entrambi i calici pieni, offrendone uno al compagno e partner.
-A noi, Kagehira. Buon tredicesimo anniversario.
 
 
Il letto matrimoniale cosparso di petali di rose rosse e candele su ogni mobiletto della stanza. Solo Shu poteva pensare a qualcosa di così esageratamente romantico e sdolcinato – annessa poi la scatola di cioccolatini assortiti, che aveva provveduto a infilargli in bocca uno a uno con estrema cura.
Accoccolato tra le sue gambe e le sue braccia, Mika si godeva le sue carezze ai capelli e il rumore posato del suo respiro. Anche chiudendo gli occhi, il viso premuto contro il petto sottile, sentiva il battito del suo cuore e riusciva a rilassarsi, sospeso tra il dormiveglia e quello stato di beatitudine soffice.
Sul maxi schermo a parete scorrevano le immagini del suo ultimo spettacolo. Tra i tanti regali di anniversario, Shu gli aveva fatto il dvd in versione limitata – quello dove c’erano anche la sua intervista esclusiva e il suo autografo con dedica, assieme a delle carte da collezione con le sue fotografie in posa. Aveva aspettato fino a quel giorno per vederlo assieme a lui, andando ben oltre le proprie capacità di sopportazione.
Da quei piccoli dettagli, Mika ormai sapeva capire quanto fosse amato.
Anche se a un certo punto Shu si agitò molto e alzò un braccio in aria, col dito puntato allo schermo colorato.
-Qui eri in ritardo di 0,2 secondi, Kagehira. Per fortuna l’esibizione non ne ha risentito.
-I nostri fan si sono divertiti lo stesso, Oshi-san.
-Certo, perché tu risplendevi come la stella più bella e hai catalizzato la loro attenzione per tutto lo spettacolo. Ma questi sono errori che non puoi permetterti. Fai più attenzione, la prossima volta.
Una carezza alla frangia, Mika si ritrova quasi a fare le fusa.
-Promesso, Oshi-san...
Lo strinse un poco di più, sentendo le sue mani recuperare i bordi della copertina e sistemarli sulla sua spalla sottile; tenne lì le dita, stringendole attorno a lui per rimanerci ancorato saldamente, e non lasciarlo più andare. Se solo la sua faccia non avesse avuto confini fisici, in quel momento Mika avrebbe esteso ancora di più il proprio sorriso.
E così, l’ansia del lavoro in televisione, i colleghi vecchi e nuovi che gli vorticavano attorno come se fosse davvero il centro di un universo a parte, passato e magnifico, scemò fino quasi a scomparire.
Era tra le braccia dell’uomo che più adorava al molto: a Shu interessava in modo diverso che ormai fosse l’unico membro attivo dei Valkyrie, e quello da solo bastava a renderlo speciale.
-Domani partiamo.
-Uh?
-Hai finito il tuo tour per i vent’anni della Unit, no? Io ho consegnato oggi l’ultimo vestito per la sfilata. Abbiamo il volo domani alle undici.
Cercò di alzarsi sui gomiti, senza riuscirci – e si ritrovò quindi il volto schiacciato sulle sue cosce, l’espressione confusa e non poche domande in testa.
-Non capisco! Cosa vuoi dire?
Shu sbuffò.
-Non è chiaro, Kagehira? Andiamo a fare una vacanza assieme. Soli io e te.
-Ma perché?
-Come perché? Per festeggiare il nostro anniversario, mi sembra ovvio!
-E dove?
Sbuffò ancora, gli prese il viso con entrambe le mani e gli diede un bacio. Una tecnica collaudata da anni per calmarlo, al posto delle urla e dei facili battibecchi che ne derivavano sempre – a un certo punto, Shu si era stancato di litigare con lui per inezie, e aveva imparato a contare fino a dieci prima di esplodere.
Almeno, con Kagehira, l’unico ad avere qualche diritto nella sua visione delle cose. Tutto il resto del mondo meritava ancora la sua ira, in particolar modo le povere sarte della sua casa di moda.
-In Francia, Kagehira. A Parigi.
I suoi occhi brillarono di felicità, nell’attimo della realizzazione. Lo avrebbe portato dove era stato lui, dov’era cresciuto come artista.
Lo abbracciò di slancio, trascinandolo sul materasso nell’impeto del gesto. E Shu rise, di una risata che avrebbe potuto anche lavargli l’anima da qualsiasi colpa.
-Quindici giorni. In quindici giorni, dovremo vedere tutto. Quindi preparati a camminare tantissimo, Kagehira.
-Oshi-san, quello vecchio tra di noi sei tu. Quindi dovrai correre per starmi dietro.
-Vecchi-! Io non sono vecchio!
-Hai quasi 38 anni, Oshi-san…
-Beh, anche tu! Non sei tanto più giovane di me!
 
 
Lo cercò, sotto le coperte.
Anche nel bel mezzo della notte, quando ad avvolgerli c’era solo ombra e silenzio, Shu istintivamente si sporse verso la sua parte di letto e rotolò fino a trovare il suo corpo. Mika lo abbracciò a sé – nelle notti peggiori e più agitate, Shu parlava anche con la voce di Mademoiselle, e lui quietava le sue angosce con qualche parola dolce e delle carezze al viso, fino a farlo tornare tranquillo.
Oshi-san era davvero tutto il suo mondo, e sapeva ormai di essere tutto quello di lui.
E anche se non capiva a distanza di anni cosa lo avesse spinto ad accettarlo, andava bene così: ringraziava il giorno in cui gli era stato permesso di entrare nella sua vita e ogni giorno anche che aveva il permesso di rimanerci. Per quel momento speciale, e per la sua capacità di rendere speciale ogni singolo momento.
Chiuse gli occhi solo quando Shu riprese a respirare normalmente, appoggiato il viso contro il suo petto.
Mika si addormentò con le immagini della Torre Eiffel negli occhi, colazioni in vie grandi a base di croissant e cappuccini, l’accento così sexy di Oshi-san ogni volta che parlava francese.
Ogni istante passato, si diceva, valeva davvero la pena.
















Note autrice: Ecco qui un'altra commissioncina! Ringrazio molto la mia cliente (.) di avermi chiesto cose tanto dolcine su una coppia che ormai adoro!
Spero che la fic vi sia piaciuta! Alla prossima! (L)
   
 
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